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Intestazioni feudali sulla terza parte di Torrioni unita a Toccanise
Per quanto riguarda l’amministrazione della giustizia sulle prime e seconde cause, si precisa che, dai quadernoni della conservatoria dei registri, ancora appariva negli atti di vendita fra le parti fin dal 1571. La qual cosa aveva insospettito il notaio regio nel 1661, secondo il quale il R.° Fisco si deve cautelare, che per la presente intestatione non se l’intende fatto pregiuditio ogni volta, che se vedrà d.[ett]e seconde cause non spettarli, ch’è quanto m’occorre referire a V.S. à chì bacio le mani, Napoli lì 18 Marzo 1661, notaro Bernardo Rocco. Nella continuazione del testo in latino si evince che il Fisco non aveva impedito l’intestazione in data 9 aprile 1661, unitamente alle seconde cause, con tanto di regio assenso del 9 maggio 1661, per quella parte di feudo, la terza, che era di Vincenzo Conte, venduta a Don Andrea dell’Aquila, il quale, si ritrova erede e successore della Terra di Toccanise e terza parte del Casale di Torrioni. Nei cedolari dell’Archivio di Napoli è infatti detto che Don Andrea dell’Aquila possedeva Toccanisio et tertia parte Torrioniis per 10 ducati annui, in seguito al regio assenso del 22 dicembre 1701, quali: cessione, rinuncia, e vendita fatta per il Signore Giuseppe Moscati com’erede in feudalibus del quondam Vincenzo Conte, della detta Terra di Toccanise e terza parte di Torrione a beneficio del detto D.Andrea dell’Aquila. Nella registrazione si faceva riferimento all’anno 1610 per il debito di 31 ducati contratto da Vincenzo Conte, non pagato per il rilievo seguito alla morte di Antonio Conte suo padre (11 Giugno 1609) e neppure dopo, quando alla figlia, Angela Conte, successe il menzionato D.Giuseppe Moscati. Si accorsero che il rilievo del feudo non era stato pagato ben dopo due successioni quando Don Carlo Brancaccio esibì le due cambiali a lui intestate e contratte dai defunti con il Banco del S.Monte della Pietà nel 1672: una di 70 e l’altra di 41 ducati, a compimento di docati 111.1.2 per tanti da esso esatti dal possessore delli Casali di Toccanise e Torrioni per causa del relevio per le morti delli qq.m Vincenzo ed Angela Conte, pagati alla Regia Corte. Alla morte di Don Andrea dell’Aquila, avvenuta il 26 ottobre 1744, gli successe Don Giovanni Battista dell’Aquila, suo figlio, invitato a pagare i 31 ducati annuali, sempre per detti feudi di Toccanise e terza parte di Torrioni.14
In questi anni i feudi si comprano e si vendono senza particolari interessi da parte dei signori che nemmeno li abitano più. I nobili dei paesi si erano infatti trasferiti quasi del tutto a Napoli per vivere la vita della capitale nominando delle persone fidate per la riscossione dei censi a vita solitamente da pagarsi da parte dei contadini nel giorno di Natale. Una pressione fiscale che aumentava sempre di più anche perchè i signori abbandonarono i feudi che strizzavano solo per le tasse e, laddove, rendevano poco, ne lievitava indiscriminatamente il valore e li vendevano al primo acquirente. Questi, resisi conto della “truffa” alla Totò, faceva altrettanto, finchè l’ultimo malcapitato, pur di recuperare quattrini, spremeva a più non posso i poveri contadini. E’ quello che stava per avvinite a Chianche dopo la vendita indiscriminata del feudo passato da Giovanbattista Manso nel 1593 a Beatrice de Guevara nel 1607, moglie di Enrico de Loffredo, marchese di Sant’Agata. Ritroviamo proprietario del feudo di Chianca, nel 1627, Ottavio Zunica. Con questa famiglia Chianca ebbe un assestamento restandovi il feudo per oltre un secolo, passando in successione a Carno Zunica (1634), a Francesco Zunica (1644), ad un altro Carlo Zunica (1690), a Giovanna Zunica nel 1714, ad Orazio Zunica nel 1724, a Giovanni Battista Zunica nel 1765. In questo paese, però, la tassa sull’enfiteutico, spesso riscossa con violenza, prendeva nome di Laudemio, cioè la quartame partem praedj vulgo dictam quarteria loco laudemii sive quinquagesimae, et hoc non sive violentia, ac propria autorità. Tassa a cui era soggetti i cittadini infeudati di Chianche, Bagnara, Petruro e Toccanisi sicuramente e, forse, quella parte di Torrioni in precedenza chiamata Torrione del Signor Camillo.15
11. Nel 1742 Li Camilli rendevano 10 ducati al Barone Giordano
Il Torrione di Camilli, terza parte del Casale in Giurisdizione di Torrioni, ancora nel 1742, rendeva 10 ducati annui, come si evince dal Catasto di Toccanisi [/] Onciario non meno di Citt.[ad]ini, chè d’estri posse[ss]ori che venne pubblicato à 20 mag.[gio] 1753.16
Don Domenico Giordano di Toccanisi restò quindi Barone di una parte del feudo di Torrioni, ma sempre per un terzo, in quanto esigge per la terza parte di Torrioni di Camilli annui docati 10 e possiede un trappeto di macinare olive, col Jus prohibitivo, quale…. le spese annue ducati quattro [per un totale di /] effetti feudali [pari a ] once 39.10.17
E’ assodato quindi che il Torrioni del Signor Camillo è un feudo che fa parte integrante di Torrioni, in quanto i suoi abitanti vengono considerati forestieri a Toccanisi paese che per un lato confina con Torrioni. Cioè Toccanisi confina con Torraioni, Bagnara, S.Giacomo, Mont’Orzo, Monti Rocchetto, Montefuscoli, S.Pietro Intellicato, S.Maria a Tuoro, S.Marco à Monti, Casale nuovo.18
Ma non sappiamo se I Camilli fossero esattamente sul lato di confine con Toccanise. Non solo. Possiamo anche aggiungere i nomi dei torrionesi che possedevano beni in Toccanisi, ma non c’entrano con il feudo dei Camilli perchè è un luogo di Torrioni. Infatti i territori dei torrionesi in Toccanisi hanno ben altri nomi, sono considerati abitanti forestieri oppure detti possessori e’stri, cioè esteri in quanto di oltre confine. Nell’anno del Catasto di quel comune, per fede fatta dal Sabbato Ferraro Sindaco del Castello di Toccanisi possiedono beni nel tenimento di detto Castello di Toccanisi e sua Giurisdizione questi possessori che a Toccanisi risultano forestieri: Pietro Oliviero, Donato Ferraro, Giovanni Lepore, Matteo Ferraro, Gregorio di Vito, Donato Oliviero, Carmine Fucci, Paolo Pasquale, Mattia Ferraro. Essi hanno selve castagnali e seminatori fra Campo, Campora e Arvanella, terreni boscosi a Foresti e Rossi, altri a Serrone, arbori di olive a Costa, campo in atto a sementare a Vigna, selva a Tagilaro, vastinoso a Trencamaro.19
Resta inteso però che i Camilli continuarono ad essere un feudo a parte in possesso dello stesso feudatario di Toccanisi, anche in seguito, come Don Domenico Giordano odierno Barone di questa Terra di Toccanisi, e Terza parte di Torrione di Camillo in esecuzione degli ordini regii per la formazione del nuovo catasto, quello di qualche anno dopo, Barone della Città di Monte Fusco, ove tiene casa, e vive, con sua famiglia, e gli effetti, che possiede in questa Terra suddetta, tanto Feudali, quanto Burgensatici. In effetti si tratta solo del Palazzo Baronale, il quale benchè prima fusse stato edificato di più stanze superiori ed inferiori capaci per la sua abitazione al presente è diruto per esser cascato col terremoto dell’anno 1732 non essendoci remasti che pochi sottani scoverti, ed un camerone à lamia solare di Terra non atti ad abitare… Ma anche dell’ormai famoso piccolo feudo dei Camilli. Grazie a questa ultima annotazione riusciamo infatti ad avere la certezza definitiva che per altri renditi Feudali, che da più, e diversi cittadini di Torrioni si pagano per case, selve e territorij che tengono in tenimento della terza parte di Torrioni di Camillo, e si fanno separatamente esiggere da detto Illustrissimo Signore Barone annuij docati diece. Ragione per cui, per converso, se a pagare i dieci ducati sono i torrionesi considerati cittadini di Torrioni, non v’è dubbio che questa terza parte, sebbene di proprietà privata, ricada in territorio di Torrioni, al cui comune rimase accorpata con l’abolizione della feudalità.20
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