LUDOVICO DI NOCERA. Luigi d’Angiò: Principe e santo

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§ — Maria degli Arpad: la madre e Carlo II lo Zoppo: il padre

Di Maria parlarono tutti poco perché, in realtà, di lei si seppe solo il necessario.
La madre fu Elisabetta la Cumana (1240 – 1290), Regina consorte d’Ungheria, ma perché aveva ella ereditato il regno da Khan Köten, il capo che guidò nel 1238 i Cumani nell’invasione dell’Ungheria per sfuggire all’avanzata delle orde dell’Impero dei Mongoli. Qui la chiamavano Kun Erzsébet, per aver sposato Stefano V d’Ungheria (Buda, 18 ottobre 1239 – Isola Csepel, 6 agosto 1272), sempre assediato nel suo breve regno, sia dai nobili ungheresi che dai sovrani stranieri in continua agitazione per destabilizzarne il potere. Quando Elisabetta fu vedova divenne reggente. Nel periodo della minore età del figliolo Ladislao IV, per questo detto anch’egli il Cumano, dal 1272 al 1277, tutto il resto della famiglia ebbe cura della secondogenita appena spuntata: Maria (1255-57 ca. – 25 marzo 1323).
Senza una guida maschile, col regno assediato da Veneziani, Mongoli e Imperiali, il fratello Ladislao fu presto fatto sposare a 10 anni con la principessa Elisabetta d’Angiò (1261-ca. 1302). In realtà fu sempre la madre a dover fare i conti con gli intrighi di palazzo e le guerriglie interne, lasciando che la figlioletta, nonostante tutto, crescesse a corte. Servendosi di amici e parenti divenuti guida dei superstiti Cumani, respinti dall’avanzata mongola, Elisabetta fece in modo di rafforzare l’autorità regia contro l’anarchia nobiliare, cercando di accantonare la religione animista, sciamanica e musulmana, che creò non pochi problemi alla Cumana, stanca di sentirsi sballottata fra le regge di Buda, Albareale e Visegrad.
Il giovane erede, del resto, non aveva ancora preso le redini del regno quando gli Arpadeni decisero che i figli di Maria avrebbero fatto nozze solo con gli Angioini di Carlo I d’Angiò, a partire già dal 1269. E prima ancora che Ladislao regnasse sull’Ungheria, dal 1272 al 1290, fu presa la decisione che fosse la piccola sorella a dover prendere marito, stipulando il doppio matrimonio dell’uno con Isabetta e dell’altra con Carlo II.
Scelse per lei, senza troppi preamboli, il partito di sangue provenzale. Così si decise che Maria, benché ancora in tenera età, dovesse sposare un erede al trono di casa angioina, mentre il fratello Ladislao impalmava Elisabetta d’Angiò, accantonando le amanti cumane.
Il patto, sancito nei primi mesi del 1270, avrebbe favorito l’espansione angioina verso le terre di Bisanzio, sebbene l’allenza con l’Ungheria con si realizzò, perché Ladislao IV scelse di stare dalla parte di Andronico II, figlio dell’imperatore bizantino Paleologo.
A sua volta, la data del matrimonio di Maria con Carlo II, fu fissata per il 6 agosto 1270.
La vedovanza del padre Carlo I fu ancora più “fortunosa” del matrimonio, per il Principe Carlo II. Dopo la dipartita dell’amata Beatrice il Re aveva ripreso a scontrarsi con i parenti lontani, al punto che la Francia divenne nemico comune di Aragonesi e Siciliani, imparentati con gli Svevi. Ruggeri di Laùria, ammiraglio di Re Pietro d’Aragona, arrivò a sconfiggere la flotta francese. Venendo così a mancare a Re Filippo «il mezzo di vettovagliare le sue truppe, che avevano invaso la Catalogna, dovette richiamarle e abbandonare l’impresa, e fuggirsene».
Nell’anno 1271 Re Carlo I d’Angiò si portò a Palermo, secondo alcuni per ricevere la corona di Sicilia con le debite cerimonie, secondo altri per riconquistare l’isola prima di partire per Roma e avvisare il Papa che era sua intenzione cacciare l’Imperatore Paleologo da Costantinopoli. Lasciò però a governatori di Sicilia tre cavalieri francesi che non furono di buon auspicio: Erberto Origlione a Palermo, Giovanni Sanremigio nel Vallo di Mazzara e Tomaso Bosanto nel Val di Noto.
Erano davvero lontani i tempi in cui l’amata Beatrice e le sorelle sognavano di vivere in un solo reame, senza vincitori e né vinti. Re Carlo I, scrive Minieri Riccio, «dopo essersi liberato di Corradino, fece aspra vendetta de’ suoi seguaci, spogliandoli tutti de’ feudi che possedevano nel reame e condannandoli nel capo; e quindi nell’anno 1269 a larga mano profuse egli feudi a tutti que’ francesi e provenzali, i quali lo aveano seguito pel conquisto del reame. Ed allora investì il suo figliuolo Carlo del Principato di Salerno, della contea di Lesina e dell’Onore del Monte di S. Angelo, donandogli ancora la città di Andria, il castello di S. Maria del Monte colla foresta, Capaccio, la terra di Giffuni e la terra di Scafati colla rocca. Pel disimpegno d’importantissimi affari Re Carlo avendo bisogno di Roberto conte di Artois suo nipote e suo vicario generale nel reame di Napoli, lo chiamò presso di se a Roma, ed in sua vece nel giorno 3 di marzo del 1276 elesse il proprio figliuolo Carlo in capitano e vicario generale del Regno».
Carlo II d’Angiò, detto lo Zoppo (1254 – Napoli, 5 maggio 1309), e non il padre, fu il solo a conquistare la Signoria di Napoli, essendo tutti relegati, fino ad allora, più in quel del Ducato di Nocera, provincia del Principato di Salerno. Scomparsa la madre, padre e figlio, ancora non riuscivano a darsi pace, tale fu il dolore insopportabile a cui fare fronte. La prima reazione fu quella di creare un sepolcro, a perenne memoria della bellissima Regina Beatrice, sotto cui adagiare il feretro.
Lo Zoppo era cresciuto sotto l’ala della madre Beatrice di Provenza e Forcalquier, morta a Lagopesole (Pz) quando aveva solo 13 anni, e sepolta a Nocera Inferiore (Sa), nel Palazzo ducale del loro Principato.
In realtà fin da subito, o meglio, dal 30 aprile 1277, il Re incaricò l’arcivescovo Aiglerio per la traslazione delle ossa della defunta, ad Aix, in Provenza, affinché il corpo avesse sepoltura accanto a quello del padre. Infatti, terminato il monumento, il prelato di Napoli riunì tutto il clero e con grande solennità celebrò messa nella cattedrale, dove ordinò che si «aprisse la tomba in cui era riposto il cadavere della regina Beatrice». A richiesta dell’erede Carlo II, all’epoca Principe di Salerno e suo figliuolo primogenito ivi presente, cavò fuori dal sepolcro le ossa per consegnarle a fra’ Pietro de Mota, cavaliere ospitaliere, e a fra’ Raniero di Alzurra dell’ordine dei minori, a fra’ Giovanni da Laterano dell’ordine de’ predicatori, al milite Raimondo Malsano e a Giovanni di Santo Fiore canonico di Valenza. Essi erano stati investiti dell’onere di traslare le reliquie in Provenza e si adoperarono affinché «messe fuori le ossa con tutta solennità, vi rimanesse la polvere del cadavere, chiudendo novellamente il sepolcro e facendolo custodire come era di costume». Nel giorno seguente, che fu il primo di maggio del 1277, Re Carlo ordinò che le spoglie «processionalmente venissero trasportate al porto della città di Napoli per essere imbarcate sopra una galera, la quale stava pronta per menarle ad Aix».
Lo storico: — Due galere furono all’oggetto armate dal Secreto di Principato di Terra di Lavoro e di Abruzzo, l’una per trasportare le ossa della regina Beatrice, l’altra per servire di corteggio alla prima.
Beatrice aveva dettato il testamento mentre il marito Carlo I d’Angiò scippava l’ultimo pezzo di terra a Manfredi, già vedovo del di lei grembo materno. Si racconta che il padre avesse faticato poco a “rapire” la bella promessa sposa per condurla a Parigi. All’epoca il padre era considerato «il più sufficiente prence d’armi e d’ogni virtù, che fosse al suo tempo e di casa possente si, come era quella di Francia, che fosse campione di santa chiesa e Re di Sicilia e di Puglia, racquistandola da Manfredi, il quale la tenea per forza illecitamente et era iscomunicato e dannato, e molto si confidava nella prodezza del detto Carlo».12
Beatrice si mostrò fin da subito amorevole verso lo sposo. Arrivò al punto di seguirlo ovunque. Fu una donna tutta d’un pezzo e non esitò accompagnare il marito in imprese considerate pericolose, ancor prima della nascita dello Zoppo, erede al trono e futuro Re di Sicilia, promesso sposo alla bella sciamana e quasi suo coetaneo, essendo venuto al mondo nel 1254.13
A quei tempi, morto Re Corrado, a dire di Matteo Spinelli, i Napoletani «haveano incomenzato a fare le alte mura della Città», che erano «antichissime fatte ad quadroni di pietra dolce senza calce perciò ad ampliare alquanto il compreso vecchio, furono poi in progresso di tempo dal Re Carlo primo finite».
Carlo II, benché considerato primogento, fu il secondo figlio di Carlo I, in quanto ebbe altri cinque fratelli, dopo Luigi, morto infante:
— Luigi (Cipro 1248 – Cipro 1248), sepolto nella chiesa dei domenicani di Nicosia;
— Bianca (1250 – 1269), andata sposa nel 1265 al conte di Fiandra Roberto di Dampierre (1249 – 1322);
— Beatrice (1252 – 1275), andata sposa nel 1273 a Filippo I di Courtenay (1243 – 1283), Imperatore titolare di Costantinopoli;
— Filippo (1256 – 1277), principe d’Acaia, sposato nel 1271 con Isabella di Villehardouin (1263 – 1312), principessa d’Acaia e di Morea e re di Tessalonica;
— Roberto (1258 – 1265), sepolto nella basilica di Materdomini in Nocera Superiore (SA);
— Isabella (1261-1303), andata sposa al Re d’Ungheria, Ladislao IV (1262 – 1290)….

Description

Carlo, Luigi, Roberto e Filippo: tutti figli nocerini: nati a NOCERA o LUCERA?

La prima figlia di Maria fu femmina. Si presume che Margherita nacque a Nocera (1273 – 31 dicembre 1299), dando inizio alla prole nocerino-capuana dello Zoppo. Fu sposa nel 1290 di Carlo di Valois, principe di Francia e Conte di Valois, dal 1290 fu Contessa d’Angiò e del Maine. Fu la progenitrice della dinastia reale dei Valois, che regnò in Francia dal 1328 al 1589.22
Maria ebbe anche il figlio, poi divenuto santo, partorito durante la permanenza nella reggia di Nocera, anche se gli storici non hanno trovato un accordo, confondendosi, ancora in quei periodi Nocera con Lucera.
Dice Ceva Grimaldi che «nacque nel febbraro del 1275 nel Castello di Lucera in Capitanata, e non come qualcheduno crede nel Castello di Nocera di Pagani città 18 miglia distante da Napoli. Suo genitore fu Carlo lo Zoppo Principe di Salerno poi Re di Napoli e di Gerusalemme nipote di s. Ludovico re di Francia e della B. Isabella degna di lui sorella, la genitrice fu Maria figlia di s. Stefano I Re d’Ungheria perchè si fece cristiano,e propagò ivi il cristianesimo d’onde procedè il titolo di Maestà Apostolica».
In realtà Luigi, detto Ludovico di Tolosa (Nocera dei Pagani, 9 febbraio 1275 – Chateau de Brignoles, 19 agosto 1298), fu vescovo di Tolosa, santificato nel 1317, ma non nacque uomo di chiesa, bensì erede al trono, poi fatto retrocedere per porre fine alla guerra del «Vespro».
Destinato alla corona napoletana, dovrà rinunciare in favore del fratello minore, Roberto, come richiesto dal di lui suocero siculo-aragonese, all’inizio del 1296, che prese in ostaggio il padre. Poi la liberazione del Principe Carlo II, alla morte del Re padre, e lo scambio con Luigi, diventato erede testamentale al trono per la morte del nonno, in quanto Principe di Salerno e Duca di Calabria, allorquando il padre fu sovrano.
Solo allora gli sarà imposto l’abito religioso, nel maggio del medesimo anno, per un patto tra il padre e l’aguzzino reale aragonese, lasciando l’eredità del trono al consanguineo, considerato usurpatore, tanto che si giungerà a processo, presso la corte pontificia, che si pronunciò anche a favore. Una tela gigante di Simone Martini ne raffigurerà la santificazione francescana solo il 7 aprile 1317, voluta da Roberto per legittimarsi al trono, fra mantello in broccato bordato d’oro e gemme preziose, che sanciscono l’ascesa religiosa dell’uno e quella politica dell’altro, in nome dell’unità familiare.
Questo fratello minore, divenuto poi Re col nome di Roberto il Saggio, si disse nato dal grembo di Maria quando ella si trovava a Torre Sant’Erasmo di S.Maria C.V., nel 1276 (morì a Napoli il 20 gennaio 1343). Un altro figlio maschio, Filippo I di Taranto, Maria l’ebbe il 10 novembre 1278 (morì a Napoli il 23 dicembre 1332). Egli divenne Principe di Taranto, Acaia e Morea, despota d’Epiro, signore di Durazzo e del Regno d’Albania, Imperatore titolare di Romania, e di Costantinopoli, pretendente al regno di Tessalonica. Ma andiamo per ordine e torniamo alla nascita del piccolo Luigi in quel di Nocera o Lucera, che portava il nome da s.Ludovico Re di Francia.

Un documento della Biblioteca Brancacciana cita un distico tratto dalla basilica di Santa Chiara in Napoli e attribuito a Re Roberto il Saggio, riferisce che Laetatur stirps Ungariae obtentu tanti nati / dotatur arx Nuceriae huius ortu beati».
Come a dire: — S’allieta la stirpe d’Ungheria per aver ricevuto un così illustre figlio, s’arricchisce la Rocca di Nocera per la nascita di questo beato.
In realtà alcuni lo dicono nato a Lucera, allora chiamata Nocera, rifondata da Carlo I d’Angiò, dopo la distruzione, presso Lucerino, con gli stessi marmi di recupero dell’actum longobardo di Arechi II. S.Antonino vescovo di Firenze scrisse che, nella regione di Capitanata Apulia, Nucera cecidit, arx seu fortellitium ed domorum civitatis, in numero di 300, ma il numero dei morti non si seppe. Quindi, ancora nel Quattrocento, si intendeva Lucera per «Rocca di Nucera», alla stregua della vicina S.Egidio dei Monti Albini, come si intenderanno la Rocca di Nocera dei Pagani con S.Egidio del Monte Albino.
In un manoscritto anonimo del feudatario di Scafati di Nocera, intorno ad alcune notizie raccolte da vari autori, si diceva che Carlo II abitasse nel Castello del Parco, ove la Regina Maria, da lui detta Margherita, partorì quasi tutti i figli, e fra gli altri s.Ludovico.
Lo storico francescano Luca Wadding, negli Annales Minorum, indica più volte Nocera dei Pagani come luogo di nascita del santo, senza tuttavia addurre la minima prova a sostegno delle sue affermazioni.
Guidobaldi, analizzando gli affreschi di Cava, avvalora questa tesi, sostenendo che «è doloroso che nel Grande Archivio di Napoli dai Registri Angioini non sia venuto finora in luce alcun documento positivo intorno alla nascita di s.Ludovico». A suo dire era chiaro «d’esser noto nel Castello del Parco, si è il trovar documenti nei registri Angioini istessi intorno alla nudrice del santo, la quale avea nome Seria, o Serena, o Sibilla la quale dovea esser nocerina; cui poscia venne dato un assegno per averlo allattato. Inoltre una di lei figliuola, nomata Margherita, fu maritata a Riccardo Fronte Ripa di Canosa, il quale era guardabosco di Scafati, dipendenza Nocerina, compreso nella investitura del Principato di Salerno».28
Di certo non fu il solo a dire che «Ludovico nacque nel castello di Nocera de’ Pagani nel febbraio dell’anno 1275, ed ebbe per sua nutrice una certa Seria ossia Serena, ovvero Sibilia moglie di Tommaso de Argentolo, portolano di Brindisi».
A Minieri Riccio fa eco il Palma, secondo il quale «Lodovico svezzato appena dalla sua balia Serena, cominciò qual altro Tobia a dimostrarsi affatto alieno da qualunque puerile trastullo, come sogliono i fanciulli formarne la loro occupazione e diletto; ma vecchio a buon’ora per la pietà e gravità de’ costumi, attendeva con grandi opere di piacere a Dio. Quasi altro Salomone desiderò l’intelligenza e gli fu conceduta; invocò lo spirito di sapienza e venne in lui. Quindi giunto all’età di anni sette gli fu dato per maestro e guida Guglielmo Minieri cavaliere valoroso e forte, ma uomo onesto e dabbene; non che molti altri signori e gentiluomini che il governavano, i quali non mai ebbero bisogno di avvertirlo de’ suoi anche minimi doveri; perchè egli preveniva le loro instruzioni colla sua inclinazione verso la pietà colla quale pareva esser nato, e le loro lezioni lo infiammavano all’amore per la solitudine e per lo studio».30
«I giuochi, i divertimenti, e tutti gli altri esercizi, che nella fastosa regia corte sono i passatempi ed i piaceri ordinari de’ giovani principi, non furono mai di suo genio. Amava invece la lettura de’ libri di pietà e di devozione, ed anche più la santa orazione. Per questo avevansi per lui nella real corte e delle grandi ammirazioni, e del sommo rispetto. La delicatezza e l’amore del piacere, che nascono co’ grandi, e crescono sempre coll’età, nella quale tutto lusinga l’amor proprio ed i sensi, non furono quasi conosciuti dal nostro gran principe. Si sottraeva d’ordinario dalla compagnia di quei onorati fanciulli che insieme con esso erano allevati quando givano al giuoco, ovvero a qualche altro divertimento; e questo per andare a parlamentare per mezzo dell’ orazione innanzi ad una sacra immagine della gran Donna, la quale doveva essere certamente quella che Carlo I d’Angiò avolo del nostro Santo aveva ricevuta da’ sacri luoghi di Gerusalemme, e fatta come inestimabile tesoro nella cappella del regio palazzo collocare, dove era dal Re, e da tutti di sua corte con sommo onore riverita e venerata».
Luigi «fu fin da fanciullo inclinato alla carità e fece anche dei miracoli; spesso prendeva dalla cucina reale i cibi per darli ai poveri; una volta prese un capone e lo portava sotto il mantello, il padre lo sorprese ed avendogli alzato il mantello gli trovò in mano un mazzetto di fiori; fatto più grande tre volte la settimana andava all’ospedale di s. Eligio di Napoli, ove serviva gli infermi»….

1.

FIGLIO A CARLO I E A MARIA D’UNGHERIA

— Re Carlo I d’Angiò: il nonno «Carlotto»
— Maria degli Arpad: la madre
— Carlo II Principe detto lo Zoppo: il padre
— Luigi I Duca Durazzo; lo zio scomparso dalle carte
— Nato nel Palazzo della Corte di Nocera o Lucera?

2.

nato nel castello di «nucera»

— Carlo, Luigi, Roberto e Filippo: tutti figli nocerini
— I Principini fra le mura di una Nocera
— Con la madre in Provenza dal 1282
— Il padre prigioniero perde isole e flotta
— La madre libera gli Svevi: lo scambio fallisce
— Il nemico libera il Re, ma con Luigi ostaggio

3.

all’incoronazione dei genitori

— Nel reame senza sovrani alla morte del nonno
— Carlo è libero, i figli restano prigionieri
— Incoronazione a Rieti, viaggio in Assisi
— Nocera e Salerno passano a Carlomartello

4.

l’erede universale di 4 regni

— Carlomartello Re d’Ungheria: il primogenito
— Luigi erede d’Ungheria prima di Caroberto
— Il Papa fa tosare Luigi alla presenza dei due Re
— Carlo il Senzaterra fu Re Carlo II?
— Niente porpora, sì ai frati: la rinuncia al reame
— Trattato d’Anagni: regno a Roberto, via Luigi
— L’ex Principe era erede universale dal 1295
— Il frate possessore della Madonna di S.Luca

5.

roberto predestinato dai catalani

— La liberazione e i nuovi equilibri: Pace di Anagni
— A Giacomo solo le isole, ma erede sarà il genero
— Carlo è libero se si ritira il primogenito vivente
— I sogni di Luigi ceduti al suocero di Roberto
— Luigi, vescovo improvviso a soli 21 anni
— L’arrivo a Tolosa: la cattedra vescovile
— La rinuncia al titolo e la morte a Brignoles

6.

santificazione e diffusione del culto

— Il testamento dei poveri: libri ai frati
— L’elevazione a santo decisa dal padre
— Le reliquie distribuite dalla madre
— La traslazione e il reliquiario napoletano
— La ricompensa di Roberto: le intitolazioni
— La Regina Margherita non fu figlia di S.Luigi
— Le reliquie traslate a Marsiglia da Sancia
— Il mito alimentato da s.Francesco da Paola
— L’orto di San Luigi: cent’anni dopo
— L’ultimo viaggio da Marsiglia a Valenza

NOTE BIBLIOGRAFICHE

1. C.De Cherrier, Storia della lotta dei papi e degli imperatori della casa di Svevia, Volume 3, Francesco lao Tipografo, Salvatore di Marzo Editore, Palermo 1862.
2. Ricordano Malaspina, Istoria antica dalla edificazione di Fiorenza per insino all’anno 1281, presso Gaetano Romagnoli, stabilimneto tipografico di G.Monti, Bologna 1867, pag.238.
3. Diurnali Ms A di Parigi in: Honoré Théodore Paul Joseph d’Albert de Luynes, Commentaire historique et chronologique sur Les Éphémérides intitulées Diurnali di Messer Matteo di Giovinazzo, Librarie de Firmin Didot frères, Paris 1839. Cfr. Diurnali Ms B in: I Diurnali di Messer Matteo Spinelli da Giovinazzo, Edizione Nuovissima con Discorso e note filologiche, Tipografia Cannone, Bari 1865 [I diurnali di messer Matteo Spinelli da Giovinazzo con discorso del professore Luciano Loparco e con note filologiche di Ciro D’Agostini].
4. Loyse De Rosa, Cronache dei tempi miei, III parte, a cura di V.Iandiorio, ABE 2022.
5. Sitografia. Wikipedia, voce Maria d’Ungheria.Cfr. sitografia: v. Wikipedia, voce Beatrice di Provenza.
6. Sitografia: https://www.treccani.it/enciclopedia/maria-d-ungheria-regina-di-sicilia_%28Dizionario-Biografico%29. Cfr. Fragment d’une cronique anonyme dite Chronique de Reims, in: Recueil des historiens des Gaules et de la France, XXII, Paris 1865. Cfr. Annales Ianuenses / Annales Sancti Victoris Massiliensis, in Monumenta Germ. Hist., Scriptores, XXIII, a cura di G.H. Pertz, Hannoverae 1874.
7. Romolo Caggese, Roberto D’Angiò e i suoi tempi, Volume 2.
8. Camillo Minieri Riccio, Genealogia di Carlo I di Angio: prima generazione, Stabilimento tipografico di Vincenzo Priggiobba, Napoli 1857.
9. Rerum Italicarum Scriptores vol. 7. pag, 1103. Cfr. CAFFARO Annales Genueses Rer. Ital. Script. vol. 6 CRONICH. PATAV. Rer. Ital Script. vol.8. =ANNALES PISANI Rer. Ital. Script. vol. 6. FRANCISCUS DIPINUS Chronic. Rer. Ital. Script. vol. 9 = CHRONICA PISANA Rer. Ital. Scrip. vol. 6 = MURATORI. Ann. d’Italia ann. 1267-1968.
10. Registro Angioino del grande archivio di Napoli 1274. B. fol. 87=Reg. 1272. C. fol. 72 e at. Vedi il documento XXX. Cfr. il documento XXIX. Ivi. Registro Angioino del grande archivio di Napoli 1274. B. fol. 87=Reg. 1272. C. fol. 72 e at. Vedi il documento XXX. Cfr. il documento XXXI.
11. Ivi. Cfr. Reg. Ang. del grand. arch. di Nap. 1276. B. fol. 9 at. Così: «Tutto ciò leggesi al fol. 36 at. del Registro Angioino del grande archivio di Napoli 1276-1277. A».
12. Registro Angioino del grande archivio di Napoli 1274. B. fol. 99 at. Cfr. documenti XXXI. e XXXII. V. Camillo Minieri Riccio, Genealogia di Carlo I di Angio: prima generazione, Priggiobba, Napoli 1857, pagg.12-15.
12. Sitografia: https://www.treccani.it/enciclopedia/ beatrice-di-provenza-regina-di-sicilia_(Dizionario-Biografico). Cfr. Andreae Ungari Descriptio victori. ae a Karolo Provinciae comite reportatae, in Monumenta Germaniae Historica, Scriptores, XXVI, Hannoverae 1882.
13.Sitografia: https://www.treccani.it/enciclopedia/ beatrice-di-provenza-regina-di-sicilia_(Dizionario-Biografico). Cfr. I registri della Cancelleria angioina, a cura di R. Filangieri, I-III, Napoli 1950-1951. «Il brano relativo è pubblicato in: A. de Saint Priest, Histoire de la conquête de Naples par Charles d’Anjou, II, Paris 1849, pp. 304-306)».
14. Diurnali Ms A di Parigi in: Honoré Théodore Paul Joseph d’Albert de Luynes, Commentaire historique et chronologique sur Les Éphémérides intitulées Diurnali di Messer Matteo di Giovinazzo, Librarie de Firmin Didot frères, Paris 1839. Cfr. Diurnali Ms B in: I Diurnali di Messer Matteo Spinelli da Giovinazzo, Edizione Nuovissima con Discorso e note filologiche, Tipografia Cannone, Bari 1865 [I diurnali di messer Matteo Spinelli da Giovinazzo con discorso del professore Luciano Loparco e con note filologiche di Ciro D’Agostini].
15. A. Javierre Mur, Constanza de Sicilia en las cronicas de su tiempo, in Rivista Stor. del Mezzogiorno, I, anno 1966. Cfr. Wikipedia, voce Beatrice di Provenza.
16. Sitografia: https://it.wikipedia.org/wiki/Corrado_IV di_Svevia. Ernst Kantorowicz, Federico II imperatore, in Elefanti Storia, traduzione di Gianni Pilone Colombo, Milano, Garzanti, p. 673, ISBN 978-88-11-67643-0.
17. Camillo Minieri Riccio, Genealogia di Carlo I di Angio: prima generazione, Priggiobba, Napoli 1857. Cfr.Datum Rome XV. madii» (XV.e Indictionis 1272) Reg. 1272 A fol. 204 at. N° 13.
18. Loyse De Rosa, Cronache dei tempi miei, II-III parte, a cura di V.Iandiorio, ABE 2022.
19. Camillo Minieri Riccio, Genealogia di Carlo I di Angio: prima generazione, Stabilimento tipografico di Vincenzo Priggiobba, Napoli 1857. Cfr. Francesco Aprile, Della cronologia universale della Sicilia libri tre del padre Francesco Aprile, Tip. Bayona, Palermo 1725, pag.129.
20. Loyse De Rosa, Cronache dei tempi miei, III parte, a cura di V.Iandiorio, ABE 2022.
21. Neocastro, cit. Cfr. Camillo Minieri Riccio, Genealogia di Carlo I di Angio: prima generazione, Priggiobba, Napoli 1857.
22. T. P. Boyer, Sacre et théocratie, cit, p. 30. Cfr:Mario Gaglione, Profili di Sovrani Angioini, da Carlo I a Renato (1266-1442), Lampi di stampa, Milano 2009. Formato elettronico di internet: www.lampidistampa.it.
23. Francesco Ceva Grimaldi, Della città di Napoli dal tempo della sua fondazione, Napoli 1857.
24. T. P. Boyer, cit.
25. Cfr. Arm 2, 4, 7. Da: https://it.wikipedia.org/wiki/Ludovico_di_Tolosa
26. Giambattista Amelj, Storia della città di Lucera, Tipografia Salvatore Scempi, Lucera 1861.
27. Processus canonizationis et legendae variae sancti Ludovici OFM, in Analecta Franciscana, VII, Quaracchi, Firenze 1951, p. XXVII. Da: https://it.wikipedia.org/wiki/Ludovico_di_Tolosa.
28. Domenico de Guidobaldi, Affreschi della vecchio chiesa de Trinità di Cava de’ Tirreni, Tipografia degli Accanttoncelli, Napoli 1869.
29. Camillo Minieri-Ricci, Genealogia di Carlo II. d’Angio, re di Napoli, vol.I, pagg.56-65, Giannini, Napoli 1882.
30. Lodovico da Palma, Vita di S. Lodovico d’Angio, Stamperia reale, Napoli 1855. Cfr. Henricus Sedulius in Historia Seraphicae Religionis; cfr.Petrus Rodulphius in Historia Seraphicae Religionis.
31. Camillo Minieri Riccio, Genealogia di Carlo I di Angio: prima generazione, Priggiobba, Napoli 1857.
32. Ceva Grimaldi, cit.
33. Ivi.
34. Camillo Minieri-Ricci, Genealogia di Carlo II. d’Angio, re di Napoli, vol.I, pagg.56-65, Giannini, Napoli 1882.
35. Ivi.
36. Muntaner, Cronache Catalane, cit. Saba Malaspina, cit.
37. Matteo Spinelli, Diurnali, cit.
38. Ivi. Malaspina, cit., pag. 712.
39. Summonte, cit. Minieri-Riccio, «come può leggersi nella sua dotta scrittura intitolata Genealogia di Carlo I d’Angiò, pag.89 e seg.».
40. Rivista Marittima, cit. Cfr. Bernat Desclot, Crónica, a cura di M.Colli Alentorn, Barcelona 1949-51.
41. Ivi
42. Ivi
43. Ivi.
44. Ivi. Cfr..M. Amari, La guerra del Vespro siciliano, a cura di F.Giunta, Palermo 1969. Cfr. https://www.treccani.it/enciclopedia/costanza-di-svevia-regina-d-aragona-e-di-sicilia_%28Dizionario-Biografico%29/
45. Michele Amari, La guerra del Vespro siciliano, Vol.2. «Ad ogni modo Costanza non è celebrata nella cappella dell’Incoronata di Napoli, dove le figure dell’affresco sono attribuibili alla successiva Margherita, in quanto l’idea già fuj scartata a suo tempo.
46. Leonardo Aretino, Istoria fiorentina di Leonardo Aretino, Vol.1.
47. Ceva Grimaldi, cit.
48. Camillo Minieri-Ricci, Genealogia di Carlo II. d’Angio, re di Napoli, vol.I, pagg.56-65, Giannini, Napoli 1882.
49. Camillo Minieri-Ricci, Genealogia di Carlo II. d’Angio, re di Napoli, vol.I, pagg.56-65, Giannini, Napoli 1882.
50. Ricordano Malaspina, Istoria antica dalla edificazione di Fiorenza per insino all’anno 1281, presso Gaetano Romagnoli, stabilimneto tipografico di G.Monti, Bologna 1867, pag.239. Cfr. Treccani, cit. Sitografia: https://www.treccani.it/enciclopedia/ beatrice-di-provenza-regina-di-sicilia_(Dizionario-Biografico). Cfr. J.H.Böhmer, Regesta Imperii, V, a cura di J. Ficker e E. Winkelmann, Innsbruck 1881-1901.
51. Nicola Palma, Storia ecclesiastica e civile della regione più settentrionale del Regno di Napoli, Angeletti, Vol.II, Teramo 1832.
52. John Kelly, Grande dizionario illustrato dei Papi, Edizioni Piemme, Roma 1992. Cfr. L. Wurstemberger, Peter der Zweite, Graf von Savoyen, Markgraf in Italien, sein Haus und seine lande, Vol.4, Bern-Zurich 1858. V. par. n.636. Testamentum Beatricis, relictæ Raimundi Berengarii comitis Provinciæ. 1264. Januarii 14. Ambiani; Dai Testam. de’ Princ. di Sav. Fasc. I. N. 11.
53. Aurelio Bianchi-Giovini, Storia dei papi, volume 11, Roma 1862.
54. John Kelly, Grande dizionario illustrato dei Papi, Edizioni Piemme, Roma 1992. Cfr. I Diurnali, cit.
55. Aurelio Bianchi-Giovini, Storia dei papi , volume 11, Roma 1862.
56. John Kelly, Grande dizionario illustrato dei Papi, Edizioni Piemme, Roma 1992. Cfr. I Diurnali, cit.
57. Dino Compagni, Dino Compagni e la sua Cronica: Il testo della Cronica riveduto, Le Monnier, Firenze 1879.
58. Aurelio Bianchi-Giovini, Storia dei papi , volume 11, Roma 1862.
59. Aurelio Bianchi-Giovini, Storia dei papi , volume 11, Roma 1862.
60. Bartholomaeus Neocastrensis, Historia Sicula, a cura di G. Paladino, in Rer. Ital. Script., 2ª ed., XIII, 3, ad ind.; S. Malaspina, Chronica, a cura di W. Koller – A. Nitschke, in Mon. Germ. Hist., Scriptores, XXXV, Hannover 1999.
61. Sitografia: https://www.treccani.it/enciclopedia/maria-d-ungheria-regina-di-sicilia_%28Dizionario-Biografico%29
62. Mariana, Storia di Spagna. Robertson, Vita di Carlo V, introdazione, sezione Ill, note 31, 32.
63. Camillo Minieri Riccio, Genealogia di Carlo I di Angio: prima generazione, Priggiobba, Napoli 1857. Cfr. Reg. Ang. del gr. ar. di Nap. 1278.
64. Villani, cit.
65. Loise de Rosa – Virgilio Iandiorio, cit.
66. Giuseppe Piatti, Storia Critico-Cronologica De’ Romani Pontefici e de’ Generali, Vol.1, Gravier, Napoli 1767, pag.350.
67. Ivi.
68. Giuseppe Piatti, Storia Critico-Cronologica De’ Romani Pontefici e de’ Generali, Vol.1, Gravier, Napoli 1767, pagg.350-355.
69. Ivi.
70. Ivi.
71. Ivi.
72. AA.VV, Divina C., Venezia, A.Zatta, 1757.
73. Dante Alighieri, Francesco Selmi, Chiose anonime alla prima cantica della Divina Commedia, Stamperia Reale, Torino 1865.
74. Ivi.
75. Dante Alighieri, Paradiso.
76. Dante Alighieri, La Divina Commedia Di Dante Alighieri Giusta La Lezione Del Codice Bartoliniano, Fratelli Mattiuzzi, Udine1823.
77. Ivi
78. Ivi
79. Ivi
80. Ivi
81. Ivi
82. Ivi.
83. Dante Alighieri, Paradiso.
84. Dante Alighieri, La Divina Commedia Di Dante Alighieri Giusta La Lezione Del Codice Bartoliniano, Fratelli Mattiuzzi, Udine1823.
85. Dante Alighieri, Paradiso.
86. Vauchez, La santità nel Medioevo, Nota 62, pag. 326.
87. La lettera di canonizzazione ‘Sol oriens’ di Giovanni XXII, in: Da Ludovico d’Angiò a san Ludovico di Tolosa. I testi e le immagini, a cura di T. D’Urso, A. Perriccioli, D. Solvi, CISAM, Spoleto 2017, pag. 321-353.
88. La rinuncia di Ludovico d’Angiò al trono e il problema della successione nei regni di Napoli e d’Ungheria: sfide giuridiche e artistiche, in: Da Ludovico d’Angiò a san Ludovico di Tolosa. I testi e le immagini, a cura di T. D’Urso, A. Perriccioli, D.Solvi, Spoleto, CISAM, 2017, pagg. 137-152.
89. La rinuncia di Ludovico d’Angiò al trono e il problema della successione nei regni di Napoli e d’Ungheria: sfide giuridiche e artistiche, in: Da Ludovico d’Angiò a san Ludovico di Tolosa. I testi e le immagini, a cura di T. D’Urso, A. Perriccioli, D.Solvi, Spoleto, CISAM, 2017, pagg. 137-152.
90. Ivi.
91. Ivi.
92. Ivi.
93. Minieri Riccio, Genealogia di Carlo II, Nota 1, pagg. 203-204; il 2 febbraio 1297.
94. R.Caggese, Roberto d’Angiò e i suoi tempi, Firenze, 1922, I, pag.7.
95. La rinuncia di Ludovico d’Angiò al trono e il problema della successione nei regni di Napoli e d’Ungheria: sfide giuridiche e artistiche, in: Da Ludovico d’Angiò a san Ludovico di Tolosa. I testi e le immagini, a cura di T. D’Urso, A. Perriccioli, D.Solvi, Spoleto, CISAM, 2017, pagg.137-152.
96. Kelly, Grande dizionario, cit.
97. Anonimo, Cronista di Sessa, cit.
98. Mariana, Storia di Spagna. Robertson, Vita di Carlo V, introdazione, sezione Ill, note 31, 32.
99. Ivi.
100. Vincenzo Di Giovanni, Cronache siciliane dei secoli XIII. XIV. XV, Romagnoli, Bologna 1865.
101. Ivi.
102. Cfr. Wikipedia.
103. Palma, cit.
104. Ivi.
105. Ivi.
106. Mario Gaglione, Converà ti que aptengas la flor, PROFILI DI SOVRANI ANGIOINI, DA CARLO I A RENATO (1266-1442), Milano 2009, da internet: www.lampidistampa.it. V. https://arts.st-andrews.ac.uk/monasticmatrix/sites/monasticmatrix.osu.edu/files/commentaria/primary_texts/3599Text.pdf
107. Ivi.
108. De Rosa, cit.
109. Dice Loyse che «Uno dei nove fratelli, il più piccolo di età, Conte di Avellino era padrone di una galea e venne a Napoli; trovò che era stato strangolato il Re Andrea e che era venuto il Re d’Ungheria e aveva tagliato la testa al Duca di Durazzo e all’Imperatore Filippo.
Egli chiese dove fossero gli altri fratelli. Gli fu detto che ce n’erano due al Castello dell’Ovo e due a Gaeta. Costui andò al Castello dell’Ovo per parlare con loro. Venne ordinato a quelli che erano di guardia alla porta di farlo entrare da solo e di fargli deporre le armi, perché era violento.
Costui fu il maggiore traditore che sia mai nato; Caino ammazzò il fratello Abele, e fu uno solo, ma costui ne ammazzò quattro. Il traditore senza pietà, senza nessuna remora.
Questi più volte entrò nel Castello e una volta fece armare tutta la galea e si recò alla porta. Come gli fu aperto tirò fuori un pugnale e ammazzò il portinaio. Entrarono i compagni della galea e occuparono il Castello e catturarono i due signori e li misero nella galea.
Lasciò il castellano nel castello e se ne va a Gaeta, dove c’erano gli altri due che avevano due galee. Egli scese a terra ed andò a parlare con loro due.
Nella notte, a mano armata, investì le due galee mentre i marinai stavano dormendo e li prese entrambi. E discese a terra e andò dai due fratelli, li prese e li portò nella galea. Il mattino allo spuntare del sole fece lanciare molte bombarde affinché ognuno si affacciasse e sulla poppa della sua galea fece mozzare la testa a tutti e quattro, dicendo che essi avevano impiccato il Re Andrea. Ma egli fece questo per diventare Re lui.
Il secondo giorno venne nella città di Napoli e fece un bel parlamento con i Napoletani e andò a parlare con messere Otto e con la Regina Giovanna.
Si era sparsa la notizia dell’uccisione che aveva fatto a Gaeta, perciò Napoli diede mano alle bombarde contro le galee; fecero vela e il mare se le bevve quelle galee e la gente non seppe mai che fine fecero».
110. Ivi.
111. Dante, Purgatorio XX, 79-81)
112. Montaner, cit. Cfr. Amari, cit.Cfr. D’Esclot, cit.
113. Mariana, Storia di Spagna. Robertson, Vita di Carlo V, introdazione, sezione Ill, note 31, 32.
114. Vincenzo Di Giovanni, Cronache siciliane dei secoli XIII. XIV. XV, Romagnoli, Bologna 1865.
115. Vincenzo Di Giovanni, Cronache siciliane dei secoli XIII. XIV. XV, Romagnoli, Bologna 1865.
116. Ivi.
117. La Bolina, cit. Cfr. Cod. dipl. dei re aragonesi di Sicilia, a cura di G. La Mantia, I, Palermo 1917; II, a cura di A.De Stefano – F.Giunti.
118. La Bolina, cit.a, Palermo 1956.
119. Ivi.
120. Vincenzo Broglio, Storia della guerra del Vespro siciliano, compilata sui più celebri cronisti. ; Cfr. Acta Aragon., a cura di H. Finke, I-II, Berlin-Leipzig 1908.
121. Ivi
122. Ivi.
123. De Rosa, cit.
124. Ivi.
125. Ivi.
126. Ivi.
127. Ivi.
128. Cfr. Wikipedia.
129. De Palma, cit.
130. Camillo Minieri-Ricci, Genealogia di Carlo II. d’Angio, re di Napoli, vol.I, pagg.56-65, Giannini, Napoli 1882
131. Ivi
132. S. Mazzella, Le Vite dei re di Napoli. Con le loro effigie dal naturale, 1594, pagg.137-138.
133. Camillo Minieri-Ricci, cit.
134. S. Mazzella, Le Vite dei re di Napoli. Con le loro effigie dal naturale, 1594, pagg.137-138
135. Camillo Minieri-Ricci, cit.
136. Ivi
137. Ivi.
138. Ivi.
139. Ivi.
140. Ivi.
141. Ivi.
142. S. Mazzella, Le Vite dei re di Napoli. Con le loro effigie dal naturale, 1594, pagg.137-138.
143. Reue/adones, IX, 94. Da: Acta et processus canonizacionis beatae Birgitte. v. I. Collijn, Uppsala, Almqvist & Wiksells, 1924-1931, Stoccolma 1977, p. 635. In: M. Gaglione, Profili di Sovrani Angioini, cit.
144. Ivi.
145. M. Gaglione, Profili di Sovrani Angioini, cit.
146. M. Gaglione, Profili di Sovrani Angioini, cit.
147. S. Mazzella, Le Vite dei re di Napoli. Con le loro effigie dal naturale, 1594, pagg.137-138.
148. M. Gaglione, Profili di Sovrani Angioini, cit.
149. Vincenzo Maria Altobelli libraro napoletano, Giuliano Passero cittadino napoletano o sia prima pubblicazione in istampa che delle Storie in forma di Giornali le quali sotto nome di questo autore finora erano andate manoscritte, ora si fa a sue proprie spese, Vincenzo Orsino, Napoli 1785, pagg.65-66.
150. Filippo di Commines, Delle memorie di Filippo di Comines, Cavaliero, & Signore d’Argentone, intorno alle principali attioni di Lodovico Undicesimo, & Carlo Ottavo suo figliolo, amendue Re di Francia, Libri VIII, Bertani, in Venetia 1640 pag.223 r – 225 v.
151. Vincenzo Maria Altobelli, cit.
152. Filippo di Commines, Delle memorie di Filippo di Comines, Cavaliero, & Signore d’Argentone, intorno alle principali attioni di Lodovico Undicesimo, & Carlo Ottavo suo figliolo, amendue Re di Francia, Libri VIII, Bertani, in Venetia 1640 pag.223 r – 225 v.
153. A. Mazzarella da Cerreto, in: Domenico Martuscelli, Biografia degli uomini illustri del regno di Napoli, Volume 3, Nicola Gervasi, 1846.
154. Archivio storico per le province napoletane, Vol.7., Società di Storia Patria, Giannini, Napoli 1882. Cfr. A.Bascetta-S.Cuttrera, Sancia, ABE Napoli 2020.

Dettagli

EAN

9788872970133

ISBN

887297013X

Pagine

96

Autore

Cuttrera

Editore

ABE Napoli,

ABE Torino

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Editorial Review

 

Re Carlo I d’Angiò: il nonno «Carlotto»

Nel 1264 strani presagi si intravidero all’orizzonte, quando il giovane Carlo II, di dieci anni, già seguiva la cometa che porterà il padre e la madre a Roma. Il papa aveva avvisato tutti i podestà di tenersi liberi per il 29 settembre, giorno di San Michele, per la tanto attesa venuta di Re Carlo d’Angiò e famiglia, fra uno scontro e l’altro con l’esercito di Manfredi.
«La voce della sua prossima venuta si sparse fino in Puglia; e quantunque i cortigiani ostentassero di non temere quel principe, che avevano per ischerno soprannominato Carlotto, Manfredi metteva tutto in opera per far sì che a Roma non giungesse. Una flotta potente custodiva le coste d'Italia; la cavalleria tedesca era accampata a Cella, pronta a recarsi ovunque fosse mestieri. Seicento eletti uomini d'arme furono inviati in Lombardia col denaro necessario al soldo di mille lance raccolte in quel paese».
Dice il cronista che «negli anni di Cristo mille dugento sessanta quattro, d’agosto apparve in cielo una stella cometa che, levandosi dall’Oriente con grandi raggi insino che era a mezzo il cielo verso l’Occidente, la sua chioma risplendea, e durò tre mesi; cioè nel mese di novembre, e significò diverse varietadi, che furono in più parti. E molti dissono che apertamente significò la venuta di Carlo e la mutazione, che seguì appresso del detto anno, del Regno di Cicilia e di Puglia, il quale si tramutò per la morte di Manfredi dai Tedeschi ai Francesi, e altre mutazioni di parti, che avvennono a più città di Toscana e di Lombardia».
Ai primi dell’anno 1267 a cavalcare per il reame, dichiarandosi futuro erede di Re Carlo I d’Angiò, fu proprio questo figlio primogenito chiamato Carlo «lo Zoppo», investito del titolo politico di Principe di Salerno, abbinato a quello temporale riconosciuto dalla chiesa di Duca di Calabria. La Domenica delle Palme il padre tornò a Roma, e il pontefice «gli consegnò la Rosa, e lo fece Vicario dell’impero, essendosi fatta festa per tutto il reame. Quel giorno si registrò il terremoto. Per il gran tremoliccio caddero il campanaro di Bari e molte case. La prima settimana di ottobre padre e figlio furono in Puglia, per la caccia, fra cui messer Filippo».
Così il cronista: — Questo Reame è della Santa Chiesa e io dico che è del santo Diavolo; non vedete che tutti i Signori sono dei Diavoli che non cercano se non di fare guerra. Prendi nota: tre Re hanno ammazzato, uno impiccato, uno tagliata la testa, uno ucciso; e tutto dipese da loro.
Loyse de Rosa ammonisce i suoi lettori e li avverte che per il trono del Regno di Napoli fu sparso sangue fin dagli albori con grandi sommosse dei Napoletani, i quali, dal «tempo del Re Guglielmo si ribellarono e lo cacciarono; gli successe l’altro Guglielmo. Al primo posero il nome di il Malo e al secondo Guglielmo il Buono».
Poi «si ribellarono al proprio Signore Corradino e resero omaggio a quello bastardo. Dopo si ribellarono a Manfredi e si diedero al Re Carlo Primo. Successivamente venendo il loro proprio Signore Corradino non lo vollero per Signore. Lo catturarono e gli mozzarono la testa; il Re Manfredi fu ucciso nella battaglia. Dopo al Re Carlo Primo, successe Carlo Secondo, suo figlio, il quale ebbe quattordici figli, nove maschi e femmine cinque; e per moglie la figlia del Re d’Ungheria, che non ebbe altri figli»....