Description
GIOVANNI DARCIO E I RACCONTI LATINI SUI CANI
Ancora un libro ABE dedicato a Darcio. Traduzione di Virgilio Iandiorio – Presentazione a cura dell’Associazione Forense Roberto Maranta – Presidente Donato Bellasalma – Introduzione di Maria Donata Dichirico – Postfazione di Michele de Gaetano
Altro che quisquilie.
Il lavoro di Virgilio Iandiorio è di una acutezza e di una profondità che affascina e sorprende.
Viene fuori tutta la sapienza dello studioso e del filologo classico ma anche la leggerezza di chi supera il dettaglio tecnico per percorrere le strade dell’avventura e dei sentimenti, delle riflessioni e del racconto.
La lettura molto attenta, da parte mia, di una miniera di dati, di citazioni, di riferimenti letterari, geografici, botanici, zoologici, umani (direi anche umanistici) presenti in questo volumetto “virgiliano” mi ha coinvolto con tale curiosità, al punto di spingermi a percorrere autonome strade (l’amico non me ne voglia) sul cammino di una presunta “ipertestualità”.
Leggo a pg 19 e poi 20 del “mio” Virgilio:
“Forse ci dovremmo meravigliare come mai tanti ingegni in molte discipline siano vissuti in uno spazio di tempo così breve”
E ancora:
“Eschilo, Sofocle, Euripide nella tragedia; Accio, Cecilio, Terenzio, Afranio nella commedia; gli storici latini (a parte Livio) fioriscono tutti nello stesso secolo…”
“I personaggi più significativi e più grandi fioriscono tutti in uno spazio di tempo breve…”
Con volo pindarico, da napoletano di origini e di studi, non ho potuto non pensare a quello straordinario fenomeno musicale (e letterario) che è stata la canzone napoletana classica, che ha varcato gli oceani e ha portato la conoscenza di Napoli (non solo delle sue canzoni) in tutto il mondo.
Mi piace citare solo alcune delle melodie più note e più amate, per lo più composte nella seconda metà dell’800 e nel primo 900.
“TE VOGLIO BENE ASSAI” dell’ottico Sacco e (si dice) musicata da Donizetti è del 1839. Bellini, per non essere da meno (Giovanni Darcio parlava di desiderio di emulazione) musicò nel 1842 “FENESTA CA LUCIVE”. E’ del 1849 la celeberrima “Santa Lucia” di Teodoro Cottrau, figlio dell’editore parigino Guglielmo, trasferitosi da Parigi… alla più famosa Napoli, e divenuta nel tempo una specie di inno di tutti i paesi scandinavi.
“FUNICULÌ FUNICULÀ” è del 1880, composta dai maestri Denza e Turco in occasione della partenza della prima funicolare sul Vesuvio.
Grandissimi successi sono da ascrivere al poeta Salvatore Di Giacomo. Lucio Dalla sosteneva che la canzone “ERA DE MAGGIO” non ha rivali nel mondo ed è superiore per qualità a “IMAGINE” di John Lennon.
Siamo nel 1885 e un anno dopo, nel 1886, Don Salvatore scriverà “MARECHIARO” con il suggestivo riferimento alla “fenestella” con un garofano “ dint’ a ‘na Testa”. Ancora un anno dopo Di Giacomo scriverà il testo di “ ‘E SPINGULE FRANGESE” che ripropone, in qualche modo, con la tecnica della ripresa, gli alterchi spigolosi del “Contrasto” di Cielo d’Alcamo.
D’ Annunzio non vuole essere da meno a nessuno: lui poeta, amante, aviatore, soldato, marinaio, vuole cimentarsi nella lingua napoletana e comporrà nel 1891 “ ‘A VUCCHELLA” seduto ai tavolini del Gambrinus.
Del 1898 è “ ‘O SOLE MIO” di Capurro e Di Capua, forse la canzone più famosa in tutto il mondo, interpretata dai più grandi Tenori lirici fino ad Elvis Presley.
Crea oggi evidente commozione e senso di angoscia ricordare che questo inno all’amore e alla vita fu composto in Ucraina, a Odessa, sul mar Nero.
Il produttore discognofico Lilli Greco e il maestro Vince Tempora hanno più volte sostenuto che alcune canzoni dei Beatles hanno ripreso il tessuto musicale di “ ‘o sole mio” come in “ Imagine” e in “Hey Jude”, senza tralasciare il possibile plagio di “Yesterday” ripresa, forse, da un motivo di anonimo di fine 800 dal titolo “piccerè”- (Piccerè, piccerè ch’ vien’ a dicere).
Celeberrima è “MARIA MARÌ” (OJ MARI) del 1899, una sorta di invito dell’innamorato a tutte le assuntine, concettine, nunziatine ad aprire la finestra, come nella tradizione poetica mozarabica.
Nel 1904 il poeta De Curtis compone “TORNA ‘A SURRIENTO”, si dice per invitare l’allora presidente del Consiglio Giuseppe Zanardelli a tornare nella penisola per una felice vacanza (o per chiedere dei favori…)
Nel 1915, anno dell’entrata in guerra dell’Italia, Cannio e Califano scrivevano una canzone struggente di malinconia e di nostalgia.
“ ‘O SURDATO ‘NNAMMURATO” che avrà talmente successo da perdere poi il suo tono elegiaco per essere trasformata in una marcetta suonata da tutte le bande militari del nostro paese, ancora oggi.
“REGINELLA” di Libero Bovio è del 1917: un delicatissimo omaggio a tutte le chantose di Toledo e dei Quartieri spagnoli.
Le canzoni da ricordare potrebbero essere almeno altre cento (dein mille altera, dein secunda centum),tutte composte in un arco abbastanza circoscritto di tempo, ma qui mi fermo per non tediare nessuno.
Però mi piace concludere con la “TAMMURIATA NERA” di EAMARIO, pensata nel 1944 in occasione dell’arrivo nel Sud e a Napoli dei soldati americani e di colore, non dimenticando che EAMARIO è lo stesso autore de “La leggenda del Piave” (Il Piave mormorava…)
Da questa mitica leggenda di passione e di sangue, che vide morire per amore della patria “la meglio gioventù” ovvero i ragazzi del novantanove , è stato per me quasi naturale passare al capitolo 8 del volume di Iandiorio: morire d’amore. “Ho voluto mettere insieme con il poemetto <> anche un’elegia: la storia di DEIDAMIA innamorata e sposa d’Achille. Il mito e la realtà [come per la leggenda del Piave] non conoscono troppe distanze quando si tratta d’amore”.
Darcio da Venosa sostiene che come tutti i cani hanno una loro diversità, anche gli amori non sono mai uguali.
E ancora: “ quando ho scritto questo poemetto, in forma epistolare, io mi sono ispirato alla Didone di Virgilio”.
Ma le storie di Deidamia e Didone sono assai diverse, perché diversi sono i loro uomini. Le accomuna solo il suicidio (sua cecidit manu).
Dante Alighieri eternerà le due diverse tragedie nei canti V e XXVI dell’Inferno e nel canto XXII del Purgatorio.
Con riferimento a Didone, Dante scriverà nei versi 61 e 62 del V canto: “L’altra è colei che s’ancise amorosa e ruppe fede al cener di Sicheo”;
E poi al v.85: “cotali uscir dalla schiera ove è Dido” cioè dalla fila dei lussuriosi morti a causa dell’amore.
Ma nel canto XXVI, sempre dell’Inferno, sorprende come la citazione di Deidamia avvenga, come per Didone, anche qui nei versi 61 e 62.
“Piangevisi entro l’arte per che, morta, Deidamia ancor si duol d’Achille”.
Una pura coincidenza?
Leonardo Sciascia sosteneva nell’affaire Moro che le coincidenze non sono mai casuali, ma nascondono sempre qualcosa di misterioso che spetta a noi decodificare.
“Mi trovo sotto un dominio pieno e incontrollato”
…se invece di cercare lontano si fosse scavato vicino… avrebbe pensato Manzoni.
Dopo queste digressioni assai discutibili, torniamo a Dante e alla collocazione di Deidamia non nella schiena ove è Dido ma nel Limbo (Purgatorio canto XXII vv113 e 114).
“Evvi la figlia di Tiresia, e Teti, e con le suore sue Deidamia”.
Dunque non tra i lussuriosi, tantomeno tra i suicidi.
La regina di Cartagine avrà probabilmente sofferto anche per questa diversa collocazione [!!!]
Per restare nella più stretta attualità e per tornare ai “CANES” che sono, certamente, i protagonisti assoluti del poemetto di Giovanni Darcio riportiamo in traduzione il presente brano dal Liber X.
“A Roma né mosche né cani possono entrare nel tempio di Ercole e del foro Boario. Molte altre cose simili ometto prudentemente nei singoli generi, per non arrecare fastidio, perché come dice Teofrasto in Asia sono importanti anche le colombe e i pavoni e i cervi, e in Cirenaica le rane canterine”.
Mi è venuto –ahimè – subito in mente il film “La vita è bella” allorchè Benigni, con il piccolo Giosuè, legge davanti a una pasticceria di Arezzo un cartello con la scritta “VIETATO L’INGRESSO AGLI EBREI E AI CANI”.
Con una trovata arguta Benigni dirà al figlio: ognuno in un cartello può scrivere ciò che vuole; il ferramenta potrà scrivere “vietato l’ingresso a spagnoli e cavalli”; il farmacista “vietato l’ingresso a cinesi e canguri”… e noi potremo scrivere “vietato l’ingresso ai ragni e ai visigoti”
“Romae in aedem Herculis in foro Boario nec muscae nec canes intrant”.
Sorridendo, pensiamo tutti, va bene così.
Peccato che su un cartello “VIETATO AGLI EBEREI E AI BARBIERI” le persone, stupefatte, si domandarono soltanto: perché i barbieri?
Allora nessuno potrà dirci se è più giusto ridere o piangere.
Forse nemmeno Giovanni Darcio Da Venosa.
MICHELE DE GAETANO
Giovanni Darcio, scrittore venosino e autore del volume Canes, si muove tra le pieghe dell’anima e le trame dei suoi racconti. La sua penna, come un fiore selvatico, sboccia tra le pagine, rivelando mondi nascosti e segreti custoditi dal tempo.
Canes è un viaggio attraverso gli occhi dei cani, creature sagge e silenziose che conoscono l’arte di ascoltare. Le loro storie si intrecciano con la vita di uomini e donne, tra le strade di Venosa e i sentieri dell’anima.
Nel chiarore dell’alba, Giovanni Darcio scrive di amicizia e fedeltà, di legami che superano il tempo e la distanza. I suoi personaggi, come impronte di zampette sulla sabbia, lasciano tracce indelebili nel cuore del lettore, e il lavoro diventa un inno alla bellezza della natura, alla semplicità di un guinzaglio e al calore di un muso umido. Attraverso le sue parole, i cani, diventano poeti e gli uomini imparano a guardare oltre l’apparenza. E così, nel silenzio delle pagine, Canes si rivela come un canto d’amore per la vita e per tutti coloro che camminano al nostro fianco, a quattro zampe o due.
La pregevole opera di studio e traduzione del Prof. Virgilio Iandiorio ha il merito di far conoscere ai più un letterato di alto prestigio, venosino di nascita, che ebbe fortuna in Francia. Giovanni Darcio è un enigma letterario, ma il lavoro del Prof.Virgilio Iandiorio lascia un’impronta duratura della sua erudizione e poesia nella storia della letteratura locale e nazionale.
Avv. Maria Donata Dichirico
*Presidente Associazione Venosa Turistica
Recensioni
Non ci sono ancora recensioni.
Only logged in customers who have purchased this product may leave a review.