NOTERELLE BENEVENTANE. Rogiti d’Archivio ai tempi di Angioini, Aragonesi e Spagnoli

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La peste, Lautrec e Gonzaga governatore a vita

…Per questo motivo, fino alla peste della seconda metà del 1500, per esempio, i feudi di Montemiletto e Montaperto sono in due stati feudali diversi, con Montaperto raggruppato ai Casali di Montefusco, Castelmuzzo compreso. Il 22 ottobre 1528, passata la peste, il sindaco di Montefusco esponeva alla Sommaria che i cittadini hanno sempre avuto devozione per la Cesarea Mestà nonostante che avessero data odedientia alla Inimica lega e prestato omaggio… s’hanno da tassare i casali di Montefusco che con altre università alzarono le bandiere francesi… La Torre, San Nazzaro, Li Calvi, S.ta Agnessa, S.to Angelo, S.ta Paulina, S.to Iorio, La Ginestra, Santa Maria ad Thoro, Lo Pheudo di Montevergine, La Petra delli fusi, Santo Nicola Manfreda, Lentace et Mancusi, Santo Marco ad Munti et Rocchetta, S.Pietro ad Delicato, Vagnara, Pagliara, Piancha, Pianchetella, Petruro, Terrajone, Toccanisi, Castelmuzzo, Santa Maria in Grisone, Santo Angelo a Cupolo e Monteaperto. La divisione della Montagna di Montefusco separava perfino piccoli Casali come Torrioni: per la peste et guerra sono state la magior parte sono morti et destrutti, nè bovij nè animali.
Per comprendere questi ultimi passaggi storici, va accettata la tesi che, prima della divisione, erano uniti tutti i paesi della Montagna, sia del versante dei Caracciolo, da Torrioni a Casalbore, come del versante di Montemiletto e Montaperto. Casali, questi, dove il signorotto di turno pensava solo a riscuotere il Laudemio, cioè la quartame partem praedj vulgo dictam quarteria loco laudemii sive quinquagesimae, et hoc non sive violentia, ac propria autorità, lacerando ancora di più i paesi. Non solo. Le nuove ripartizioni finirono per dividere gli stessi Casali della Montagna da Montefusco: Toccanisi, Torraioni, Bagnara, S.Giacomo, Mont’Orzo, Monti Rocchetto, Montefuscoli, S.Pietro Intellicato, S.Maria a Tuoro, S.Marco à Monti, Casale nuovo, come si rileva dal Catasto del Castello di Toccanisi, da sempre unito a S.Angelo di Torrioni, e non a Torrioni di Tufo, che appartenne al gruppo dei feudi dei “di Tocco”, Conti di Montaperoto e del Calore.
Gravi danni subì Benevento per due mesi per via dei 7000 soldati spagnoli che andarono via il 1 novembre 1528, quando si cantò la litania. A dicembre del 1529 la città tornò sotto l’ubbidienza della Chiesa con Clemente VI. Nel 1530, scaduto il governariato di Girolamo, il papa nominò Ferrante Gonzaga a governatore, fratello di Federico, il quale, il 25 marzo, per concesione di Carlo V scambiò titolo di Marchese Mantova con quello di Duca e non più per un solo anno, ma vita natural durante, da governatore e luogotenente castellano….

Description

Roberto Boschetto Governatore di Benevento e altri personaggi inediti

Il Conte Roberto Boschetto era Signore di…. L’anno dopo è «assediato in Mirandola dai pontifici; avvia trattative con Giovan Francesco della Mirandola per un’eventuale resa nelle mani di Marcantonio Colonna: i colloqui non hanno alcun esito a causa di Alessandro da Trivulzio. Fatto prigioniero quando il castello è espugnato, si riscatta e si offre al servizio del marchese di Mantova. Il pontefice gli impone di non ritornare più al servizio dei da Trivulzio; non obbedisce. Quando i francesi recuperano Mirandola viene nominato loro luogotenente. E’ segnalato nella sfilata delle truppe francesi che si svolge davanti al re Luigi XII»….
Nel 1512 partecipa alla battaglia di Ravenna; viene armato cavaliere per il valore dimostrato nello scontro e l’anno dopo è inviato da Trivulzio «presso l’imperatore Massimiliano d’Austria al fine di ottenere il riconoscimento di Mirandola a loro favore. La signoria della città è, invece, assegnata a Giovan Francesco della Mirandola, mentre al pupillo di Roberto Boschetti, Galeotto della Mirandola, è assicurata quella di Concordia. Passa al servizio di Giuliano dei Medici. A Modena per fungere da paciere tra le fazioni dei Rangoni, dei Tassoni, dei Carandini e dei da Fogliano, divisi tra partigiani del pontefice e sostenitori dell’ imperatore e degli estensi. Sempre in Modena presenzia ad una cerimonia religiosa con il nuovo governatore pontificio Fabiano Lippo. Prende parte al successivo consiglio generale cittadino. Viene inviato dal luogotenente di Piacenza Goro Gheri presso Giuliano dei Medici. Alla morte di Giuliano dei Medici si trasferisce agli stipendi del papa Leone X, sempre di casa Medici».147
Nel 1516 ancora combatteva al fianco di Francesco Maria della Rovere nel ducato di Urbino al comando di 2000 fanti, di cui 800 fra corsi e spagnoli. Ottenuto per accordo Maiolo, assediò San Leo e si impadronì del monte sopra la rocca…..
«Nel 1517 si porta ad Ancona come commissario pontificio. Ha il compito di provvedere all’ approvvigionamento di tutto l’esercito pontificio nella guerra provocata dal della Rovere.
E’ inviato a Roma dal cardinale di Bibbiena Bernardo Dovizi per perorare la causa dei Bentivoglio che desiderano rientrare in Bologna.
Gli viene concessa la cittadinanza di Ancona. Si sposta in Toscana e controlla nel Casentino i movimenti del della Rovere. Al termine del conflitto è scelto dal duca di Urbino Lorenzo dei Medici come viceduca e suo luogotenente nel ducato.
Nell’esercizio della sua carica si comporta in modo esoso; perseguita i simpatizzanti del della Rovere.
Alla morte di Lorenzo dei Medici viene confermato nel suo incarico dal papa. Si porta a Gubbio; a Cagli scopre una congiura ai suoi danni: i complici del complotto sono catturati e strangolati…. Essendo successo quello che in Roma è successo, il nostro M. Celio non è stato senza fastidi, essendogli fatto intendere per lo Giustiziere di Montefoscolo in nome del S.r Colletterale Cons.re di Napoli che volesse dargli Benevento in mano e cedergli il governo atteso lo assedio fatto per il Signor Don Ugo contra la Santità di N. S. e la obbedienza la quale gli aveva levato in Roma, con molte altre pacie (sic) secondo per una di Messer Lelio mi è stato scritto, la quale ho mandata a Roma in mano del R.mo Arcivescovo teatino, acciò la Santità di N. S. sia capace di quanto si tentava in Regno contro S. B.ne e questo fu alli 23 di Settembre.
Di piú mi avvisava come nella città vi era maneggio per alcuni gentiluomini della città in favore degli imperiali contro N. S. e che pensava stare nel maschio della rocca dove aveva vettovaglia per un mese.
Di poi alli 25 del detto mi scrive che essendo venuto il Vicerè della provincia presso Benevento a due miglia con molta gente da piede e da cavallo per fare la impresa di Benevento, ebbe detto Vicerè una staffetta che se ne ritornasse e più non molestasse Benevento attenta la buona concordia la quale trattava fra la Cesarea Maestà e la Santità del Nostro Signore per mezzo del Signor Don Ugo; così se ne ritornò e licenziò tutta la gente; scrivendo tutto questo a M. Lelio e offerendosi al suo governo e pregandola a non volere procedere contro a quelli che si fossero esibiti in favore dello Imperio per il che apertamente si comprende che dentro avevano maneggio. Fu Dio non ha voluto vedere tanto male e al tutto ha posto fine, cosi.150
Nel 1529 il Conte Roberto Boschetto morì a San Cesario sul Panaro e fu pianto dalla moglie Susanna della Mirandola, figlia naturale di Giovan Francesco.
Così l’epitaffio posto sulla sua tomba: – D.O.M.S./ Roberto Buscheto viro ingenio atque animi magni/ tudine singulari qui cum Ferdinando Aragonum regi Leoni/ et Clementi pontificibus maximis carissimus fuisset ac sibi/ ab illis commissa Beneventi Pinnae et Urbini gubernacula/ fide ac virtute summa tenuisset receptus postremo in/ Alphonsi Ferrariae ducis intimam familiaritatem huma/ norum honorum cursu confecto caelestos vitae praemia/ appetiit. Filii pientissimi p. o. m. p. p. / Vixit annos 57, mens. 6, dies 15. Obiit anno a Christo nativitate 1529….

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Editorial Review

La rivolta di Gaspare Mascambruni del 1526

...E' questo un testo ricco di aneddoti. Pubblicato in Napoli nel 1614, e poi ripubblicato nel 1620, nel 1629 e nel 1671, con il quadro definitivo delle 12 province del Regno e l’aggiornamento sul censimento delle famiglie, c’è un volumetto che fa luce sull’ubicazione provinciale dei paesi. All’epoca a Napoli c’era il Re, ma esistevano anche 7 Vicarie con 7 Udienze rispettivamente rette da Viceré Vicari ed uditori in Principato Ultra (Montefusco), Calabria Ultra e Citra (Cosenza e Catanzaro), Terra d’Otranto (Lecce) e Terre di Bari (Trani), Abruzzi (Chieti) e Capitanata (Lucera), il cui Viceré governava anche il Contado di Molise.
Nella provincia di Principato Ultra vi sono “undici Città, delle quali Benevento, e Consa sono Arcivescovadi, e li vescovadi sono Ariano, Avellino, Bisaccio, Sant’Angelo de’ Lombardi, Cedogna, Montemarano [nell’edizione del 1614 e del 1620 c’è anche Monteverde], Nusco, Voltorara, Vico della Baronia dai moderni detto Trivico, S.Agata delli Goti. Vi sono 140 [erano 160 nel 1614] tra Terre, e Castella che sono in tutto 171”.
L’opuscolo segnala che “nel territorio di Prata di questa provincia sono le miniere dell’oro, e dell’argento. In questa provincia risiede la Regia Audientia nella Terra di Montefuscolo con il Viceré; con provisione di ducati seicento l’anno, con alcuni emolumenti; e Sua Eccellenza li ha due auditori, con provisione di ducati trecento e quaranta per ciascuno, con l’avvocato fiscale Trombetta, e quindici alabardieri tutti provisionati con trentasei ducati per uno l’anno”. Ricapitolando, Montefusco, non è una metropoli, perché le sedi metropolitane arcivescovili sono quelle di Benevento e Conza; ma non è neppure una città, perché non ha un vescovo, essendo la stessa Benevento anche sede del vescovo vicario della diocesi in cui ricade Montefusco. Nè c’entrano più le città di Avellino ed Ariano....Pur essendo Benevento la sede ecclesiastica provinciale, la giustizia, nel corso degli anni, sarà amministrata dai delegati del Regno in cui ricade il territorio.
Quindi Montefusco fu sede dell’Udienza del tribunale provinciale e relativo carcere che è così composto:
- 1 viceré
- 2 giudici
- 1 avvocato del fisco per sequestrare i beni
- 15 soldati alabardieri.
Ma è anche vero che per alcune cause, dopo la prima fase che coinvolse Ariano, alcune cause dovevano svolgersi necessariamente a Roma.
Per tornare alla prima edizione del volumetto c’è da aggiungere che non manca di citazioni nel ricordare l’amicizia di Re Carlo d’Angiò con Simone Mascambruni di Benevento, famiglia della quale è noto il Palazzo.
L’autore ne attesta la discendenza in loco fino all’ultimo erede, Gasparro Mascambruni, diventato rivoltoso nel 1526. Questi, “fu sì ardito, e bellicoso, che posta insieme una gran massa di gente forastiera, datali da alcuni Signori dei luoghi convicini suori parenti, tentò d’impadronirsi di Benevento; come si legge in un indulto di sua santità fatto a Gasparro Mascambruni, governando la Città il Conte Boschetto”.
Don Roberto, da gennaio di quell’anno, era stato infatti nominato dalla santa sede Governatore e castellano della rocca per l’anno 1526....