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NEL PAESE CHE FU FEUDO DEL POETA MANSI
L’Ottocento si apre con i sindaci che guardano all’accorpamento dei comuni (Chianca e Chianchetella) e dei servizi (Torrioni e Petruro).
Sulla Montagna di Montefusco non mancheranno nei primi decenni le vertenze sui confini, in particolare la lunga fu la contesa fra il comune di Chianca e il suo barone, specie dopo l’abolizione della feudalità. Nel 1842 usurpazioni di suoli pubblici sono poi documentate nell’Archivio di Stato di Avellino come avvenuti ad opera di Raffaele Troisi, Giustiniano Bianco e Leonardo Pizzella.
Piccoli comuni che crescono e che si dotano di parroco (a Chianche c’era nel 1815), mentre le vecchie strade crollano (nel 1841 anche il ponte sul fiume Sabato necessitò di ristrutturazione) e le frazioni si accorpano. Pochi documenti attestano l’indipendenza di Chianchetella, dopo la breve esperienza del periodo francese insieme a Chianca (sotto il titolo di Comune delle Chianche), nella prima metà del 1800. Da sottolineare le continue contese fra il piccolo comune ed i privati, come la vertenza del 1817 fra l’amministrazione comunale e il marchese De Rosa, le invasioni del territorio comunale da parte del sindaco Marino del 1837 e quelle di Luca Tretola nel 1844. Sindaco di Chianchetelle nel 1824 era Maiatico. Un parroco c’era sicuramente nel 1823 quando il comune gli passava la congrua. Ma a Chianchetella si deve soprattutto l’adozione dei regolamenti civici di gran lunga in anticipo rispetto agli altri paesi. Un regolamento di Polizia urbana e rurale è già in atto nel 1846. Problemi di sicuro ne avevano creati la strada comunale, che fu accomodata nel 1830 e il ponte dello Stretto di Barba sistemato nel 1842.
Nella documentazione d’Archivio si nota la controversia relativa al fondo detto Paduli, modernizzato in Le Padule, localizzato fra le proprietà demaniali e quelle dell’ex feudatario di Chianchetelle. In particolare, il fondo ricadente nelle sue proprietà, il marchese di Rosanello, insieme ad altri suoi beni lo aveva affidato a Saverio de Bianco di Chianche. Questo fondo andava così a ricadere al confine con le proprietà comunali di Chianchetelle affidate allo stesso de Bianco al prezzo annuo di 4 ducati e 75. Tutto bene finchè Bianco non si accorse di pagare due volte il censo per lo stesso fondo sia al marchese che al comune. Da qui la lite con l’amministrazione comunale di Chianchetella alla quale il de Bianco chiese di essere rinfrancato dal Comune di cinque annate, rifiutandosi di pagare quella appena trascorsa. Fatto venire l’agrimensore Don Giovanni Bocchino di Montefusco, ci si rese conto che alcuni privati vicini possedevano dei pezzi di terra del marchese al quale già pagavano annuo censo, anche perché lo stesso De Bianco aveva chiamato l’altro agrimensore della zona, Don Gaetano Leo di Torrioni.
La misurazione ufficiale del fondo di proprietà del marchese di Rosa, signor Don Orazio Salerno, avvenne l’8 ottobre del 1849, accertando che il marchese riscuoteva il censo per lo stesso fondo da Saverio de Bianco e da Pasquale Ievolella di Chianca, Simone Pizzella e Carmine Iscaro, al confine col demanio comunale di Paduli. In totale il territorio di Paduli di proprietà del marchese era occupato da Simone Pizzella, Vincenzo Infantino, Pasquale, Angelantonio, Rosa, Maria, carmine e Domenico Fabrizio, carmine Iscaro, Francesco de Bianco, Saverio de Bianco, Pasquale Ievolella, Luigi Pastore, Marianna Pastore, Teresa Regina, Giuseppe Pastore e Bernardo Pizzella.
Si diede poi uno sguardo anche all’antica platea presentata dal marchese redatta dal regio agrimensore Don Domenico Grillo il 17 luglio del 1717 e ci si rese conto che la camera marchesale di Chianchetella, cioè tutti i componenti dell’amministrazione dell’allora feudo, possedesse quel territorio confinante con il demanio di Paduli dell’Università di Chianchetella per un terzo della complessiva estensione, come da istrumento di Don Bartolomeo Auto di Airola del 18 giugno del 1717 registrato su copia in Altavilla il 16 agosto del 1849. Se ne concluse che il marchese doveva essere come è stato reintegrato dell’intero terzo del fondo di Paduli.
La strada iniziata fu quella quindi dell’accorpamento dei comuni, ma anche dei servizi. Nel 1820 il direttore Giuseppe Bini delle opere provinciali di Principato Ultra, sezione Ponti e Strade, comunicava che era pronto il progetto per il camposanto dei comuni riuniti di Chianca e Chianca e Chianchetella. Si trattava di sostenere la spesa di 1256 ducati nel fondo detto Selva di Luca di proprietà di don Costanzo Di Marzo, come richiesto dai sindaci riuniti: Noi sindaci e Decurioni della sopradetta comuni riuniti di Chianchetella e Chianca per la formazione del Camposanto… Carmine Iscaro sindaco di Chianca e Domenico Frabizio Sindaco di Chianchetella. Il 7 marzo 1820 Torrioni e Petruro si univano per costruire un Camposanto comune. Il 18 aprile del 1820 Chianche e Chianchetella erano sicuramente un solo comune in quanto dovevano stabilire un locato per il seppellimento dei cadaveri. La costruzione dell’opera però ritarderà di svariati anni anche perché Valerio Catalano e Pellegrino Varricchio di Ceppaloni domiciliati al villaggio delle Chianche presentarono esposto in quanto un di loro fondo occupato dal Camposanto fu nel 1838 (lettera del 28 febbraio 1846). Cosa che avverrà, per Chianca, solo il 18 marzo del 1842 allorquando si nominerà un architetto civile, Gennaro Greco, per l’apprezzo del suolo occupato dalla strada nuova che conduce al nuovo ponte di legno e alla verifica del Camposanto. Opera che sarà messa in attuazione da Chianca nel 1844 e da Chianchetella il 25 aprile del 1844.
Poco si ricorda di San Pietro Irpino che, prima dell’Unità d’Italia, oltre il Camposanto (attestato nel 1838) e un accomodo alla strada Vaccari, si rinvengono prove documentarie solo sulla nomina del maestro primario (1856), di quella dei decurioni, del cancelliere e del sindaco (1859), la sistemazione della strada (1859) e l’accomodo alla Chiesa (1857). Dopo il 1860 la prima prima operazione dell’amministrazione comunale di San Pietro fu quella di riparare la chiesa (dopo averla costruita) nel 1862 e di provvedere alle strade (1866) e ai propri beni (1870). L’amministrazione comunale di Chianchetelle aprì invece l’epoca del Regno d’Italia con un sussidio a Pellegrino Scozzese. Adottò poi il Regolamento Igienico solo nel 1871. A quei tempi, diciamo nella seconda metà del 1800, Chianchetelle, contava 390 abitanti. Il paese non era grande, ma commerciava in vini e cereali lungo la provinciale Irpina e la strada Vellola-Malvita.
Nel nuovo secolo si conteranno ben tre strade fra Chianca e Torrioni, dopo al crollo di Via Carrera. Nel 1856 si rese necessario l’ampliamento della strada principale che proveniva da Chianche in quanto fossi, gelate e piogge l’avevano resa impraticabile. Meglio si pensò allora di costruirne un’altra il 14 agosto del 1856 atteso che la vecchia diventa impraticabile per pubblico passaggio ed intanto il signore Don Giuseppe Cecere soffrendo degli immensi danni ai suoi fondi limitrofi. Fu quindi necessaria anche una perizia per tutti i danni che spesso le piogge apportano alle pubbliche strade.
Un mezzo pasticcio nacque poi sulla ricostruzione del ponte di Chianca.
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