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Ippolita Maria Sforza, la duchessina milanese
Il duca Francesco Sforza aveva ereditato molti castelli del Regno di Napoli, che il padre Attendolo conquistò in nome delle regine angioine. Venuto poi in contrasto con Alfonso il Magnanimo, molti di quei beni gli erano stati confiscati. Da qui l’idea napoletana, maturata in seguito alla rottura con Venezia e ai nuovi equilibri politici, di recuperare il rapporto sforzesco con donazioni e pegni, in cambio di denaro liquido. Perfino quelle Terre militari potevano considerarsi dono di nozze per il futuro matrimonio che si voleva combinare fra la neonata duchessina Ippolita e Alfonso II, duca di Calabria ed erede al trono di Napoli.
In realtà nella capitale si era saputo solo che donna Ippolita era nata nel mese di marzo, a Jesi, sebbene in realtà il suo giorno della venuta al mondo poi mutò, forse per ragioni strategiche, in quello del 18 aprile 1445, a Pesaro. Stiamo a 5 anni prima della conquista di Milano, vivendo la bellissima dama poco più di 38 anni, fino al 20 agosto 1484, quando si spense in Napoli.
Sua madre, Bianca Maria Visconti, la concepì da Francesco Sforza, condottiero impegnato a difendere i suoi beni, prima di fondare lo Stato di Milano e di diventarne duca per acclamazione popolare. Si intuisce che la dolce Ippolita ebbe nel mentre un’istruzione degna del suo rango, voluta, maestro dopo maestro, da una madre calcolatrice, accorta e puntigliosa. Fra i suoi insegnanti c’era il grecista costantino lascaris, fuggito da Costantinopoli occupata dai Turchi e giunto a Milano con l’incarico di impartire il greco a Ippolita, per la quale scrisse «una grammatica greca, che diventerà in seguito il primo libro a stampa a caratteri greci. Anche baldo martorelli, umanista marchigiano che a corte era precettore pure di Galeazzo Maria, destinato a diventare duca di Milano», le dedicò un libro, la Grammatica ad uso di Ippolita Maria Sforza.1
Rimasta a Milano in assenza del marito impegnato in operazioni militari, Madonna Biancha si dedicò all’attività amministrativa e diplomatica, seguì i numerosi intrighi e tradimenti di vari personaggi che gravitavano intorno alla corte ducale e si occupò della vita quotidiana come testimoniato dall’ampia corrispondenza. E’ un carteggio ricco di notizie sull’educazione degli eredi, sull’amministrazione dello stato, sulle costanti difficoltà finanziarie e sui dettagli della vita quotidiana. Alla nascita del quarto figlio Bianca scrisse al marito pregandolo da pensare de metergli uno bello nome adciò suplisca in parte alla figura del puto che mi è il più sozo di tuti gli altri, riferendosi al futuro Ludovico il Moro.2
Dai carteggi col duca emerge il rispetto e il carattere determinato di chi non ha remore a esprimere le sue opinioni anche quando dissentono da quelle del marito.
Così Bianca: — Io in tute le cose son disposta a fare tuto quelo che ve sia in piacimento… ma questa cosa ad farla me pare tanto grave… et per più et più ragioni non me par bene.
Nelle lettere non mancano toni aspri e sfuriate di lei in seguito alle avventure extra-coniugali del prode.
Così lui: — Madonna Biancha mi ha dicto quelle cose che le donne dicono ali mariti…
Arturo Bascetta –
La sosta a Firenze e l’amicizia con Lorenzo il Magnifico
…Donna Ippolita, durante la sosta a Firenze, volle vedersi con Lorenzo Il Magnifico.
I due si erano già incontrati a maggio del 1465, quando il Magnifico era stato inviato a Milano insieme a guglielmo pazzi come rappresentante fiorentino delle nozze stipulate per procura, così da affermare la presenza politica di Firenze nell’alleanza tra Napoli e Milano.
Visto il successo dell’impresa che ora andava a compimento, Ippolita decise di far sosta per la festa di s.Giovanni e andò a sua posata a casa e’ Medici.30
Quasi tutti i cortigiani che avevano servito la giovane a Milano l’accompagnarono durante tutto il lungo viaggio, con l’intento di porre tenda a Napoli. Erano dunque lombardi ma ce n’erano alcuni provenienti anche dalla patria del nonno, che è Cotignola di Romagna.31
Infatti, tra i servitori ufficiali, spicca il suo precettore di latino, assunto a Napoli come segretario, cancelliere e tesoriere. «L’umanista martorello ricoprì i multipli uffici quasi ininterrottamente per dieci anni fino alla morte, avvenuta nel gennaio 1475, ma alla fine del suo primo anno provvisionale, nel dicembre 1466, venne temporaneamente sollevato da tutti i suoi incarichi poiché non sapeva a che modo tenere li conti de la prefata Madonna. Il licenziamento del segretario fornisce altri particolari sui meccanismi di cooptazione del personale di corte. L’incarico di sostituirlo venne affidato da Bianca Maria al proprio camerario pietro da landriano, appositamente inviato a Napoli a mettere ordine all’economia domestica della corte di Castel Capuano. E’ già di per sé significativo che l’inviato speciale fosse un uomo della duchessa e non del duca di Milano, notevole è poi che i sostituti, il ferrarese marco antonio costabile alla tesoreria e il cremonese giacomo oldoino alla cancelleria e segreteria, fossero ingaggiati questa volta dal camerario e non nominati dai duchi di Milano, né tantomeno da Ippolita o dagli Aragonesi… Nel 1468, comunque, a martorello fu concesso di riprendere i suoi incarichi a condizione che si facesse assistere da un ragionato e sottocancelliere reclutato da Ippolita a Milano, giacomo da bernareggio»….