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PAOLO IV: IL PAPA BENEVENTANO NATO A SANT’ANGELO DELLA SCALA
Gian Pietro Carafa, “intemerato punitore di ogni male e acerrimo campione della fede cattolica”, il quale meritò l’appellativo di “rigidissimo dei rigidi”. A suo dire “L’eresia è così grave delitto, che ove un uomo ne fosse anche solo un po’ macchiato, non vi sarebbe altro rimedio di quello infuori di darlo alle fiamme senza badare se occupasse anche il grado più alto”.
Gennaro Maria Monti, grande biografo e studioso di documenti inediti di Paolo IV, gli dedicò un opuscolo concludendo che “ben volentieri si perdona a chi pecca per troppo amore ”.
Quasi tutti i biografi del papa parlano di un luogo di nascita denominato Sant’Angelo della Scala. Perfino in una piazza di Chieti c’è un’iscrizione storica che dedica la piazza a Paolo IV / Gian Pietro Carafa / S.Angelo della Scala 1476 -Roma 1559.
Basta ricordare che il Barone Gian Antonio e la Contessa Vittoria Camponesca genitori di Gian Pietro e feudatari della baronia, risiedevano nel castello di Sant’Angelo a Scala. Inoltre, per due ipotesi, cade la testimonianza di Antonio Caracciolo quando nel testo autografo Vita di Paolo IV scrive: “Nacque Giovan Pietro Carafa -non in Sant’Angelo della Scala, come Panvinio dice, ma in un altro castello de’ Carafeschi detto Capriglia, come i cittadini di Capriglia et i Camaldolesi dell’Incoronata che habitano quivi vicino per antica tradizione e per scritture, costantemente affermano e mostrano anche hoggidì nel palazzo del Barone la camera ove Giovan Pietro fu partorito”.
La prima ipotesi è che Caracciolo dichiara il falso poiché si basa su tradizioni orali, e dei caprigliesi, e degli stessi monaci dell’Incoronata che stranamente “posseggono” e “mostrano” quando nel 1476 anno di nascita di Gian Pietro mancavano ancora 101 anni alla venuta del primo insediamento di cinque religiosi allo “sperduto” monastero dell’Incoronata, situato sui monti, alle spalle di Montevergine, sul versante Vallatrone di S.Angelo a Scala.
La seconda ipotesi, e ci sembra la più accreditabile, è che sia esistito un omonimo Gian Pietro probabilmente morto infante che ha dato vita alla fantasia popolare caprigliese. Tutti coloro che in seguito hanno fatto nascere Paolo IV a Capriglia, (Giovan Battista Castaldo, Francesco Maria Maggio meglio noto come Francesco Velli, e Bartolomeo Carrara), si sono rifatti alle origini riportate dal Caracciolo, basta notare le ripetizioni tipo “la mattina per tempo” del Castaldo oppure “Nacque Giovan Pietro, non in Sant’Angelo della Scala, come Panvinio dice…” del Velli.25
La nascita a S.Angelo a Scala regge la tesi riportata da vari biografi e dallo stesso contemporaneo del pontefice, Onofrio Panvinio.
A questo punto ci è parso doveroso tracciare una breve storia sull’operato di Paolo IV secondo il profilo trascritto dal grande studioso Gennaro Maria Monti, frutto di certosine ricerche che fanno crollare le superficialità nel raccontare i fatti e smentiscono ogni illusorio vanto sul luogo d’origine.
Castità, ubbidienza e povertà:
la regola di Giovan Pietro Carafa
La vita di Paolo IV si estese dal 1476 al 1559, cioè dagli anni in cui il Rinascimento trionfava in tutto il suo splendore, agli anni in cui esso cedette alla Reazione Cattolica. Nei suoi 83 anni di vita egli fu contemporaneo con le più grandi figure del Cinquecento, in un crogiuolo di fatti, episodi e lotte che fissarono per secoli i destini d’Italia e d’Europa nel campo politico e religioso.
Appartenente al ramo beneventano della famiglia Carafa, nato a Sant’Angelo a Scala e vissuto tra la provincia e Napoli , come solevano fare le famiglie dei feudatari del tempo , a 14 anni egli fuggì nel convento di San Domenico Maggiore a Napoli per prendere l’abito monastico, ma viene ricondotto a casa dal padre. A 18 anni, vinta l’opposizione familiare, prese l’abito di chierico; a 26 anni venne nominato Cameriere Pontificio dedicandosi unicamente allo studio, alla preghiera e alle opere di carità.
Sotto Giulio II cominciò la rapida ascesa nella carriera ecclesiastica e a 29 anni è nominato vescovo di Chieti, e primo incarico diplomatico è la nomina di Legato Pontificio al nuovo Re di Napoli Ferdinando il Cattolico. Ma il Carata ben presto rifiutò tale incarico cominciando la missione spirituale nella sua Diocesi.
Sotto Leone X ancora maggiori furono gli incarichi divenendo Legato di Enrico Vili e, per le sue esortazioni, fu conclusa la pace dell’agosto del 1514 tra Francia e Inghilterra.
Dopo due anni, nominato Consigliere e Vice Cappellano Maggiore Regio del Re di Spagna Carlo I, poi Imperatore Carlo V, partì per la Spagna, dove restò dal 1517 al 1520, e vi strinse rapporti di amicizia con prelati spagnuoli favorevoli ad una Riforma che partisse dal seno stesso della Chiesa, proprio mentre Lutero affiggeva le sue famose 95 tesi alla porta della Cattedrale di Wittenberg e iniziava quel movimento che doveva portare in pochi anni allo Scisma luterano.
Si racconta che, un giorno, nella Cappella Reale, un ufficiale pregò il Carafa di attendere Sua Maestà per cominciare la messa e che egli, con molta decisione, rispose dicendo: “In questi sacri abiti rappresento la persona di Cristo e perciò sarebbe cosa indegna l’aspettare”.26
Dalla Spagna ritornò a Roma ristabilendo la confraternita dei Bianchi; che assisteva i condannati a morte. Fu allora che per la prima volta intervenne direttamente contro il protestantesimo, prendendo parte alla compilazione della bolla Exurge Domine di Leone X del giugno 1520, con cui venivano condannate definitivamente le eresie del monaco ribelle.
Nella sua missione riformatrice si dedicò in particolar modo all’Oratorio del Divino Amore che ebbe la più alta espressione quando, insieme con Gaetano da Thiene, fondò l’Ordine dei Chierici regolari e, fino ad allora alto prelato, divenne Teatino. La causa principale è da ricercarsi nell’impellente bisogno di riformare il clero secondo i canoni apostolici e sotto i tre voti di castità, ubbidienza e povertà.
Fu grande lo stupore della Roma del Rinascimento, abituata agli splendori e ai fasti dei prelati di curia, e poi la meraviglia, quando il 24 Giugno 1524 fu emanato il breve con cui accettava la rinuncia del Carafa ai due Vescovati e riconosceva i Teatini. Non mancarono derisioni e sospetti, ma la loro carità, esercitatasi specialmente in occasione della peste del 1525, vinse gli ostacoli e fece loro guadagnare la più grande considerazione. Il sacco di Roma pose fine all’attività dei 14 Teatini che, scampati ai tedeschi di Carlo V, si rifugiarono a Venezia. Tutto ciò, invece di frenarlo, lo portò (1532) a far sentire la sua voce di sdegno e di dolore, contro le miserie della Chiesa con un memoriale inviato a papa Clemente VII. Da ogni parte egli non vedeva che corruzione, avidità e rilassatezza di fede e di costumi, ma, per tutto egli proponeva un rimedio con un vero e proprio programma di Riforma. E fu quel memoriale il seme del “parere per la riforma della Chiesa” approvato da Paolo III che “delineò e avviò la grande opera di riforma”.27
L’Inquisizione contro le streghe
e i falò per ardere eretici e marrani
Nominato Cardinale nel Natale del 1536, Gian Pietro Carafa, proseguì la lunga carriera fino a divenire Generale Inquisitore nel 1542.
FONTI
ARCHIVIO DI STATO DI AVELLINO.
ARCHIVIO DI STATO DI NAPOLI.
ARCHIVIO DI STATO DI BENEVENTO.
ARCHIVIO DI MONTEVERGINE.
CODICE DIPLOMATICO VERGINIANO di PLACIDO TROPEANO.
REGESTO PERGAMENE DI MONTEVERGINE di G.Mongelli
NOTE BIBLIOGRAFICHE
1. Nel 1125 Alesio Magno è porfirogenito in Heapoli da 7 anni
La Regione imperiale detta Furcillense è nata da quattro anni.
Giovanni Porfirogenito Magno è imperatore da 34 anni
La Regione Imperiale che ha per capitale Heapoli è Furcillense
Se ne deduce che l’imperatore Giovanni Magno è nel terriorio della Longobardia meridionale da 1125-34=dal 1091.
Proprietari della casa, che si compra nel 1125, in Vicum Irculano, era stata di Gregorio Muschino e Pietro Muschino. I nipoti che vendono la casa e sottoscrivono l’atto si dicono figli del Cesario Romano e del Domino Pietro, a loro volta figli del fu Domino Ursi Romano e Domina Sichelgarda. L’altra nipote, Sica, è figlia del fu Domino Giovanni Romano, anch’egli figlio di del Domino Ursi Romani. La pergamena è firmata da Alisandro figlio de Domino Pietro e da Aligeri figlio del Domino Sergio.
Certum est nos Cesario qui vocatur Romano et Petro, uterinis germanis filiis quondam domni Ursi Romano et quondam domna Sicelgarda honesta femina iugalium personarum, et Sica honesta femina, filia quondam domni Iohanni Romano qui fuit filio memoratis quondam domni Ursi Romani et queda domna Marocta honesta femina iugalium personarum, oc est thios et nepotes. Ego memorata Sica honesta femina cum voluntate memorate genitrice mea seum et cum voluntate quide domni Deodedi viro meo filium quondam domni Iohanni qui fuit filio quondam domni Sergii de domna Maria, set nos memoratis uterinis germanis et nepotes pro bice nostra er pro bice domni Gregorio qui vocatur Romano uterino germanis et thio nostro qui itu est in Romania, a presenti die promyissima voluntate venundedimus et tradidimus vobis Maria et Gregorio uterinis germanis filiis quondam Gregorii qui vocatur Muschino…, ide est integras sex uncias quod est medietas de integras domum disctruca qui antea edificata fuit, posita vero intus ac Civitate nostra iusta bico publico qui vocatur Irculense regioni Furcillense cu aheribus et aspectibus suis et cum quondam ad oc pertinet de Curte Commune et de Biculus communi et de alia curte maiore communi, ubi est Puteum aque bibe, est communis et per curte commune et omnibus que a memorata medietate que superius vobis venundedimus, pertinentibus, pertinentes vero nobis per ominibus nostris, qui ic cabsi sunt, et aduc indibisu et in communi reacient memoratas sex uncias que vobis benundedimus de memorata domus cu omnibus sivi pertinentibus, ut super legitur, cu integras alias sex uncias exinde que odie per chartula venundedimus a quide Iohanne qui vocatur Muschino et a Hanna, oc est iugalium (personarum), filii et nuram a quondam Petri qui vocatur Muschino qui fuit (pater) memorati genitori et abis vestris et cohorens sivi a memoratas integras domus unde memoratas sex uncias vobis venundedimus et unde memoratas alia sex uncias odie venundedimus a memoratis iugales (personas) cu omnibus eius pertinentibus, ut supe legitur: a parte orientis est memorato bico publico qui vocatur Irculense sicuti parte exfinat, ubi per bie tre abuit fenestre qui respicieba super iadicto bico; et a parte occidentis est domum sicuti inter se pila frabita commune exfinat; et a parte meridei est memorata curte commune unde quantum ad oc pertinet vobis illos venundedimus sicuti inter se paries exfinat; et a parte septentrionis est domun et gricta de illa communalis seum et in aliquantum de aheris de super curticella commune, ubi per bie tre gradis abuit sicuti inter se paries exfinat, seum et in aliquantum proprium ex ipsa que vobis venundedimus et de ipsa que odie venundedimus a memoratis iugales…, qui exiunt et respiciunt super ipse aheres et licentiam et potestatem abeatis vos heredibus vostris ipsa, que superius vobis venundedimus, conciare et edificare et in Altum asendere et coprire, qualiter a betere fuit. De quibus nichil nobis de oc que superius vobis venundedimus cu omnibus sivi pertinentibus, ut super legitur, exinde aliquod remanxit aut reserbavi nec in aliena cuiusque personas, quod apsit, comisit aut in comicto potestate; set a presenti die et deinceps a nobis vobis sit venundatum et traditum in Vestra vestrisque heredibus sit potestatem quemque exinde facere volueritis ab odierna die senper in omnibus liberum exinde abeatis potestate et neque a nobis memoratis uterinis germanis seum thiis et nepotes. Ego memorata Sica honesta femina cum vuluntate memorato biro meo et cum vuluntate memorata genitrice mea seum et nos aute pro bice nostra et pro bice memorato domno Gregorio qui vocatur Romano uterino germanis et thio nostro, qui itus est in Romania, vel heredibus nostris hnec a nobis personas sumissa nullo tenpore nunqua nos memoratis uterinis germanis vel heredibus nostris, quod absit, abeatis exinde aliquando cumque requisitione aut molestatione per nullum modum nec per sumissa personas nunc et in perpetuis tenporibus; insuper omni tenpore nos heredibus nostris vobis vestrisque heredibus ipsam que superius vobis venundedimus defensare debeamus ab omnes omine omnique personas. propter quod accepimus a vobis exinde in presentis in omnes decisione seum deliberatione id est auri tari biginti quinque boni de Amalfi diricti et pisanti, sicut inter nobis conbenit… et firmamus inter nobis ut si tu memorata Maria (honesta femina aliquo tempore) tibi virum sociaberis qualiscumque omine ut non fuerit nostrum parentes tuc ipsum que superius tibi venundedimus, ut super legitur, retornare debeas a memorato uterino germanis tuo et a suos heredes… set memorato uterino germanis tuo et suos heredes tibi tuisque heredibus rendere debeas memorata portione tua de memorati tari que nobis dedistis, ut super legitur, una cu illum ex presenti que tu posueris et dederis pro conciaturias de ipsa que superius vobis venundedimus, ut super legitur. Hec cartula ita nobis stetit. Si autem aliter fecerimus de eis omnibus memoratis per quobis modum aut sumissa personas tuc coponibit nos heredibus nostris vobis vestrisque heredibus auri solidos duodecim et medium bizanteos et ec chartula, ut super legitur, sit firma, scripta per manus Saducistus scriptaris discipulus domni Mastaius curialis per memorata indictione.(seguono le firme).
La pergamena è firmata dalla sorella e nipote Sica.
Alisandrus figlio domino Petri testi
Aligerni figlio domino Sergii testi
Cesarius scriptor testi
Mastaius curialis
2. Guida turistica generale della comunità montana del Partenlo, pag. 8. L. Giustiniani, Dizionario geografìco-ragionato del Regno di Napoli, Vol.VII, pag. 353.
3. Considerazioni basate su tradizioni orali.
4. Censimenti della popolazione. Camera di Commercio di Avellino.
5.Su s. Silvestro alcune notizie tratte da Pasquale Grasso, Fede e Folclore; Storia dei papi, pag. 239-240, Napoli, 1803. E. M. CARR: Sei lezioni sulla Storia: Giulio Einaudi editore, Torino, 1966. Romano di nascita, Silvestro successe a papa Melchiade il 31 gennaio del 314 reggendo la chiesa durante il regno di Costantino. Ci risulta falso che Silvestro abbia battezzato Costantino nel battistero lateranense poiché l’Imperatore ricevette il battesimo a Nicomedia poco prima di morire. Vero è invece che la basilica lateranense come il battistero furono edificati da Costantino su preghiera del papa.
D’accordo con lo stesso imperatore, Silvestro convocò a Nicea 11 primo Concilio ecumenico contro l’eresia di Ano che travagliava le chiese orientali; al Concilio però non potè intervenire per l’età avanzata. Fra gli uomini di fede di un certo rilievo ricordiamo la visita di San Gregorio Armeno, venuto a Roma a prestare obbedienza alla Santa Sede.
A Silvestro è attribuita l’edificazione di un oratorio nel Foro Romano e di una chiesetta dedicata a San Martino e a lui stesso dopo la- morte avvenuta il 31 dicembre del 335.
Alla persona del santo papa il Medioevo attribuì alcuni documenti apocrifi fra cui la Donazione di Costantino con la quale l’Imperatore avrebbe lasciato ai pontefici i diritti sovrani su Roma e sulle province d’Italia e occidentali romane. Altri apocrifi sono il Constitutum e il Sinodo dei 275, una raccolta di 20 decreti di un presunto Sinodo convocato per convalidare le decisioni di Nicea. Da non dimenticare è l’ordine cavalleresco pontificio di San Silvestro papa, ultimo nella scala gerarchica e cronologica degli ordini cavallereschi pontifici tuttora esistenti. Nato nel 1905, si conferisce negli scambi diplomatici. Possiede quattro gradi: Gran Croce, Commendatore con placca, Commendatore e Cavaliere. La decorazione consta di una croce ettagona di smalto bianco, con raggi d’oro agli angoli e un medaglione, con l’effigie del pontefice, al centro. L’uniforme nera è a falde lunghe.
– Su S.Giacomo, v. G. MONGELLI: L’archivio storico dell’abbazia benedettina di Montevergine, Vol. II, II centro di ricerca editore, 1974. OSCAR CIRIELLO: L’Urbanistica di Sant’Angelo a Scala, pubblicazione inedita. R. DE FUSCO: Segno, storia e progetto dell’architettura, Edizioni Laterza, 1978.
6. 1. Testi di Virgilio Iandiorio, adattati da una libera traduzione dal Pontano. Tratti da: I riti satanici di Benevento. magie di ladroni e mostri del ‘600 nella valle beneventana di Eliseo Danza. Cfr. Biagio Marin, Poesie a cura di C. Magris- E. Serra, Garzanti 1999. Il poeta è nato e vissuto a Grado (1891-1985). Eliseo Danza, Tractatus de pugna Doctorum, tomo primo, Trani 1633, tomo secondo, Montefusco 1636. Ci sono di essi ristampe negli anni successive. Marino Freccia (1503-1560) giurista. Follero Pietro (XVI-1590 circa) giurista. Paolo Fusco (sec. XVI) giurista. Cfr. V.IANDIORIO: Streghe, Dragoni e Santi. Crimini e Miti Beneventani del ‘500. Il dragone di Eliseo Danza e altre storie, ABE Napoli, 2018. Cfr. Anonimo Auctore, Diaria Neapolitana. In: Duca di Montelione, Giornale dell’Istorie del Regno di Napoli. Dall’anno 1266, fino al 1478. A cura di Ludovico Antonio Muratori, Nella stamperia di Giovanni Gravier, Napoli 1770. L’Anonimo è troppo severo con Caldora, mostrando spesso acredine verso il personaggio. Contarino dice che Caldora, sentendosi pronto a combattere avendo la forza di un 25enne, benché fosse vecchio, descrivendolo generoso e magnanimo, che mai volle titolo di duca, né di principe, ma volle sempre essere chiamato Giacomo, & era signore delle due parti di Apruzzo, e gran parte di Terra di Bari, e di Capitanata. Egli nacque in Apruzzo nel Castello del Giudice, sotto la Montagna, appresso il fiume Sanguine. Portava nelle bandiere, nelle coperte de’ carriagi, e nelle bande de’ cavalli questo detto. Celum Celi Domino terram autem dedit filijs hominum. Volendo asserire, che la terra era di chi più poteva. Riuscirono sotto la sua disciplina molti capitani come il figlio Antonio, Nicolò Monforte conte di Campobasso e Carlo Monforte onte di Termoli. Cfr. A.Lecoy de la Marche, Le Roi René, cit. Cfr. Histoire des Rois des deux Siciles, cit.
7. Anonimo Auctore, Diaria Neapolitana. In: Duca di Montelione, Giornale, cit. Cfr. Angelo di Costanzo, Istoria del Regno di Napoli, voll.2-3, Tipografia dei classici italiani, Milano 1805, pag.75 e segg. Di Costanzo dice che il Re non vuole andarsene e le esternaziosi fossero solo un diversivo per allontanare il nemico. Che lui andava in Abruzzo a prendere soldi per pagare le truppe e che sarebbe tornato per far si che Napoli restasse sepre la città a capo di tutto il Regno.
8. Anonimo Auctore, Diaria Neapolitana. In: Duca di Montelione, Giornale, cit.
9. Anonimo Auctore, Diaria Neapolitana. In: Duca di Montelione, Giornale, cit.
10. Anonimo Auctore, Diaria Neapolitana. In: Duca di Montelione, Giornale, cit. Cfr. Angelo di Costanzo, Istoria del Regno di Napoli, voll.2-3, Tipografia dei classici italiani, Milano 1805, pag.75 e segg.
11. Anonimo Auctore, Diaria Neapolitana. In: Duca di Montelione, Giornale, cit.
12. Archivio di Milano, Dominio Visconteo, Anno 1440. Il documento porta la data di Beneventi, in Castro, horà predictâ, die ultimo januarii, tertià indictione, 1440. Il castellano aggiunse anche un Postscripta. — Se una cosa più che un’ altra havessemo ad fare, advisatende et commandatence presto, perché farimo zo che le V. S. commandaranno. E poi i due sottoscrissero il documento come Servitores, Buezellus, castellanus, et Russus de Dyano, rector civitatis Beneyenti. L’atto fu inoltre sottoscritto dai Magnificis dominis, dominis nostris reverendis Fuscolino de Actendolis, ex comitibus Gutigniole, et domino Victori de Rangonibus, de Mutina, militi et generali locumtenenti illustris domini comitis Franciscî Sfortie.
13. Anonimo Auctore, Diaria Neapolitana. In: Duca di Montelione, Giornale, cit.
14. Anonimo Auctore, Diaria Neapolitana. In: Duca di Montelione, Giornale, cit.
15. Anonimo Auctore, Diaria Neapolitana. In: Duca di Montelione, Giornale, cit.
16. Archivio di Milano, Dominio Visconteo, anno 1440.
17. Cfr. Documenti diplomatici, op.cit.
18. Anonimo Auctore, Diaria Neapolitana. In: Duca di Montelione, Giornale, cit.
19. Archivio di Milano, Dominio Visconteo, anno 1440. Cfr. Documenti diplomatici, op.cit. Cfr. Bartolomeo Fazio, olim Bartholom Facii, De rebus gestis ab Alphonso Primo, Neapolitanorum rege, op.cit.
20. Bartolomeo Fazio, olim Bartholom Facii, De rebus gestis ab Alphonso Primo, Neapolitanorum rege, op.cit.
21. Bartolomeo Fazio, olim Bartholom Facii, De rebus gestis ab Alphonso Primo, Neapolitanorum rege, op.cit.
22. A.Lecoy de la Marche, Le Roi René. Sa vie, son administration. Sex travaux artistiques et littéraires. d’après les documents inédits des archivies de France et d’Italie, tome II, Librairie de Firmin-Didot, Paris 1875.
23. A.Lecoy de la Marche, Le Roi René, cit.
24. A.Lecoy de la Marche, Le Roi René, cit. Cfr. M.Vallet de Viriville, Monographie historique. Notice d’un manuscrit sovabe. Didron, Paris 1855.
25. A. CARACCIOLO: Vita et gesti di Paoli Quarto. Manoscritto. A. CARACCIOLO: Collectanea historica de vita Pauli IV. Colonia, 1612. C. BROMATO: Storia di Paolo IV. Voi. II, Ravenna, 1748-53.
26. L. PASTOR: Storia dei papi. Trad. MERCATI, Roma, Desclèe, 1912-22. F. M. MAGGIO: Vita della V. M. Maria Carafa. Napoli 1670.
27. G. M. MONTI: Ricerche su papa Paolo IV Carata con 108 documenti inediti. Benevento, coop. Tipografi, 1925.
28. G. DURUY: Le Oardinal Carlo Carafa, Paris, 1882. O. PANVINIO. Vita del sommo pontefice Paolo IV. Venezia 1562.
29. A. F. VEZZOSI: I scrittori de’ Chierici regolari detti Teatini. Roma, 1780.
30. G. M. MONTI: Papa Paolo IV, profilo. Tipi Istituto Maschile, Benevento, 1926.
31. A.BASCETTA: Pietrastomina: origini, vicissitudini, speranze. Avelline”, WM Editrice, 1987. A.BASCETTA: Pietrastornina, ricerche storiche, Opinioni 1999. A.BASCETTA: Là dove l’acqua scorre: S.Angelo a Scala storie per un libro, Ro.Ma. Editrice, 1987. Cfr. Tranfaglia, pag. 8.
32. A.TRANFAGLIA: II beato Giulio. Avelline, tip. Pergola, 1922.
33. La statuetta che raffigura la Madonna Incoronata viene attribuita allo scuoltore Giovanni da Noia, detto il Merliano (1478-1558).
34. L.ISPANO: Romualdina seu eremitica Montis Coronae Camaldulensis Ordinis historia, in quinque libros partita. In Eremo Ruhensis, in agro Patavino, 1587, ff. 171 e segg.
35. A.MASTRULLO: Chronologia virorum illustrium et rerum exmiarum Congregationis Montis Virginis Ordinis Sancti Benedicti. Napoli, 1656.
36. Annali Camaldolesi, in Tranfaglia pag. 10.
37. Tranfaglia, pag. 11.
38. G.MONGELLI: II beato Giulio da Nardo. 1981, pagg. 70-71.
39. Registri dei capitoli generali di Montevergine, I, 201.
40. Vedi pag. 45.
41. Mongelli, pag. 64.
42. Atto capitolare del 10 luglio 1593, in Lugano, nota 2, pagg. 276 e segg.
43. Archivio di Montevergine, busta 199.
44. G.B. MITTARELLI – A. COSTADONI: Annales Camaldulenses Ordinis Sancti Benedicti. Venezia, 1764, Tomo Vili.
45. Zigarelli, pag. 338. Cfr. P.LUGANO: La congregazione camaldolese degli eremiti di Montecorona dalle origini ai nostri tempi. Frascati, 1908.
46. Archivio di Stato di Napoli, Fondo monasteri soppressi.
47. Zigarelli, pagg. 271, 336.
48. Insurrezioni e brigantaggio nel Principato Ultra, di F.Barra, in Samnium, nota 3, pagg. 214, 215.
49. G.ZIGARELLI: Viaggio storico artistico al Reale Santuario di Montevergine. Napoli, 1860, pag. 338.
50. Vedi nota 18.
51. Le citazioni che seguono si riferiscono a documenti inediti dell’Archivio di Stato di Avellino, Fondo Intendenza, busta 1070.
52. Tranfaglia; Iannacchini: “quivi erasi il maggiore altare che oggi abbella il duomo di Avellino”.
53. Zigarelli, pag. 336.
54. Tranfaglia.Cfr. A. M. IANNACCHINI: Topografia storica dell’Irpinia. Napoli, 1889.
55. II racconto popolare, elaborazione di varie versioni, è da considerarsi un racconto modello.
56. AA. VV.: Brigantaggio lealismo repressione. Macchiaroli Editore, 1984, premessa di G. Galasso e introduzione di A. Scirocco.
57. P. MOLFESE: Storia del brigantaggio politico. Cfr. A. BASCETTA: Pietrastornina, origini vicissitudini speranze. WM Editrice, 1987, pagg 58-60.
58. M. SE VERINI: Altavilla Irpina. 1907, pagg. 146-147.
59. Idem, pagg. 148-149.
60. Idem, pag. 150.
61. I briganti del Partenio, di F. Barra, in Quaderni irpini, n. 2-3, 1970.
62. Archivio di Stato di Napoli, Fondo Alta Polizia, fascicolo 184.
63. T. PEDIO: Vita Politica in Italia meridionale. 1966. Cfr. Bascetta, pagg. 68-71.
64. Archivio di Stato di Avelline, Fondo Prefettura, buste brigantaggio, rapporto quindicinale del Prefetto al Ministero dell’Interno.
65. Vedi nota 8.
66. Vedi nota 9.
67. Archivio di Stato Avellino, Fondo Prefettura, buste brigantaggio, Legge 7 febbraio 1864.
68. P. MOLFESE: Storia del brigantaggio politico. . Vedi AA.VV., introduzione di A. Scirocco, pag. 26.
69. Si ringraziano le famiglie Barbarino, Ciriello, Cosentino, Maiello, Pellino, Pirone, Zaccaria, che hanno contribuito con documenti, notizie e racconti alla realizzazione del testo tratto dal volume di A.Bascetta, Là, dove l’acqua scorre, Amodeo 1989.
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