Description
La cattedrale e altri edifici sacri
Traduzioni dal latino del preside Iandiorio e commenti sugli scritti di Corsignani
La seconda parte di questa storia del vescovo Corsignani dedicata ai luoghi sacri della città di Venosa e della sua diocesi si conclude con la cronotassi dei suoi vescovi. Pietro Antonio Corsignani, subito dopo di essere stato nominato vescovo da Benedetto XIII, indisse una sinodo diocesana nel 1728. Egli era nato a Celano nella Marsica nel 1678 e si era distinto per i suoi interessi storiografici. E nel tempo che resse questa sede vescovile mise le sue competenze storiografiche per ampliare le conoscenze sull’antichità di una diocesi, quella di Venosa, che vantava origini cristiane antichissime.
Egli va alla ricerca dei segni che possano illustrare le vicende della città, quella documentazione epigrafica e documentaria, che lui rimprovera spesse volte mancare all’Ughelli, che aveva scritto una monumentale storia dell’Italia Sacra, diventata un riferimento indiscusso degli studiosi. Il vescovo, però, non trascura nemmeno le devozioni popolari scaturite da fatti eccezionali e diventate patrimonio indiscusso di fede.
Molto interessanti sono le notizie che il Corsignani riporta dei vescovi suoi più prossimi predecessori. In particolare quel movimento scaturito a seguito del Concilio di Trento che coinvolse anche le nomine dei nuovi vescovi. A reggere Venosa vengono inviati personaggi di grande valore culturale, provenienti da altre regioni italiane. Interessanti personalità sono il vescovo Scoppa (Stoppa) trasferito dalla città dalmata di Ragusa; come pure il De Laurentiis, a Roma amico della regina Cristina di Svezia. Come si sa, la regina Cristina lasciò il suo regno e, convertitasi al cattolicesimo, visse a Roma raccogliendo intorno a sé illustri personaggi della cultura e promosse l’Accademia dell’Arcadia, ufficialmente fondata nel 1690 l’anno dopo la sua morte.
L’appendice bibliografica dei libri consultati dal Corsignani per scrivere quest’ opera è tratta dalle sue note al testo latino, a riprova della sua meticolosità di ricercatore e attento studioso. In un tempo in cui le ricerche venivano fatte leggendo e consultando i libri, che non sempre era facile reperire. Internet, il Web era ancora da venire per consentire, stando comodamente seduti a casa, di entrare nelle biblioteche di mezzo mondo.
Senza dubbio da queste parti non c’è un Tempio più splendido, più pregevole e più maestoso di questo! Perciò, giunto in questa parte del mio commento, mi occorrere qualcosa di più rilevante del suo inizio. Prima di tutto, temo che sia difficile scrivere il finale a questa ricca trattazione, e trovarlo paragonabile all’inizio. L’architettura di questa chiesa è di una straordinaria lunghezza e di una straordinaria larghezza, in ogni parte risplendente per pulizia e decoro. Eccelle tuttavia per l’ammirabile forma architettonica gotica, per cui è sufficiente indicare che (Venosa) eresse alla gloria (di Dio) un edificio, formato da tre navate, e una chiesa di tale e tanta fattura, da credere che abbia comportato costosi sacrifici; ed è stato sempre un monumento immortale della grandezza Venusina. In esso, sopra la porta, all’interno, dopo l’icona della Beata Maria così si legge:
Questa statua della Madre di Dio per le preghiere della stessa Venosa liberata dalla incombente pestilenza Fra Giacinto Taurusio vescovo venusino a perpetua memoria dell’insigne protezione, pose nell’anno 1668.
Nello stesso luogo pose ancora una lapide commemorativa di tutti i vescovi dell’Ordine dei Predicatori suoi predecessori, la quale, per quanto si veda rotta dall’ingiuria del tempo, con difficoltà si cercherà di descrivere. Egli restaurò il tempio, tuttavia a me e ai cittadini lo affidò con questa raccomandazione, di donare generosamente per la sua manutenzione. Esistono due dignità gemelle o duplici, vale a dire l’Arcidiaconato e l’Arcipresbiterato, il Cantorato e il Primiceriato, inoltre lo stesso tempio è costituito da un rinomato clero e Capitolo con venti canonici, con numerosi beneficiati, che prestano il loro servizio con diligenza a questa chiesa ricettizia (1), anche alle altre. In verità le dignità del clero, e questi canonici sono detti nobili negli antichi privilegi della chiesa, e attualmente in quelli di Margherita Regina di Napoli e di Ladislao Re nell’anno 1412, come si trova chiaramente scritto nell’archivio della cattedrale
Da questi documenti conosciamo chiaramente che dai signori che sono in Venosa e dalle stesse dignità ecclesiastiche e Canonici doveva essere fatta ogni anno la distribuzione di parti di carne di castrato da parte dei nobili della città in questo modo e forma, di cui precedentemente si è detto a proposito dei nobili. Trascorsi i secoli, poiché i Duchi di Venosa, come riporta il Summonte, cercavano di non soddisfare l’impegno, fu mossa causa nel Sacro Regio Consiglio nel 1590, in cui ascoltate le parti, venne emanato il seguente decreto:
I suddetti Canonici, come i Nobili, costituiti in dignità (2), debbono sottostare alle predette offerte, Carlo Felice giudice e commissario della causa. Nello stesso anno venne promulgata una analoga decisione con il favore dei Nobili della Città, che in nessun tempo potesse essere disattesa. Inoltre la suddetta chiesa e il vescovo ad essa unito sono stati illustrati dal chiarissimo e ricordato vescovo de Laurentiis al momento del restauro del tempio:
Ai reverendissimi successori episcopali venusini, alla loro comodità e dignità avendo riguardo, Giovanni Francesco de Laurentiis di patria ripana [di Ripatransone provincia di Ascoli Piceno] ma allo stesso tempo Vescovo Venosino, il vecchio episcopio quasi distrutto dal terribile terremoto dell’anno 1683 (3), riportò in questo migliore e più maestoso aspetto a proprie spese.
E sopra la porta maggiore del palazzo vescovile…
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