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Il Castellione di Cassano diventa Casale di Montella (1164)
Senza qui volerci dilungare sulla presenza dell’antico Castellione di Cassano, oggetto di altro studio più completo di prossima pubblicazione, se ne ricorda ancora la presenza anche prima del 1164, con il nome di Castellionem Cassani abitato da Davide figlio di Ursonis Maraldi di Castellionem Cassani, con i suoi uomini in Serra Campi e Maionis, che purtroppo lo Scandone confonde con il milite David de Montella citato come teste nello stesso documento cavense e ben definito con il nome di David figlio del Milite Guidonis.
Fermo restante il fatto che il Castellionem di Cassano non ebbe poi lunga vita, perdendosene le tracce già nel 1184, gli uomini delle terre di Cassano furono poi donati alla Chiesa di San Giovanni de Gualdo e assoggettati a Castelli Montelle con il titolo di Casale di Cassano, ma solo per una cinquantina di anni, fino cioè all’arrivo degli Svevi che, a loro volta, lo sottometteranno, Montelle compresa, al Castello Imperiale di Giffoni.
La comunità religiosa dipendenza di Cava chiamata San Giovanni del Gualdo era fatta di uomini che coltivavano anche le terre ai piedi del Castillione di Cassano, che furono quindi presso il luogo ubi Polentina dicitur, iuxta quendam fluvium terrae nostrae, dove si riunì la Curia Solenne, per risolvere una controversia feudale fra Vescovo di Nusco e Abate di Fontigliano, alla presenza del delegato regio, Guglielmo de Tivilla, figlio e successore di Simone di Tivilla, che nel 1164 possedeva in capite diversi feudi, fra cui quello di Cassano e Bagnoli in servitium. Ciò avveniva cioè nel dodicesimo anno di Re Guglielmo di Sicilia, alla presenza di Giovanni Giudice di Montelle, Davide fu Guidonis milite di Montelle, Davide figlio di Ursonis Maraldi di Castellionem Cassani con i suoi uomini in Serra Campi e Maionis, figli di Giovanni Andree di S.Iohanne (Arch.Cava, XXXI, 88).
Le terre di Cassano, quindi, prima del 1164, non furono abitate da soldati Normanni, ma da homines di Ursone Maraldi assoggettati dal Milite David de Montella e donati alla Santa Trinità di Cava quando si ritrovano dipendendi dalla Chiesa di San Giovanni del Gualdo, facendo nascere un Casale di Cassano nelle stesse terre abitate già da prima, e dipendenti dal Castellione, cioè a Serra Campi e Maionis.
In una seconda pergamena del 1184, quando Riccardo de Aquino Conte di Acerra conferma la conquista normanna in territorio di Re Guglielmo di Sicilia, abbiamo la certezza che la donazione del Casale Cassani fu fatta dai feudatari di Montelle a San Giovanni de Gualdo.
Cassano, Montella ed altri feudi, conquistati dagli Svevi, furono fatti ricadere nella giurisdizione del Castello imperiale di Giffoni (Sa) con il titolo di Universitas.
L’Amministrazione Comunale dell’Università di Cassano nacque quindi sotto Federico II ed era affidata ad un Procuratore, l’unica personalità giuridica delle Università.
Nel 1240 Cassano, Volturara, Montella, Bagnoli, Nusco, Appido, Baiano e Serino sicuramente erano già stati trasformati in Università e possedevano in bene demaniale gli ex territori normanni dai quali si esigevano tutti i diritti sugli usi civici propri, non mancando già all’epoca le prime contese con i nuovi feudatari a cui gli Svevi avevano concesso parte dei vecchi feudi o nuovi territori infeudati.
Al periodo Svevo risalirebbe infatti la prima lite fra Montella e Cassano sugli usi e la proprietà demaniale e la vertenza del feudatario di Montemarano, Giovanni de Lagonessa, che pretendeva la restituzione del territorio denominato Sava, poi Dragone, dalla Università per privilegio curiale. Un’altra citazione riguarda il feudatario Tommaso I de Aquino, Conte di Acerra. E’ del 1239-40, quando l’Università del Casale di Cassano e quelle vicine, furono obbligate a ricostruisce a proprie spese il Castello imperiale svevo che aveva giurisdizione sulla zona perchè distrutto durante la guerra, cioè il Castra Exempta di Gifoni.
La presenza del procuratore del Castello Imperiale di Giffoni indica la gestione delle terre dell’Università di Cassano con l’esazione di un tributo da versare alle casse statali.
L’Università, già da allora, pagava infatti alla Casa Sveva una tassa in base alle famiglie, la tassa sui fuochi, numerata in 24 unità, come risulta ai tempi di Corradino di Svevia nel 1268.
Ma la dichiarazione pare non corrispose al vero in quanto l’Università dovette pagare la multa di 1 augustale, pari a 15 carlini per ogni fuoco, la nuova moneta introdotta dagli Angiaini, relativamente ai mesi di settembre ed ottobre. Somma versata nel 1272 al Giustiziere di Principato e Terra Beneventana dai primi sindaci di cui si ha notizia, Giovanni Mangiacervo e Pietro De Giovanni. Anche se nel 1275 il Giustiziere pretendeva altri 360 carlini, cioè 24 augustali contabilizzati in 6 once, ma l’Università mostrò ricevuta di avvenuto pagamento da un triennio (In Scandone, op.cit., Docc.4, 8, 12).
E’ cioè una tassa incamerata dall’Università che colpiva le famiglie soggette a lavorare le terre della chiesa di San Giovanni de Gualdo tenuta al pagamento. Conteggi dai quali i contadini, servi della chiesa, probabilmente erano anche esclusi, essendo servi, quindi bene della chiesa a cui toccava praticamente rendere conto al Procuratore.
Con la conquista di Re Carlo d’Angiò il primo provvedimento fu quello di confermare la tassa sui fuochi, che si disse tassa per la Spesa di Generale Sovvenzione dello Stato, e pagata da ogni provincia che la ripartiva in base alle università, che, a loro volta, la facevano ricadere sulle famiglie. Soldi che servivano anche per la repressione del brigantaggio, per la coniazione e la distribuzione dei carlini d’argento fatti coniare da Re Carlo I, che andarono a sostituirsi agli augustali coniati da Federico Augusto Imperatore, per la costruzione delle navi necessarie contro l’insurrezione dei Vespri. Il De Fucularibus, così si chiamò, era pari ad 1 augustale al mese. Cassano ne doveva pagare per armare 6 uomini, Avellino per 20. La tassa sarà stabilita definitavamente in occasione dell’assedio di Lucera da parte di Re Carlo che aveva obbligato le Università a fornire soldati in proporzione al numero dei fuochi oppure a versare la somma in danaro se non possedeva, come nel caso di Cassano, uomini adatti.
Nel 1270, con un altro provvedimento, Re Carlo I ordinava al Principato Ultra di pagare un’altra tassa, il Baiulo, a Roberto Malerba, addetto alla vigilanza delle strade, compreso il bivio fra la Via Antiqua Campanina e la Via Saba Major. Nei documenti angioni si parla solo della Strata, quella lastricata proveniente dall’Avellano, perchè è scritto da Montis Fortis propre Cimiterium, usque Atripaldum strata Atripaldi per viam qua itur Guardiam Longombardorum per frontem S.Lucia, cioè Strata Atripualdi, qua itur Guardia Lombardorum per Pontem S.Lucia; et a Ponte de Nusco, usque Guardiam et a Guardia per viam S.Leonardi usque Ufidum et Melfiam, citata anche come la Saba Maioris a Sereno usque ad Pontem Nuski, che passava per la Valle del Dragone in direzione di Ponteromito, facendo infatti intedere che Sereno, Guardia e Ponte Santa Lucia erano proprio nello stesso circondario del Ponte di Nusco.
La strada insomma che si sarebbe chiamata Via Cupa, cioè Via Romana, proveniente da Atripalda, passante per il Dragone di Volturara, saliva a Bolofano e scendeva al Ponte di Cassano (Riziero Roberto Di Meo, Storia di Volturara Irpina, pag.245, Avellino 1987), proseguendo per Santa Lucia di Sereno.
Nel libro delle Platee angioine, quindi ancora nel 1200, questo tratto di strada collegava in sequenza Melfiam, Ofidum, Oppido, Nuski, Pontem usque Bolifanum, Saba Maiors, accertando quindi che provenisse dalla Cività Sabatrai (o Sabazia) sita sui monti del Turminio, ricadente nel perimetro di Serino.
E’ proprio la strada che collegava Sabazia con la Piana del Dragone che sarebbe passato per lo Vuccolo, salendo per Fontana, alle spalle della frazione Guanni, “nelle carte del Catasto Angioino descritta come strada di Annibale” (Ottaviano De Biase, Serino antica e medioevale, a cura del Comune di Serino, pag.20, nota 18 Libro delle Platee, Archivio Registri Angioini).
Sotto re Carlo la figura del Procuratore fu sostituita con quella di Sindaco, assoggettato al Re, ma tenuto a rendere l’omaggio della Università anche al feudatario prendendosi la responsabilità di pagare in solido gli oneri dovutigli, oltre che l’impegno di ascoltare i testimoni in tutte le inchieste, delle vertenze attinenti le multe, della riparazione del Castello.
Il 6 maggio del 1279 re Carlo I emanò l’ordinanza in cui si obbligavano le Università di Città, Terre e Casali, e di Castelli e Ville a restituire gli ex sigilli ufficiali al Giustiziere della provincia di Principato Ultra perchè dovevano essere distrutti, dichiarando che tutti gli atti pubblici e privati che non erano sottoscritti da giudici, notai e testimoni non erano considerati legali.
La carica del Sindaco non era permanente. Egli veniva eletto dal popolo nell’assemblea annuale convocata dal Giudice e dal Mastrogiurato in origine il 1 settembre di ogni anno, data in cui cominciava l’anno amministrativo fino al 31 agosto dell’anno dopo, il tutto registrato da un Notaro. Al Sindaco toccava poi sbrigare le questioni che regolavano il buon andamento del governo delle Università che quindi fu retta da funzionari locali.
I primi di cui si ha notizia sono il Giudice (per la giustizia) Roberto de Marini e il Mastro Giurato (per la polizia) Marco de Cassano del 1272, il cui Notaro era Ruggiero di MaestroNicola (per la redazione degli atti).
Il peso maggiore restava proprio la spesa per lo Stato.
Nel 1269 l’Università contribuisce per lo stipendio di un uomo a cavallo pari ad un’oncia d’oro e 15 tarì al mese (Reg.Ang. 6, f.54), nel 1272 sempre per la Generale Sovvenzione da pagarsi alla Regia Corte pari a 7 once e 18 tarì. (Reg.Ang. 207, f.69) nelle mani del giustiziere Gualtiero di Collepetrano da Giovanni Mangiacervo e Pietro de Giovanni (Reg.Ang. 21, f.245), i due sindaci di quell’anno (in Scandone, op.cit.).
Dopo il 1270 Cassano appartenne alla Contea Acerrara e contribuì a pagare le tasse statali, da quella sulla nuova moneta, sull’adoa del servizio militare, sui balestrieri in guerra. Mentre l’Università si dotava in proprio di altri piccoli servizi da caricare sui cittadini, come lo stipendio per il luparo.
Nel 1271 risulta ancora come feudo del Conte di Acerra, Adenolfo de Aquino, che riscuote la sovvenzione dai suoi vassalli di Montellae, Nusci, Balneoli, Cassani, etc (Reg.Ang. 42, f.25).
Nel 1276 bisognava contribuire alla tassa per la coniazione della nuova moneta di carlini d’argento con 2 once e 22 tarì e grana 17 (Reg.Ang. 29, f.255).
Nel 1278 l’Università assume i lupari per difendersi dai lupi (Reg.Ang. 1, f.70): Giacomo de Cassano e Guglielmo de Nusco, chiamati per uccidere con la polvere i lupi che infestavano le Regie Foreste.
Nel 1281 compare la tassa sull’adoha, il servizio militare dovuta dall’Università, col permesso del Giustiziere di P.U., al suffeudatario Gubitosa de Aquino, figlia del Conte Tommaso de Aquino, abitante nel Castello di Cassano, che a sua volta doveva renderla al fratello feudatario Adenolfo di Aquino Comite Acerrarum, e l’addizionale alla Generale Sovvenzione (Reg. Ang. 42, f. 35t e 25). Con l’arresto di Adenolfo, nel 1286, le rendite feudali risultano essere le 3 once dovute per il molino, le 4 once dalla bagliva, le 2 once dal battinderio che Scandone traduce in gualchiera (Fascicolo Angioino, XCII, f.192).
Nel 1292 Cassano e Bagnoli dovettero contribuire alla spesa per 8 balestrieri in quanto inserite nel largo raggio delle università che dovevano provvedere per lo stipendio degli uomini impegnati a respingere i Siculi-Aragonesi che avevano occupato e fortificato Castellabate (Reg.Ang.12, f.218-222).
Il 23 dicembre del 1293, condannato a morte per tradimento, al conte Acerrano, Adenolfo de Aquino, fu confiscata l’antica Contea di Acerra con le dipendenze e concessa da Carlo II Angiò al quartogenito Filippo creato Principe di Tarento, esclusi i feudi di Montella, Nusco, Bagnoli e Volturara; Cassano restava infatti a Gubitosa de Aquino (Reg.Ang. 10, f.90) che tenne il suffeudo con tutte le giurisdizioni e pertinenze sotto la signoria di Filippo principe Tarentino, al punto da non essere molestata neppure dal Giustiziere di P.U. (Reg.Ang. 66, f.230).
Restituito alla Regia Corte dal Principe di Tarento, con riserva dell’Alta Signoria, il suffeudo di Casalis Cassani propre Montella fu affidato al milite o cavalier Tommaso di San Giorgio che ogni anno dovrà prestare il servizio militare pari a 20 once (Reg.Ang. 168, f.125), tenuta venduta a Filippo de Ioinville, Conte di Sant’Angelo dei Lombardi, con regio assenso del 18 maggio 1313 con il rituale giuramento di assicurazione da parte dell’Università (Reg.Ang.199, f.233), seguito da altro regio assenso del 18 ottobre 1315 per la vendita a Ventura de Napoli (reg.Ang. 205, f.15 t).
Cassano comunque finì come bene feudale dell’Alta Signoria nella dote della Contea d’Acerra portata dal Principe di Tarento alla seconda moglie Caterina di Valois (Reg. Ang. 228, f.82). Questo mentre il feudo restava nelle mani del Conte di Sant’Angelo e i benefici ecclesiastici di Santa Maria La Longa e San Pietro di Cassano della diocesi di Nusco nelle mani del chierico Angelo Nicolai di Montella (Reg. Ang. 252, f.444).
Nel 1332 il Principe di Tarento Filippo I conferma, a nome della consorte, il giustizierato e vicariato generale della Contea di Acerra, Sarni, Montelle, Cassani e Guardie Lombardorum (Pergamene dei monasteri soppressi, vol.37, n.3126, in Scandone, op.cit.). Illustrissimo principe Tarentino invitato nel 1338, come altri baroni, a prestare servizio militare anche per Montella e Cassano dal luogotenente di Ruggiero, Conte di Sangineto, Giustiziere di P.U. (In C.De Lellis, Notamenti, vol. XI, p. 844, ex arca K. (mazzo di pergamene) 32, n. 28).
Nel 1345, con l’ascesa della Regina Giovanna I viene concessa ai fratelli cugini Filippo II Principe di Tarento e Luigi, le somme dovute per la Generale Sovvenzione fra cui le 7 once, 23 tarì e 7 grane pagate dall’Università di Cassano. Territorio che nel 1042 Re Ladislao definisce in demaino, ma sempre soggetto a pagare la colletta statale come terra del Conte di Sant’Angelo Lombardi nonostante il beneficio regio della diminizione (Reg. Ang. 349, f.235; Ex Reg.Ang. 1404, f.25), come riportato dallo Scandone (in Scandone, op.cit.)
Bagnoli, Montella e Cassano furono poi sottratti al territorio regio verso la metà del 1441 e dati in dominio del Conte Francesco Sforza marito di Polissena Ruffo e, nel 1445, venduti dallo stesso re col patto di ricompra a Garsia Cavaniglia (Processi Antichi della Sommaria, vol.383, n.4532).
Alta signoria sui feudi riconosciuta poi dal Re in favore di Rinaldo Caracciolo, secondogenito del Conte di Sant’Angelo dei Lombardi (Cancelleria Aragonese, privilegiorum, vol.5, f.217).
I Cassanesi del 1476, come denunciava l’Università nel 1 maggio, per sottrarsi al pagamento delle tasse, cercarono di donare i propri beni a fratelli o figli chierici, ma l’esenzione valeva solo per i beni ereditari, mentre Franceschetto era proprio emigrato a Torella dove aveva aperto una bottega (ASN, Partium Summariae, vol.17, f.139).
Ma, non per questo, i cittadini bonatenenti della Terra Cassani in Civitatatis Nusco, non furono intimati al pagamento della Bona Burgensatica sui territori ivi poseduti per effetto di una sentenza del 16 febbraio del 1475 (Comune Summariae, vol. 33, fol.241 t).
Fu invece ordinato al Percettore di P.U. di non molestare l’Università di Cassano per il pagamento del terzo di agosto dei fiscali, perchè il re l’aveva condonato a causa della passata guerra contro i baroni che avevano aderito a Carlo VIII contro Alfono II e Ferdinando II (in Scandone, L’Alta Valle, vol. IV, Aggiunte, parte I, n.20, pag.290).
Da qui cominciò l’indebitamento, al punto che, nel 1482, il tesoriere generale del regno comunicava che il credito dell’Università per alcune partite di sale non veniva concesso perchè doveva servire a pagare alcune partite arretrate di pagamenti fiscali (PS, vol.19, f.18 t), ed altri provvedimenti seguirono dopo la Congiura dei Baroni nel 1488 (PS, vol.29, f.22 t), anche se ne seguì il regio assenso alle Capitolazioni e grzie concesse in nome del minorenne feudatario Conte Troiano I Cavaniglia all’Univeristà di Cassano (Cancelleria Aragonese, Privilegiorum, vol.I, f.20), seguita, nel 1494, dalla conferma del possesso, a lui Conte di Montella e suoi eredi, delle terre di Montella, Bagnoli, Cassano e Agliara (Ogliara) in Principato Ultra (I.Mazzoleni, Regesto della Cancelleria Aragoinese, Napoli 1951, n.978, p.148).
Altre volte è capitato che l’Università fosse anche rimborsata, come per la somma di 6 ducati, 4 tarì e 10 grane spese per l’invio di vettovaglie alla compagnia spagnuola del capitano Scalada inviata a Nusco nel 1503 (PS, vol.53, f.26).
Scomputo sui fiscali anche per una polizza del capitano Suarez de Ripa de Mal e di Alfonso Torres suo algozino per le spese di alloggiamento del 1505 pari a 118 ducati,4,18 e 1/2. Nel 1511 si chiedeva la franchigia di tutti i pagamenti ordinari e straordinari per Donato de Vedola padre di 12 figli (PS, vol.97, f.110 e vol.82, f.45).
Non pagava fiscali chi per esempio si donava alla chiesa. E’ il caso di Francesco Cirpolo di Cassano che nel 1518 reclamava contro la sua Università che pretendeva che egli pagasse i fiscali mentre con istrumento dell’8 agosto del 1512 dimostrava che si era offerto a San Francesco a Folloni con persona e beni. Pertanto si ordinava al capitano di Montella di far desistere dalle molestie (PS, vol.99, f.130) l’università di Cassano (in Scandone, op.cit.).
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