Scartoffie Beneventane 2. I 20 anni di Benevento nel Regno fino al 1482 e l’invasione veneziana di Principato e Capitanata

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Battaglia decisiva a Morcone e Buonalbergo (1496)

La mattina dopo fu il caos, col paese posto al sacco, senza pietà per le donne e per i bambini di Fragneto.
Così: — La matina, che fue ozi, si messe a sacho zeneralmente, facendo gran crudelità in tuor femine e puti, e quelli venduti uno con l’altro. E poi fo cridato arme, arme, perché se haveva havuto nova li nimici erano montati a cavalo et veniva a la volta nostra. Non podendo trar le zente de la Terra, fu deliberato metter focho in ditta Terra, e subito posto focho intorno le caxe, non obstante el foco, li indiavolati homini salivano in le case e pur recuperaveno le robe. Frequentando el cridar de arme, arme, a colpi di stochadi chazamo li homeni a le lhoro poste; le zente d’arme tutte se pose in arme, e fato tre beletissimi squadroni, el primo le zente de questa regia majestà, el secundo del signor marchexe con tute le zente marchesche, el terzo erano li colonesi, fato etiam uno squadron de cavali lezieri fora de li repari da la banda senestra, insieme con li balestrieri a cavalo et io con li stratioti inanzi a tutti, li alemani dentro de li repari con le artigliarie denanzi lhoro, li diti alemani a banda destra e le fantarie e provisionati a banda senestra, che invero era beletissima cossa da veder, con hordine bellissimo.64
Ma il peggio arrivò subito dopo, sempre fra Fragneto e Morcone, quando comparvero prima 200, poi 400 uomini, le truppe di Prospero Colonna e quelle del Principe di Salerno, gli aiuti aragonesi da Ponte Randolfo.
Così: — Scoperti li nimici sopra uno monte, venendo per costa di suo monte, aproximati a 2 mia apresso nui, se afirmono le arteliarie lhoro, chalono perfino a uno quinto de mio distante da le sue zente dinanzi a le artiliarie. Erano tutti li cavali lizieri e balestrieri a cavalo, arzieri a cavalo, schiopetieri; segondo mi erano 400 vel zircha.
Io con li stratioti me fizi inanzi, e per spacio di una grossa hora scharamuzassemo, peroché io non lassavo le zente mie andar fora de li termeni, perché eramo desavantazati.
Visto tal disavantazo, mandai a rechieder 200 balestrieri per spale di stratioti. Avanti veniseno, li nimici se tirono adrieto; poi zonse el signor Prospero Colona con tutti li balestrieri a cavalo e li cavali lezieri, et io, alquanto sdegnato per non mi haver mandato li balestrieri, non vulsi cavalchar con el signor Prospero, ma me afirmai per veder la festa et zercha cavali 25. Tutti li altri andorono de mio comandamento e, zonti che forono sopra el monte, comenzono apizar la scharamuza. Li nimici comenzò a salutarli con le artelarie; li nostri se meseno in fuga ritornando abasso. Io che non poteva sofrir, speronando el mio cavalo, facendo far testa, fezi afermar li ballestrieri e stratioti, et insieme con lhoro voltai la ponta contro li nimici infugando li primi persino a li pedoni, con morte di cinque francesi.65
Quel 2 giugno fu da vera guerra civile alle porte di Morcone. Fortunosamente vi morirono solo pochi cavalli e qualche stradiota delle truppe veneziane, mentre il Principe di Salerno fue ferito et preso vivo.
Così Contarini: — Uno de li nostri stratioti, valentissimo, sbassò la sua lanza e dete in mezo di le zente d’arme, et per sua sorte investite el principe di Salerno, per quello dicono tutti, per la insegna che era uno paro di corne negre grande, e zonsel scharso, e la fuga dil cavallo lo messe fra le squadre de li inimici, et quello fue ferito et preso vivo.
Fue morto uno cavalo di schiopeto, e feriti 2 cavali e 2 stratioti. Parendo a li nimici li lhoro cavalli esser strachi, penseno li cavali inanzi e feze retirare li sguizari con le artelarie. Visto io che non poteva havere honore alcuno per esser 200 schiopetieri oltra le artigliarie, i seguitava a piano a piano perfino che i passono Ponte Rendolfo nostro castello, e challati al suo lozamento usito di Marchone, con poco suo honore, havendoli nui fati levar de lo asedio de Zerzeli, et venuti per dar socorso a Frangietto quello hano visto preso et afogato, retornati mezi desparati, per alcuni fanti a piedi che sono fuziti solli, dicono che ogni zorno vano sminuando sì di fanterie come de zente d’arme e balestrieri a cavalo, per la mala compagnia hanno da’ franzosi.
Spiero nel Signor Dio, venuto le zente dil ducha de Chandia, senza altro rispeto li andaremo a trovar dove i sarano, con indubitata victoria, siché stative de bona voglia. A Frangeto, soto el pavion, a ore 3 di note, et molto stracho per esser stato tutto ozi a cavalo. Non altro. A dì 2 zugno 1496. B. C. Fu quella la data esatta.66

Nell’estate del 1496, in nome di Re Ferrante II d’Aragona, scese in campo ancora una volta l’ambasciatore veneziano, il cavalier Paolo Capelo, in corrispondenza diretta dal fronte, come dalle tante lettere rinvenute, a cominciare da quella ricevuta il 19 giugno 1496, scritta vicino Apice l’11 giugno, apresso Padulo in campo.
Così Capelo: — Ozi, per il tempo, non siamo partiti per andar verso li nimici, li quali si atrovano in una valle al suo alozamento di Montecalvo in gran forteza. Et per 2 ballestrieri dil signor Virginio Orsini fuziti ozi, de qui se intese il principe di Salerno et il principe di Bisignano e il conte di Conza non erano ancor partiti di campo, ma subito se dovevano partir.67

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L’ultimatum del Marchese ad Ariano

Intanto i tedeschi non volevano uscire dalla Terra di Cojonise se prima non fossero stati pagati, mentre Monpensier, cominciò a bombardare i merli del castello, stazionando nella vicina Rocca dove furono uccidi 10 uomini e 8 militari francesi o viceversa.42
I proventi della Dogana delle pecore erano ormai più di la mità, in poter dil re, de la qual ne receve utilità; il resto rimasto a li nimici e nulla utilità hanno. El signor di Pexaro, a dì 4 era a Fondi. Si crede sia a Benivento, mentre Prospero Colonna è andato ozi con alcune zente ad uno loco lontano de qua milia 6, quello ha facto redur a la devotion di re, et sono stà tagliati 18 a pezi, fra li qual ne erano da 8 in 10 francesi che stavano a guardia de dicto loco nominato la Rocha.43
E così, mentre a la Rocha, fu ferito uno Don Hugo spagnuol si fa parente dil re di Spagna da uno pasador ne le coste, e tutti si doleva per esser persona zentilissima, il Marchese decise di portarsi a Vallata, ingiungendo anche l’ultimatum ad Ariano.
Così nei Diarii: — Ozi, ch’è il zorno di la Sensa, siamo stà in consulto con la majestà dil re et provedador di stratioti, e concluso unitamente. Il marchexe è a Vallata. Aspeta bon tempo per venir verso queste bande. Uno castello mandò li sinizi qui et si dette al Re.
El marchexe mandò uno trombeta a Ariano perché si rendino, ma quella cità è assà ben disposta. Hano retenuto il trombeta con bone parole, e mandato a dir a li nimici, si presto non li soccore, converà acordarsi con il re. Ma sguizari inimizi non si voleno levar di Cojonise.
È dito che dieno haver assai. Tutti di qui si provede di pavioni e trabache per ussir in campagna.
Stratioti voleno, passato 8 mexi, ritornar a caxa. Il proveditore è martire con lhoro. I nimici, di la doana, tra manzata e disipata non se hano prevaluto di uno ducato. Aquilani e altri dicono è mazor il danno hanno auto, cha quello i haveano posudo pagar.44
Intanto, senza paga, cominciava, come scriveva il capitano, la disobedientia degli stratioti li quali ancora non erano zonti.45
Il 28 maggio i Francesi erano a Pietracatella, spaventando a morte i paesi vicini, specie S.Bartolomeo in Galdo, dove corsero Prospero Colonna e i veneziani. L’ordine del Re di recarsi a San Bartolomeo del Bosco lo ebbe anche Contarini, per fortuna dopo aver pagato quasi tutti gli stratioti.46

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Editorial Review

Scaramucce fra Francesi e Spagnoli nella Valle Beneventana

 

A questo punto che fare? A Re Ferdinando II d’Aragona non restava che allearsi col nemico Re di Francia per terminare quella inutile la guerra, anzi stipulando subito un trattato col loro viceré Giliberto di Monpensiero, direttamente ad Atella, dandogli 30 giorni per far giungere soccorsi, altrimenti l’intero Regno sarebbe tornato agli Aragonesi. All’ex nemico restavano Gajeta, Venosa et Taranto et le terre tene lo ducha de Monte de monte, con quelo che tene ancho monsignor di Obegnì, a le qual lo preffato monsignor de Monpensiero. E’ il Capitula inita inter serenissimum regem Ferdinandum Siciliae regem et illustrissimum dominum Gilibertum comitem Monpenserii vicarium regis Franciae, apud Atellas, quello di sabato 23 luglio 1496. Né il Re mancò di prevedere che, “casu che, facta la diligentia, non obedissero, sia licito al signor re don Ferando guerezarli come non compresi in dicto apontamento; et aciò che la majestà del signor re possa mandar a conquistar monsignor de Obegnì e le terre che tiene parte de questo exercito, è convenuto che, ad omni rechiesta del signor re, habiano ad cazare de l’Atella 80 homeni d’arme et 200 alamani et mandarli ad Ariano et a Montecalvo”.79
E così, mentre “la rezina vechia et la moglie del presente Re erano partite da Napoli e andate a Castelamar per veder questo triumpho de’ francesi, che tanto erano prima gagliardi, et hora, voltante fortuna, venuti sì mansueti che di lhoro si facevano quello il re volleva”, i signori ribelli vennero ad uno ad uno a prestare omaggio al sovrano: “ancora si vene a inchinarsi al re molti baroni, tra i qual el conte di Venosa et altri, i qualli il re li receveteno come cari, perdonandoli ogni offesa”.80

Ormai il peggio sembrava passato. 120 castelli li aveva recuperati il capitano Carafa, l’8 s’erano imbarcati i soldati francesi, e tutte le Terre del Principe di Altamura si erano arrese, comprese Apice ed Ariano.
Così la lettera: — Don Joanne Caraffa capitano regio, zoè di Ferandino, et per la fortuna scorsero attonito, el qual desiderava di transferirse presto a Napoli. Et il re Ferando scrisse al suo ambasador in questa terra, come havia recuperato più di 120 castelli in Calabria, in tempo che ditto capitano zeneral nostro ivi era stato con l’armata. Et a dì 18, ne vene un’altra lettera di ditto capitano, data a dì 8 apresso l’isola di Dino, come havia abuto lettere da la majestà dil re che i nimici erano per imbarcarsi subito, et che le terre e luogi e paesi dil principe di Altamura se erano rendute a sua majestà, e che Taranto stava per far il simile; e tutto el contado de Molise, e lo conte de Conzà e molte terre in la Basilicata, Ariano, Apice et altri lochi si erano reduti a la fideltà sua, per modo che ’l regno era quasi redintegrato; che ’l campo era diviso, zoè mandato in diversi luogi per recuperation dil resto; don Consalvo Fernandes veniva in Calabria capitano yspano con uno campo di 4000 persone, et in 2 galie nostre li sariano mandati 500 alemani, et che pareva a sua maestà che esso capitano nostro se dovesse transferir verso Napoli. Et cussì scrisse a domino Joanne Caraffa dovesse questo dirli, et che lui havia resposo esser sempre preparato a dir e far quanto sua regia majestà li comandava, e che havia mandato per li homeni di l’armata mandati a presidio di alcune terre, et che il zorno seguente si leveriano per Napoli.81