III° Vicere di Re Filippo II Asburgo di Spagna: il Vicere’ di Lemos Pedro Fernández de Castro Andrade y Portugal, conte di Lemos 1610 – 1615 ISBN 9788872971468 (OFFERTA LANCIO 40% SCONTO)

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Copertina posteriore

UN VICERE’ SUPER AMATO

I – I.
Fe publicare un comandamento Reale, col quale si dichiarava che non fossero schiavi i figliuoli de’ Mori di Valenza, ma dovessero allevarsi, & ammaestrarsi dalle persone, che gli tenevano fino all’età di dodici anni, dopo de quali dovessero servire altretanti anni alle medesime persone, in ricompenfa del travaglio dell’educazione.

III.
Comando, che tutti coloro, che tenessera Schiavi, dovessero denunziarli.

IV.
Che niuno havesse tenuto Cafe di giuoco. V. Che nsuna meretrice fosse andata per Napoli in carozza, nè in sedia; ne tampoco in filuca nella riviera di Posilipo.

VI – VII – VIII – IX.
Proibi con quattro Prammatiche l’ asportazione d’armi da fuoco, e del solo pugnales additando, le persone, alle quali fi permettevano.

X – XI.
Con due altre Prammatiche diede di versi Ordini per l’ Annona, & abbondanza della Città.
XII.
Fece diverse Ordinazioni pel mantenimen to de gli acquidotti, acciò non solamente l’acqua non venisse à mancare, ma fi confervasse limpida, pura.

XIII – XIV.
Rinovellò i Bandi publicati da suoi – predecessori contra de Vagabondi; e comandò, che quei, che finito il tempo della loro condannagione, uscissero dalle Galee, dovessera fra otto giorni ap plicarsi à qualche esercizio, altrimente fossero puniti per tali.

XV.
Che la mutazione delle Case à pigione ordinata farsi al primo di Maggio fi fosse fatta a quattro del medcsimo mese, & essendo festa di precetto, si facesse ‘l giorno seguente,

XVI.
Che tutte le vendite d’ annue entrade, col patto di ricomprare, che fß, faceffero dall’ Vniversità del Reame, ò datia Regia Corte, non si foffero fatte à maggior ragione di sette per cento, le vitalizie à dieceje she tutte quelle, che si trovassero fatte à maggior prezzo, si riducessero à queste Somme.

XVII – XVIIL.
Rimedio diverfi difordini, che s’erano introdotti nelle Cause di sospizioni d’ Officiali, e ne prescriffe la forma, col modo da tenersi nell’ esecuzioni contro alle Comunità del Regno per debivi fiscali.

XIX.
Chi Cerusici, li quati fervono gli Ofpedali, dovessfero dinunziare al Reggente della Vicaria i feriti, ch’ in essi vengono, e la qualità delle ferite.

XX.
Che Guidatico, che si concede a’ Delinquenti per fare i fervigj promessi al Regio Fisco, non impedisca il corso delle Cause dellla loro inquifizione, ma poffano, nor oftante detto Guidatico, cizarfi, farsi contumaci, e dichiararsi forgiudicati.

XXI – XXII.
Che la pena di morte naturale imposta contra coloro, che commettono qualche delitto con armi da fuoco, ancorche non seguisse l’ effetto, dovesse praticarsi anche ne’ delitti rifssofi; che fimili delinquenti dovessero castigarsi come publici proditori, e procedersi contra di essi alla fentenza della forgiudica, accorciando à quindici giorni il termine dell’anno, contenuto nelle Costituzioni del Regno.

XXIII.
Publicò la Prammatica, detta comunemente de’ 28. Capi, nella quale fece molte Ordi nazioni pel buon governo de Tribunali.

XXIV.
Comandò, ch’i Baroni non havessero venduto gli Offici di Capitani delle loro Terre che non potessero dare l’Officio di Maestro d’Atti,unito à quello di Capitano.

XXV.
Che niuno sotto pena di morte naturale havesse portato qualunque forte d’ armi fuori del Regno, senza licenza de Vicerè.

XXVI – XXVII.
Con due Prammatiche riformò molti abufi della milizia del Regno, e diede molti ordini per la buona disciplina di essa.

XXVIII.
Che tutti gli Scolari, e Studenti del Regro non fufssero ammessi ad onore, è Officio di forte alcuna, se non havessero preso il grado del Dottorato nell’ Almo Collegio Napolitano.

XXIX.
Rinovò la proibizion delle fabbriche ne Borghi della Città, e Montagna di S. Martino. XXX. Che niuna persona havesse praticato, nè preso alcuna forte di mercanzia da Vafcelli, che vengono così da Levante, come da Ponente , prima di darsi lorola pratica da Deputati della Sanità.

XXXI.
Che niuno Tutore possa senza licenza di Giudice contrarre matrimonio con le persone, che stanno sotto la loro tutela.

XXXII.
Per riformare diuerfi abusi de Tribu nali publicò una degnissima Prammatica, contenente ettantatre Capi.

XXXIII.
Che tanto quelli, ch’offendessero i lor nemici sotto la parola data sub fise, et verbo regis, quanto i loro fautori, fussero puniti con pena capitale, ancorche non ne fosse seguita la morte.

XXXIV.
Chi litiganti non eleggessero per loro Avvocati parenti de’ Ministri nel grado vietato dalle Regie Prammatiche.

Et diverse altre buone Ordinazioni per to bene del publico.

Introduzione
Ricapitolazione

Capitolo 1 / Via i «Bonivento» dopo il duello a Procida
Il ritorno ai Conti Lemos: Don Pedro

— L’ex Luogotenente piazza il fratello: il figlio di Castro
— La necessità per pessima gestione dei tre giovani di corte
— Via al nuovo Castello di Baia e al Palazzo degli Studi
— Il risanamento delle casse del Regno lasciate vuote

Capitolo 2. / Il Governo del Signore di Castro
L’arrivo del Conte il 12 luglio 1610

— La cronaca tratta dal Libro dei Viceré di Napoli
— Basta stare nudi in acqua: i marinai che rapiscono i bambini
— L’incendio nel quartiere di Montevergine: 800 morti
— Nasce Don Alfonso, muore la Regina Margherita
— Fuoco à Palazzo, Viceré a Pozzuoli: pensa alle nozze reali

Capitolo 3. / Monache, paggi e colpo milionario alla Zecca
Il Reggente ama il figlio del Caporale

— Suore nella Vicaria, ma il Reggente vuole De Vera
— Ma Tiberio lo tradisce e violenta Giuseppe: tutti arrestati
— Feste per i reali: i 4 ladri della Zecca sono di Torre e di Sicilia
— Arresti eccellenti: alfiere, capitano, cancelliere, giudice…
— Liberati i giudici arrestati, toccò a Monciardino e Aytone
— Sparizione della cassa coi denari: confessa il prete Carafa

Capitolo 4. / Veleno al Duca di Firenze e frode alla Viceregina
Atti carnali di Suor Giulia, monaca murata

— Il Turco in Aversa per il Duca di Firenze contro Suor Giulia
— Il fermo grazie alla Benincasa, e l’esilio a Cerreto e Nocera
— Il ritorno fra i nobili e l’inganno alla Viceregina Sandoball
— Processo alla setta della Carità carnale del 12 Luglio 1615
— Morti per S.Giovanni 1614, De Felice patricida: le grazie
Capitolo 5. / La nascita di scuole pubbliche e accademie
Sfilano i cadetti beffeggiati dalle dame

— Le visite del generale Savoia e Cardinale Aldobrandini
— Nasce l’edificio di Pubbliche Scuole: si spostano le lapidi
— Il Viceré s’aggrega all’Accademia degli Oziosi
— Studenti dei collegi sfilano colorati: cadetti beffeggiati
— Ma Napoli resta un Regno con governo militare

Capitolo 6. / I ladri torturati con l’arnese da scasso sequestrato
Viceré borghese fa arrestare gli ufficiali

— Insoliti suicidi, impiccati e per veleno, e il sisma del 1616
— 10 condanne ai Del Porto, d’Urso, Gargano, Manso…
— I ladri sfilano con l’arma, il Nocera e Pignatelli in fuga
— Magia bianca al Viceré: Carafa tradotto a Gibilterra

Capitolo 7. / Primo femminicidio al Vomero: il delitto Bilotta
Aumentano le tasse, ma Lemos se ne va

— D’Aponte al Consiglio Regio e cade la palla del Campanile
— Via il Viceré: luogotenenza del fratello che aumenta il vino
— Don Giovanbattista Bilotta uccide la suocera al Vomero
— La corte dei Castro va via, arriva il Duca d’Ossuna

Appendice Documentaria n.1
apparato fatto nella festivita’
di san giovanni battista
di Giulio Cesare Capaccio*

Appendice Documentaria n.2
i 34 articoli
delle prammatiche di lemos jr.
di Domenico Antonio Parrino*

Note bibliografiche

1. Questo l’elenco dei Vicerè Spagnoli di Napoli sotto Filippo III:
1. Don Enrico di Guzman, Conte di Olivares (1595-1599)
2. Ferdinando Ruiz de Castro, Conte di Lemos (1599-1601)
– Luogotenenza Don Francisco de Castro (1601-1603)
3. Juan Alonso Pimentel, Conte di Benavente (1603-1610)
4. Pedro Fernandez de Castro, Conte di Lemos (1610-1616)
5. Cardinale Gaspare Borgia (1620)
6. Cardinale Antonio Zapata (1622).
Segue l’elenco completo dei Vicerè sotto Re Filippo IV di Spagna:
1. Don Antonio Alvarez de Toledo, Duca d’Alba (1622-1629)
2. Fernando Afan de Rivera, Duca d’Alcalà (1629-1631)
3. Manuel de Zuniga j Fonseca, Conte di Monterrej (1631-1637)
4. Ramiro Nunez de Guzman, Duca di Medina (1637-1644)
5. Juan Alfonso Enriquez, Ammiraglio di Castiglia (1644-1646)
6. Rodrigo Ponce de Leon, Duca d’Arcos (1646-1648)
7. Don Giovanni d’Austria (1648)
8. Inigo Velez de Guevara, Conte di Ognate (1648-1653)
9. Garcia de Havellaneda j Haro, Conte di Castrillo (1653-1658)
10. Gaspar de Bracamonte j Guzman, Conte di Penaranda (1658-1664)
11. Cardinale Pasquale d’Aragona (1664-1665).
2. Biblioteca Nazionale di Madrid, MS Anonimo, Mss. 8768, Historia di Antonio Castaldo Nap[olitano] principale notare del Regno, delle cose occorse in Nap[oli] dal tempo che vi fù Viceré D.Pietro de Toledo, Mar[che]se di Villafrancha, e[t] di alcuni part[icola]ri di molti an[n]i prima insino alla ribbellione di Ferrante Sanseveríno, Principe de Salerno, et di altre occorrenze di poi seguite, S.XVII, papel, 195 x 140 mm., 1 h.+ 177 ff., enc. pergamino. Olim: X, 48. Bib: SÁNCHEZ ALONSO, II, p. 146, n. 5584.
Il manoscritto, custodito dalla Yale University Library, parte della Collections Library Yale, è collocato in: Ms. in Italian. 995 pages. Thick 4to. Contemporary limp vellum. Table of contents at the beginning. Italy (Naples?), 17th century. La versione on line è consultabile al sito: https://edu/catalog/32492480. Cfr. Ignoto, Manoscritto inedito. Estratti in copia di autore ignoto, fedeli all’originale e pubblicati per la prima volta a stampa. Stesura c.a. anno 1580. D’ora in avanti: Ignoto, Manoscritto inedito. Esso è simile alla copia letta da Gravier e firmata da Antonino Castaldo, Avvenimenti più memorabili succeduti nel Regno di Napoli sotto il Governo del Vicerè D.Pietro di Toledo, in: G.Gravier, Raccolta di tutti i più rinomati scrittori dell’istoria generale del Regno di Napoli, Napoli 1769, VI. Ma l’inedito non è stato scritto dalla stessa persona, perché il linguaggio da diurnale dell’Ignoto appare antecedente a quello del copista Castaldo di circa 50 anni, seppure manomesso e storicizzato da Gravier. Pertanto, allo stato, risulta non esatto dire che Ignoto e Castaldo siano state la stessa persona. Ragione per cui, il MSS inedito, da noi consultato in copia originale, certamente differisce per terminologia e orientamento politico (chi è filofrancese, chi filospagnolo) e pertanto si resta dell’opinione che il testo dell’Ignoto, precedente e più genuino, non possa essere stato scritto dal Castaldo, il quale, sicuramente da esso attinge fino a buona parte del III Libro.
3. Ivi.
4. Parrino, cit. Cap. seg.: DON PIETRO FERNANDEZ DI CASTRO, Conte di Lemos, Marchese di Sarria, Conte di Andrada, e di Villalva, dell’ Ordine di Alcantara, Vicerè, Luogotenente, e Capitan Generale nel Regno di Napoli nell’anno 1610, pag.59.
5. Ivi. Cfr. Domenico Antonio Parrino,Teatro eroico, e politico de’ governi de’ vicerè del regno di Napoli, Nuova Stampa del Parrino, e del Mutii, Napoli 1692, Volume 2, parte I, pagg.25 e segg.. Cfr. Pietro Giannone, Istoria civile del regno di Napoli, Volume 10. Cfr. Isabel Enciso Alonso-Muñumer, da: https://dbe.rah.es/biografias/9379/pedro-fernandez-de-castro.
6. Ivi, da pag.56.
7. Anonimo, cit. Da pag.103 e segg.
8. Ivi.
9. Anna Battaglia, Edizioni poco note di Giovanni Giacomo Carlino presso la Biblioteca di Montevergine. Da: https://bibliotecastatale dimontevergine.cultura.gov.it/blog/edizioni-poco-note-di-giovanni-giacomo-carlino-presso-la-biblioteca-di-montevergine, Cfr. Abate Gian Giacomo Giordano, Croniche di Montevergine (1642). V. Anonimo, cit.
10. Tommaso Costo, nell’Istoria dell’origine del Sagratissimo Luogo di Montevergine (XVI secolo). Egli parla del santuario situato in un posto «tutto messo a oro con molti (…) vasi d’ariento (…) è ricco di tante e si fatte reliquie, che difficile sarebbe a trovarne un altro anco uguale in tutta Cristianità». Da: https://bibliotecadiocesana dimontevergine.it /noi-siamo-come-nani-sulle-spalle-di-giganti/ V. Anonimo, cit.
11. Parrino, cit.
12. Anonimo, cit.
13. Anonimo, cit.
14. Parrino, cit.
15. Anonimo, cit.
16. Ivi.
17. Ivi.
18. Ivi.
19. Ivi.
20. Ivi
21. Ivi.
22. Vittorio Del Tufo, da Il Mattino, ed online, https://www.ilmattino.it /rubriche/uovo_di_virgilio/la_santa_bocca di_rosa che_porto_l_amore nella_napoli del_seicento. Cfr. Anonimo, cit.
23. Anonimo, cit.; cfr. 24. Parrino, cit.
24. Vittorio Del Tufo, da Il Mattino, ed online, https://www.ilmattino.it /rubriche/uovo_di_virgilio/la_santa_bocca di_rosa che_porto_l_amore nella_napoli del_seicento. Ivi, da: Fabio Romano, La carità carnale. Cfr. Anonimo, cit.
25. Parrino, cit.
26. Anonimo, cit.
27. Parrino, cit.
28. Anonimo, cit.
29. V. Del Tufo, cit. Da: Elisa Novi Chavarria, Monache e gentildonne, un labile confine. Cfr. Parrino, cit.
30. V. Domenico Maria Marchese, Vita della serua di Dio Suor Maria Villani dell’Ordine de’ Predicatori, Rizzardi, Brescia, 1693, pag.451. Cfr. Anonimo, cit.
31. Ivi.
32. Parrino, cit. Cfr. Gaetano Nobile, Un mese a Napoli: descrizione della città di Napoli e delle sue vicinanze divisa in XXX giornate, a cura di, Vol.2, Stabilimento tipografico del Cav. Gaetano Nobile, Napoli 1863. Giornata Settima, San Carlo all’Arena. Cfr. Domenico Antonio Parrino, Moderna distintissima descrizione di Napoli: citt`a nobilissima, antica, Napoli 1703.Domenico Antonio Parrino, Moderna, cit. Cfr. Guide Parrino, da: http://www.memofonte.it/home/files/pdf/guide_parrino_1.pdf.
33. Anonimo, cit. Sui quartieri v. Sabato Cuttrera, Napoli Vintage: case e chiese di San Carlo all’Arena, ABE, Napoli 2023. Cfr. Pietro Giannone, Istoria civile del regno di Napoli, Volume 10. Cfr. Enrico Bacco, Nuova, e perfettissima descrittione del regno di Napoli, diviso in dodici province, Scoriggio, Napoli 1629.
34. Parrino, cit.
35. Anonimo, cit.
36. Parrino, cit. Cfr. Isabel Enciso Alonso-Muñumer, da: https://dbe.rah.es/biografias/9379/pedro-fernandez-de-castro. Cfr Luigi Vittorio Bertarelli, Guida d’Italia del Touring Club Italiano, Itália meridionale: v. Nápoli e dintorni, II, 1973, I ed., anno V, Milano 1925
37. Parrino, cit. Cfr. Bacco, cit.
38. Anonimo, cit. Cfr. Sabato Cuttrera, Napoli Vintage: case e chiese di San Carlo all’Arena, ABE, Napoli 2023.
39. Parrino, cit. Cfr. Giuseppe Sigismondo, Descrizione della città di Napoli e suoi borghi, Tomo III, presso i fratelli Terres, Napoli 1789 (a cura di Maria Pia Lauro), Fondazione Memofonte, Studio Per l’Elaborazione Informatica delle Fonti Storico-Artistiche, Napoli- Firenze 2011. Edizione digitale disponibile all’indirizzo http://www.memofonte.it. Data di immissione on-line: aprile 2011.
Sulle lapidi v. Parrino che ne aggiunge svariate collocate in diversi luoghi del Regno: «Nella Città di Reggio sù la Porta del Matre stà scolpito il seguente Epitafio,
D. O. M.
Philippo III. Catholico, & Invictissimo Rege.
D.Petro Fernandez de Castro Comite de Lemos,
Prorege Neapolis moderante.
D. Ioanne Quiroga, & Urbis, & Pacis Prefecto.
Scipio Bolanus, loannes Baptista Monfolinus,
Et Angelus Schimizzi Sindici, Regio jussu portam.
Hanc hoftibus ab infestis sumptu publico muniere.
Anno Domini 1613.

Nel Ponte à Carbonara, posto nella strada, che da Napoli conduce à Caserta, ve n’è un’ altro del seguente tenore.

Philippo III. Rege.
Don Petr. Fernandez de Castro Lemens. Com. Pror.
Pigras aquas, exuberantesque, perque agros, & Sata
Stagnantes, altius effossa humo, directoque fulco
Mille passus xxx. devexitas loci pronas agit aqua-
rum decursu. Pulsa fame, statuta faturitas, ac
prastita Neapoli perennitas, cui poft hac Annonam,
modo aquis iter fervet expeditum, Campania abbundè
sufficiet Anno 1616.

Un’altra inscrizzione si legge nel Territorio d’Aversa à Ponte à Selce.

Philippo III. Rege.
D. Petr. Fernand, de Castro Lemens. Com. Pror.
Veteres aquarum euripos tortuosos, implicitosque,
Et illuvie obstructos,
Spemque omnem messis aquis innatantibus obruentes,
Altius excavatos, ac directos connexosque cum novis
Ad quamtamlibet aquam egerendam
Frugi folertia explicuit;
Alveumque nuper cum labore effossum audaci,
In Mediterraneum victor intulit,
Ut vasta palus frugibus nitescat,
Sentiatque Parthenope copia auctorem suae. An. 1616.

Nel territorio della Città dell’Acerra, ed apputo là dove giace l’Osteria, e passo del Gaudo, sopra il Ponte delle Mofete si vede un marmo col feguente Epitafio.

Philippo III.Rege.
Noli nocere. Noli nocere.
D. Petrus Fernandez de Castro Lemens. Comes Pror.
Paludes has aquarum, Mofetam, & Gorgonem,
Fabulosa Gorgone nocentiores,
Que duplici capite bicipitis inftar hydrae
Immensis voluminibus
Universam hanc Regionem,
Alluvione, Tabe, Sterilitate vastaverant:
Herculea vi, ac falicitate,
Compendiariis emissis in mare lacunis
Exficcavit,
Camposque diu emortuos,
Vitali falubritate Celi, foli ubertate
Donavit,
Ut hic etiam rideat Campanie Falicis
Amenitas.
Anno CDDCXVI.

In Napoli nel sobborgo di Chiaja, prima di giungere al Tempio di Nostra Signora à piè della Grotta, si legge l’inscrizione seguente in una fonte ivi aperta dal Conte.

Philippo III. Rege.
Maris oram Celo, ac fitu fælicem,
Ducta aqua perenni
Amenissimam reddidit
Petrus Fernandez de Castro
Lemensium Comes Prorex,
Publica faelicitatis studiosissimus,
Curantibus AEdilibus. MDCXIIII.

Nella Contrada di Santa Lucia nel luogo, dove giacciono i forni per uso della fabbrica dei biscotti per servigio delle Galee, mente chiamato la Panatica, si vede il seguente Epitafio.

Philippo III. Rege.
Petrus Fernandez de Castro Lemens. Comes
Prorex,
Nè Classis
Ob accersendum Commeatum
In Portu hereat
Cum gerenda res est:
Nautici panis officinas hic extruxit.
Quo
Et rem bellicam expedivit,
Et magnis fumptibus, fraudibusque
Cautum est.
Anno Domini MDCXVI.

Le due Cappelle magnifiche, l’una posta nel Duomo della Città di Salerno sotto l’Altar Maggiore, nella quale divotamente si venera il corpo miracoloso dell’Apoftolo San Matteo: l’altra nel Duomo della Città di Amalfi, dove si adora il corpo di Sant’Andrea, furono cominciate sotto il governo del padre di questo Conte, e da lui terminate, e compiute, come dimostrano l’inscrizioni seguenti.

Apostolo, & Evangeliste Mattheo
Victori Idolorum, victori superstitionum,
Ossibusque ejus faluberrimum humorem manantibus,
Aram bifrontem, Statuamque aneam,
Totamq; Cryptoporticum maculoso marmore splendidam
A Regibus Hyspaniarum Phil. II. ac III.
Largitione piissima devotam
Ferdinandus Ruiz de Castro Lemens.Prorex,
Adnitente Catharina Zunica magna mentis fæmina
Pietate in Divos obsequio in Principes, amore in Coniuge
Protinus inchoat, evehitque,
Parilique Studio Ioannes Alphonsus Pimentellus Benev.
Comes Prorex
Prosequitur,
Donec D. Petrus Fernandez de Castro Lemens.Com.Pror.
Acri aggressus impetu Divum, Religionë, jussa Principum,
Orsa Parentis:
Absolvit ac Religiosissimè
D. D. An. CDDCXVI.
_______________________________

D. Andrea Apostolo.
Christi per veftigia, Crucemque Calum invecto,
Ossibusque ejus juvandi studio rorem fudantibus;
Hyspani Reges Phil. 11. & III. pietatis ejus dicatissimi
Rudem Chryptam, Aramque
Nitidam in faciem, splendoremque conformari imperant:
Captumque, & evectum opus
A FerdinadoRuiz de Castro, urgente Catharina Zunica
Lemens. Comitibus Proregibus,
Et Io: Alphonso Pimentello Benevent, Comite Prorage
Adultum,
D. Petrus Fernandez de Castro Lemens. Com. Prorex
Toto amplexus animo, Parentum, Regum, Calicolum,
Gloriam, Decus que
Perficit, ac prafens veneratus D.D. Anno CDDCXVI

Nè solamente sperimentò questo Regno il buon genio di questo Principe, mà anche quello della Contessa Donna Caterina della Cerda, e Sandoval sua moglie; alla quale essendo stati donati dal Baronaggio trentamila ducati; determinò questa religiosissima Dama di volergli spendere in usi pij, con utilità, e decoro del medesimo Regno.
Gli offerse con questa mira ai deputati della fabbrica del Tesoro delle Reliquie di S. Gennaro, ed altri protettori di Napoli; ma non volendo la Città ha ver’altri compagni in un’opera sì maestosa, fù ricusata l’offerta. Così dopo molti anni,quanti furono quelli, che si contarono fino al 1.624. trovandosi la Contessa in Madrid, ne fece dono a’ PP. della Compagnia di Giesù, per la fondazion del Collegio di S. Francesco Saverio con le condizioni seguenti:
– Che tanto ella, quanto il già morto Conte suo marito, dovessero perpetuamente chiamarli fondatori di esso, e che il jus patronato del medesimo Collegio dovess’esser perpetuo de Signori della Casa, e Stato di Lemos e de’ possessori di quello, con obligazione di apporvi l’Armi, e Pintegne di questa Casa:
Ch’i suffragj de’sagrificj, che si sarebbero celebrati in detta Chiesa, dovessero esser comuni all’anime de’ medesimi coniugi:
Che ‘l Collegio dovesse havere non folamente il titolo di S. Francesco Saverio, ma anche quello di S. Francesco Borgia Duca di Gandia Abavolo della Contessa:
Che i Padri dovessero celebrare in ogni anno gli anniversarj con messe per l’anime di tutti i morti della Casa, e Stato di Lemos, e gli anniversarj particolari per l’animedi detti Coniugi nelle giornate della lor morte:
Che dovessero i Padri andar ne Regj Castelli, Galee,e I nello Spedal di S. Giacomo della Nazione Spagnuola, per amministrarvi le confessioni,ed altri Sagramenti, e ch’in questo Collegio dovessero tener le scuole di lettere humane, Teologia morale, per publica commodità, ed in particolare per l’educazione de’ figliuoli degli Spagnuoli, ch’abitano in quella contrada della Città, molto distante dal Collegio Maggiore di detti Padri. Così fù principiata la machina di quel Collegio, la quale quantunque fusie stato vietato di proseguirsi per la gelosia, che dava al Palagio reale; ad ogni modo tolto il divieto in tempo del Governo del Conte di Peñaranda, fù ridotta alla perfezione, c’oggi si vede, e vi fù posta l’inscrizione seguente.

Sancto Francisco Xaverio Orientis Apoftolo
Templum hoc
A. D. Petro Fernandez de Castra Lemensium Comite
Neap. Regni Prorege,
Et Donna Catharina de la Cerda, & Sandoval Coninge
Piè, munificeque fundatum,
D. Gasparis de Bragamonte, & Gusman
Peñar. Com. & Pror. Neap.
Singulari prudentia impedimentis feliciter explicatis
P. P. Societatis lesu ad culmen erexere
Anno falut, hum. M.D.C.LXIII.

Un’altra se ne legge su la porta del Chiostro del tenore seguente.

Excellentissimis Lemensium Comitibus
Catherine de Cerda Sandoval, & Petro Fernandez de Castro,
Ob excitatum D.D. Francisco Xaverio, & Francisco De Borgia
Templum, ob constructam, & detatam egrogiè
Societati domum, amplissimis AEdis utriusque
Fundatoribus, aternum pietatis, ac liberalitatis
Monumentum.
Anno falutis humanae M.D.CL.

S’aggiunge quella grand’opera de’mulini aperti fuori le mura della Città presso la Porta Nolana, dove da’ Carmignani, e Ciminelli fù fatta condurre l’acqua dal luogo detto la Preziosa; in guisa tale, che non folamente ne godono i Cittadini una grandifsima commodità, ma la Città ne cava una rendita confiderabile, appartenendole la metà della mercede, che pagafi per la macinatura, giacche fù conceduta l’altra metà a’ medesimi Carmignani, e Ciminelli, che fecero tutta la spesa.
Ne riesce solamente lodevole la magnificenza del Conte per tante belle memorie, e sontuosi edificj, mà anche per haver rinovellati i divine di fabbricare nel Monte Antiniano, detto di S. Martino, dove giace il Castello di Sant’Erasmo, Erano state proibite primieramente le fabbriche nelle falde det detto Monte fino al luogo, dove giacevano i Palagi della Duchessa di Caftrovillari, del Baron dell’ Acaja, e d’ Angioto Bifoli, il cui luogo è appunto quello, dove al presente giace il Palagio de’ Conti Magnocavalli, ch’ era in quel tempo adornato da uno spazioso Giardino, poffeduto, anche prima d’allora, ed altresì oggi da questa Nobil Famiglia, e pel danno ricevuto dal Terremoto dell’anno 1688. vien riparato, ed abbellito dal Conte Francesco Magnocavallo, rendendolo uno de’ riguardevoli Palagi di questa Città. Poscia fù allargato il divieto fino alla prima strada, che giace sopra la grande, e magnifica, che chiamati di Toledo, mà perche veniva malamente offervato, fù rinovato dal Conte sotto rigorosissime pene. Anzi ad iftanza de’ PP. della Certosa di San Martino, precedente relazione dell’ingegniero Fontana, c mandò, che niuno potesse cavar terra dal detto Monte, affinche non fi danneggiasse la strada, che conduce da Napoli al Monistero.
Mà la partenza del Conte, che tolse alla Città, ed al Regno, la speranza di riscuoter dalla sua mano beneficj maggiori, toglie anco à noi la materia di continuare il difcorso.
All’avviso, che il Duca d’Ossuna Vicerè di Sicilia, statogli destinato per successore, s’era già partito da quell’Isola per venirne al possesso, il Conte abbandonò il Governo, nel qual navea publicato molte Prammatiche ascendenti al numero di quarant’uno; e la sciato D. Francesco suo Fratello in sua vece fino all’arrivo di esso, si parti agli 8 di Luglio del 1616, alla volta di Spagna, per andare ad esercitare la carica di Presidente del Supremo Consiglio d’Italia.
La Famiglia di Castro, conforme scrive Frà Filippo Gandava, discende da Lain Calvo, Giudice di Castiglia, e da Donna Teresa Nuñez, Bella, figliuola di Nuño Rafura, parimente Giudice di Castiglia, eletti l’uno, e l’altro nell’ anno 624. Questi Giudici erano quelli, che governavano in quel tempo lo Stato, e che furono sostituiti à gli antichi Conti di Caftiglia. Divenuta poscia Reame que. sta Prouincia, & effendone Rè D. Ferrante Primo nell’ anno 1023. la Famiglia di Castro era una delle cinque, c’havevano Voce nella Castiglia, coforme affermaD. Giuseppe Pellicier Cronista Reale nell’origine della Casa Sarmiento. Poscial nell’anno 1457.fù investita del Contado di Lemos da Artigo Quarto Rè di Castiglia. D. Pietro Fernandez di Castro, del quale habbiamo parlato,fù settimo Conte di Lemos, d’ Andrada,e Villalva, e quinto Marchese di Sarria,il cui accennato fratello D. Francesco, che trè volte governò questo Regno, morì poscia in Burgos nel 1637. Religiofo di S. Benedetto, icome fi diffe. Questa Casa gode non solamente la Primogenitura della Famiglia di Castro, ma anche di quella d’Ulloa, e possiede gli Stati ne’ Regni di Galizia, e di Napoli, con una rendita di centomila ducati. Oggi fi rappresenta da D. Gines Fernandez di Castro, il quale stà ammogliato con una figliuola del Duca dell’Infantado, e di Pastrana.
40. Anonimo, cit.
41. Parrino, cit.
42. Anonimo, cit.
43. Parrino, cit.
44. Anonimo, cit.
41. Parrino, cit.
42. Anonimo, cit.
43. Parrino, cit., pagg.56-88.
44. Anonimo, cit.
45. Ivi.
46. Ivi.
47. Ivi.
48. Ivi.
49. Ivi. ff.202-288.

*. Domenico Antonio Parrino,Teatro eroico, e politico de’ governi de’ vicerè del regno di Napoli, Nuova Stampa del Parrino, e del Mutii, Napoli 1692, Volume 2.

Description

RICAPITOLAZIONE

L’Anonimo introduce il governo vicereale di Don Pedro di Castro con un inconveniente: la lite tra il fratello Don Francesco e Giovanni, figlio del deposto Conte di Bonivento, allontanato da Napoli e ripartito alla volta della Spagna, intrappolati in certi «ragionamenti fastidiosi».
Tra le prime opere pubbliche di Pedro, nuovo Viceré, il quale governò dal 1610 fino al 1616, e che continuò, come il predecessore, a fidarsi del Fontana, incontriamo il castello puteolano di Baia. Egli risanò le finanze dello stato, in precedenza in balìa di Giovanni del Bonivento, del Reggente della Vicaria, e di D. Baldassar di Torres, beneficiando del braccio «di Don Michele Vaaz Nobile Portoghese, huomo pratichissimo in simiglianti faccende, e che forsi non havea pari l’Europa», smorzando la fame della povera gente.
Durante i sei anni del governo di Pedro molti furono i terribili e curiosi fatti che si susseguirono, a partire dall’incendio di Montevergine, dove «alli 21 de Maggio 1611, et fu tal focho, che vi morsero forsi ottocento persune»; uomini vestiti da donne e donne vestite da uomini, così come ce ne parlano le Cronache di Montevergine del Giordano.
Dopo la morte di Margherita d’Austria, i cui lutti, come racconta il Parrino, furono presto dimenticati dalle nozze tra «il Principe delle Spagne con Isabella Borbone, e tra il Rè Ludovico Decimoterzo di Francia con Anna d’Austria figliuola del Rè Cattolico», prese fuoco anche il Palazzo del Viceré, il quale scappò «a Pizo Falcone ad habitare per fugire la furia del focho». A maggio dell’anno seguente fu presa d’assalto la Regia Zecca e solo in agosto del 1613 fu scoperto il vero responsabile: Bauzo di Torre del Greco.
Di boccaccesca memoria sembrano le vicende peccaminose di falsi santoni, come Suor Giulia, da sempre creduta a parlare con «l’Angli beati». La donna viene scoperta a condurre una vita amorosa ben lontana dalla vocazione, finendo presto in esilio. Suor Orsola Benincasa, gelosa della oscura santità della collega, non esitò a fare la spia ai padri Teatini, mandandola così davanti al Tribunale del Sant’Uffizio. Ritornata in Napoli, per grazia di suoi potenti amici, entrò nelle grazie della Viceregina: «non vi mancò nulla che non vi incorresse la s[igno]ra D[onna]Chaterina de Sandoball moglie del s[igno]re D[on] Pietro de Castro N[ost]ro Viceré», desiderosa di avere figli, e per questo rivoltasi alla falsa santa, affinché intercedesse per lei. La prima lezione non era bastata a Suor Giulia per darsi una calmata, finendo, stavolta, murata viva. Oggi potrebbe quasi piacere di inquadrare quella peccatrice come una eroina del suo tempo, nonché paladina dei “diritti della carne”.
Seguono anni felici per i napoletani e per chi giunge in città: Filiberto di Savoia «andò à stanziare nel Palagio Reale, dove si trattenne per molti giorni, servito con grandissimo fasto, e splendidezza dal Vicerè». Nel 1615 la città vide anche l’arrivo dell’eminentissimo Aldobrandini. Vengono fondate così accademie e studi, come l’Edificio delle Publiche scuole fatto innalzare dov’era la Porta di Costantinopoli, progetto architettonico lavorato dalla maestria del Fontana: «il Conte di Lemos sembrò di botto integrato nella città, dalla parte della borghesia nascente più che dei nobili. Non a caso si schierò nel nome della scienza e della cultura, promuovendo la nascita delle scuole», aggregandosi così alla famosa Accademia degli Oziosi, «composta de’ più begli ingegni d’ Italia». Ma in questo anno, seguito poi dal sisma del 1616, e sotto questo governo «successero tre morte inaudite, l’una dopo l’altra», che spaventarono terribilmente la città: un figlio appiccatosi per denaro negatogli dal padre; Mutio Longo «per haver perso una quantità de denari al gioco»; una donna «habitante alla Duchesca per gielosia, che haveva del marito, egli anchora vinta dal Demonio se appicò per la gola».
A colorire maggiormente questi bruschi avvenimenti è un caso curioso di giustizia napoletana «fattasi d’undici monetarj, capo de quali era Francesco Antonio del Porto»; nonché quello ancor più curioso relativo al processo contro Carafa, Marchese d’Ansa, che “machinava” di far alcune fatture contro il Viceré.
Fatto è che Don Pedro, nell’estate del 1616, se ne partì in 12 giorni, lasciando il governo, «per interim», a suo fratello Don Francesco, allorquando successe l’ennesimo «tremenno caso» dell’anno, quello che segnò la fine del governo vicereale: il primo femminicidio attestato al Vomero, nato dall’impertinenza di Giovanbattista Bilotta, che uccise la suocera a pugnalate.
Di seguito, come da tradizione, «se intese un grandissimo sparatorio de Vascelli, et Castella», segno che la corte dei Castro va via. E anche Don Francesco s’imbarcò (alla volta della Sicilia), dando luogo al Duca d’Ussuna di prendere possesso del governo del Regno.
Questo testo, che appare quasi una fonte inesauribile per chi è a caccia di curiosità mai lette o mai sentite prima, è in realtà una ricerca storica senza fronzoli, il canovaccio di un romanzo storico tutto da scriversi, ambientato nella Napoli del tempo, città che si scopre sempre più fantastica del prevedibile.

Dettagli

EAN

9788872970133

ISBN

887297013X

Pagine

96

Autore

Alfredo Barrella,

Bascetta

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Editorial Review

I - I.
Fe publicare un comandamento Reale, col quale si dichiarava che non fossero schiavi i figliuoli de' Mori di Valenza, ma dovessero allevarsi, & ammaestrarsi dalle persone, che gli tenevano fino all'età di dodici anni, dopo de quali dovessero servire altretanti anni alle medesime persone, in ricompenfa del travaglio dell'educazione.

III.
Comando, che tutti coloro, che tenessera Schiavi, dovessero denunziarli.

IV.
Che niuno havesse tenuto Cafe di giuoco. V. Che nsuna meretrice fosse andata per Napoli in carozza, nè in sedia; ne tampoco in filuca nella riviera di Posilipo.

VI - VII - VIII - IX.
Proibi con quattro Prammatiche l' asportazione d'armi da fuoco, e del solo pugnales additando, le persone, alle quali fi permettevano.

X - XI.
Con due altre Prammatiche diede di versi Ordini per l' Annona, & abbondanza della Città.
XII.
Fece diverse Ordinazioni pel mantenimen to de gli acquidotti, acciò non solamente l'acqua non venisse à mancare, ma fi confervasse limpida, pura.

XIII - XIV.
Rinovellò i Bandi publicati da suoi - predecessori contra de Vagabondi; e comandò, che quei, che finito il tempo della loro condannagione, uscissero dalle Galee, dovessera fra otto giorni ap plicarsi à qualche esercizio, altrimente fossero puniti per tali.

XV.
Che la mutazione delle Case à pigione ordinata farsi al primo di Maggio fi fosse fatta a quattro del medcsimo mese, & essendo festa di precetto, si facesse 'l giorno seguente,

XVI.
Che tutte le vendite d' annue entrade, col patto di ricomprare, che fß, faceffero dall' Vniversità del Reame, ò datia Regia Corte, non si foffero fatte à maggior ragione di sette per cento, le vitalizie à dieceje she tutte quelle, che si trovassero fatte à maggior prezzo, si riducessero à queste Somme.

XVII - XVIIL.
Rimedio diverfi difordini, che s'erano introdotti nelle Cause di sospizioni d' Officiali, e ne prescriffe la forma, col modo da tenersi nell' esecuzioni contro alle Comunità del Regno per debivi fiscali.

XIX.
Chi Cerusici, li quati fervono gli Ofpedali, dovessfero dinunziare al Reggente della Vicaria i feriti, ch' in essi vengono, e la qualità delle ferite.

XX.
Che Guidatico, che si concede a' Delinquenti per fare i fervigj promessi al Regio Fisco, non impedisca il corso delle Cause dellla loro inquifizione, ma poffano, nor oftante detto Guidatico, cizarfi, farsi contumaci, e dichiararsi forgiudicati.

XXI - XXII.
Che la pena di morte naturale imposta contra coloro, che commettono qualche delitto con armi da fuoco, ancorche non seguisse l' effetto, dovesse praticarsi anche ne' delitti rifssofi; che fimili delinquenti dovessero castigarsi come publici proditori, e procedersi contra di essi alla fentenza della forgiudica, accorciando à quindici giorni il termine dell'anno, contenuto nelle Costituzioni del Regno.

XXIII.
Publicò la Prammatica, detta comunemente de' 28. Capi, nella quale fece molte Ordi nazioni pel buon governo de Tribunali.

XXIV.
Comandò, ch'i Baroni non havessero venduto gli Offici di Capitani delle loro Terre che non potessero dare l'Officio di Maestro d'Atti,unito à quello di Capitano.

XXV.
Che niuno sotto pena di morte naturale havesse portato qualunque forte d' armi fuori del Regno, senza licenza de Vicerè.

XXVI - XXVII.
Con due Prammatiche riformò molti abufi della milizia del Regno, e diede molti ordini per la buona disciplina di essa.

XXVIII.
Che tutti gli Scolari, e Studenti del Regro non fufssero ammessi ad onore, è Officio di forte alcuna, se non havessero preso il grado del Dottorato nell' Almo Collegio Napolitano.

XXIX.
Rinovò la proibizion delle fabbriche ne Borghi della Città, e Montagna di S. Martino. XXX. Che niuna persona havesse praticato, nè preso alcuna forte di mercanzia da Vafcelli, che vengono così da Levante, come da Ponente , prima di darsi lorola pratica da Deputati della Sanità.

XXXI.
Che niuno Tutore possa senza licenza di Giudice contrarre matrimonio con le persone, che stanno sotto la loro tutela.

XXXII.
Per riformare diuerfi abusi de Tribu nali publicò una degnissima Prammatica, contenente ettantatre Capi.

XXXIII.
Che tanto quelli, ch’offendessero i lor nemici sotto la parola data sub fise, et verbo regis, quanto i loro fautori, fussero puniti con pena capitale, ancorche non ne fosse seguita la morte.

XXXIV.
Chi litiganti non eleggessero per loro Avvocati parenti de' Ministri nel grado vietato dalle Regie Prammatiche.

Et diverse altre buone Ordinazioni per to bene del publico.

Introduzione
Ricapitolazione

Capitolo 1 / Via i «Bonivento» dopo il duello a Procida
Il ritorno ai Conti Lemos: Don Pedro

— L’ex Luogotenente piazza il fratello: il figlio di Castro
— La necessità per pessima gestione dei tre giovani di corte
— Via al nuovo Castello di Baia e al Palazzo degli Studi
— Il risanamento delle casse del Regno lasciate vuote

Capitolo 2. / Il Governo del Signore di Castro
L’arrivo del Conte il 12 luglio 1610

— La cronaca tratta dal Libro dei Viceré di Napoli
— Basta stare nudi in acqua: i marinai che rapiscono i bambini
— L’incendio nel quartiere di Montevergine: 800 morti
— Nasce Don Alfonso, muore la Regina Margherita
— Fuoco à Palazzo, Viceré a Pozzuoli: pensa alle nozze reali

Capitolo 3. / Monache, paggi e colpo milionario alla Zecca
Il Reggente ama il figlio del Caporale

— Suore nella Vicaria, ma il Reggente vuole De Vera
— Ma Tiberio lo tradisce e violenta Giuseppe: tutti arrestati
— Feste per i reali: i 4 ladri della Zecca sono di Torre e di Sicilia
— Arresti eccellenti: alfiere, capitano, cancelliere, giudice...
— Liberati i giudici arrestati, toccò a Monciardino e Aytone
— Sparizione della cassa coi denari: confessa il prete Carafa

Capitolo 4. / Veleno al Duca di Firenze e frode alla Viceregina
Atti carnali di Suor Giulia, monaca murata

— Il Turco in Aversa per il Duca di Firenze contro Suor Giulia
— Il fermo grazie alla Benincasa, e l’esilio a Cerreto e Nocera
— Il ritorno fra i nobili e l’inganno alla Viceregina Sandoball
— Processo alla setta della Carità carnale del 12 Luglio 1615
— Morti per S.Giovanni 1614, De Felice patricida: le grazie
Capitolo 5. / La nascita di scuole pubbliche e accademie
Sfilano i cadetti beffeggiati dalle dame

— Le visite del generale Savoia e Cardinale Aldobrandini
— Nasce l’edificio di Pubbliche Scuole: si spostano le lapidi
— Il Viceré s’aggrega all’Accademia degli Oziosi
— Studenti dei collegi sfilano colorati: cadetti beffeggiati
— Ma Napoli resta un Regno con governo militare

Capitolo 6. / I ladri torturati con l’arnese da scasso sequestrato
Viceré borghese fa arrestare gli ufficiali

— Insoliti suicidi, impiccati e per veleno, e il sisma del 1616
— 10 condanne ai Del Porto, d’Urso, Gargano, Manso...
— I ladri sfilano con l’arma, il Nocera e Pignatelli in fuga
— Magia bianca al Viceré: Carafa tradotto a Gibilterra

Capitolo 7. / Primo femminicidio al Vomero: il delitto Bilotta
Aumentano le tasse, ma Lemos se ne va

— D’Aponte al Consiglio Regio e cade la palla del Campanile
— Via il Viceré: luogotenenza del fratello che aumenta il vino
— Don Giovanbattista Bilotta uccide la suocera al Vomero
— La corte dei Castro va via, arriva il Duca d’Ossuna

Appendice Documentaria n.1
apparato fatto nella festivita’
di san giovanni battista
di Giulio Cesare Capaccio*

Appendice Documentaria n.2
i 34 articoli
delle prammatiche di lemos jr.
di Domenico Antonio Parrino*

Note bibliografiche

1. Questo l’elenco dei Vicerè Spagnoli di Napoli sotto Filippo III:
1. Don Enrico di Guzman, Conte di Olivares (1595-1599)
2. Ferdinando Ruiz de Castro, Conte di Lemos (1599-1601)
- Luogotenenza Don Francisco de Castro (1601-1603)
3. Juan Alonso Pimentel, Conte di Benavente (1603-1610)
4. Pedro Fernandez de Castro, Conte di Lemos (1610-1616)
5. Cardinale Gaspare Borgia (1620)
6. Cardinale Antonio Zapata (1622).
Segue l’elenco completo dei Vicerè sotto Re Filippo IV di Spagna:
1. Don Antonio Alvarez de Toledo, Duca d’Alba (1622-1629)
2. Fernando Afan de Rivera, Duca d’Alcalà (1629-1631)
3. Manuel de Zuniga j Fonseca, Conte di Monterrej (1631-1637)
4. Ramiro Nunez de Guzman, Duca di Medina (1637-1644)
5. Juan Alfonso Enriquez, Ammiraglio di Castiglia (1644-1646)
6. Rodrigo Ponce de Leon, Duca d’Arcos (1646-1648)
7. Don Giovanni d’Austria (1648)
8. Inigo Velez de Guevara, Conte di Ognate (1648-1653)
9. Garcia de Havellaneda j Haro, Conte di Castrillo (1653-1658)
10. Gaspar de Bracamonte j Guzman, Conte di Penaranda (1658-1664)
11. Cardinale Pasquale d’Aragona (1664-1665).
2. Biblioteca Nazionale di Madrid, MS Anonimo, Mss. 8768, Historia di Antonio Castaldo Nap[olitano] principale notare del Regno, delle cose occorse in Nap[oli] dal tempo che vi fù Viceré D.Pietro de Toledo, Mar[che]se di Villafrancha, e[t] di alcuni part[icola]ri di molti an[n]i prima insino alla ribbellione di Ferrante Sanseveríno, Principe de Salerno, et di altre occorrenze di poi seguite, S.XVII, papel, 195 x 140 mm., 1 h.+ 177 ff., enc. pergamino. Olim: X, 48. Bib: SÁNCHEZ ALONSO, II, p. 146, n. 5584.
Il manoscritto, custodito dalla Yale University Library, parte della Collections Library Yale, è collocato in: Ms. in Italian. 995 pages. Thick 4to. Contemporary limp vellum. Table of contents at the beginning. Italy (Naples?), 17th century. La versione on line è consultabile al sito: https://edu/catalog/32492480. Cfr. Ignoto, Manoscritto inedito. Estratti in copia di autore ignoto, fedeli all’originale e pubblicati per la prima volta a stampa. Stesura c.a. anno 1580. D’ora in avanti: Ignoto, Manoscritto inedito. Esso è simile alla copia letta da Gravier e firmata da Antonino Castaldo, Avvenimenti più memorabili succeduti nel Regno di Napoli sotto il Governo del Vicerè D.Pietro di Toledo, in: G.Gravier, Raccolta di tutti i più rinomati scrittori dell'istoria generale del Regno di Napoli, Napoli 1769, VI. Ma l’inedito non è stato scritto dalla stessa persona, perché il linguaggio da diurnale dell’Ignoto appare antecedente a quello del copista Castaldo di circa 50 anni, seppure manomesso e storicizzato da Gravier. Pertanto, allo stato, risulta non esatto dire che Ignoto e Castaldo siano state la stessa persona. Ragione per cui, il MSS inedito, da noi consultato in copia originale, certamente differisce per terminologia e orientamento politico (chi è filofrancese, chi filospagnolo) e pertanto si resta dell’opinione che il testo dell’Ignoto, precedente e più genuino, non possa essere stato scritto dal Castaldo, il quale, sicuramente da esso attinge fino a buona parte del III Libro.
3. Ivi.
4. Parrino, cit. Cap. seg.: DON PIETRO FERNANDEZ DI CASTRO, Conte di Lemos, Marchese di Sarria, Conte di Andrada, e di Villalva, dell' Ordine di Alcantara, Vicerè, Luogotenente, e Capitan Generale nel Regno di Napoli nell'anno 1610, pag.59.
5. Ivi. Cfr. Domenico Antonio Parrino,Teatro eroico, e politico de' governi de' vicerè del regno di Napoli, Nuova Stampa del Parrino, e del Mutii, Napoli 1692, Volume 2, parte I, pagg.25 e segg.. Cfr. Pietro Giannone, Istoria civile del regno di Napoli, Volume 10. Cfr. Isabel Enciso Alonso-Muñumer, da: https://dbe.rah.es/biografias/9379/pedro-fernandez-de-castro.
6. Ivi, da pag.56.
7. Anonimo, cit. Da pag.103 e segg.
8. Ivi.
9. Anna Battaglia, Edizioni poco note di Giovanni Giacomo Carlino presso la Biblioteca di Montevergine. Da: https://bibliotecastatale dimontevergine.cultura.gov.it/blog/edizioni-poco-note-di-giovanni-giacomo-carlino-presso-la-biblioteca-di-montevergine, Cfr. Abate Gian Giacomo Giordano, Croniche di Montevergine (1642). V. Anonimo, cit.
10. Tommaso Costo, nell’Istoria dell’origine del Sagratissimo Luogo di Montevergine (XVI secolo). Egli parla del santuario situato in un posto «tutto messo a oro con molti (…) vasi d’ariento (…) è ricco di tante e si fatte reliquie, che difficile sarebbe a trovarne un altro anco uguale in tutta Cristianità». Da: https://bibliotecadiocesana dimontevergine.it /noi-siamo-come-nani-sulle-spalle-di-giganti/ V. Anonimo, cit.
11. Parrino, cit.
12. Anonimo, cit.
13. Anonimo, cit.
14. Parrino, cit.
15. Anonimo, cit.
16. Ivi.
17. Ivi.
18. Ivi.
19. Ivi.
20. Ivi
21. Ivi.
22. Vittorio Del Tufo, da Il Mattino, ed online, https://www.ilmattino.it /rubriche/uovo_di_virgilio/la_santa_bocca di_rosa che_porto_l_amore nella_napoli del_seicento. Cfr. Anonimo, cit.
23. Anonimo, cit.; cfr. 24. Parrino, cit.
24. Vittorio Del Tufo, da Il Mattino, ed online, https://www.ilmattino.it /rubriche/uovo_di_virgilio/la_santa_bocca di_rosa che_porto_l_amore nella_napoli del_seicento. Ivi, da: Fabio Romano, La carità carnale. Cfr. Anonimo, cit.
25. Parrino, cit.
26. Anonimo, cit.
27. Parrino, cit.
28. Anonimo, cit.
29. V. Del Tufo, cit. Da: Elisa Novi Chavarria, Monache e gentildonne, un labile confine. Cfr. Parrino, cit.
30. V. Domenico Maria Marchese, Vita della serua di Dio Suor Maria Villani dell'Ordine de' Predicatori, Rizzardi, Brescia, 1693, pag.451. Cfr. Anonimo, cit.
31. Ivi.
32. Parrino, cit. Cfr. Gaetano Nobile, Un mese a Napoli: descrizione della città di Napoli e delle sue vicinanze divisa in XXX giornate, a cura di, Vol.2, Stabilimento tipografico del Cav. Gaetano Nobile, Napoli 1863. Giornata Settima, San Carlo all’Arena. Cfr. Domenico Antonio Parrino, Moderna distintissima descrizione di Napoli: citt`a nobilissima, antica, Napoli 1703.Domenico Antonio Parrino, Moderna, cit. Cfr. Guide Parrino, da: http://www.memofonte.it/home/files/pdf/guide_parrino_1.pdf.
33. Anonimo, cit. Sui quartieri v. Sabato Cuttrera, Napoli Vintage: case e chiese di San Carlo all’Arena, ABE, Napoli 2023. Cfr. Pietro Giannone, Istoria civile del regno di Napoli, Volume 10. Cfr. Enrico Bacco, Nuova, e perfettissima descrittione del regno di Napoli, diviso in dodici province, Scoriggio, Napoli 1629.
34. Parrino, cit.
35. Anonimo, cit.
36. Parrino, cit. Cfr. Isabel Enciso Alonso-Muñumer, da: https://dbe.rah.es/biografias/9379/pedro-fernandez-de-castro. Cfr Luigi Vittorio Bertarelli, Guida d’Italia del Touring Club Italiano, Itália meridionale: v. Nápoli e dintorni, II, 1973, I ed., anno V, Milano 1925
37. Parrino, cit. Cfr. Bacco, cit.
38. Anonimo, cit. Cfr. Sabato Cuttrera, Napoli Vintage: case e chiese di San Carlo all’Arena, ABE, Napoli 2023.
39. Parrino, cit. Cfr. Giuseppe Sigismondo, Descrizione della città di Napoli e suoi borghi, Tomo III, presso i fratelli Terres, Napoli 1789 (a cura di Maria Pia Lauro), Fondazione Memofonte, Studio Per l’Elaborazione Informatica delle Fonti Storico-Artistiche, Napoli- Firenze 2011. Edizione digitale disponibile all’indirizzo http://www.memofonte.it. Data di immissione on-line: aprile 2011.
Sulle lapidi v. Parrino che ne aggiunge svariate collocate in diversi luoghi del Regno: «Nella Città di Reggio sù la Porta del Matre stà scolpito il seguente Epitafio,
D. O. M.
Philippo III. Catholico, & Invictissimo Rege.
D.Petro Fernandez de Castro Comite de Lemos,
Prorege Neapolis moderante.
D. Ioanne Quiroga, & Urbis, & Pacis Prefecto.
Scipio Bolanus, loannes Baptista Monfolinus,
Et Angelus Schimizzi Sindici, Regio jussu portam.
Hanc hoftibus ab infestis sumptu publico muniere.
Anno Domini 1613.

Nel Ponte à Carbonara, posto nella strada, che da Napoli conduce à Caserta, ve n'è un' altro del seguente tenore.

Philippo III. Rege.
Don Petr. Fernandez de Castro Lemens. Com. Pror.
Pigras aquas, exuberantesque, perque agros, & Sata
Stagnantes, altius effossa humo, directoque fulco
Mille passus xxx. devexitas loci pronas agit aqua-
rum decursu. Pulsa fame, statuta faturitas, ac
prastita Neapoli perennitas, cui poft hac Annonam,
modo aquis iter fervet expeditum, Campania abbundè
sufficiet Anno 1616.

Un'altra inscrizzione si legge nel Territorio d'Aversa à Ponte à Selce.

Philippo III. Rege.
D. Petr. Fernand, de Castro Lemens. Com. Pror.
Veteres aquarum euripos tortuosos, implicitosque,
Et illuvie obstructos,
Spemque omnem messis aquis innatantibus obruentes,
Altius excavatos, ac directos connexosque cum novis
Ad quamtamlibet aquam egerendam
Frugi folertia explicuit;
Alveumque nuper cum labore effossum audaci,
In Mediterraneum victor intulit,
Ut vasta palus frugibus nitescat,
Sentiatque Parthenope copia auctorem suae. An. 1616.

Nel territorio della Città dell'Acerra, ed apputo là dove giace l'Osteria, e passo del Gaudo, sopra il Ponte delle Mofete si vede un marmo col feguente Epitafio.

Philippo III.Rege.
Noli nocere. Noli nocere.
D. Petrus Fernandez de Castro Lemens. Comes Pror.
Paludes has aquarum, Mofetam, & Gorgonem,
Fabulosa Gorgone nocentiores,
Que duplici capite bicipitis inftar hydrae
Immensis voluminibus
Universam hanc Regionem,
Alluvione, Tabe, Sterilitate vastaverant:
Herculea vi, ac falicitate,
Compendiariis emissis in mare lacunis
Exficcavit,
Camposque diu emortuos,
Vitali falubritate Celi, foli ubertate
Donavit,
Ut hic etiam rideat Campanie Falicis
Amenitas.
Anno CDDCXVI.

In Napoli nel sobborgo di Chiaja, prima di giungere al Tempio di Nostra Signora à piè della Grotta, si legge l'inscrizione seguente in una fonte ivi aperta dal Conte.

Philippo III. Rege.
Maris oram Celo, ac fitu fælicem,
Ducta aqua perenni
Amenissimam reddidit
Petrus Fernandez de Castro
Lemensium Comes Prorex,
Publica faelicitatis studiosissimus,
Curantibus AEdilibus. MDCXIIII.

Nella Contrada di Santa Lucia nel luogo, dove giacciono i forni per uso della fabbrica dei biscotti per servigio delle Galee, mente chiamato la Panatica, si vede il seguente Epitafio.

Philippo III. Rege.
Petrus Fernandez de Castro Lemens. Comes
Prorex,
Nè Classis
Ob accersendum Commeatum
In Portu hereat
Cum gerenda res est:
Nautici panis officinas hic extruxit.
Quo
Et rem bellicam expedivit,
Et magnis fumptibus, fraudibusque
Cautum est.
Anno Domini MDCXVI.

Le due Cappelle magnifiche, l'una posta nel Duomo della Città di Salerno sotto l'Altar Maggiore, nella quale divotamente si venera il corpo miracoloso dell’Apoftolo San Matteo: l'altra nel Duomo della Città di Amalfi, dove si adora il corpo di Sant’Andrea, furono cominciate sotto il governo del padre di questo Conte, e da lui terminate, e compiute, come dimostrano l'inscrizioni seguenti.

Apostolo, & Evangeliste Mattheo
Victori Idolorum, victori superstitionum,
Ossibusque ejus faluberrimum humorem manantibus,
Aram bifrontem, Statuamque aneam,
Totamq; Cryptoporticum maculoso marmore splendidam
A Regibus Hyspaniarum Phil. II. ac III.
Largitione piissima devotam
Ferdinandus Ruiz de Castro Lemens.Prorex,
Adnitente Catharina Zunica magna mentis fæmina
Pietate in Divos obsequio in Principes, amore in Coniuge
Protinus inchoat, evehitque,
Parilique Studio Ioannes Alphonsus Pimentellus Benev.
Comes Prorex
Prosequitur,
Donec D. Petrus Fernandez de Castro Lemens.Com.Pror.
Acri aggressus impetu Divum, Religionë, jussa Principum,
Orsa Parentis:
Absolvit ac Religiosissimè
D. D. An. CDDCXVI.
_______________________________

D. Andrea Apostolo.
Christi per veftigia, Crucemque Calum invecto,
Ossibusque ejus juvandi studio rorem fudantibus;
Hyspani Reges Phil. 11. & III. pietatis ejus dicatissimi
Rudem Chryptam, Aramque
Nitidam in faciem, splendoremque conformari imperant:
Captumque, & evectum opus
A FerdinadoRuiz de Castro, urgente Catharina Zunica
Lemens. Comitibus Proregibus,
Et Io: Alphonso Pimentello Benevent, Comite Prorage
Adultum,
D. Petrus Fernandez de Castro Lemens. Com. Prorex
Toto amplexus animo, Parentum, Regum, Calicolum,
Gloriam, Decus que
Perficit, ac prafens veneratus D.D. Anno CDDCXVI

Nè solamente sperimentò questo Regno il buon genio di questo Principe, mà anche quello della Contessa Donna Caterina della Cerda, e Sandoval sua moglie; alla quale essendo stati donati dal Baronaggio trentamila ducati; determinò questa religiosissima Dama di volergli spendere in usi pij, con utilità, e decoro del medesimo Regno.
Gli offerse con questa mira ai deputati della fabbrica del Tesoro delle Reliquie di S. Gennaro, ed altri protettori di Napoli; ma non volendo la Città ha ver’altri compagni in un'opera sì maestosa, fù ricusata l'offerta. Così dopo molti anni,quanti furono quelli, che si contarono fino al 1.624. trovandosi la Contessa in Madrid, ne fece dono a' PP. della Compagnia di Giesù, per la fondazion del Collegio di S. Francesco Saverio con le condizioni seguenti:
- Che tanto ella, quanto il già morto Conte suo marito, dovessero perpetuamente chiamarli fondatori di esso, e che il jus patronato del medesimo Collegio dovess’esser perpetuo de Signori della Casa, e Stato di Lemos e de' possessori di quello, con obligazione di apporvi l'Armi, e Pintegne di questa Casa:
Ch'i suffragj de'sagrificj, che si sarebbero celebrati in detta Chiesa, dovessero esser comuni all’anime de' medesimi coniugi:
Che 'l Collegio dovesse havere non folamente il titolo di S. Francesco Saverio, ma anche quello di S. Francesco Borgia Duca di Gandia Abavolo della Contessa:
Che i Padri dovessero celebrare in ogni anno gli anniversarj con messe per l'anime di tutti i morti della Casa, e Stato di Lemos, e gli anniversarj particolari per l'animedi detti Coniugi nelle giornate della lor morte:
Che dovessero i Padri andar ne Regj Castelli, Galee,e I nello Spedal di S. Giacomo della Nazione Spagnuola, per amministrarvi le confessioni,ed altri Sagramenti, e ch'in questo Collegio dovessero tener le scuole di lettere humane, Teologia morale, per publica commodità, ed in particolare per l'educazione de' figliuoli degli Spagnuoli, ch'abitano in quella contrada della Città, molto distante dal Collegio Maggiore di detti Padri. Così fù principiata la machina di quel Collegio, la quale quantunque fusie stato vietato di proseguirsi per la gelosia, che dava al Palagio reale; ad ogni modo tolto il divieto in tempo del Governo del Conte di Peñaranda, fù ridotta alla perfezione, c'oggi si vede, e vi fù posta l’inscrizione seguente.

Sancto Francisco Xaverio Orientis Apoftolo
Templum hoc
A. D. Petro Fernandez de Castra Lemensium Comite
Neap. Regni Prorege,
Et Donna Catharina de la Cerda, & Sandoval Coninge
Piè, munificeque fundatum,
D. Gasparis de Bragamonte, & Gusman
Peñar. Com. & Pror. Neap.
Singulari prudentia impedimentis feliciter explicatis
P. P. Societatis lesu ad culmen erexere
Anno falut, hum. M.D.C.LXIII.

Un'altra se ne legge su la porta del Chiostro del tenore seguente.

Excellentissimis Lemensium Comitibus
Catherine de Cerda Sandoval, & Petro Fernandez de Castro,
Ob excitatum D.D. Francisco Xaverio, & Francisco De Borgia
Templum, ob constructam, & detatam egrogiè
Societati domum, amplissimis AEdis utriusque
Fundatoribus, aternum pietatis, ac liberalitatis
Monumentum.
Anno falutis humanae M.D.CL.

S'aggiunge quella grand'opera de'mulini aperti fuori le mura della Città presso la Porta Nolana, dove da' Carmignani, e Ciminelli fù fatta condurre l'acqua dal luogo detto la Preziosa; in guisa tale, che non folamente ne godono i Cittadini una grandifsima commodità, ma la Città ne cava una rendita confiderabile, appartenendole la metà della mercede, che pagafi per la macinatura, giacche fù conceduta l'altra metà a' medesimi Carmignani, e Ciminelli, che fecero tutta la spesa.
Ne riesce solamente lodevole la magnificenza del Conte per tante belle memorie, e sontuosi edificj, mà anche per haver rinovellati i divine di fabbricare nel Monte Antiniano, detto di S. Martino, dove giace il Castello di Sant'Erasmo, Erano state proibite primieramente le fabbriche nelle falde det detto Monte fino al luogo, dove giacevano i Palagi della Duchessa di Caftrovillari, del Baron dell' Acaja, e d' Angioto Bifoli, il cui luogo è appunto quello, dove al presente giace il Palagio de' Conti Magnocavalli, ch' era in quel tempo adornato da uno spazioso Giardino, poffeduto, anche prima d'allora, ed altresì oggi da questa Nobil Famiglia, e pel danno ricevuto dal Terremoto dell'anno 1688. vien riparato, ed abbellito dal Conte Francesco Magnocavallo, rendendolo uno de' riguardevoli Palagi di questa Città. Poscia fù allargato il divieto fino alla prima strada, che giace sopra la grande, e magnifica, che chiamati di Toledo, mà perche veniva malamente offervato, fù rinovato dal Conte sotto rigorosissime pene. Anzi ad iftanza de' PP. della Certosa di San Martino, precedente relazione dell'ingegniero Fontana, c mandò, che niuno potesse cavar terra dal detto Monte, affinche non fi danneggiasse la strada, che conduce da Napoli al Monistero.
Mà la partenza del Conte, che tolse alla Città, ed al Regno, la speranza di riscuoter dalla sua mano beneficj maggiori, toglie anco à noi la materia di continuare il difcorso.
All'avviso, che il Duca d’Ossuna Vicerè di Sicilia, statogli destinato per successore, s'era già partito da quell’Isola per venirne al possesso, il Conte abbandonò il Governo, nel qual navea publicato molte Prammatiche ascendenti al numero di quarant'uno; e la sciato D. Francesco suo Fratello in sua vece fino all'arrivo di esso, si parti agli 8 di Luglio del 1616, alla volta di Spagna, per andare ad esercitare la carica di Presidente del Supremo Consiglio d'Italia.
La Famiglia di Castro, conforme scrive Frà Filippo Gandava, discende da Lain Calvo, Giudice di Castiglia, e da Donna Teresa Nuñez, Bella, figliuola di Nuño Rafura, parimente Giudice di Castiglia, eletti l'uno, e l'altro nell' anno 624. Questi Giudici erano quelli, che governavano in quel tempo lo Stato, e che furono sostituiti à gli antichi Conti di Caftiglia. Divenuta poscia Reame que. sta Prouincia, & effendone Rè D. Ferrante Primo nell' anno 1023. la Famiglia di Castro era una delle cinque, c'havevano Voce nella Castiglia, coforme affermaD. Giuseppe Pellicier Cronista Reale nell'origine della Casa Sarmiento. Poscial nell'anno 1457.fù investita del Contado di Lemos da Artigo Quarto Rè di Castiglia. D. Pietro Fernandez di Castro, del quale habbiamo parlato,fù settimo Conte di Lemos, d' Andrada,e Villalva, e quinto Marchese di Sarria,il cui accennato fratello D. Francesco, che trè volte governò questo Regno, morì poscia in Burgos nel 1637. Religiofo di S. Benedetto, icome fi diffe. Questa Casa gode non solamente la Primogenitura della Famiglia di Castro, ma anche di quella d'Ulloa, e possiede gli Stati ne' Regni di Galizia, e di Napoli, con una rendita di centomila ducati. Oggi fi rappresenta da D. Gines Fernandez di Castro, il quale stà ammogliato con una figliuola del Duca dell'Infantado, e di Pastrana.
40. Anonimo, cit.
41. Parrino, cit.
42. Anonimo, cit.
43. Parrino, cit.
44. Anonimo, cit.
41. Parrino, cit.
42. Anonimo, cit.
43. Parrino, cit., pagg.56-88.
44. Anonimo, cit.
45. Ivi.
46. Ivi.
47. Ivi.
48. Ivi.
49. Ivi. ff.202-288.

*. Domenico Antonio Parrino,Teatro eroico, e politico de' governi de' vicerè del regno di Napoli, Nuova Stampa del Parrino, e del Mutii, Napoli 1692, Volume 2.