ABECEDARIO DEGLI AVELLINESI 1. EAN 9788872974438 FAMIGLIE, QUARTIERI E GENEALOGIA DEL 1700

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IN ESCLUSIVA ELEMENTI DI MODA SULLA GONNELLA SCARLATTA DI SAIA IMPERIALE

VESTE DELLA SPOSA E ALTRE CHICCHE SU AVELLINO E I PAESI DEL PARTENIO

TRATTI DAI ROGITI DELL’ARCHIVIO DI STATO DI AVELLINO E NAPOLI

Risalire ai vestiti femminili per antonomasia che le donne della Valle Beneventana si tramandavano di madre in figlia attraverso la dote non è impresa facile. Possiamo però dire, alla luce delle ricerche effettuate presso hli Archivi di Stato di Napoli e di Avellino, di aver reperito, fra i volumi notarili conservati, sebbene spesso illegibili, la raccolta di alcuni atti che si sono rivelati utili per il paragone fra i paesi della Montagna di Montefusco e del Partenio, prendendo a campione la centralità di Torrioni e di Pietrastornina, sedi di primari notai del Principato Ultra.36
Ricerca che potrebbe risultare non vana in un confronto fra i paesi di sopra e di sotto le due Montagne che dividono Avellino da Benevento e che frenano un’idea iniziale di similitudini storiche che non accompagnano le due valli. Stando a questi pochi, ma preziosi fogli, è stato quindi possibile capire come fossero fatti gli abiti, quelli che oggi chiameremmo costumi tradizionali, che le donne da marito, quelle definite vergini in capillis dopo i dodici anni, poi chiamate “zite” se i tempi si allungavano, portavano in dote nel giorno del matrimonio.
Fin dal 1674 si conosceva il secreto del Signor Principe della Pietra Sturnina acciò partorisca subito una donna, svelato e ramandato dal notaio Gaita di Montefusco alle popolazioni della Montagna. Egli stesso suggerisce: se scrive il seguente; et potendosile la donna inghiuttire sarebbe meglio, ò vero si la lega così la donna, et vi la ponghi sopra del ventre che partorirà; et a Deus.
Questa la filastrocca da recitare al momento opportuno:
Anna peperit Mariam, Maria peperit
Salvearem creature exi foras, quia
Christy te vocat, Christy veghat,
Christy venit, Christi imperat,
Christi xe ab omni molo defendat.
Amem.
Ma il notaio aveva sperimentato anche un rimedio contro il freddo, quello che stavolta chiama secreto per la quartena Deus. Bastava bere un ottimo bicchiere di vino greco con della polvere di ventricello di gallina essiccato. Se l’esperimento falliva una prima e seconda volta lo si poteva ripetere una terza volta che sicuramente sarebbe riuscito. Garantito dal notaio Giordano di Montefusco: Dal ventre della gallina la pelle di dentro lo ventricello si secca, et si ne fà polve pestata, et poi se ne dà quanto copre un’ tre cavalli al patiente dentro d’un bicchiero di greco perfetto, et si la dà all’hora quando il patiente sa conosce che sta per venire il freddo seu patere; et sì conoscendo che habbia colpito alla prima; seguiti per tre volte, è exeperimentato.37
Però non tutti i notai della Montagna furono così creduloni. Anzi, dagli rogiti dei notai della famiglia Leo stanziati in Torrioni, non traspare nessun commento, solo atti. Ma andiamo per ordine e vediamo, al di là del parto, quali fossero le condizioni per prender moglie e come vestiva la sposa nel distretto della Valle Beneventana e della Montagna di Montefusco.
C’è da dire, aprendo una parentesi, che è stato possibile decifrare qualche pagina anche alla fine del 1400, ma è evidente che i vestiti sono di gran lunga precedenti, in quanto si ripetono ugualmete da donna in donna, da madre in figlia, sebbene solo gli ornamenti siano di diversa fattura in base al ceto sociale. Seguiamo, a titolo di esempio, qualche passo dei Capitoli Matrimoniali del notaio di Apice, paese di confine, dove la provincia di Principato Ultra e lo stesso Regno lasciavano il confine allo Stato della Chiesa di Benevento.
Il primo è del 1741 e si riferisce alla zita in capillis Teresa Verucci figlia legittima di Biaso Verucci e Barbara Galiarde, i quali, si abbiano di dotare à Andonio Cociniello, della altra parte, [in quanto prossimo marito e] figlio di Cirijaco Cociniello è Cecilia Laurito; e il predetto Andonio si contenta di pigliarsi per sua cara e ligittima sposa alla detta Teresa seconno comanna il rito della Santa Madre Chiesa Cattolica, che si sono convenuti, dalla una è dalla altra parte, cioè detta Teresa, di pigliarsi al predetto detto Andonijo per sua cara e legittima sposa alla predetta Teresa, e dalla aldra parte il detto Bijaso e Barbara, i quali, si obbligano di dotare sua figlia seconno Iddio li spira e non facenno crede che sia detta robba di detto Biaso: in primis promette di darli di contanti Docati 40,0 con annui cinque di tempo, con pagarne ogni anni Docati 8 e Carlini spari; item anna tre di panni di tutte sorte; item [per] rama e ferro, Carlini 3.2.10; più un letto fornito solamente il materazzo mangante; più una gonnella di saia imperjale con maniche di saia scarlatina; più cassa di noce di tomola 3.
Dal citato documento veniamo a sapere che ad Apice, quando si maritava una vergine, i genitori avevano diversi anni di tempo per pagare la dote al marito. Soldi che serviranno alla famiglia (danaro, asciugamani, lenzuola, rame e ferro per il letto). Mentre fin da subito avviene la dotazione del materasso, regali vari ma, principalmente la veste. Essa è rappresentata da una gonnella di saia imperjale con maniche di saia scarlatina. A Valle di Mercogliano si parla sempre di una gonna con goverdina di seta semplice verde. E’ un atto del 1790 del notaio Zigarelli in cui si tratta della concessione a causa di matrimonio di Gennaro della Pia in causa con gli eredi della futura sua sposa Angiola, figlia di Raimondo, avendo avuto questa due scotonazze di lana con veste, quattro coscine di lana anco con veste, una cosolina di rame, una gonna con goverdona di seta semplice verde, dodici libbre di seta, una croce d’oro per uso di donna consistente in pietre rosse, ed verdi, un paio di fioccagli d’oro, e tutti gli altri mobili esistenti in detta sua casa tanto di rame, biancherie, un sumarro c r e tutto quanto acquista esso Gennaro s’intende donato alla detta Angiola sua futura sposa. I mercoglianesi Paolo dello Russo, nel 1746, accompagnato dal padre Angelo, dovendo sposare Rachele Vecchiarelli, figlia della vedova Teresa di Ruggiero, si reca dal notaio Salvatore de Leo, per dare seguito ai Capitoli Matrimoniali contratti, secondo cui la promessa la dote del valore di 35 ducati, cioè la robba s’avesse da consegnare a padre e figlio dello Russo prima della consagrazione del matrimonio. Si trattava di 15 ducati, già ricavati dalla vendita del legname, e di altri 20 riferiti al valore della sua robba consistente in una gonna di drappo di colore di feccia con fiori d’oro e d’argento apprezzata, estimata e valutata per il prezzo di ducati 16, una filza di sennacoli d’oro al numero di 54, apprizzata, stimata e valutata per il prezzo di ducati 9, tre lenzaola nuove di tela di casa per carlini 30, due camicie di donna, una tovaglia e mocaturo di donna con pezzilli attorno per carlini 30, ed un mantesino di tela di cassetta nuovo, un saccone di tela per carlini 15, e 25 braccia di tela nova per carlini 24, che in tutta fanno la somma di ducati 34 e carlini 9. Nel confronto con l’area prettamente avellinese, a Valle di Mercogliano, si parla invece di una gonna con goverdina di seta semplice verde. E’ un atto del 1790 del notaio Zigarelli sulla concessione a causa di matrimonio di Gennaro della Pia in causa con gli eredi della futura sua sposa Angiola, figlia di Raimondo, avendo avuto questa due scotonazze di lana con veste, quattro coscine di lana anco con veste, una cosolina di rame, una gonna con goverdona di seta semplice verde, dodici libbre di seta, una croce d’oro per uso di donna consistente in pietre rosse, ed verdi, un paio di fioccagli d’oro, e tutti gli altri mobili esistenti in detta sua casa tanto di rame, biancherie, un sumarro c r e tutto quanto acquista esso Gennaro s’intende donato alla detta Angiola sua futura sposa.38
Il mercoglianese Paolo dello Russo, nel 1746, accompagnato dal padre Angelo, dovendo sposare Rachele Vecchiarelli, figlia della vedova Teresa di Ruggiero, si reca dal notaio Salvatore de Leo, per dare seguito ai capitoli matrimoniali contratti, secondo cui la promessa la dote del valore di 35 ducati, cioè la robba s’avesse da consegnare a padre e figlio dello Russo prima della consagrazione del matrimonio. Si trattava di 15 ducati, già ricavati dalla vendita del legname, e di altri 20 riferiti al valore della sua robba consistente in una gonna di drappo di colore di feccia con fiori d’oro e d’argento apprezzata, estimata e valutata per il prezzo di ducati 16, una filza di sennacoli d’oro al numero di 54, apprizzata, stimata e valutata per il prezzo di ducati 9, tre lenzuola nuove di tela di casa per carlini 30, due camicie di donna, una tovaglia e mocaturo di donna con pezzilli attorno per carlini 30, ed un mantesino di tela di cassetta nuovo, un saccone di tela per carlini 15, e 25 braccia di tela nova per carlini 24, che in tutta fanno la somma di ducati 34 e carlini 9.
In un altro documento preso in esame, quello del matrimonio fra Rosaria Paragone e Domenico Altiero di Apice, fra i beni dotali, vi sono il letto fornito, consistente in un saccone, un materazzo con rotoli venti di lana, con due coscine, una manta di lana di libre venti, una co[pe]rtina di straccia in pezzi 24 con pontilli in mezzo, due lenzuola di panno… In questo caso il genitore ha quattro anni di panni secondo l’uso e consuetudine di questa Terra [all’in]fuori delle due lenzole. Item Docati cinque di rame e ferro. L’atto notarile non facilemente decifrabile e non ci viene incontro nella ricerca. Ma la curiosità è subito soddisfatta da un capitolo successivo, del 1742, relativo al matrimonio fra Vittoria di Sunno e Gennaro Vetere. In questo caso il genitore per parte femminile deve soddisfare tre anni di pannamenti secondo l’uso di questa Terra fra il termine di anni 3. Item carlini 30 di rame e ferro per il termine di anni 2. Si citano quindi altri beni: il solito materazzo con rotole di lana, il saccone [di foglie di pannocchia altrove dette preglie], una manta cardata di lana di Ducati 4,50. Finalmente ricompare, fra le cose dotali, una gonnella di sai[a] imperiale con maniche guarnita con trame [o trene=lacci?] di seta. Questo tipo di gonna, quindi, è un elemento preciso, sempre presente, che si tramanda di madre in figlia, insieme alle lenzuola e al materasso.
E’ come se le doti fossero un bene delle moglie che però era amministrato dai mariti, come risulta da un atto del 1801. Un paio di fioccagli d’oro da 6 ducati, quattro cuscini di lana, una manta di lana, un telaio di legno da 3 ducati per far tele, un covertino di bambace, quattro lenzole di canapa e stoppa, una guancia di borattino, un sacconte di tela di stoppa e una veste di matarazzo di finiello e altro ancora sono la dote che Aniello Napolitano della Terra di Summonte attesta come marito ed amministratore legittimo di Saveria di Grezia di Ospedaletto.39
Un altro documento, sempre del 1742, riguarda il matrimonio fra Teresa Pagliuso e Bartolomeo Carchietta di Apice. Teresa porta in dote un saccone, un materazzo con rotoli di lana [che] è proprio quello tale e quale che fu di detta quondam sua moglie con le cuscine, una manta cardata di Ducati 4, una co[pe]rtina di braccia 24, un tornaletto. Ma eccoci, come tradizione (ormai appare scontato) al vestito della festa: una gonnella di saia con maniche di saia scarlattina. E’ proprio simile alla dote precedente, ma appare più signorile, quella che Rosa Pagliuso porta allo sposo Giovanni Chiucchiuso, nel 1742: una gonna di saia imperiale di saia scarlatta guarnita però le maniche con trame di seta.
Altri due documenti del 1742, quello relativo al matrimonio fra Vittoria Pagano e Alessandro Barrasso, e fra Vittoria Cacciatora e Angelo Capone, sempre di Apice, ci danno altri elementi. Il primo, quasi indecifrabile, fra le altre cose, annovera sicuramente quattro camicie a ccannatora di tela e pizzilli, due mesali di bambacie fine, due sarvietti in tela a coppetiello e due mesali pure a coppetiello. La Cacciatora, invece, ben più ricca, porterà in dote una gonnella di saia imperiale con maniche anche di saia, guarnite solamente le maniche e il busto di trame d’argento da darola in die sposalitij.
Ed è proprio quest’ultimo documento la vera ciliegina sulla torta: quella che sancisce il giorno del matrimonio come il momento in cui, come da prassi e come da rito in molte Terre della Provincia di Principato Ultra, viene consegnata la gonna che rappresenta una sorta di testimone. Ma non solo. In questo caso particolare, la gonna lunga, nella parte del busto e delle maniche, si impreziosisce di trame d’argento. Abbiamo quindi rinvenuto in ben cinque casi su sette una dote che si caratterizza dalla donazione, nel giorno del matrimonio, di una gonna scarlatta con fregi diversi a seconda dello stato sociale delle donne: gonnella scarlatta di saio imperiale con maniche in saio; gonnella scarlatta di saio imperiale con maniche in frene di seta; gonnella scarlatta di saio [imperiale] con maniche in saio; una gonn[ell]a scarlatta di saio imperiale con maniche in frene di seta; una gonnella [scarlatta] di saio imperiale con maniche maniche e busto in trame d’argento. I costumi ufficiali maschili sono rappresentati dall’uomo in pantalone e camicia bianca e dalla donna in abito lungo scarlatto con fregi ai polsi dello stesso tessuto, seta o anche d’argento. Presumibilmente si tratta quindi di una gonnella di panno scarlatto tagliato a guisa di toga o stola fino al tallone e lavorata a mano. E’ ornata nel lembo da varie fasce sempre di scarlatto o vellutino in seta uguale o diverso da quello della toga. Le cuciture delle maniche sarebbero quindi ornate di liste di scarlattino o vellutino forse ad interlaccio che può ornare anche il busto.
Il caso dell’argento è forse propriamente della chiusura della pettina, così come in alcuni usi, con bottoni d’argento o lacci di seta. L’abito a gonnella si completerebbe quindi, nella parte sottostante, con la vera tunica senza maniche, una sorta di casacca, mentre le gambe, a questo punto, sarebbero coperte da calzette ricamate in seta con ai piedi i classici pianelli ma anch’essi ricamati. Non resta che rovistare nelle soffitte alla ricerca della veste scarlatta.40
Abbiamo quindi rinvenuto in ben cinque casi su sette una dote che si caratterizza dalla donazione, nel giorno del matrimonio, di una gonna scarlatta con fregi diversi a seconda dello stato sociale delle donne di Apice:
1. gonnella scarlatta di saio imperiale con maniche in saio.
2. gonnella scarlatta di saio imperiale con maniche in frene di seta.
3. gonnella scarlatta di saio [imperiale] con maniche in saio.
4. una gonn[ell]a scarlatta di saio imperiale con maniche in frene di seta.
5. una gonnella [scarlatta] di saio imperiale con maniche maniche e busto in trame d’argento.
I costumi ufficiali di Apice sono rappresentati dall’uomo in pantalone e camicia bianca e dalla donna in abito lungo scarlatto con fregi ai polsi dello stesso tessuto, seta o anche d’argento. Presumibilmente si tratta quindi di una gonnella di panno scarlatto tagliato a guisa di toga o stola fino al tallone e lavorata a mano. E’ ornata nel lembo da varie fasce sempre di scarlatto o vellutino in seta uguale o diverso da quello della toga. Le cuciture delle maniche sarebbero quindi ornate di liste di scarlattino o vellutino forse ad interlaccio che può ornare anche il busto. Il caso dell’argento è forse propriamente della chiusura della pettina, così come in alcuni usi, con bottoni d’argento o lacci di seta. L’abito a gonnella si completerebbe quindi, nella parte sottostante, con la vera tunica senza maniche, una sorta di casacca, mentre le gambe, a questo punto, sarebbero coperte da calzette ricamate in seta con ai piedi i classici pianelli ma anch’essi ricamati.
Consuetudine ancora diversa per Altavilla Irpina, secondo i dettami dell’antica consuetudine che pare richiamarsi ai governatore feudali locali. Vale la pena citare la ricca dote che il notaio Antonio Cajfassi annuncia nel 1576 e stipula nel 1579, portatosi dal notaio Crescitiello di Altavilla, in favore della figlia damigella. Si tratta della domicella Angelella Criscitello citata in presenza del governatore del feudo di Altavilla, cioé dell’agente generale Francesco Bruno. Il notaio Cafasso redige quindi l’impegno della dote da farsi dall’onorabilis Berardino de Criscitello alla figlia Angelella il 12 luglio 1579, in un capitolo matrimoniale che ricorda la bona mobilia del valore di 27 ducati da restituire in caso di morte della sposa, secundum istrumento, e antiqua consuetudinem G[overnator]i Terre Altaville, cioè il detto G.i Altaville.
Questa la nota della sposa:
– 1 saccone novo ad braccia venti, Ducati 1.0.0.
– 1 coltra nova di braccia 20 co lo piomazzo, 4.2.0.
– 20 tomola di penne, 4
– 1 paro di lenzola co’ Lenole torchine de 24 braccia nove, 4
– 1 altro paro di lenzola nove, uno di essi co Lenole torchine e l’altro bianco, 4
[Subtotale D.17.20]
– 1 lenzuolo nuovo braccia 12 molence di raso, 2.0
– 1 coperta nova bianca, 3.1.10
– 1 paro di cammise con riticella bianche di filo bianco n(u)ove, 2
– 1 altro paro di cammise non lavorate de intagliato ma alle maniche e l’altra scheotta increspata alle maniche, 2.1.0
– 1 mesale novo calabrese di una canda e mezza, 0.4
– 3 tovaglie intocchi lavorate tutte de intaglio, 1.4.10
– 1 torclo di tovagli braccia dieci, 1.1.0
– 1 coscino lavorato a sete carmosino, 0.2.10
– 1 altro coscino lavorato di seta negra, 0.1.10
– 1 tovaglia lavorata di seta carmosina e reticelle del medesimo, 0.4.0
– 1 vantesino lavorato de intaglio bianco ed reticelle del medesimo, 0.4.0
Anche in questo caso, dunque, quell’antica consuetudine, diremmo del feudo altavillese della famiglia Di Capua, cambia completamente, senza gonnella e fornitura annuale di biancheria, se non unatantum. Insomma la consuetudine è diversa da luogo a luogo, per non parlare delle influenze che ancora pervengono dalla Puglia nel 1587, quando è ancora stretto il legame di Monte Rotario di Foggia con Casalbore. Per questo confronto abbiamo scelto come sempio il notaio Ferdinando Lombardo, sive Terre Montis Rotari, et Casalis Novi, et eorum castro, habitat ione fortellitio dominus vassallis, mediante istrumento rogato in Curia del Magnifico Anelli de Martino de Neapoli. Qui si costituiscono il magnifico Angelo de Ruvio o Ruccio della Terre Casearboris, cioè Casalbore, e l’Illustrissima Donna Lucretia Pignatella de Neapoli juere romano rum utilis padrona Terre Montis Rotari, et Casalis Novi. In dicta Terra Montis Rotari, et Casali Novo proprio di statiaj loci. Ciliegina sulla torta spetta a Benevento, dove, come si ricava dall’atto della Magnifica Cassandra Schinosa di Benevento chità per il matrimonio con Giacomo Masone, si dice che questi, per le nozze, guadagna et s’intende guadagnare la quarta seguendo l’uso di Terra ipsa, cioè 40 ducati, in qualità di sposo…….

Fonti, Bibliografia, Giornali, Riviste e Internet

Archivio di Stato di Napoli, Catasto Onciario di Avellino – 1745/1754
Archivio di Stato di Napoli, Catasto Onciario di Torrioni – 1742
Archivio di Stato di Napoli, Catasto Onciario di Caserta – 1749
Archivio di Stato di Napoli, Catasto Onciario di Santa Maria Maggiore (S.M.C.V.) – 1754
Archivio di Stato di Napoli, Catasto Onciario di Capua – 1754
Archivio di Stato di Napoli, Catasto Onciario di Mugnano – 1754
Archivio di Stato di Napoli, Catasto Onciario di Martina – 1755
Archivio di Stato di Napoli, Catasto Onciario di Avigliano – 1743
Archivio di Stato di Napoli, Catasto Onciario di Crotone – 1783
Archivio di Stato di Napoli, Catasto Onciario di Mercogliano – 1754
Archivio di Stato di Napoli, Catasto Onciario di Cardito – 1755
Archivio di Stato di Napoli, Catasto Onciario di Vico Equense – 1754
Archivio di Stato di Napoli, Catasto Onciario di Pietrastornina – 1749
Archivio di Stato di Napoli, Catasto Onciario di Camposano – 1754
Archivio di Stato di Napoli, Catasto Onciario di Roccasecca
Archivio di Stato di Sondrio, Querela di Remigio… Anno 1725, segnatura B, Decreti, n. 94.
Archivio di Stato di Avellino, Catasto Onciario di Torrioni – 1742 [fotocopia anastatica]
Archivio di Stato di Avellino, Atti notarili
Archivio di Stato di Salerno, Atti notarili
Biblioteca Comunale di Torrioni
Biblioteca Comunale di Piedimonte d’Alife
Biblioteca Nazionale di Napoli
Biblioteca Provinciale di Caserta
Biblioteca Provinciale di Avellino
Biblioteca Nazionale di Loreto di Montevergine

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Calendario e Notiziario della Corte per l’anno 1793, Nella Stamperia Reale, Napoli 1790.
Notiziario, Nella Stamperia Reale, Napoli 1790.
Assessorato Cultura della Città di Caserta (a cura di), Caserta: I casali st

per i testi non compresi nella bibliografia si rimanda alle note bibliografiche
Note Bibliograficheto di Avellino, Notai di Apice, anno 1742. Per la dote di Altavilla Irpina v. ASAV, Notai di Avellino, Altavilla, Busta 7718, fascicolo anno 1576. Per l’esempio col feudatario di Casalbore, v. notaio Busta 4999, fascicolo 16388, f.146, datato 23 marzo, alla 15esima indizione, nel 1587, in Napoli. Per il matrimonio di Benevento, v.Busta 4999, fascio 16388, f.184, anno 1587.
42. ASAV, Notai di Avellino, Busta 3226, Regio Notaio Antonio Zigarelli del Casale di Valle, anno 1789.
43. ASAV, Notai di Avellino, Busta 3218, Notaio Rossi di Mercogliano, anno 1780.
44. ASAV, Notai del Distretto di Avellino, Notai di Pietrastornina, Notaio Ragucci, Busta 5200, pag.298.
45. ASAV, Notai del Distretto di Avellino, Notai di Pietrastornina, Notaio Ragucci, Busta 5200, pag.298.
46. Ivi, Busta 5201, pag.42.
47. Ivi, Busta 5204, pag.8.
48. Ivi, Busta 5204, pag.253.
49. ASAV, Notai di Avellino, Busta 3219, Notaio Rossi di Mercogliano, anno 1785.
50. ASAV, Notai di Avellino, Busta 3218, Notaio Salvatore Jacenna di Mercogliano, anno 1807.
51. ASAV, Notai di Avellino, Busta 3257, Notaio Salvatore Jacenna di Mercogliano, anno 1786/87.
52. ASAV, Notai di Avellino, Busta 3257, Notaio Salvatore Jacenda o Jacenna di Mercogliano, anno 1789.
53. ASAV, Notai di Avellino, Busta 3257, Notaio Salvatore Jacenda o Jacenna di Mercogliano, anno 1789.
54. ASAV, Notai di Avellino, Busta 3257, Notaio Salvatore Jacenda o Jacenna di Mercogliano, anno 1789.
55. ASAV, Notai di Avellino, Busta 3257, Notaio Jacenda o Jacenna di Mercogliano, anno 1789.
56. ASAV, Catasti Onciari, Fotocopia dell’originale in 4 tomi, come da Archivio della Regia Camera della Sommaria, Serie Catasti Onciari, Provincia di Principato Ulteriore, [Distretto di Avellino], Mercogliano, pag.590 e segg. dell’originale, Rubrica Stato dell’Università. ASAV, Notai di Avellino, anno 1788, Torrioni, notaio Donato Leo, Busta 7389. f.116.
57. ASAV, Notai di Avellino, Pasquale Leo notaio in Torrioni, Busta 7371, fascicolo 7869, f.22, anno 1794.
58. ASAV, Notai di Avellino, Pasquale Leo notaio in Torrioni, Busta 7371, fascicolo 7869, anno 1794. ASAV, Notai di Avellino, Busta 7372, fascio 6679, Notaio Pasquale Leo di Torrioni, anno 1798. ASAV, Notai di Avellino, Pasquale Leo notaio in Torrioni, Busta 7371, fascicolo 7869, f.22, anno 1794.
61. ASAV, Notai di Avellino, Pasquale Leo notaio in Torrioni, Busta 7371, fascicolo 7894, anno 1796.
62. ASAV, Protocolli Notarili di Avellino, Vol.7379, Busta 4069, Anno 1829. Atti del Notaio Pasquale Leo di Torrioni, atto n.54.
63. ASAV, Notai di Avellino, Pasquale Leo notaio in Torrioni, Busta …., fascicolo 3562, anno 1841, il matrimonio è al f.22.
64. ASAV, Notai di Avellino, Pasquale Leo notaio in Torrioni, Busta …., fascicolo 1842, anno 1842. ASAV, Notai di Avellino, Busta 3257, Notaio Salvatore Jacenda o Jacenna di Mercogliano, anno 1789.
65. ASAV, Notai del Distretto di Avellino, Notai di Pietrastornina, Notaio Ragucci, Busta 5200, pag.298.
66. ASAV, Notai del Distretto di Avellino, Notai di Apice, anno 1742.
67. ASAV, Notai di Avellino, Pasquale Leo notaio in Torrioni, Busta …., fascicolo 3562, anno 1841, il matrimonio è al f.22.
68. ASAV, Notai di Avellino, Pasquale Leo notaio in Torrioni, Busta …., cit.
69. ASAV, Notai di Avellino, Pasquale Leo notaio in Torrioni, Busta …., cit.
70. ASAV, Notai di Avellino, Pasquale Leo notaio in Torrioni, Busta …., cit.
71. ASAV, Notai di Avellino, notaio Carlo Ciampi di Santa Paolina, anno 1740, riguardante l’impegno di matrimonio. Per l’atto sui territori v.ASAV, Notai di Avellino, Notaio Carlo Ciampi di Santa Paolina, B.5972, fascio relativo all’anno 1739, inserto al f.216.
72. ASAV, Notai di Avellino, Pasquale Leo notaio in Torrioni, Busta 7371, fascicolo 7894, anno 1797.
73. Ibidem.
74. Ibidem.
75. Ibidem.
76. Per il feudatario di Pagliara v. ASAV, Protocolli Notarili di Avellino, vol.7374, anno 1806, fol.64; per l’atto della Marchesa v. vol.7379, Busta 4050. Atti del Notaio Pasquale Leo fu Donato di Torrioni, atto n.63, 1831.
77. ASAV, Protocolli Notarili di Avellino, Vol.7379, Busta 4050, f.64. Atti del Notaio Pasquale Leo fu Donato di Torrioni, anno 1831.
78. ASAV, Protocolli Notarili di Avellino, Busta 7371, fascicolo 7869, anno 1794.
79. ASAV, Notai di Avellino, Pasquale Leo notaio in Torrioni, Busta 7371, fascicolo 7869, anno 1794. Cfr. ASAV, Protocolli notarili di Avellino, Notai di Prata, anno 1760, pag.38. Nei suoi rogiti si trovano soprattutto documenti riguardanti il bosco di San Martino feodo A.G.P. (f.22), della contrada di San Giovanni a Morcopio, jurisditione Pheudi A.G.P.; et proprie in Aure Francesco Soricelli dicti Feudi A.G.P. (f.43), o materiale di notevole interesse sulla Chiesa Arcipretale di S.Agnesa e Margherita della Terra di S.Agnesa e Calvi con riferimento anche ad antichi Istrumenti di Montevergine, nonchè sul Casale di San Giacomo detto A.G.P. (f.83). Cfr. ASAV, Protocolli notarili di Avellino, Volume 7361, Notaio Donato Leo, pag.3. Cfr. ASAV, Protocolli notarili di Avellino, B.223, fasc.7993; in seguito cfr.B.227-228, anni 1706/1714, notai di Apice, notaio Onofrio Pappone. Cfr. ASAV, Notai di Avellino, Pasquale Leo notaio in Torrioni, Busta 7371, fascicolo 7894, anno 1797, f.105; ivi, Busta 7351, fascicolo 7894; ivi, B.7377, fasc.8491, notaio Pasquale Leo fu Donato di Torrioni, anno 1821, f.63 et altri. L’atto del Duca Sambiasi e arciprete Majatico è il n.30 al f.14. Cfr. ASAV, Notai Avellino, notaio Girolamo Pappone di Apice, Busta 227, anni 1750-52; Ivi, busta 1761, Notai di Pietrelcina, f.51v.
80. ASAV, Fondo Notai di Avellino, Busta 226, Notaio Onofrio Pappone di Anno 1723.
81. Ibidem.
82. Ibidem.
83. ASAV, Fondo Notai di Avellino, Busta 226, f.7, Notaio Onofrio Pappone di Anno 1737.
84. Ibidem.
85. Ibidem.
86. Ibidem.
87. Ibidem.
88. ASAV, Notai di Avellino, notaio Carlo Ciampi di Santa Paolina, anno 1740, riguardante l’impegno di matrimonio. Per l’atto sui territori v.ASAV, Notai di Avellino, Notaio Carlo Ciampi di Santa Paolina, B.5972, fascio relativo all’anno 1739, inserto al f.216.
89. ASAV, Notai di Avellino, Pasquale Leo notaio in Torrioni, Busta 7371, fascicolo 7894, anno 1797.
90. Per il feudatario di Pagliara v. ASAV, Protocolli Notarili di Avellino, vol.7374, anno 1806, fol.64; per l’atto della Marchesa v. vol.7379, Busta 4050. Atti del Notaio Pasquale Leo fu Donato di Torrioni, atto n.63, 1831.
91. ASAV, Protocolli Notarili di Avellino, Vol.7379, Busta 4050, f.64. Atti del Notaio Pasquale Leo fu Donato di Torrioni, anno 1831.
92. Torrioni, Busta 7371, fascicolo 7869, anno 1794.
93. ASAV, Notai di Avellino, Pasquale Leo notaio in Torrioni, Busta 7371, fascicolo 7869, anno 1794.
94. ASAV, Protocolli Notarili di Avellino, Vol.7360, Busta 7829, Anno 1757. Atti del Notaio Domenico Leo di Torrioni. Per l’albero genealogico della famiglia di Vito e di altre famiglie di Torrioni si rimanda al testo A.Bascetta, Torrioni nel Regno di Napoli, ABEdizioni, Avellino.
95. ASAV, Notai di Avellino, Altavilla, Busta 7718, fascicolo anno 1734, f.286.
96. Ivi.
97. Ivi.
98. Ivi.
99. ASAV, Notai di Avellino, Busta 7363, fascicolo 7872 anno 1763, f.94.
100. Ivi.
101. ASAV, Principato Ultra, Distretto di Avellino, Avellino, Onciario, Anno 1742 (sic!). Capifamiglia per nome: lettera A [primi 20].
102. ASNA, Principato Ultra, Distretto di Avellino, Avellino, Onciario, Vol. n.4542, Anno 1745. Capifamiglia per nome: lettera B.
103. ASNA, Principato Ultra, Distretto di Avellino, Avellino, Onciario, Vol. n.4542, Anno 1745. Capifamiglia per nome: lettera C.
104. ASNA, Principato Ultra, Distretto di Avellino, Avellino, Onciario, Vol. n.4542, Anno 1745. Capifamiglia per nome: lettera D – E.
105. ASNA, Principato Ultra, Distretto di Avellino, Avellino, Onciario, Vol. n.4542, Anno 1745. Capifamiglia per nome: lettera F.
106. ASNA, Principato Ultra, Distretto di Avellino, Avellino, Onciario, Vol. n.4542, Anno 1745. Capifamiglia per nome: lettera G.
107. ASNA, Principato Ultra, Distretto di Avellino, Avellino, Onciario, Vol. n.4542, Anno 1745. Capifamiglia per nome: lettere I-L.
108. ASNA, Principato Ultra, Distretto di Avellino, Avellino, Onciario, Vol. n.4542, Anno 1745. Capifamiglia per nome: lettere M.
109. ASNA, Principato Ultra, Distretto di Avellino, Avellino, Onciario, Vol. n.4542, Anno 1745. Capifamiglia per nome: lettere N.
110. ASNA, Principato Ultra, Distretto di Avellino, Avellino, Onciario, Vol. n.4542, Anno 1745. Capifamiglia per nome: lettere O-P-Q-R-S.
111. ASNA, Principato Ultra, Distretto di Avellino, Avellino, Onciario, Vol. n.4542, Anno 1745. Capifamiglia per nome: lettere T/V.
112. ASNA, Principato Ultra, Distretto di Avellino, Avellino, Onciario, Vol. n.4542, Anno 1745. Vedove e vergini, pag.917.
113. ASNA, Principato Ultra, Distretto di Avellino, Avellino, Onciario, Vol. n.4542, Anno 1745. Fuochi assenti, pag.972.
114. ASNA, Principato Ultra, Distretto di Avellino, Avellino, Onciario, Vol. n.4542, Anno 1745. Cittadini assenti per i quali v’è in padria chi sopporta il peso de’ fuochi e non sono fuochi aquistati altrove, pag.987.
115. ASNA, Principato Ultra, Distretto di Avellino, Avellino, Onciario, Vol. n.4542, Anno 1745. Forastieri Abitanti Ecclesiastici, pag.1285 [ASAV, Nell’indice collettivo sono detti Ecclesiastici Secolari Forestieri Abitanti].
116. ASNA, Principato Ultra, Distretto di Avellino, Avellino, Onciario, Vol. n.4542, Anno 1745. Ecclesiastici Secolari Cittadini.
117. ASNA, Principato Ultra, Distretto di Avellino, Avellino, Onciario, Vol. n.4542, Anno 1745. Forastieri bonatenenti, pag.1987 [Nella Collettiva sono detti Forastieri non abitanti laici].
118. ASNA, Principato Ultra, Distretto di Avellino, Avellino, Onciario, Vol. n.4542, Anno 1745. Forestieri Bonatententi, ultima voce n.322, pag.1468-71.
119. ASNA, Principato Ultra, Distretto di Avellino, Avellino, Onciario, Vol. n.4542, Anno 1745. Collettiva Generale dell’Oncie, pag.1564.
120. ASNA, Principato Ultra, Distretto di Avellino, Avellino, Onciario, Vol. n.4542, Anno 1745. Forastieri abitanti laici.
121. ASNA, Principato Ultra, Distretto di Avellino, Avellino, Onciario, Vol. n.4542, Anno 1745. Chiese, Monisteri, Luoghi Pij cittadini, pag.1051 [nell’indice le once dichiarate verranno tagliate della metà, come per legge, ma solo nella somma finale della Collettiva].
122. ASNA, Principato Ultra, Distretto di Avellino, Avellino, Onciario, Vol. n.4542, Anno 1745. Chiese, Monisteri, Luoghi Pij di diversi luoghi pag.1486.
123. ASNA, Principato Ultra, Distretto di Avellino, Avellino, Onciario, Vol. n.4542, Anno 1745. Forastieri Non Abitanti Ecclesiastici Secolari, pag. 1754.

Description

ABECEDARIO di AVELLINO.

FAMIGLIE, QUARTIERI E GENEALOGIA DEL 1700 PER RICOSTRUIRE UN ALBERO GENEALOGICO DEGLI AVELLINESI ALLA PORTATA DI TUTTI

E’ una guida storica strepitosa con le note di Cuttrera e la storia magica che filtra dalla penna di Bascetta. C’è tutto il 1700: nomi, cognomi, indirizzi, prole e paternità di ogni singola famiglia.  Il volume termina con una appendice che è il sunto di Avellino e Casali sul 1742-55, a suo tempo estratto da due diversi Catasti Onciari da B. del Bufalo e A.Bascetta. Insomma un libro che è l’abecedario degli Avellinesi e per gli Avelliesi, ma anche per chiunque voglia riscoprire usi, costumi, mestieri e ricchezze dei propri avi.

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Editorial Review

 

L’ADDIO ALL’ANTICO PRINCIPATO,
SI SFALDA LA CORTE DEI CARACCIOLO

— I paesi del Distretto di Avellino sotto Don Camillo
— Il Magistrato Marino II: la Casina in Lazzaretto
— Marino III ministro plenipotenziario a Vienna
— Gli Austriaci: fuori gli Spagnoli dal Regno (1707)
— Il Principe Francescomarino II in fuga a Bologna
— I Caracciolo lasciano Avellino ai loro agenti feudali
— Spagnoli di Carlo III: via gli Austriaci nel 1734

II.
ORFANELLE E LORETO DIVIDONO LE VALLI,
LA DOTE COME CONTRATTO COL SUOCERO

— I prosciutti dell’Assunta di Valle ai Cappuccini
— La Chiesa Madre di San Pietro di Mercogliano
— L’Ospedale dell’Ave Grazia Plena padrone di tutto
— Il priorato del ‘Loreto monastero vecchio’
— La dote fra la Valle di Avellino e la Valle Beneventana
— Avellino differente perché Stato dei Caracciolo
— Mercogliano fuori dallo Stato dei Caracciolo
— Gonnella imperiale scarlatta: la dote sul Partenio
— Suppliche al Re per le alienazioni dotali
— Ad uso della Montagna: panni ‘ad anna tre’ e dissoluzione
— Comune in attivo: poche tasse dall’Annunziata

III.
BRICIOLE DI MODA FRA NAPOLI E AVELLINO
CHI ERANO, COSA FACEVANO, COME VESTIVANO

— La dote delle spose è un antico saio imperiale scarlatto
— Lenzuola in seta di Bari per il nobile Sirena
— Il Principe di Castellone e Pietrelcina su Ischia
— I beni della Dogana di Foggia: dote di Donna Carlino
— Suor Vincenza Bonito monaca a San Giorgio
— Ori e gioielli della ricca zita che sposa a Grotta
— Don Camillo e la masseria a ‘Cerze’ di Santa Sofia
— La gonnella dello sposalizio era sempre di saia ‘imberiale’

IV.
I RAPPORTI CON I PAESI DEL CIRCONDARIO
TRATTI DAI NOTAI DELLA VALLE DEL SABATO

—La Marchesina di Tufo col Marchese di Carife
—Centrella, le figlie zite del governatore feudale
—La Marchesa di Carife, ex feudataria di Torrioni
—Il magazzino-fondaco ai Massa eredi di Taurasi
— Il testamento di Giuseppe de Vito di Piedicasale
— Processioni in Atripalda e cortei funebri
— Balba e Altavilla al Marchese Salerno dei Rosa
— Il prete Telesa dà Capitanìa del grano al fratello
— Le donne di Montefredane al Principe di Venosa
— Il mulino Palata e il commercio d’acquavite
—La figlia del notaio Giordano di Altavilla a Priato di Cava

APPENDICE DOCUMENTARIA
NOME, MESTIERI E LUOGHI DEGLI ABITANTI
NELLA TOPONOMASTICA CITTADINA DEL 1745

per un albero genealogico degli avellinesi
Nomi dei capifamiglia che iniziano con la Lettera A
Nomi dei capifamiglia che iniziano con la Lettera B
Nomi dei capifamiglia che iniziano con la Lettera C
Nomi dei capifamiglia che iniziano con la Lettera D
Nomi dei capifamiglia che iniziano con la Lettera E
Nomi dei capifamiglia che iniziano con la Lettera F
Nomi dei capifamiglia che iniziano con la Lettera G
Nomi dei capifamiglia che iniziano con la Lettera I/L
Nomi dei capifamiglia che iniziano con la Lettera M
Nomi dei capifamiglia che iniziano con la Lettera N
Nomi dei capifamiglia che iniziano con la Lettera O/P/Q/R/S
Nomi dei capifamiglia che iniziano con la Lettera T/V

DONNE VEDOVE E VERGINI E DATE AI VOTI, NONCHE’ ASSENTI
Vergini e vedove in ordine alfabetico di nome
Fuochi di cittadini assenti in ordine alfabetico di nome
Fuochi di cittadini assenti caricati sui familiari residenti
ECCLESIASTICI E FORESTIERI, PRINCIPE E COLLETTIVA TASSE
Ecclesiastici Forestieri abitanti
Ecclesiastici secolari Cittadini
Forastieri Bonatenenti
Forastieri Bonatenenti: il principe
Totale delle collette: La Collettiva Generale
Forestieri abitanti Laici

BENI DI CHIESE E MONASTERI RESIDENTI E FORESTIERI
Chiese e Luoghi Pii cittadini
Chiese e Monasteri di luoghi forestieri
Chiese e Monasteri di luoghi forestieri

NOTE BIBLIOGRAFICHE

fonti, bibliografia, giornali, riviste e internet