ATTI DI NOTAI SALERNITANI. Montefusco e San Severino vicarie, Conza suffraganea, il Vallo al Cardinale e la sposa di Paulillo Marchese di Amalfi

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argomenti trattati

1.PRINCIPATO DI SALERNO SENZA più l’ULTRA

2. M.fusco e S.severino unite dal notaio

3. Ariano si stacca da salerno, Conza resta

4. i notai fra banche e Tribunali

5. IL PRINCIPATO DIVENTA CITERIORE

6. I COSTUMI, SCUOLA MEDICA E LEGALE

7. Paulillo Marchese d’Amalfi si sposa

8. PESCA DEL CILENTO E VALLO DI DIANO

9. vallo eredità del Cardinale Perrelli

Description

PRESENTAZIONE

1.PRINCIPATO DI SALERNO SENZA più l’ULTRA

Salerno perse il Seggio di S.Matteo di Montefusco, parte del Principato chiamata Ultra, nel 1500. In origine, buona parte della provincia di Avellino era unita a quella di Salerno fino al fiume Calore, come testimoniano le pergamene di Cava, avendo il suo ultimo polo salernitano in Montefusco.
C’è da dire che i primi atti notarili consultabili, quelli ancora conservati nell’Archivio di Stato di Avellino e in quello di Salerno, provengono da rogiti di notai ignoti che appaiono di stanza fra Sanseverino e Montefusco.
Uno di questi notai è Ambrogium de Vivo di Santo Severino. Nell’anno 1506, questi, col giudice al seguito, è a Pastorano, entro il confine cittadino di Salerno, proprio fuori le mura di Sanctj Severini; come pure l’anno dopo, apud fora casali Pandula, sempre a Sanseverino. Nei primi anni del 1500, quindi, fuori S.Severino, comincia Pastorano che, negli anni a venire, tornerà ad essere un luogo di Salerno città; ma è dubbio che si tratti di un Casale di S.Severino, mentre è territorio sanseverinese proprio Casale Pandola.
Siamo ai tempi di Ferdinando Re de Aragonia e delle due Sicilie, dal 1501, quando l’anno comincia nel giorno della natività del 25 dicembre anche in Terra S.Severino.
A Natale del 1510 è poi lo stesso notaio a far notare un cambiamento. Nel fascio attesta il nuovo rogito scritto sub anno a nativitatis dominj 1510, regnante ….catolici… Ferdinando de Aragonia dei grazia rege haragonum et utriusque Sicilia, citra et ultra farum. Regno vero ej hujus regni sicilia citra farum anno octavo feliciter amen. Dominici quoque in dicta terra Sancti Severini. In questi anni il Geronimo de Vivo, scrive apud Terra Prata, Terra Prato alias Prata…. Poi Terre Serini e poi Santi Severini. Sempre a Sanseverino abitano il notaio Ambrogio de Vivo, e il figlio Geronimo, ancora sotto Carlo V dal 1515. Ma è un errore considerare i de Vivo come notai solo di Terra S.Severino perché, fra 1518 e 1529, Don Girolamo compare sia fra Terra Prata che fra Terre Serini, come pure sopra Prata o fuori Serino, in quanto, come da atto legibilissimo: Nos Ambrosino de Vivo di santo severino judex ad contractus et litteram Jeronimus di Vivo de eadem Terra Sancti Severini publicis in Regno Sicilie. Altro fascicolo dell’anno 1516, leggibilissimo, è apud forum Serini. Nos Ambrosino de Vivo di santo severino judex ad contractus et litteram Jeronimus di Vivo de eadem Terra Sancti Severini publicis in regno sicilie. E’ sempre il notaio Ambrogio de Vivo che scrive. Mentre nell’anno 1530 sarà il figlio notaio Geronimo de Vivo de Santo Severino, quando ormai siamo sotto il Regno di Carlo V da 15 anni, cioè a far data dal 1515.
In realtà questi notai De Vivo sembrano circoscritti a Serino, ma a far data dal 1538 non mancano certo i documenti su Montefusco dove scrive un notaio anonimo ‘itinerante’ in quanto i suoi atti vengono redatti anche a Sanseverino.1
Fatto è che il ricordo dell’antica Piazza, quella del centro storico di Montefusco detta del Seggio di San Matteo, cominciò via via a diradarsi. Fu così che il sedile salernitano fece spazio ai nuovi coloni beneventani che pian piano spazzarono via il culto del santo del Principato Citra, testimone secolare dell’appartenenza di quei territori all’abbazia di Cava di Salerno, lasciandone un tiepido ricordo nel catasto onciario, proprio sul fiume Calore, confine naturale della divisione in due Principati.
Terra San Severino fu quindi in un solo Principatus negli anni precedenti, per poi diventare qualche anno dopo Terre S.Severini provincia di Principatus Citra, coi casali di fuori: Zurani, S.Angelo, Ville, Palazzo Amo in Piazza Galdo, S.Jois in Parco, Penta, Pandola, Carifie, Marcelle.
Fra il 1541 e il 1548, Casale Zurani, come S.Severino, come Terra Fogia, sono tutte in Principatus, indi si presume Casale S.Angelo, dove va ad abitare uno di Rocha Pimontis, mentre per Casale Ville si scrive proprio pertinenciarij in sanctj Severini oppure apud forum Terre Sancti Severini, oppure ancora in foro Terre Sancti Severinj.
Si citano poi d’Auria e d’Anselone di Civitatis Lucere e Giacomo Pironti di Terra Montorij, nonchè Casale Pandole senza provincia….

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Editorial Review

MONTEFUSCO E SANSEVERINO UNITE DAL NOTAIO

 

Stando agli atti notarili, nel 1538, alla 12esima indizione vescovile, ai tempi di Carlo V e della madre Giovanna La Pazza, cominciamo col dire che se Denticano e Calore erano frazioni di Montefusco, lo era anche Pietradefusi, perchè risulta come luogo abitato del tenimento di Montefusco, cioè un Casale. Varrebbe la pena fare un distinguo fra Montefusco città e Montefusco Terra propriamente detta, cioè fra la Montagna dei Casali (che è una cosa) e il feudo di Montefusco (che è altra cosa).9
Questo perché ad inizio 1500 alcuni Casali che solitamente leggiamo essere stati di Montefusco, sono in realtà parte della Montagna, cioè del fu distretto delle Civitate badiali del Campanario di S.Marco. Per converso, quelli in tenimento della Terra propriamente detta, cioè dell’Oppido, Feudo o Castro che dir si voglia, hanno invece origine, insieme a tutto il nuovo Principato Ultra (27 paesi), dopo il tremendo terremoto del 1348 che distrusse il Sud, da Foggia a Roma (come da bolla papale del 7 giugno 1350), spostando l’asse degli insediamenti lucerini dal fiume Fortore alla montagna del Fortore, cioè ultra Serra Montauro di S.Bartolomeo in Galdo. Tant’è vero che gli abati delle originarie 27 abbazie dei 27 paesi resteranno di nomina papale per secoli, a differenza della diocesi di Avellino e Frigento, ab origine legate a Cava, e quindi al Principato Citra di Salerno, i cui paesi saranno accorpati agli originari 27 allargando l’ex Valle Beneventana fino a Serino, quando anche il vecchio fiume Tropaldo cominciò a confondersi col Sabato sulle cartine.
A titolo di esempio, vale la pena di ricordare, come nel 1538 anche S.Giorgio non fosse altro che un casale della Montagna, men che meno S.Paolina.
Per tornare al rogito del notaio Soricelli, parlandosi di Terra Prata e Castro S.Angelo de Scala (patria di Giovanni Fogia e del figlio Orlando), saltano fuori i toponimi di Casale S.Nazario di Montefusco, Casale Santa Paulina di Montefusco, Casali Sancti Georgi de Monte Fuscoli, Casali S.Angeli a cancellos de Montefuscoli, Casali Manchusioris e Casali Petra Fusorij di Monte Fuscolo. Questo Casali Petra Fusorij torna il 20 maggio 1539, riparlandosi del nobile Giovanni Fogia in quel di Casale S.Nazario tenimento Terre M.Fuscolo. Per lo sposalizio di Costantino Carafa, alias Biundo, fu stipulato un patto, presente il fratello, Neapolus Carrafa eius frater, de Casale S.Nazario e nobilis vir Giovanni Fogia castri S.Angelo de Scala, il quale, a nome del figlio Orlando, parla per privilegio della figlia che deve maritarsi. Il contratto matrimoniale prevede che Costantino presenti la nota delle cose che intende sborsare da sposo. Egli infatti tiene asinum dei 4 chiamati Falcone di pilj alby, Angelo di pelo russigni, alius pili albi noti Ochi nieoro et alius pili rubei note Sprovieri. Falcone, Angelo, Occhionero e Sproviero appaiono di proprietà, francas libero, ma tutti gli animali sono posseduti da Sasi (per il quale ne risponde Giovanni), Neapolio e Costantino che si deve sposare. L’atto è firmato da Giovanni de Lisi de Suazo, Germano per lo causo, Carissimo Zambetta, Aleiandro Pendinus, Gavinus Ademandus, Giovanni de Motula, Jeronimo Celilli de Zarro de Casalis S.Nazario, ed infine Lojsio de la Verde de Casalis Petra Fusoru. Ricompare quindi Pietradefusi nel 1539, ancora come casale, visto che vi abita il testimone dell’atto che è Loisio di La Verde, cioè Luigi della Verde.
Nel 1541 compare il Casale Zuranorun col juduce Joe Laisio et Criscencio. È un atto pro Orlanno Santo Angelo. Segue altro atto pro Magnifico Joè Antonio Capasino, redatto nelle campagne di Sanseverino, “in foro Sancti Severini pro judice Nobili Jo Andrea Cristofano ut Sancti Severino”.
Segue un atto pro Domino Ferdinando del Sangro, datato 1542 in Foggia, in Terra Fogie, presente il giudice pro Sebastiano Verderame per Crisebitella.
Segue un atto pro l’egregio notaio Blasio di Job et Vice Erario Illustrissimus Marchionis vici (forse notaio pro parte, che fa le veci del) Domini Illustrissimus HSarni.
Il 21 aprili 1542, X Indizione, in Terra Fogie, vengono chiamato il judice ad contractus et Sebastiano Foderamo di Yschitella. Altro atto riguarda Roccapiemonte, alle spalle di Sanseverino, per Vincenzo De Fuscoli et Sebastiano de Grimaldo de Rocha Pimontis per la fabbrica nel Casale di S.Angelo. Pro Minici de Aliberto in Casali Ville, che è frazione, cioè pertinenciarij in sanctj Severini è l’atto che precede quello del 1543 apud forum Terre Sancti Severini. Ma il notaio torna poi dopo Foggia. E’ con Francesco de Auria et Donata de Anselone in mundinis Civitatis Lucere promanibus pro Judice ad contractus. Ma c’è sempre il collegamento citandosi l’egregio Salvatore di Martino per dicta civitatis, quindi per Lucera, e poi Jacobus Pirontus di Terra Montorij. A questo punto seguono delle pagine bianche fino al 1547 (ivi). Torna infatti nel 1547 apud forum Terre Sancti Severini con Felice Calvani e con la moglie Alfonsa Pastoranj. Dai due cognomi si intenderebbero essere poi nate le frazioni Calvani e Pastorano. Compaiono anche Benfardo de Stefano di Forino e Vincenzo Pastorano di Casale Pàndole. Idem 1548 in foro Terre Sancti Severinj, dopo aver parlato anche di Federico Sanbarbato apud forum terra Sancti Severinj.10