Editorial Review
Bibliografia
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*Marrocco, Annuario dell’Associazione Storica del Sannio Alifano (1966).
Quando la pregiatissima professoressa Iacobucci, per me amica Angela, con la gentilezza che è propria della sua indole, mi chiese se ero disponibile per un lavoro di prefazione al libro di storia di Guardia che stava completando, mi vidi dibattuto tra due pensieri: da una parte emergeva l’amor proprio, suscitato dal grande onore che mi veniva offerto su un piatto d’argento, dall’altra affiorava una non lieve esitazione, dovuta alla preoccupazione di non essere all’altezza dell’arduo compito; ma a rompere gli indugi e a dissipare ogni ombra di dubbio fu una immediata riflessione sui valori e sul significato dell’opera storica, riflessione che avevo letto in un libro di storia locale e che qui riporto nelle sue linee essenziali: “Chi si accinge a scrivere o a collaborare nella stesura di un’opera di storia locale lo fa non soltanto per adempiere a un impegno di studio e di ricerca, ma anche per soddisfare un bisogno interiore, un desiderio di intima benevolenza; il suo è soprattutto atto di amore e di gratitudine, è manifestazione di genuino e tenero attaccamento alla propria terra”. L’affiorare di questo ricordo mi faceva immediatamente capire che ero stato chiamato a dare una mano per una fatica colma di valori e di sentimenti, a cui non si poteva dire di no. E così, eccomi qua, mia cara Angela, a rivangare insieme a te il passato lontano e quello recente di un paese straordinario per la sua bellezza, ma soprattutto singolare per i suoi primati:
Ha visto la presenza dell’uomo già in epoca preistorica sia nella grotta di Pietra Sant’Angelo sia in Contrada Sant’Antuono sia in Località Tre Pietre; Ha subito l’invasione degli Osci, quei Sanniti già noti col nome di Sabini e che, guidati da Sabus, portarono per la prima volta la vite in Europa; Ha sperimentato, passata la baldanza suscitata dalle Forche Caudine, la sottomissione al duro e prepotente dominio di Roma; Ha visto arrampicarsi per la roccia del mastodontico Castello gli agguerriti barbari, affluiti nel Sud dopo la caduta dell’Impero Romano;
Ha raggiunto, con i Sanframondo prima e con i Carafa poi, alti livelli di benessere politico, civile ed economico, collaborando degnamente con le dominazioni dei Normanni, degli Angioini e degli Aragonesi. Da tempi remoti fa parlare di sé in ogni angolo del mondo per le particolari manifestazioni di Fede legate ai Riti Settennali dell’Assunta. È stato, in ogni momento della storia, punto di riferimento per gli abitanti di tutta la Valle Telesina, tanto da essere denominato sempre con l’espressione “La Wàrdja”, in cui quell’articolo “la” vuole semanticamente suggerire indiscutibile posizione di privilegio.
Insomma il nostro è un paese con caratteristiche fuori dal comune e con un passato del tutto particolare. La sua è una storia molto complessa, in cui gli eventi si accavallano spesso in maniera imprevedibile e contraddittoria; perciò, per essere convenientemente interpretati, hanno bisogno di un lavoro di analisi articolata e approfondita, di competenze concrete, che prevedono sviluppate capacità di lettura di documenti, attenzione particolare verso le procedure metodologiche, impegno continuo nel lavoro di comparazione tra i diversi elementi che riguardano il diritto, l’economia, la politica, la religione, la cultura popolare, la lingua. E tu, o Angela, in questo paziente lavoro di indagine e di orditura della tela, ti mostri veramente all’altezza della situazione: reggi e guidi il filo della narrazione con vera maestria, portandoci per mano verso la comprensione dei fatti e degli eventi e facendoci partecipi dei segreti che regolano il cambiamento e l’avvicendarsi delle diverse epoche storiche. In questa analisi così complessa e così piena di sacrifici, grazie a quei sentimenti di amore e di gratitudine a cui ho fatto cenno sopra, ma senza dubbio perché sorretta dall’acribia di studiosa e di ricercatrice, padroneggi la materia e ti senti a tuo agio. Con autorevolezza amalgami il rapporto tra storia generale e storia locale, ben consapevole che tra le due esiste una distinzione solo relativamente ai contenuti, avvalendosi entrambe degli stessi strumenti di ricerca e delle stesse metodologie. Immersa nel tuo racconto e trascinandoci col tuo stile semplice e accattivante:
Ci conduci magicamente in ambienti remoti, là dove sono le radici del nostro essere;
Ci aiuti e ci sproni a conoscere la nostra identità individuale e collettiva;
Ci spingi a diventare consapevoli della diversità dei popoli, diversità pur sempre necessaria, perché senza di essa non possono nascere né il confronto né il dialogo;
Ci aiuti a comprendere che le diverse epoche sono sempre frutto di incontri e di scontri di popoli e civiltà diversi;
Ci abitui al dialogo, alla tolleranza dello straniero, alla collaborazione con le culture degli altri;
Ci educhi a non chiuderci in noi stessi, a saperci confrontare con responsabilità e spirito democratico, a comprendere ed accettare quello che viene da lontano. È questa la somma degli insegnamenti che ci viene offerta dalla Iacobucci “antica maestra”; si compendia in questo la “Scoperta del Borgo Medievale della Terra di Guardia Sanframondi”. E quanto piacevole e affascinante è la narrazione! Il lettore, come in un film, si vede scorrere davanti un passato in cui spesso assumono funzioni di protagonismo bolle pontificie, documenti pubblici e privati, antichi diplomi, controversie fra sovrani o altre autorità politiche, echi di battaglie sanguinose; poi improvvisamente e, fortunatamente, a questi eventi così formali e poco gradevoli si mescolano, amalgamandosi con essi, echi di cultura e di vita popolare; sicché se da un lato ci si presenta un mondo fatto di prepotenza e di protervia, dall’altro si è confortati da una realtà in cui sono artefici e protagonisti ambienti familiari teneri, premurosi, operosi e sereni, che ben compensano il sacrificio, la fatica, il sudore del lavoro quotidiano. Ciò può avvenire, perché tra le linee della narrazione brilla e impera, con tutto il suo vigore, la prestanza e la vivacità della storia locale. Essa, più di quella generale, riesce a convincerci che la storia non è un’arida elencazione di battaglie, di scontri politici, di incontri diplomatici, ma è racconto, analisi e discussione di problemi della vita di ogni giorno, di eventi, che hanno sì il sentore di essere di oggi, ma traggono la loro origine e la loro causa in un passato, a volte molto lontano. È per questo che la storia locale parla un linguaggio più vivo e più attraente. Spesso, intrecciandosi con fatti di carattere generale, rende più interessante la stessa “Storia”, quella che una volta si scriveva con la “S” maiuscola. Con le sue argomentazioni semplici e comprensibili alletta il lettore e lo spinge a ragionare sui fatti e sulle loro cause. Per questo motivo, da alcuni anni a questa parte, a scuola noi insegnanti, nell’organizzare i nostri piani di lavoro, siamo soliti partire sempre dall’analisi del mondo circostante; per questo motivo, il bravo professore di Storia, nel presentare i grandi eventi del passato, si serve anche di testi di storia locale, operando continuamente con lavori di comparazione sulle tradizioni, sulle manifestazioni di fede religiosa, sulle credenze, sugli usi, sui costumi. E quale opera, più di questa che stiamo presentando, ha tutte le carte in regola per entrare nelle scuole e collaborare a testa alta con lo studio della Storia generale? È questo uno dei tanti messaggi importanti che dobbiamo cogliere nel nostro libro; e lo dobbiamo fare non soltanto noi semplici lettori, ma anche e soprattutto coloro i quali operano nel campo della formazione, affinché ben presto il nostro manuale finisca, come corredo scolastico, tra le mani degli studenti della nostra provincia. Con questo augurio mi congedo da voi, cari lettori, non senza però avere prima riverito la nostra autrice con una mia poesiola, molto semplice nel contenuto, ma sicuramente genuina e sentita, perché nata dal cuore di un Guardiese, che, come Angela, ama tanto la nostra terra.
Ad Angela
(Ringraziandola per la sua fatica donata ai Guardiesi)
Vìšp’e kuntjéntǝ, kòm’a ‘n’aucǝllùccǝ,
Vispo e contento, come un uccellino,
i v’apprǝséntǝ Angjolìna Jakobbùccǝ.
io vi presento Angela Iacobucci.
Lǝ kàrtǝ dìqwǝnǝ ka è Bbǝnǝvǝntàna,
I documenti dicono che è Beneventana,
ma v’assǝkùrǝ: è Wardjòla sàna sàna!
ma vi assicuro: è interamente Guardiese!
Fìglja ‘nkapòtǝka dǝ la Wàrdja Bbélla,
Figlia testarda di Guardia La Bella,
qwàndǝ cǝ vò, sàpǝ fa’ la kapǝzzélla
quando è necessario, sa fare la cocciuta
e, kòm’a ògnǝ màmma wardjòla,
e, come ogni mamma guardiese,
dǝ frònt’a lǝ fatìkǝ zòmpa e vòla.
alla presenza della fatica salta e vola.
Pǝ’ ‘na vìta ku passjòn’e tànt’amòrǝ
per una vita con passione e tanto amore
è ffàttǝ škòla a lǝ Superjòrǝ;
ha insegnato alle Superiori;
è škrìttǝ lèbbra addavèr’assàjǝ bbéllǝ,
ha scritto libri davvero assai belli,
cǝrkénn’e fa’ valè lǝ fǝmmǝnéllǝ.
cercando di far valere (i diritti de’) le donne.
E mo’, pǝ’ fa’ kuntént’a tànta ggéntǝ,
E ora, per far contenta tanta gente,
a la Wàrdja vòlǝ fa’ ‘nǝ kumplǝméntǝ:
a Guardia vuole fare un regalo:
Ku ssakkrǝfìcj’è škrìttǝ ‘štǝ lǝbbrònǝ,
Con sacrifici ha scritto questo librone,
addò arrakònta Štòrj’e Tradizjònǝ.
Dove racconta Storia e Tradizione.
‘Šta Kuccǝlòna nùja rǝnghrazjàmǝ
Questa “Cuccilona” noi ringraziamo
ku tànt’aùrǝjǝ e ku rǝ kòrǝ ‘mmànǝ:
con tanti auguri e col cuore in mano:
Pòzza ‘štǝ lìbbr’avè’ tànta fǝrtùra
Possa questo libro avere tanta fortuna
e pǝ’ lǝ škòlǝ fa’ bbélla fǝghùra!
e per le scuole far bella figura!
Con affetto e ringraziamenti
Silvio Falato
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