New Cartonato: ABECEDARIO DI SCAFATI E SAN PIETRO: toponomastica e genealogia nella Valle Reale di Pompei

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Copertina posteriore

1. L’appellativo de il Pidocchio fu dato a Ferrante dal contemporaneo Tristano Caracciolo. V. A.Bascetta, Re Ferrante il Pidocchio, ABE, Napoli 2009; A.Bascetta, Juana. Giovanna d’Aragona. Le Regine di Napoli, ABE, Avellino 2007. Cfr. Scandone, cit. pag.114 e segg.
2. Pietro de Stefano, Descrittione dei luoghi sacri della città di Napoli, Napoli 1560. A cura di Stefano D’Ovidio ed Alessandra Rullo, Università degli Studi di Napoli “Federico II”, Dipartimento di Discipline Storiche, Napoli dicembre 2007.
3. Gaetano Canzano Avarna, Leggende Sorrentine, Sant’ Agnello 1883. Cfr. Fabrizio Guastafierro, L’amante del Re che abitava a Sorrento (I e II parte), sito internet: www.ilmegliodisorrento.com. Cfr. Mario Russo, La villa romana del Capo di Sorrento, Centro Studi e ricerche Multimediali Bartolommeo Capasso, Sorrento 2006. “Alfonso I° e Ferdinando I° d’Aragona, fra i Re di Napoli, furono quelli che con più frequenza si recarono in Sorrento. Gabriele Correale, patrizio sorrentino, giovanetto paggio di Alfonso I°, dal re assai riguardato per la soavità dei suoi costumi, per la sua nobilissima indole, ed alla di costui immatura morte, il fratello Marino, succeduto nella grazia del Re, furono indubitatamente incentivo a far prediligere dagli Aragonesi la Città di Sorrento…”.
Così Corrado amava la sua Diana. Ma quel dubbio che il Capece esprimeva sulla fede di Diana era manifestazione di animo presago della mutabile indole della fanciulla, ovvero era solo apprensione di amore immenso, esclusivo che di tutto si adombra? Il seguito di questa leggenda risponderà a tale domanda”.
Sulle lapidi v. De Stefano, pag.124-125, cit. De Stefano, leggendo le due lapidi sul loculo di Monteoliveto in Napoli, ci permette di attestare che Marino Correale di Sorrento non è altri che il Conte di Terranova Marino Curiale: Qui fuit Alfonsi condam pars maxima Regis, Marinus hac modica nunc tumulatur humo… Marinus Curialis Surrentinus, Terræ Nouæ Comes. Ann. Domini. M.CCCC.LXXXX.
In volgar così risonano: – “Marino, il quale un tempo fu gran parte di re Alfonso, adesso è sepellito in questa poca terra”… “Marino Curiale Surrentino conte di Terra Nova. L’anno del Signor mille quattrocento novanta”.
4. Gaetano Canzano Avarna, Leggende Sorrentine, Sant’ Agnello 1883. Cfr. Fabrizio Guastafierro, L’amante del Re che abitava a Sorrento (I e II parte), sito internet: www.ilmegliodisorrento.com. Cfr. Mario Russo, La villa romana del Capo di Sorrento, Centro Studi e ricerche Multimediali Bartolommeo Capasso, Sorrento 2006.
5. Ivi.
6. Gaetano Canzano Avarna, Leggende Sorrentine, cit.
7. Gaetano Canzano Avarna, Leggende Sorrentine, Sant’Agnello 1883. Cfr. Fabrizio Guastafierro, L’amante del Re che abitava a Sorrento (I e II parte), sito internet: www.ilmegliodisorrento.com. Cfr. Mario Russo, La villa romana del Capo di Sorrento, Centro Studi e ricerche Multimediali Bartolommeo Capasso, Sorrento 2006.
8. Ivi.
9. Ivi. Fra i ruderi romani della Villa di Pollio Felice decantata da Stazio e vissuto ai tempi di Domizio, quando fu “patrizio Puteolano di sterminata dovizia” con “case in Ercolano e poderi in Taranto, fu cultore delle scienze astronomiche e versato in eloquenza e poesia”.
10. P.Tropeano, CDV, vol.10, padri benedettini, Montevergine 1986.
11. Gesta Francorum, Historia Belli Sacri.
12. Ivi. Cfr. Ughelli, VII, col.571.
13. P.Tropeano, CDV, vol.10, padri benedettini, Montevergine 1986.
14. Procopio, De Bello Gothico, IV, 35.
15. Ivi.
16. Stefano Marinelli, Tesi di Laurea SpecialisticaLa fascia costiera campana da Cuma alla piana del Fiume Sarno: dinamiche paleoambientali e porti antichi, Università di Pisa, Prof.essa Nella Maria Pasquinucci, Pisa 2011. https://core.ac.uk/download/pdf/14702581.pdf
17. Ivi. Cfr. M. De Spagnolis, 1994, pp. 356-359.
18. S.Ruocco, Storia di Sarno e dintorni, I, Sarno 1946, p.20.
19. Leandro Alberti, Descrittione di tutta l’Italia,Venezia 1567.
20. V. degli Uberti, Sul fiume Sarno. Discorso storico-idraulico, Napoli 1844, p. 43.
21. Doc. del 1288 in CDA, II, p. 197, n. CCCCLVI.
2. Ivi.
3. Doc. del 1288 in CDA. II, pp. 197 s., n. CCCCLVII: «apothegam terraneam in Atrano ubi a l’Arsina dicitur».
4. Ivi.
5. CDA, Codice Diplomatico Amalfitano.
6. A.Bascetta, S.Trofimena di Minori sulla pomice di Ravello, ABE Napoli 2016.
7. A.Bascetta, Gisulfo Principe dei Giudei, ABE Napoli 2015.
8. Gaetano d’Ancora, Prospetto storico fisico degli scavi di Ercolano, e di Pompei.
9. Nicol’Andrea Siani, Memorie storico-critiche sullo stato fisico ed economico antico e moderno, società Filomatica, Napoli 1816.
10. Giuseppe Cappelletti, Le chiese d’Italia: dalla loro origine sino ai nostri giorni : opera, Volume 19, Giuseppe Antonelli, Venezia 1864.
11. La terra in questione, situata in territorio di Stabia, Loco Siriniano, in realtà era stata già venduta dal fratello della donna, Marino, ma forse solo in parte, al monastero dei Martiri, come si evince dalla pergamena proveniente dall’archivio di Santamaria Fontanella. Drosu f. Constantini de Marino de lohanne com. neapolitanus, anche in nome del marito Mauri f. Constantini de Mauro de Petro com, avendo litigato con dom. Leoni arcivescovo amalfitano, e per esso col monast. dei SS. Cirico e Giulitta, pretendendo spettarle la sua parte su una terra sita in Stabia, loco Siriniano, che Marinus suo fratello uterino aveva venduta a quel monastero, si accorda con l’Arcivescovo rinunziando ai suoi diritti in compenso di 4 tari. Perg. di Amalfi, n. 12; arch. di S. M. di Font., n. 15; Arch. della SS. Trinità di Cava, n. 561: Constantinas presb. scriva ha scritte pure le perg. n. XX e XXVIII, che non vanno oltre il 1036. S.Maria Fontanella conservò una pergamena di Amalfi giunta a Cava con cui Sergio patrizio imperiale e Duca amalfitano da 23 anni, associato da 10 col figlio Giovanni, da 7 anni su Amalfi, quando l’archiepiscopo Leone della chiesa amalfitana compra per il monastero del Beato Ciro in Amalfia supra Atrano sita a Sirignano del Casale di Stabia fra i beni di Rapicano, Palumbo e altri. In nomine domini dei salvatoris nostri lesu christi. temporibus domini Sergii gloriosi ducis et imperialis patricii anno vicesimo tertio. et decimo anno domini lohannis gloriosi ducis filii eius. die prima mensis iulii ind. septima Amalfi. Certi sumus nos Leoni f. Marenda Rapicane. et Gezza iugali. a presenti die prumtissima voluntate venundedimus et tradidimus vobis dom. Leoni gratia domini archiepiscopus sedis sancte Amalfitane ecclesie, et per vos in ipsum vestrum monasterium beati Girici dedicatus hic in Amalfi supra Atrano. idest plenaria ipsa petia nostra de vinea in Stabi positum at Siriniano.
2. G.Muollo-G.Coppola, I Castelli, pagg.433 e segg., in Il Medioevo, Vol.II, Sellino e Barra.
3. 1129, novembre, Nicola Iocularu fu Giovanni di Amato minorenne chiede autorizzazione alla curia per vendere terra loco Vaiano (poi Baiano) propinguo ecclesia San Marci. Confini: terra di Giovanni et de Gaita, eredi Amato fu clerico, Angelo figlio Malpoti.(Prg n.182 in CDV, II, pag.345).
Actum Abelle, 1129. Principato domino Robberto gloriosissinmo principe, Domino Guglielmo e la sorella Domina Bigolenda, offrono alla chiesa de loco Baiano territorio Abelle terra sita ad Sagnanu alla chiesa di santa Maria de monte Vergine. Confini: Petri de Barusi, ipso Trinsecum, eredi Giovanni de Argenta, terra Girardo figlio Osberno, pede de ipso Turone, ipse Sabbatini, Palumbo de Angelu Iacono Frisi, e terra posta ad Ceserenanu.
Eustasi presbitero e Angelo Cornelius, anche essi di Baiano offrono piante di ulivi alla stessa chiesa in capite de ipso Cibito o Cirbito, presso la Curte di Sancti Stephani, ipsa Caba, Cisterna da Lu Ortale (Prg n.178 in CDV, II, pag.331).
1130, Actum Abelle, Desiderio presbitero e notaro, domino Robberto principe. Angelo Scambatus, abitante del loco Sirignano territorio di Abelle una cum Pe(…), qui fuit de Castro qui vocatur Sancto Georgio, offre a Santa Maria Virginis in monte qui vocatur Virgine, terra in loco Sirignano ubi dicitur ab ipse Bigne, Confini: via puplica, Robberto de Iaquinta de Auria, terra Guillelmus Macza, cisterna e palmento. (Prg n.187 in CDV, II, pag.367). L’altra pergamena cita Eleazar nel 132: Io Domno Eleazar, nobilissimo milite filius fu Domni Adelardi de Sancto Arcangelo territorio Aversano residente ora in loco Abelle, dichiara avere terre in Vico, qui connominatur Baiano de feudo domino Raynaldo seniori meo, e la moglie domina Bigolenda che offrono alla chiesa Sancte Marie in monte qui dicitur Virgine et al domnus Albertus rettore una pezza di terra olibetum in loco ubi dicitur ad Agella. 1132, Actum Abelle, sesto anno principato domini Robberti glorioso principi, io Domno Eleazar, nobilissimo milite filius fu Domni Adelardi de sancto Arcangelo territorio Aversano residente in loco Abelle, dichiara avere terre in Vico, qui connominatur Baiano de feudo domino Raynaldo seniori meo, e la moglie domina Bigolenda offrono alla chiesa Sancet Marie in monte qui dicitur Virgine et al domnus Albertus rettore una pezza di terra olibetum in loco ubi dicitur ad Agella. Confini: uomini di baiano, terra di Giovanni e Giaquinto eredi Mari Longu, Giovanni fu Aldoyno, terre uomini di Abelle, terra de Calendi de Alferi e de Iohanne de Iaquinto, e de Urso dalone, Giovanni presbitero, eredi Cicirum Casale, e terra di Santa Marina, tenuta dagli eredi di Iaquintu Montanu. Inoltre quanto tenuto da Dominicus figlio fu Angeli e Sassi, Furore, Padulani, Maio Stocabecte. Desiderio presbitero e notario (Prg n.198 in CDV, II, pag.407).
4. Nel 1129 il Barone Rinaldo, Io Domino Raynaldus figlio domino Riccardus Musca seniori de Castro Abelle, concede in fitto una terra che aveva a Loco Abelle al giudice tibi Robberto figlio di Maledectus (Maledotto traduce Tropeano nel CDV), zona divisa fra Contardi e fratelli e con Dominico e Giovanni de Cumsi (Cumsa?) e Frisi e Giovanni de Iaquintu, terra posta in Cirbitu. Confini: Terra Bernardi Scuteri e Dominico e consorte sua, Dominico Iacono, Giovanni e consorte, saliente per ipso Trinsecus va alla Curte DArenarum (Arenara), ipsi Baxani e consorte, ipso Fossatu. Actum in Abelle. (Prg n.174 in CDV, II, pag.317).
5. Il giudice di Castro Monte Forti nel 1130 è infatti Roberto, ed è il figlio di Maledetto. Maledetto, Giovanni Scuterium, Roberto notaro, Riccardo fu Domino Guglielmo abitano tutti, nel 1130, il Castello di Monte Forte nel quale sovrintende il Domino Guglielmo di Monteforte. 1130, Robberto notaro, parlando di Riccardus (filii) del fu Domini Guglielmi, ante domino Guilemum de Monte Forte et Maledectum et Giovanni Scuterium et Rachisium, scrive che dona a tibi Giovanni Malfitano fu Petri una casalinam que est intus in eodem Castello Monte Forte, e un orto in loco Aqua de Rocca dicitur et Aqua de Piro nominatur, beni che furono di Giovanni de Bito (Prg n.188 in CDV, II, pag.371).
6. Tropeano, CDV, Perg.221.
7. Tropeano, CDV, Perg.n.765.
8. Tropeano, CDV, Perg.n.349.
9. Tropeano, CDV, Perg.n.1035-1036.
10. Tropeano, CDV, perg.n.1186.
11. Tropeano, CDV, perg.n.1121.
12. Tropeano, CDV, perg.n.1141.
13. Tropeano, CDV, Perg.n.765.
14. Tropeano, CDV, cit. Cfr. RNAM, I, II, pagg.65-66.
15. A.Bascetta, Mugnano AGP nel 1754, Catasti Onciari, ABE 2002. Da: Studi sull’Italia dei Sanniti, cura di Ministero per i Beni Culturali e Ambientali, Soprintendenza Archeologica di Roma, Casa Editrice Electa, Milano 2000. Catalogo della mostra. Museo Nazionale Romano – Terme di Diocleziano, Roma. Lato A. Maio Vestricio Mai f. Stati n.stirpe Suerroni, quaestori Abellano, (§) et MaioLuceio Mai f. Puclato,meddici decemvirali Nolano, et legatís Abellaniset legatís Nolanisqui senatus sententiasui utrique legatierant, ita convenit (§) [de]templo Herculis adcampum quod est, et (de) fundoqui ad id templum est,quod intra termina ex[polita]est, quae termina communisententia probata sunt [recturae]causa, ut id templumet is fundus res communisin communi territorio esset, eteius templi etfundi fructus communis utrorumque (§) At Nolan[orum es-][to in] Herculis te[mplo do-][norum quid] quid Nolan[i de][suo ibi posuerint; item Abel-][lanorum esto in Herculis][templo donorum quidquid][Abellani de suo ibi posuerint.] Lato B. Item [si quid iidem íbi]aedifica[re volent usque ad]limitu[m] maceriam, [ubi]Herculis fanum mediumest, extra parietes quiHerculis fanum circumdantusque ad viam porticibus,quae ibi est iuxta campunt,senatus sui senten-tia aedificare li-ceto. (§) Et id aedì-ficíum quod Nolaniaedificaverint etusus Nolanorum esto.Item si quid Abellaniaedificaverint id aedì-ficium et ususAbellanorum esto. (§) Atpone parietes qui aedem circum-dant in eo spatio nec Abel-lani nec Nolani quicquamaedificent. (§) At the-saurum quod in eo spatio estquando aperirent communi sen-tentia aperirent; etenim quod in eothesauro quodcumque exstetportionum alteram alteriacciperent. (§) At intra campumAbellanum et Nolanumubique via circumcurrens est pedum x[II?].In ea via media termi-na stant.
Questa la citazione dalla trascrizione originale della pergamena denominata Doc. 186 delle pergamene atellane datata anno 981, al tertiodecimo anno principatus / domini Landolfi gloriosi principis. / mense agusto nona indictione, si citano chiese e luoghi di San Nicandro, Santa Maria, San Cosme, Cesola, Querquetum, Cesa Albini, Tribium, e a loco Ceseranu maiore propincu ipsa cibitate Kaiatie, col primo fondo presso la chiesa di Sancti Rufi, limata minore, Cumminianum.
In nomine domini dei salvatoris nostri / ihesu christi imperante domino nostro / Constantino Porfirogenito Magno / Imperatore anno / icesimonono sed et / Romano / Magno Imperatore anno / sextodecimo: Die vicesima mensis magii / indictione decima Neapoli: Horta est / itaque intentio inter me Iohannem / magnificum filium quidem Domini / Theofilacti Comitis Castri Cummani [leggi: Cumneni=bizantini napoletani]1 et / vos videlicet Campulo miles filio quidem / Domini Iohannis militis et Stephano militi / filio quidem Iohannis et Maria honesta / femina filia quidem Iohannis coniux / presenti idem Iohanni hoc est parentes et / consortes: De intentione quem inter nobis / habuimus. pro integrum fundum qui fuit / quidem Palumbi et Iohannis genitori et / filio de loco qui nominatur Amulianum / territorio Leguriano.2 et de Campum qui / vocatur Denalare in eodem fundum / coniunctum quamque de alium Campum / qui vocatur Presteriolum. seu et de / Campum qui nominator de / Aucursum. / simulque et de Campum qui appellatur / Giniole et de Campum qui vocatur / Magese. nec non de Campum qui / nominatur Cesa Donati. et de Campum qui / vocatur Teboriola. et de Campum qui / appellatur Botrionanum. et de alium / Campum qui est secus ecclesia distructa / Beati Ianuarii. et de Campum qui vocatur / Tebora. item et de [/]
Campum qui appellatur / Castanietum cum terra qui dicitur Cesula / ibidem coniunta: hec autem fundum et / camporas positum in memorato loco qui / vocatur Amulianum…

1. La terra in questione, situata in territorio di Stabia, Loco Siriniano, in realtà era stata già venduta dal fratello della donna, Marino, ma forse solo in parte, al monastero dei Martiri, come si evince dalla pergamena proveniente dall’archivio di Santamaria Fontanella. Drosu f. Constantini de Marino de lohanne com. neapolitanus, anche in nome del marito Mauri f. Constantini de Mauro de Petro com, avendo litigato con dom. Leoni arcivescovo amalfitano, e per esso col monast. dei SS. Cirico e Giulitta, pretendendo spettarle la sua parte su una terra sita in Stabia, loco Siriniano, che Marinus suo fratello uterino aveva venduta a quel monastero, si accorda con l’Arcivescovo rinunziando ai suoi diritti in compenso di 4 tari. Perg. di Amalfi, n. 12; arch. di S. M. di Font., n. 15; Arch. della SS. Trinità di Cava, n. 561: Constantinas presb. scriva ha scritte pure le perg. n. XX e XXVIII, che non vanno oltre il 1036. S.Maria Fontanella conservò una pergamena di Amalfi giunta a Cava con cui Sergio patrizio imperiale e Duca amalfitano da 23 anni, associato da 10 col figlio Giovanni, da 7 anni su Amalfi, quando l’archiepiscopo Leone della chiesa amalfitana compra per il monastero del Beato Ciro in Amalfia supra Atrano sita a Sirignano del Casale di Stabia fra i beni di Rapicano, Palumbo e altri. In nomine domini dei salvatoris nostri lesu christi. temporibus domini Sergii gloriosi ducis et imperialis patricii anno vicesimo tertio. et decimo anno domini lohannis gloriosi ducis filii eius. die prima mensis iulii ind. septima Amalfi. Certi sumus nos Leoni f. Marenda Rapicane. et Gezza iugali. a presenti die prumtissima voluntate venundedimus et tradidimus vobis dom. Leoni gratia domini archiepiscopus sedis sancte Amalfitane ecclesie, et per vos in ipsum vestrum monasterium beati Girici dedicatus hic in Amalfi supra Atrano. idest plenaria ipsa petia nostra de vinea in Stabi positum at Siriniano.
2. G.Muollo-G.Coppola, I Castelli, pagg.433 e segg., in Il Medioevo, Vol.II, Sellino e Barra.
3. 1129, novembre, Nicola Iocularu fu Giovanni di Amato minorenne chiede autorizzazione alla curia per vendere terra loco Vaiano (poi Baiano) propinguo ecclesia San Marci. Confini: terra di Giovanni et de Gaita, eredi Amato fu clerico, Angelo figlio Malpoti.(Prg n.182 in CDV, II, pag.345).
Actum Abelle, 1129. Principato domino Robberto gloriosissinmo principe, Domino Guglielmo e la sorella Domina Bigolenda, offrono alla chiesa de loco Baiano territorio Abelle terra sita ad Sagnanu alla chiesa di santa Maria de monte Vergine. Confini: Petri de Barusi, ipso Trinsecum, eredi Giovanni de Argenta, terra Girardo figlio Osberno, pede de ipso Turone, ipse Sabbatini, Palumbo de Angelu Iacono Frisi, e terra posta ad Ceserenanu.
Eustasi presbitero e Angelo Cornelius, anche essi di Baiano offrono piante di ulivi alla stessa chiesa in capite de ipso Cibito o Cirbito, presso la Curte di Sancti Stephani, ipsa Caba, Cisterna da Lu Ortale (Prg n.178 in CDV, II, pag.331).
1130, Actum Abelle, Desiderio presbitero e notaro, domino Robberto principe. Angelo Scambatus, abitante del loco Sirignano territorio di Abelle una cum Pe(…), qui fuit de Castro qui vocatur Sancto Georgio, offre a Santa Maria Virginis in monte qui vocatur Virgine, terra in loco Sirignano ubi dicitur ab ipse Bigne, Confini: via puplica, Robberto de Iaquinta de Auria, terra Guillelmus Macza, cisterna e palmento. (Prg n.187 in CDV, II, pag.367). L’altra pergamena cita Eleazar nel 132: Io Domno Eleazar, nobilissimo milite filius fu Domni Adelardi de Sancto Arcangelo territorio Aversano residente ora in loco Abelle, dichiara avere terre in Vico, qui connominatur Baiano de feudo domino Raynaldo seniori meo, e la moglie domina Bigolenda che offrono alla chiesa Sancte Marie in monte qui dicitur Virgine et al domnus Albertus rettore una pezza di terra olibetum in loco ubi dicitur ad Agella. 1132, Actum Abelle, sesto anno principato domini Robberti glorioso principi, io Domno Eleazar, nobilissimo milite filius fu Domni Adelardi de sancto Arcangelo territorio Aversano residente in loco Abelle, dichiara avere terre in Vico, qui connominatur Baiano de feudo domino Raynaldo seniori meo, e la moglie domina Bigolenda offrono alla chiesa Sancet Marie in monte qui dicitur Virgine et al domnus Albertus rettore una pezza di terra olibetum in loco ubi dicitur ad Agella. Confini: uomini di baiano, terra di Giovanni e Giaquinto eredi Mari Longu, Giovanni fu Aldoyno, terre uomini di Abelle, terra de Calendi de Alferi e de Iohanne de Iaquinto, e de Urso dalone, Giovanni presbitero, eredi Cicirum Casale, e terra di Santa Marina, tenuta dagli eredi di Iaquintu Montanu. Inoltre quanto tenuto da Dominicus figlio fu Angeli e Sassi, Furore, Padulani, Maio Stocabecte. Desiderio presbitero e notario (Prg n.198 in CDV, II, pag.407).
4. Nel 1129 il Barone Rinaldo, Io Domino Raynaldus figlio domino Riccardus Musca seniori de Castro Abelle, concede in fitto una terra che aveva a Loco Abelle al giudice tibi Robberto figlio di Maledectus (Maledotto traduce Tropeano nel CDV), zona divisa fra Contardi e fratelli e con Dominico e Giovanni de Cumsi (Cumsa?) e Frisi e Giovanni de Iaquintu, terra posta in Cirbitu. Confini: Terra Bernardi Scuteri e Dominico e consorte sua, Dominico Iacono, Giovanni e consorte, saliente per ipso Trinsecus va alla Curte DArenarum (Arenara), ipsi Baxani e consorte, ipso Fossatu. Actum in Abelle. (Prg n.174 in CDV, II, pag.317).
5. Il giudice di Castro Monte Forti nel 1130 è infatti Roberto, ed è il figlio di Maledetto. Maledetto, Giovanni Scuterium, Roberto notaro, Riccardo fu Domino Guglielmo abitano tutti, nel 1130, il Castello di Monte Forte nel quale sovrintende il Domino Guglielmo di Monteforte. 1130, Robberto notaro, parlando di Riccardus (filii) del fu Domini Guglielmi, ante domino Guilemum de Monte Forte et Maledectum et Giovanni Scuterium et Rachisium, scrive che dona a tibi Giovanni Malfitano fu Petri una casalinam que est intus in eodem Castello Monte Forte, e un orto in loco Aqua de Rocca dicitur et Aqua de Piro nominatur, beni che furono di Giovanni de Bito (Prg n.188 in CDV, II, pag.371).
6. Tropeano, CDV, Perg.221.
7. Tropeano, CDV, Perg.n.765.
8. Tropeano, CDV, Perg.n.349.
9. Tropeano, CDV, Perg.n.1035-1036.
10. Tropeano, CDV, perg.n.1186.
11. Tropeano, CDV, perg.n.1121.
12. Tropeano, CDV, perg.n.1141.
13. Tropeano, CDV, Perg.n.765.
14. Tropeano, CDV, cit. Cfr. RNAM, I, II, pagg.65-66.
15. A.Bascetta, Mugnano AGP nel 1754, Catasti Onciari, ABE 2002. Da: Studi sull’Italia dei Sanniti, cura di Ministero per i Beni Culturali e Ambientali, Soprintendenza Archeologica di Roma, Casa Editrice Electa, Milano 2000. Catalogo della mostra. Museo Nazionale Romano – Terme di Diocleziano, Roma. Lato A. Maio Vestricio Mai f. Stati n.stirpe Suerroni, quaestori Abellano, (§) et MaioLuceio Mai f. Puclato,meddici decemvirali Nolano, et legatís Abellaniset legatís Nolanisqui senatus sententiasui utrique legatierant, ita convenit (§) [de]templo Herculis adcampum quod est, et (de) fundoqui ad id templum est,quod intra termina ex[polita]est, quae termina communisententia probata sunt [recturae]causa, ut id templumet is fundus res communisin communi territorio esset, eteius templi etfundi fructus communis utrorumque (§) At Nolan[orum es-][to in] Herculis te[mplo do-][norum quid] quid Nolan[i de][suo ibi posuerint; item Abel-][lanorum esto in Herculis][templo donorum quidquid][Abellani de suo ibi posuerint.] Lato B. Item [si quid iidem íbi]aedifica[re volent usque ad]limitu[m] maceriam, [ubi]Herculis fanum mediumest, extra parietes quiHerculis fanum circumdantusque ad viam porticibus,quae ibi est iuxta campunt,senatus sui senten-tia aedificare li-ceto. (§) Et id aedì-ficíum quod Nolaniaedificaverint etusus Nolanorum esto.Item si quid Abellaniaedificaverint id aedì-ficium et ususAbellanorum esto. (§) Atpone parietes qui aedem circum-dant in eo spatio nec Abel-lani nec Nolani quicquamaedificent. (§) At the-saurum quod in eo spatio estquando aperirent communi sen-tentia aperirent; etenim quod in eothesauro quodcumque exstetportionum alteram alteriacciperent. (§) At intra campumAbellanum et Nolanumubique via circumcurrens est pedum x[II?].In ea via media termi-na stant.
Questa la citazione dalla trascrizione originale della pergamena denominata Doc. 186 delle pergamene atellane datata anno 981, al tertiodecimo anno principatus / domini Landolfi gloriosi principis. / mense agusto nona indictione, si citano chiese e luoghi di San Nicandro, Santa Maria, San Cosme, Cesola, Querquetum, Cesa Albini, Tribium, e a loco Ceseranu maiore propincu ipsa cibitate Kaiatie, col primo fondo presso la chiesa di Sancti Rufi, limata minore, Cumminianum.
In nomine domini dei salvatoris nostri / ihesu christi imperante domino nostro / Constantino Porfirogenito Magno / Imperatore anno / icesimonono sed et / Romano / Magno Imperatore anno / sextodecimo: Die vicesima mensis magii / indictione decima Neapoli: Horta est / itaque intentio inter me Iohannem / magnificum filium quidem Domini / Theofilacti Comitis Castri Cummani [leggi: Cumneni=bizantini napoletani]1 et / vos videlicet Campulo miles filio quidem / Domini Iohannis militis et Stephano militi / filio quidem Iohannis et Maria honesta / femina filia quidem Iohannis coniux / presenti idem Iohanni hoc est parentes et / consortes: De intentione quem inter nobis / habuimus. pro integrum fundum qui fuit / quidem Palumbi et Iohannis genitori et / filio de loco qui nominatur Amulianum / territorio Leguriano.2 et de Campum qui / vocatur Denalare in eodem fundum / coniunctum quamque de alium Campum / qui vocatur Presteriolum. seu et de / Campum qui nominator de / Aucursum. / simulque et de Campum qui appellatur / Giniole et de Campum qui vocatur / Magese. nec non de Campum qui / nominatur Cesa Donati. et de Campum qui / vocatur Teboriola. et de Campum qui / appellatur Botrionanum. et de alium / Campum qui est secus ecclesia distructa / Beati Ianuarii. et de Campum qui vocatur / Tebora. item et de [/]
Campum qui appellatur / Castanietum cum terra qui dicitur Cesula / ibidem coniunta: hec autem fundum et / camporas positum in memorato loco qui / vocatur Amulianum…

Description

E’ LA VERA STORIA DELLE FAMIGLIE DI SCAFATI
E DI SAN PIETRO NATI NELLA VALLE REALE DI POMPEI

Presentazione

I.
l’acquedotto di serino e’ dragoncello?
pompei confine dell’ex diocesi nolana

1. Pompei ex territorio nolano di Scafati e Porto Torre
2. Bettole, botteghe e botteghelle emersi dalla terra
3. L’acquedotto seguiva il Sarno detto Malfi a foce Bottaro
4. Fra «Porto Scafardi di Malfi» e «Ponte Scaphati»
5. Il fiume Dragonteo come termine della Diocesi di Nola
6. La pergamena di M.Vergine del 1195 col Dragonteo
Note Capitolo Primo

II.
iL DUCATO della TRINITA’ DI s.leone
del PRINCIPATO Di TORRE MAGGIORE

1. Fontanelle fra Montorio e Arsina di Lurano (Gragnano)
2. Badia e Casale a Capo di Botte della Torre Montemajore
3. Gragnano e Torre in Principato di S.Ciro a Toro: Piano
4. La città di s.Ciro a Tauro è Piano di Sorrento: at-Taurento
5. Principato Torre, Ducato Sorrento e Meta: un Marchesato
6. Torre Maggiore è Porto della Cava in Cimitile di Nola
7. La via Antica dei Latini ripercorsa al contrario da Borsa
8. L’Annunziata Porto Vertere: Torre Maggiore urbe Regina
9. Torre Maggiore di fronte Partenope = Castellammare?
10. Porto e Torri del Parco, Porticello e Barra al Bottaro
Note Capitolo Secondo

III.
il ripopolamento della valle reale
l’ex porto di torre post sisma del 1348

1. Da S.Marco in Baiano di Bella, la vicaria di Stabia
2. Confusione con S.Marco in Vico e Cirvito loco Bella
3. Le chiese verginiane più antiche dipendevano da Lettere
4. S.Maria Lucente priorato-domus
5. S.Maria Fontanelle al Vigiliano non è Summonte (Av)
6. S.Maria Lucente a Baiano: il Castello a Mare di Bella
7. Miliano, Respulum e Seberano di S.Arcangelo d’Aversa
8. Rocca Cumnena a Neapula del Beato Gennaro nolano
9. Città Minervina: s.Pietro Apollo, Fontanella su Ecate
10. La città Mariana era a Fontanella di Massa Lubrense?
11. Da S.Pietro-Scafati di Stabia a Castelnuovo di Napoli
12. S.Pietro Valle Reale, ex covo dei Castigliani di Sancia
13. S.Pietro M.Arcione con S.Maria Minor di Torre Maior
14. L’ex Diaconia di Villa S.Marco fra Stabia e Torre
15. Nocera è la Vicaria-Marchesato del Papa
16. La Contea del Forogiulio del Castello di Pozzuoli
17. La nascita dell’arcidiocesi sede del Regno di Napoli
Note Capitolo Terzo

IV.
l’universita’ comunale di scafati
e l’universita’ comunale di san pietro

1. Gli Eletti dell’Università ricostruiscono San Pietro
2. La Chiesa di S.Maria della Trinità della costa
3. S.Michele sopra al Monte Faito e i suoi casali
4. S.Maria Vecchia di Seano e discesa alla Marina di Equa
5. Il Papa toglie il Regno alla vedova e all’erede Giovanna
6. L’ex Reggia in Silva Mala: Valle e Boscoreale di Sancia
7. Giovanna I uccide il marito e il cognato invade Salerno
8. Vicario a Salerno, il Re marcia a Torre: ostacolo S.Pietro
9. Giovanna insedia a Capua Fra’ Montereale e Berterone
10. L’abate Pierre de Villiers insedia i circestensi a Realvalle
11. Differenze: Ponte, Terra Scafati a S.Salvatore e S.Pietro
12. Bosco di Torre A. con Rubiliano e Bosco Reale dei Nolani
13. Fra M. Faito di Vico Equense e Vesuvio: la Real Valle
14. L’arrivo di Re Carlo III nel Regno di Napoli
Note Capitolo Quarto

Appendice documentaria
di Bruno del Bufalo

1. Il Borbone sostituisce il catasto austriaco con l’Onciario
2. Addio all’antico catasto con il sistema a Gabella
3. Catasto generale austriaco precede quello spagnolo
4. Onciario per pagare le tasse anche a Scafati nel 1741
5. Una tassa sulla famiglia e sui beni posseduti
v.
Le famiglie di Scafati nel 1741

I. Capifamiglia in ordine alfabetico di nome
II. Rubrica Forestieri laici abitanti in paese
III.Rubrica Ecclesiastici

vi.
Le famiglie di s.pietro di Scafati nel 1739

I. Capifamiglia in ordine alfabetico di nome
II. Rubrica Sacerdoti, Bonatenenti e
III.Rubrica Chiese forestiere e vedove

vii.
Le famiglie di s.pietro di Scafati nel 1753

I. Capifamiglia in ordine alfabetico di nome
II.Vedove e vergini e sacerdoti secolari, Chiese e Monasteri
III.Rubrica Forestieri abitanti laici, e Bonatenenti
IV.Rubrica Forestieri Bonatenenti non abitanti laici
V. Chiese e Monasteri forestieri e beni delle parrocchie
VI.Collettiva generale delle once

Fonti, Bibliografia, Giornali, Riviste e Internet

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Editorial Review

 

QUEL DRAGONCELLO DI SCAFATI FRA RIO SICCO DI TORRE E LA VIA DI PARTENOPE

Castellammare fu il luogo della vera Partenope, col primo Castello angioino di loco Baio, dove nel 1338 i fratelli della Regina Sancia diedero vita all'antiregno castigliano contro Giovanna II e il papa scappati ad Avignone.
Essi, nel nome della religione dei fraticelli, ripristinarono le diaconie bizantine per oltre dieci anni, dovenendo padroni della Valle Reale del Bosco Reale, fino al nuovo terremoto del 1348 che distrusse tutto e fece tornare vincente il Papa che ordinò la nascita dell'Arcidiocesi napoletana stavolta a Napoli, annullando per sempre Torre Annunziata porto di Nola, da cui fu staccata.
Nacquero così Urbe Napoli con pezzi salernitani e nolani, e l'arcidiocesi beneventana con pezzi di Foggia e Campobasso cambiando la geografia storica delle province. Barulo in Puglia Piana di Borsa fu capitale dal 1089 ma durò giusto un paio d'anni perché Rogerio figlio del Guiscardo e nipoti non vollero accettare i dictat dello Zio Ruggiero e del fratellastro-cugino Boemondo che imposero la Nova Barulo detta Baruletto a capitale del Regno di Puglia (post terremoto 1088) e perciò tornarono fra Sorrento e a Torre Annunziata e rifondarono l'antiregno intorno alla Torre Maggiore del Porto del padre.
Inglobando la Valle Regia di Scafati e Torre di rito armeno, il papa fu costretto a far costruire dai beneventani al seguito del console di Cassino una nuova Civitate del Regno di Dio nei pressi della vecchia Reggia di Vetere, cioè del Castello del Guiscardo. Ma non bastò ad evitare all'invasione dei siciliani del papa e dei normanni e poi dello stesso Re Ruggiero che bel 1127 uccise l'ultimo erede diretto del Guiscardo, cioè Guglielmo di Salerno, nel suo Palazzo.
Ora è possibile ricostruire il percorso della via Antica Major da Barletta a Napoli, ma passando per Melfi, Tito, Vallo di Diano e Scafati. Ecco perché, partendo dal Porto di Manfredonia, ancora nel 1300, le spedizioni arrivavano a Contursi. Da qui si proseguiva sopra Salerno, poi per S.Maria di Realvalle a Scafati, di cui Pompei fu parte integrante. Sotto Somma si poteva andare a Napoli o dirigersi in Aversa. Fonte: cronista anno 1356.
«Si osservano anche oggidì a fianco del commune di Scafati, fin dove si estendeva l'antica Pompei, i ruderi di una bellissima fabbrica, chiamata il Parco, tutta recinta di Torri, e di baloardi, dove si riponevano le merci, e si custodivano per traggittarle. Eravi anche poco discosto dalla città di Sarno lo scaricatojo delle suddette barche in un luogo, che anche al di d'oggi dicesi il Porto, ed un altro consimile anche ve n'era presso Scafati, che dicesi il Porticello. Quindi è, che dalle scafe, che in questi piccoli porti approdavano per condurvi le merci, e per traggittarle coi passeggieri, prese l'antica già ruinata città di Pompei, e poi man mano risorta il nome di Scafati, al riferire di Flavio Biondi nella sua Italia illustrata e la stessa città di Pompei fu detta così, non dalla pompa dei buoi che volle far Ercole in questi paesi nel suo ritorno dalla Spagna, o da altre consimili interpretazioni, siccome piace al Mazzocchi, al Martorelli, all'Ignarra; ma dalle Greche radici che ne compongono l'intiero nome, cioè dalle due voci, le quali suonano in lingua latina tutto l'istesso che Missio erat; appunto perchè dal porto di questa città si faceva la spedizione delle merci, e delle derrate per lo mezzo del fiume Sarno in tutte le altre convicine mediterranee città della nostra Campania, al ben riflettere, che fa su questo proposito, il nostro erudito Accademico Ercolanense, Gaetano d'Ancora, nel suo Prospetto storico fisico degli scavi di Ercolano, e di Pompei. Dunque la navigabilità del fiume Sarno nei tempi antichi non si può affatto affatto difficoltare».
Con questa notizia del Parco con le Torri a Scafati, del Porto di Sarno e del Porticello di Scafati, Nicol’Andrea Siani, nelle sue Memorie storico-critiche sullo stato fisico ed economico antico e moderno, apre a nuovi scenari su tutta la Valle Reale e nel luogo detto Bottaro o Barra, fra i mulini dei D’Alagno.
«Venne in testa sulle prime al Conte di Celano, già padrone di Scafato, e delle altre terre limitrofe, sotto il pontificato forse di Pio II, allorchè la famiglia Piccolomini si trovava nel maggior colmo delle sue grandezze, d'innalzare quel parapetto alle acque del fiume Sarno presso il luogo detto Bottaro, che dicesi di presente la Barra, per così restringere le acque suddette, e renderle atte a far lavorare i loro molini fatti costruire in quel luogo; e poi non già a Nicola d'Alagni, padre famoso della famosissima Lucrezia di Alagni, che visse sotto il regno di Alfonso I, cioè un pò prima dell'epoca di Pio ll, come crede l'abate.
Ma leggiamo la pergamena per intero, in modo da avere un quadro oggettivo su tutto ciò che fu entro i suoi confini a essa concesso da Re, Principi e Conti alla stessa Chiesa Nolana del vescovo Pietro, come possesso di proprietà, in modo che lo si consideri intatto per grazia del Signore entro questi confini:
Cancellata,
Trocchia,
Monte Vesevo,
Isola Rubelliana
presso il fiume Dragoncello,
attraverso Tercisa,
e attraverso Tecleta,
fino al Prato,
e il Foro alla fine,
e poi girando
dal Ciglio del Monte Vergine
proprio ai Cancelli.
Inoltre, qualunque possedimento e qualunque bene si possieda attualmente giustamente e canonicamente, o in futuro per concessione di Pontefici, per munificenza di Re o Principi, per offerta di fedeli, o per altro giusto mezzo, lo si ottenga per il Domino Vescovo e successori, perché resta inviolabile, in quanto essi hanno scelto di esprimerlo con queste nostre stesse parole.
Ecco i beni:
- La chiesa di S.Angeli de Lauro con tutte le sue pertinenze,
- La chiesa di S.Salvatore de Valle con tutte le sue pertinenze,
- La chiesa di S.Maria de Domicella con tutte le sue pertinenze.
I diritti su:
- la Parrocchia del Comune di Nola,
- la Parrocchia di Cecala,
- la Parrocchia di Lauri,
- la Parrocchia di Palma
- la Parrocchia della Regione Plaga,
- la Parrocchia di Ottaviano,
- la Parrocchia di Somma,
- e di San Vito,
- la Parrocchia di Villa Marigliano,
- le Parrocchie di tutti i Casali dei predetti castelli.
Inoltre al medesimo vescovo si conferma per autorità apostolica la Chiesa di San Rufo, stabilita nella Città di Napoli, con tutte le sue pertinenze, e tutte le Chiese e Monasteri che appartengono alla Chiesa Nolana, con tutti i servi, che ebbero i tuoi predecessori, e tutte le Chiese e i Monasteri che si trovano entro i suddetti confini.
Lo stesso terreno, che fin dall'antichità nel territorio Stabiense e Nolano che possiede la Chiesa di Nola, si conferma nel possesso della stessa Chiesa in perpetuo per l'autorità del presente decreto.
Inoltre si esentano dalla potestà dei laici, il clero, le chiese e i monasteri, sia nella regione della peste sia in altre parti della parrocchia, e si decide che continuino sotto l’autorità episcopale per sempre.
Decretiamo, quindi, che a nessun uomo sia permesso di tentare incautamente di molestare la suddetta Chiesa, o di toglierne i beni, o di trattenere quelli tolti, di ridurli o di staccarli con qualsiasi tipo di molestia, ma che tutte le cose siano conservate indisturbate da coloro, per il cui governo e sostegno sono stati concessi, a vantaggio di tutti gli usi, fatta salva l'autorità della Sede Apostolica e il giusto dovuto all'Arcivescovo di Napoli.
In eminenti Apostolicae sedis specula disponente Domino constituti Fratres nostros Episcopos tum vicinos quam longe positos fraterna debemus charitate diligere et eorum quieti ac tranquillitati salubriter auxiliante Domino providere.
Ea propter Venerabilis in Christo frater Episcope tuis justis postulationibus, clementer annuimus, et praefatam.
Ecclesiam, cui Deo auctore praeesse dignosceris, ad exemplar fel. record. Alexandri et Coelestini praedecessorum nostrorum Romanorum Pontificum sub B. Petri et nostra protectione suscipimus et praesentis scripti privilegio communimus, statuentes, ut universi Parochiae fines, sicut antiquis temporibus determinati sunt, ita omnino integri tam tibi, quam tuis successoribus in perpetuum conserventur;
videlicet,
a Cancellata
in Trocelem
et circa montem Vesevum
usque in insulam Rubellianam
et a Rubelliana
per flumen Dragoncellum
et per Tercisam
et per Tecletam
usque ad pratum
et forum de fine
et inde revolvendo
per ciglium montis Virginis
usque ad Cancellos.
Quidquid igitur intra hos fines a Regibus, Principibus, sive Comitibus eidem Sanctae Nolanae Ecclesiae in proprietarium possessum concessum ut nos largiente Domino ratum et integrum permanere censemus.
Praeterea quascumque possessiones et quaecumque bona in praesenti juste et canonice possidet, aut in futurum concessione Pontificum, largitione Regum, vel Principum, oblatione fidelium, seu aliis justis modis praestante Domino poterit adipisci, firma tibi, tuisque Successoribus, et illibata permaneant, in quibus haec propriis duximus exprimenda Vocabulis;
Ecclesiam S.Angeli de Lauro cum omnibus pertinentiis suis,
Ecclesiam S.Salvatoris de Valle cum omnibus pertinentiis suis,
Ecclesiam S.Mariae de Domicella cum omnibus pertinentiis suis,
jus Parochiale Nolanae Civitatis,
jus Parochiale Cecalae,
jus Parochiale Lauri,
jus Parochiate Palmae,
jus Parochiale regionis Plagae,
jus Parochiale Octaviani,
jus Parochiale Summae
et S.Viti,
jus Parochiale Villae de Mareliano,
et jus Parochiale omnium Casalium praedictorum Castellorum.
Ad haec Ecclesiam S.Rufi in Civitate Neapolitana constitutam cum universis pertinentiis suis, et omnes Ecclesias et Monasteria, quae infra supradictos fines consistunt ad Nolanam Ecclesiam pertinentia, cum omnibus servientibus et commendatis, quemadmodum Praedecessores tui habuisse noscuntur, tibi et successoribus tuis auctoritate apostolica confirmamus.
Adjicimus etiam, ut omnium Nolanae Ecclesiae Parochianorum decimae secundum antiquam ejusdem Ecclesiae consuetudinem in tua tuorumque successorum potestate conserventur, Ecclesiae usibus profuturae, nec eas Episcopus aliquis vel Sacerdos, seu quaelibet alia de Clero populareve persona sibi vindicare, aut Nolanae Ecclesiae auferre praesumat.
Istam quoque Terram, quam ab antiquis temporibus in territorio Stabiensi, Nolana possidet Ecclesia, nos eidem Ecclesiae in perpetuum possidendam decreti praesentis auctoritate firmamus. Praeterea, secundum canonicas sanctiones Episcopatus tui, Clericos, Ecclesias sive Monasteria, vel in regione plagae, sive in aliis Parochiae tuae partibus a potestate Laicorum eximimus, et sub tuo in perpetuum Episcopali jure permanere statuimus.
Decernimus ergo, ut nulli omnino hominum liceat praefatam Ecclesiam temere pertentare, aut ejus possessiones auferre, aut ablatas retinere, minuere, seu quibuslibet vexationibus fatigare, sed illibata omnia et integra conserventur eorum, pro quorum gubernatione et substentatione concessa sunt, usibus omnibus profutura, salva Sedis Apostolicae auctoritate et Neapolitani Archiepiscopi debita justitia.
Si qua igitur in futurum ecclesiastica saecularisve persona hanc nostrae Constitutionis paginam sciens contra eam temere venire tentaverit, secundo tertiove commonita, nisi reatum suum congrua satisfactione correxerit, potestatis honorisque sui dignitate careat, reumque se divino judicio existere de perpetrata iniquitate cognoscat, et a sacratissimo corpore et sanguine Dei et Domini Redemptoris nostri Jesu Christi aliena fiat, atque in extremo examine districtae ultioni subjaceat; cunctis autem eodem loco sua jura servantibus sit pax Domini nostri Jesu Christi, quatenus et hic fructum bonae actionis percipiant, et apud districtum Judicem praemia aeternae pacis inveniat.

S. Cuttrera