19. VENOSA NELLA STORIA SACRA. Nel Regno di Napoli di Borgo d’Autore (2 PARTE)

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UN LIBRO RICCO DI NOVITA’ STORICHE

Nella piazza dell’episcopio sotto la santissima Croce, ivi eretta, si leggono queste parole:
Per suscitare la pietà popolare questo vessillo della santa Croce è stato eretto e benedetto dal reverendissimo Don Andrea Perbenedetto vescovo di Venosa concesse nella forma della Chiesa l’ indulgenza di anni… giorni… a tutti i fedeli, a quanti recitassero cinque Pater e altrettante Ave Maria in onore della passione di Cristo, nell’anno del Signore 1620.
Nel palazzo vescovile inoltre una scelta biblioteca, già in precedenza raccolta dai predecessori, è riservata all’uso dei vescovi successori, con l’annuo censo della mensa episcopale di ducati 1600; viene così descritta dall’Ughelli, che dice:” L’antico episcopato venusino è stato istituito fin dai primi tempi della fede cristiana, che poco prima del tempo del papa Alessandro II, o dallo stesso pontefice, venne assegnato come suffraganeo della chiesa di Acerenza; questo episcopato i Duchi, i Re di Napoli e i Sommi Pontefici ornarono di privilegi e di omaggi, ma queste testimonianze raccolte andarono perdute per un incendio fortuito”.
In verità sebbene (i vescovi) abbiano provveduto al grande decoro della chiesa venusina, come stiamo dicendo, tuttavia allo stesso tempo è in animo di affermare ciò che è largamente risaputo, come nella stessa curia furono sempre definite liti per mezzo delle sacre leggi e con religiosa ponderazione, e vengono definite alla presenza di avvocati e giureconsulti, rispettando le procedure della Curia Romana col patrocinio dottissimo dell’eminentissimo cardinale de Luca sullodato e qui introdotto.
Ritornando subito alla storia, segnalerò col mio studio e la mia attività, quali onori portarono [alla città] altri gloriosi martiri di Venosa. Venusini furono quei dodici fratelli, che sotto l’imperatore Massimiano, ricevettero la gloria del martirio; come scrive l’ Ughelli, seguendo il Gallesino (4). Anche sotto Diocleziano ci fu un’altra cruenta persecuzione: Felice vescovo africano con i presbiteri Audatto e Gennaro ,con Donato, Fortunato, Settimio e Lettorio, sparsero il loro sangue, e onorarono questa città; solenni festeggiamenti si fanno per questi patroni di Venosa il 24 di ottobre di ogni anno.
Nella suddetta chiesa veneriamo oltre queste reliquie di Santi, custodite in pissidi, conservate con grande decoro, anche un pezzetto del legno della Santa Croce, due spine della Santissima Corona di nostro Signore Gesù Cristo, un frammento di costola del divino Gregorio Magno, il dito tagliato di Sant’Andrea Apostolo, insigne patrono della città, di cui c’è nella cattedrale una statua argentea, e un altro di San Vito e ancora una parte della mitria di S. Carlo Borromeo; e altre reliquie dei santi Bartolomeo Apostolo, Giovanni Battista, Marco, Bernardo, Stefano Protomartire, e di un altro Papa, di Eusebio, Giorgio, Sergio, Valentino, Fabiano e Sebastiano, Attanasio, Maurizio Cassiodoro, Martino Pantaleone, Urbano, Cosma e Damiano, Dionisio, Lorenzo, Eustachio, Maria Maddalena, Caterina, Agata, Agnese, Ursula, Cardula e di altre Vergini e Martiri; e ancora dei santi Bonaventura, Vitale, Antonio, Agapito, Giulia, Mettio Martire e Marta, Serafina, Taddeo e Maurizio, e di altri Santi e Sante Vergini e Martiri.
Qui era anche custodito in modo particolare il corpo di San Fortunato in una nicchia ora diroccata, eretta dal piissimo Giacinto Taurusio (sic) allora vescovo della città, dove ripose questa sacra reliquia, decorosamente custodita. Inoltre va sottolineato che questa medesima chiesa venne consacrata con solenne cerimonia dal vescovo Ferdinando Serrone nel 1531. Le lapidi sepolcrali di questa chiesa, oltre quelle che seguono riportate nel catalogo dell’episcopio, e che contengono le testimonianze di alcuni insigni uomini di famiglie venusine. sono queste…

Description

La cattedrale e altri edifici sacri


Traduzioni dal latino del preside Iandiorio e commenti sugli scritti di Corsignani

La seconda parte di questa storia del vescovo Corsignani dedicata ai luoghi sacri della città di Venosa e della sua diocesi si conclude con la cronotassi dei suoi vescovi. Pietro Antonio Corsignani, subito dopo di essere stato nominato vescovo da Benedetto XIII, indisse una sinodo diocesana nel 1728. Egli era nato a Celano nella Marsica nel 1678 e si era distinto per i suoi interessi storiografici. E nel tempo che resse questa sede vescovile mise le sue competenze storiografiche per ampliare le conoscenze sull’antichità di una diocesi, quella di Venosa, che vantava origini cristiane antichissime.
Egli va alla ricerca dei segni che possano illustrare le vicende della città, quella documentazione epigrafica e documentaria, che lui rimprovera spesse volte mancare all’Ughelli, che aveva scritto una monumentale storia dell’Italia Sacra, diventata un riferimento indiscusso degli studiosi. Il vescovo, però, non trascura nemmeno le devozioni popolari scaturite da fatti eccezionali e diventate patrimonio indiscusso di fede.
Molto interessanti sono le notizie che il Corsignani riporta dei vescovi suoi più prossimi predecessori. In particolare quel movimento scaturito a seguito del Concilio di Trento che coinvolse anche le nomine dei nuovi vescovi. A reggere Venosa vengono inviati personaggi di grande valore culturale, provenienti da altre regioni italiane. Interessanti personalità sono il vescovo Scoppa (Stoppa) trasferito dalla città dalmata di Ragusa; come pure il De Laurentiis, a Roma amico della regina Cristina di Svezia. Come si sa, la regina Cristina lasciò il suo regno e, convertitasi al cattolicesimo, visse a Roma raccogliendo intorno a sé illustri personaggi della cultura e promosse l’Accademia dell’Arcadia, ufficialmente fondata nel 1690 l’anno dopo la sua morte.
L’appendice bibliografica dei libri consultati dal Corsignani per scrivere quest’ opera è tratta dalle sue note al testo latino, a riprova della sua meticolosità di ricercatore e attento studioso. In un tempo in cui le ricerche venivano fatte leggendo e consultando i libri, che non sempre era facile reperire. Internet, il Web era ancora da venire per consentire, stando comodamente seduti a casa, di entrare nelle biblioteche di mezzo mondo.
Senza dubbio da queste parti non c’è un Tempio più splendido, più pregevole e più maestoso di questo! Perciò, giunto in questa parte del mio commento, mi occorrere qualcosa di più rilevante del suo inizio. Prima di tutto, temo che sia difficile scrivere il finale a questa ricca trattazione, e trovarlo paragonabile all’inizio. L’architettura di questa chiesa è di una straordinaria lunghezza e di una straordinaria larghezza, in ogni parte risplendente per pulizia e decoro. Eccelle tuttavia per l’ammirabile forma architettonica gotica, per cui è sufficiente indicare che (Venosa) eresse alla gloria (di Dio) un edificio, formato da tre navate, e una chiesa di tale e tanta fattura, da credere che abbia comportato costosi sacrifici; ed è stato sempre un monumento immortale della grandezza Venusina. In esso, sopra la porta, all’interno, dopo l’icona della Beata Maria così si legge:
Questa statua della Madre di Dio per le preghiere della stessa Venosa liberata dalla incombente pestilenza Fra Giacinto Taurusio vescovo venusino a perpetua memoria dell’insigne protezione, pose nell’anno 1668.
Nello stesso luogo pose ancora una lapide commemorativa di tutti i vescovi dell’Ordine dei Predicatori suoi predecessori, la quale, per quanto si veda rotta dall’ingiuria del tempo, con difficoltà si cercherà di descrivere. Egli restaurò il tempio, tuttavia a me e ai cittadini lo affidò con questa raccomandazione, di donare generosamente per la sua manutenzione. Esistono due dignità gemelle o duplici, vale a dire l’Arcidiaconato e l’Arcipresbiterato, il Cantorato e il Primiceriato, inoltre lo stesso tempio è costituito da un rinomato clero e Capitolo con venti canonici, con numerosi beneficiati, che prestano il loro servizio con diligenza a questa chiesa ricettizia (1), anche alle altre. In verità le dignità del clero, e questi canonici sono detti nobili negli antichi privilegi della chiesa, e attualmente in quelli di Margherita Regina di Napoli e di Ladislao Re nell’anno 1412, come si trova chiaramente scritto nell’archivio della cattedrale
Da questi documenti conosciamo chiaramente che dai signori che sono in Venosa e dalle stesse dignità ecclesiastiche e Canonici doveva essere fatta ogni anno la distribuzione di parti di carne di castrato da parte dei nobili della città in questo modo e forma, di cui precedentemente si è detto a proposito dei nobili. Trascorsi i secoli, poiché i Duchi di Venosa, come riporta il Summonte, cercavano di non soddisfare l’impegno, fu mossa causa nel Sacro Regio Consiglio nel 1590, in cui ascoltate le parti, venne emanato il seguente decreto:
I suddetti Canonici, come i Nobili, costituiti in dignità (2), debbono sottostare alle predette offerte, Carlo Felice giudice e commissario della causa. Nello stesso anno venne promulgata una analoga decisione con il favore dei Nobili della Città, che in nessun tempo potesse essere disattesa. Inoltre la suddetta chiesa e il vescovo ad essa unito sono stati illustrati dal chiarissimo e ricordato vescovo de Laurentiis al momento del restauro del tempio:
Ai reverendissimi successori episcopali venusini, alla loro comodità e dignità avendo riguardo, Giovanni Francesco de Laurentiis di patria ripana [di Ripatransone provincia di Ascoli Piceno] ma allo stesso tempo Vescovo Venosino, il vecchio episcopio quasi distrutto dal terribile terremoto dell’anno 1683 (3), riportò in questo migliore e più maestoso aspetto a proprie spese.
E sopra la porta maggiore del palazzo vescovile…

Dettagli

EAN

9788872970416

ISBN

8872970415

Pagine

112

Autore

Iandiorio

Editore

ABE Napoli,

ABE Torino

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