Scartoffie Beneventane 1 . Il Rinascimento negli atti notarili e nella conquista aragonese del 1440

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Parmigiano alla Regina e razzie sul Calore

Ma il 18 i francesi, sloggiati da Apice dagli uomini del Re, si arrestarono nella vicina S.Giorgio, ma del Marchese nessuna traccia e il provveditore veneto pensava di inviare in dono alla vecchia Regina una peza di parmesano, 20 para di botarche, e un gran bacil colmo de uva passa.
Così: — El re non partì de Benivento, perché li nimici non sono mossi di San Zorzi ivi vicino [S.Giorgio]. El signor Marchexe molto [ri]tarda, et questi se uniscono per esser potenti a l’effecto di la doana. Dubito la dimora dil marchexe sarà causa quella se habbi a squarzare. El proveditor ha habuto lettere di la majestà dil re, tutte benigne et dolce, et è in gran reputatione apresso tutti.
Mandò l’altro dì a la majestà di la regina una peza di parmesano de 100 libre, 20 para di botarche, e un gran bacil colmo de uva passa. Soa majestà hebbe il dono molto caro. Apresentò anche al Conte de Trivento et al Locotenente di la sumaria, con cosse simile ma inferior.
Ciò significa che il 19 marzo il Re non era affatto partito da Benivento, né li nimici mossi. Pur voleno seguir el camin di Puja per unirsi con el signor Virginio per la Doana di le pecore. Anzi, sostando nella metropoli papalina, fece abbassare le bandiere angioine: ha fato levar a Benivento l’arme a tutti li anzuini, et alcuni pochi sachizati, et li ragonesi, che erano fuori, fatti tutti intrare.
Intanto in Calabria, a suo nome, Messier Consalvo Ferrante capitano yspano atende a venir avanti continue dove si apresenta li inimici, in quelle bande ha poche forze.13

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L’eccidio di Vallata salva Baronia e Ariano

L’assalto di Ariano fu quindi scongiurato da una sempre possibile alleanza per corruzione. In attesa di trattare con quella città si decise quindi di assaltare Vallata e dare l’esempio agli altri luoghi della Baronia in modo da poterli poi avere dalla propria parte senza per nulla combattere, Ariano compresa.
Così il 7 maggio 1496: — Per lettere di la excelencia dil signor Marchexe capitano, di heri, si ha esser andato con le zente ad uno loco nominato Vallata, qual pigliorono per forza, tagliando a pezi ogniuno, non guardando né a sexo né a età.
Fo tutto messo a sacho, e fo necessario far cussì per rispetto di altri lochi. Ben è vero fu ferito 4 de li soi valenti homeni, videlicet el Grasso capitano di la fantaria, Alexio capitano de li balestrieri, Alvise di Albori, e uno missier Jacomo Soardino.
Però non è tropo ferite da conto, excepto el povero Alvixe di Albori, qual è stà ferito in una cossa da una partesana.36
I Veneziani giudicavano la difesa degli vallatesi essere stata gagliarda, ma pagata ad un prezzo altissimo, come scrive il Marchese dal campo di Vallata. La lettera, ricevuta da Bernardo Contarino a Lucera, viene rigirata.
Così Contarino: – Ozi, a mezo zorno, fo havuto lettere da lo illustrissimo signor marchexe, de campo suo apresso Valata, per le qual dichiara che, havendo li homeni del dicto castello voluto defenderse gagliardamente, per le qual defese fu ferito el capitano Grasso di uno passador, per forza quello tolse et halo sacomanato, et facto tagliar a pezi ogniuno.

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Editorial Review

Carlo VIII di Francia nel regno e spunta a Morroni

Il Principe ammiraglio Antonello Sanseverino non fu ucciso, ma il resto dei congiurati che avevano offeso la corona aragonese fecero una brutta fine.
Il 25 dicembre 1491, Notar Giacomo, diceva: quella nocte li baruni del regno quali stavano carcerati in lo castello novo erano stati amazarati in mari. E, a suo
A dire di Notargiacomo solo allora morì anche, padre della prossima Regina Isabella, insieme agli altri grandi ribelli.
Il 25 dicembre 1491 si sparse la voce che i signori fatti prigionieri dal Re, a cominciare da Pirro del Balzo e dall’ammiraglio Antonello Sanseverino, sarebbero stati giustiziati in quello che era anche l’ultimo giorno dell’anno.
— Se diceva che quella nocte li baruni del regno quali stavano carcerati in lo castello novo erano stati amazarati in mari. Quattro furono i nomi che circolarono, delli quali baruni rebelli foro quisti videlicet:
— Pirrhus de Baucio princeps Altemure. magnus comestabulus;
— Antonello S.S[everino] p[rincipe di] Salerno ammiraglio;
— Geronimo S.S[everino] principe Bisignano magno camerario;
— Giovanni Caracciolo duca di Melfi.6
Calmatasi la vendetta con la discesa di Carlo VII e la fuga di Re Ferdinando II col solenne ingresso di Carlo in Napoli, gli spedirono “i nobili messer Christofano Pesce, messer Pietro Bartholatio, e messer Joan Laurenzo cittadini Beneventani oratori alla Maestà del christianissimo Signore Re di Francia...il quale subito promise di mantenerla fedele all’ubbidienza della chiesa con diploma da castello Capuana il 4 marzo 1495 confermando vecchi privilegi. Che paichquero a papa Alessandro VI mentre il re partiva e lasciava Monpensieri a Vicerè di Napoli, ma il cambiamento di governo non corrispose alle aspettative dei napoletani che richiamarono re Ferdinando da Ischia dove si era ritirato, mentre mandava nuovo governatore beneventano Alberto Magalotti di orvieto”.