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L’abbazia di S.Maria di Venticano era sul Calore
Qualche mese prima, al foglio 25v del medesimo rogito, il 4/12/1591, Mastro Tiberio de Parisi tratta la Domus col suo orto sita presso la Strada Regiam (quella vecchia per intenderci, sulle sponde del Calore, verso Apice), propre ubi dicitur Santa Maria de Venticano, quella del Rettore Domini Abbate Jacobus de Leo de Castro Altavilla, che era il venerabile abate della Ecclesia Santa Maria Venticani de Petre Fusis, in territorio di Pietradefusi.
Questa sottigliezza dimostra che l’antica abbazia di Venticano fosse in origine sul Calore, ejusdem Stradam Regiam justa bena dicti venerabile Ecclesia. Al foglio 86, il 22 settembre 1592, compare anche Lo Jardino seu Casa Stoppara della Terra di Pietradefusi, sempre presso S.Maria di Venticano e la via pubblica, adiacente anche i beni della venerabile Cappelle corporis JXisti, cioè la Cappella del SS.Corpo di Cristo.
Un testamento del 6 ottobre 1594 è pro Cappella intra Petram propriamente nel luogo ubi dicitur La Cappella. Si parla della Chiesa di S.Maria del Grano con la venerabile Cappella di S.Maria dell’Arco ivi costruita, unitamente ad una Cappella del Rosario nella Chiesa di S.Maria del Piano. Però, una medesima Cappella del SS.Rosario e quella del SS.Corpo di Cristo appaiono anche costruite dentro la venerabile Ecclesia Maggiore dell’Annunziata de ditta Pietra.94
In Petra Fusorum, il 10 settembre 1595, c’è il luogo propre ubi dicitur ad Venticanum dove si incontrano il domino Donato Cardillo, Andrea de Ijeso e Stefano de Ijeso e il magnifico Ascano Cutillo per una vendita alla venerabile chiesa di S.Giovanni de Balneo di Montefusco.95
In Petra Fusorum nel luogo di Li Baneo di Vinticano presso la via Pubblica e il Calore Vallone, c’era la Chiesa di S.Maria Montis Virgine citandosi Lesbia de Carro per il Campo de Spirito seu li Grancitielli. L’atto è del 16 ottobre 1694 datato nella casa del notaio in Montefusco, ma la chiesa pare essere sempre quella precedente fra Calore e via pubblica.96
Poco più di 50 anni dopo del toponimo di S.Maria di Montevergine non v’è traccia, ma ricompare S.Maria in Venticano fra i beni verginiani commissariati dalla commenda dell’Ave Grazia Plena della Casa feudale dell’Annunziata di Napoli. Eppure era lì almeno dal 1572, come risulta dalla campana fusa dall’abate Leo. A compendio della presenza di una sola chiesa rimasta in piedi in Venticano, ricordo infatti un altro atto del 1758, in Dei nomine amen, che fu redatto in die decima secunda mes Ianuariij seste indij vero millesimi septi centesimi quinquagesimi ottavi in Terra Petre Fusis Feudi AGP et prope in loco ubi dicit Venticano. A richiesta fatta in nome e per parte dei Magnifici Ciro Frisella e Silvio Musetta, amministratori dell’Università di Terra della Pietra de’ Fusi, feudo AGP, il notaio della Terra di Torrioni, Donato Leo, il notare Luca Luciano e notare Saverio Luciano ambedue della Terra d’Altavilla tutti, e tre della provincia di Principato Ultra, si portarono nella Terra della Pietra de Fusi e di là nel luogo denominato Venticano. Come scrive Leo ciò avvenne per visionare la campana: essendo saliti su del Campanile dell’unica chiesa ivi sita d’ispezione dell’unica campana ivi sostenuta, e pendente da tre legni, insieme col regio agrimensore notare Nicola Nisco di Santa Agnese, abbiamo con propri occhi veduto nella parte superiore un segno di croce + rilevante sul piano del metallo con verso di lettere ugualmente rilevante con queste parole. Ed infatti cita la scritta che lesse: Santa Maria De Venticano Abbate Iacobo De Leo ed un altro verso inferiore dettante Anno Domini mcccccxxxxxxxii (1572) ed in mezzo d’essa un’immagine di rilievo della Vergine Nostra Signora col Bambino in braccia il quale tiene in una mano un giglio; ed avendo misurata l’altezza di detta campana l’abbiamo ritrovata di palmi uno ed un terzo, e la rotondità del labro, ò bocca della medesima di palmi tre ed un quarto, ed in testimonio del vero.97
Ma la S.Maria di Montevergine con la campana non andrebbe confusa con l’antica Abbazia sul Calore, al confine con Apice, da cui unì il titolo probabilmente dopo la distruzione per il terremoto del 1688, al quale seguì quello del 1694 (come ricorda Napolillo che cita una Relazione anonima, consultata da Salvatore Pescatori e conservata nella Biblioteca Provinciale di Avellino) che procurò alla Terra detta Pietra delli Fusi la morte di circa cento persone.98
Fu questo forse il motivo che fece nascere famiglie di eccelsi muratori, come Guglielmo Consolazio e Carmine Ungaro della Terra di Pietradefusi feudo AGP, ai quali si rivolse il Duca di Monestarace Domenico Perrelli, barone di Chianche, quando nel 1780, volendo ripristinare i molini ubicati sul fiume Sabato, decideva di ricostruire la parata di fabbrica, cioè la palata, ordinando ai due capimastri fabbricatori di utilizzare 3 o 4 calcare di calcite…
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