17. SPINAZZOLA E IL SUO PAPA INNOCENZO XII: Quattro passi nel paese del Cardinale Antonio Pignatelli ISBN 9788872974926

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Copertina posteriore

REVISIONI STORICHE. RICAPITOLAZIONE
Innocenzo XII: PAPA Pignatelli

La ABE è ben felice di dare seguito alla collana con quest’opera del preside Virgilio Iandiorio che ci riporta nella provincia di Barletta e Trani ai primi del 1600. Lo fa attraverso le notizie tratte da Spinazzola, patria di Papa Innocenzo XII, e alle vicissitudini di questo pontefice, che divenne il papa più chiacchierato del suo tempo.
Questa premessa al volume su «Spinazzola e il suo Papa Innocenzo XII» vuole essere una nota introduttiva al lavoro di Iandiorio, sebbene egli stesso ne faccia considerazioni preliminari a soddisfazione, come di prassi, nei sui «quattro passi nel tempo», nei paesi del fu Regno di Napoli.
Non per questo egli tralascia le giuste notizie storico-geografiche sulla Spinazzola che fu, patria del pontefice, gettando un occhio alla famiglia Pignatelli, partendo dalla Francia. E’ una dettagliata biografia che parte dalla formazione culturale e religiosa del prelato, la cui canonizzazione avviene in S.Margherita di Scozia. Pignatelli si identifica subito nei primi provvedimenti contro il nepotismo dei pontefici, al motto che «i poveri vengono prima di tutti». Da qui l’abolizione di franchigie, le opere di bonifica e una sfilza di approvazioni per i nuovi beati, secondo i Tribunali ordinari, e di nuove canonizzazioni che fanno di questo papa un pontefice di politica internazionale. Lo si vede anche dai rapporti intrapresi con i principi, fornendo aiuti per la guerra ai Turchi, nel redarguire gli ambasciatori, e dalle stesse relazioni internazionali, che tratta alla stregua delle controversie interne al cattolicesimo.
Il libro spazia sui rapporti durante il viaggio in Polonia e l’ospitalità data al Papa per l’udienza della Regina, con un ricevimento veramente da Re.
Gli ultimi capitoli sul Giubileo, la morte del pontefice, la virtù della generosità e dell’umiltà fanno di questi «quattro passi» annunciati dall’Autore, un vero viaggio interiore e esteriore, nella politica nazionale e internazionale del tempo, nelle lettere come nella filosofia, che Iandiorio amabilmente mette insieme.
Il volume si conclude con una dedica e una lode al Papa e alla famiglia Pignatelli.
L’Editore

Il PONTEFICE che venne da Spinazzola di VIRGILIO IANDIORIO

Può oggi avere un valore e un significato il piacere della storia? Voglio dire non soltanto l’ essere contenti, soddisfatti della narrazione storica, ma il piacere che si può provare al contatto con le fonti di essa.
Una convinzione molto diffusa è quella che distingue la storia dei ricercatori professionisti e dei professori, che è specialistica e lenta da quella visibile, immediata, polemica e semplificata dei mass media; di quei cronisti che, in genere, fanno diventare “storico” ogni evento che per un istante può richiamare l’attenzione del pubblico. Il piacere della storia se non proviene dal gustare, dall’assaporare ma anche dall’essere in familiarità con le cose, diventa un godimento effimero e improduttivo.
L’interpretazione degli eventi storici si presenta ambivalente e relativa al suo contesto; perciò si fa di epoca in epoca sempre in modi diversi. “Le cose –scriveva S. Agostino – in quanto esistono, sono tutte vere; né si ha falsità se non quando si crede che esista ciò che non esiste…E le cose non solo s’accordano ciascuna con il proprio luogo, ma anche con il proprio tempo”1.
La ricostruzione, l’esposizione dei fatti va considerata nella sua funzione di chiarificazione e di spiegazione, in modo da poter sviluppare in tutti il senso di responsabilità pubblica. Perché la narrazione degli eventi contribuisce a non separare l’opinione dalla scienza. Questo è il motivo per cui sono così importanti la conoscenza e lo studio della storia per la formazione di una civile, sapiente e aperta convivenza.
Per quanto riguarda la storia del Mezzogiorno, una lettura in chiave attuale di essa, e non sono poche le sollecitazioni in tal senso, sono destinate ad una “gloria” effimera “ e tributaria della moda: come se al Mezzogiorno medievale [ ndr. e non solo ] ci avvicinassimo con l’interesse che certi economisti oggi mostrano per le aree depresse e sottosviluppate del terzo mondo, dallo studio delle quali si aspettano il correttivo alle disfunzioni del neocapitalismo, cioè un rassicurante modello di crescita zero; come se nell’ecclissi della ragione che ci minaccia, volessimo evocare con Vico la “barbarie ritornata” per esorcizzare la paura di un nuovo medioevo2″.
A chi può piacere la storia di Innocenzo XII, il Papa venuto da Spinazzola? Se riducessimo al solo ambito locale questo interesse, sarebbe riduttivo per il personaggio e per la città. La storiografia meridionale soffre di un pregiudizio, di cui fa fatica a liberarsi: il confronto con l’altra storia, quella dell’Italia del nord e, meglio, dell’Europa. “Il risultato è stato una storia del Mezzogiorno come depotenziata e privata delle sue ragioni più autentiche, una storia di ciò che s’accorda o che diverge dai parametri assunti, in definitiva quasi soltanto una storia comparata, con il rischio, gravissimo, di vedere dissolversi ogni sua sembianza al minimo mutar di orientamento della storiografia settentrionale”2.
Far rivivere per mezzo della narrazione storica un personaggio e il suo ambiente può aspirare a costruire una comunità migliore, se la ricerca è fatta con onestà e il necessario ausilio scientifico. Certamente non sfugge, e non è sfuggito, di considerare come negli stessi anni la regione pugliese al confine con la Basilicata abbia dato due pontefici: Innocenzo XII di Spinazzola e Benedetto XIII di Gravina; il primo più vecchio del secondo di una trentina di anni.
Note BIBLIOGRAFICHE

1. Agostino, Confessioni, lib. VII cap. Xi-XVI.
2. Mario Del Treppo, La libertà della memoria, Viella, Roma 2006.
3. Dennis R. Okerstrom, The Final Mission of Bottoms Up: A World War II Pilot’s Story, University of Missouri Press, 2011 p. 65 e segg.
4. Origini preistoria e Protostoria delle civiltà antiche, XXXI nuova serie 2009 Gangemi editore; Roberta Lorenzi Pisa, Marco Serradimigni Siena: Il sito neolitico delle Grottelline, Spinazzola, Bari.
5. Francesco Valente, Rocco Lanubile, Elide Bozzani, Spinazzola e il suo territorio nel catasto onciario del 1743, Arti Grafiche Favia, 2019.
6. Giuseppe D’Angola, Spinazzola nella storia: uomini e cose di un antico centro murgiano tra Basilicata e Nord-barese, dalle origini fino al 1860, monografia storica, Liantonio, 1988. Antonio Carabba, I templari a Spinazzola e dintorni. Con notizie storiche documentate sulla città tra XI e XIV secolo, Ed Insieme, 2010. Enthel Sollazzo, Spinazzola e i suoi uomini, Finiguerra, Lavello 1999.
7. Lorenzo Giustiniani, Dizionario geografico-ragionato del Regno di Napoli, in dieci tomi, Napoli 1797-1816. Il lemma Spinazzola è riportato nel tomo IX (del 1805) p. 99.
8. Collezione delle leggi e de’ decreti reali del regno delle Due Sicilie. Bullettino delle Leggi, anno 1811 n.104 (n.922), Decreto per la nuova circoscrizione delle quattordici province. Parigi 4 maggio.
8. (Italis, Castellum, oppidulum muratum. Vita B. Torelli n. 3. tom. 2. Martii pag. 501) Du Cange, Glossarium mediae et infimae latinitatis (1883-1887), Léopold Favre compose la dernière édition, réimprimée jusqu’au XXe siècle, 10 tomes. Glossarium mediae et infimae graecitatis, 1688, 2 vol. in-folio., opera di grande valore per la comprensione del greco medioevale (bizantino).
9. “Nella storia del Mezzogiorno medievale e moderno l’universitas indica uno specifico ente collettivo: la universitas civium o universitas loci, che si autogoverna entro certi ambiti e con determinati poteri tradizionali, in dipendenza da un’autorità superiore (regia, feudale, cittadina)”. Francesco Senatore, Gli Archivi delle Universitates Meridionali: il caso di Capua ed alcune considerazioni generali, in: Archivi e Comunità tra Medioevo ed Età Moderna a cura di A. Bartoli Langeli-A. Giorgi e S. Moscadelli, Pubblicazioni degli Archivi di Stato, Saggi 92, Siena 2009, p.447.
10. Guido Gregorio Fagioli Vercellone, Dizionario Biografico degli Italiani, Volume 57 (2001) s. v.G.L.
11. Louis Chasot de Nantigny, Les genealogies historiques des rois, empereurs, &c. et de toutes les maisons souveraines qui ont subsisté jusqu’à présent…, tome II, Paris 1736 pp.665-667.
12. Giuseppe de Novaes (1736- 1821), nacque in Portogallo da nobile famiglia. Divenne padre gesuita nel 1751,ma a causa della soppressione dell’Ordine, fu prete secolare; l’arcivescovo di Siena lo ebbe come teologo e lo nominò canonico della cattedrale. Tra le sue opere di storia della Chiesa e dei Papi, ha particolare rilievo: Elementi di Storia de’ Sommi Pontefici, I° edizione, in sette volumi, Roma 1775-1792; la II edizione in quattordici volumi, fu pubblicata a Siena tra 1802-1806; una terza, corretta ed ampliata, in diciassette volumi, pubblicata postuma a Roma 1821-1823.
13. Giuseppe de Novaes, Introduzione alle vite de’ sommi Pontefici o siano dissertationi storico critiche, tomo primo, Siena 1822 pp. IV, 1.
14. Giuseppe de Novaes, Elementi della storia de’ sommi pontefici da S. Pietro sino al felicemente regnante Pio Papa VII, tomo Xi, seconda edizione corretta ed ampliata, Siena 1805 pp. 106-178.
15. L. A. Muratori, Annali d’Italia dal principio dell’era volgare sino all’anno 1750, quinta edizione veneta, Volume 7, Venezia 1846 p.118.
16. Il Rinaldi indicato dal nostro autore è Odorico, nato a Treviso nel 1595 e morto a Roma nel 1671, egli fu autore degli Annales Ecclesiastici, continuazione di quelli del Baronio. Giuseppe Antonio Guazzelli – Dizionario Biografico degli Italiani – Volume 87 (2016) s. v. Rinaldi Odorico.
17. Nella liturgia cattolica le festività venivano classificate, secondo la Bolla di Pio V “Quod a Nobis” promulgata il 9 luglio 1568, con rito doppio, per quelle particolarmente solenni, semi doppio e semplice , per quelle di minore solennità. La denominazione derivava dal fatto che nelle prime si ripetevano gli stessi vespri sia nella vigilia sia nel giorno della festa e venivano ripetute le antifone venivano ripetute all’inizio e alla fine di ogni salmo.
18. Il Giansenismo fu un movimento teologico, religioso e politico, che prese il nome dal teologo olandese Giansenio (Cornelius Otto Jansen, 1585-1638), Aspetti importanti del giansenismo sono: forte accento sulla predestinazione (Dio, nella sua volontà imperscrutabile, concede la grazia ai predestinati, indipendentemente dai meriti), rigorismo, importanza data alla Bibbia e ai Padri antichi, primato dei vescovi e del concilio.
19. Luigi Elia du Pin, parigino, e dottore della Sorbona, venne al mondo nel 1657. Fu egli di talento e di sapere così grande, che valse a comporre libri presso che senza numero”. Venuto in sospetto per le sue idee sulla religione venne privato dell’insegnamento e mandato in esilio.” Presso gli italiani da grantempo era avuto in dispregio, come colui che con impegno sommo ed a tutta sua possa favorisse i tumulti suscitati dalla Sorbona contro l’a tutti nota Bolla di Papa Clemente XI, detta Unigenitus (1713,condanna del Giansenismo). Cessò di vivere nel 1719.cfr Pietro Antonio Gaetani, Museum Mazzuchellianum, Seu Numismata Virorum Doctrina praestantium, Tomo II, Venezia 1763, p.246-47.
20. Miguel de Molinos Zuxia (1628 – 1696) sacerdote e scrittore spagnolo è considerato il fondatore della corrente religiosa del quietismo, accusato di eresia malgrado l’abiura venne condannato al carcere a vita.
21. Aneta Markuszewska, Musica e politica.Il mecenatismo musicale di Maria Casimira Sobieska a Roma (1699-1714), pp. 7-28 in ATTI DELL’ACCADEMIA POLACCA VOL. V 2016, ROMA 2017.
22. Gaetano Platania, LE DONNE DI CASA SOBIESKI” NEI FONDI ARCHIVISTICI ROMANI in ACCADEMIA POLACCA DELLE SCIENZE BIBLIOTECA E CENTRO DI STUDI A ROMA – CONFERENZE 136- I POLACCHI E LE LORO STORIE PRIVATE NEGLI ARCHIVI ITALIANI E VATICANI, Atti del convegno, Roma 20-21 ottobre 2016, ROMA 2017 p.25
23. Accademia Polacca, Op. cit., Alessandro Boccolini, LA FIGURA DI MARIA CASIMIRA SOBIESKA ATTRAVERSO L’INEDITO DIARIO DI VIAGGIO CONSERVATO PRESSO L’ARCHIVIO DI STATO DI ROMA, p.41.
24. Antonio Bassani, Viaggio a Roma di Maria Casimira, regina di Polonia vedova dell’invittissimo Giovanni III per il voto di visitare i Luoghi Santi et il Supremo Pastor della Chiesa Innocenzo XII, Roma 1699 pp.119 e seg.
25. Cristina di Svezia (1626-1689) regina di Svezia dal 1632, ma con pieni poteri solo dal 1650,; abdicò al trono nel 1654. Venne a Roma la prima volta nel settembre 1655. Stabilitasi definitivamente nella città morì nel 1689. La sua residenza a palazzo Corsini, divenne il centro di una notevole attività culturale, e dove ebbe origine l’Accademia dell’ Arcadia. Fu sepolta in S. Pietro. La sua biblioteca venne donata alla Vaticana.
26. Decimaquarta dioecesana Synodus S. Beneventanæ ecclesiæ ab eminentissimo… Fr. Vincentio Maria, celebrata die 24 Augusti 1699, Benevento 1699 – Appendice al decimo quarto sinodo diocesano della Santa Chiesa di Benevento. Regole da osservarsi negli Spedali de’ Pellegrini per l’anno santo 1700 nella Città e Archidiocesi di Benevento.
27. Rosalba Galvagno, Dizionario Biografico degli Italiani, Volume 23 (1979) s.v. – Biblioteca Universitaria di Napoli s. v. Carlo Celano Carlo. http://www.bibliotecauniversitarianapoli.beniculturali.it › …
La sua opera più nota, pubblicata l’anno prima della morte, è intitolata Notitie del bello, dell’antico e del curioso della città di Napoli per i signori forastieri date dal canonico Carlo Celano napoletano, divise in dieci giornate. Napoli, 1692 . Cfr. a cura di Maria Luisa Ricci, Università degli Studi di Napoli “Federico II” Dipartimento di Discipline Storiche Napoli, 2009, revisione a cura di Federica De Rosa, Simona Starita e Fernando Loffredo dagli esemplari della Biblioteca Nazionale “Vittorio Emanuele III”(Rari Brancacciani F.109) e della Biblioteca del Conservatorio di San Pietro a Majella di Napoli (Libri SC.5.3).
28. Gianpasquale Greco, NOTIZIE DEL BELLO, DELL’ANTICO E DEL CURIOSO DELLA CITTÀ DI NAPOLI: LE TRE RIEDIZIONI SETTECENTESCHE DELLA GUIDA DI CARLO CELANO, Tesi di Dottorato di Ricerca, Università Federico II di Napoli, 2017, p. 238 (2517).
29. Carlo Celano, op. cit., pp. 3-5.
30. Ibidem, p, 286.

Description

INDICE

Ricapitolazione dell’Editore
INNOCENZO XII: PAPA PIGNATELLI

Capitolo I
IL PONTEFICE che venne da Spinazzola

1. Qualche considerazione preliminare
2. Quattro passi nel tempo
3. La città nel Dizionario del Giustiniani
4. I Pignatelli visti dalla Francia
5. L’albero genealogico della famiglia
6. Una dettagliata biografia

Capitolo II
pignatelli analizzato da novaes

1. La discendenza familiare
2. La formazione culturale e religiosa
3. La canonizzazione di S. Margherita di Scozia
4. I provvedimenti contro il nepotismo
5. I poveri prima di tutto
6. Abolizione di franchigie
7. Approvazione di beati, Tribunali, canonizzati
8. Aiuti per la guerra ai Turchi
9. Controversie interne al cattolicesimo
10. La regina di Polonia: ospitalità e udienza

Capitolo III
la seconda parte del libros

1. L’introduzione al Libros
2. la divisione in capitoli
3. La morte. le virtù e l’umiltà

Capitolo IV
innocenzo xii nei ricordi dei vivi

1. Una dedica e una lode al Papa
e alla famiglia Pignatelli

Note

APPENDICE DELL’EDITORE

ROCCA SPINAZZOLA E IL BOSCO DEI SIGNORI CORBO,
CON PALO E PIETRAFITTA IN MONTE VULTUANO

Dettagli

EAN

9788872970416

ISBN

8872970415

Pagine

112

Autore

Iandiorio

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Editorial Review

APPENDICE DELL’EDITORE

ROCCA SPINAZZOLA E IL BOSCO DEI SIGNORI CORBO,
CON PALO E PIETRAFITTA IN MONTE VULTUANO

Il Guiscardo aveva lasciato ai troiani del Golfo di Eca, anche il bosco della rocca di Spinazzola, ricadente nella provincia imperiale dei bizantini di Costantinopoli, prima dell’invasione dei Lombardi del 1096, operata dal papa, per elevazione di Corrado a Re di Pavia contro il padre, l’imperatore Enrico, per la fondazione di diocesi e arcidiocesi cattoliche a danno delle diaconie greche.
I Corvo, padroni di Spinazzola, possedevano svariati appezzamenti nel bosco dei Cesari costantinopolitani, fra Sicca e Arenula, sulla via del rivo di Minervino, vallone S.Tindulo, e Fontana Gualdemario.
Nel 1068, Goffredo figlio a Corvo di Castro Spinazzola possessore di terre a S.Maria Olmeto, sotto l’impero di Constantino Diogeni, per onnipotenza del Monastero del Beato Michaelis Archangeli del Vultuani Montis e dei luoghi della congregazione, retti dall’abate Leo de supradicto monasterio, in nome del Conte Amico, offre i suoi beni dell’Olmeta. Siamo in partibus ad eclesiasm beate sempre virginis Marie que se vocat Ulmeta, que offerta est in prenominato monasterio ab Amico Comite.
La prima parte dei confini cita i toponimi di vado Cesari, ipsa Sicca, Arenula, per ipsa antica, Minervinum, rivo. Dall’altro lato del rivo, il confine prosegue in Fontana Gualdelmari, ad Sancto Tindulo, per il vallone, e giunge al Montem de super ipsa ecclesia, Quercus Maiore sul rivo, Sancte Ecclesie Dei Genitricis Marie, sanctoque Michaeli archangelo monasterii Vultuani et in manus patris Leonis Abbatis et suis successoribus e dei tercentis decem et octo santcis patribus.
Un altro atto del 1081, sempre di Goffredo figlio di Corbi dominus de castro Spinazzole, cita il vescovo di Melfie, seduto in palacio pontificali, dove si conservava la carta badiale del Monte Voltuani riferita alla chiesa di Olmento, come a Villa Aque Tecte e sue pertinenze.
L’abate fu atteso nel Castello della Petra Ficta e qui rogavit consenso di Goffredo, davanti a Constantis, domino vescovo venosino, Rodelchisi, Giovanni giudice e altri uomini, normannos et longobardos de predicto Castro Spinazzole et de iamdicto Castello Petraficta.
Siamo fra Acquatetta, con vado Cesario, Fontana Salsa, Fontana Porcinarola, vado Tagliata, dove il confine di quelle terre proseguiva per Pentema et fert in Pesclo Alto e ascendit in Cripta Obscuram, Fontana Acillarico e Chiesa di s.Cesario, Lacum Tortum, Lacu Russus iuxta Terra ecclesia S.Angeli de Lamalonga, finis et tenimentum Terlicii et Rubi et Andriae (Clay adn Son, Papers).
Lacum Tortum e Puzzella erano tenimento della chiesa di S.Angeli de Pavone, prius uincipit a Via Pontis Sarraceni e sali recte per seminatam anticam ad Ripam de Apibus, scende a via Vada Carrai e va a Serrone de Pavone, per la terra Petri e la Fontana di Fabrica (Dell’Aquila, Goffredo).
Proseguendo il confine si giungeva a Casale nuovo, sito come scende e precipita l’acqua e scende il termine del Casale e le sinaite, e il termine e le finaite di S.Pietro di Ferolito, che va nel Casale suddetto sopra Petrafitta (Archvio Storico).
Giustino Fortunato trascrisse il documento chiave sottoscritto da Costans, Episcopi S.Sede Venusina, in cui Castro Spinazzole et de iamdicto Castello Petram Ficta qui propri.
E’ sempre il Documento del 1081 di Goffredo fu Corbo domino di Castro Spinazzole, morto in S.Michele Arcangelo Vultuani, per proteggere il suo patrimonio che affidò nelle mani dell’abate della S.Trinità: - qui sunt septem casate intus predicto castro quorum nomina sunt Leo filius Morgi et Honorato figlius Petri Seneprandi et ipsi nepotes de Mauro de Acquatecta et ipsi filii Iohannis de presbitero Fusco et ipsi filli Iaquinti de Silvestro et filii Polomarchi et ipsi filii Manuili filii save tu omni tempore serviant in prephato monasterio.
S.Michele Arcangelo Vultuani era sitam in loco qui dicitur Catuna et Villa que dicitur Acquatetta et S.Marie in Edera S.Egidio ecclesia cum omnibus suis, faventibus egregio Duce Roberto [Guiscardo] dominoque Desiderio abbate casinensi reverendisque Episcopi allisque honestis hominibun qui aderat Melfie in Palazio Pontificali.
Da qui la Cartula scritta nel Castello di Pietrafitta, proprietà di Spinazzola, che cita i beni compresi tra Pentema, Pesclo Alto, Cripta obscuram, Fontana Acellarico, Ecclesia S.Cesari, Lacum Tortum, Lacum ad Curtem Plan, la pariete della Silve Nigre, Cuparone super S.Egidii, e da predicta Nera ad Lama Cupa, Cotine Tufarole, Puteum Arnice, S.Maria Holmete pertinencia Vultuani (Fortunato, La Badia).
Nella Cronaca di Conza di qualche anno dopo, si fanno seguire altre dipendenze conzane come l’Ecclesiam S.Ioannis inter duo flumina, l’Ecclesiam S.Mariae in terra Victimosa, et S.Mauri, l’Ecclesiam S.Spiritus, l’Ecclesiam S.Nicolai de Culiano, l’Ecclesiam S.Nicolai de Palatio, Ecclesiam S.Ioannis de Ceraso, l’Ecclesiam S.Nicolai de Cirioto cum omnibus earum pertinentiis.
Dipesero dalla provincia ecclesiastica conzana tutti i feudi descritti dopo la Terram de Sarda, quae est dimensa, Cisternam, Cirrutulum, Castellum de Comitissa (Castello fra Calitri, Ruvo e Rapone), Caletrum (Calitri), Carpanum, Lormaro, et Turricellum, Castellion de Murra (Castiglione di Morra), Maurellum, Petrampaganam (Pescopagano), Castellum novum, Malinventre, Tugurium Biarum, Caput Sileris (Caposele), Calabretum (Calabritto), Senerchiam (Senerchia), Quagliettam (Quaglietta di Calabritto), Olivetum (Oliveto Citra), Lavianum (Laviano), Balvam (Valva), Culianum (Colliano), Palum (Palo), S.Nicandrum (o S.Licandro di Sicignano), Contursium (Contursi), Pulcinum (Buccino), Aulettam (Auletta), Salvitellam (Salvitelle), et Vetrum (Vietri di Potenza)
Ed ancora: [/] cum omnibus earum pertinentiis, Ecclesiam S.Mariae de Pasano, S.Agathae, S.Gregorii (S.Gregorio Magno ex Casale di Buccino poi con Sicignano), S.Nicolai de Erinio Calabretti, S.Mariam de Grensi, S.Angelum Castellionis (S.Arcangelo a Castiglione di Calitri), S.Petrum de Insula, S.Aegidium Castellionis, S.Mariam de Sanctis (era in territorio di Calitri, oggi di Rapone; fu fondata da San Guglielmo nel 1131), S.Antoninum Petraepaganae, Ecclesiam S.Thomae de Culiano (Badia di S.Tommaso a Cerrutolo dell’ex Casale S.Tommaso oggi Ruvo del Monte; Sancti Thome de Rubo, del 1242).
La pergamena più antica che si rifà a Palo è la n.362 di Montevergine, una cartula venditionis del settembre 1157/58, indizione VI, in cui “Nicola, figlio del fu Giovanni, ed i figli Elia, Giovanni e Filippo, quest’ultimo assistito dal proprio avvocato, vendono allo stratigoto Leone, figlio di Maraldo, un pezzo di terra, sito fuori l’abitato di Palo, per il prezzo di 28 ducati”. E cioè: Nicola, figlio di Giovanni de Cominiano, e i figli Elia, Filippo e Giovanni di Loco Palo vendono allo stratigoto di Palo, Leone figlio di Maraldi, un territorio presso la via che va a Atricarrum”.
La 528 è del 1171, IV indizione, in cui il Milite Simone detto di Soro, Dominatore dei Castelli di Palo e Balenzano e di Loco Campoli, cede in perpetuo al vassallo Leone figlio di Maraldizzo un territorio presso il Castello Palo, che va da signaidis Petris Fixis, un pastinato detto S.Angelo e la terra di Nicola fratello di Leone. Simone è presente nel 1181 ad una curia tenuta a Bari da Tancredi Domini Ducis f. dei et regia gratia comes Licii magnus comestabulus et magister iustitiarius totius Apulie et Terre Laboris. Oltre lui c’erano due giustizieri di Terra di Bari e cinque regii barones descritti nel Codice delle pergamene di Bari.
Gli studiosi verginiani insistino che si tratti di Palo del Colle, benché il tiponimo sia semplicemente quello di Palo, ripetuto più volte anche nei documenti di qualche anno prima, come la cartula oblationis dell’agosto 1185, indizione III, in cui, come legge Tropeano nel CDV, “Simone de Sora figlio di Simone, nella sua qualità di signore dei castelli di Valenzano e di Palo nonché del logo detto Campoli, d’accordo col figlio Simone, offre al monastero di Montevergine, nelle mani del monaco Ugo che agisce a nome dell’abate Giovanni, un oliveto e due altri pezzi di terra contigui coperti da altre nove piante d’olivo, sito nelle pertinenze del Castello di Palo, liberi da ogni gravame e con facoltà di utilizzare gratuitamente i frantoi del Castello di Palo; in cambio chiede che i monaci non solo preghino per lui, per la moglie Solina e per gli altri suoi parenti, ma anche per l’anima del gloriosissimo re Ruggiero e del magnifico re Guglielmo I come pure per l’esaltazione di Guglielmo II”.
Simone, figlio del Domino Sora, e il figlio Simone II, Domino del Castello di Valenzani, Pali e Loco Campuli, per l’anima dei defunti Re Domino Ruggiero e del magnifico Re Domino Guglielmo, e per eseltare l’invincibile Re Guglielmo II, loro rispettivo figlio e nipote, e per l’anima del padre e della moglie Solonia e dei parenti, donano al monastero di S.Maria Montis Virgilii e per essi al Domino venerabile Ugo, vicario del Domino Abate Giovanni, un oliveto chiuso che fu di Birardi in territorio del Castello di Palo, sita presso la chiusa dell’oliveto che fu di Angelo Lupone, la sorte di siri Giovanni Converso, quelli di Giovanni Simeone, e un altro pezzo di Monte Virgili, le olive di Petracco Basilio, ai confini con le makam (macchie) di Giovanni Angelo Xisti, Iacone Berzario figlio di Maione Corki. Fra gli altri firmano i siri Giovanni figlio di Luca milite e Simone Sturmine milite.
Così nella pergamena cartula oblationis del maggio 1188, indizione VI, in cui- “Leone Maraldizio e la moglie Santora, col consenso dei loro parenti e del signore Signore de Sora, offrono se stessi ed i loro beni stabili, siti fuori e dentro il castello di Palo alla chiesa di Santa Maria di Montevergine, nelle mani dell’abate Giovanni, riservandosene l’usufrutto loro vita natural durante ed impegnandosi a vivere nell’obbedienza dell’abate Giovanni e dei suoi successori e non vendere i beni donati; precisano inoltre che dalla donazione va escluso un palazzotto e nove piante d’olivo, già concessi al nipote Giacomo alla condizione che questi intraprenda la carriera ecclesiastica, e comunque anche questi beni alla morte di Giacomo dovranno passare di proprietà della chiesa di Santa Maria di Montevergine”.
Anche questa donazione è a S.Maria del Monte Virgilio, col consenso di Giovanni de Leta, fratello di Santora, sempre per l’abate Domino e Rettore Giovanni, e il suo vicario Giovanni, che donano un casalino con orto in Loco Pali e uno in Terra Leuci. Questa «Palo», da non confondersi con diverse altre, è citata nel preceptum concessionis custodito a Montevergine, datato 3 settembre 1188, indizione VII, in cui, leggendo la traduzione che ne fa il Tropeano nel CDV, “Il milite Simone de Sora, nella sua qualità di signore dei Castelli di Palo e di Valenzano nonché della località Campoli, alla presenza dello stratigoto Giovanni e di altri testi qualificati, dona a Leone di Maraldizio, suo uomo ligio, una terra coperta da boscaglia e da altri alberi ad alto fusto, sita nelle pertinenze del Castello Palo dove si dice Pietrafitta”.
Ovviamente si tratta di Terre a Pietrafitta, divenuto un luogo del Castello di Palo in possesso, insieme al Castello Valenzano e a Loco Campoli, del Milite Simone de Sora. E’ il tipo citato con Giovanni stratigoto, Iacopo e Luca Aurubandi, che dona a Leone figlio di Maralditii di Castello Palo una terra macchiosa con uomini e alberi che è in Loco ubi Petra Ficta dicitur in territorio di Palo, fra la vigna che fu di Mele Salseminas tenuta da Mele Rubecce, la terra di Leone e una in capite a Gualtiero e suo fratello fino alla terra domnica per atto del Notaio Risonis. Se ne ricava che Corchi ebbe per figlio Maraldizio che ebbe Leone sposato a Santora e Nicola. Nicola ebbe Giacomo.
Non resta che accertare la coincidenza di Palo con Pietrafitta e stabilire che queste due antiche rocche sono quelle appartenute a Spinazzola, esistite prima in direzione di Acquatetta e poi ricostuite verso Bari o viceversa.

Arturo Bascetta Editore