ATTI DI NOTAI DELLA VALLE DEL SABATO. LA MONTAGNA DI PRATA TERRA DEL VATICANO, CHIANCA, MONTEMILETTO, I CONFINI DI, CASTELMUZZO, BAGNARA, TOCCO

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ESTRATTO DALLE NOTE


note documentarie e bibliografiche

1. V.Napolillo, Nusco e i problemi storici, ABEdizioni 1999. Furono fondate, in successione, stamperie in tutta Europa, come vuole lo storico francese F.Braudel, giungendo in Roma nel 1467. Tra il 1460 e il 1500 si stamparono circa 40 mila libri. Un secolo dopo, verso il 1590, circolavano 180 milioni di oggetti-libro, quando l’Europa non superava i 100 milioni di abitanti. E’ chiaro che la diffusione nelle città minori del Regno avvenne con più lentezza, sebbene furono i centri di studi universitari, di corte, di commerci, di banche, di spedizioni, di amministrazioni secolari ed ecclesiastiche ad attrarre i ricchi stampatori, in specie ebrei, come Ottavio Dalomone che istituì a Cosenza una nitida tipografia.
2. ASAV, Atti Notarili, 1500.
3. ASN, Processi della Sommaria, Part. Summ., 1528, 1531, 1537.
4. V.Napolillo, Nusco e i problemi storici, ABEdizioni 1999.
5. ASN, Processi della Sommaria, Pandetta II, Torroioni, Atti per il R.[everen]do D.Pietro Cecere Arciprete del Castello di Torrojoni à L’Uni[versi]tà di d.[ett]o Castello, vecchia numerazione n.96, n.2626, Sopra il dedotto ut in Jus l’Att.[ua]rio Emmanuele M.[ari]a Cerrone.
6. ASN, Processi della Sommaria, Pandetta II, Torroioni, Atti per il R.[everen]do D.Pietro Cecere Arciprete del Castello di Torrojoni à L’Uni[versi]tà di d.[ett]o Castello, vecchia numerazione n.96, n.2626, Fedi. Dal foglio n.12 al foglio n.20 seguono le testimonianze.
7. ASN, Processi della Sommaria, Pandetta II, Torroioni, Atti per il R.[everen]do D.Pietro Cecere Arciprete del Castello di Torrojoni à L’Uni[versi]tà di d.[ett]o Castello, vecchia numerazione n.96, n.2626, All’Ill.[ust]re Marchese Sig.[nor] D.[on] Angiolo Cavalcanti Stettab.[il]e Luogot.[enent]e della Regia Cam.[era]a della Sommaria. Fogli 21-22.
8. ASN, Processi della Sommaria, Pandetta II, Torroioni, Atti per il R.[everen]do D.Pietro Cecere Arciprete del Castello di Torrojoni à L’Uni[versi]tà di d.[ett]o Castello, vecchia numerazione n.96, n.2626, Fede del Dottor Luciano Catemario.
9. ASN, Processi della Sommaria, Pandetta II, Torroioni, Atti per il R.[everen]do D.Pietro Cecere Arciprete del Castello di Torrojoni à L’Uni[versi]tà di d.[ett]o Castello, vecchia numerazione n.96, n.2626, Lettera dell’Attuarius Emmanuel M.Cerrone, 28 Febbraio 1787.
10. ASN, Processi della Sommaria, Pandetta II, Torroioni, Atti per il R.[everen]do D.Pietro Cecere Arciprete del Castello di Torrojoni à L’Uni[versi]tà di d.[ett]o Castello, vecchia numerazione n.96, n.2626, Fedi.
11. ASN, Processi della Sommaria, Pandetta II, Torroioni, Atti per il R.[everen]do D.Pietro Cecere Arciprete del Castello di Torrojoni à L’Uni[versi]tà di d.[ett]o Castello, vecchia numerazione n.96, n.2626, All’Ill.[ust]re Marchese Sig.[nor] D.[on] Angiolo Cavalcanti Stettab.[il]e Luogot.[enent]e della Regia Cam.[era]a della Sommaria. Fogli 21-22.
12. ASN, Processi della Sommaria, Pandetta II, Torroioni, Atti per il R.[everen]do D.Pietro Cecere Arciprete del Castello di Torrojoni à L’Uni[versi]tà di d.[ett]o Castello, vecchia numerazione n.96, n.2626, Fede del Dottor Luciano Catemario.
13. ASA, Intendenza, Chianca. Lettera all’intendente del 24.4.1844.
14. ASA, Intendenza, Chianca. Lettera del primo eletto, 18.9.1856.
15. ASA, Intendenza, Chianca, Lettera del 26.8.1859 e Lettera del ministro Pietro d’Urso.
16. I paesi si preparano ad essere amministrati da consiglieri provinciali non sempre della zona: il cavalier Serafino Soldi (1861-62), il cavalier Michele Melillo (1861-78), Francesco Petrilli (1866-67), Carlo Telesi (1867-68) il dottor Serafino Grillo (1868-73), il commendator Donato Di Marzo (1873-95), il cavalier Francesco Zampari (1878-85), il cavalier Paolo Anania De Luca (1885-95), il cavalier Pasquale Freda (1895-99), il cavalier Felice Urciuoli (1895-1901) e il cavalier Federico Mazzarelli (1899-1901). Sono gli eletti in quegli anni a reggere le sorti del Mandamento di Montefusco di cui Torrioni faceva parte insieme a Chianche, Chianchetelle, San Pietro Indelicato, Montefusco, Petruro, Pietradefusi, Prata di Principato Ultra, Santa Paolina e Tufo. ASNA, Catasti Onciari, Tufo, L’Ecc.[ellentissi]mo Sig.[no]r D.[on] Pasquale Conte Piatti Marchese del Tufo Barone di Torrejoni, patrizio beneventano privileggiato napolitano Ill.[ustr]e possessore di questa T.[err]ra del Tufo, e Castello di Torrejoni… Censi seu annui redditi si esiggono da particolari di Torrejoni per concessione di territori in pertinenza del Tufo, come distintamente si descrivono ut infra, vol.4778:
17. ASNA, Catasti Onciari, Tufo, Frontespizio, vol.4778.
18. ASNA, Catasti Onciari, Tufo, Forastieri abitanti laici, vol.4778.
19. ASNA, Catasti Onciari, Tufo, Forastieri non abitanti laici, vol.4778.
20. V. Musto, cit.
21. V. Tropeano,Codice Diplomatico Verginiano, Vol II.
22. V. Musto, cit.
23. V. Musto, cit.
24. Palmerino Savoia, I paesi della baronia, cit.
25. V. Tropeano,Codice Diplomatico Verginiano, Vol II.
26. AA.VV., Atripalda nel 1753, Vol.14. Catasti Onciari, ABE, Avellino 2004.
27. Giovanni Mongelli, Regesto delle Pergamene, perg. n.4083.
27. Pietro Giannone, Opere postume di Pietro Giannone, Vol.III, Milano 1824. Materia: Ragioni per le quasi si dimostra che l’Arcivescovado Beneventano / Non ostante che il dominio temporale della città di Benevento fosse passato ai Romani Pontefici, sia compreso nella grazia conceduta da S[ua] M[aestà] C. C. ai Nazionali, e sottoposto al regio exsequatur, come tutti gli altri Arcivescovadi dol Regno, pag.317. E materia: Supplica umiliata alla S.C.R e C.M. dalli Deputati sopra la collezione dei Benefici ed Offizi della fedelissima città e regno di Napoli per la provvisione dell’Arcivescovato di Benevento, pag.441.
28. V. A.Bascetta, Venticano di Civitate Beneventana, Abedizioni 2002.
29. Bascetta, Torrioni nel 1742, Abedizioni 2003.
30. V. Apice nel Regno di Napoli, Abedizioni 2004.
31. V. A.Bascetta, Venticano di Civitate Beneventana, Abedizioni 2002.
32. Ivi.
33. Ivi.
34. Sulla Diocesi di Montefusco V. Inguarez, Mattei Ceroselli, Sell., Rationes decimarum Italiae – Campania, pag.322). Sul Casale di Venticano V. l’opuscolo di Addonizio e Montevergine Sagro del Mastrullo: Il Casale di Venticano, abbandonato il feudo naturale di San Martino, rinasce nel 1300 intorno alla nuova S.Maria sita dove oggi sorge la chiesa parrocchiale. Fra i pochi che nel corso degli anni si sono ricordati di citare l’antica abbazia di S.Maria in Venticano v’è innanzitutto il sacerdote Pasquale Addonizio che, nel 1925, pubblicò l’opuscolo: Origine storica di Campanariello, memoriale della proprietà e rendite della Chiesa Badiale di S.Maria di Venticano stampato in Materdomini dalla tipografia S.Gerardo.
Giunta nelle mani di Montevergine l’allora abate Guglielmo IV vi edificò un monastero con la grande chiesa di S.Maria dove fece dipingerà la Beata Vergine fra S.Benedetto e S.Guglielmo, mentre fece apporre lo stemma della signoria verginiana nella trave della chiesa e dell’osteria dove si esigeva il passo, come si legge in uno scritto (Monte Vergine Sagro, Napoli 1663). A quanto si è appreso dalle fonti verginiane, però, sulle notizie della distruzione e riedificazione di Venticano intorno ad una nuova chiesa, l’Addonizio si sarebbe rifatto al Mastrullo, che a sua volta avrebbe attinto cenni dal Giustiniani (Dizionario del Regno di Napoli, V, IV, pag.202). Così scrive il Mastrullo: Pervenuto, che fu detto Casale di Venticano, sotto il dominio dell’Abbate di Monte Vergine, che fu dell’hora, era Guglielmo IV, subito si ritornò à riedificare dalli medesimi vassalli, ch’erano fuggiti per le guerre in diversi luoghi, & erano ritornati per goder li privilegi di Monte Vergine. Quindi dall’abbate Guglielmo, per mostrar il Dominio, & il possesso del suo Monasterio di Monte Vergine, esiggersi il passo, fè porrer l’Arme della Religione in quella Casa, ò Hosteria, dalla quale si esiggeva; e dell’Arme fin à giorni nostri, vi sono state vite attaccate in quella medesima Casa, ò Hosteria della quale al presente si esigge. In mezzo di detto Casale, l’Abbate Guglielmo, vi fabbricò un Monasterio per li monaci, & una chiesa grande, sotto il titolo di S.Maria, nlla cui porta fè porrere l’Arme della Religione, come si son viste, e nella cone della B.Vergine ì fè dipingere San Benedetto da una parte, e San Guglielmo dall’altra, conforme anche al presente si vedono in detta chiesa. Il Monasterio poi, sempre fu governato sotto il titolo di Abbadia.
35. V. Orsini, Synodicon, p.291.
36. V. Hoberg, op.cit., p.268; in Tropeano, CDV, op.cit.
37. V. A.Bascetta, Venticano di Civitate Beneventana, Abedizioni 2002.
38. Tale divisione fu approvata dalla Regina Giovanna II nel 10 giugno 1433 con questo diploma: Iohanna secunda stc. – Sane olim per Majestatem nostram nobili et egregio viro raynaldo vaxallo de neapoli juris utriusque perito et magne curie regni nostri appellationum judici consiliario et fideli nostro dilecto quadam condivisione introscriptorum pheudorum et bonorum feudalium de antiquo feudo que fuerunt quondam viri nobilis angelilli de turco filii quondam viri nobilis guarini de turco de montefuscolo militis que immediate et in capite sub certis feudalibus servitiis seu adhois per ipsum curie nostre prestandis a nobis et dicta nostra curia tenebantur que erant et sunt subscriptis locis et finibus designata determinatum fuit per dictum rainaldum et per nostram etiam Majestatem quod medietas dictorum pheudorum esse deberet primo genito Marutie dicti quondam guarini filie et sororis dicti quondam angelilli prout latius et clarius in dicta declaratione continetur, nosque medietate dictorum feudorum nos contingente per nos alienanda et veneranda ad certam conventionem devenimus cum viro magnifico pippo Caracciolo de neapoli milite regni nostri sicilie marescallo consiliario et fideli nostro dilecto pro certo pretio inter nos et ipsum convento et de reliqua feudorum ipsorum medietate investiri debere vir nobilis guarisius maczei domini nicolai de montefuscolo fidelis nostri dilectus dicti quondam angelilli nepos subscriptus ex dicto quondam maczeo et predicta marutia sorore carnali quondam angelilli predicti ad que dicta reliquia eorumdem feudorum medietas per obitum dicti quondam angelilli avuncoli sui sine legitimis ex suo corpore relictis liberis decentis ponebatur legitime devoluta et reputantes necessarium fore pheuda ipsa pro medietate dividi commisimus per quamdam nostram cedulam nostro secreto anulo et nostre manus proprie subscriptione munitam viro nobili angelo siripando de neapoli tunc capitaneo terre nostre montisfusculi de provincia principatus ultra serras montorii familiari et fideli nostro dilecto quod ad dicta pheuda personaliter accederet et pheuda ipsa cum debitis modis et ordinibus sibi visis equaliter divideret et ipsa divisione facta unam ex dictis portionibus assignaret dicto pippo seu persone legitime pro eodem et aliam partem asignaret dicto primogenito ipsius maruccie vel persone legitime sui parte certis super hoc per jam dictum primogenitum observandis sicut hec et alia in dicta nostra cedula ipsi angelo directa plenius continentur, cujus cedule vigore et authoritate angelus idem jussionibus nostris optemperans quamdam divisionem de dictis pheudis fecit et dicto pippo vel aliquo sua parte pro illorum medietate nostra jure contingente assignavit infrascripta bona pheudalia videlicet. Casalia tocchanisii et sancti angeli ad turrayonum, et certam partem dicti casalis turrayoni sita et sitam in montanea dicte terre montisfusculis juxta territorium casalis mutii juxta territorium castri tufi juxta territorium casalis preturii at alios confines e pro reliqua dctorum pheudorum medietate secundum predictam divisionem contingente assignavit jam dicto guarino tamquam nepoti et heredi dicti quondam angelilli fratris carnalis dicte quondam maruccie ejusdem guarini genetricis infrascripta bona pheudalia videlicet. Casali castri muezj situm in dicta montanea dicte terre montis fusculi juxta territorium casalis sancte pauline juxta territorium castri tufi juxta territorium castri montis aperti juxta flumen sabati et alios confines nec non et casale sancte marie ad vitam seu genestre situm similiter et positum in montanea terre predicte juxta territorium sancte marie inglisono juxta territorium casalis sancti georgii juxta pheudum monasterii montisvirginis et alios confines sicut ipsius angeli continuit relatio culmini nostro facta de qua quidem divisione taliter facta supradicti pippus et guarinus presentes coram viro magnifico Christofaro gaetano fundorum comite logoteta et prothonotario regni nostri sicilie affine collateralis consiliario fideli nostro dilecto quem super concordatis… in perpetuum jam dicta casalia toccanisii et sancti angeli ad torrayonum et predictam certam partem sistentem in dicto casali torrayoni prescriptis locis et finibus designatam que et quam dicto pippo vigore dicte divisionis fecimus ut predicitur assignare ex premissis utique causis ad nos et dictam nostram curiam spectantia et pertinentia ac devoluta rationabiliter ad eamdem cum fortellitiis hominibus vaxallis vaxallorumque redditibus feudatariis subfeudatariis censibus servitiis etc. etc. pro pretio quidem et nomine pretii ac integro et finali pagamento venditionis ejusdem inter nos et dictum pippum convento ducatorum de auro quatricentorum boni auri et recti cunei ac justi ponderis per ipsum pippum emptorem numeratorum solutorum et asignatorum in nostris propriis manibus et in secreta nostra camera etc. etc.
39. V. A.Bascetta, Venticano di Civitate Beneventana, Abedizioni 2002. A.Caracciolo, I Caracciolo di Napoli nella storia e nella leggenda, Napoli 1939, p.357; S.Ammirato, Delle Famiglie Nobili Napoletane, v.II, Firenze, mdcl, p.138; F.Campanile, cit., p.84: in Cocozza, cit.. N.Vivenzio, Delle antiche province del regno di Napoli e loro governo, Tomo II, Napoli, mdccxi, p.340 e seg.: in Cocozza, cit. ASNCT, Privilegio in copia del Re Renato a D.Filippo Caracciolo del 1439, 1/1, cit., f.1 e seg.; ASNA, Relevi di Principato Ultra e Capitanata, v.299, f. 414; BNNA, IX.C.9, ff. 139-140. BNNA, Fondo S.Martino, 373, s.i.f.; E.Ricca, cit., pp. 201-202, nota 1; S.Ammirato, cit., p. l37; A.Caracciolo, cit., p. 357; De’ Pietri, Cronologia della famiglia Caraciolo, Napoli, mdcciii, pp. 63-64; F. Bonazzi, Le ultime intestazioni feudali registrate nel Cedolario del Principato Ultra, Napoli, 1911, p.50 e 63; Regesto, cit., v. V (XV-XVl), Roma. 1958. n°4038 del 15/2/1409, p.45; ASNA, Notai del ‘500, 376, Inventario dei Beni di Ludovico Caracciolo; F.Scandone, Documenti per la storia dei comuni dell’Irpinia, Napoli, mcmliv, p.76; F.Caracciolo, Dell’origine dei Caracciolo e dei Caraffi, BBNA, X.D.61, f.50.)
40. ASNA, Relevi, cit., v.297, ff.8 e 13; ASNA, Petizioni e significatorie di relevi – Prima serie, v.I, f.89 e ff.93-94; ASNCT, 301/12, cit., ivi; E.Ricca, cit., v.III, p.397; ASNA, Sommaria Partium, v.33, f.113.: in Cocozza, op.cit. ASNA,Relevi, v.288, cit.; ASNA, Monasteri soppressi, v.3463, f.15; BNNA, X.D.61, cit. f.67; ASNA, Notai del ‘500, cit: in Cocozza, cit..
41. ASNA, Quinternione n.44, ex n°14, anno 1539, f.281-282 a tergo.
42. ASNA, Sommaria Partium, v.123 f.79-80; ASNA, Sommaria Partium, v.188, ff.83-84; ASNA, Petizioni e significatorie di relevi – Prima serie, v.17, f.90; v.18, ff.34, 110, 111: in Cocozza, cit.
43. V.Donnarumma, Torrioni-Avellino: Storia Antropologia Immagini Dialetto, (a cura di) ABEdizioni 1998. V. anche: De Bonis (Beltrano O. e altri?) Descrittione del regno di Napoli diviso in dodici Provincie, 1671.
44. ASNA, Regia Camera della Sommaria, Segreteria Partium, Vol.n.188, pag.83-84, Lettera del Capitano del feudo di Torrioni in favore dell’Università di Torrioni del Tufo.
Aprelij 1538 [/] Augustinus de Fran.[ces]co, Càp.[itano].
45. BPA, Fondo Del Balzo, I Dialoghi, Prefazione di Cesare Guasti, 4 settembre 1592.
46. ASN, Cedolari, Torrioni, Bobina 36, Vol.65.
47. E.Ricca, Istoria dei feudi, v.I, p.327; ASNA, Banchieri antichi, v.181 in data 7 settembre 1593; ASNA, Notai del ‘500 – Giovanni Antonio Montefuscoli, atto del 22 marzo 1593, f.476 e seg. Per l’esecuzione di tutta l’operazione v.ASNA, Banchieri antichi, v.180 in data 13 settembre 1593 e ASBN, A.G.P., matr.33, f.499, in data 17 settembre 1601 e ASNCT, 304/20): in A.N.Cocozza, Problemi dell’Università di Casalbore e dei suoi feudatari, Cap.IV, par. n.15-18, pagg.193-217, giugno 2000, Tipografia Graffiti, Paduli (Bn).
48. ASNA, Banchieri antichi, v.77, in data 22 marzo 158; ASNA, Petizioni e Significatorie di relevi – Prima serie, v.22, f.84; ASNA, Notai del ‘500, 46/198, f.67 e segg; ASNA, Sommaria Partium, v.24, f.246; ASNA, Relevi di Principato Ultra e Capitanata, v.287, f.15; ASNA, Sommaria diversi – Prima numerazione, v.175/2, f.71., ASNA, Relevi di Principato Ultra e Capitanata, v.292, f.354: in Cocozza, cit.
49. ASN, Cedolari, Torrioni. Acta Pro Regio Fisco, n.1286, Vol.87.
50. Planca, con Bagnara, nella prima metà del 1700, appartiene al feudo del Duca della Castellina.
51. ASNA, Catasti Onciari, Toccanisi, Frontespizio, Vol.4779. Pr.[rinci]pato Ulteriore [/] Toccanisi [/] Onciario non meno di Citt.[ad]ini, chè d’estri posse[ss]ori [/] pubblicato à 20 mag.[gio] 1753.
52. ASNA, Catasti Onciari, Toccanisi, Possessori, Vol.4779. Pr.[rinci]pato Ulteriore [/] Toccanisi [/] Onciario non meno di Citt.[ad]ini, chè d’estri posse[ss]ori [/] pubblicato à 20 mag.[gio] 1753.
53. ASNA, Catasti Onciari, Toccanisi, Giurisdizione di Toccanisi, Vol.4779, pag.68. La Giurisdi.[zio]ne di Toccanisi confina con Torraioni, Bagnara, S.Giacomo, Mont’Orzo, Monti Rocchetto, Montefuscoli, S.Pietro Intellicato, S.Maria a Tuoro, S.Marco à Monti, Casale nuovo.
54. ASNA, Catasti Onciari, Toccanisi, Abitanti forestieri [oppure detti] possessori e’stri, Vol.4779.
55. ASNA, Catasti Onciari, Toccanisi, Sezione Rivele, Vol.4779.
56. ASNA, Cedolario, in Bobina, Vol.68, foglio 421. Relazione del 28 ottobre 1721. Don Nicolò ottenne averni ed antichi della Terra d’Apice e feudo di Tinchiano col titolo di Duca in Provincia di Principato Ultra con suo Castello, fortezza, huomini, vassalli, rendita d’essi Ancarij e Parancari, feudi, suffeudi, feudatari, suffeudatari quaternati e non quaternati, nobili rustici, plani et de tabula ed altri corpi a detta Terra e feudo spettantino con Banco della Giustizia et omnimoda iurisdizione et cogniutam di prime e seconde cause civili, criminali e miste, mero et mixto impero, et potestà del gladio, quattro lettere arbitrarie e facoltà di componere li delitti, e commutare le pene dai caporali in pecuniarie e quelle rimettere in tutto o in parte, soddisfatta prima la parte offesa e colli proventi ed emolumenti di detta Giurisdizione di detta Terra [di Apice] e feudo di Tinchiano e loro intiero Stato e colla clausola si qui vel si que aut si qua ex predictis sunt. C’è da dire che nel rilievo presentato dal nonno di Nicolò, Don Leonardo, nel 1701, non risultavano dichiarate le rendite della terra di Apice e del feudo di Tinchiano, da qui la richiesta di registrarle nel Cedolario intestandole a Don Nicolò di Tocco col suo titolo di Duca, come trasunto del 17 settembre del 1701, quando arriva la conferma della registrazione col titolo di: Illustre Don Nicolaus de Tocco Dux Apicis. Il Duca Don Nicolò morì il 19 marzo del 1769, come attesta il parroco di S.Maria dell’Avvocata in Napoli, dove fu sepolto.
57. ASNA, Cedolario, in Bobina, Vol.71, foglio 107 e segg. Relazione del 28 marzo 1770.
58. ASNA, Cedolario, in Bobina, Vol.71, foglio 97. Relazione del 31 marzo 1776.
59. ASNA, Cedolario, in Bobina, Vol.72, pag.268.
60 ASNA, Cedolario, in Bobina, Vol.72, foglio 385.
61. ASNA, Regia Camera della Sommaria, Segreteria Partium, Vol.n.188, pag.83-84, Lettera del Capitano del feudo di Torrioni in favore dell’Università di Torrioni del TUFO. Questo è uno stralcio del testo del Aprelij 1538 [/] Augustinus de Fran.[ces]co, Càp.[itano].
61bis. Quinternione segnato col n.273, ex 194, f.74-75; Vol.295, Relevi, cit, fol.124-126.
62. Tasso quando scrisse questo dialogo inviò una breve lettera al Manso, poi riportata da Cesare Guasti, nella stessa prefazione ai Dialoghi come Lettera di Torquato Tasso a Gio Battista Manso.
Ecco il testo: Le manderò dunque il dialogo de L’Amicizia ec, e il consacrerò a la memoria immortare di Vostra Signoria; quasi un tempio, nel quale possa ricoverarmi ne l’avversa fortuna (BPA, Fondo Del Balzo, I Dialoghi, Prefazione di Cesare Guasti, 4 settembre 1592. A dire dello stesso Guasti il Manso ne scrisse eziandio la vita; la quale, sebbene tenuta in poco conto dal Serassi per le non poche inesattezze, è ricca di aneddoti che solo il Manso poteva sapere e narrare per la molta e lunga familiarità che ebbe con Torquato (BPA, Fondo Del Balzo, I Dialoghi, Prefazione di Cesare Guasti, 4 settembre 1592).
Nella prefazione che fa Tasso al dialogo specifico dedicato a Manso, da egli stesso detto Giovanbattista Manso marchese della Villa, ne fa un elogio per la cortesia e l’ospitalità. Questa la prefazione al dialogo Il Manso di Torquato Tasso a Giovan Battista Manso: Il signor Giovan Battista Manso con la nobiltà del sangue, con la gloria dei suoi antecessori, con lo splendore de la fortuna, ha congiunta per lunga consuetudine tanta cortesia e tanta affabilità ne la conversazione, ch’a ciascuno è più agevole interrompere i suoi studi, che a lui medesimo quelli de’ suoi domestici e famigliari: e quantunque egli sia desideroso d’imparare ed intendere sempre cose nuove, è nondimeno ne le belle lettere e buone lettere ammaestrato, ed avvezzo ne la lezione de gli ottimi libri, e di sì alto intendimento, che ne’ luoghi più oscuri e ne’ passi più difficili de la filosofia e de l’istorie è simile a coloro i quali caminano per via conosciuta; laonde non hanno bisogno fi guida, ma possono fare la scorta a gli altri. (BPA, Fondo Del Dalzo, Dialogo di T.Tasso, Il Manso, Prefazione di Torquato Tasso, 1592).
Il reciproco rispetto spinse il Manso a scrivere un libro sulla vita e sulle opere del Tasso, Vita di Torquato Tasso scritta da Gio: Battista Manso napolitano Sig. della città di Bisaccio e di Pianca, edito a Venezia nel 1621. In questa opera sono riportate due lettere del Tasso al Manso nelle quali viene espressa a chiare lettere la stima del poeta per il marchese di Chianche. Questa la lettera di Torquato Tasso inviata da Roma a Gio Battista Manso: Verrò, nè senza speranza di riaver la salute in quello patrio cielo, ove hebbi il principio della vita, ò pure nell’aria natia di Surrento, ma molto più nel veder voi mio Illustrissimo Padrone, e singolarissimo amico, per non dimenticarmi nè il debito della mia servitù, nè il dono che mi havete fatto della vostra amicizia (BPB, Manso, Vita del Tasso. Venezia, 1621).
Questa, invece, la lettera di Torquato Tasso a Gio Battista Manso: In me possono più i comandamenti di VS che i prieghi di qualunque altro, e più le sue persuasioni, che l’altrui ragioni, quantunque accertate e credute da me, ma niuna cosa credo più certamente di quella che VS sia tanto prudente per se stessa quanto amorevole verso di me, che io non posso errare nell’ubbidirla. Verrò dunque quanto prima (BPB, Manso, Vita del Tasso. Venezia, 1621).
Dal passo che riproduciamo si parla del viaggio di Tasso e Manso nella città di Bisaccia, della cui aria salubre il poeta aveva gran bisogno per rimettersi dalla sua cattiva salute: Torquato prese opportunità d’irsene con Giò Battista Manso, nella sua città di Bisaccio, ove egli andava per non molti giorni per rassertare alcune gravi discordie nate fra quei suoi vassalli, come il Manso medesimo scrisse al Còte, nella lettera da noi sopraddotta quando favellammo dello spirito, che a Torquato pareva di vedere. Qui egli se ne stiè lietamente tra diporti delle caccie, e delle danze (come nella stessa lettera si racconta) e molto più dell’improvviso poetare di quegli, che colò chiamano Opponitori, e altrove Improvvisatori si dicono; i quali sopra qualunque materia, che lor sia data, al suono di lira, o d’altro stormento pianamente cantando compongono repente i versi loro; e le più volte fra essi a gara con premi stabiliti a sentenza del Giudice, acciò eletto a chi più attamente di lor verseggia. Di questi Improvvisatori produce gran dovitia la Puglia, onde molti ne concorsero dal Manso, assai amato in quella Provincia, e di essi Torquato prende un mirabil piacere invidiando loro quella prontezza nel versificare di cui diceva egli essergli stata così avara la Natura. Ma essendosene egli nella fine dell’Autunno ritornato col Manso in Napoli. Una suggestiva tradizione locale, riporta Gianpiero Galasso ne I Comuni dell’Irpinia parlando di Bisaccia, vuole che nel 1588 nel castello fu ospitato dal marchese Giambattista Manso il poeta Torquato Tasso, in quel tempo già infermo di mente. Sappiamo anche di una conversazione che in una nevosa serata d’inverno fu tenuta dalla contessa di Aversa, Maria di Padiglia, il vescovo di Bisaccia Antonello Folgore, il Tasso e il Manso: presenti quattro damigelle che accompagnavano la contessa. Alcuni storici hanno però negato la presenza del Tasso a Bisaccia, in quanto da atti notarili di età rinascimentale si ricava che fin dal 1571 il feudo non era più del Manso e nel 1588 apparteneva a Ferrante Ii Conzaga (G.Galasso, I Comuni, WM Edizioni). Sicuramente, invece, come risulta dagli stralci del libro del Manso che abbiamo riportato, Tasso e Manso furono insieme, a questo punto prima del 1588, proprio a Bisaccia, quando Manso era signore di Bisaccia e di Pianca.
63. ASN, Cedolari, Torrioni, Bobina 36, Vol.65. Nessuno studioso di Torrioni, fino ad oggi, si era spinto a tanto. Ma una spolverata al materiale di casa nostra presente nell’Archivio di Napoli bisognava darla. E quindi questa è stata la volta buona per spulciare i Cedolari del Principato Ultra. Si tratta di diversi volumi che trattano in materia fiscale del feudo di Torrioni. Il primo visionato è il n.65 della bobina 36 – Anno 1639-1695. Dal frontespizio, che presenta la scritta Alfabeto del Ced.[ola]rio de’ Baroni del feudo nella Provincia di Principato Ultra – 1639, passiamo alla pagina xl, dove è riportato il nome di Vincenzo Conte per l’ammontare di d.54, e alla pagina xliv, Alfabeto delle terre, et altri corpi feudali della Provincia di Principato Ultra. Da questa si giunge alla pagina li, con la notizia che Tufo paga d.112 et 284. t°.336, e alla pagina liv dov’è scritto: Portulania della Terra di Tufo et Casale del Terrajone per la cifra di d.130. Si passa quindi alla pagina lvii con la scritta Diversi – Terza parte del Torrione et Toccanise pari a d.5. A pagina lviii, invece, si legge Jurisd.[izio]ni al centro seguita da: Jurisd[izio]ne di 2e cause della Terra di Tufo e della 3a parte del Casale di Terrajoni…..336.
64. E.Ricca, Istoria dei feudi, v.I, p.327; ASNA, Banchieri antichi, v.181 in data 7 settembre 1593; ASNA, Notai del ‘500 – Giovanni Antonio Montefuscoli, atto del 22 marzo 1593, f.476 e seg. Per l’esecuzione di tutta l’operazione v.ASNA, Banchieri antichi, v.180 in data 13 settembre 1593 e ASBN, A.G.P., matr.33, f.499, in data 17 settembre 1601 e ASNCT, 304/20): in A.N.Cocozza, Problemi dell’Università di Casalbore e dei suoi feudatari, Cap.IV, par. n.15-18, pagg.193-217, giugno 2000, Tipografia Graffiti, Paduli (Bn).
65. ASNA, Banchieri antichi, v.77, in data 22 marzo 158; ASNA, Petizioni e Significatorie di relevi – Prima serie, v.22, f.84; ASNA, Notai del ‘500, 46/198, f.67 e segg; ASNA, Sommaria Partium, v.24, f.246; ASNA, Relevi di Principato Ultra e Capitanata, v.287, f.15; ASNA, Sommaria diversi – Prima numerazione, v.175/2, f.71., ASNA, Relevi di Principato Ultra e Capitanata, v.292, f.354: in Cocozza, cit.
66. ASN, Cedolari, Torrioni. Acta Pro Regio Fisco, n.1286, Vol.87. Fendoni Toscanij, et 3.a Partis Torrionij / Provinciae Principatus Ultra.
Eccone il testo: Ferd.[inand]us Dei Gratia utriusque Sicilia et Hjerusalem Rex, Infans Hispaniorum, Dux Parma, Placentie et Castri ac Magnus Princ.[ipi]s Hereditarius Etrurie. / [Noi], Portieri di questa R.[egia] Cam.[e]ra e Serv.[ien]ti di qualsiv.[ogli]a Corte, e In.ble ins.m sop.t come riconosciutosi per ser.° del Regio Fisco il Ced.[olari]o della Prov.[inci]a di Principato Ultra, che va dal 1696 in 1731, in quello f.° 185 si nota che D.Andrea dell’Aquila teneva: – Toccanisio et tertia parte torrioniis in [ducati]10.2.10. Questa intestazione seguì in virtù di R.° Assenzo prestito à 22 Dec. 1701 alla cessione, rinuncia, e vendita fatta per il Sig.[nor]e Giuseppe Moscati com’erede in feudalibus del q.[uonda]m Vincenzo Conte, della d.[ett]a Terra di Toccanise e terza parte di Torrione a benef.[ici]o del detto D.Andrea dell’Aquila che fu registrato nel Q.[uinternio]ne 194 f.72 at.° Per la registrazione di d.° R.° assenso nella relazione formata dal fu Magnifico Razionale del R.° Cedolario, indi presente D.Domenico Farina si riferì tra l’altro che nell’anno 1610 à 12 gennaio fu spedita Significatoria di ducati 31.2.2. contro Vincenzo Conte per il rilievo per esso docuto alla regia Corte per morte di Antonio Conte suo padre seguitata a 11 Giugno 1609 per le’entrade feudali di d.etta Terra di Toccanise, e che essendo seg.[ui]ta la morte così di d.° Vincenzo Conte, quanto di Angela Conte sua figlia, alla quale successe il menzionato D.Giuseppe Moscati venditore suo figlio, comecchè non appariva pagato il relevio per dette morti, erano state dalla parte esibite due partite di B.[anc]o, una del Banco del S.Monte della Pietà de’ 3 Marzo 1672, di ducatui 70. intesta di D.Carlo Brancaccio, e l’altra di ducati 41.1.2 in testa del medesimo de’ 4 aprile d.° anno a compimento di docati 111.1.2 per tanti da esso esatti dal possessore delli Casali di Toccanise e Torrioni per causa del relevio per le morti delli qq.m Vincenzo ed Angela Conte, che furono pagati alla Regia Corte per d.[ett]a causa.
Dal susseguente cedolario di detta Provincia che va dal 1732 in 1766 f.270 ad 272 appare che per la morte seguita del sopraccennato D.Andrea dell’Aquila à 26 ottobre 1744, li succedè D.Gio:Batta suo figlio primogenito e per il relevio dovuto alla Regia Corte per detti feudi di Toccanise e terza parte di Torrioni li fu controposto quello che in esecuzione degli ordini del 170 fu anticipatamente pagati alla Regia Corte in somma di d.ti 31.2.2… Ancora nell’anno 1745, come si rinviene al n.1339 con il titolo di Atti / Per / D.Gio.Batta Dell’Aquila, si parla di Toccanisi e 3.a parte di Torrioni. / Sopra l’intestazione nei libri del Relevio della Terra di Toccanisi e 3.a parte del Feudo di Torrioni in Principato Ultra, firmato da Nicolaus de Natale.
67. ASA, Sentenza Tribunale di P.U., n.1314, Intendenza, busta 384.
68. ASA, Sentenza Tribunale di P.U., n.1314, Intendenza, busta 384, pag. 2.
69. NASA, Sentenza Tribunale di P.U., n.1314, Intendenza, busta 384, pag. 3.
70. ASA, Estratto dai Registri di Cancelleria della Gran Corte Civile sedente in Napoli, causa 7323, Intendenza, busta 384.
71. ASA, lettera al re riportata dall’intendente il 18 aprile del 1828, Intendenza, busta 384.
72. ASA, lettera al re riportata dall’intendente il 18 aprile del 1828, Intendenza, busta 384.
73. ASA, lettera all’intendente del 6 maggio del 1828, Intendenza, busta 384). Seguono le firme di cui sopra (ASA, lettera all’intendente del 6 maggio del 1828, Intendenza, busta 384).
74. ASA, lettera dell’intendente al sindaco del 4 giugno del 1828, Intendenza, busta 384.
75. ASA, lettera dell’intendente al ministro del 14 giugno del 1828, Intendenza, busta 384.
76. ASA, lettera del ministro segretario di stato degli Affari Interni Marchese Struati all’intendente di P.U. del 18 giugno del 1828, Intendenza, busta 384.
77. ASA, lettera dell’intendente al ministro del 14 giugno del 1828, Intendenza, busta 384. ASA, lettera di alcuni cittadini all’Intendente del 26 giugno del 1828, Intendenza, busta 384.
78. ASA, lettera dell’intendente al sindaco del 28 giugno del 1828, Intendenza, busta 384.ASAa, lettera del sindaco all’intendente del 14 luglio del 1828, Intendenza, busta 384.
79. ASA, lettera dell’intendente al sindaco del 2 agosto del 1828, Intendenza, busta 384.
80. ASNA, Catasti Onciari, Toccanisi, Possessori, Vol.4779. Pr.[rinci]pato Ulteriore [/] Toccanisi [/] Onciario non meno di Citt.[ad]ini, chè d’estri posse[ss]ori [/] pubblicato à 20 mag.[gio] 1753.
81. ASNA, Catasti Onciari, Toccanisi, Giurisdizione di Toccanisi, Vol.4779, pag.68. La Giurisdi.[zio]ne di Toccanisi confina con Torraioni, Bagnara, S.Giacomo, Mont’Orzo, Monti Rocchetto, Montefuscoli, S.Pietro Intellicato, S.Maria a Tuoro, S.Marco à Monti, Casale nuovo.
82. Ivi.
83. ASNA, Catasti Onciari, Toccanisi, Abitanti forestieri [oppure detti] possessori e’stri, Vol.4779. Si fà fede per me sotto croce signato Sabbato Ferraro Sindaco del Castello di Toccanisi qual.te essendosi pratticate tutte le diligenze necessarie a rispetto de’ Fuochi assenti di questa Uni.[versi]tà di Toccanisi, quali ne hanno padri, fratelli, e figli che ne sostenessero qui il peso, facciamo fede come in questo pred.[ett]o Castello si ve ne siano niun modo, ma ben’ sì facciamo fede che le persone forastiere [tali abitanti forestieri sono anche detti possessori e’stri] che possedono beni nel tenimento di d.[ett]o Castello di Toccanisi e sua Giurisdizione sono li seguenti…
[Risultano forestieri, quindi possessori questi abitanti di] Torraioni [:]
Pietro Oliviero [selva castagnale a Campora]
Donato Ferraro [Campo lavuratorio co’ piedi di castagno ad Arvanella]
Giovanni Lepore [selva castagnale a Arvanella]
Matteo Ferraro [campo semenatorio a Arvanella]
Gregorio di Vito [campo boscoso a Foresti]
Donato Oliviero [selva dotale castagnale a Campo, territorio boscoso a Rossi]
Carmine Fucci [seminat. a Serrone e, con arbori di olive, a Costa; campo in atto a sementare a Vigna]
Paolo Pasquale [campo di selva castagnale a Tagilaro]
Mattia Ferraro [territorio boscoso e vastinoso a Trencamaro]
84. ASNA, Catasti Onciari, Toccanisi, Sezione Rivele, Vol.4779. In ogni infr’atto erario ell’Ill.[ustrissi]mo Sig. D. Dom.[eni]co Giordano odierno Barone di questa T.[er]ra di Toccanisi, e Terza parte di Torrione di Camillo in esecuzione degli ordini regii per la forma.[zio]ne] del nuovo catasto per esecuz.[io]ne d’ordini di S.[ua] M.[aest]à, che Dio g.[uard]di, rivela come d.[ett]o Ill.[ustrissi]mo Sig. Barone della Città di M.[onte] Fusco, ove tiene casa, e vive, con sua famiglia, e gli effetti, che possiede in q.[uest]a T.[err]a sud.[dett]a, tanto Feudali, quanto Burgensatici, sono li seg.[uen]ti: [/]
– Un Palazzo Baronale, il quale benchè prima fusse stato edificato di più stanze sp.[erio]ri ed inf.[erio]ri capaci per la sua abitazione al p.[resen]te è diruto per esser cascato col terremoto dell’anno 1732 non essendoci remasti che pochi sottani scoverti, ed un camerone à lamia solare di Terra non atti ad abitare… Effetti feudali…
– Per altri renditi Feudali, che da più, e diversi cittadini di Torrioni si pagano per case, selve e terri.[to]rij che tengono in tenimento della terza parte di Torrioni di Camillo, e si fanno separatamente esiggere da d.[ett]o Ill.[ustrissimo] Sig.re Barone annuij docati diece=D.10,0…

Description

ESTRATTO

STORIE VERE TRATTE DAGLI ARCHIVI DI STATO DI STATO

Montaperto comparve nelle decime del 1327, elencate per clero, ma di tante abbazie precedenti restò in vita solo Venticano, che figura come monastero.
I benefici dei preti soggetti ai beni della Biblioteca Vaticana che vengono trascritti nella prima metà del 1300 furono quelli del clero di Montisaperti che pagava 7 tarì e mezzo, quello de Montefalzono che sborsava 12 tarì, quello di Montemilitum che pagava 15 tarì e quello di Montefuscolo per 3 once, e del monasterium Venticani che pagava 20 tarì. L’anno dopo, nel 1328, i tarì di Venticano scesero a 10, sempre come monasterio, mentre gli altri continuarono a pagare come clero: Monte Aperto sborsò 3 tarì; Monte Mileto, 9 tarì; Montefuscolo 1 oncia e 2 tarì.
Nel 1349 nacque la nuova Arcidiocesi in Beneventana, ribattezzata nuova Urbe Beneventum, essendole stato accorpato il sedile arcivescovile appartenuto all’antica Tocco, che non è Tocco Caudio, ma una Tocco molto più vicina alla città, perché assorbì la Mensa arcivescovile di S.Martino in Tocco, fra «Preta» e «Prata», poco discosto dallo stretto di Barba di Chianche, Ceppaloni e Toccanisii, ai piedi del torrente San Martino che scende dal Campanaro di Pietrastornina e Terranova di Arpaise, e si congiunge al Sabato che viene dal Campanaro della Basilica di Prata.
Fu così che l’antica Civitate Sabina dei beneventani divenne l’Urbe metropolitana del Nuovo Sannio, inglobando le diocesi molisane e foggiane. A Tocco era appartenuto il titolo antico, ma non v’è conferma che sia stata Campanaro di Grottaminarda, come credette lo Scandone, ma qualche sospetto ci rimanda fra San Michele del Monte Gargano e Canosa di Puglia, molto legate ai culti beneventani, da cui dipesero quelle chiese negli anni a venire. Di sicuro Benevento divenne la capitale religiosa, e a volte politica, di molti feudi fra Lucera e Campobasso. Da qui i resti di San Sabino da Canosa ad Avellino, a Lucera unita a Limosani, etc.. Ancora fino a due secoli fa molti paesi beneventani, come Reino e Colle Sannita, in realtà, erano nella provincia di Capitanata di Bovino.
Bernardo Deucio, nunzio avignonese di Benevento, dopo il sisma del 1348, la peste e l’invasione ungherese e romagnola ad opera del fratello dell’ucciso Re Andrea, fatto fuori ad Atella dai parenti stretti della Regina Giovanna I, riorganizzò il patrimonio fondiario della Chiesa. Quindi Marittima, la Campagna e anche la Sabina beneventana, per poi mettere mano a Capua e a Napoli, sottraendo molti paesi all’arcidiocesi di Nola. Fu lui che rifondò la Rocca dei Rettori dove la vediamo, a cui appartennero le 29 rocche delle antiche corti longobarde distrutte nell’actum di Lucerinum e ricostruiti nella Valle Beneventana. Furono questi 29 paesi, retti da distretti arcipretali, a far parte del Principato Ultra Benevento, rimasti inizialmente fuori dal Regno e infeudati da S.Martino in Tocco, a cui fu unito il titolo di S.Modesto di Beneventana, e quello lontano di S.Sofia lucerina, a sua volta poi commissariata da Montevergine intorno al 1370, che però non poté mettere le mani sul feudo di San Martino, dove svettava l’antico Campanario dell’abbazia di S.Maria appartenuta al Vaticano. Perciò, nel 1378, anche quell’antico monastero, di cui Giovanni fu l’ultimo abate, divenne di nomina pontificia per sopraggiunta aggregazione a Benevento.
Così, mentre l’antica Campanario veniva assorbita dal territorio del papa nel 1388, la ribellione dei verginiani, portò alla rifondazione di un nuovo monastero chiamato Santa Maria in Campanariello. Fu per uno scambio di terre fra i verginiani e Petricone Caracciolo che si ebbe la costruzione della nuova S.Maria di Venticano e del Casale di Montevergine, che non può essere confusa con il preesistente e precedente cenobio vaticano di S.Maria in San Martino di Venticano, alias Campaniario, che per certo ebbe vita a sè fino al 1374 o poco oltre. In questi anni Apice e Ascoli Satriano continuarono ad appartenere ai Provenzali arianesi, che divennero anche baroni di San Marco dei Cavoti, coi discendenti di Luigi Shabran, radicati nella casa di Francia. A Luigi succedette nel 1404 Algiasio Shabran; e a questi, nel 1410, il figlio Ermengano, ai tempi della Regina Giovanna II, con la quale litigò ed ebbe confiscati i feudi dalla Corte regia.
Montaperto finirà invece per qualche anno fra i beni di figli e cognati di Papa Borgia, di Cerviglione e del Duca Don Giovanni Borgia-d’Aragona, nel 1498, seguendo Apice.
Da questo momento in poi, poco prima del 1400, si persero le tracce del monastero di S.Pietro. Almeno fino a quando Montevergine non fece fondare un altro Casale detto di San Pietro a Sala vicino Pappaceci, futura Pietradefusi, così come fecero con l’altra S.Maria a Venticano, nel feudo di Campanariello, che ovviamente non era più l’antico feudo del Campanario di S.Martino, quello dell’Urbe Tocco unita a Benevento nel 1349. Furono gli stessi Tocco, a loro volta, a ricostruire la Parrocchia di S.Pietro nella Piazza di Montemiletto, olim San Pietro (Catasto onciario), ovvero San Pietro come Piazza, con l’adiacente Campo Santo, come riporta un atto notarile, che pare appartenuta a Montaperto, la cui università possedeva beni proprio nella Piazza dell’olim Parrocchia di S.Pietro ancora nel 1700. Questo può benissimo significare che la parrocchia e la Piazza furono parte integrande dell’intero oppido di Montemiletto, in realtà suffeudo dell’abbazia di S.Pietro, originariamente anch’essa in territorio di Montaperto, e presumibilmente proprio nel feudo detto S.Martino, sede vaticana del Campaniario di Urbe Tocco, che diede nome agli stessi esponenti della famiglia Tocco e che quindi sarebbero autoctoni. Stavolta però si trattava di una chiesa Parrocchiale, quella costruita a Montemiletto, probabilmente dopo il terremoto che distrusse Apice intorno al 1374, e quindi non ci può essere confusione con l’antica abbazia di S.Pietro andata distrutta, seguendo proprio la sorte del Campanario della Chiesa di S.Maria in Vetticano, antico feudo di S.Martino, appartenuto ai longobardi di Trasmondo.
Nel 1394 anche il Casale parrocchiale di San Pietro a Sala era nel possesso di Monte Vergine, come confermato dai documenti dell’Archivio dei Tocco, proprio come quello che solo da dopo la rifondazione venne detto in Montemiletto. Perché San Pietro a Sala era «sito nelle pertinenze di Montefuscolo, confinante con la via pubblica, il vallone delle Nocelle, il vallone di Valle carrato, lo Pozzillo, il vallone di San Lorenzo e il territorio di Casale Pappaceci», futura Pietradefusi. Musto disse che il precedente fosse stato «distrutto, disabitato e bruciato dai ribelli del Re e non potendo il Monastero (di Monte Vergine) rifarlo, Pandullo, abbate di M.V. lo concede con tutti i suoi beni al domino Roberto Tocco di Capua con l’obbligo di rifarlo e pagare al Monastero di M.V. un’oncia d’oro l’anno».1
Il fatto è che dopo il 1400, dopo che essi divennero feudatari di Montemiletto e vi costruirono la parrocchia intitolandola a San Pietro, lungo una via, «la rua», che comincia ad esistere tra il 1400 e il 1500 proprio dentro Montemiletto, come risulta da un atto notarile spulciato presso l’Archivio di Stato di Avellino.2
Benevento, fra un interregno e l’altro, risultò sempre la mancata capitale della provincia regnicola del Principato Ultra e mantenne una certa autonomia, finendo anche occupata per quasi 80 anni dal Regno. Fu così strappata al Papa, paese per paese, facendo rientrare l’antica Mensa di San Martino in Tocco del Principato Ultra quasi per intero nel Regno di Napoli. Nuovamente libera l’enclave, benché senza più le 29 rocche dei paesi sudditi della Rocca dei Rettori, finiti in un solo Principato detto Ultra e Citra di Salerno, e in parte con Caserta, si ristabilì una piccola autonomia politica solo a Benevento e dintorni, almeno fino alla invasione degli Spagnoli, nel 1500. Fu il Gran Consalvo, conquistatore spagnolo, l’ultimo politico, prima di Mazzini, a strappare il titolo dell’antico Principato Ultra Benevento al suo enclave, a favore di Montefusco, appropriandosi della Montagna come bene personale, proprio per infeudare questo pezzo beneventano, ultimo quartiere rimasto a battere bandiera papalina.
Solo che lui lo fece infrangendo i confini delle arcipreture della Mensa di San Martino, della Valle del Sabato e della stessa Benevento, già a suo tempo occupate per quasi 80 anni da Alfonso Il Magnanino, che corruppe molti feudatari papalini, costringendo il Vaticano a spostare probi e viri romani nella nuova sede vicariale di Ariano Irpino.

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Editorial Review

CAPITOLI SALIENTI

1. la montagna sofiana sotto il vaticano

2. Montemiletto è l’ex badia di Altrude?

3. S.Eustachio di cava a Montaperto

4. I CONFINI SCOMPARSI DI CASTELMUZZO

5. S.Pietro in Deliceto, S.Nicola in Cibari

6. IL DUCATO DI APICE A LEO V DI TOCCO

7. IL TORRIONE DI CAMILLO CARACCIOLO

8. CHIANCA E BAGNARA AL DUCA DI CASTELLINA