IL GENERALE DEL VICERÉ DI NAPOLI CHE LIBERò MILANO DAI SAVOIA
LA CAVALLERIA DEL PRINCIPE DI AVELLINO CHE RESE LIBERA VERCELLI NELLA GUERRA DEI FRANCESI FRA PIEMONTE E LOMBARDIA
E’ un profilo storico su Camillo Caracciolo dei Rossi quello che Arturo Bascetta ci presenta in prima facie, sulla scia di Zigarelli, ma in un contesto del tutto innovativo, inedito e impensabile in cui si ritrovò il generale di Avellino.
Il testo è un excursus che si divide fra i feudi della Casata che possedeva terre dalla Montagna di Montefusco fino a Melfi e poi a Brienza, riunendo buona parte dell’Irpinia e della Lucania, già secoli prima, dalle Serre di Fortore e Montoro, ai tenimenti di del Turco e del Tufo affidatari della Montagna di S.Angelo di Torrioni decimata dalla peste del 1528.
Sono il patrimonio del predecessore, il vecchio Don Camillo che vide i suoi feudi dei Camilli distrutti dai Francesi nel 1537, invasori della Valle Beneventana e del Marchesato di Casalbore, fino alla nascita del Principato di Avellino, spuntato da una costola del Ducato di Atripalda fra l’ex Rocca, il casino del Parco e il Palazzo, ereditati dal nostro giovane prete, costretto a spogliarsi e a lasciare i voti per diventare Principe, Duca e Conte, come i marchisi di una volta.
La nascita a Napoli e la carriera ecclesiastica, la morte di Marino II lo fa erede universale, la carriera militare coi Farnese sotto il Re, la cavalleria napoletana: generale dei Catafratti, il breve ritorno, le tre mogli, il figlio Marino III, la cattedra, la Calabria, le Terre del Principato, l’industria della lana e altri feudi salernitani, l’educandato, il Monserrato, la Cardona, la Corte: sono questi gli argomenti centrali del testo.
Il cuore del volume è certamente rappresentato dal ritorno alla Cavalleria di questo valoroso generale al servizio del Viceré Ossuna di Napoli, richiamato al fronte quale alto esponente dell’ordine dei Calatrava, lasciando Napoli fra zuffe e feste, pronto a guidare la sua cavalleria nella guerra a favore di Milano. L’arrivo in Lombardia in aprile, poi il fermo nel Campo di Parma, portarono però alla prima sconfitta e alla perdita di 300 napoletani e altrettanti milanesi uccisi dai Piemontesi, ma Vercelli è libera finalmente dai Savoia, costretti a trattare la pace. Un successo inaudito per il Principe di Avellino che però si ammala gravemente. La fine del Principe avvenne dopo le ultime vittorie, da Lodi a Caravaggio, spegnendo un così nobile principe, padre di Marino III, suo successore, e di Giuseppe, come narrato anche dalle imprese di Tommaso Caracciolo che chiudono questo intrigante testo di storia pura, creato dalle cronache, edite e inedite del Seicento, come nello stile di Bascetta.
Vita, conquiste e patrimonio dei Caracciolo Rossi di Avellino ai tempi del Principe Don Camillo

INDICE
introduzione storica
CAMILLO CARACCIOLO DEI ROSSI
VISTO DA ZIGARELLI NEL 1889
1.
I FEUDI DELLA CASATA
PRIMA DI DON CAMILLO
— Principato Ultra Serre di Fortore e Montoro
— Del Turco e del Tufo affidatari della Montagna
— S.Angelo di Torrioni al Vicerè Pippo fu Lisolo
— I feudi da nonno Pippo a Camillo Caracciolo
— La Torrioni decimata dalla peste del 1528
2.
IL VECCHIO DON CAMILLO
PREDECESSORE DELLA CASATA
— I feudi Camilli distrutti dai Francesi nel 1537
— Valle Beneventana a Dell’Aquila e Giordano
— Chianca e Pagliara al ramo beneventano
— I feudi ai Marchesi Caracciolo di Casalbore
— La terza parte di Torrioni unita a Toccanise
3.
IL PRINCIPATO DI AVELLINO
NATO DA UNA COSTOLA DI ATRIPALDA
— La scelta ricaduta sui feudi irpini
— Poeti napoletani alla corte dei Caracciolo
— Paesi del Distretto di Avellino sotto Don Camillo
— L’ex Rocca, il casino del Parco e il Palazzo
4.
IL PRETE SI SPOGLIA PER L’EREDITA’
E DIVIENE PRINCIPE, DUCA E CONTE
— La nascita a Napoli e la carriera ecclesiastica
— La morte di Marino II lo fa erede universale
— La carriera militare coi Farnese sotto il Re
— La cavalleria napoletana: generale dei Catafratti
— Il breve ritorno, le tre mogli, il figlio Marino III
— La cattedra, la Calabria, le Terre del Principato
— L’industria della lana e altri feudi salernitani
— L’educandato, il Monserrato, la Cardona, la Corte
5.
IL RITORNO ALLA CAVALLERIA
A DISPOSIZIONE DEL VICERè OSSUNA
— L’ordine dei Calatravi richiama al dovere
— Napoli, fra zuffe e feste, in guerra per Milano
— Prove tecniche di cavalleria: la partenza
— L’arrivo in aprile, poi il fermo nel Campo di Parma
— 300 napoletani uccisi, Vercelli è libera dai Savoia
— La guerra è finita? Si tratta la pace coi Savoia
— Malattia e fine del Principe da Lodi a Caravaggio
— I figli Marino III, Principe di Avellino, e Giuseppe
APPENDICE DOCUMENTARIA
IL PRINCIPE DON CAMILLO DI AVELLINO
NELLE IMPRESE DI TOMMASO CARACCIOLO
di Raffaelle Maria Filamondo
Note Introduzione Storica
(1) V. il Volume 294 de’ rilevii originali, al foglio 825.
(2) V. il Giustiniani nel suo Dizionario geografico-ragionato del Regno di Napoli, Vol. VIII, pag. 225.
(3) Ivi. Lo Stato in parola posto nella provincia ed archidiocesi di Salerno, negli andati tempi era diviso in quattro quartieri, cioè Calvanico, Penta, Acquamela e Mercato, che eran quattro paesi che davano il nome appunto a quei quartieri, abbracciando ognuno altri casali che uniti insieme ascendeano al numero di 43. I loro nomi si erano Calvanico, Carpenito, Settefico, Villa, Pizzolano, Barbuti, Fisciano, Penta, Orignano, Gaiano, Migliano, Sava, Caprecano, Fusaro, Antessano, Acquamela, Pandola, Acigliano, Piazza di Pandola, Mercato, Sanvincenzo, Carifi, Piscioli, Lombardi, Torello di Carifi, Costa, Lanzara, Castelluccio, Fimiani, Santeustachio, Sanfelice, Piazza del Galdo, Santangelo, Marcello, Carratù, Spiano, Corticelli, Monticello, Oscato, Curtari. Erano uniti al detto Stato altri casali, cioè Sarignano, Baronissi e Lancusi ove la Casa Caracciolo-Rossi avea magnifico palagio, e che formavano baronie separate e della stessa Casa Caracciolo-Rossi. V’erano del pari altri casali cioè Ciorani, Acquarola, Siano, Sangiorgio, Torello, Campomansoli, Aiello, Santamaria a Favore, Piro e Casalenuovo di Paterno, ma questi casali eran segregati. Lo Stato di Sanseverino era abbondantissimodi acque, le quali davano immenso prodotto alla riferita Eccellentissima Casa, e perciò sino a’tempi nostri il Principe di Avellino dal basso popolo era chiamato il Principe delle acque.
(4) Dovendo Ferdinando il Cattolico riportarsi in Ispagna, e lasciando Vicerè di Napoli suo nipote Giovanni d’ Aragona Conte di Ripacorsa nel 1507, non nell’ anno innanzi come altri scrissero, gli diede per guida taluni Consiglieri nel governo che formavano appunto il detto Consiglio Collaterale, di cui era capo il Vicerè. Esso Consiglio duro nel nostro regno sino agli augusti Borboni, per essere stato in questo spazio sempre governato dai Vicerè. Sul principio costava del Vicerè, di due Consiglieri e un Segretario. In seguito vi fu aggiunto il terzo, e da Carlo III il quarto che dovea risedere presso del Re, e finalmente il numero de’ Consiglieri giunse insino a cinque. I Consiglieri furono eziandio appellati Reggenti di Cancelleria, perchè l’antica Cancelleria era stata trasferita a questo Consiglio dal nominato Ferdinando il Cattolico.
(5) V. il cennato autore nell’altra sua opera intitolata Illustrium ??lierum et virorum elogia, pag. 158, Napoli 1608.
(6) La fortezza fu eseguita giusta il disegno e sotto la direzione del celebre architetto Pietro Castiglione, colå spedito dal Conte con D. Garzia di Toledo, e solennemente benedetta dal Vescovo di Massa e Carrara, Alessandro Petrucci, nel 2 aprile 1606. Anche nella strada che da Avellino mena alle Puglie, propriamente al Ponte di Bovino, sotto cui trascorrono le acque del fiume Cervaro, il nominato Conte nel 1609 eresse a comodo dei viandanti una bellissima fontana, come dalla seguente iscrizione.
PHILIPPO III. REGNANTE
D. IOANNES ALPHONSVS PIMENTEL DE HERRERA
BENEVENTANVS COMES ET DVX IN HOC REGNO VICARIVS
VIATORIBUS PONTEM SITIENTIBVS FONTEM PARAVIT
ANNO M. D. C. IX.
Il Conte nell’altra regia strada lungo i confini di Benevento innalzó ancora nel 1610 un novello Ponte, come da questa iscrizione che tuttora vi rimane:
PHILIPPO III. REGNANTE
VSVI PVBLICO ET COMMODITATI VIATORVM
ILL. ET EXCELL, D. 10. ALPHONS. PIMENTEL, BENEV. COMES
ET DVX PROREX
PONTEM EXAEDIFICANDVM CVRAVIT
ANNO DOMINI M. D. C. X.
(7) Part.III, pag.28
(8) Part.I, pag.82.
(9) Nel riferito luogo, pag. 124.
(10) L’ Università degli Studi di Napoli fondata da Federico II nel 1225, dopo la soppressione di quella di Bologna panita con altre cittá federate, che tanto fiori sotto il I e II Carlo e sotto il saggio Roberto, non avea facoltà di dare il grado di dottorato, ma solo quella dello esame di cui facea testimonianza. Il grado era conferito dal Sovrano, il diploma spedito dal Gran Cancelliere. Col tempo fu tolta pure all’Accademia la facoltà di approvare coloro che voleansi dottorare, e passó ai più vecchi e prudenti uomini della metropoli, esperti nella materia, i quali o erano eletti dal Re o dallo stesso Gran Cancelliere, il quale come vedremo, fu uno dei sette Supremi Uffiziali della Corona. Costituivano essi un Collegio particolare di poi autorizzato dalla regina Giovanna II: Collegio composto dalla Università degli Studi e dagli altri Ordini, cui fu conferita facoltà di dare i gradi di Licenziatura e di Dottorato. La regina sottopose questo Collegio al Gran Cancelliere Ottino Caracciolo o al suo Vice-Cancelliere che si volesse egli eleggere; vi stabili un Priore da mutarsi annualmente, prefisse delle norme per l’esame e approvazione ai più anziani del Collegio che eran napoletani. A richiesta del Gran Cancelliere Caracciolo a’ 18 agosto 1430, cioè un anno e nove mesi dopo l’istituzione del Collegio de’ Dottori, la regina stabili il Collegio de’ Medici sottoponendolo allo stesso Gran Cancelliere e dandogli ancora il suo Priore. Con lo stesso editto diede la giurisdizione al Collegio sopra tutte quelle cose che lo risguardavano, e la soprintendenza e giurisdizione si nelle cause civili, sì nelle criminali dei dottori ed apprendenti. A questi due Collegj venne pure aggregato il Collegio dei Teologi onde dettare in Teologia e dare lettere di Licenziatura sotto la giurisdizione del Gran Cancelliere. Così l’ insigne Collegio di Napoli rimanea col fatto composto di tre ordini di Dottori, vale a dire di Legge Civile e Canonica, di Filosofia, cioè Medicina, e di Teologia. Dava parimente i gradi di Licenziatura nelle materie corrispondenti. Gli individui delle tre Facoltà ragunavansi ogni anno, ma in diversi tempi nell’ ordinario luogo per la elezione del Priore per voti segreti, Il Priore dei Teologi appellavasi Decano. Ebbe dal principio la giurisdizione delle cause di qualsiasi natura dei loro individui, e al pari della G. C. v’era ricorso al S C. affin di conoscerne i gravami. In caso di controversia tra’ collegiali di Medicina, il ricorso dirigeasi al Vice-Cancelliere della legge. Il gravame dei decreti del Collegio dei Teol gi era portato innanzi alla Real Camera di S. Chiara.
(11) V. il Galanti nella sua Nuova Descrizione storica e geografica delle Sicilie, Vol. I, pag. 220, e il citato Bugni, pag. 339. Varii statuti vi furono circa il buon ordme degli studj come dalle diverse Prammatiche. In sette titob eran divisi i regolamenti che risguardavano gli individui della Università, la maniera di eleggere i Professori per le cattedre che eran 28 col soldo rispettivo, il metodo delle lezioni e gli esercizi di ciascuna Facoltà. Ma ciò che formava la parte più nobile era la solennità introdotta nel Dottorato e il luogo ove questo conferivasi fin dal secolo XVI, cioè con la protesta della Fede in casa del Gran Cancelliere. e in sua assenza nella Cappella Minutoli nell’Arcivescovado. In seguito lo stesso Vicerè Conte di Lemos volle praticare la detta funzione in sua presenza, e talvolta con I’intervento della Viceregina che sedeva in trono con lui. Alla_destra del trono si locava il Vice-Cancelliere, alla sinistra i quattro Promotori, nel davanti il candidato con tavola vestita di velluto su cui il Decretale e il Codice, oltre due bastoni con corone d’argento in parte dorate, in segno della Reale giurisdizione (V. Origlia Istoria dello Studio di Napoli, Vol. II, pag. 219 e seg.). Questo era nella gran sala de’ Regii Studj. Volea il Conte riprodotto il sistema della celebre Università di Salamanca ove egli avea studiato. E perchè gran cultore delle lettere, volle ancora in Napoli essere ascritto all’Accademia d-gli Oziost, fondata come vedremo dal Marchese Manso
(12) V. il libro de’ battezzati nella parrocchia della Cattedrale di Avellino in detto anno, foglio 146.
(13) V. il citato Pacifici, e l’Autore dell’opera DE CARACCIOLIS RUBEIS, HISTORICA DISQUISITIO.
(14) V. il detto libro de’ battezzati nella stessa parrocchia, foglio 290.
(15) V. il libro de’ battezzati nella parrocchia di S. Giovanni Evangelista, ante portam Latinam, in Napoli.
(16) V. De Lellis Supplemento alla Napoli sacra dell’ Engenio pagina 259 e seg., Napoli per Roberto Mollo, 1654.
(17) V. Ricca nell’ opera citata, Vol. I, pag. 67.
(18) V. Bellabona, lib. III, pag. 256.
(19) Il monastero de’ PP. Verginiani tra noi venne fondato dalla pietà del Conte Bainulfo II e di sua consorte Matilde, sorella di Ruggiero; poi nel 1124 fu donato al santo fondatore dell’ Ordine, Guglielmo da Vercelli. (V. il P. Francesco de’ Franchi della Compagnia di Gesù nel suo Avellino illustrato da’ Santi e da’ Santuarj, lib. III, cap. XVII, pag. 589, Napoli pe’ tipi di Giacomo Raillard, 1709).
(20) V. Bellabona, luogo citato.
(21) V. Guarini Notizie del Soccorpo di S. Gaetano, pag. 32 Napoli per Angelo Coda, 1817.
(22) V. l’ Engenio nella sua Napoli sacra, pag. 102, come pure il de Lellis nel Supplemento a que l’ opera, pag. 109, Napoli per Roberto Mollo, 1654.
(23) V. la sua opera Il Regno di Napoli in prospettiva, diviso in dodici provincie, Part. I. pag. 238 e seg., Napoli dalla stamperia di Domenico Antonio Parrino, 1703.
(24) V. la sua HISTORIA NEAPOLITANA, lib. II, cap. XXVII, pag. 433.
(25) V. il citato Engenio, pag. 600.
(26) Chi si facesse ad osservare a quale uso sia ora destinato questo vasto e nobile edifizio non potrebbe non deplorare la nullità delle cose umane. Quelle sale, quelle gallerie e distinte stanze frequentate una volta da tanti altissimi Magistrati, Dottori, Professori, aspiranti a Lauree, Segretarj, Notai e da tanti subalterni impiegati, ora sono occupate da macchine di tessitori, da tipografie e da altri mestieri, e nel cortile veggonsi abitare famiglie di infima plebe. Ingrato contrasto coi famosi affreschi di Nicola Maria Rosso, Belisario Corenzio, Giacomo del Po ed altri rinomatissimi pittori! Ove più la famosa raccolta di eletti quadri e tanto onorifica alla Eccellentissima Casa Caracciolo-Rossi in cui ammiravasi l’Ecce Homo, superbissimo lavoro del Tiziano? Ben disse un nostro celebre scrittore che non puossi aver conto di quadri di magnatizie famiglie, mentre essendo oggetti mobili ereditarj alienabili, sovente passano da un luogo all’altro, senza che possa aversene una Guida perfetta.
Note Testo
1. V.Donnarumma, Torrioni-Avellino: Storia Antropologia Immagini Dialetto, cit.
2. F.Beneventano, Cronaca; F. Campanile, Delle armi ovvero insegne de’ nobili, terza edizione del 1680, pag.247; G. B. Testa del Tufo, Cronologia della illustrissima famiglia del Tufo, Napoli 1627; B. Aldimari, Famiglie imparentate con la casa Carafa, pag.348: in Cocozza, cit.
3. ASAV, Notai di Avellino, 343, f.343: in Cocozza, cit.
4. ASN, Cedolari, Torrioni, Bobina 36, Vol.65. Nel Cedulario della Prov.[inci]a de’ Principato Ultra dell’anno 1639, per tutto l’anno 1660 et 1661 d.112 se nota tassato Marco Antonio del Tufo per Tufo et due terze parti di Terrajuni in docati 16.4.5. Et per l’altra terza parte di Terrajuni appare per detti cedularij andarne tassato Vincenzo Conte per la terza parte di Toccanise et terza parte di Terrajuni in 10.2.10. per la successione se porta che per morte di detto Marco Antonio del Tufo l’Egidio del Tufo suo figlio, fù presentato nella R.[egi]a Cam.[er]a il Relevio, et fù significato à 17 di Di.[ce]mbre 1602, in 247.4 per la mettà dell’entrate pervenute in anno della morte di detto q.[uonda]m Marco Antonio del Tufo per Tufo et Casale di Terrajuni, ut significatoriorij Releviorij 37 per fede del M.[agnific]o Francesco Sergio R.[egi]o Conservatore delli n.43= R.[egistr]ij Quinternioni della R.[egi]a Camera delli 17 de’ feb[bra]ro 1661 appare che à 26 di gennaro 1607 fù per l’Ill.[ustr]e Conte di Benevento all’hora Vicerè del Regno, prestìto il R.[egi]o Assenzo alla liberatione e vendita fatienda per l’incantatore in nome del S.[acro] C.[onsigli]o ad iusta de’ creditori del q.[uonda]m Marc’Antonio del Tufo ad Oratio Marchese di detta Terra del Tufo e Casale di Terrajuni in Prov.[inci]a di Principato Ultra con suo Castello, sèu fortellezza e Banco della giustitia e cognitione de’ prime e seconde cause, civile, criminale, e miste ute in Quint.[ernionu]m 37 N 279=.
5. A.Bascetta, 23.Torrioni, ABEdizioni 1997.
6. ASN, Cedolari, Torrioni, Bobina 36, Vol.65. Altro riferimento viene da pagina 5. Ecco il testo: Per fidem Fabritij Sergij officialis Regie Camere Summarie et substituti Regij Conservatorij Regalium Registrorum quinternionum eiusdam Regia Camere, constat quali in quinternionum – 1111 – 118 – reperieur regnatum Privilegium Regij Alfonsus, expeditum per Ill.[ustrissimu]m Don Jòem de Zunica […] sub datum die 11 Septembris 1592 prestiti nomine preditte sue M.tis super liberavend.e fatta per Ill.[ustrissimu]m Don Vincentium Caracciolum Mar.mi Casal Alboris Ma.[agnifi]co Antonio Conte Casalis Toccanisij et terza parte casalis Turrionis Prov.[inci]e Principatus Ultra, cum eorum hominibus, vaxallis, vaxallorum, redditibus, et pheudis, sub pheudis, Banco justitie, et cognitione primarum, mero, et mixto Imperio, et cum alijs Jurisbus, et jurisdittionibus, membris et corporibus, et hoc pro petio (ducati?) Trium millium – pro ut in ditta fidelatius. In Registro Significatorius 41 – 16 registrata est significatoria expeditam per Regiam – 1670 contrae Vincentium Conte de summa [=] 37.2.2 pro Relevio per eum debito Regia Curie ab mortem q.[uonda]m Antonio Conte eius Patrij pro introitibus pheudalibus Castelli Toccanisij, et Turrionis…/ Vincentius Conte teneter… Pro Toccanisio et tertia parte Turrionis [=] 10.2.10 [vide permutatione taxe in cedolario seguenti anni 1696 al 1858]. A pagina 130 del Cedolario si fa riferimento alla Portulania di Giovanni Angelo Forte in riferimento al cedolario dell’anno 1595 n.152 in cui si nota tassato Jo:Angelus Forte per la Portulania nella facta mentione virtute cuius scripture fuit de ea investitus… La stessa tassa risulta applicata anche in quel corrente anno 1638. Per cui: Jo: Angelus Forte tenet / Pro / Portulania Terram Torre Tufi et Casalis Terrajuni in [=]1.1.
7. ASN, Cedolari, Torrioni, Bobina 37, Vol.69. pag.169. Questo il testo: Die 17 m.[es]e Martij 1739 / Super pemut.ne taxa f.1.8 quibus precedenti cedulario huius Prov.a ab.anno 1696 et per totu annu 1731… taxabatur Lucas Goannes Antonius Forte pro Portulania per Terram Terre Tufi et Casalis Torriuni…
All’Ill.[ustr]e Marchese D.Carlo Ruoti Presid.[ent]e della R.[egi]a Camera Comm.rio = s’è prodotto R.[egi]o assenso presito da S.M., Dio g.[uar]di, e sua Real Camera di Santa Chiara à 3 sett.[emb]re del passato anno 1738. alla cessione e rinuncia fatta da Angela Forte della Portulania della terra del Tufo e suo Casale di Torrione in Prov.[inci]a di Princ.[ipato] Ultra che nel memoriale inserito in detto R.[egi]o assenso in nome dell’Un[iversi]tà di detta Terra, e della detta Angela Forte s’asserisce possedersi per essa l’Un.[iversi]tà per titolo di compera fatta nell’anno 1591 per prezzo di D.duecento cinquanta, e descritta in Cedolario in persona di Gio:Angelo Forte nominato dalla detta Un.[iversi]tà, e successivamente passata in persona di essa Angela dalla quale se n’è fatta la sud.[dett]a cessione, e rinuncia a beneficio della medesima Un.[iversi]tà per descriversi in testa di Domenico Barile, o altr nominato per essa Un[iversi]tà.
Di più s’è prodotta copia estratta per l’odierno cancelliero dell’Università di detta Terra del Tufo del Pubblico Parlamento fatto in essa Terra fà 4 del caduto mese di Gennaro, con cui fù per l’intestazione di detta Portulania nominata la persona del suddetto Domenico Barile. Riconosciuti quegli atti intitolati pro R.[egi]o Fisco contra l’odiernu possessore Portulania Terra Tufi et Casalis Turriuni presso l’att.[ua]rio Nicola Cesarano, da qualli appare, ch’essendosi nell’anno 1698 domandata per parte del R.[egi]o Fiscio la giustificazione dell’esistenza della linea del q.[onda]m Gio:Angelo Forte, che andava in f.1.8 tassato nelli R.[egi]j Cedularij come persona nominata dalla detta Università del di cui denaro fù acquistata la detta Portulania, come appare anche dall’original privilegio spedito da questo Tribunale à 15 Marzo 1591. Si giustificò la detta esistenza di linea in persona di Luca Gio:Antonio, Marc’Antonio, et Angela Forte, tutti e tre figli legittimi e naturali, et eredi universali, e particolari ab intestato del q.[uonda]m Mercurio Forte, discendente dal sudetto Gio:Angelo Forte; e giustificatasi la detta esistenza di linea si passò alla liquidazione di quattro Relevi, che si davano alla R.[egi]a Corte sino al detto q.[uonda]m Mercurio Forte, li quali per dupp.ti si portarono per D.54.19 e 1/2, e per semij in 24.9 per li quali Relevi quantunque si fusse da detta Uni.tà offerta la transazione de diece, nondimeno con decreto dell’olim Ruota del Cedolario de’ 25 Febraro 1698 fù detta U.tà ammessa alli semij, che sodisfattisi alla R.[egi]a Corte in summa delli suddetti D.24.9 seguì della detta Portulania l’intestazione a beneficio di Luca Gio:Antonio Forte, come appare dal Cedolario di detta Provincia dal 1696, e per tutto il 1731.
E esendo stato successivamente con mandato spedito da questo Tribunale à 7 ottobre 1737 citata la sudetta U.tà del Tufo a giustificare li pagamenti del Relevio le morti di detto Luca Gio:Antonio Forte, e de’ suoi successori si pretendea dalla detta U.tà che stante la vivenza già giustificata della sudetta Angela Forte, si dovesse il Relevio solamente per morte del sudetto Luca Gio:Ant.Forte, ma come che con questo, e colla detta Angela sua sorella era stato dichiarato erede del sudetto q.[uonda]m Mercurio anche Mac’Antonio, altro suo figlio, si faceva perciò il motivo che oltre la morte di L.Gio:A. era seguita anche la morte di Marc’Ant., e per conseguenza due erano i Relevij che si dovevano per la vendita di detta Portulania, cioè uno per morte di detto L.Gio:Ant., e l’altro per morte di Marc’Ant. suo fratello, li quali furono per semij liquidati in D.ti 12.4. e 1/2 e per duplicati in D.27.9 e 1/2, come il tutto si osserva de una mia relazione fatta a 17 Dec.[emb]re 1737 in supradictis actus N.17 et 18. Adverso della quale liquidazione essendosi opposta la detta U.tà del Tufo dicendo, che un sol Relevio si dovesse per la morte del sudetto L.Gio:A., allegando, che Marc’A. suo fratello secondogenito fusse premorto al detto L.Gio:Ant., e per diverse ragioni allegate fù condecreto à relazione à 5 Marzo 1738 ammessa al pagamento sempio di un sol Relevio, che giusta la mia liquidazione fù soddisfatto alla R.[egi]a Corte in summa di D.1.2.3 per lo Banco di D.Eligio con polisa dell’Ill.[ust]re Don Francesco Iolla de’ 26 detto, ut ex d.s actis N.19 ad 21.
E come che la detta Angela Forte abitava da più anni in Napoli, ed in progresso di tempo sarebbe stato molto difficile all’U.tà provare l’esistenza della sua linea, perciò avendo prodotti più attestati, per i quali si giustificava l’abitazione della sudetta Angela in questa città nella strada della Carità alle Case della Parrocchial Chiesa di S.Liborio, ed aver più figli, tra i quali Anna e Martia di Parma maritata la prima con Francesco d’Andrea delli quali erano viventi quattro figli e la seconda vidua rimasta con tre figli, si domandava l’intestazione di detta Portulania in testa di essa Università ma non potendo ciò aver luogo per li Reali Ordini che vi sono in contrario li quali proibiscono l’intestazione, e passaggio de’ feudi, giurisdizioni, e corpi feudali in manus mortuos, perciò con istrumento stipulato à 21 Marzo 1738 per mano di N.[ota]r Aniello Spavento di Napoli s’ha fatto detta Uni.tà cedere e rinunciare dalla detta Angela Forte la detta Portulania, con averli la medesima data la facoltà di nominare altra persona, alla quale possa far descrivere et interpretare la detta Portulania sopra della qual cessione, rinuncia e facoltà di nominare s’è prestito il riferito R.[egi]o assenso, che deve Registrarsi nelle Regij Quinternioni e notarsi nei libri del R.[egi]o Cedolario, dove deve intestarsi detta Portulania in persona del sudetto Dom.Barile persona nominata da essa U.tà et à Vs fò div.a riv.a dalla R.[egi]a Camera della Summaria lì 4 febbrajo 1739=
Il raz.[iona]le Gio: de Tomaso.
Die Februarij 1739 = Fiscus demittis se saluis.
Die Februarij 1739 = Neapoli in Aula R.a Camera =
….per fidem del M.co Vincenzo Sergio si asserisce che per regale assenso di cessione facta per Angelam Forte in beneficium Universitas Terra Tufi Prov.[inci]a Principatus Ultra, Portulania eiusde Terra Tufi, eiusque Casalis Turriuni, in faciam, et caput Dominici Barile, seù alterrius Persona ad electionem, ipsius Universitatis, et alia in registro Quint.m 262 N.342 latius continetur, cui relatio habeatur= et sic predictus.
Domenicus Barile tenetur / Pro / Portulania per Terram Terra Tufi et Casalis Turriuni in _ 1.8 / [f.to] de Tomaso.
8. ASN, Cedolari, Torrioni, Bobina 36, Vol.67. Per detta fede anco appare ch’à 2 d’Agosto 1610 per l’Ill.[ustr]e Conte de’ Lemos olim Vicerè del Regno fù prestito di R.° Assenzo alla vendita fatienda per detto Oratio Marchese mediante il suo Procuratore D.Gio:Vincenzo Carrafa de’ voluntà dell’Ill.[ustr]e Don Antonio Carrafa Marchese de’ Corato della Terra del Tufo e Casale di Terrajuni ed suo Castello seu fortellezza e banco della Giustitia e cognitione de’ prime e seconde cause, civile, criminale, e miste ute in Quint.[ernionu]m 45. N 132.
Per detta fede anco appare che à 16 de’ s.[ette]mbre 1617 per l’Ill.[ust]re Conte de Lemos olim Vicerè del Regno e convalidato per l’Ill.[ust]re Duca d’Ossura fà prestito il R.° Assenzo alla vendita fatta per [d]etto Gio:Vincenzo Carrafa à Scipione del Tufo della Terra del Tufo e Casale di Terrajuni in Prov.[inci]a de’ Principato Ultra con suo Castello, seu fortellezza e banco della Giustitia e cognitione de’ prime e seconde cause, civile, criminale, e miste ute in Quint.[ernionu]m 58. N 51.
Per morte di detto Scipione del Tufo da Dom.[eni]co del Tufo suo figlio fù contato nella Regia Camera il Relevio, e fù significato à 30 d’Aprile 1644 in d.ti 214.2.17. per la mettà dell’entrate pervenute in anno della morte di detto Scipione suo padre, seguita a sette de’ feb.[bra]ro 1643 della terra del Tufo e Casale di Terrajuni li d.ti 214.2.17 furono pagati nella R.[egi]a Cam.[er]a ut in Significatoria Releviorum 58. N196=.
9. ASN, Cedolari, Torrioni, Bobina 36, Vol.67, Notaro Bernardo Rocco. …La quale D.Hipolita del Tufo refuta e dona, come de’ sopra si che in quanto alla successione non mi occorre che advertire. In quanto alla giurisdit.[io]ni de’ prime e seconde cause riconosciuti li Regij Quinternioni in quelli non appare concessione di detta Terra, ma solum nelle vendite fatte interpartes dall’anno 1571, se vede detta Terra venduta con dette giurisd.[itio]ni de’ prime e seconde cause, però il R.° Fisco si deve cautelare, che per la presente intestatione non se l’intende fatto pregiuditio ogni volta, che se vedrà d.[ett]e seconde cause non spettarli, ch’è quanto m’occorre referire a V.S. à chì bacio le mani, Napoli lì 18 Marzo 1661. N.[ota]ro Bernardo Rocco. Il Fisco concesse l’intestazione in data 9 aprile 1661 con le seconde cause. Successivamente, il 9 maggio 1661, per fede del magnifico Francesco Sergio, Conservatore dei Regi Quinternioni della Regia Camera della Sommaria, si consta che in Regestro Quinternione 114 – N 188 sta registrato il privilegio del regio assenso per il rifiuto e la donatazione fatti da D.Hipolita del Tufo a D.Giulia del Tufo, sua sorella e prossimo e legittimo successore della Terra del Tufo con i suoi Casali in Provincia del Principato Ultra, con i suoi benis, corporibus, intraijtibus, Rationibus, Iurisdictionibus et integro statu. / D.Iulia del Tufo tenet / Pro / Tufo et duobus Terzi Torrajuni d.16.4.5. Dalla stessa bobina 36, nel volume 67, a pagina 185 si rinviene un testo in latino non molto leggibile dal quale si evince chiaramente il riferimento a Don Andrea dell’Aquila, erede e successore della Terra di Toccanise e terza parte del Casale di Torrioni del fu Vincenzo Conte. Cfr. A.Bascetta, 23.Torrioni, cit. Cfr. Donnarumma V., Torrioni-Avellino: Storia Antropologia Immagini Dialetto, (a cura di) ABEdizioni 1998.
10. Vol.295, Relevi, cit, fol.124-126; a seguire Quinternione segnato col n.273, ex 194, f.74-75.
11. ASN, Cedolari, Torrioni, Bobina 36, Vol.67. …Et per morte di detto Dom.[eni]co del Tufo da D.Hipolita del Tufo sua sorella fu contato nella R.a Cam.a il Relevio et fù significato à 14 di Nov.e 1657 in d.ti 346.2.18 per la mettà dell’entrate pervenute in anno dalla morte di detto q.[uonda]m Domenico suo fratello seguita à 4 di sett.e 1656 dalla Terra di Tufo e Casale di Terrajuni, li quali d.346.2.18 furono pagati alla Regia Corte à 16 di sett.e 1658 per il banco della SS.ma Annuntiata ut in significatoria Releviorum 65. N125=.
12. Cocozza, cit.
13. Ivi.
14. Ivi.
15. ASN, Cedolari, Torrioni, Bobina 36, Vol.65. Die 19. m[es]e Maij 1661 / Super permutatione taxe 16.4.5. in quibus – 112 – taxabat Marius Antonius di Tufo pro Tufo et duobus Terrij Torrajuni ut notatur d.° d.112. / Essendosi per parte di D.[onna] Giulia del Tufo fatta instanza daverseli intestare la Terra del Tufo con il suo Casale chiamato Torrione del Tufo per reputa, e donatione fattali da D.Hipolita del Tufo sua sorella… in Prov.[inci]e di Principato Ultra con suoi feudi et sebfeudi raggione de Patronato de Chiesa, et de presentare in quello et con la potestà de’ reintegrare et intiero stato, et dell’istesso modo, et forma suì come essa D.Hipolita, et suoi Predecessori detta Terra, e Casale meglio et pienamente hanno havuto, tenuto, et posseduto in beneficio di D.Giulia del Tufo sua sorella prossima, et immediata succedettrice, non riservandoli cosa alcuna sopra detta Terra e Casale. Nel cedulatrio della Prov.[inci]a de’ Principato Ultra dell’anno 1639, per tutto l’anno 1660 et 1661 d.112 se nota tassato Marco Antonio del Tufo per Tufo et due terze parti di Terrajuni in docati 16.4.5.
Et per l’altra terza parte di Terrajuni appare per detti cedularij andarne tassato Vincenzo Conte per la terza parte di Toccanise et terza parte di Terrajuni in 10.2.10. per la successione se porta che per morte di detto Marco Antonio del Tufo l’Egidio del Tufo suo figlio, fù presentato nella R.[egi]a Cam.[er]a il Relevio, et fù significato à 17 di Di.[ce]mbre 1602, in 247.4 per la mettà dell’entrate pervenute in anno della morte di detto q.[uonda]m Marco Antonio del Tufo et Casale di terrajuni, ut significatoriorij Releviorij 37 per fede del M.[agnific]o Francesco Sergio R.[egi]o Conservatore delli n.43= R.[egistr]ij Quinternioni della R.[egi]a Camera delli 17 de’ feb[bra]ro 1661 appare che à 26 di gennaro 1607 fù per l’Ill.[ustr]e Conte di Benevento all’hora Vicerè del Regno, prestìto il R.[egi]o Assenzo alla liberatione e vendita fatienda per l?incantatore in nome del S.[acro] C.[onsigli]o ad iusta de’ creditori del q.[uonda]m Marc’Antonio del Tufo ad Oratio Marchese di detta Terra del Tufo e Casale di Terrajuni in Prov.[inci]a di Principato Ultra con suo Castello, sèu fortellezza e Banco della giustitia e cognitione de’ prime e seconde cause, civile, criminale, e miste ute in Quint.[ernionu]m 37 N 279=
16. ASN, Cedolari, Torrioni, Bobina 37, Vol.69. Napoli, 8 settembre 1732. D.Sabato Curio Paroco=Locus Sigilli=…Si fà fede per l’infratto M.co Raz.le della R.a Camera della Summ.a S.M.C.C., Dio guardi, in questo Regno con carico della scrittura per l’esaz.[io]ne del Relievo anticipato ordinato esigersi dal baronag.[gio] con biglietti di S.E. de’ 28 Agosto 1708 esequitoriato dalla R.[egi]a Camera con decreto de’ 29 d.° da regolarsene il pagamento in conformità del precedente Relevio liquidato dalla R.[egi]a Camera e speditene le significatorie qualmente visto e riconosciuto il libro formato per l’esaz.[io]ne pred.[ett]a, in quello sotto rubrica della Prov.[inci]a di Principato Ultra tra l’altri in esso notati vi è il seguente:
Poss.[esso]re del Tufo e Casale di Torrione – 109.240.2_ qual suimma effettivam.[ent]e doveva essere de’ ducati 199.9 giusta la significatoria à 12 Ott.[ob]re 1694 contro l’Ill.[ust]re D.Domenico del Tufo, Marchese della Terra del Tufo e suo Casale di Torrioni per lo Relevio debito alla R.[egi]a Corte per morte del q.[uonda]m Dom.[enico] Ant.[oni]o del Tufo suo fratello consanguineo seguita à 3 Aprile 1688 et informaz.[io]ne dell’istesso per l’entrate feudali di d.[ett]a Terra del Tufo e suo Casale di Torrioni ut in Rel.82 N.173. / _199.9.
17. Ivi.
13. ASN, Cedolari, Torrioni, Bobina 37, Vol.69, pag.32. Questo il testo originale della lettera: Die 13 Ottobris 1732 / M.co D.Gio. de Tomaso Raz.le della R.a Cam.a della Sommaria per S.M., Dio Guardi… Nella Regia Camera della Sommaria compare il procuratore del Conte D.Giacomo Ant.° Piatti odierno Possessore della terra del Tufo e Casale di Torrioni in Prov.a di Princ.Ultra e dice como essendosene sotto il dì 27 Gen.ro del corrente anno 1732, passato da questa à miglior vita il fù Conte D.Francesco Piatti olim Possessore de’ Feudi sudetti, del quale n’è stato detto suo Principale dichiarato figlio legittimo, e naturale, et erede universale, anco ne beni feudali in virtù di decreto di preambolo interposto per la Vic.a Copia del quale produce; e ritrovandosi per l’espressati feudi in esecuzione dell’ordini dell’anno 1708 anticipatamente pagato il Relevo, giusta la fede fattane dal M.co Raz.le Cm.rio, che parimente presenta; denunciando perciò d.a morte infrà leg.ma tempora, e stante il sud.° pagamento del Relevio anticipato, fà istanza di non essere d.° suo Principale molestato ed altro pagamento per detta causa, e spedirsi a beneficio del medesimo la debita investitura di d.i feudi, e notarsi il tutto dove conviene per sua futura cautela, e così dice, e fà istanza non solo in questo, ma in ogni altro modo migliore.
Fò fede io sotto Parroco di S.Liborio di Napoli, come perquisito il libro quarto de defonti, che da me si conserva ho trovato a fol.78 alla nota sg.te. A dì 27 Gen.ro 1732 il Conte D.Francesco Piatti marito di D.Giulia Ricupido dopo ricevuto li SS.mi Sacramenti morì in età d’anni 77 e fu sepolto nella Chiesa di S.Anna de’ Lombardi, et in fede.
14. ASN, Cedolari, Torrioni, Bobina 37, Vol.68. E’ invece del 1754, seguendo la bobina Serie Cedolari, dei Volumi 68 (da ff.662), 69 e 70 (fino ff.532), la citazione su Pasquale Piatti / Pro / Terra Tufi et duabus partibus Casalis Torrejuni. Cfr. Bascetta A., 23.Torrioni, cit.
15. ASA, Catasti Onciari, Torrioni (fotocopia anastatica). Cfr. Bascetta A., 23.Torrioni, cit.
16. ASA, Catasti Onciari, Torrioni (fotocopia anastatica). Cfr. Bascetta A., 23.Torrioni, cit.
17. ASN, Cedolari, Torrioni, Bobina 37, Vol.70, Pag.367. Die 18 Feb.rij 1752. / Mag.[nifi]co Franc.[es]co Valente Raz.[ional]e per S.Ma. Dio g.[uard]i di questa R.[egi]a Camera della Summ.[ari]a con carico de’ libri del R.e Cedolario… de’ Baroni e Feudatarij del U.te Regno come sapete se ritrova da voi firmata Rlaz.[io]ne del tenor che siegue…: Essendosi per parte dell’Ill.[ustr]e Marchese del Tufo D.Pasquale Piatti fatt’ist.mo per l’intestaz.[io]ne libri del Cedolario della Terra del Tufo e suo Casale di Torrejone in Prov.[inci]a di Principato Ultra, stante la morte del q.[uonda]m Illustre Conte D.Giacomo Antonio Piatti ultimo Marchese del Tufo fu suo Padre, e pagamento del Relevio anticipato seguito in beneficio della R.[egi]a Corte in esecuzione degli ordini gentili degli anni 1743, 1746 e 1747, con decreto di S.M. de’ 10 Ott.[obr]e del corrente anno 1751 mi vien commesso che ricon.te le scritte necessarie e libri opportuni ne facessi Relaz.[io]ne, nella quale riferissi quell’occorre ad finem providenti, come da questi atti dell’Att.[uar]io Cesarano. Devo perciò riferirli che unendo ricon.to del Cedolario corrente della Prov.[inci]a di Principato Ultra che và dall’anno 1732 in avanti in quello del ‘32 si nota tassato l’infratto cioè: D.no Jacobus Antonius Piatti tenebat: / Pro / Terra Tufi et duabus partibus Casalis Terrejuni in 16.4.5. / Iurisd.[itio]ne secunda causa pete Terre et dua tertia una partium Casalis in 2.4.12 e 1/6 / 19.3.17 e 1/6 [la somma esatta risulta però 18.8.17 e 1/6!]
Quale intestazione seguì in Cedolario invictu di Certificatoria spedita da questa R.[egi]a Camera prec.[eden]te decreto della medesima in data de’ 6 Ott.[obr]e 1732.
Satò à Relaz.[ion]e dell’Ill.[ust]re Marchese di Chiuppeto D.Francesco del Tufo all’ora Pres.[idente] Conv. p. Att.[ua]rio Felicem de’ Ajello come dal Cedolario si ravvisa. Il quale suddetto Ill.[ust]re Conte D.Giacom’Ant.[oni]o Piatti March.[es]e del Tufo essendosene morto à 30 Agosto corrente anno 1751, come dalla fede fattane dal R.[everend]o Paroco di S.Maria del Soccorso all’Arenella in pertinenza di Napoli N.2, di quello per decreto di preambolo intrposto per la G.[ran] Corte della Vic.[ari]a in data de’ 17. D.[ice]mbre corrente anno n’è stato il suddetto Ill.[ust]re Marchese del Tufo D.Pasquale Piatti dichiarato figlio et erede vule e particolare ex testamento in bonis feudalibus et titulatiij come dalla fade fattane dall’Att.[ua]rio di V.[icari]a Michel’Angelo de’ Vito N.3.
E per il Relevio alla R.[egi]a Corte debito per la morte del suddetto Ill.[ust]re Conte D.Giacomo Antonio Piatti Marchese del Tufo fu suo Padre per li feudali della suddetta Terra del Tufo e suo Casale di Torrejoni quello se ritrova anticipatam.[en]te pagato ad essa R.[egi]a Corte ad esecuzione dell’ordini del 1743, 1746 e 1747 in summa de D.199.2, come dalla fede, ò sia certificatoria del M.[agnifi]co D.Paolo Conti in questi atti N.4. Stante ciò circa la domandata intestazione della sudetta Terra del Tufo e suo Casale di Torrejoni in due 3e parti, colla giurisdizione delle 2de cause in essa Terra e Casale ne’ libri del Regio Cedolario a beneficio del sudetto Illustre D.Pasquale Piatti, non m’occorre di riferire altra cosa in contrario, per essersi anco pagato all’Ill.[ustr]re Gran Camerario del Regno, e per esso alla Regia Corte il deritto delli Tappeti in summa de’ D.30.5 per lo B.[anc]o del SS.mo Salv.[ato]re conp.[re]sa notata fede in testa dell’Ill.[ust]re March.[es]e D.Pasquale Piatti de’ 12 corrente come dalla ricevuta N.6.
E questo è quanto devo in tal particolare riferire all’I.[llustrissimo] a chi fò div.a Riv.a dalla R.[egi]a Camera della Summaria. / Lì 13 Ott.[ob]re 1751= Il Raz.[iona]le Francesco Valente. Quale preinserita Relaz.[io]ne dall’Ill.[ust]re Marc.[es]e D.Carlo Ruoti Pres.te Conv. è statata rimessa à primo S.[ette]mbre 1751 all’Ill.[ust]re March.[es]e Ann.te fiscale Mauri, da chi è stata fatta la seguente istanza die 15 Feb.rij 1752= fiscus visa Relazione m.ci R.[eg]alij Com.[missa]rij remittit se solvis…
Certificandosi adunque dal pred.° li dicemo, che per esecuzione del preinserto decreto interposto per l’infratto Ill.[ust]re March.[es]e D.Saverio Garofalo Pres.te Comm. preced.te istanza fiscale, debbiate descrivere, e far descrivere la sudetta Terra del Tufo e due 3e parti del suo Casale di Torrejoni e loro giurisdiz.ione di 2e cause nel Cedolario corrente della Prov.a di Principato Ultra, e dovunque altro sarà necessario, in testa dell’Ill.[ust]re D.Pasquale Piatti colla medesima tassa che ne cedolarij stessi se ritrova giusta il contenuto nella preius.te Relazione Data Neap. ex R.a Cam.a Summaria die 18 Feb.[ra]rij 1752
D.Matheus de Ferrante M.C.L.=
D.Xaverius Garofalo=
Francesco Cesarano
Jo:Bruno= Et Sic pred.e D.Paschalis Piatti: / Prò / Terra Tufi et duabus Tertij partibus Casalis Torrejuni in….. 16.4.5. / Iurisd.[itio]ne 2da p’ete Terre, et dua tertia parti Casalis p’eti….2.4.12 e 1/6 / 19.3.17 e 1/6 [Il totale sarebbe 18.8.17 e 1/6!].
18. Cfr. Ricca E., Storia dei Feudi, cit., pag.470-594; cfr. V.Donnarumma, Torrioni-Avellino: Storia Antropologia Immagini Dialetto, (a cura di) ABEdizioni 1998. ASN, Catasti Onciari, Caserta e Casali. Cfr. Bascetta, Venticano e le Fiere, ABE 2001.
19. ASN, Cedolari, Torrioni, Bobina 37, Vol.68. E’ invece del 1754, seguendo la bobina Serie Cedolari, dei Volumi 68 (da ff.662), 69 e 70 (fino ff.532), la citazione su Pasquale Piatti / Pro / Terra Tufi et duabus partibus Casalis Torrejuni. Cfr. Bascetta A., 23.Torrioni, cit.
20. Ivi.
21.Fra’ Scipione Bella-Bona, Storia della Città di Avellino. v. Marino Caracciolo (1587-1630),Scritture diverse parte cavate dalli statuti novi fatti stampare dal Prencipe di Avellino, che dice in Trento 1624. per Gio: Prainer, & parte cavati dalli autentichi instromenti secondo li tempi, Gio: Prainer, Trento 1624. In: AA.VV., La Valle di Avellino, ABE Napoli 2025.
22. Erasmo Ricca, la Nobiltà, vol.IV, Tipografia De Pascale, Avellino 1869. «Un sunto del suo testamento, stipulato dal notaio Giovan Battista Pacifico di Napoli il 19 maggio del 1590, si trova nel Grande Archivio di Napoli, vol. 3 delle scritture dell’Ordine Gerosolimitano, Prove di nobiltà di D. Domenico Caracciolo dell’anno 1645, n.° 53, fol. 7 a tergo». V.Registro significatoriarum releviorum segnato col n.° 53, dall’anno 1631 al 1633, dal fol. 131 a tergo al fol. 140. Leggesi anche in questo documento che i feudi di Baragiano, Bella, Parete e Santa Sofia erano stati donati a Giuseppe Caracciolo, figliuolo secondogenito del Principe Camillo, comune genitore di esso Giuseppe e di Marino. Vedi l’albero genealogico de’ Caracciolo Avellino pubblicato nell’ istoria del feudo di Serino, pag. 434 di questo vol. IV.
23. Angelo Michele Jannacchini, Topografia storica dell’Irpinia, Volume 4, pag.54 e segg.
24. AA.VV., La Valle di Avellino, cit.
25.Fra’ Scipione Bella-Bona, Storia della Città di Avellino, cit.
26. Angelo Michele Jannacchini, cit.
27. Thomas Werner, De val van het Nieuwe Troje: het beleg van Oostende 1601-1604 [La caduta della Nuova Troia: L’assedio di Ostenda 1601-1604] Davidsfonds 2004. Cfr. Wikipedia.
28. Philippe Hrodej, L’amiral Du Casse: de la marchandise à la Toison d’Or, Annales de Bretagne et des pays de l’Ovest, 1997. Cfr. Wikipedia. Jean-Baptiste Maurizio, Il blason des armoiries de tous les chevaliers de l’ordre de la Toison d’Or depuis la premièrestitution jusques à present, La Haye; Bruxelles; Anversa: Jean Rammazeyn; Lucas de Potter, 1667, pag. 340.
29. Angelo Michele Jannacchini, cit.
30. Zazzera-Spadaro, Diari, ABE Napoli 2025.
31. Ivi.
32. Vera Chiarlone Poggio, Un’azienda signorile nella prima metà del Trecento: la gestione del Molare di Bricherasio (dai conti dei castellani dei principi di Savoia-Acaia), Studi di storia medioevale e di diplomatica. Nuova Serie, ISSN 2611-318X. Cfr. Wikipedia.
33. Zazzera-Spadaro, Diari, ABE Napoli 2025.
34. Angelo Michele Jannacchini, cit. Ne discute Capaccio, nel libro II cap. XXVIII della Storia Napoletana.
35. Ivi. Lo cita Cesare Campana nel Della Guerra di Fiandra.
36. Ivi. Ne discute in tal senso Francesco de Pietri nella sua Storia cronologica della famiglia Caracciolo.
37. Jannacchini, cit., pag.64 e segg.
38. Zazzera-Spadaro, Diari, ABE Napoli 2025.
39. Ivi.
40. Ivi.
41. MS Anonimo, in AA.VV. a cura di A.Bascetta, Colpo di stato a Palazzo Reale, ABE Napoli 2025.
42. Zazzera-Spadaro, Diari, ABE Napoli 2025.
43. Ivi.
44. Ivi.
45. Erasmo Ricca, La Nobiltà delle Due Sicilie, I parte,IV vol., cit. «E qui a noi piace dare a’ nostri lettori le seguenti notizie intorno a questi figliuoli. Costanza mori in età giovanile. Francesco fu Abate. Antonia professò i voti nel Monistero di Sant’ Andrea di Napoli, ove prese il nome di Suor Anna Maria. Porzia fu Monaca in Donnaregina di Napoli. Ciarletta, essendo Brigadiere dell’ esercito del Re Filippo V di Spagna, mori combattendo da prode in Catalogua. Scipione venne ricevuto Cavaliere di giustizia della Religione di Malta il 14 agosto del 1681, esercitò l’ufficio di Capitano di galea 51, e da ultimo divenne Commendatore di quell’ Ordine nobilissimo. Domenico trapassò in Barcellona da Mastro di Campo di fanteria dell’ armata di Carlo 11 di Spagna. Niccolò si fe’ Monaco Teatino col nome di Eustachio. Innico mori in tenera età. Ferdinando, dopo varii gradi percorsi nelle truppe di Spagna, venne nominato Brigadiere; ma poscia, lasciando il mestiere delle armi, vesti l’abito clericale. Girolamo fu Monaco Teatino. Giovanni, Tenente Generale dell’ esercito di Filippo V di Spagna, perdè la vita nella battaglia di Francavilla di Sicilia. Giovanna andò in isposa a Giovan Battista Spinelli, Duca di Seminara, della Piazza di Nilo. Costanza, diversa dall’altra sorella di simil nome, professò i voli nel Monistero di Donnaregina di Napoli. Giuseppe 2°, primogenito del mentovato Marino e d’Isabella Caracciolo, divenne Principe di Torella, attesa la morte di suo padre avvenuta il 26 maggio del 1696, e soddisfece alla Regia Corte il relevio su i feudi di Torella, Bella, Baraggiano, Santa Sofia, Platano, Galdano, Lavello e Rapolla col suo casale di Barriles. Egli impalmo Francesca Caracciolo figliuola di Francesco Marino, 4° Principe di Avellino, e di Geronima Pignatelli de’ Duchi di Monteleone, e con lei procreò Antonio Domizio, morto in tenera clà, Domenico, Niccola 1o, Giovanna, moglie del Duca di Gravina Filippo Bernualdo Orsini, Antonia, Monaca in Donnaregina, Marianna, Monaca in Sant’ Andrea di Napoli, ed Anna Maria, consorte del Principe di Montesia della casa Imperiale».
46. Ivi. Antonio, testè riferito, con decreto di preambolo della Gran Corte della Vicaria del 20 giugno 1712 fu dichiarato erede de’ beni feudali del padre, talchè a lui ricaddero il Principato di Torella ed il Ducato di Lavello. Sposò Marianna Serra de’ Dachi di Cassano, e da lei non ebbe prole alcuna. Trapassò il di 8 gennaio 1740 nella città di Madrid, ov’era Ambasciadore del Re di Napoli Carlo III, che avealo nominato Cavaliere dell’ Insigne Ordine di S.Gennaro. Laonde Domenico Caracciolo, germano del predetto Antonio, in forza di decreto di preambolo della Gran Corte della Vicaria del 26 settembre del medesimo anno eredito i feudi di Torella con il titolo di Principe, Lavello con il titolo di Duca, Bella con il titolo di Marchese, Rapolla con il casale di Barrile, Baraggiano, Platano, Caldano e Santa Sofia. Il mentovato Domenico mori celibe in Napoli il 2 febbraio del 1759 ed i suoi feudi e titoli ricaddero al nipole Giuseppe 3°, di cui or ora discorreremo, in virtù di un altro decreto di preambolo emanato dalla medesima Gran Corte della Vicaria a’ 26 di marzo del 1760.
47. Ivi. «Menzionato processo, ove sono i documenti intorno alla nobiltà generosa delle quattro famiglie Caracciolo Avellino, Acquaviva d’ Aragona de’ Duchi di Atri, di Capua de’ Principi di Roccaromana e Belprato de’ Conti di Anversa. Vedi altresi il ruolo de’ Cavalieri Gerosolimitani pubblicato dal Commendatore Fra Bartolommeo del Pozzo, in Torino 1714, a p. 230.
48. Ivi. «Queste notizie e le altre che riporteremo sono state per noi attinte dal vol. 94, che si serba nell’ archivio della Commissione de’ titoli di nobiltà, e ch’ è intitolato Platea delle famiglie estinte ed esistenti dell’ Eccellentissima Piazza Capuana. Anno 1774. V.Cedolario della provincia di Principato Ultra che incomincia dall’ anno 1696, fol. 116 a tergo; Cedolario della provincia di Basilicata che incomincia dall’anno 1732, nella relazione del Razionale, fol. 436 a tergo. lei, fol. 437 a tergo».
49. Raffaelle Maria Filamondo,Il Genio bellicoso di Napoli; memorie istoriche d’alcuni capitani, Volume 2, Tipografia di Domenico Antonio Parrino, Napoli 1697, pag.607 e segg., cap. Tommaso Cracciolo, Duca di Roccarainola, Napoli 30 maggio 1693.
50. Ibidem.
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