UNA REGINA PER BUDA. La Principessa di Napoli e il Re d’Ungheria ISBN 9788872974292

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Copertina posteriore

LA SPOSA BAMBINA CHE AMAVA IL LUSSO

— Immortalata fanciulla dall’arte sacra
— La malattia della madre che si cura a Pozzuoli
— Cresciuta nella corte che valorizza la moda
— La Duchessina si prende cura delle orfanelle
— Finalmente Beatrice sposa il Re d’Ungheria
— I festeggiamenti per le vie della metropoli
5.
una corte europea in ungheria

— Mattia e Beatrice: Re e Regina
— La pace col Papa che riceve la Sindone dal Turco
— Parenti di Ferrara e Napoli invadono Buda
— Beatrice è Vedova, Andria festeggia Federico
— Muore Don Pietro, Alfonso si ritira alla Duchesca
— Ladislao di Boemia scippa il trono d’Ungheria
— Il ritorno e l’esilio a Ischia dei reali di Napoli
— L’ultimo canto delle «Regine tristi»

NOTE BIBLIOGRAFICHE

1. Alberto Berzeviczy, Gli ultimi anni di Beatrice d’Aragona, Regina d’Ungheria, trad. di Alfredo Fest., in: Corvina, anno 4, vol.7, gennaio-giugno 1924, pagg.26-44.
2. Rossana di Poce, Beatrice, storia della principessa dei libri che divenne anche regina. Da: https://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/arte_e_cultura/16_gennaio_29/beatrice-storia-principessa-libri-che-divenne-anche-regina.
3. Alberto Berzeviczy, Gli ultimi anni di Beatrice d’Aragona, Regina d’Ungheria, trad. di Alfredo Fest., in: Corvina, anno 4, vol.7, gennaio-giugno 1924, pagg.26-44.
4. Notar Giacomo, Chronica di Napoli, cit., pag.311.
5. G.M.Monti, Lettere ed omaggio in volgare di Maria d’Enghien, Homagiurum Dominorum Principisse ac Principi Tarenti. Cfr. Gio.Bernardino Tafuri, Cronache del Coniger (con note di). In: Opere di Angelo, Stefano, Bartolomeo, Bonaventura, Gio.Bernardino e Tommaso Tafuri di Nardò. Ristampat ed annotate da Michele Tafuri, Vol.II, dalla stamperia dell’Iride, Napoli 1851. Pagg.471 e segg. Per la frase pronunciata dalla Regina Maria V. www.mariad’enhien.it. Cfr: A.Cutolo, Maria d’Enghien. Congedo Editore; Carducci-Kiesewetter-Vallone, Studi sul Principato di Taranto in Età Orsiniana, Società di Storia patria per la Puglia, Editrice tipografica 2005. Cassiano-Vetere, Dal giglio all’orso. I Principi d’Angiò e Orsini del Balzo nel Salento. Mario Congedo Editore. Su Maria moglie del Duca d’Andria V. Gio.Bernardino Tafuri, Cronache del Coniger (con note di). In: Opere di Angelo, Stefano, Bartolomeo, Bonaventura, Gio.Bernardino e Tommaso Tafuri di Nardò. Ristampat ed annotate da Michele Tafuri, Vol.II, dalla stamperia dell’Iride, Napoli 1851. Pagg.471 e segg.
6. Il notaio, poeta e letterato italiano Giovanni Sabadino degli Arienti (1445-1510), che possiamo considerare un cronista, in quanto scrive pochi anni dopo la morte dei protagonisti (1483), sostiene che potrebbe essere stato lo stesso Re Giacomo ad incarcerare Giannantonio, usurpandogli il titolo di Principe di Taranto perchè aveva forse tentato di sollevarlo dal trono, “essendo restata herede del parthinopeo regno la Regina Ioanna secunda del Re Lecislao, et tolto per marito de Franza el Re Iacobo, che prima se dicea duca de Nerbona, et da lui poi facto incarcerare il pricipe de Taranto, quale parea aspirasse ocupare il Regno”. Cfr. M.Pandolfo Collenuccio, Del Compedio dell’Istoria del Regno di Napoli a cura di Tommaso Costa, Libro V, pag.309. In: Giovanni Gravier, Raccolta. Di tutti i più rinomati Scrittori dell’Istoria Generale del Regno di Napoli. Principiando dal tempo che queste Provincie hanno preso forma di regno, Tomo XVII, Giovanni Gravier, Napoli 1770. Giacomo, fatto prigioniero dalla Regina, riuscì però a fuggire e a riparare a Taranto, dove lo fece cacciare proprio da Giovanniantonio (a patto che tornasse principe), ma pare sborsando 40.000 ducati, e se ne parì, ricevendo la città i privilegi di Giovanna (1414). Cfr. Girolamo Marciano, Descrizione, origini e successi della Provincia d’Otranto, Libro I, Iride, Napoli 1855, pagg.330. Giulio Cesare morì nel 1415 o 1416 e seguì la pace fra i sovrani l’anno dopo ponendo fine alla congiura con il giuramento di fedeltà. V.M.Lucio Cardami, Diarii (con note di Tommaso Tafuri) in: Tommaso Tafuri, Diarii di L.Luio Cardami colla di oui vita, e note (composte da Tommaso Tafuri). In: Opere di Angelo, Stefano, Bartolomeo, Bonaventura, Gio.Bernardino e Tommaso Tafuri di Nardò. Ristampat ed annotate da Michele Tafuri, Vol.II, dalla stamperia dell’Iride, Napoli 1851. Pagg.540 e segg.
7. Sulla Regina Maria Cfr. M.D’Egly, Histore des rois des deux Siciles de la maison de France, Vol.XIII, Nyon, Paris 1641. Così d’Egly: – Elle fit offrir en mariage à Tristan de Clermont, favori du Roi, sa fille Catherine des Ursins, alor veuve du Duc d’Atri: ses offers furent acceptée, le mariage conclu, & Tristan de Clermont obtint pur la Reine, sa belle-mere, la permission de se retirer dans le Comté de Leccio, dont elle se remit en possession. Ce fur la seule condescendace que le Roi témoigna puor la noblesse napolitaine. Cfr. Costanzo; cfr. Summonte. M.D’Egly, Histore des rois des deux Siciles de la maison de France, Vol.XIII, Nyon, Paris 1641. Così d’Egly: – Elle fit offrir en mariage à Tristan de Clermont, favori du Roi, sa fille Catherine des Ursins, alor veuve du Duc d’Atri: ses offers furent acceptée, le mariage conclu, & Tristan de Clermont obtint pur la Reine, sa belle-mere, la permission de se retirer dans le Comté de Leccio, dont elle se remit en possession. Ce fur la seule condescendace que le Roi témoigna puor la noblesse napolitaine. Cfr. Costanzo; cfr. Summonte. Cfr. M.Lucio Cardami, Diarii (con note di Tommaso Tafuri) in: Tommaso Tafuri, Diarii di L.Luio Cardami colla di oui vita, e note (composte da Tommaso Tafuri). In: Opere di Angelo, Stefano, Bartolomeo, Bonaventura, Gio.Bernardino e Tommaso Tafuri di Nardò. Ristampat ed annotate da Michele Tafuri, Vol.II, dalla stamperia dell’Iride, Napoli 1851. Pagg.540 e segg.Cfr. M.D’Egly, Histore des rois des deux Siciles de la maison de France, Vol.XIII, Nyon, Paris 1641. Pag.64-65.
Sugli stemmi nella basilica e donativi v.Regina Poso, Saggi, in Kronos n.10, pagg.120-122. Cfr. tesi Corinna Drago, Università degli studi di Bari (prof.Franco Magistrale), sull’analisi degli atti notarili del 1400.
8. Ludovico Domenichi, Sforza Attendolo a cura di Massimo Fabi, CAP.XLI, Del castigo ch’ebbe Giulio Cesare, e della felicità di Sforza. Cfr. Domenico Crivelli, Della prima e della seconda Giovanna regine di Napoli, Padova 1832. Cap: Giovanna seconda regina di Napoli. Anni da Gesù Cristo 1382-1442. Cfr. 66. Compendio de le Historie del Regno di Napoli, composto da Pandolfo Collenuccio, Libro Quinto, Michele Tramezzino, Venezia 1543, pagg.165-169.
Il testamento di Tristano è citato da V. A.Cassiano-B.Vetere, Dal giglio all’orso: i principi D’Angiò e Orsini del Balzo nel Salento, M.Congedo editore, 2006. La relazione sul testamento di Tristano è citata da V. O.Mazzotta, Copertino in epoca moderna e contemporanea, Vol.1, Congedo editore, 1989. La citazione del trasunto è in Omont Henri, La Bibliothèque d’Angliberto del Balzo, duc de Nardo et comte d’Ugento au royaume de Naples. In: Bibliothèque de l’école des chartes. 1901, tome 62. pp. 241-250. Perciò Omont, nel 1901, nel trascrivere l’inventario del 1544 della biblioteca dei del Balzo di Nardò dei libri trafugati agli aragonesi e trasferiti da Blois a Fontanainableau, citava lo transupto del testamento del Sre de Claromonte fatto in Napoli. Item, testamentom originale domini Tristanii de Claromonte.
9. Costa dice che di ciò ne fece menzione il Coiro. Una lettura vuole Caterina prole di Gabriele (se fosse rimasto vedovo, ma è troppo giovane e già promesso sposo alla figlia di Sergianni), figlio di Maria d’Enghien, che le tornerebbe per zia. La sostanza non cambia perché l’ex trono di Taranto conquistato da Re Ladislao nella qualità di vassallo della Chiesa (Santa Romana Ecclesia), sulla carta, unitamente al trono di Napoli (dai Normanni in poi fu feudo di Roma) erano entrambi concessi in feudo e pervenuti quale al Re e quale al Principe. Perciò il papa dell’epoca, nel 1417, avrebbe pattuito di sposare la nipote Anna Colonna al Principe Giannatonio, considerandolo un vassallo diretto di Signoria.
10. Degli Arienti, op.cit. Cfr. A Bascetta, Johanna Secunda Regina di Napoli. Cfr. Di Costanzo, op.cit. In quel testo, però, la data del matrimonio viene posticipata al 1419. Cfr. Bernardino Coiro, Historia continente de l’origine da l’origine di Milano tutti li gesti.
11. Degli Arienti, op.cit.
12. Francesco Paolo Volpe, Storia di Matera, cit.
13. Cfr. cronisti vari. Restano i dubbi sulla paternità di Caterina. Infatti, dice il cronista Degli Arienti dice che “questo alhora principe de Taranto, per non essere a tanto beneficio ingrato, dette in matrimonio una sua cara nepote, figlia del suo quondam fratello et de la consorte de quello Catherina de li Ursini, principi romani. Del quale matrimonio ne nacque ne li anni de la salute mille ccccxxquatro Isabella prenominata et due altre figliuole, quale altamente maritate morirono”. Cfr. Degli Arienti, cit. In tal caso Caterina sarebbe ugualmente ereditiera del titolo di Contessa, ma non per parte di marito, quanto della nonna. Un’altra lettura vuole Caterina direttamente figlia di Maria d’Enghien. Comunque sia tutti la fanno tornare e restare legata a Lecce.
14. Di Costanzo, op.cit.
15. Di Costanzo, op. cit.
16. Girolamo Marciano, Descrizione, origini e successi della Provincia d’Otranto del Filosofo, libro I, Iride, Napoli 1855, pagg.330.
17.Isabella sarà ben lontana dall’immaginare che sarebbe morta da Regina di Napoli il 30 marzo del 1465, dopo che lo stesso genitore Tristano era morto nel 1441 come da lapide. Seguiamo Tafuri: “La moglie di Tristano di Chiaramonte fu Catarina, e non Maria figlia di Raimondo Baucio Orsino, e della Regina Maria; nè il Conte Tristano fu della famiglia Florimonte, ma Chiaramonte. Gioviano Pontano nel lib. I. de Bello Napolitano, facendo parole d’Isabella Moglie di Ferdinando d’Aragona, e figlia del menzionato Tristano, e Catarina, ebbe a lasciar scritto: Isabellae Pater fuit Tristanus Comes Cupertinensis ex Claramontia familia, quae Gallia ulteriore habita est nobilissima, Mater Catarina Joannis Antonii Tarentini, qui bellum hoc excitavit, utroque e parente soror. II medesimo scrissero Michele Riccio nel lib. iv de Regibus Siciliae; Gio. Giovine nel lib. Vii, cap. 3 de Varia Tarentinorum Fortuna,Francesco Sansovino nel lib. IV, cap. 105 della Storia della Casa Orsina, Angiolo Costanzo nel lib. xv delle Istorie del Regno di Napoli, Filiberto Campanile nel libro intitolato dell’insegne de’ Nobili; e chiaramente apparisce ancora dalla seguente sepolcrale Iscrizione, che scolpita si legge nella Collegiata Chiesa di Copertino. Tristaynus Gallus ex nobili Claramontis familia Cupertini Comes lsabellae hujus Regni Reginae Ferdinandi Regis uxoris Sanciae ducissae Andriae et Margarilae AllamuraePrincipissae Pater qui Terram hanc Cupertini primus muris munivit multaque alia pro Regno hoc praeclare gessit, et tandem mullis, et piis operibus pollens Anno Mccccxli. quievit, et hic in Domino Jacet” Angelo Tafuri, Opere di Angelo, Stefano, Bartolomeo, Bonaventura, Gio. Bernardino e Tommaso. Dal un testamento rogato il 30 settembre 1428 nel castello di Copertino, Tristano e Caterina ebbero sette figli: Sancia (+1474) duchessa diAndria, Margherita (+1454) principessa di Altamura, Antonia (+1444) moglie di Pons II signore di Clermont Lodève, Isabella (+1465) regina di Napoli, Raimondello (+1443) signore di Copertino, Maria moglie di Jacques de Langeac e Francesca (+1443).
Nella “Raccolta” edita da Gravier, a pag.156 del De bello, nell’indice, per meglio capirci è scritto: “126. Isabella Ferdinandi uxor sìngularis animi Matrona Neapolim diurnis, nocturnisque praesidiis firmat 16. fuit soror Joannis Antonii Tarentini belli in maritum auctoris”. Sempre dall’indice, Giovanni Antonio Principe è messo in ordine alfabetico di nome, dopo Isabella, e lo si chiama chiaramente Giovanni Antonio Principe di Taranto, ovvero Joannes Antinius Princeps Tarentinus, senza fare mai alcun riferimento a Isabella o che ne fosse il tutore; mentre l’altro figura a sé sotto la voce di Isabella ed è chiamato Giovanni Antonio Tarentino fratello e tutore.
18. Degli Arienti, cit. Così Degli Arienti: -Isabella, de’ Neapoletani serenissima regina, fu de tanta clarytà de sangue et de virtute, quanto de altra presso noi, in honore del nostro Gynevero, se possa cum divine laude celebrare, come narraremo. Cfr. Antonio Beccadelli, David Chyträus, De dictis et factis Alphonsi Regis Aragonum libri IV, 1585. Cfr. Francesco Colangelo, Vita di Antonio Beccadelli soprannominato il Panormita, Napoli 1885.
Venosa appartenuta a Pirro nato nel 1392, erede del padre Roberto, si ricava da un atto sotto Ladislao (Re dal 1386), per il quale patteggiava Roberto Orsini (padre del giovane Pirro), morto prima del 1394, prima del padre Nicola conte di Nola. Per questa notizia v.sito internet: www.galatina2000.it, articolo di Angela Beccarisi. Cfr. Buonauguro C., Documenti per la storia di Nola, Salerno 1997. Cfr. Cassiano A., (a cura di Vetere B.), Dal Giglio all’Orso I Principi d’Angiò e orsini del Balzo nel Salento, Galatina 2006. Così l’atto che cita Pirro già grandicello al seguito del nonno: 1394, a nativitate, settembre, 20, ind.III- a. 8° del regno di ladislao di durazzo nicola orsini conte di nola alla presenza di pirro, suo nipote, e in memoria di suo figlio roberto concede a guglielma de palo, priora di s.guglielmo del goleto dell’ordine di s.Benedetto e governatrice del collegio dell’Annunziata.
19.Gio.Bernardino Tafuri, Cronache del Coniger (con note di). In: Opere di Angelo, Stefano, Bartolomeo, Bonaventura, Gio.Bernardino e Tommaso Tafuri di Nardò. Ristampat ed annotate da Michele Tafuri, Vol.II, dalla stamperia dell’Iride, Napoli 1851. Pagg.471 e segg. Cfr. M.Lucio Cardami, Diarii (con note di Tommaso Tafuri) in: Tommaso Tafuri, Diarii di L.Luio Cardami colla di oui vita, e note (composte da Tommaso Tafuri). In: Opere di Angelo, Stefano, Bartolomeo, Bonaventura, Gio.Bernardino e Tommaso Tafuri di Nardò. Ristampat ed annotate da Michele Tafuri, Vol.II, dalla stamperia dell’Iride, Napoli 1851. Pagg.540 e segg. Cfr. Girolamo Marciano,Domenico Tommaso Albanese, Descrizione, origini e successi della provincia d’Otranto, Iride, Napoli 1855. Cfr. internet: http://culturasalentina.wordpress.com
20. M.Lucio Cardami, Diarii (con note di Tommaso Tafuri) in: Tommaso Tafuri, Diarii di L.Luio Cardami colla di oui vita, e note (composte da Tommaso Tafuri). In: Opere di Angelo, Stefano, Bartolomeo, Bonaventura, Gio.Bernardino e Tommaso Tafuri di Nardò. Ristampat ed annotate da Michele Tafuri, Vol.II, dalla stamperia dell’Iride, Napoli 1851. Pagg.540 e segg. Cfr. Domenico Crivelli, Della prima e della seconda Giovanna regine di Napoli, cit. Ivi. Cfr. Domenico Spanò Bolani, Storia di Reggio Calabria, Volume I, Stamperie e Cartiere del Fibreno, Firenze 1796, pag.222-223. Intanto, in quel 1433, Margherita, figlia del Duca Amedeo di Savoja e sorella della Duchessa di Milano, si partì da Nizza per sposarlo, giungendo a Sorrento maltrattata da fiera tempesta, dove fu visitata e presentata dalla Duchessa di Sessa che intese trattenerla. Cfr. Alesio de Sariis, dell’Istoria del Regno di Napoli, Tomo II, Presso Vincenzo Orsino, Napoli 1791, pag.305. Domenico Crivelli, Della prima e della seconda Giovanna regine di Napoli, Padova 1832. Cap: Giovanna seconda regina di Napoli. Così, mentre Re Luigi, preso possesso di Cosenza, nella Provincia del Ducato di Calabria, su suggerimento sempre della Duchessa Covella, timorosa di sapere l’avversario a Napoli, decise di non spostarsi o venne da lei stessa intrattenuto. E quando giunse l’ora di sposare Margherita che lo attendeva a Sorrento, pronta per essere salutata a Napoli dalla Regina, che voleva veder celebrare quelle nozze nella capitale, Covella si oppose, per non essere offuscata dallo splendore della savoiarda. — Cotali festeggiamenti farebbero sdegnosi i moltissimi parteggiatori di Re Alfonso, e certo ne conseguiterebbero turbolenze e disastri; ed a voi deve piacere di condurre i rimanenti giorni vostri in pace, e di morire, senza rammarichi e senza pericoli, Regina.Cfr. Domenico Crivelli, Della prima e della seconda Giovanna regine di Napoli, cit. Ivi. Al che la Regina lasciò solo i complimenti alla prossima sposa, indirizzandola a sposarsi direttamente a Cosenza, dove si fece ugualmente gran festa in quel 1433. Su Agisio Orsino di Nola possessore del feudo di Mugnano di Montevergine essendo Cancelliere del Consiglio Collaterale del Regno v.Riccio. Sul Cardinale Ugone Lusignano v.Mastrullo.
Il Regno era tornato nelle mani di un francese, Luigi III, fattosi prima Duca Calabria e poi Re della Sicilia Ultra (grazie a Pippo elevato a vicerè), visto che si intitolò tale anche negli atti verginiani, a partire dal 1417, e tale restava in un documento di Maddaloni del 1423. Nonostante ciò, in seguito, un Orsini di Nola pro Angioni e Regina, combattè dura lotta contro l’abate di Montevergine Palamedes di Napoli pro Aragonesi per il possesso dei feudi di confine, al punto che, in nome delle Regina, fu imprigionato (1425) da Marino della Leonessa nel Castello di San Martino, mentre Agisio Orsino già manteneva le Terre fino a Mugnano essendo Cancelliere del Consiglio Collaterale del Regno. Ma, scomunicato anch’egli dal papa per l’usurpazione, dovette, nel 1429, cedere all’abate sia Mugnano che gli altri feudi della Valle. Perciò Mugnano si divise in due: con una parte ceduta a Montevergine per un anno (1429-1430) e si ritrovò a mutare nome in Casale Mugnano di Montevergine, quando i verginiani si insediarono nel Palazzo del Procaccio, adeguandosi al partito regio degli Angioni. L’altra parte di Mugnano si ritrovò sempre Angioina ma trasportata dall’ex abate Palamedes, uscito dalla prigione regia nel 1430 nel pieno delle sue facoltà badiali, avendola ceduta segretamente a San Pietro ad Aram di Napoli già dato come beneficio privato, cioè come feudo in Commenda, al cognato della Regina Giovanna II, il Cardinale Ugone Lusignano scambiandola, per investitura della Regina e riconoscimento di Papa Martino V, con Montevergine che diveniva Commenda anch’essa nelle mani del Commendatario angioino parente della potentissima Regina.
I mutamenti compaiono nelle pergamente verginiane, con la nomina di Alfonso d’Aragona a Re di Sicilia nel 1434 (citandosi su Capua al secondo anno di regno nel 1436, sebbene zone del Salernitano come Mercato San Severino fossero già di Re Renato d’Angiò sicuramente l’8 luglio del 1435, così come Acerra, dal 1437, e la roccaforte Boiano dal 1441).
21. Sull’assedio di Lecce di Luigi V. Gio.Bernardino Tafuri, Cronache del Coniger (con note di). In: Opere di Angelo, Stefano, Bartolomeo, Bonaventura, Gio.Bernardino e Tommaso Tafuri di Nardò. Ristampat ed annotate da Michele Tafuri, Vol.II, dalla stamperia dell’Iride, Napoli 1851. Pagg.471 e segg.
Come nei diplomi riferiti a Guglielmo Stendardo, militi Regni Sicilie Marescallo dilecto consiliario familiari et fideli suo. Camillo Minieri-Riccio, Cenni storici intorno i grandi uffizii del regno di Sicilia, 1872. Idem come era accaduto in un diploma di Carlo di Cabaria, del 1327, riferito a Domino Philippo di Sangineto nostro in partibus Tuscie Marescallo dilecto consiliario. V. Regesti Angioni, n.266, f.98. Anche Raimondo del Balzo [Orsini] era Maresciallo del Regno di Napoli, oltre a Gran Camerlengo della Regina Giovanna II, avendo combattuto gli Ungari quale capitano generale di Re Luigi. V. 11. Corrado Argegni, Condottieri, capitani, tribuni, 1936. — Dicta declaratione continetur, nosque medietate dictorum feudorum nos contingente per nos alienanda et veneranda ad certam conventionem devenimus cum viro magnifico Pippo Caracciolo de Neapoli milite regni nostri Sicilie marescallo consiliario et fideli nostro dilecto pro certo pretio inter nos et ipsum convento et de reliqua feudorum ipsorum medietate investiri debere vir nobilis Guarisius Maczei domini Nicolai de Montefuscolo fidelis nostri dilectus dicti quondam Angelilli nepos subscriptus ex dicto quondam Maczeo et predicta Marutia sorore carnali quondam Angelilli predicti ad que dicta reliquia eorumdem feudorum medietas. Cfr. Domenico Crivelli, Della prima e della seconda Giovanna regine di Napoli, cit. Ivi.
22. Lodovico Antonio Muratori, Annali d’Italia, Tomo IX, Parte I, presso gli Eredi Barbiellini Mercanti di Libri e Stampatori a Pasquino, Roma 1753, pagg.210-211. Cfr. Domenico Spanò Bolani, Storia di Reggio Calabria, Volume I, Stamperie e Cartiere del Fibreno, Firenze 1796, pag.222-223. Riuscì anche ad assegnare qualche Terra, così come confermato dall’unico atto rinvenuto relativo all’assegnazione del territorio di Grimaldo, dichiarandosi figlio unico della Regina Giovanna seconda e quindi erede e successore del suo Regno di Sicilia, nonchè Duce di Calabria. — Ludovicus tertius Serenissime Principisse, et illistrissime domine, domine Iohanne Secunda Dei gratia Hungarie, Hierusalem, Sicilie Regine filius unicus, suus que in prefeto Regno Sicilie heres et successor, Calabrie, et Antegavie dux, Comitatumque Provincie, et Fortalquerij, Cenomanie, ac Pedemontis Comes. Cfr. Regesti Angioni.
23. Lodovico Antonio Muratori, Annali d’Italia, Tomo IX, Parte I, presso gli Eredi Barbiellini Mercanti di Libri e Stampatori a Pasquino, Roma 1753, pagg.210-211. Giovanna confermò tutti i privilegi ai cittadini di Reggio, ordinando che qualora Alfonso avesse mosso guerra al Ducato di Calabria, fossero rimasti ulteriormente esenti. Cfr. Domenico Spanò Bolani, Storia di Reggio Calabria, Volume I, Stamperie e Cartiere del Fibreno, Firenze 1796, pag.222-226. Sulle conquiste aragonesi favorite dai verginiani v. pergamente di Montevergine, in Placido Tropenao, Codice Diplomatico Verginiano, Montevergine 2000.
24. Da: Il Corriede del Mezzogiorno. In: www.frisella.it/index.php?option=com_content&task =view&id=1191&Itemid=49.
25. Girolamo Marciano,Domenico Tommaso Albanese, Descrizione, origini e successi della provincia d’Otranto, Iride, Napoli 1855. Cfr. Duca di Monteleone; Corio; Costo nel V del Compendio.
26. Da “De bello neapolitano, liber primus” in: Giovanni Gravier, Raccolta Di tutti i più rinomati Scrittori Dell’Istoria Generale, Volume 5. Lipii, cioè Lippio, nella forma arcaica. Si vedano documenti normanni: “ecclesiam Sancti Andree in Mari in territorio Lippii cum terris”, oppure “de Lippio”. Poi nella forma:”Ego Emma licet indigna ecclesie Sancti lohannis Licii”. V.Angela Frascadore, Provincia di Lecce – Mediateca – Progetto ediesse (Emeroteca Digitale Salentina) a cura di Imago, Lecce. Cfr. sito internet: www.culuraservizi.it
27. Tafuri, op.cit. Così la Cronologia in Tafuri: “Anno 1441, indictione quarta. A dì 3 januarii morto ad Copertino lo Segnore Tristano de Claramonte, et foi chianto de omne uno pe le soe bone qualitati. / Ad Re de Raona dero obbediencia paricchi lochi; et casa Caldora lassao lo partito de Re Renato, et volio essere de Re de Raona”.
28. M.Lucio Cardami, Diarii (con note di Tommaso Tafuri) in: Tommaso Tafuri, Diarii di L.Luio Cardami colla di oui vita, e note (composte da Tommaso Tafuri). In: Opere di Angelo, Stefano, Bartolomeo, Bonaventura, Gio.Bernardino e Tommaso Tafuri di Nardò. Ristampat ed annotate da Michele Tafuri, Vol.II, dalla stamperia dell’Iride, Napoli 1851. Pagg.540 e segg. Cfr. Gio.Bernardino Tafuri, Cronache del Coniger (con note di). In: Opere di Angelo, Stefano, Bartolomeo, Bonaventura, Gio.Bernardino e Tommaso Tafuri di Nardò. Ristampa ed annotate da Michele Tafuri, Vol.II, dalla stamperia dell’Iride, Napoli 1851. Pagg.471 e segg.
29. M.Lucio Cardami, Diarii (con note di Tommaso Tafuri) in: Tommaso Tafuri, Diarii di L.Luio Cardami colla di oui vita, e note (composte da Tommaso Tafuri). In: Opere di Angelo, Stefano, Bartolomeo, Bonaventura, Gio.Bernardino e Tommaso Tafuri di Nardò. Ristampat ed annotate da Michele Tafuri, Vol.II, dalla stamperia dell’Iride, Napoli 1851. Pagg.540 e segg.
30. V.Duca di Monteleone, op.cit.
31. Degli Arienti, op.cit.
32. Degli Arienti, op.cit.
33. Degli Arienti, op.cit.
34. Da www.conteanolana.it
35. Tafuri, op.cit. Così la Cronologia in Tafuri: “Anno 1443. A dì 26 Febbrarii ad ore 16 entrao in triunfo Re de Raona ad Napoli sopra Carro, et sotto Pallio, et lo seguitaro omne Segnore, et Barone de lo Reame. / A dì 3 Marzo Re de Raona declarao Duca de Calabria lo so Fillio Ferdinando, et vulio, che omne Barone le desse obbediencia…”
36. Degli Arienti, op.cit. Così Degli Arienti: – Per la qual cosa Ixabella regina exitte virilmente cum florente exercito contro il suo inimico Alphonso non altrimenti facesse Tamiris regina de li Sitii possedetrice del regno loro quando cum feroce exercito li venne Cyrro per torli el regno, più presto perhò per gloria, che per accrescimento de imperio. Così duncha guerezando la regina Ixabella come fusse stata usa e perita ne l’arme et in molti lochi prosperando, in fine, come fortuna volse, che a belli principii voluntier contrasta, il re Alfonso prese la Puglia cum Basilicata.
37. Degli Arienti, op.cit.
38. Bartolomeo Fazio, olim Bartholom Facii, De rebus gestis ab Alphonso Primo, Neapolitanorum rege, op.cit.
39. Ivi.
40. Ivi.
41.Gio.Bernardino Tafuri, Cronache del Coniger (con note di). In: Opere di Angelo, Stefano, Bartolomeo, Bonaventura, Gio.Bernardino e Tommaso Tafuri di Nardò. Ristampat ed annotate da Michele Tafuri, Vol.II, dalla stamperia dell’Iride, Napoli 1851. Pagg.471 e segg.
42.M.Lucio Cardami, Diarii (con note di Tommaso Tafuri) in: Tommaso Tafuri, Diarii di L.Luio Cardami colla di oui vita, e note (composte da Tommaso Tafuri). In: Opere di Angelo, Stefano, Bartolomeo, Bonaventura, Gio.Bernardino e Tommaso Tafuri di Nardò. Ristampat ed annotate da Michele Tafuri, Vol.II, dalla stamperia dell’Iride, Napoli 1851. Pagg.540 e segg.
43. Bartolomeo Fazio, Bartholom: Facii De rebus gestis ab Alphonso Primo, Neapolitanorum rege.
44. M.Grisolia, I doveri del principe di Gio(vanni) Gioviano Pontano (traduzione di). Con sue annotazioni storiche, critiche, morali e politiche, Michele Morelli, Napoli 1784.
45. M.Grisolia, I doveri del principe di Gio(vanni) Gioviano Pontano (traduzione di). Con sue annotazioni storiche, critiche, morali e politiche, Michele Morelli, Napoli 1784. Cfr. Mariana, li.22, cap.19. In: Opere di Angelo, Stefano, Bartolomeo, Bonaventura, Gio.Bernardino e Tommaso Tafuri di Nardò. Ristampat ed annotate da Michele Tafuri, Vol.II, dalla stamperia dell’Iride, Napoli 1851.
46.Nicola Vivenzio, Delle antiche Provincie di Napoli, Volume 2, Stamperia Simoniana, Napoli 1811.
47.Nicola Vivenzio, Delle antiche Provincie di Napoli, Volume 2, Stamperia Simoniana, Napoli 1811i Cfr. Annali di Rainaldo; Cfr. Annali di Bonincontro.
48. Gio.Bernardino Tafuri, Cronache del Coniger (con note di). In: Opere di Angelo, Stefano, Bartolomeo, Bonaventura, Gio.Bernardino e Tommaso Tafuri di Nardò. Ristampat ed annotate da Michele Tafuri, Vol.II, dalla stamperia dell’Iride, Napoli 1851. Pagg.471 e segg.
49. Così la lapide: – Joannes Antonius de Baucio de Vrsinis Tarenti princeps, Dux Borii, Lycii Comes, Regni Siciliae Magnus Conestabulus, eie. Hanc contimi fecit Ecclesiam sub vocabuìo, et nomine B. Antonii, anni» Christi MCCCXLVllI.
50. P. Andrea della Monica, Istoria di Brindesi, vol.IV, cap. 8 cita l’iscrizione sita nella Chiesa dei PP. Osservanti Riformati di San Francesco della Città di Taranto. Da cui il Tafuri, cit: “prima di questo tempo il Principe Gio. Antonio intitolavasi Conte di Lecce, onde, o prima del 1446 cessò di vivere la Regina Maria, o che non per la morte di questa succeduto fosse il Principe Gio. Antonio alla menzionata Contea di Lecce”: Joannes Antonius de Baucio de Ursinis Tarenti Princeps, Dux Barii, Litii Comes, Regni Siciliae Magnus Comestabilis hanc construi fecit Ecclesiam sub vocabulo a nomine Beati Antonii Anno Chrisli 1444.
51. Ivi.
52.Sui racconti dell’ingresso di Alfonso per l’acquedotto, del carro, della sfida del principe v. Fra Luigi Contarino, L’Antiquità di Napoli, Napoli 1575, pag.82; in: Giovanni Villani, Luigi Contarini, Benedetto di Falco, Raccolta di vari libri, overo opuscoli d’historie del Regno di Napoli,Castaldo, Napoli 1680, pag.141. Per la storia dei cronisti v. M.Lucio Cardami, Diarii (con note di Tommaso Tafuri) in: Tommaso Tafuri, Diarii di L.Luio Cardami colla di oui vita, e note (composte da Tommaso Tafuri). In: Opere di Angelo, Stefano, Bartolomeo, Bonaventura, Gio.Bernardino e Tommaso Tafuri di Nardò. Ristampat ed annotate da Michele Tafuri, Vol.II, dalla stamperia dell’Iride, Napoli 1851. Pagg.540 e segg. Cfr. Nicola Vivenzio, Delle antiche Provincie di Napoli, Volume 2, Stamperia Simoniana, Napoli 1811. Cfr. Fernando Guida, da internet: http://culturasalentina.wordpress.com. Isabella di Clermont, regina di Napoli, I e II parte, 25 marzo 2010, testo di Fernando Guida. Sulle nozze v.Regina Poso, Saggi, in Kronos n.10, pagg.120-122. Cfr. Rogeri De Pacienza, Opere, a cura di M.Marti, Lecce 1977, Lib.I poema in 8 libri e 8112 versi Lo Balzino, vv.385-393, Lib.II in 612 versi Il Triunfo. Cfr. L.Schiappoli, Isabella di Chiaromonte regina di Napoli, in miscellanea storica salentina G.Cingolani, n.4, marzo 1995, pagg.69-85. Per note su Rogeri v.Giovanni B Bronzini, Rassegna bibliografica, pag.379 e segg., Archivio storico pugliese, 1978. Queste nozze fra Isabella del Balzo con Federico, l’altro figlio di Alfonso, furono celebrate ad Andria il 28 novembre del 1487, quando la principessa giunse nella cattedrale in pompa magna. Sono versi sicuramente scritti più tardi, nel 1498 ad opera di Rogeri, il quale tratteggia la figura della nuova sovrana investita del Regno di Sicilia e Gerusalemme che quindi non fu questa Isabella del Balzo degli Orsini, ma la futura cognata Isabella del Balzo, orfana di Pierre principe di Altamura e duca d’Andria. Così Rogeri: – Stava Isabella assai contenta e lieta / chiamata era Duchessa de lo Monte; / de panni, broccati, velluti e seta / non era principessa li stesse a fronte; / li varii ornamenti non avea meta, / catene, gran collane, gioie in fronte, / ch’invero una regina più pomposa / non saria ossuta andar in omne cosa. Sullo sbarco di Ferrante v. Bartolomeo Fazio, olim Bartholom Facii, De rebus gestis ab Alphonso Primo, Neapolitanorum rege, op.cit. Sul figlio di Caldora avuto come amico appena giunto dalla Catalogna al fianco del padre Alfonso v. Di Costanzo, op.cit. Così di Costanzo: Ai tempi in cui Re Renato perse Raimondo Caldora e il Ducato di bari e passò con Re Alfonso, questi deciso di dargli per sicurezza e pegno di amicizia il figlio primogenito per paggio, bello e disponibile, “il quale era di così gran bellezza e disposizione, che il Re lo diede per compagno a Don Ferrante suo figlio bastardo, ch’era venuto pochi dì innanzi da Catalogna, e lo facea servire a modo di figlio di gran Principe scrive Bartolommeo Facio che stava in quei giorni appresso a Re Alfonso. Cfr. Bartolomeo Fazio, Bartholom: Facii De rebus gestis ab Alphonso Primo, Neapolitanorum rege. Sulle qualità di Ferrante v. M.Grisolia, I doveri del principe di Gio(vanni) Gioviano Pontano (traduzione di). Con sue annotazioni storiche, critiche, morali e politiche, Michele Morelli, Napoli 1784. Sui maestri di corte v. M.Grisolia, I doveri del principe di Gio(vanni) Gioviano Pontano (traduzione di). Con sue annotazioni storiche, critiche, morali e politiche, Michele Morelli, Napoli 1784. Cfr. Mariana, li.22, cap.19. In: Opere di Angelo, Stefano, Bartolomeo, Bonaventura, Gio.Bernardino e Tommaso Tafuri di Nardò. Ristampat ed annotate da Michele Tafuri, Vol.II, dalla stamperia dell’Iride, Napoli 1851.
53. La cronologia nel Diario riportato da Tafuri: Anno 1444, indictione septima. A dì 3 ianurio morto Ramondello Claramonto filio di Tristano Claramonto Conte de Copertino. Cfr. Ludovici di Raimo, Annales Ludovici de Raimo, RIS XXIII, col. 231. Cfr. Nicola Vivenzio, Delle antiche Provincie di Napoli, Volume 2, Stamperia Simoniana, Napoli 1811. Un barone poteva infatti anche cedere solo la riscossione, per intero o in porzioni, del Burgensativo, della Cappellania e di altri diritti o jus (sui quali deteneva l’esazione) a dei privati, all’Università, ma ciò accadde per secoli. Cfr. A.Bascetta, Il Tesoro del Marchese Amoretti di Capriglia, Abedizioni, Avellino 1996. Sugli atti: Archivio storico per le province napoletane, Nuova Serie, 1938. Sulle vicende dei feudi verginiani: A.Bascetta. Mugnano del 1742, Catasti onciari di Terra di Lavoro, Abedizioni, Avellino 2006. Cfr. A.Bascetta, Joanna secunda, Giovanna II d’Angiò Regina di Napoli, Abe, Avellino 2010. Cfr. V. Pontano, cit. Cfr. sito internet: http://culturasalentina.wordpress.com. Isabella di Clermont, regina di Napoli, I e II parte, 25 marzo 2010, testo di Fernando Guida. Cfr. Giovanni Sabadino degli Arienti, Gynevra de le clare donne, a cura di C.Ricci e A.Bacchi della Lega, Romagnoli-Dell’acqua, Bologna 1887, opera composta da 33 biografie di donne famose scritta alla corte di Ginevra Sforza che vide la luce nel 1483. Dice Arienti che quando Alfonso venne nel regno chiamato in soccorso dai grandi (i magnati della magnifica Corte istituita da Ladislao) ovvero li primati de Neapoli per succedere nel regno, come adoptivo figliuolo, diventato Re solo dopo molte guerre, non havendo altro unico herede che Ferdinando, suo figliuolo, dubitò, come savio re, che doppo la morte sua non intervenisse qualche defectione nel stato, per essere il figliuolo Ferdinando, alhora duca de Calabria, di etate anni xvi. Quindi Ferrante aveva 16 anni quando impalmò Isabella, che era de anni xxii, già erede designata al titolo di principessa, in quanto cara nepote (come propria figliuola) del principe de Taranto, et figliuola già del predecto illustre cavaliero Tristano.
54. Dal sito internet: http://culturasalentina.wordpress.com.  Fernando Guida, Isabella di Clermont, regina di Napoli, I e II parte, 25 marzo 2010, testo di Fernando Guida.
55. Dal sito internet: www.ilportaledelsud.org. Cfr. Tafuri così continua: “Ivi ad istanza del Re tradusse dall’Ebraico in Latino il Salterio, dal Greco l’Isagoge di Porfirio, il libro delle Categorie di Aristotele, i dieci libri dell’ainicomaco, i sette ad Eudemeo, ed i due intolati Magnorum Moraliunij che si credono tutti composti dal medesimo Aristotele, ed il testamento nuovo”. Oltre ad alcuni trattati da lui composti, come quello de Terremota libri trei, De recta inlerprelalione lib. V, Vita Senecae, De Pace servanda. Ottenne 900 scudi d’oro annui, “per quel che ne scrive il Naldi; ed il Gaddi nella pag.159 degli Elogj trascrive la carta del Privilegio spedito in Napoli a’5 Ottobre del 1455, il quale fu confermato dal Re Ferdinando suo figliuolo nel 1458″. Cfr. Benedetto Gareth detto Il Chariteo, Cantico V, la Pasqua. Il poeta originario di Barcellona, giunse a Napoli nel 1467 e vi morì nel 1514.
56. Dal sito internet: http://culturasalentina.wordpress.com. Isabella di Clermont, regina di Napoli, I e II parte, 25 marzo 2010, testo di Fernando Guida.
57. Il 13 settembre 1446 passò a miglior vita l’ex Regina Maria d’Enghien, madre del Principe di Taranto, e tutti si diressero a Lecce dove furono fatti i funerali in molti luoghi. Cfr. M.Lucio Cardami, Diarii (con note di Tommaso Tafuri) in: Tommaso Tafuri, Diarii di L.Luio Cardami colla di oui vita, e note (composte da Tommaso Tafuri). In: Opere di Angelo, Stefano, Bartolomeo, Bonaventura, Gio.Bernardino e Tommaso Tafuri di Nardò. Ristampat ed annotate da Michele Tafuri, Vol.II, dalla stamperia dell’Iride, Napoli 1851. Pagg.540 e segg. Coì: “A dì 13 Septembre moìo in Lezze Maria de Engenio fo Molliera de Re Lauslao, et Madre dello Segnore Prencipe Iuhanni Antonio Prencipe de Tareno, et pe omne loco fora facte l’Exequie”.
58. Coniger dice che ciò accadde il 9 maggio 1446, quando le “furon fatte honorate exequie cum cultra di imbroccato sopra carmosino al chiauuto, et pallio d’oro sopra seti celestro, et suo corpo stà ad Santa “+” (segno di croce). Gio.Bernardino Tafuri, Cronache del Coniger (con note di). In: Opere di Angelo, Stefano, Bartolomeo, Bonaventura, Gio.Bernardino e Tommaso Tafuri di Nardò. Ristampat ed annotate da Michele Tafuri, Vol.II, dalla stamperia dell’Iride, Napoli 1851. Pagg.471 e segg.
59. Degli Arienti, op.cit. Le date di nascita sono state tratte dal confronto coi cronisti. Berzeviczy ricorda come Beatrice d’Aragona, regina d’Ungheria per avere sposato Mattia Corvino, durante tutta la vita conservò pietosa memoria della madre troppo presto scomparsa facendo celebrare settimanalmente messe in suffragio). Da internet: http://culturasalentina.wordpress.com. Isabella di Clermont, regina di Napoli, I e II parte, 25 marzo 2010, testo di Fernando Guida.
60. Il 22 Giugno 1450 fu soave per la nascita di Dianora. .M.Lucio Cardami, Diarii (con note di Tommaso Tafuri) in: Tommaso Tafuri, Diarii di L.Luio Cardami colla di oui vita, e note (composte da Tommaso Tafuri). In: Opere di Angelo, Stefano, Bartolomeo, Bonaventura, Gio.Bernardino e Tommaso Tafuri di Nardò. Ristampat ed annotate da Michele Tafuri, Vol.II, dalla stamperia dell’Iride, Napoli 1851. Pagg.540 e segg. Così: A dì 22 Iunio filliao ad Napoli…E ancora: 1448/ A d’ 4 Novembre die lunae filliao in Napolo la Segnora de Claramonti Molliera de lo Duca de Calabria et facio no bello… Cfr. L. Volpicella, Regis Ferdinandi primi instructionuni liber, a cura di L. Volpicella, Napoli 1916; Diario ferrarese dall’anno 1409 sino al 1502 di autori incerti, in Rer. Ital. Script., 2 ed., XXIV, 7, vol. I, a cura di G. Pardi.
61. Pietro Messina, Eleonora d’Aragona, duchessa di Ferrara, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 42, Istituto dell’Enciclopedia Italiana, 1993.
62.M.Lucio Cardami, Diarii (con note di Tommaso Tafuri) in: Tommaso Tafuri, Diarii di L.Luio Cardami colla di oui vita, e note (composte da Tommaso Tafuri). In: Opere di Angelo, Stefano, Bartolomeo, Bonaventura, Gio.Bernardino e Tommaso Tafuri di Nardò. Ristampat ed annotate da Michele Tafuri, Vol.II, dalla stamperia dell’Iride, Napoli 1851. Pagg.540 e segg.
63. Francesco Senatore, Cerimonie regie e cerimonie civiche a Capua (secoli xv-xvi), cit., nota: “Lettera a Ferrante del 20.VIII.1452, ACA, Cancelleria, Registros, 2798, ff. 33v-34r). PASSERO, Historie, pp. 92, 94-95 testimonia i festeggiamenti a Napoli alla notizia dei successi in Calabria dell’esercito aragonese e spagnolo (il 1.III e 7.IV.1496)”.
64.M.Lucio Cardami, Diarii (con note di Tommaso Tafuri) in: Tommaso Tafuri, Diarii di L.Luio Cardami colla di oui vita, e note (composte da Tommaso Tafuri). In: Opere di Angelo, Stefano, Bartolomeo, Bonaventura, Gio.Bernardino e Tommaso Tafuri di Nardò. Ristampat ed annotate da Michele Tafuri, Vol.II, dalla stamperia dell’Iride, Napoli 1851. Pagg.540 e segg. Così: “1451. A dì 15 Marzo fo incoronato ad Roma in la Ecclesia de Sancto Pietro lo Imperatore Federico, et so Moghiera Dianora. / A dì 1 Aprile venìo ad Napoli la Imperadrice Dianora Nipote de lo re Alfonso cum grande sollennitate, et regalati di pietre prizziose, imboreati d’oro, et panni di razza, che foro co gusto receputi. /A dì 19 dicto filliao la Segnora Duchessa Isabella, et feci no filliolo mascolo, che lo vattisciao lo Imperadore, et li volio ponere lo so nome. / A dì 23 dito se partio pe Roma lo Imperadore, et so Mohùghera Dianora vulìo andare ad Pullia ad Sancto Michele pe visitarlo, et po se barcao da Manfredonia pe Vinecia. / In lo Mesi de Iunio Re Alfonso mandao lo Segnore Duca de Calabria collo Exercito contro de Florentini, et le pilliao multi lochi”.
65. FRANCESCO SENATORE, Cerimonie regie e cerimonie civiche a Capua (secoli xv-xvi). V. nota: “A titolo di esempio: in occasione dell’adesione di Alfonso il Magnanimo alla pace di Lodi e alla lega italica (gennaio 1455)”. Da una lettera di A.Maletta e B. Visconti a F. Sforza, Dispacci sforzeschi, vol. I, p. 204, v. p. 199.
66. Dal Diario di M.Lucio Cardami non note di Tommaso Tafuri. 15 dicembre. Cfr. Gio.Bernardino Tafuri, Cronache del Coniger (con note di). In: Opere di Angelo, Stefano, Bartolomeo, Bonaventura, Gio.Bernardino e Tommaso Tafuri di Nardò. Ristampat ed annotate da Michele Tafuri, Vol.II, dalla stamperia dell’Iride, Napoli 1851. Pagg.471 e segg.
67. Lettera di Maletta, ivi, p.279. E’ riferito al matrimonio Aragona-Sforza (ottobre 1455). In: .FRANCESCO SENATORE, Cerimonie regie e cerimonie civiche a Capua (secoli xv-xvi). V. nota.
68. M.Lucio Cardami, Diarii (con note di Tommaso Tafuri) in: Tommaso Tafuri, Diarii di L.Luio Cardami colla di oui vita, e note (composte da Tommaso Tafuri). In: Opere di Angelo, Stefano, Bartolomeo, Bonaventura, Gio.Bernardino e Tommaso Tafuri di Nardò. Ristampat ed annotate da Michele Tafuri, Vol.II, dalla stamperia dell’Iride, Napoli 1851. Pagg.540 e segg. V. giorno 15 dicembre…
69. Raffaele Colapietra, in: Il ‘400 in Abruzzo e in Molise, Vol. VI, Storia del Mezzogiorno, pagg. 55-56.
70. Muratori, Annali d’Italia,voll.31,pp.514-15, Venezia 1790. Nel tomo XXI (anni 1421-1480) così riporta: “Nel dì 5 di dicembre (1456), e in altri susseguenti giorni un sì terribil tremuoto scosse la terra nel Regno di Napoli, che fu creduto di non essersi da più secoli indietro provato un somigliante eccidio in quelle contrade…Le persone morte sotto le rovine chi le fece ascendere sino a centomila, con esserne perite nella sola città di Napoli, per attestato d’alcuni, venti, o trentamila”.
71. Antinori, Annali degli Abruzzi, nel XV volume. V. anno 1456.
72.Gio.Bernardino Tafuri, Cronache del Coniger (con note di). In: Opere di Angelo, Stefano, Bartolomeo, Bonaventura, Gio.Bernardino e Tommaso Tafuri di Nardò. Ristampat ed annotate da Michele Tafuri, Vol.II, dalla stamperia dell’Iride, Napoli 1851. Pagg.471 e segg.
73. Balla Enrico, Pereto, storia, tradizioni, ambiente, statuti, Roma 1986, pag. 98-99. In: http://www.pereto.info/terremoto _5dicembre1456.htm. Cfr.De Blasiis G. 1885Il terremoto del 1456Archivio storico prov. napoletano, anno X , Napoli. Cfr. GNGTS – Atti del 22° Convegno Nazionale / 05.04 / U. Fracassi, G. Valensise, E. Guidoboni e G. Ferrari dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, Roma e dello SGA, Storia Geofisica Ambiente srl, Bologna. LA SORGENTE DEL TERREMOTO DEL 1456: NUOVE IPOTESI DAL RIESAME CONGIUNTO DI DATI STORICI E STRUTTURALI. Così scrivono: “Nell’ambito di un progetto di ricerca finanziato dal MIUR l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia e la SGA hanno intrapreso un riesame della catastrofica sequenza sismica iniziata il 5 dicembre 1456. Per l’estensione della zona colpita e la severità dei danni questo terremoto è ancora oggi ritenuto il più forte terremoto della storia italiana. La ricerca si avvale di un’ampia reinterpretazione delle fonti storiche, di una nuova visone d’insieme dell’assetto profondo del settore crostale interessato dall’evento e di analogie con le caratteristiche di sorgente dei terremoti molisani del 31 ottobre-1 novembre 2002″.
74.Gio.Bernardino Tafuri, Cronache del Coniger (con note di). In: Opere di Angelo, Stefano, Bartolomeo, Bonaventura, Gio.Bernardino e Tommaso Tafuri di Nardò. Ristampat ed annotate da Michele Tafuri, Vol.II, dalla stamperia dell’Iride, Napoli 1851. Pagg.471 e segg.
75.Così nel Diario: – A dì 5 Decembre die Dominico ad hore 11 venne pe tutto lo Reame no tremolizzo grande, che nullo se ricorda averene nteso simile. Rovinao tutta terra de Abbruzzo, s’aprìo in paricchi lochi la terra alla Campagna di Napoli, de Benivento, Esernia, Adice, et Ascoli; parecchi Cittati, et terre se rovinaro adfatto. In Provincia de Terra d’Otranto facio grande damno ad Brindesi, Oria, Alessano, Castro, Mandurio, Nerito, et Lezze. M.Lucio Cardami, Diarii (con note di Tommaso Tafuri) in: Tommaso Tafuri, Diarii di L.Luio Cardami colla di oui vita, e note (composte da Tommaso Tafuri). In: Opere di Angelo, Stefano, Bartolomeo, Bonaventura, Gio.Bernardino e Tommaso Tafuri di Nardò. Ristampat ed annotate da Michele Tafuri, Vol.II, dalla stamperia dell’Iride, Napoli 1851. Pagg.540 e segg.
76. Francesco Senatore, Cerimonie regie e cerimonie civiche a Capua (secoli xv-xvi), nota, “Da una lettera di A. da Trezzo a F. Sforza, Giugliano 13.VI.1458, ivi, vol. I, p. 651; lettera degli ambasciatori sforzeschi a F.Sforza, Capua 31.VII.1458, ivi, vol. II, p.73. Sulla pergamena di Altavilla del febbraio del ‘58 v. P. Tropeano, CDV, cit.
77. Tristano Caracciolo, Genealogia Caroli Primi regis Neapoli. Tristani Caraccioli. Opuscola historica, pag.145.
78. Così nel Diario.
79. FRANCESCO SENATORE, Cerimonie regie e cerimonie civiche a Capua (secoli xv-xvi). V. note 97 e 98 sui Dispacci sforzeschi, vol. I, p. 666; ivi, vol. II, pp. 3-4); Ivi, vol. II, p. 45. Da: http://www.fedoa.unina.it/3023/1/Senatore_Cerimonie_2207.pdf. Per le notizie su Lucrezia Alagni v. Giovanni Di Meglio, La bionda Lucrezia castellana per amore del re, in: Storie del Castello di Ischia, dal sito internet: www.isoladischia.net
80.Gio.Bernardino Tafuri, Cronache del Coniger (con note di). In: Opere di Angelo, Stefano, Bartolomeo, Bonaventura, Gio.Bernardino e Tommaso Tafuri di Nardò. Ristampat ed annotate da Michele Tafuri, Vol.II, dalla stamperia dell’Iride, Napoli 1851. Pagg.471 e segg.
81. S.Degli Arienti, op.cit; cfr. Cardami, cit.
82. Sito internet: www.culturasalentina.wordpress.com, art. di Fernando Guida, Isabella di Clermont, regina di Napoli.
83. M.Lucio Cardami, Diarii (con note di Tommaso Tafuri) in: Tommaso Tafuri, Diarii di L.Luio Cardami colla di oui vita, e note (composte da Tommaso Tafuri). In: Opere di Angelo, Stefano, Bartolomeo, Bonaventura, Gio.Bernardino e Tommaso Tafuri di Nardò. Ristampat ed annotate da Michele Tafuri, Vol.II, dalla stamperia dell’Iride, Napoli 1851. Pagg.540 e segg. Tafuri, op.cit. Così scrive Tafuri: “Fu fama, che Isabella di Chiaromonte Regina vedendo le cose del Marito disperate, si fosse partita daNapoli con la scorta d’un suo Confessore in abito di Frate di S.Francesco, e fosse andata a trovare il Principe di Taranto”. E aggiunge: “Nel 1460, notarono il Cardami, ed il Passero. Pag. 485, lin. 4”. Cfr. S.Degli Arienti, op.cit. Cfr. sito internet: www.culturasalentina.wordpress.com, art. di Fernando Guida, Isabella di Clermont, regina di Napoli.
84. Cardami, cit. Pag. 489, lin. 28: Conte venne ad accordarsi. Nel 1461. Libro xx, pag. 499, lin. 40. Li duo Ruberti Sanseverino, ed Orsino si partiro da Calabria. Cfr. Cesura di Gio.Bernardino Tafuri sopra li giornali di Matteo Spinelli di Giovenazzo indiretta al signor Lodovico Antonio Muratori, v. correzioni, e supplementi alli xx libri dell’Istorie del Regno di Napoli del Costanzo, Gio.Bernardino Tafuri, pagg.353 e segg. In: M.Grisolia, I doveri del principe di Gio(vanni) Gioviano Pontano (traduzione di). Con sue annotazioni storiche, critiche, morali e politiche, Michele Morelli, Napoli 1784. Cfr. Mariana, li.22, cap.19. In: Opere di Angelo, Stefano, Bartolomeo, Bonaventura, Gio.Bernardino e Tommaso Tafuri di Nardò. Ristampat ed annotate da Michele Tafuri, Vol.II, dalla stamperia dell’Iride, Napoli 1851.
85. Sito internet: www.culturasalentina.wordpress.com, art. di Fernando Guida, Isabella di Clermont, regina di Napoli.
86. S.Degli Arienti, op.cit.
87.Nicola Vivenzio, Delle antiche Provincie di Napoli, Volume 2, Stamperia Simoniana, Napoli 1811. Cfr. Della città di Napoli dal tempo della sua fondazione sino al presente.Cfr. M.Lucio Cardami, Diarii (con note di Tommaso Tafuri) in: Tommaso Tafuri, Diarii di L.Luio Cardami colla di oui vita, e note (composte da Tommaso Tafuri). In: Opere di Angelo, Stefano, Bartolomeo, Bonaventura, Gio.Bernardino e Tommaso Tafuri di Nardò. Ristampat ed annotate da Michele Tafuri, Vol.II, dalla stamperia dell’Iride, Napoli 1851. Pagg.540 e segg.
88. S.Degli Arienti, op.cit.
89. Napoli nobilissima, vol.11-12., Napoli 1921; cfr. Francesco Ceva Grimaldi, Della città di Napoli dal tempo della sua fondazione sino al presente, Napoli 1857.
90. S.Degli Arienti, op.cit.
91.M.Lucio Cardami, Diarii (con note di Tommaso Tafuri) in: Tommaso Tafuri, Diarii di L.Luio Cardami colla di oui vita, e note (composte da Tommaso Tafuri). In: Opere di Angelo, Stefano, Bartolomeo, Bonaventura, Gio.Bernardino e Tommaso Tafuri di Nardò. Ristampat ed annotate da Michele Tafuri, Vol.II, dalla stamperia dell’Iride, Napoli 1851. Pagg.540 e segg.
92. Francesco Senatore, Cerimonie regie e cerimonie civiche a Capua (secoli xv-xvi). V. nota “105. Le due luminarie attestate per Cava de’ Tirreni (SA) nelle delibere universali finora pubblicate coincidono con quelle documentate a Capua (vedi Appendice I, nrr. 29-30): il 29.IV.1559 si festeggiò la pace di Cateau-Cambrésis (7 giorni dopo Capua)”. Cfr.Nicola Vivenzio, Delle antiche Provincie di Napoli, Volume 2, Stamperia Simoniana, Napoli 1811. Cfr. Della città di Napoli dal tempo della sua fondazione sino al presente.
93.M.Lucio Cardami, Diarii (con note di Tommaso Tafuri) in: Tommaso Tafuri, Diarii di L.Luio Cardami colla di oui vita, e note (composte da Tommaso Tafuri). In: Opere di Angelo, Stefano, Bartolomeo, Bonaventura, Gio.Bernardino e Tommaso Tafuri di Nardò. Ristampat ed annotate da Michele Tafuri, Vol.II, dalla stamperia dell’Iride, Napoli 1851. Pagg.540 e segg.
94. S. Degli Arienti, op.cit.
95.M.Lucio Cardami, Diarii (con note di Tommaso Tafuri) in: Tommaso Tafuri, Diarii di L.Luio Cardami colla di oui vita, e note (composte da Tommaso Tafuri). In: Opere di Angelo, Stefano, Bartolomeo, Bonaventura, Gio.Bernardino e Tommaso Tafuri di Nardò. Ristampat ed annotate da Michele Tafuri, Vol.II, dalla stamperia dell’Iride, Napoli 1851. Pagg.540 e segg.
96. Passaro, cit., dal sito internet: www.culturasalentina. wordpress.com. Articolo di Fernando Guida, Isabella di Clermont, regina di Napoli.
97. S. Degli Arienti, op.cit.
98. Pontano, cit. In: Dal sito internet: www.culturasalentina. wordpress.com. Articolo di Fernando Guida, Isabella di Clermont, regina di Napoli.
99. Biblioteca Nazionale Francese, Italien, 1588, 332-333, minuta scritta nella cancelleria milanese, CONTRATTO TRA SIMONOT DE BELLPRAT E GIULIANO GONDI, Milano, 30 settembre 1460; Contratto in 13 capitoli fra Simonot de Bellprat della tesoreria napoletana su procura del duca di Milano e Matteo Gondi, un mercante fiorentino agente per sé e per il fratello Giuliano. Fu pignorata la terza parte della corona del re in cambio di 11.000 ducati; FERRANTE D’ARAGONA A GARÇIA BETES, Napoli 8 ottobre 1460; BNF, Italien, 1588, 350; STIMA DEI GIOIELLI DELLA CORONA DI FERRANTE D’ARAGONA, Firenze, 22 dicembre 1460, stima fatta da Giorgio di Niccolò, gioielliere veneziano.
100. Pietro Giannone, op.cit. Scrive Giannone: “Andrea Mariconda del seggio di Capuana, fiori pure in questi medesimi tempi, ed acquistò fama di celebre giureconsulto. Fu dalla giovinezza dato allo studio delle leggi, e prese il grado di dottore in Napoli a’ 5 d’ottobre del 1460. Riuscì nel fóro celebre avvovato, e dalla regina Isabella, luogotenente generale del re suo marito, fu creato consigliere nel 1461. Da Ferdinando poi fu fatto presidente della regia Camera, e rat. Vedi Toppi, de Orig Ti ib., tomo 2, lib. 3,c. l,num.9. Vedi Platina, in Paulo II”.
101. Nicola Vivenzio, Delle antiche Provincie di Napoli, Volume 2, Stamperia Simoniana, Napoli 1811.
102.M.Lucio Cardami, Diarii (con note di Tommaso Tafuri) in: Tommaso Tafuri, Diarii di L.Luio Cardami colla di oui vita, e note (composte da Tommaso Tafuri). In: Opere di Angelo, Stefano, Bartolomeo, Bonaventura, Gio.Bernardino e Tommaso Tafuri di Nardò. Ristampat ed annotate da Michele Tafuri, Vol.II, dalla stamperia dell’Iride, Napoli 1851, pagg.540 e segg. Cfr. Testi Temporum, Gaspare Fuscolillo. Croniche, edizione critica a cura di Nadia Ciampaglia, Nuovi Segnali, Napoli 2008, pag.640. Cfr. Bernardino Coiro, Historia continente de l’origine da l’origine di Milano tutti li gesti.
103. Nicola Vivenzio, Delle antiche Provincie di Napoli, Volume 2, Stamperia Simoniana, Napoli 1811.
104. Così “egli stesso raccontò a F. Sforza in una lettera del 30.VI.1462, ivi, 208, c. 106”. In Francesco Senatore, Cerimonie regie e cerimonie civiche a Capua (secoli xv-xvi). V. nota 100.
105. Dal sito internet: www.culturasalentina.wordpress.com. Articolo di Fernando Guida, Isabella di Clermont, regina di Napoli.
106. Nicola Vivenzio, Delle antiche Provincie di Napoli, Volume 2, Stamperia Simoniana, Napoli 1811
107.Dal sito internet http://www.orsini-gotha.com
108. Op.cit. Nel 1462 notò Cardami, pag. 508, lin. 34. Avendo distribuite le genti dell’esercito per li luoghi convicini, e di poi se ne venne in Napoli. Nel fine di Gennajo 1463. Pag. 542, lin. 32. Re se ne venne di Napoli a fine gennaio 1463.
109. Nicola Vivenzio, Delle antiche Provincie di Napoli, Volume 2, Stamperia Simoniana, Napoli 1811
110. Dal sito internet: www.culturasalentina.wordpress.com. Articolo di Fernando Guida, Isabella di Clermont, regina di Napoli.
111. S.Degli Arienti, op.cit. Cfr..M.Lucio Cardami, Diarii (con note di Tommaso Tafuri) in: Tommaso Tafuri, Diarii, cit. Così: venìo ad Tarento, passao ad Nerito, et Gallipoli, et da Gallipoli andao ad Otranto visitando le fortalizzi, et omne loco dello principe, et alle 11 dicto entrao ad Lezze, et pe omne loco fo receputo…
112. Nicola Vivenzio, Delle antiche Provincie di Napoli, Volume 2, Stamperia Simoniana, Napoli 1811
113.M.Lucio Cardami, Diarii (con note di Tommaso Tafuri) in: Tommaso Tafuri, Diarii, op. cit. Cfr. Gio.Bernardino Tafuri, Cronache del Coniger (con note di). In: Opere di Angelo, Stefano, Bartolomeo, Bonaventura, Gio.Bernardino e Tommaso Tafuri di Nardò. Ristampat ed annotate da Michele Tafuri, Vol.II, dalla stamperia dell’Iride, Napoli 1851. Pagg.471 e segg.
114. Da internet: Davide Shamà, Breve storia della dinastia Orsini. Cfr. Cardami, op.cit. Cfr. Giannone, Storia.
115. Bernardino Coiro, Historia continente de l’origine da l’origine di Milano tutti li gesti…, op.cit.
116. Lo ricorda un documento che era nell’Archivio Comunale: Ferdinandus Dei gratia Rex Siciliae, Hyerusalem, et Hungariae. etc. / Universis et singulis praesentes literas inspecturis tam praesentibus, quam futuris notum facimus per praesentes, quatenus pro parte Nobilium, et Egregioum Virorum, Universitatis, et Homninum Terrae nostrae Carvignedae Provinciae Hydrunti fidelium nostrorum dilectorum, qui propter subsecutum obitum illustris quondam Principis Tarenti, decedentis absque legitima prole ad nostram obedientiam, et fidelitatem cum animi promptitudine, et eorum spontanea voluntate devenerunt, fuerunt oblata Nobis nonnulla capitula, et petitiones quas, et quae juxta, et secundum deactaciones, et responsiones nostras in fine unius cujusque capitulorum ipsorum sigillatim continuata, et continuatis, apposita, et appositas, atque declaratas admisimus, et acceptavimus gratanter, quorum quidem capitolorum, decretationum, et responsionum nostrarum in fine singulorum ipsoruni apposimus, ut profertur, et seguitur in vulgari modo.
Segue la preghiera dei carovignesi, i quali, alla Sacra Regia Majestas humiliter, et devote supplicatur per parte dell’Università della Terra di Carvigna, che vostra Majestà se degna volerli tenere, et confermare tutti loro privilegii, sì come l’hanno fatto l’altri Signori, che hanno tenuto la detta Università di Carvigna. – Placet Regiae Majestati pout in possessione fuerunt, et sunt.
117.M.Lucio Cardami, Diarii (con note di Tommaso Tafuri) in: Tommaso Tafuri, Diarii, cit. Così: venìo ad Tarento, passao ad Nerito, et Gallipoli, et da Gallipoli andao ad Otranto visitando le fortalizzi, et omne loco dello principe, et alle 11 dicto entrao ad Lezze, et pe omne loco fo receputo… In: Bartolomeo Ravenna, Memorie istoriche della città di Gallipoli,
Tip.Miranda, Napoli 1836.
118. S.Degli Arienti, op.cit.
119. S.Degli Arienti, op.cit.
120. Roberto delle Donne, Regis servitium nostra mercatura. Culture e linguagi della fislalità nella Napoli aragonese, In: Linguaggi e pratiche del potere. Genova e il Regno di Napoli tra Medioevo ed età moderna, a cura di Giovanna Petti Balbi e Giovanni Vitolo. Centro interuniversitario per la storia delle città campane nel medioevo. Quaderni (4).Laveglia editore, Salerno 2007, dal sito internet: www.fedoa.unina.it/1125. Nota 28.
121.G.Battista Aiello, Napoli e i luoghi celebri delle sue vicinanze, Napoli 1845, vol1. Nella tribuna saranno collocati i “sepolcri di Isabella di Chiaromonte moglie di Ferrante I d’Aragona e di Pietro d’Aragona fratello di re Alfonso, morto nell’assedio di Napoli del 1459 e qui poi trasportato da Castel nuovo e tumulato nel 1444. L’iscrizione è la seguente: OSSIBVS ET MEMORI AE ISABELLAE CLARIMONTIAE / NEAP. REGINAE FERDINANDI PRIMI CONIVGIS / ET PETRI ARAGONEI PRINCIPIS STRENVI / REGIS ALFONSI SENIORIS FRATER / QVI NI MORS EI ILLVSTREM V1TAE CVRSVM INTERRVPISSET / FRATERNAM GLORIAM FACILE ADAEQVASSET / OH FATVM! QVOT BONA PARVVLO SAXOCONDVNTVR. Quivi anche riposa la spoglia di Cristoforo di Costanzo gran siniscalco di Giovanna I, morto nel 1367; e qui Beatrice figliuola di Ferrante I e d’Isabella, rimasa vedova di Mattia re d’Ungheria, leggendovisi l’epigrafe: BEATRIX ARAGONEA PANNONIAE REGINA / FERDINANDI PRIMI NEAP. REGIS FILIA / DE SACRO HOC COLLEGIO OPT. MERITA / HIC SITA EST / HAEC RELIGIONE ET MVNIFICENTIA SE IPSAM VICIT.
122. S. Degli Arienti, op.cit.
123. S. Degli Arienti, op.cit.
124.Gio.Bernardino Tafuri, Cronache del Coniger (con note di). In: Opere di Angelo, Stefano, Bartolomeo, Bonaventura, Gio.Bernardino e Tommaso Tafuri di Nardò. Ristampat ed annotate da Michele Tafuri, Vol.II, dalla stamperia dell’Iride, Napoli 1851. Pagg.471 e segg.
125. Dal sito internet: www.culturasalentina.wordpress.com. Articolo di Fernando Guida, Isabella di Clermont, regina di Napoli.
126. Ivi.
127. Ivi.
128. Dal sito internet: www.culturasalentina.wordpress.com. Articolo di Fernando Guida, Isabella di Clermont, regina di Napoli.Per la lettera di cordoglio di Sforza v. BNF, Italien, 1590, 338, Francesco Sforza ad Antonio da Trezzo, Milano 10 agosto 1464.
129. M.Lucio Cardami, Diarii (con note di Tommaso Tafuri) in: Tommaso Tafuri, Diarii.., op.cit.
130. Ivi.
131. Archivio di Stato di Modena, Archivio Segreto Estense, sezione Casa e Stato, Inv. a cura degli Archivi di Stato, XIII, Roma 1953. Cfr. Il Carteggio “Medici – Este” dal sec. XV al 1531. Regesti delle lettere conservate negli Archivi di Stato di Firenze e Modena, a cura di M. Del Piazzo, Roma 1964. In:Pietro Messina, Eleonora d’Aragona, duchessa di Ferrara, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 42, Istituto dell’Enciclopedia Italiana, 1993.
132. S. Degli Arienti, op.cit.
133. Tristano Caracciolo, Genealogia Caroli Primi regis Neapoli. Tristani Caraccioli, Opuscola historica, cit.
134. Lettera di A. Maletta a Francesco Sforza, 26 luglio 1455, in C. Canetta, p. 142). In: Pietro Messina, Eleonora d’Aragona, duchessa di Ferrara, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 42, Istituto dell’Enciclopedia Italiana, 1993.
135. Nicola Ferorelli, Il Ducato di Bari sotto Sforza Maria Sforza e Lodovico il Moro, in Arch. stor. lomb. s. 5, I Milano 1914. Cfr. Wikipedia, voce Eleonora d’Aragona.
136. Pietro Messina, Eleonora d’Aragona, duchessa di Ferrara, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 42, Istituto dell’Enciclopedia Italiana, 1993.
137. Ivi.
138. F. Scandone, I Cavaniglia, conti di Troia e di Montella, in Arch. stor. per le provv. napol., n. s., IX Napoli 1923. In: Pietro Messina, Eleonora d’Aragona, duchessa di Ferrara, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 42, Roma, Istituto dell’Enciclopedia Italiana, 1993. Cfr. Gioacchino Paparelli, Da Dante al Seicento, 1971. Alessandro Cutolo, Storie minime, Fausto Fiorentino, Napoli 1963.
139. Ivi. Atto ufficiale di nomina, 13 settembre 1477. In: Salvatore Moscariello, Diego Cavaniglia tra storia e leggenda.
140. Ivi. Cfr. Archivio storico per le province napoletane, vol. 48, Detken & Rocholl e F. Giannini, 1923, pp. 146-147.
141. Tracce dei luoghi, tracce della storia. L’Editore che inseguiva la Bellezza: scritti in onore di Franco Cosimo Panini, Roma, Donzelli, 2008, pp. 133-190. Formato digitale, “Reti Medievali”, www.biblioteca.retimedievali.it]. La frase è tratta da Giovanni Sabadino nel suo De triumphis religionis. Cfr.W.L. Gundersheimer, Art and Life at the Court of Ercole d’Este, Droz, Genève 1972, pp. 77-78. Sabadino degli Arienti dedicò ai novelli duchi estensi anche un’opera di lodi intitolata il Libro consolatorio.
142. Pietro Messina, Eleonora d’Aragona, duchessa di Ferrara, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 42, Istituto dell’Enciclopedia Italiana, 1993.
143. Angelantonio Spagnoletti, Le dinastie italiane nella prima età moderna, Il Mulino, Bologna 2003. Cfr. A. Luzio, Isabella d’Este e Francesco Gonzaga promessi sposi, in Arch. stor. lomb., s. 4, IX Milano 1908.
144. Anonimo, Diario ferrarese, Biblioteca Ariostea, ms, classe I, n. 470. Cfr. Rerum Italicarum scriptores, Diario Ferrarese di Bernardino Zambotti, vol. 24, 1934. V . Ugo Caleffini, Croniche 1471-1494, 2006. Da: https://it.wikipedia.org/wiki/Eleonora_d%27Aragona_(1450-1493).
145. Codice Aragonese, a cura di F. Trinchera, II, ibid. 1870. Cfr. G. Fuscolillo, Le Croniche de li antiqui Re del Regno di Napoli, a cura di B. Capasso, in Arch. stor. per le provv. napol., I, Napoli 1876. Cfr.
146. Notargiacomo; cfr. Scandone
147. Volpicella – Lazzareschi.
148. Summonte; cfr. Scandone.
149. Notargiacomo, cit.
150. Rerum Italicarum scriptores, Diario Ferrarese di Bernardino Zambotti, vol. 24, 1934, p. 57.
151. A. Berzeviczy, Beatrix királyné, Budapest 1908 (Edizione francese, Parigi 1912; Edizione spagnola, Madrid 1913). Da: https://www.treccani.it/enciclopedia/beatrice-d-aragona-regina-d-ungheria
152. Notar Giacomo, Cronica, in: Paolo Garzilli, Cronica di Napoli di Notar Giacomo, cit., pag.152.
153. Antonello Coniger, cit.
154. Angelo Tafuri, Opere, cit.
155. Notar Giacomo, Cronica, in: Paolo Garzilli, Cronica di Napoli di Notar Giacomo, cit., pagg.153 e segg.
156. Notar Giacomo, Cronica, in: Paolo Garzilli, Cronica di Napoli di Notar Giacomo, cit., pagg.153 e segg.
157. A. Berzeviczy, Beatrix királyné, Budapest 1908 (Edizione francese, Parigi 1912; Edizione spagnola, Madrid 1913). Da: https://www.treccani.it/enciclopedia/beatrice-d-aragona-regina-d-ungheria
158. G.Passero, Historie di Messer Giuliano Passero. In: Giuliano Passero,Gerardo Cono Capobianco,Michele Maria Vecchioni, Giuliano Passero cittadino napoletano o sia prima pubblicazione in istampa …, pag.44.
159. Benedetto Croce, Storie e leggende napoletane, seconda edizione riveduta, Bari, Giuseppe Laterza e figli, tipografi editori librai, 1923.Pagg.166-196, cap.VI, Isabella del Balzo. Regina di Napoli. Pagg.166-170. Cfr. i versi dal 785 al 805, in: Mario Marti (a cura di), Rogeri de Pacienza, cit.
160. A. Berzeviczy, Beatrix királyné, Budapest 1908 (Edizione francese, Parigi 1912; Edizione spagnola, Madrid 1913). Da: https://www.treccani.it/enciclopedia/beatrice-d-aragona-regina-d-ungheria
161. Francesco Guicciardini, Storia d’Italia (1492-1534).
162. La vita di Consalvo Ferrando di Cordova detto il Gran Capitano, scritta per Monsignor Paolo Giovio Vescovo di Nocera, & tradotta per M.Lodovico Domenichi, Lorenzo Torrentino, Fiorenza 1552.
163. A.Bascetta – A.Maietta, Quattrocento napoletano. Lo Balzino di Ruggiero de Pacienzia. Nella fine degli Aragonesi di Napoli con re Federico e Isabella del Balzo, ABE, 2012.
164. A. Berzeviczy, Beatrix királyné, Budapest 1908 (Edizione francese, Parigi 1912; Edizione spagnola, Madrid 1913). Da: https://www.treccani.it/enciclopedia/beatrice-d-aragona-regina-d-ungheria.
165. Alberto Berzeviczy, cit. Questa la scritta riportata nel testo: — BEATRIX ARAGONEA PANNONIAE REGINA / FERDINANDI PRIMI NEAP. REGIS FILIA / DE SACRO HOC COLLEGIO OPTIME MERITA / HIC SITA EST. / HAEC RELIGIONE ET MVNIFICENTIA SE IPSAM / VICIT.
166. Archivio di Stato di Modena. Cfr. Alberto Berzeviczy, cit.

Description

Beatrice di Aragona nella Storia letteraria del Regno di Napoli e del Regno di Ungheria

Che infino all’età di coteste Principesse non avesse avuto ancora il suo storico l’Ungheria, da cui le altre nazioni avessero potuto trarre le notizie della serie de’ loro regnanti, dell’origine de’ loro popoli, delle nazioni, che avevano quel regno inondato, e cose tali di questa fatta; par, che non dovesse far maraviglia, quando si pone mente, che i popoli Ungarici insino a quell’età la sola guerra avean avuto in estimazione. Ma che il nostro reame di Napoli, anche allora si vedesse tuttavia mancante del suo storico, onde un piano generale d’istoria, non che gli esteri, a’ quali i fatti di questo reame hanno sempre interessato, ma i naturali stessi ne avessero potuto ricavare; è cosa, che reca sorprendimento grandissimo.
Quivi Federico II Imperatore avea eretta una nobilissima Università di Studj. Quivi Federico stesso e Manfredi avean coltivato non poco le lettere, e sotto dello stesso Federico i consiglieri più grandi della Reggia, e dell’Impero s’era veduto di essere uomini dottissimi di questa Nazione . Quivi s’era riverito sul trono un Re Roberto, talmente dotto, e sapiente, che era stato da tutti chiamato un altro Salomone. Quivi le stesse due Giovanne avean mostrato di rispettare il merito della letteratura. E quivi infine sotto di Alfonso I parve, che si avessero voluto raccogliere i letterati più illustri dell’Universo, e sotto del manto, ed aura di quel Principe, come in un porto sicuro, rifuggiarsi.Ora il considerarsi, che con tutto ciò quivi ancora ne’ tempi di Serdinando I. mancava un Corpo d’Istoria Nazionale e che neppur Ferdinando vi badava; è cosa che sicuramente, come siè detto, è di grandissima ammírazione.
Era riserbata questa gloria ad Eleonora d’Aragona, ed al suo illustre matrimonio con Ercole I di Ferrara. Nella Corte di Ferrara, Corte che già da Niccolò III. Padre di Ercole, era il ricetto più onorato degli uomini di lettere, e che con tanto prò della letteratura il continuò ad essere ancora sempre per l’avvenire ed in Ferrara stessa, ed in Modena, dove poi tal nobilissima Corte si trasferì, ed al cui gusto dilicatissimo dell’Italia per lasciare tutti gli altri, i Sigonj, i Muratori, ed i Tiraboschi, che costituiscono l’invidia giustamente delle straniere Nazioni; vi usava infra degli altri un Cavaliere di Pesaro, legale di professione, ma uno de’ gran letterati di que’ tempi, chiamato Pandolfo Collennuccio. A questo grand’uomo e che aveva anche il raro pregio di dar subito fuori i suoi parti letterarj, il Duca Ercole diede la commissione di far la Storia del nostro Regno, subito che col matrimonio da lui conchiuso con Eleonora, si credè impegnato ad essere informato de’ fatti di quello Stato, del cui Re la figliuola egli toglieva in isposa. Pandolfo Collennuccio colla sua vivacità, e prestezza, e perchè era uomo in ogni letteratura pienamente versato, soddisfece immediatamente al Duca Ercole. Diede fuori la nostra Storia, e ad Ercole stesso la dedicò e questa fu la prima nostra Storia generale del Regno, e su quella, che aprì il sentiero agli Storici posteriori, i quali nel mentre si studiarono con i lumi, che frattanto eran sopravvenuti, e con quegli altri, che potean avere essi, come Nazionali, di darci altra Storia più accurata, e distinta; non giunsero però mai a darcela nè più vivace, nè più libera, nè più sensata. Collennuccio nella dedica ad Ercole volle appena dire ch’ Ercole gli avea dato un tale incarico perchè avendo passati i suoi anni nel nostro Regno, era divenuto curioso de’ fatti nostri. Ma si sa, che il Collennuccio su di un fare aspro, e borioso, il che poi portò la sua rovina, perchè rincrescendogli, che la sua patria Pesaro ubbidisse ad Alessandro Sforza fratello di Francesco Duca di Milano, il quale Duca Francesco aveva negli anni precedenti comprata quella Città, per dar appunto con essa una onorata situazione al mentovato suo fratello; contro di Alessandro il Collennuccio sconsigliatamente tramò; ed Alessandro, che per li letterati non avea molta divozione, senza molte cerimonie premettere, il fece impiccare e perciò nelle edizioni latine di questa opera il povero autore si vede dipinto col capestro alla gola. Quindi ben s’intende perchè il Collennuccio la vera cagione che mosse Ercole a far fare a lui la Storia del Regno di Napoli, volle occultare. Credeva egli far comparire in qualche modo debole, ed effeminato il suo Ercole, al cui nome pareagli, che tal carattere principalmente disdicesse (tanto più che in que’ dì per la fama, che aveasi questo Principe acquistata, il suo nome di Ercole appresso di parecchi si tenea per soprannome, che il suo valore gli avesse fatto riportare; dimodochè il celebre Roberto Sanseverino Conte di Cajazzo nel dover dare una battaglia alla gente di Ercole, principalmente si credè obbligato a dover dai suoi soldati toglier quel timore che dal solo nome del Duce nemico essi ritraevano); se per la moglie avesse fatto conoscere, che in tal’impegno fosse quell’eroe entrato; quasichè tuttociò che in onore della moglie ridondi non torni ben anche in gloria del marito. Altrimenti sarebbe verisimile, che in Ercole avesse potuto entrare mai un tal pensiero, quando dopo aver egli passati i suoi anni nella Corte di Alfonso; per essersi poi rivoltato contro di Ferdinando suo figliuolo, queste contrade nostre esser piuttosto gli dovevano di amara ricordanza? Oltre a ciò non ebbe altresì lo stesso Ercole a fare molto in altri Stati d’Italia, e massimamente in Venezia? Non profferì egli il celebre laudo in quella Città su gli affari di Pisa; e non su intrigato anche nelle cose posteriori, che colà, ed altrove succedettero? Or perchè per Venezia almeno non gli venne lo stesso pensiero, quando Venezia anche infino allora non avea avuto ancora il suo storico? Dunque è chiarissimo che la sollecitudine, ch’ entrò nel suo animo di aver la Storia del Reame di Napoli, e di leggerla, vi entrò appunto, quando si assicurò di dover avere per compagna una Principessa nata nel nostro suolo, e della nostra Casa Reale.
Ed ecco, che il matrimonio di Eleonora di Aragona con Ercole Estense, costituisce quella epoca sonora, e gloriosa nella storia letteraria del nostro Reame, che da quello ritrasse la Nazione nostra il suo corpo d’Istoria generale, storia applauditissima, in latino subito trasportata, e per la principale sempre avuta, e quasi per l’originale, ad onta degli sforzi fattisi in contrario dagli storici posteriori.
Ma in questo articolo stesso l’Ungheria dee al matrimonio del suo Re Mattia con Beatrice, beneficio di gran lunga maggiore: perciocchè Antonio Bonsinio, che per questa occasione a scriver la Storia di Ungheria venne adoperato, della quale più volte abbiam già finora fatto uso, diede suori un altro corpo d’Istoria, così nobile, così grave, così profondo, e così compiuto, che l’Ungheria sola da quell’ora in poi cominciò a gloriarsi d’avere il migliore Storico, ed il più nobile sopra di tutte le altre Nazioni, che mancata la potenza Romana, si cominciarono a sentire; e la Boemia sua vicina, che poco prima parea d’averla in questa parte superata per aver avuta la sua Storia dalla penna del grande Enea Silvio Piccolomini, il quale da Papa metteva poi sovente innanzi agli occhi de’ Signori Boemi tal suo distinto servigio da lui prestato alla lor Nazione, dopo del Bonsinio venne a restarle di gran lunga indietro.
Antonio Bonsinio era di Ascoli nella Marca d’Ancona, ed era in fama di gran letteratura, massimamente in belle lettere: ma in Italia non ancora conseguito aveva una stabile, e decorosa situazione. Verso il 1483 tratto dalla fama del Re Mattia di Ungheria, come di un Principe, che nel culto suo domestico voleva in tutto e per tutto emulare Alsonso I di Aragona, e perciò vedeva bene gli uomini di lettere; si risolvette d’avventurare la sua fortuna col presentarsi ad un tal magnanimo, e rinomato Sovrano. Per sar subito intendere qual genere di mercatanzia egli spacciasse, si fornì di libri da lui o composti, o dal Greco tradotti, e con questa suppellettile si portò in Ungheria, e si presentò al Re, che stava a buon termine della sua seconda spedizione Austriaca. E perchè il Bonsinio era stato ben informato, che presso del Re la bella, e virtuosa Regina Beatrice molto prevalesse; tra i libri composti avea avuto il senno di apparecchiarne uno, che specialmente il suo rispetto inverso di Beatrice manifestava, ed in cui le virtù di lei stavano nitidamente descritte. Il Re Mattia non credè di dovergli prestar sede a primo abordo, perciocchè avea per esperienza, che molti con questa divisa, e senza solida letteratura, per far sortuna, si erano assai sovente, per sopprenderlo, con somiglianti apparati, a lui presentati. E Galeotto Marzio a questo proposito ci narra la vivacissima burla che il Re Mattia fece al Padre Gatta Domenicano Siciliano, che si era presentato nella Reggia, millantandosi, che gli sarebbe bastato l’animo nella presenza del Re di risolvere qualunque astruso nodo teologico: e dice Galeotto Marzio, che il Re comprendendo, che il valore di cotesto Religioso consister doveva nelle sole cose scolastiche, che allora correvano, si determinò d’imbrogliarlo, e consonderlo con interrogarlo in su di dubbj scritturali; e che così gli riuscì di fare, dopo di averlo tenuto cortesemente a pranzo, e di averlo fatto ben bene mangiare, e bere. Il qual fatto potrebbe sar dire, che non su il primo il Cardinal Gaetani a vedersi in siffatt’imbarazzi in Germania, perchè il Padre Gatta, teologo dello stesso, per altro sapientissimo Istituto, aveva già sofferta poco più di cinquanta anni prima la stessa mortisicazione nella Corte di Ungheria, e da quel Re medesimo era stato scornato. Mattia dunque volle fare sperimento del valore del Bonsinio. Sel sece venire in Vienna, ed in presenza della moglie, e de’ Grandi del Regno tra i quali v’aveva uomini dottissimi, specialmente nella sua gran Prelatura, il volle sentir ragionare: e dal discorso, e dalle opere comprendendo subito, qual doveva essere il Bonsinio; nel mentre quegli per avventura di un semplice regalo si sarebbe contentato, e di tornarsene a casa; il Re Mattia il volle ritener seco e con un ricco salario assoldare, dandogli il carico di seguitar sempre la Corte in pace, ed in guerra, e di tener divertita Beatrice in esercitazioni letterarie.
Oh quanto dee l’Ungheria, e dee la letteratura tutta a questa magnanimità del Re Mattia, al suo matrimonio colla nostra Beatrice, ed all’assetto preso per la medesima! Questo soldo, di cui aggravò egli il suo erario per metter vicino alla moglie un tale uomo che in alcune ore l’avesse distratta, ed erudita, fece avere all’Ungheria il gran pregio di aver essa la più nobile, e compiuta Storia tra tutte le novelle Monarchie, e fece sapere ai letterati delle altre Nazioni, con qual gravità, con qual grandezza, e con qual libertà si dovesse scriver la Storia: perciocchè Bonsinio restato colà, e nutricato abbondantemente dal Re, si vide in istato di darsi tutto alle lettere, e concepire il disegno di dar suori la sua Storia Ungarica, i cui primi libri pubblicò poi sotto il successore di Mattia, il Re Vladislao; acciocchè, vedendo la posterità, che al Re niente bene assetto a Mattia, ed alla sua moglie Beatrice, l’opera si dirizzava; non avesse potuto mai dubitare di quanto in lode di Mattia, e di Beatrice nella Storia scritto si ritrovava.
Di tutti i tesori sparsi da Mattia in tutte le sue guerre, in cui su occupato l’intero tempo del suo regnare: di tutte le somme erogate ne’ suoi nobilissimi edificj, e in quelle fabbriche stupende, che egli, volendo superare i Romani, in Buda, ed altrove costrusse: di tutti i denari impiegati per ergere la celebre Biblioteca Budense, e per tenere continuamente gran copia di valentissimi soggetti a trascrivere indefessamente, e ad adornare con fregi, e miniature, e con coverture scialosissime i codici antichi; e di ogni altro, ch’egli consumò per fortificar piazze, formar castelli, e cose tali infinite di questa fatta di tutto questo, dopo 70 anni in circa, per le novità, che colà sopravvennero, quasi nulla restò in quel nobilissimo Regno: ma quello, che unicamente restò delle opere del Re Mattia, su la Storia di Bonsinio, e questa Storia resterà insino a tanto, che i popoli avranno le Storie in estimazione, e non in Ungheria solamente, ma nell’intera Repubblica delle lettere.
L’epoca dunque de matrimonj di Eleonora, e di Beatrice è quell’epoca fortunatissima, donde i due Regni di Napoli e d’Ungheria poterono vedere i loro interi corpi d’Istoria patria, di cui infino allora erano stati di senza.
Se di Beatrice in questo luogo si volesse dire anche quello, ch’ella operò, e di lei seguì, divenuta poi vedova per la premorienza del suo Reale Consorte, c’impegneremmo di rischiarare molte cose, che con qualche consusione si ritrovano dette. Ma i fatti di Beatrice dopo che si sciolse il suo consorzio col suo caro Re Mattia, non sono della nostra applicazione in questo presente tumultuario lavoro. Ella aveva dovuto comparire sterile per la ragione detta di sopra, che lo scettro ungarico dovea passare agli Austriaci; e per la stessa ragione, non ostante la sua potenza, la sua ricchezza, e il rispetto, che avea per lei tutta la Nazione Unghera, non dovè avverarsi, che il Regno passato fosse nelle mani di quel Principe, che l’avesse in seconde nozze impalmata, come si era prima da tutti creduto, che seguire dovesse: e parve che Massimiliano figlio di Federico III da occulta virtù sospinto, avesse ciò presentito, quando non volle in niuna maniera avvilirsi con lusingarla, che l’avrebbe tolta in isposa, come ella avrebbe desiderato per darsi a sostenere il suo partito nella dichiarazione del successore sovrano d’Ungheria: e dice l’Eutero, che Massimiliano alle offerte generose di Beatrice di dargli soccorso, rispose subito con tal gravità, e gentilezza insieme, che col trattarla di madre, qual vedova di un grande, e rinomato sovrano, le fece capire, che doveva ad ogni altra cosa, che a matrimonio con lui pensare. Doveva il Regno Ungarico passare negli Austriaci, e ne’ Pronipoti di Federico III doveva venire. Si doveva veder premiata dall’ Altissimo la rettitudine mostrata da quel Principe nel conservare la vita, ed il Regno al Re pupillo Ladislao, siccome poco innanzi lo stesso Dio aveva fatta veder punita la malvagità del nostro Lodovico il Moro Duca di Milano, che al suo Nipote, di cui era stato ancora tutore avea sempre insidiato il Principato, e lo avea per infino attossicato per invaderglielo. Perciò all’indarno si affaticò Beatrice per conservarsi nel possesso di quel trono con un matrimonio col successore sovrano. Invano simili sforzi fece la nostra Casa Reale di Napoli. Corsero invano di quì per ambasciadori a tal uopo i nostri Carafeschi, ed altri nostri illustri soggetti e finalmente anche invano la stessa Corte di Roma a ciò si mostrò tal volta, sebben freddamente, applicata. Beatrice dovea sloggiare da quel Regno doveva ivi restare un Re, che dovendo maritare una siglia coll’arciduca Ferdinando d’ Austria, dovea poi prestamente questa novella Principessa succedere dopo della morte del padre, al fratello; e così dare l’ultimo suggello a’ legittimi titoli della Casa d’Austria, e toglier per sempre ogni dubbio delle sue ragioni su di quel nobilissimo Regno. Beatrice, Donna di talento, e di spirito, quando della forza superiore s’avvide, a cui resistere non si può non pensò più ad altro, che a tornare alla casa paterna, ed a vivere con quella decenza, e Cristiana condotta, che ad una vedova di un tanto Re si conveniva. Gli Ungari, da Regina trattandola, le fecer ripigliare il suolo Italico, e da Regina altresì le Corti Italiche la onorarono; ed infra di esse con l’usata magnanimità, e splendidezza si distinsero i compitissimi Veneziani. Ma quì nel nostro Reame, sopraggiunti gli altri noti travagli della Casa Aragonese, dovette in Ischia alla fine ella ricoverarsi, dove da quel suo nipote Ippolito d’Este, ch’ella cotanto avea ingrandito, ed onorato in Ungheria, venne assistita, ed onorata, assegnandole la ricca rendita dell’arcivescovato di Capoa, ch’ egli nel nostro Regno godeva.
Questi sono i fatti che abbiamo potuto raccogliere su de’ matrimonj di Eleonora di Aragona col Duca di Ferrara Ercole I, e di Beatrice sua sorella col Re di Ungheria Mattia Corvino, quando coll’occasione di vedere dal nostro augustissimo regnante sovrano maritate contemporaneamente due figliuole, una per regnare da ora in Italia; ed un’ altra col Principe, che tra i suoi vastissimi Stati, a cui è chiamato, dopo che gli avrà per lunga serie di anni, come speriamo, continuato a beatificare l’augusto suo invitto genitore, l’attuale gloriosissimo Imperadore de’ Romani, annovera anche l’Ungheria; ci si eran presentati nella mente, e ci si erano risvegliati, e ravvivati. E perchè dalle cose dette abbiam potuto comprendere, che i due matrimonj del Ferdinando nostro aragonese in tutte le sue parti furono fortunatissimi, e felicissimi, fuorchè dove all’augustissima casa di Austria, e sempre carissima all’Altissimo, avrebber potuto esser di detrimento: dobbiamo col divino ajuto augurarci, che questi nostri presenti di Ferdinando nostro IV regnante, che Iddio sempre più prosperi, esalti e feliciti; come matrimonj, che amendue nella stessa Casa d’Austria gloriosamente sono succeduti, di un intero complesso di felicità, abbiano a riuscire perfettamente ricolmi.

Dettagli

EAN

9788872970133

ISBN

887297013X

Pagine

96

Autore

Cuttrera

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Editorial Review

 

 

Dell’infelicità della morte sua

Certo è che quando Beatrice giunse a Napoli le cose non stavano proprio col vento in poppa. Il reame del fratello Federico e della Regina Isabella del Balzo era continuamente messo alla prova dai parenti spagnoli e dall’esercito francese.
La resa dei Napoletani era vicina e il Marchese di Pescara, che era passato a Castel del Ovo, abbandonò l’impresa e puntò dritto su Ischia. Giacomo Conte, dal canto suo, se ne andò a Venezia con la nave degli oratori. In quello giorno medesimo il Re Ferrandino, la Reina Giovanna, l’Infanta di Castiglia, il Principe di Squillazzi consua moglie, Don Federico, e altri di casa Aragona si ritrovarono ad Ischia. Erano partiti da Castel dell’ovo su cinque galee di Villamarino zeppi di beni d’ogni sorta: quello puoterono portare non lasciarono addietro. Il Re, ivi giunto, messe in terra le donne, e altri uomini, sua maestà innanti e indietro andando, escogitava il da farsi, mentre per gli amici del nemico già si festeggiava a Milano, Firenze e Ferrara.
Fu così che Federico accatastò nel Castello di Ischia quanto posseduto di valore e appartenuto agli Aragonesi dai tempi del vecchio Re. Con lui potevano restare la sorella Beatrice, Isabella e le altre regine.

Il Regno aragonese, nato con Alfonso I, cadde dunque l’anno dopo il ritorno di Beatrice, la matrigna e la nipote Isabella Duchessa di Milano furono costrette all’esilio sull’isola d’Ischia.
Da qui il mito delle ‘regine tristi’ capeggiate da Giovanna d’Aragona che era anche sorella dell’invasore Ferdinando il Cattolico. Ad ogni modo fu grazie a lui che, liberata Napoli dai Francesi, sire e sirocchie tornarono almeno a castelcapuano, nel 1502.
Seguirono quattro anni di meditazioni, con Giovanna la Vecchia a prorex del fratello al posto dello scalpitante Gran Consalvo, almeno fino al suo arrivo, quando fu accolto nella ormai ex capitale, giunto a prendersi il reame, senza che Beatrice potesse mai più rivedere il trono d'Ungheria.
La Regina morì in sobrietà il 13 settembre 1508, senza riavere neppure la sua dote.
Il di lei corpo fu sepolto in S.Pietro martire e il suo nome venne scolpito solo su marmo:

Qui giace Beatrice d’Aragona, Regina d’Ungheria,,
assai benemerita di questo sacro collegio,
essa vinse sé stessa colle opere di religione

La Regina Giovanna III ne diede notizia al sovrano di Spagna con un biglietto postale «parendoce cosa ragionevole per la nostra affinità, de le cose digne de aviso che ad noi succedemo, con nostre littere dare notizia a Vostra Signoria
Annotò Giovanna la Vecchia: — Li dì passati ammalata la Serenissima Signora Regina de Hungaria nostra figlia de una febre continua con doe terzane molto maligne....