Description
indice
I. L’Obelisco conteso
II. L’Anfiteatro dimenticato
III. L’Arcus Traiani di Bartoli
IV. Antichi orologi
V. Un mandala in un pluteo
VI. Historia di Paolo
VII. Il Campanile e la statua del Re
VIII. Scoperto il proprietario di Santa Sofia
IX. Una battaglia da scavare e il Verde ritrovato
X. I fiumi d’Isabella
XI. Guardie svizzere alla Rocca
XII. Le fontane di Città
XIII.Tra le edicole votive
XIV. Pioggia di polvere dal Vesuvio
XV. Cecchetella masaniello beneventano
XVI. Le corde armoniche
XVII. Il Manoscritto di Potocki
XVIII. Vanvitelli e un sindaco birbante
XIX. Vita difficile degli Alberi della Libertà
XX. Divieti in tempo di notte
XXI. Il governatore Louis de Beer
XXII. Un sonetto di Shelley e il triregno sottratto
XXIII. La rivoluzione gentile del 1855
XXIV. Navigazione aerea nel Sannio
XXV. Un passato che viaggia verso il presente
XXVI. Silvia Pisacane e la Banda del Matese
XXVII. Ermete Novelli al Teatro Comunale
XXVIII. Il Benevento già esisteva nel 1927
XXIX. L’esilio di Frediano Frediani
XXX. Il Re di Svezia nella Città delle battaglie
XXXI. Luigi Malerba e i due San Gerardo
XXXII. Donne e clero al Parlamento
XXXIII. Tour del brivido in 10 tappe
PREFAZIONE
Benevento ha avuto numerosi cultori di storia patria, i quali, a vario livello, hanno avviato ricerche e dato alle stampe numerose pubblicazioni storiografiche. In questo panorama, abbastanza variegato, Rito Martignetti occupa un posto singolare. In quella dicotomia, per molti versi non più attuale, tra ricercatori e divulgatori, il nostro si colloca decisamente altrove. Per lui bisognerebbe inventare la categoria del lettore erudito che sa trasformare in saggistica critica la gran messe di materiale che la storia ci consegna attraverso documentazioni sia edite sia inedite. In una storia, quella beneventana, per larga parte più che nota, l’autore, con il suo metodo, riesce a illuminare soprattutto angoli spesso rimasti in ombra e che, al contrario, nella giusta valorizzazione, possono fornire più di uno spunto non solo di conoscenza storica ma anche di pratica operatività culturale.
C’è da dire che occuparsi di storia beneventana non è mai lavoro facile. Gran parte della storiografia beneventana è stata costruita tra XVI e XVII secolo, quando l’iperbole narrativa metteva a dura prova la credibilità dei fatti. Fonti utilizzate con estrema disinvoltura, mitologie storiografiche tese ad esaltare troppi primati, hanno creato un numero esagerato di falsi miti che, soprattutto a livello popolare, continuano ad aver presa sugli appassionati di storia locale. Purtroppo è poi mancata una storiografia posteriore, complice anche la scomparsa di troppi archivi, all’altezza del compito di emendare il disegno storiografico beneventano dalle molte incrostazioni leggendarie. Così, da San Gennaro alle streghe, passando per cinghiali, tori e altri animali, per arrivare a improbabili costrutti socio-economici quali il primato della nobiltà locale e il disinvolto uso dell’usura, la storia locale si aggira ancora tra le nebbie di orizzonti senza bussola.
La scelta di Martignetti, di privilegiare l’aneddoto o la singolarità, può condurre a riproporre una visione parziale della storia beneventana, ed è un rischio concreto. Un rischio che l’autore supera con la precisione delle citazioni, ma anche con la critica analisi delle stesse. Ne scaturiscono saggi brevi e concentrati, ma di notevole affidabilità e di facile lettura.
Anche questo libro, il terzo della serie, dopo “Arie da baule” e “Ritratti beneventani”, è quindi una raccolta di argomenti vari. Una raccolta che ci consegna un libro che si legge senza sforzo, data la sapiente sinteticità dell’esposizione e la varietà degli argomenti trattati. In genere i temi affrontati sono molto puntuali, e circoscritti, ma spalmati su tutto l’arco temporale della storia beneventana. L’autore non si dà limiti temporali, quasi sempre prerogativa degli storici “di professione”, ma solo territoriali. Tutto ciò che rientra nel perimetro beneventano (perimetro non solo geografico ma esteso al concetto culturale più ampio) diviene oggetto di lettura critica e di analisi storiografica.
Già a scorrere l’indice si può avere un’idea della varietà cospicua degli argomenti trattati. In alcuni casi si tratta di precisare un dato errato della storiografia “ufficiale”, ma, il più delle volte, i saggi sono concrete proposte di sfruttare la storia per creare valori aggiunti alla dimensione culturale, ma anche turistica ed economica, della città.
In questo Rito Martignetti rimane insuperabile. Si direbbe che il suo vero talento sia di trarre dalla storia locale inediti progetti di valorizzazione del territorio. Progetti di cui non si finisce di avvertire la necessità. Basta chiedersi come mai una città, con un tale passato come Benevento, sia sempre sul confine dell’ignoto. Evidentemente, tranne qualche eccezione, nessuno ha saputo finora valorizzare il nostro maggior tesoro: la storia. Per questo il consiglio è sì di leggere tutta la trilogia di Rito Martignetti per il piacere di sapere cose nuove, ma di valutarla soprattutto come un grande atlante progettuale sulle potenzialità future della città.
Francesco Morante
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