Editorial Review
LUCREZIA D’ALAGNO DI AMALFI
AMANTE DI RE ALFONSO IL MAGNANIMO
di Benedetto Croce
Intorno al 1449 Re Alfonso Il Magnanimo cominciò a fare improvvise donazioni alla famiglia patrizia degli d’Alagno di Amalfi, un’antichissima casata presente da queste parti fin dall’anno Mille come conti della Repubblica Amalfitana, nonché arcivescovi, non mancando di abitare anche a Napoli alla via San Biagio dei Librai e nella strada Amalfitana. La voce si sparse e presto si venne a sapere che s’era innamorato della bella Lucrezia, una delle figlie di Cola d’Alagno, capitano della Torre della Nunziata e possessore di molte terre prossime a Torre del Greco.
Nicola d’Alagno era stato uomo di corte di Re Ladislao di Napoli, nonché di Giovanna Seconda che gli affidò il feudo di Torre Annunziata, prima di sposare la causa aragonese dell’invasore Re Alfonso il quale si innamorò perdutamente della dolce Lucrezia nel 1448, quando aveva 18 anni. Gargata, intelligente e perspicace, strinse a sé Alfonso prossimo alla vecchiaia alla soglia dei suoi 54 anni , il quale da trent’anni viveva separato dalla moglie lasciata in Aragonia. Sulla Torre di Torre Annunziata si vedeva col Re, il quale, sceso da cavallo, la feceva riposare su tappeti orientali per poi andare insieme a caccia di anatre. Accettata da tutti, da Ferrante figlio del Re e dall’Imperatore Federico III, il quale volle farle visita direttamente in casa, divenendo seconda dama dell’Imperatrice durante il soggiorno napoletano; così come il Re partecipare ai matrimoni dei suoi parenti, dando feste in suo onore e donandole parate di drappi, finendo negli strabotti dei bartellettieri. Né si sarebbe dimenticato il Re di farla scolpire fra i bassorilievi dell’Arco Trionfale che fece costruire davanti al Maschio Angioino, donandole sempre più paesi, da San Marzano a Caiazzo, Somma Vesuviana. In verità pare che lei tenesse in mano la situazione dicendo al Re che sarebbe diventata sua solo il giorno in cui l’avrebbe sposata.
“Alla vigilia di San Giovanni, quando le ragazze da marito solevano in Napoli appendere ghirlande alle loro porte in augurio di prossimo matrimonio domandando piacevolmente ai passanti doni per le auspicate nozze, Lucrezia una volta appese la ghirlanda alla propria casa; e , passando di là il Re con cortigiani e gentiluomini, ella si avanzò sull’uscio e arditamente chiese anche per sé il dono delle nozze. Il Re le fece porgere una borsa piena di monete, dette alfonsini; ma ella, prendendone una sola, esclamò con galante bisticcio che di Alfonsi a lei bastava uno solo. Alfine, ebbe promessa e acquistò certezza che, alla morte di Maria di Castiglia, Alfonso l’avrebbe fatta sua moglie e Regina; e in Napoli e fuori da tutti si credeva che così sarebbe infallatamente accaduto. La duchessa di Calabria, ingelosita com’era già della rivale che le disputava il primo grado nella reggia, prese in cuor suo ad aborrirla, quando si avvide che mirava a cingere prima di lei la corona di Napoli, accresciuta dal fulgore delle altre corone, che a lei non sarebbero mai toccate.
Ma la povera e buona Regina Maria si ostinava a durare in vita; e Lucrezia, assalita dal sogno ambizioso, impaziente di raggiungere il fine supremo della sua vita, timorosa che non le sfuggisse e che le fosse tolto di poter dire: sono o sono stata una volta regina, cominciò a considerare se fosse proprio necessario aspettare la morte di Maria di Castiglia per ascendere al trono di Napoli”.
Perciò, vestita già da Regina, andò da papa Alfonso Borgia nella speranza che annullasse il matrimonio del Re, con al seguito 500 cavalieri e quasi 100 donne fra dame e damigelle, spendendo 5.000 alfonsini e 3.000 ducati, ricevuta dal nipote del papa, Ludovico Borgia, futuro papa anch’egli, fra i vasi d’oro che le regalavano i cardinali e gli arredi preziosi, ordinandosi cerimoniali e festeggiamenti. Ma dopo due ore di colloquio, il papa non volle concedere il divorzio al Re perché non intendeva andare con essi due all’inferno, riferendo tutto alla Regina che viveva in Spagna. Il Re intanto l’attese a Capua, la baciò in bocca, e stette un paio d’ore con lei, triste e sconsolata, né le bastava che il Re si togliesse al suo cospetto due o tre volte la berretta, tornando a Napoli per fare ugualmente gran festa. Se il papa non le aveva concesso il divorzio non le restava che attendere la morte della Regina. Ma la natura fu spietata e una grave mallatia colse Re Alfonso portando lui alla morte. La bella Lucrezia fu così costretta a tornare a casa e, insieme ai suoi parenti, ad accettare come nuovi sovrani l’erede al trono Ferrante e la stupenda Regina Isabella. E’ questa la storia dell’amante di Alfonso che visse da Regina senza mai poter vedere il trono.
indice
premessa.
amori e amorazzi aragonesi
1.
Loise De Rosa, il narratore
— La love story di Re Alfonso e Lucrezia d’Alagno
— La storia raccontata da Nicola Della Tuccia
— Donna Lucrezia vista dal Pontano
— L’amore per la famiglia Alagno
2.
Quante storie di amori
— La Lucrezia del Panormita
— Figli diversi dai padri
— La battaglia può attendere
— Di chi era il figlio?
— Il figlio non è mio
— Pregiudizi sulle donne
— Lode alle donne
APPENDICE DOCUMENTARIA
LEGGENDE E TRADIZIONI PATRIE
n.1
LUCREZIA D’ALAGNO
di Tommaso Aurelio de Felice
CAPITOLO PRIMO
CAPITOLO SECONDO
CAPITOLO TERZO
CAPITOLO QUARTO
CAPITOLO QUINTO
CAPITOLO SESTO
CAPITOLO SETTIMO
CAPITOLO OTTAVO
CAPITOLO NONO
CAPITOLO DECIMO
CAPITOLO UNDECIMO
CAPITOLO DUODECIMO
CAPITOLO TREDICESIMO
CAPITOLO QUARTORDICESIMO
CAPITOLO QUINDICESIMO
CAPITOLO SEDICESIMO
CAPITOLO DECIMOSETTIMO
CAPITOLO DECIMOTTAVO
CAPITOLO DECIMONONO
CAPITOLO VENTESIMO
CAPITOLO VENTUNESIMO
CAPITOLO VENTESIMOSECONDO
CONCHIUSIONE
note e schiarimenti
APPENDICE DOCUMENTARIA
LEGGENDE E TRADIZIONI PATRIE
n.2
LUCREZIA D’ALAGNO DI AMALFI
di Benedetto Croce
note bibliografiche
1. Il riferimento è all’Iliade di Omero.
2. La vicenda è narrata da Virgilio nell’Eneide.
3. U. Galimberti, Enciclopedia di psicologia, Garzanti, Torino, 2001.
4. B. Croce, Storie e leggende napoletane, Laterza, Bari 1919. E recentemente, Benedetto Croce, Storie e leggende napoletane , a cura di Giuseppe Galasso, Milano, Adelphi, 2001, il saggio su Lucrezia D’Alagno, pp. 89-120.
5. M. De Nichilo, Dizionario Biografico degli Italiani dell’Istituto Treccani, vol. 39 (1991). “Non è facile -scrive il De Nichilo- riassumere il contenuto delle prose del De Rosa, a metà strada tra cronaca e libro di memorie, dove la cronaca è piuttosto aneddoto e non si fa mai storia, mentre la memoria ormai fossile, si inquina di fantasticherie e di leggende”. Questo giudizio si ritrova un poco in tutti gli autori che hanno trattato del De Rosa. Questo giudizio ha pesato sulla fortuna dell’autore napoletano. Forse una lettura senza pregiudizi dell’opera, potrà giovare alla storia e al suo autore. Nel 1998 Vittorio Formentin ha pubblicato l’edizione critica del manoscritto della Biblioteca di Francia (Luise De Rosa Ricordi), due volumi di complessive 920 pagine, per l’editore Salerno di Roma. A questa edizione si può fare riferimento soprattutto per problemi di natura ecdotica e linguistica perché completa di glossario.
6. La traduzione in italiano dell’opera di Loise De Rosa, infarcita di forme dialettali napoletane, è tratta dal volume Cronache dei tempi miei, cose di Re, d’amore e di coltella, da me curata per l’editore ABE, Avellino 2022 pp. 66-79.
7. Lucrezia d’Alagno (1430-1479) di nobile famiglia partenopea fu l’amante del Re del Regno di Napoli Alfonso V d’Aragona. “Ma questo gran Re, d’animo così elevato, e di pensieri cos’ reali, fra tante bellicose cure, e fra tanti perigliosi impegni di stabilire il suo impero, ecco che pure fu divertito alquanto da una passione amorosa che tutto il mondo assoggetta. Innamorossi egli d’una giovinetta, Lucrezia d’Alagno nominata celebrata per tutte le nazioni, per li favori che da questo Principe riceveva”. Bastian BIANCARDI, Le vite de Re di Napoli, Raccolte succintamente con ogni accuratezza, Venezia 1737,pp.300-01.
8. Callisto III (Canals- Spagna 1378. Roma 1458) papa dal 1455 alla morte.
9. Padre di Lucrezia era Nicola (Cola) d’Alagno:” Gentiluomo Napoletano, Signore di Roccarainola, originario della città d’Amalfi” Bastian BIANCARDI, Le vite de Re di Napoli, Raccolte succintamente con ogni accuratezza, op.cit p. 301.
10. Luigi Milano, nipote di Callisto III, cardinale nel 1455 e legato pontificio a Bologna. I Milano, detti anche Milà, giunsero nel Regno di Napoli al tempo del regno di Alfonso I d’Aragona, in seguito al matrimonio tra Auxia del Milà e Luisa d’Alagno, sorella della favorita del Re Alfonso, Lucrezia. http://patrimonio.archiviodistatonapoli.it › famiglie › M...
11. Venèra è il nome della santa venerata in particolare in Sicilia. Una santa martire dei primi secoli, dai contorni biografici leggendari. Il nome Venèra corrisponderebbe a quello di Veneranda.
12. “La storia degli amori tra Alfonso VIII di Castiglia, detto il nobile, e una giovane ebrea di Toledo, originata da una minuta notazione storica, ha dato luogo a una fioritura di testi di vario genere e qualità, in cui la trama della vicenda amorosa si intreccia alla storia degli ebrei e dell’antisemitismo” Laura Sciascia, Tra storia e letteratura: il caso dell’ebrea di Toledo, in Mediterranea-ricerche storiche, n. 47, dicembre 2019 anno XVI p.601.
13. Federico III d’Asburgo (1415 – 1493) Imperatore del Sacro Romano Impero, regnò dal 1452 al 1493, anno della morte. Nel 1452, egli si recò in Italia per ricevere la sua sposa, l’infanta Eleonora, figlia del re Edoardo del Portogallo, che sbarcò a Livorno dopo un viaggio di alcuni mesi.
14. Cottardina o cottardita, abbigliamento femminile in voga nei secoli XIV-XV consistente in sopravveste aderente ai fianchi, con maniche lunghe.
15. La cioppa era un soprabito maschile, una tunica che, fermata con ricche cinture, scendeva quasi dritta fino ai piedi.
16. Il nipote del Papa è Luigi Milano.
17. Giacomo Coreglia (o Corella) partecipò all’assedio di Napoli del 1441-42, quando i soldati di Alfonso entrarono nella città attraverso i cunicoli dell’acquedotto.
18. Lucrezia aveva due sorelle, Luisa e Antonia, e due fratelli, Ugo e Mariano.
19. Mariano d’Alagno, conte di Bucchianico, sposò Caterinella de Ursinis (Caterina Orsini).
20. Sono i versi con cui inizia un inno alla Madonna risalente all’ VIII-IX secolo.
21. Paolo Viti - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 37 (1989) s. v. Della Tuccia, Nicola. Del cronista viterbese tratta Gaetano Moroni, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica da S. Pietro sino ai nostri giorni, Venezia 1861, vol. CII lemma Viterbo, dove a p.213 scrive” Nicola di Bartolomeo o Della Tuccia, mercante di professione, raccolse quanto ne aveano scritto i due cronisti nominati (M. Girolamo dottore in medicina e Cola Covelluzzo), oltre lo scritto del Lanzellotto, e lo continuò nelle cose da lui viste dal 1406 al 1473. Questa cronaca inedita bob è propriamente di Lanzellotto, ma di Nicolò che la compilò, come avvertì il prof. Orioli nell’Album di Roma, I, 20 p.305. La Civiltà Cattolica, serie 2, t. 8 p.319, die’ contezza: Cronaca de’ principali fatti d’Italia dall’anno 1417 al 1468 di Nicolò della Tuccia viterbese, pubblicata per la prima volta da un mss. di Montefiascone per cura di Francesco Orioli, Roma 1852. L’editore si proponeva pubblicare del medesimo autore l’inedita Cronaca de’ fatti particolari di Viterbo”.
22. Cronaca de’ principali fatti d’Italia dall’anno 1417 al 1468 di Niccolò Della Tuccia viterbese pubblicata per la prima volta da un Mss. di Montefiascone per cura di Francesco Orioli, Roma Tipografia delle Belle Arti 1852
23. http://www.gentedituscia.it › della-tuccia-nicola
24. La Civiltà Cattolica, a. V, serie II, vol. VIII, Roma 1854 p.320.
25. Cronaca de’ principali fatti, op. cit. pp,277-79
26. Giovanni Pontano, De bello neapolitano,lib II. Per la traduzione in italiano, V. Iandiorio, Debello neapolitano – Isei anni della conquista aragonese , ABE 2017, vol. II, P.24-25.
27. Di Ferrante Della Marra, Discorsi delle famiglie estinte, forastiere, o non comprese ne’ seggi di Naopoli, imparentate colla Casa della Marra, Napoli 1641 p.22-24.
28. Gianvito Resta - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 7 (1970) s. v. BECCADELLI, Antonio, detto il Panormita
29. Crisippo di Soli è stato un filosofo stoico e matematico greco, vissuto nel III sec. a. C. Per il filosofo aspetti molto rilevanti della vita quotidiana sono per lo più determinati non da esplicite scelte razionali, ma piuttosto da tendenze innate, alcune preferite, altre respinte. Tra quelle preferite poniamo la salute, la forza, la bellezza, la ricchezza, la fama.
30. De dictis et factis – detti e fatti di Napoli Aragonese, Re Alfonso raccontato da Panormita , trad. di V. Iandiorio, ABE 2018.
31. Ibidem, Lib. II.
32. Era detta “fossa di Carlo Martello” la cella più disagevole del Maschio Angioino.
33. Ippolita Maria Sforza (1445 – 1488) era figlia di Francesco I e di Bianca Maria Visconti; divenne Duchessa di Calabria per matrimonio, ma morì prima che suo marito Alfonso II d’Aragona diventasse re di Napoli (1494).
34. L. De Rosa, op. cit, vol IV
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