Editorial Review
LA CAMERA RISERVATA DEL 1600
ROCCABASCERANA UNIVERSITA’ REGIA
di Virgilio Iandiorio
In un interessante documento riportato da G.Stanco nel suo libro Gli Statuti di Ariano, a proposito del riconoscimento di Camere Riservate che i comuni della Provincia di Principato Ultra richiedevano al re, sono elencati i comuni di Principato Ultra, che nel secolo XVI avevano ottenuto questo riconoscimento: - “L’università [ di Ariano Irpino] richiedeva [nel 1536] la conferma della qualità di camera riservata “come dalla felice memria del Signor Don Ferrante, e da sua Eccellenza è stata sempre tenuta, al fine di conservare l’immunitas non hospitandi. L’università non solo si attivava contro il fiscalismo regio, attraverso un tentativo di transazione con il barone per avere l’agevolazione del solo pagamento del 25% dell’imposta sui presidi fissi, ma cercava di salvaguardare il proprio bilancio dal sicuro deficit causato dall’alloggiamento della gente d’arme e della cavalleria leggera.1
In un elenco delle camere riservate fatta stilare dallo scrivano di razione su ordine del viceré Don Pedro de Toledo, tra quelle individuate per la provincia di Principato Ultra è menzionata quella di Pannarano. [esse sono] Atripalda, Avellino, Apice, Airola, Altavilla, Bisaccia, Buonalbergo, Casalduni, Chianca, Chianchetella, Ceppaluni, Campolattaro, Carife, Casalbore, Conza, Calitri, Calvi, Castello delli franchi, Castelfranco, Forino, Grottaminarda, Gesualdo, Guardia Lombarda, Ginestra di Montefuscolo, Lacedogna, Montesarchio, Monte Calvi, Montefredano, Mirabella, Montefalcone, Monteverde, Monteforte, Montemiletto, Montella, Monteaperto, Mercogliano, Nusco, Padula, Pia, Pietrapulcina, Porcarino, Petrulo, Prata, Panderano, Paroliso, Pietra delli fusi, Rocca basciarana, Sommonte, S.Maria Inglisone, S.Marco delli Cavoti, S.Jorio di Montefuscolo, S.Pietro indilicato, S. Martino, Serino, Sorbo, S.Agata, Savignano, S. Angiolo Lombardo, S.Maria ad tuoro S.Agnesa, Spidaletto, S.Martino, Terra nova, Cacciano e Jentacetufo, Terracuso, Torella, Villamaina, Vallata, Voltorara e Zancoli».2
L’organizzazione politico-amministrativa delle comunità locali del Regno di Napoli, chiamate Università, dal secolo XV prende la strada della “contrattazione” con gli elementi della feudalità e della nobiltà delle Terre: il diritto municipale si affida agli statuti o capitoli, nati da accordi tra le parti. La compilazioni di essi ebbe uno sviluppo notevole nel XV secolo sotto i sovrani aragonesi (Alfonso I, Ferdinando I), e poi con i viceré spagnoli nei secoli XVI e XVII. Oggi, però, ci si interroga non solo sull’importanza dei Capitoli municipali, ma anche sulla loro efficacia.3
«Assai diffuso fu il tentativo, l’illusione, di difendersi contro il fiscalismo regio operando transazioni con il barone affinché l’università fosse dichiarata camera riservata (in tal caso essa pagava solo il 25% dell’imposta sui presidi fissi); in vent’anni tra il 1613 ed il 1632 ben 103 università chiedono tale trattamento, delle quali 53 nel solo triennio 1617-1619 quando più duro fu il fiscalismo dell’Ossuna.4
Si assiste in seguito alla progressiva alienazione del patrimonio immobiliare delle università. Prima il patrimonio privato che, quando c’era, comprendeva a volte anche beni mobili, successivamente il demanio comunale vero e proprio. Assai diffusa fu la pratica di contrarre prestiti a copertura del disavanzo di bilancio, pratica alla cui diffusione non dové essere estraneo l’interesse dei privati e dei baroni. Il fenomeno doveva aver assunto ampie proporzioni se il governo vicereale si sentì in dovere di intervenire con due prammatiche, nel 1605 e 1606, per vietare tali pratiche. Ma la richiesta più generale che avanzarono le Università tra la fine del secolo XVI e l’inizio di quello successivo fu il passaggio dal sistema dell’apprezzo5, ovvero fondato sul catasto, a quello per gabelle.6
Ma in un sistema fiscale fortemente sbilanciato verso l’imposizione indiretta, come appunto quello meridionale, ciò si risolse in un ulteriore aggravio sui gruppi sociali più deboli nonché in una generale depressione delle attività commerciali».7
Il documento completo è nel volume sulla storia di Pannarano.8
Virgilio Iandiorio
NOTE D’APPENDICE
N.1
1. Il testo è tratto da: Virgilio Iandiorio, 17. Pannarano e il Partenio: profilo storico sul paese caudino del poeta Niccolò Amenta, ABE Napoli 2017.
2. Gianfranco STANCO, Gli Statuti di Ariano - Diritto municipale e identità urbana tra Campania e Puglia, ed. Centro Europeo di Studi Normanni, Ariano Irpino 2012, p.351
3. Francesco CALASSO, La legislazione statutaria dell’Italia Meridionale, parte I, Roma 1929. Cfr. Giuseppe GALASSO, Dal comune medioevale all’Unità, Bari 1969
4. Pedro Téllez-Girón y Guzmán duca di Osuna (Osuna 1574 - Madrid 1624) fu viceré di Napoli dal 1616 al 1620.
5. Nel regno di Napoli, indicava la stima dei beni per la formazione del catasto
6. “Termine usato fin dal medioevo per indicare varie forme di contribuzione, imposte dirette o indirette, tasse, o anche aggregati di più tributi, ristrettosi col tempo a designare la sola imposta o dazio di consumo”, in TRECCANI, Vocabolario on line s. v. Gabella.
7. Giovanni MUTO, Apparati finanziari e gestione della fiscalità nel Regno di Napoli dalla seconda metà del ‘500 alla crisi degli anni ’20 del sec. XVII. In: La Fiscalité et ses implications sociales en Italie et en France aux XVIIe et XVIIIe siècles. Actes du colloque de Florence (5-6 décembre 1978) Rome : École Française de Rome, 1980. pp. 125-150. (Publications de l’École française de Rome, 46).
8. Il testo è tratto da: Virgilio Iandiorio, 17. Pannarano e il Partenio: profilo storico sul paese caudino del poeta Niccolò Amenta, ABE Napoli 2017.
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