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Papa Borgia lancia Valentino, poi Lucrezia
L’unico barone che continuava ad arricchirsi era il Gran Capitano Consalvo Cordova, il quale, il 10 maggio 1498, riceveva in via ufficiale all’insaputa di Re Federico i feudi confiscati da Carlo e Salvatore di Sangro ad Antonello di Santoseverino e a Loysio di Gesualdo deviantes a fidelitate nostra et contra nos et statum nostrum cum Gallis invasoribus huius regni et publicis hostibus nostris consilia et arma sua jungentes publica et notoria rebellione. L’accusa al Principe e al Gesualdo era chiara, essendo venuti meno alla fedeltà dovuta, avendo unito spesso le proprie armi a quelle dei Francesi, già invasori del Regno, nonché a quelle di nemici dichiarati. Dal canto suo, Cordova, non solo incamerò i loro beni, ma cominciò ad affidare direttamente agli uomini delle sue truppe spagnole alcuni feudi strategici, come nel caso di Gesualdo e Frigento, dati ad Ugo di Giliberto.28
Il 1498 fu un anno infausto.29
Da Roma giungeva notizia che Papa Alessandro VI Borgia cominciasse a turbare i cardinali che lo contrariavano e le famiglie avversarie, come quella degli Orsini.30
Il Papa “era contento de questa perturbatione per dar stato a’ soi figlioli, et che Collonesi haveano abuto la Torre Santo Mathio, et che Paulo Orsini non era gionto a hora di socorer dicto locho, che inimici introe dentro e have la Terra”. Inoltre, siccome il “Cardinal Ascanio era pur amalato di mal franzoso, et che ’l pontifice, havendo inteso di la trieva fata tra Spagna e Franza, mostrava dolersi; ma si confortava che era li do mesi di contrabando. Pur pareva fusse quasi rotta la sanctissima et serenissima Liga; et altro si have quid fiendum”.31
La scelta di Alessandro VI, però, stette per ricadere sulla figliola Lucrezia Borgia, che la l’amante aveva partorito a Subiaco, il 18 aprile 1480. Ormai aveva 18 anni e, sebbene fosse sua figlia illegittima e terzogenita, avuta da Vannozza Cattanei, fu pronta a divenire una delle figure femminili più controverse del Rinascimento. Del resto, fin dagli undici anni fu soggetta alle politiche matrimoniali del padre e del fratello Cesare Borgia. Già quando il Papa ascese al soglio pontificio l’aveva data in sposa a Giovanni Sforza, per pochi anni, in seguito all’annullamento del matrimonio.
Da qui l’idea che Lucrezia potesse essere un’ottima arma per ammaliare il Re di Napoli, Alfonso II, facendogli sposare il figliastro Alfonso d’Aragona, figlio illegittimo di Alfonso II di Napoli, poi tradito e ucciso dal fratellastro della moglie, essendo la famiglia passata col nemico francese.
Arturo Bascetta –
Rodrigo, l’ultimo aragonese di Calabria
Rodrigo d’Aragona (Roma, 1º novembre 1499 – Bari, 1512) ereditato il titolo del Ducato delle Calabrie, cioè detto Duca di Bisceglie, era stato il primo e unico figlio di Lucrezia Borgia, avuto dal suo secondo marito Alfonso d’Aragona, figlio illegittimo del re Alfonso II di Napoli, fatto Principe e Duca sul finire del reame aragonese.
Infatti, per via del suo cognome, il piccolo non ebbe vita facile. Quando morì il nonno-Papa, di cui portava nome e cognome, fu mandato a Castel Sant’Angelo insieme ai cugini, figli illegittimi di Cesare Borgia. Ecco perchè tutta la famiglia si ritroverà nella centrale politica che fu il Castello dei Borgia, da cui si irradiavano i possedimenti familiari in tutto lo Stato Pontificio, almeno fino alla morte del papa, quando i nemici gli tolsero tuto.
Rodrigo, seguendo le indicazioni di Francesco Borgia fu pronto a partire per la Spagna, ma la madre lo volle a Napoli, alla corte della nonnastra Giovanna d’Aragona. Il piccolo venne quindi allevato prima dalla zia Sancia d’Aragona, e quando ella morì, nel 1506, fu la sorellastra del padre, Isabella d’Aragona Sforza, Duchessa di Bari, a prendersene cura, essendo successo al padre, come titolare del Ducato di Bisceglie.
La madre non riuscì più a rivederlo, come progettato, in quel di Loreto, nel 1506, e neppure prima della sua morte, avvenuta nel 1512, a Bari, dopo una breve malattia. Lucrezia, straziata dal dolore passeggero, si rifugiò nel convento di S.Bernardino, dove soggiornò per qualche giorno, preparando le carte per recuperare l’eredità del marito, che riebbe parzialmente poco prima di spirare, a Ferrara, il 24 giugno 1519…