Regina GIOVANNA II D’ANGIO’ Jeanne Anjou di Napoli (La signora di Rama, Napoli e Sicilia – 2 PARTE) EAN 9788872971710 (Ed lancio sconto 30%)

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Note Bibliografiche

Note Bibliografiche

1. Angelo di Costanzo, Istoria del Regno di Napoli, Libro XIII, Nella Stamperia di Giovanni Gravier, Napoli 1769, pag.371.
2. Domenico Crivelli, Della prima e della seconda Giovanna regine di Napoli, Padova 1832. Cap: Giovanna seconda regina di Napoli. Anni da Gesù Cristo 1382-1442.
3. Giovanni Sabadino degli Arienti, Gynevera de le clare donne, Cap.29, De Elysa Sforza de San Severino. V.: http://it.wikisource.org/wiki. Così il degli Arienti: L’alto et fortunato Sforza de li Atendoli da Cotignola, oppido de Flaminia, infra li altri valorosi figliuoli hebbe una figliuola nominata Elysa, la quale, pervenuta de aetate de anni quindeci, cum alcuni mesi, al signore Leonello, de la illustre styrpe Sanseverina, in lo regno parthenopeo, matrimonialmente congiunse. Questa Elysa fu de mediocre grandeza et assai formosa; fu dotata di egregii costumi; fu de ingegno et lingua presta. Hebbe prestante animo, quale a le volte fu assalito da subìta colera per qualche offensione, ma presto quello temperava cum dolceza, in pacientia et tranquilitate. Lei divenne vedoa, havendo compito anni xvii de sua aetate; che solamente quindeci mesi era stata col marito; de la cui morte, per troppo memore, essendo gravida, quasi non perse ogni vital spirito, de subita morte, per il grande amore li portava; non altrimenti facesse Julia, che essendoli presentata dal servo la insanguinata vestimenta del caro marito Pompeio, per il scaturiente sangue de la occisa vitima credette fusse stato ociso; di che morta cadde subitamente, per l’infinito amore li portava.
Hebbe Elysa del caro marito uno unico figliuolo, al quale fu imposto nome Roberto, per la dolce memoria de Roberto re de Sicilia et de Hierusalem, che a quilli tempi, se a li codici de digni scriptori se può dar fede, fu re di re. Costei mai ad altri maritare se volse; sempre observò pudica gloria de perpetua viduitate. Mai volse abandonare l’unico et caro figliuolo, fin che possette portar l’arme, et cum el proprio suo lacte nutricolo. Quantunque havesse presso se costumate nutrice, non sdegnò lei essere propria nutrice del figliuolo, per tema non fusse d’alcuno corotto sangue inquinata la generosa infantia, de mali costumi et natura. Sempre orava Dio, li concedesse gratia el potesse alevare, et che de lui ne havesse consolatione et gloria, donandoli spesso a laude de Dio la sua benedictione; perché la spessa benedictione de’ parenti in li figliuoli è de tanto splendore de divina gratia, che in terra et in cielo diventano beati; come per contrario, se la pietà de Dio non soccorre, la maledictione li fa in questa et ne l’altra vita miseri et prophanati et de ogni gratia privi. Oh felice pensiero et veramente degno et beato, del casto pecto de costei, in nutrire el figliuolo! Perché esso de corporea belleza, de magnanimità, de liberalità, de clementia, de affabilità, de costumi clari et de strenuità fu unico ornamento, et gloria del nome latino, et in l’arte militare spechio de vera fede, la quale per stato, né per thesauro, né per fortuna, né per altra cosa mai volse violare: per il che divenne, cum sapiente consiglio de tutta Italia, imperatore de armati, cum stipendio de cento et vintemilia ducati l’ anno, titolo che mai homo consequite al mondo.
De tanto figliuolo questa Elysa, presso la gloria del suo sphorcesco sangue, non ha dato a sè istessa manco splendore et illustratione, che facesse la regina di Macedoni Olympia, moglie de Phylippo illustre per singular tituli, del sangue de li Acedoli, nobilissimi de tutta Grecia, per l’habiuto figliuolo Alexandro. Elysa duncha, de tanto felicissimo figliuolo illustrata, vixe come magnifica vedoa piena de honestate. Fu sempre benigna et humana verso ciascuno; non fu ambitiosa né superba, per essere matre de tanto figliuolo, altissimo capitaneo, et consorte de capitaneo, Leonello Sanseverino, et sorella de dui capitanei, fulghuri de Marte, Alexandro et Francesco Sforza, che fu de Lombardia glorioso principe.
Oh quanto haverebbe havuto felice fine et benigna fama Atalia de Acab re de Israel, moglie de Ioraam figlio de Iosaffath re de Hierusalem, se fusse stata humana et senza elatione de parenti, come Elysa Sphorza! Perché tanto se accese ne l’ambitione et superbia, ne la cupidità del regnare, per essere figliuola de re, sorella di re, et moglie di re, che descaciato da sè ogni paura et feminile pietate, fece occidere tutti li congiunti de li proprii figliuoli, excepto Ioas, picolo fanciulo, figliuolo del suo figliuolo re Ozia, che fu per la sorella Iosabe, figliuola della crudelissima Atalia, secretamente salvato et nutrito. Et ancora cum ferro et cum altra generatione de morte fece occidere tutti li mascoli picoli et grandi de la generatione de David. Dapoi, come la divina justitia non perdona al perseverante male, che doppo Atalia hebbe septe anni regnata, per mandato de Iorodam, summo pontefice, alevato che hebbe Ioas nepote de lei et chiamatolo re, quale credea come gli altri fusse morto, fu la superba Atalia a furore de populo levata de la reale sedia, et messa ne le mane di scelerati et ribaldi, li quali senza pietate la strasinarono fin a la porta de Mulli, dove come rape fu minuciata, et bevuto il sangue da li cani. Così la misera , senza cognoscere lei essere mortale et futuro cibo de vermi, se ne andò a le tartaree force a patire etterno supplicio de la sua superbia et ambitione.
Elysa Sforza duncha, priva de tanto pessimo peccato, vixe catholicamente, cum deiunii, elemosine et oratione. Per la virtù di una sua continua oratione a la gloriosa Vergene regina del cielo, seppe, il tempo de trenta giorni avanti, la sua fine, per la qual cosa se partì da Pavia per andare ad fare reverentia a Loreto al templo de la gloriosa Vergene, et venne ad Bologna, dove era l’unico figliuolo, quale desiderava vedere prima che morisse, come questa gratia havea sempre dimandata a Dio. Giunta che fu a Bologna et stata alcuni giorni et visitata da molte nobile donne, fu oppressa da infirmità, essendo circa de anni septanta; per la quale infirmità, come devota cristiana, expirò in pace a la beata vita, et cum funebre pompa et singular exequio de tutto el bolognese clero, fu il pudico corpo sopra la barra ornata de drappo nero, cum l’arme sphorcesche, adcompagnato da tutti li cittadini honoratamente al templo del seraphico Francesco ad sepelire, dove le sue ossa ancora cum degno epytaphio reposano; che quando de quelle el sepulcro fia veduto da li visitanti el templo, la memoria de tanta donna cum dolce laude è ricordata. Così noi per precipuo honore ornaremo di gloria il nostro Gynevero, per essere stata sua amita felice, et splendore del femineo sphorcesco sexo.
4. Angelo di Costanzo, Istoria del Regno di Napoli, Libro XIII, Nella Stamperia di Giovanni Gravier, Napoli 1769, pag.373.
5. Lodovico Antonio Muratori, Annali d’Italia, Tomo IX, Parte I, presso gli Eredi Barbiellini Mercanti di Libri e Stampatori a Pasquino, Roma 1753, pagg.107-109.
6. Da: http://www.castellafiume.terremarsicane.it/. In un altro dip1oma del 16 dicembre 1413, re Ladislao dichiara di aver venduto ai fratelli Nicolà e Battista della Montagna i castelli di Verecula, Cappadocia e Petrella in Abruzzo Ultra, nonchè di aver promesso agli abitanti di Tagliacozzo “di lasciarli uniti e incorporati a quella contea” e quindi “ordina al giustiziere di quella provincia che non faccia innovazioni”. Tale diploma fu poi ripreso nel 1416 dalla regina Giovanna II (1371-1435), succeduta al fratello nel 1414. Dalla pergamena “di carattere svanito da cui si è potuto raccogliere essere un diploma della regina Giovanna II diretta a Nicolò della Montagna”, come scrive il De Cupis, si vede che ella richiama all’ordine la predetta famiglia, ricordandole che aveva comprato quei castelli per 3.300 ducati, dei quali erano stati versati solo 1.100 ducati, e poichè non pagarono mai “i restanti 2.200, la regina ordina allora che vengano restituiti a Giacomo Orsini, l’antico proprietario” e che questi rimborsi a Nicolà della Montagna “millecento ducati, quanti cioè ne aveva sborsate”.
7. Adolfo Panarello, Terra filiorum Pandulfi, Vol.III, Napoli 2002.
8. M. Pandolfo Collenuccio, Del Compedio dell’Istoria del Regno di Napoli a cura di Tommaso Costa, Libro V. In: Giovanni Gravier, Raccolta. Di tutti i più rinomati Scrittori dell’Istoria Generale del Regno di Napoli. Principiando dal tempo che queste Provincie hanno preso forma di regno, Tomo XVII, Giovanni Gravier, Napoli 1770, pag.311.
9. Compendio de le Historie del Regno di Napoli, composto da Pandolfo Collenuccio, Libro Quinto, Michele Tramezzino, Venezia 1543, pagg.165-169.
10. Compendio de le Historie del Regno di Napoli, composto da Pandolfo Collenuccio, Libro Quinto, Michele Tramezzino, Venezia 1543, pagg.165-169.
11. Compendio de le Historie del Regno di Napoli, composto da Pandolfo Collenuccio, Libro Quinto, Michele Tramezzino, Venezia 1543, pagg.165-169.
12. Lodovico Antonio Muratori, Annali d’Italia, Tomo IX, Parte I, presso gli Eredi Barbiellini Mercanti di Libri e Stampatori a Pasquino, Roma 1753, pagg.112-114.
13. Ibidem.
14. Regesti Angioini.
15. Alesio de Sariis, dell’Istoria del Regno di Napoli, Tomo II, Presso Vincenzo Orsino, Napoli 1791, pag.288.
16. Pietro Giannone, Istoria Civile del Regno di Napoli, Tomo III, Presso Giambattista Pasquali, Napoli 1766, Libro XXIV, pag.266.
17. Berardo Candida Gonzaga, Memorie delle famiglie nobili delle province meridionali d’Italia, Vol. III, Napoli 1875.
18. Da: http://grimgio.altervista.org/genealogie/FILANGIERI.htm. Dopo il 1409, alla morte di Giacomo Nicola II Filangieri III Conte di Avellino morto senza eredi si aprì quindi una crisi dinastica, giacchè lo zio Filippo“il Prete” pretendeva di ereditare i beni di questo nipote, ma nel frattempo Re Ladislao incorporò i feudi della famiglia nel regio demanio, nel 1409, in attesa di risolver la questione, cosa che fece poi Giovanna II nel 1418, assegnando i feudi di tale famiglia a Giovanni Caracciolo, marito di Caterina, sorella di Giacomo Nicola II e provocando così la ribellione di Filippo “il Prete”. Filippo II detto il Prete, morto dopo 1426, forse in prigione, forse ad Aversa, o affogato nel Volturno, era stato 6° Signore di Candida con mero e misto impero (22/2/1413), per cui usò il cognome Candida; capitano e governatore di Candida; familiare di re Ladislao; combattè contro Giovanna II che concesse i beni del ramo Filangieri di Avellino a Ser Gianni Caracciolo con la Prammatica Filangieria, che lo sconfisse ed imprigionò (1426); perse così tutti i suoi feudi.
19. Giacomo Della Morte, Cronica di Napoli di Notar Giacomo, pubblicata a cura di Paolo Garzilli, dalla Stamperia Reale, Napoli 1845.
20. Angelo di Costanzo, Istoria del Regno di Napoli, Libro XIII, Nella Stamperia di Giovanni Gravier, Napoli 1769, pag.373.
21. Lodovico Antonio Muratori, Annali d’Italia, Tomo IX, Parte I, presso gli Eredi Barbiellini Mercanti di Libri e Stampatori a Pasquino, Roma 1753, pagg.116-120.
22. G.B. De Cristoforis, Sergiano Caracciolo. Dramma storico, Tipografia Vignozzi, Livorno 1830.
23. Angelo di Costanzo, Istoria del Regno di Napoli, Libro XIII, Nella Stamperia di Giovanni Gravier, Napoli 1769, pag.373.
24. Lodovico Antonio Muratori, Annali d’Italia, Tomo IX, Parte I, presso gli Eredi Barbiellini Mercanti di Libri e Stampatori a Pasquino, Roma 1753, pagg.116-120.
25. Angelo di Costanzo, Istoria del Regno di Napoli, Libro XIII, Nella Stamperia di Giovanni Gravier, Napoli 1769, pag.373.
26. Angelo di Costanzo, Istoria del Regno di Napoli, Libro XIII, Nella Stamperia di Giovanni Gravier, Napoli 1769, pag.373.
27. Angelo di Costanzo, Istoria del Regno di Napoli, Libro XIII, Nella Stamperia di Giovanni Gravier, Napoli 1769, pag.373.
28. Lodovico Antonio Muratori, Annali d’Italia, Tomo IX, Parte I, presso gli Eredi Barbiellini Mercanti di Libri e Stampatori a Pasquino, Roma 1753, pagg.116-120.
29. Angelo di Costanzo, Istoria del Regno di Napoli, Libro XIII, Nella Stamperia di Giovanni Gravier, Napoli 1769, pag.373.
30. Angelo di Costanzo, Istoria del Regno di Napoli, Libro XIII, Nella Stamperia di Giovanni Gravier, Napoli 1769, pag.373.
31. Angelo di Costanzo, Istoria del Regno di Napoli, Libro XIII, Nella Stamperia di Giovanni Gravier, Napoli 1769, pag.373.
32. Lodovico Antonio Muratori, Annali d’Italia, Tomo IX, Parte I, presso gli Eredi Barbiellini Mercanti di Libri e Stampatori a Pasquino, Roma 1753, pagg.116-120.
33. Ne I diurnali del duca di Monteleone, pare trascritti e aggiustati dal Pignatelli nella prima metà del 1500, nell’anno 1418, quando “Alli 11 di ottobre Sforza tornò alla Fragola e la trovò abbondante di tutte le cose, e di là faceva correre a Napoli da nemico con fare danno grandissimo; e li conti di Caiazzo e dell’Acerra per disperazione vedendo il mal animo del gran Senescalco verso di loro si diedero a Sforza; ed in questo modo Sforza ebbe l’Acerra, e Pomigliano, ed Ottaviano, e tutti li luoghi, quali avevano signoreggiato li figli del Protonotario Auriglia”. V. Ettore Pignatelli, Diurnali detti del duca di Monteleone nella primitiva lezione da un testo a penna, posseduto dalla Società napoletana di storia patria, pubblicati a cura di Nunzio Federico Faraglia, Giannini, Napoli 1895. Cfr. S.Cantone, Cenni Storici di Pomigliano d’Arco, Nola, A.Gallina Editore, 1923.
34. Angelo di Costanzo, Istoria del Regno di Napoli, Libro XIII, Nella Stamperia di Giovanni Gravier, Napoli 1769, pag.373.
35. Angelo di Costanzo, Istoria del Regno di Napoli, Libro XIII, Nella Stamperia di Giovanni Gravier, Napoli 1769, pag.373.
36. Domenico Crivelli, Della prima e della seconda Giovanna regine di Napoli, Padova 1832. Cap: Giovanna seconda regina di Napoli.
37. Domenico Crivelli, Della prima e della seconda Giovanna regine di Napoli, Padova 1832. Cap: Giovanna seconda regina di Napoli.
38. Da Caterina Filangieri egli avrà tre figli: Giovannetta Ippolita (nel 1431 sposerà Gabriele Orsini del Balzo Duca di Venosa), Isabella (sposerà Antonio Caldora Conte di Trivento) e Troiano o Triano, erede, imprigionato e confiscato alla sua morte liberato dopo dieci giorni in vambio del tesoro che il padre aveva accumulato a Melfi (fu Duca di Venosa, Conte di Avellino, Duca di Melfi e barone di Frigento, nel 1432 sposerà in Napoli Maria Caldora figlia di Jacopo Duca di Bari, portando Avellino al figlio Giacomo). Da: http://www.nobili-napoletani.it/Caracciolo-Sole.htm
39. Angelo di Costanzo, Istoria del Regno di Napoli, Libro XIII, Nella Stamperia di Giovanni Gravier, Napoli 1769, pag.378.
40. Giacomo Della Morte, Cronica di Napoli di Notar Giacomo, pubblicata a cura di Paolo Garzilli, dalla Stamperia Reale, Napoli 1845.
41. Ludovico Domenichi, Sforza Attendolo a cura di Massimo Fabi, CAP. XXIII, Di Lodovico II e degli onori della regina Giovanna.
42. Da: http://asmvpiedimonte.altervista.org/index.html. Così sulla pergamena: De mandato reginali. Quod desistatur ab offensis contra Comitem Cerreti et cetera presene apud acta magne Curie domini Magisteri Justitiarii Regis Sicilie per notarium Trifanellum ferrarum penes Gulielmum de Sancto Flaymundo die xvij mensis Decembris 8 Ind. Neapolis.Questa la pergamena: Johanna seconda dei gratia hungarie hierusalem et Sicilie Regina etc. Universis et singulis Armorum Capitaneis Conducteriis Caporalibus Commissariis Comestabulis / Armigeris Equitibus et peditibus necnon Officialibus maioribus et minoribus quocumque nomine nuncupatis ac officio et jurisditione fungentibus tam ad justitiam quam ad guerram, eorumque / loca tenentibus, Comitibus quoque ac Baronibus, ac terrarum ac locorum domis eorumque bicariis et officialibus, Universitatibus isuper et hominibus singularibusque personis Civitatum / terrarum castrorum et locorum ubilibet in provincia Terre laboris et Comitatus Molisii constitutis, et nostris aliis fidelibus quibuscumque presentibus et futuris gratiam et bonam / boluntatem. Significamus vobis quod nuper bir Magnificus Guilelmus de Sancto Flaymundo Comes Cerreti Consiliarius et fidelis noster dilectus, relicto erroris / devio se ipsum Comitem, cum Magnifica muliebre Marutia Capuana eius sororia, et baxallis ipsorum, ad nostram fidem dominium et obedientiam reduxerunt. Nosque / de innata Regibus clementia, bolentes cum eis benigne et gratiose agere, ipsum Comitem cum predicta Marutia et cum baxallis eisdem, necnon et ipsius Comitis fratres sorores / et nepotes ceterosque consanguineos eius, reduximus et recepimus ad gratie nostre sinum, ipsique Comiti suas terras et loca confirmamus, quapropter intendentes / ut illi qui se modo premisso reducunt, et nos ad gratiam recipimus, nullius offensionis obstaculum patiantur, bolumus et fidelitati bestre de certa nostra scientia presentium. / tenore precipimus et mandamus quanto ex nunc in antea et de cetero contra dictum Comitem ac Marutiam et alios predictos ad gratiam nostram ut premittitur reductos dictasque / terras ac baxallos et eorum bona compet… a quibuslibet inimicitiis hostilitatibus incursibus depredationibus assultibus damnificationibus et offensis omnibus desistere / ac desisti facere et mandare penitus declara… Quinimmo prefatum Comitem et ceteros predictos in personis rebus et bonis eorum et cuiuslibet ipsorum quibuscumque, recipere. / reputare habere et tractare amicabiliter studeatis tamquam fideles nostros quos ad gratie nostre sinum ut premictitur reduximus graziose. Nec contrarium faciatis si habetis gratiam nostram caram, has nostras literas anulo nostro secreto munitas fidelitati bestre propterea dirigentes, quas post opportunam inspectionem ipsarum / restitui et remanere ad cautelam vicibus singulis volumus presentanti. Datum in nostro castronovo Neapolis sub eodem anulo nostro die decimoseptimo mensis / Junii octave Inditionis.
44. Domenico Crivelli, Della prima e della seconda Giovanna regine di Napoli, Padova 1832. Cap: Giovanna seconda regina di Napoli. Anni da Gesù Cristo 1382-1442.
45. Alesio de Sariis, dell’Istoria del Regno di Napoli, Tomo II, Presso Vincenzo Orsino, Napoli 1791, pag.288.
46. Alesio de Sariis, dell’Istoria del Regno di Napoli, Tomo II, Presso Vincenzo Orsino, Napoli 1791, pag.288.
47. Lodovico Antonio Muratori, Annali d’Italia, Tomo IX, Parte I, presso gli Eredi Barbiellini Mercanti di Libri e Stampatori a Pasquino, Roma 1753, pagg.120-121. Intanto, mossosi da Mantova, Martino V, arrivò a Ferrara l’8 febbraio, entrando il 18 in Forlì, trasferendo la sua residenza a Firenze il 26 febbraio, donandole la dignità arcivescovile il 2 maggio 1419, ricevendo il pentito antipapa Giovanni XXIII il 12 maggio e mandando in esecuzione la Lega concordata con la Regina Giovanna. La promessa era quella di consegnargli i castelli di S.Angelo e Ostia, dove regnava discordia fra i Savelli e gli Orsini, mentre già aveva spedito a Napoli il fratello Giordano Colonna e suo nipote Antonio, che fu creato Duca d’Amalfi e di Castellammare, e finanche, in seguito, il Principato di Salerno, facendo girar voce che lo volesse a Re alla morte di Giovanna. Questo mentre il Re cadeva in depressione, costretto a restare prigioniero nel palazzo, da cui le pressioni di vari principi che premevano per la sua libertà che il papa riuscì a fargli ottenere il 15 febbraio 1419, a patto che continusse l’armonia fra lui e Giovanna che però non cacciò da Corte i suoi nemici.
48. Angelo di Costanzo, Istoria del Regno di Napoli, Libro XIII, Nella Stamperia di Giovanni Gravier, Napoli 1769, pag.378.
49. Lodovico Antonio Muratori, Annali d’Italia, Tomo IX, Parte I, presso gli Eredi Barbiellini Mercanti di Libri e Stampatori a Pasquino, Roma 1753, pagg.123-124. Sforza partì subito e si accampò fra Viberbo e Montefiascone, venendogli incontro proprio Braccio, che aveva preso Assisi e Spoleto. Giunsero allo scontro il 20 giugno 1419, quando il Conte e Tenenete di Cavalleria Niccolò Orsino (poi accusato di tradimento), si ritirò dalle truppe papaline, lasciando che Braccio facesse 1.000 cavalli prigionieri, portandosi dietro l’esercito colpito dalla peste. Nonostante ciò, grazie ai rinforzi portati dal figlio Francesco, Sforza fece prigionieri 500 cavalli ma fuoriuscì Tartaglia, punito con l’occupazione di Orvieto.
50. Angelo di Costanzo, Istoria del Regno di Napoli, Libro XIII, Nella Stamperia di Giovanni Gravier, Napoli 1769, pag.378.
51. Angelo di Costanzo, Istoria del Regno di Napoli, Libro XIII, Nella Stamperia di Giovanni Gravier, Napoli 1769, pag.373.
52. M. Pandolfo Collenuccio, Del Compedio dell’Istoria del Regno di Napoli a cura di Tommaso Costa, Libro V. In: Giovanni Gravier, Raccolta. Di tutti i più rinomati Scrittori dell’Istoria Generale del Regno di Napoli. Principiando dal tempo che queste Provincie hanno preso forma di regno, Tomo XVII, Giovanni Gravier, Napoli 1770, pag.312. Cfr.: Lodovico Antonio Muratori, Annali d’Italia, Tomo IX, Parte I, presso gli Eredi Barbiellini Mercanti di Libri e Stampatori a Pasquino, Roma 1753, pagg.116-120.
53. G.B. De Cristoforis, Sergiano Caracciolo. Dramma storico, Tipografia Vignozzi, Livorno 1830.
54. Domenico Crivelli, Della prima e della seconda Giovanna regine di Napoli, Padova 1832. Cap: Giovanna seconda regina di Napoli. Anni da Gesù Cristo 1382-1442.
55. Angelo di Costanzo, Istoria del Regno di Napoli, Libro XIII, Nella Stamperia di Giovanni Gravier, Napoli 1769, pag.377.
56. Alesio de Sariis, dell’Istoria del Regno di Napoli, Tomo II, Presso Vincenzo Orsino, Napoli 1791, pag.288
57. Giacomo Della Morte, Cronica di Napoli di Notar Giacomo, pubblicata a cura di Paolo Garzilli, dalla Stamperia Reale, Napoli 1845.
58.Angelo di Costanzo, Istoria del Regno di Napoli, Libro XIII, Nella Stamperia di Giovanni Gravier, Napoli 1769, pag.378.
59. Ludovico Domenichi, Sforza Attendolo a cura di Massimo Fabi, CAP. XXIII, Di Lodovico II e degli onori della regina Giovanna. Cfr. http://asmvpiedimonte.altervista.org/index.html. Così sulla pergamena: De mandato reginali. Quod desistatur ab offensis contra Comitem Cerreti et cetera presene apud acta magne Curie domini Magisteri Justitiarii Regis Sicilie per notarium Trifanellum ferrarum penes Gulielmum de Sancto Flaymundo die xvij mensis Decembris 8 Ind. Neapolis.Questa la pergamena: Johanna seconda dei gratia hungarie hierusalem et Sicilie Regina etc. Universis et singulis Armorum Capitaneis Conducteriis Caporalibus Commissariis Comestabulis / Armigeris Equitibus et peditibus necnon Officialibus maioribus et minoribus quocumque nomine nuncupatis ac officio et jurisditione fungentibus tam ad justitiam quam ad guerram, eorumque / loca tenentibus, Comitibus quoque ac Baronibus, ac terrarum ac locorum domis eorumque bicariis et officialibus, Universitatibus isuper et hominibus singularibusque personis Civitatum / terrarum castrorum et locorum ubilibet in provincia Terre laboris et Comitatus Molisii constitutis, et nostris aliis fidelibus quibuscumque presentibus et futuris gratiam et bonam / boluntatem. Significamus vobis quod nuper bir Magnificus Guilelmus de Sancto Flaymundo Comes Cerreti Consiliarius et fidelis noster dilectus, relicto erroris / devio se ipsum Comitem, cum Magnifica muliebre Marutia Capuana eius sororia, et baxallis ipsorum, ad nostram fidem dominium et obedientiam reduxerunt. Nosque / de innata Regibus clementia, bolentes cum eis benigne et gratiose agere, ipsum Comitem cum predicta Marutia et cum baxallis eisdem, necnon et ipsius Comitis fratres sorores / et nepotes ceterosque consanguineos eius, reduximus et recepimus ad gratie nostre sinum, ipsique Comiti suas terras et loca confirmamus, quapropter intendentes / ut illi qui se modo premisso reducunt, et nos ad gratiam recipimus, nullius offensionis obstaculum patiantur, bolumus et fidelitati bestre de certa nostra scientia presentium. / tenore precipimus et mandamus quanto ex nunc in antea et de cetero contra dictum Comitem ac Marutiam et alios predictos ad gratiam nostram ut premittitur reductos dictasque / terras ac baxallos et eorum bona compet… a quibuslibet inimicitiis hostilitatibus incursibus depredationibus assultibus damnificationibus et offensis omnibus desistere / ac desisti facere et mandare penitus declara… Quinimmo prefatum Comitem et ceteros predictos in personis rebus et bonis eorum et cuiuslibet ipsorum quibuscumque, recipere. / reputare habere et tractare amicabiliter studeatis tamquam fideles nostros quos ad gratie nostre sinum ut premictitur reduximus graziose. Nec contrarium faciatis si habetis gratiam nostram caram, has nostras literas anulo nostro secreto munitas fidelitati bestre propterea dirigentes, quas post opportunam inspectionem ipsarum / restitui et remanere ad cautelam vicibus singulis volumus presentanti. Datum in nostro castronovo Neapolis sub eodem anulo nostro die decimoseptimo mensis / Junii octave Inditionis.
60. Regesti Angioini. Cfr.: www.paternopolionline.it
61. Francesco Scandone, Abellinum feudale, Vol. II, Napoli 1948.
62. Da: http://grimgio.altervista.org/genealogie/filangieri.htm. V.Bascetta, Torrioni nel 1742, ABE, Avellino 2003. Sono i feudi della Montagna ricordati dal Ricca del milite Guarino del Turco (S.Angelo a Torrioni, 1/3 di Torrioni e Toccanisi, Castelmuzzo, S.Maria a Vita oggi Ginestra di San Giorgio del Sannio). Alla sua morte, metà delle Terre andarono al figlio Angelillo del Turco, l’altra metà spettava al figlio della sorella Maruccia: il nobile di Montefusco chiamato Guarino II detto Maczeo. Angelillo pagò solo per metà di quanto gli spettasse, il restò fu incamerato dalla Regia Camera che affidò la divisione di 2/3 delle porzioni al nobile Angelo Seripando: 1/3 fu dato a Guarino II e 1/3 fu acquisito da Pippo.
63. ASNA, Sommaria Patrium, v.33, f.113. In: A.N. Cocozza, Problemi dell’Università di Casalbore e dei suoi feudatari, Graffiti snc, Paduli 2000.
64. Notargiacomo, cit.
65. Domenico Crivelli, Della prima e della seconda Giovanna regine di Napoli, Padova 1832. Cap: Giovanna seconda regina di Napoli. Anni da Gesù Cristo 1382-1442.
66.Compendio de le Historie del Regno di Napoli, composto da Pandolfo Collenuccio, Libro Quinto, Michele Tramezzino, Venezia 1543, pagg.165-169.
67. Lodovico Antonio Muratori, Annali d’Italia, Tomo IX, Parte I, presso gli Eredi Barbiellini Mercanti di Libri e Stampatori a Pasquino, Roma 1753, pagg.120-121.
68. www.genmarenostrum.com. Anna Colonna era figlia a Lorenzo Onofrio Colonna e quindi sorella dei famosi Prospero e Antonio (II Principe di Salerno dal 1423)
69. Il Palazzo di Lecce, dopo il 1463 divenne dimora dei Viceré spagnoli che si alternarono nel dominio di Lecce. V.: www.frisella.it. In quel tempo Roma aveva 20 mila abitanti mentre Lecce ne aveva 6.500.
70. Da: http://it.wikipedia.org/wiki/Giovanni_Antonio_Orsini_Del_Balzo
71. Giovanna II e Maria riuscivano ad andare ancora d’accordo, dopo il ritorno a casa della ex Regina che portò a Lecce la prosa in volgare che fece attuare nei feudi, come si evince da diversi scritti e dagli Statuti (secondo alcuni quella strana amicizia con Maria d’Enghien terminò infatti solo alla sua morte, il 9 maggio del 1446, portandosi dietro il titolo di Regina, in quanto fu appellata maestà fino all’ultimo giorno di vita). I Capitoli dello Statuto della Bagliva sono fra i primi ordinamenti municipali scritti in volgare pugliese, cioè nella lingua napoletana, in Terra d’Otranto. Con essi fu possibile osservare una serie di regole che divennero legge a tutti gli effetti. Il 20 febbraio 1440 su ordine di Maria d’Enghien il notaio Memmo de Judice Bartolomeo di Taranto fu a Carovigno per instituire e rinnovare i Capitoli della Bagliva, insieme al Capitano della Terra, all’erario Mico de Pressa, dal conserviero e decimario, dal Sindaco Pietro de Andrea, fece bando in pubblica piazza con il quale si invitava “qualsivoglia persona di qualsiasi grado, stato o condizione” a far conoscere entro otto giorni tutte le entrate che tiene la Corte di Carovigno al fine di definire i contributi da introitarsi all’interno dei confini del feudo. All’appello si presentarono anche il maestro baglivo, cioè il magno baiulo di Carovigno, Angelo de Guido de Ruggiero, sindaci e decimatori curiali di San Vito e San Giacomo. Il potere locale, evidentemente, era nelle mani del Capitano con la sua Corte baronale, delegato ad amministrare la giustizia, con al seguito il mastrobaglivo che da egli dipendeva, insieme al mastrodatto, maestro d’atti, che annotava in un quinterno le condanne economiche da sanzionare. Il mastro baglivo riscuoteva la fida degli animali relativamente al diritto di pascolo in cambio di una “pesa de caso et una ricotta per iacitura di ciascuna mandria” essendoci il veto di recintare i fondi. A chi riceveva in affidamento il diritto di pascolo la Corte dava in prestito pane e denaro in quanto l’erario camminava sempre con la “borza aperta”, da saldarsi alla fine di marzo. Altri diritti in riscossione erano quelli della cazziatura per il passaggio di carri e carrozze, sulla piazza o plateatico, sulla compravendita degli animali e il diritto sulla macellazione di maiali, agnello per castrato, bue e vacca. Ai baglivi spettava la tutela dell’ordine pubblico con il quale si vietava anzitutto bestemmiare il nome di Dio e della Madonna, pena un augustale, e quello dei Santi, pena due tarì, se visti anche da un solo testimone. Come pure un augustale doveva pagare chi si alcolizzava durante le funzioni religiose, durante le quali era vietato bere vino proprio o delle taverne, e chi la domenica e nei giorni di festa comandati, visibili dalla bandiera issata sul campanile, andava al lavoro nei campi, a meno che non fosse uscito dalla Terra all’alba e rientrato al tramonto. Sanzioni minine a partire da un tarì venivano inflitte anche a chi non rispettava l’igiene buttando in strada “rumato, acqua sozza o altra cosa lorda” o finisse nelle grinfie per altri reati minori verificati dalla vigilanza campestre e marittima. Chi non poteva risarcire la pena finiva in prigione fino al saldo. Nello stato feudale di Carovigno, la Corte baronale presieduta dal Capitano, possedeva uno Palazo cum Sala, cammare, stalle et cellaro, acquaro et conservarie, et altri assai membri con una tor[r]e al costato di dicto Palazo verso Hostuni. / Il Principe di Taranto Giovannantonio Del Balzo Orsini era così potente che possedè “sette città arcivescovili, trenta vescovili, e più di trecento castelli, e da Salerno a Taranto viaggiava sempre nei suoi domini” (Croce). Nel 1459 il suo erario riscuoteva la fida nella selva e nella foresta da cittadini indigeni e esteri, convertendo in moneta i diritti di piazza, scamastratura, carri e carrozze, scannaggio. La Corte incamerava annualmente 40 barili di vino mosto, quale decima da doversi dai possessori di vigne, 95 tomoli e 2 stare di grano, 27 tomoli di orzo, 3 tomoli e 1 stoppello di fave quale decima sulla semina riscossa dai baglivi. La Corte affittava l’acqua dei fiumi Cervarolo, che scorre vicino alla Specchiolla, e del San Sabina, così chiamato perché scorre più vicino a questa torre e per distinguerlo da quello di Pantaneggianni (Andriani), dove si lasciava macerare il lino, la cisterna de durante sita nella selva, la bucciaria davanti alla taverna della piazza, e la piantata degli ulivi.
72. Su Petracono Cfr.: www.condottieridiventura.it/condottier. Petracono Caracciolo Pisquizi, dopo aver fatto testamento a Pozzuoli il 13 marzo 1453, ratificato a Napoli il 18 marzo 1453, morì dopo il 28 luglio 1458. Petracono Caracciolo risulta possedere il titolo di Vicerè del Principato Citra nel 1420 (dopo essere stato Giudice degli scolari il 2 marzo 1424) e nel 1427, divendendo Maresciallo del Regno di Napoli il 2 novembre 1428. Gli successe il figlio Giacomo (fece testamento il 9 ottobre 1498 e morì a fine gennaio 1499), lo sostituì nei titoli di Patrizio Napoletano e 2° Conte di Brienza (confermato il 28-7-1458), Gran Cancelliere del Regno di Napoli il 10-5-1482 (confermato il 19-12-1494 e 20-10-1496), comprò la terra di Bella il 21-9-1462, 1° Duca di Caggiano, Barone di Salvitella e di Sant’Angelo dal 23-12-1498. Sposò Lucrezia del Balzo, figlia di Jacopo Signore di Specchia e di Novella di Tocco dei Conti di Martina.
73. Giordano Colonna morì il 16 agosto 1422. V.: Regesti Angioini, Iohanna II, 1415, fol. 160. I Capitoli furono concessi alla Città Regia di Castellammare il l 7 agosto 1412. V.: Regesti Angioini, Quinternioni, XXII, fol. 92. Antonio la tenne fino al 1 giugno 1431, quando fu confiscata perché ribelle a Giovanna. Regesti Angioini, Iohanna II, 1423, fol. 261. Cfr. da: www.gdangelo.it.
74. Compendio de le Historie del Regno di Napoli, composto da Pandolfo Collenuccio, Libro Quinto, Michele Tramezzino, Venezia 1543, pagg.165-169.
75. Prima parte del Compendio dell’Istoria del Regno di Napoli, di M.Pandolfo Collenuccio, Libro Quinto, pagg.165-169.
76. G.B. De Cristoforis, Sergiano Caracciolo. Dramma storico, Tipografia Vignozzi, Livorno 1830.
77. Come tutti i paesi medievali, il borgo di Sant’Angelo, si sviluppa intorno ad un punto centrale che è il castello, ove si accentrano tutte le funzioni. Da questo epicentro, si diramano diverse strade e si costruiscono le mura che delimitano il suo perimetro. Definire con esattezza il disegno delle mura è piuttosto arduo, prima perché non v’è rimasta nessuna traccia, secondo perché, come accadeva spesso nel Medioevo, le mura venivano continuamente abbattute e ricostruite per allargare l’area da edificare. Con molta probabilità le prime mura circondavano solo l’area del castello, poi in un secondo momento il paese. Con la nascita del monastero di San Giacomo, alcune funzioni come quella religiosa si spostano dal castello al monastero. Ne va dimenticato che nei decenni successivi sorgevano anche il convento dell’Incoronata, e quello di San Marco, probabilmente dipendenza dei Camaldolesi, che continueranno a modificare il perimetro e il suo territorio. Poco dopo, e precisamente nel 1440, il castello di Sant’Angelo ospitò il rè Renato D’Angiò, il quale per evitare i nemici aragonesi appostatisi a Monteforte e ad Avelline, seguì la strada per Montevergine. Durante il cammino, sorpreso da un uragano, si rifugiò nel castello di Sant’Angelo dove il castellano gli offrì ospitalità per la notte. Il giorno successivo, nel riprendere il viaggio verso Napoli, fu assalito a Pietrastornina da una moltitudine di villani che lo avrebbero ucciso se non fosse stato salvato da un capitano francese di nome Guido.
Per quel che riguarda Summonte, nella seconda metà del 1300, il feudo era stato in possesso di Cicco da Tolentino. Seguirono poi i De Lagonesse, casata italianizzata in Della Leonessa, ad opera di Guglielmo, Restaino (fino al 1444-1445), Viola (moglie di Ottimo Caracciolo spesso indicato erroneamente come feudatario) e Giacomo. Fernando Caracciolo, figlio di Giacomo, tenne in piccolo feudo per il figlio Alfredo nel 1453 che riacquistò i diritti per l’esazione fiscale perduti da Adriano Spinelli (o Spiniello) al quale sarebbero andati, insieme all’altra metà del feudo di Summonte, dopo essere stati posseduti da Ottimo Caracciolo nel 1436. Federico Spiniello divenne signore di Summonte fino al 1471, dopo aver comprato anche Roccabascerana e San Nicola.
Marino della Leonessa, figlio di Guglielmo signore di Montemarano e di Isabella Stendardo, mantenne i Castelli della Valle Caudina, ma alienò Montemarani Civitas a Giacomo Filangieri, dal quale, nel 1398, la riottenne un altro componente dei Della Leonessa, Enrico II, che la fece ereditare a Fabrizio nella prima metà del 1400. Napolillo dice che i Della Leonessa erano a Montemarano dal 1270, a Carlo (1295) seguì Enrico, nel 1314, il quale era tenuto assai in considerazione dalla Regina Giovanna, al punto che in molti diplomi è chiamato affine, furono ereditati da Carlo II (1325) portandoli in eredità (1354) al fratello Roberto che sposò Caterina d’Aquino, dalla quale ebbe Errico (marito di Sveva Sanseverino) unendo le due famiglie: i Della Leonessa di Montemarano con i D’Aquino di Pietrastornina. Montemarano arrivarò così a Giovanni II (1354) e Guglielmo Della Leonessa il quale sposò Isabella Stendardo ed ebbe il famoso Marino Della Leonessa. La famiglia Della Leonessa, una delle più illustri del Regno, aveva addirittura coniato moneta, sostenendo i più alti incarichi del Regno, finendo con l’abitare in Napoli, alla via SS. Apostoli, quella stessa casa che era stata di San Tommaso d’Aquino. Per quel che ruguarda Bagnoli, Montella e Cassano c’è da dire che furono poi sottratti al territorio regio verso la metà del 1441 e dati in dominio del Conte Francesco Sforza marito di Polissena Ruffo e, nel 1445, venduti dallo stesso re col patto di ricompra a Garsia Cavaniglia (Processi Antichi della Sommaria, vol.383, n.4532). Alta signoria sui feudi riconosciuta poi dal Re in favore di Rinaldo Caracciolo, secondogenito del Conte di Sant’Angelo dei Lombardi (Cancelleria Aragonese, privilegiorum, vol.5, f.217).
78. G.B. De Cristoforis, Sergiano Caracciolo. Dramma storico, Tipografia Vignozzi, Livorno 1830.
79. Domenico Crivelli, Della prima e della seconda Giovanna regine di Napoli, Padova 1832. Cap: Giovanna seconda regina di Napoli. Anni da Gesù Cristo 1382-1442.
80. Regesti Angioini.
81. Giovanna concesse ai Colonna il titolo di I Principe di Salerno e Duca di Venosa cominciando da Giordano Colonna, a far data dal 3 agosto del 1419, seguito dal II Principe, Antonio, dal 1423, dopo che Giordano morì di peste il 18 agosto del 1422. V. www.genmarenostrum.com. Giordano Colonna (+ di peste 16-8-1422), Signore di Genazzano, Capranica, Palestrina, San Vito e Ciciliano e Nobile Romano; Principe di Salerno e Duca di Venosa dal 3-8-1419, Patrizio Napoletano nel 1417, Generale napoletano.= Mascia Annibaldeschi, Nobile Romana (+ 1423).
82. Angelo di Costanzo, Istoria del Regno di Napoli, Libro XIII, Nella Stamperia di Giovanni Gravier, Napoli 1769, pagg.382-383.
83. Fu quindi l’abate verginiano Guglielmo IV del Monastero di Montevergine che vi edificò la successiva chiesa chiamata S.Maria di Venticano che prese a contrastare e ad assorbire i beni del diruto Monastero sofiano di Benevento. V.A Bascetta, Venticano di Civitate Beneventana, ABE, Avellino 1998. Cfr. B.Candida Gonzaga, Memorie delle Famiglie Nobili delle Provincie Meridionali, De Angelis, Napoli 1876, III, p.53; V.A.Mastrullo; cfr. Zazo, pag.63).Già a partire dal 1413 nelle pergamene di Montevergine compare la vicina Pietra de fusi (AMV, XCIC, f.219).
84. V. nota 19.
85. Giacomo Della Morte, Cronica di Napoli di Notar Giacomo, pubblicata a cura di Paolo Garzilli, dalla Stamperia Reale, Napoli 1845.
86. Lodovico Antonio Muratori, Annali d’Italia, Tomo IX, Parte I, presso gli Eredi Barbiellini Mercanti di Libri e Stampatori a Pasquino, Roma 1753, pagg.120-121.
87. Alesio de Sariis, dell’Istoria del Regno di Napoli, Tomo II, Presso Vincenzo Orsino, Napoli 1791, pag.288.
88. Domenico Crivelli, Della prima e della seconda Giovanna regine di Napoli, Padova 1832. Cap: Giovanna seconda regina di Napoli. Anni da Gesù Cristo 1382-1442.
89. G.B. De Cristoforis, Sergiano Caracciolo. Dramma storico, Tipografia Vignozzi, Livorno 1830.
90. Pietro Giannone, Istoria Civile del Regno di Napoli, Tomo III, Presso Giambattista Pasquali, Napoli 1766, Libro XXV, pag. 249.
91. Lodovico Antonio Muratori, Annali d’Italia, Tomo IX, Parte I, presso gli Eredi Barbiellini Mercanti di Libri e Stampatori a Pasquino, Roma 1753, pagg.125-130.
92. Lodovico Antonio Muratori, Annali d’Italia, Tomo IX, Parte I, presso gli Eredi Barbiellini Mercanti di Libri e Stampatori a Pasquino, Roma 1753, pagg.125-130.
93. Angelo di Costanzo, Istoria del Regno di Napoli, Libro XIII, Nella Stamperia di Giovanni Gravier, Napoli 1769, pagg.382-383.
94. Lodovico Antonio Muratori, Annali d’Italia, Tomo IX, Parte I, presso gli Eredi Barbiellini Mercanti di Libri e Stampatori a Pasquino, Roma 1753, pagg.130-131.
95. Angelo di Costanzo, Istoria del Regno di Napoli, Libro XIII, Nella Stamperia di Giovanni Gravier, Napoli 1769, pagg.382-383.
96. Domenico Crivelli, Della prima e della seconda Giovanna regine di Napoli, Padova 1832. Cap: Giovanna seconda regina di Napoli. Anni da Gesù Cristo 1382-1442.
97. Domenico Crivelli, Della prima e della seconda Giovanna regine di Napoli, Padova 1832. Cap: Giovanna seconda regina di Napoli.
98. Domenico Crivelli, Della prima e della seconda Giovanna regine di Napoli, Padova 1832. Cap: Giovanna seconda regina di Napoli.
99. Angelo di Costanzo, Istoria del Regno di Napoli, Libro XIII, Nella Stamperia di Giovanni Gravier, Napoli 1769, pagg.384-385.
100. Alesio de Sariis, dell’Istoria del Regno di Napoli, Tomo II, Presso Vincenzo Orsino, Napoli 1791, pag.288.
101. Lodovico Antonio Muratori, Annali d’Italia, Tomo IX, Parte I, presso gli Eredi Barbiellini Mercanti di Libri e Stampatori a Pasquino, Roma 1753, pagg.130-131.
102. Angelo di Costanzo, Istoria del Regno di Napoli, Libro XIII, Nella Stamperia di Giovanni Gravier, Napoli 1769, pagg.384-385.
103. Domenico Crivelli, Della prima e della seconda Giovanna regine di Napoli, Padova 1832. Cap: Giovanna seconda regina di Napoli. Anni da Gesù Cristo 1382-1442.
104. G.B. De Cristoforis, Sergiano Caracciolo. Dramma storico, Tipografia Vignozzi, Livorno 1830.
105. Alesio de Sariis, dell’Istoria del Regno di Napoli, Tomo II, Presso Vincenzo Orsino, Napoli 1791, pag.295.
106. Lodovico Antonio Muratori, Annali d’Italia, Tomo IX, Parte I, presso gli Eredi Barbiellini Mercanti di Libri e Stampatori a Pasquino, Roma 1753, pagg.130-133.
107. Prima parte del Compendio dell’Istoria del Regno di Napoli, di M.Pandolfo Collenuccio, Libro Quinto, pagg.165-169.
108. Lodovico Antonio Muratori, Annali d’Italia, Tomo IX, Parte I, presso gli Eredi Barbiellini Mercanti di Libri e Stampatori a Pasquino, Roma 1753, pagg.130-133.
109. Lodovico Antonio Muratori, Annali d’Italia, Tomo IX, Parte I, presso gli Eredi Barbiellini Mercanti di Libri e Stampatori a Pasquino, Roma 1753, pagg.130-133.
110. Lodovico Antonio Muratori, Annali d’Italia, Tomo IX, Parte I, presso gli Eredi Barbiellini Mercanti di Libri e Stampatori a Pasquino, Roma 1753, pagg.130-133.
111. Prima parte del Compendio dell’Istoria del Regno di Napoli, di M.Pandolfo Collenuccio, Libro Quinto, pagg.165-169.
112. Prima parte del Compendio dell’Istoria del Regno di Napoli, di M.Pandolfo Collenuccio, Libro Quinto, pagg.165-169.
113. Lodovico Antonio Muratori, Annali d’Italia, Tomo IX, Parte I, presso gli Eredi Barbiellini Mercanti di Libri e Stampatori a Pasquino, Roma 1753, pagg.133-137.
114. Domenico Crivelli, Della prima e della seconda Giovanna regine di Napoli, Padova 1832. Cap: Giovanna seconda regina di Napoli. Anni da Gesù Cristo 1382-1442.
115. Lodovico Antonio Muratori, Annali d’Italia, Tomo IX, Parte I, presso gli Eredi Barbiellini Mercanti di Libri e Stampatori a Pasquino, Roma 1753, pagg.136-137.
116. G.B. De Cristoforis, Sergiano Caracciolo. Dramma storico, Tipografia Vignozzi, Livorno 1830.
117. Domenico Crivelli, Della prima e della seconda Giovanna regine di Napoli, Padova 1832. Cap: Giovanna seconda regina di Napoli.
118. Alesio de Sariis, dell’Istoria del Regno di Napoli, Tomo II, Presso Vincenzo Orsino, Napoli 1791, pag.295
119. Regesti Angioini
120. Domenico Crivelli, Della prima e della seconda Giovanna regine di Napoli, Padova 1832. Cap: Giovanna seconda regina di Napoli. Anni da Gesù Cristo 1382-1442.
121. Lodovico Antonio Muratori, Annali d’Italia, Tomo IX, Parte I, presso gli Eredi Barbiellini Mercanti di Libri e Stampatori a Pasquino, Roma 1753, pagg.137-139.
122. Domenico Spanò Bolani, Storia di Reggio Calabria, Volume I, Stamperie e Cartiere del Fibreno, Firenze 1796, pag.211-218.
123. Prima parte del Compendio dell’Istoria del Regno di Napoli, di M.Pandolfo Collenuccio, Libro Quinto, pagg.165-169.
124. Lodovico Antonio Muratori, Annali d’Italia, Tomo IX, Parte I, presso gli Eredi Barbiellini Mercanti di Libri e Stampatori a Pasquino, Roma 1753, pagg.138-143.
125. Alesio de Sariis, dell’Istoria del Regno di Napoli, Tomo II, Presso Vincenzo Orsino, Napoli 1791, pag.295
126. Domenico Crivelli, Della prima e della seconda Giovanna regine di Napoli, Padova 1832. Cap: Giovanna seconda regina di Napoli. Anni da Gesù Cristo 1382-1442.
127. Lodovico Antonio Muratori, Annali d’Italia, Tomo IX, Parte I, presso gli Eredi Barbiellini Mercanti di Libri e Stampatori a Pasquino, Roma 1753, pagg.142-143.
128. Regesti Angioini.
129. Prima parte del Compendio dell’Istoria del Regno di Napoli, di M.Pandolfo Collenuccio, Libro Quinto, pagg.165-169.
130. Giacomo Della Morte, Cronica di Napoli di Notar Giacomo, pubblicata a cura di Paolo Garzilli, dalla Stamperia Reale, Napoli 1845.
131. Prima parte del Compendio dell’Istoria del Regno di Napoli, di M.Pandolfo Collenuccio, Libro Quinto, pagg.165-169.
132. Prima parte del Compendio dell’Istoria del Regno di Napoli, di M.Pandolfo Collenuccio, Libro Quinto, pagg.165-169.
133. Lodovico Antonio Muratori, Annali d’Italia, Tomo IX, Parte I, presso gli Eredi Barbiellini Mercanti di Libri e Stampatori a Pasquino, Roma 1753, pagg.145-146.
134. Alesio de Sariis, dell’Istoria del Regno di Napoli, Tomo II, Presso Vincenzo Orsino, Napoli 1791, pagg.296-297.
135. Domenico Crivelli, Della prima e della seconda Giovanna regine di Napoli, Padova 1832. Cap: Giovanna seconda regina di Napoli.
136. Alesio de Sariis, dell’Istoria del Regno di Napoli, Tomo II, Presso Vincenzo Orsino, Napoli 1791, pagg.296-297.
137. Lodovico Antonio Muratori, Annali d’Italia, Tomo IX, Parte I, presso gli Eredi Barbiellini Mercanti di Libri e Stampatori a Pasquino, Roma 1753, pagg.145-146.
138. Alesio de Sariis, dell’Istoria del Regno di Napoli, Tomo II, Presso Vincenzo Orsino, Napoli 1791, pagg.296-297.
139. Lodovico Antonio Muratori, Annali d’Italia, Tomo IX, Parte I, presso gli Eredi Barbiellini Mercanti di Libri e Stampatori a Pasquino, Roma 1753, pagg.145-148.
140. G.B. De Cristoforis, Sergiano Caracciolo. Dramma storico, Tipografia Vignozzi, Livorno 1830.
141. Domenico Crivelli, Della prima e della seconda Giovanna regine di Napoli, Padova 1832. Cap: Giovanna seconda regina di Napoli. Anni da Gesù Cristo 1382-1442.
142. Domenico Crivelli, Della prima e della seconda Giovanna regine di Napoli, Padova 1832. Cap: Giovanna seconda regina di Napoli. Anni da Gesù Cristo 1382-1442.
143. Lodovico Antonio Muratori, Annali d’Italia, Tomo IX, Parte I, presso gli Eredi Barbiellini Mercanti di Libri e Stampatori a Pasquino, Roma 1753, pagg.148-149.
144. Pierre Bayle, Dictionnaire Historique et critique, Tomo XI, Desoer, Libraire, Rue Christine, Parigi 1820, pag.17.
145. Alesio de Sariis, dell’Istoria del Regno di Napoli, Tomo II, Presso Vincenzo Orsino, Napoli 1791, pagg.297-298.
146. Alesio de Sariis, dell’Istoria del Regno di Napoli, Tomo II, Presso Vincenzo Orsino, Napoli 1791, pagg.297-298.
147. Lodovico Antonio Muratori, Annali d’Italia, Tomo IX, Parte I, presso gli Eredi Barbiellini Mercanti di Libri e Stampatori a Pasquino, Roma 1753, pagg.148-149.
148. Amaury Duval, Mémoires, Tome Premier, Chez Chasseriau et Hécart, Parigi 1819. Révocation de l’adoption d’Alphonse par Jeanne II, et adoption de Louis d’Anjou (Castro Aversa, 14 settembre 1423). Così la pergamena: In nomine Domini nostri Jesu Christi amen. Anno a nativitate ejusdem millesimo quadringentesimo vicesimo tercio regnante serenissima Domina nostra Domina Johanna secunda Dei gratia Hungarie Jerusalem Sicilie Dalmatie Croaciae Rame Servie Galicie Lodomerie Comanie Bulgarieque regina provincie et Forcalquerij ac Pedimonti comitissa regnorum vero ejus anno decimo feliciter amen. Die quarto decimo mensis septembris secunde inditionis in reginali Castro Averse.Nos Antonellus de Theano per totum regnum Sicilie ad contractus judex. Sanson de Conducto de Neapoli ubilibet per totum predictum regnum Sicilie reginali auctoritate notarius publicus et subscriptitestes ad hoc specialiter vocati et rogati presenti scripto publico declaramus notum facimus et testamur. Quod predicto die nobis predictis judice notario et subscriptis testibus convocatis et personaliter accersitis ad requisitiones et preces nobis factas pro parte dicte domine nostre regine et illustrissimi principis et domini Ludovici tercii duci s Andegavie Calabrie etc. ac regni Sicilie futuri regis ad presenciam ipsorum Domine Regine et Domini Ludovici sistentibus in camera paramenti consilii ipsius Domine Regine et existentibus ipsa domina Regina agente ad subscripta pro se ex una parte et dicto Domino Ludovico tercio futuro rege agente ex altera prefata quidem Domina nostra Regina coram nobis presente dicto Domino Ludovico tercio audiente et intelligente sue vive vocis oraculo protulit et narravit quod dudum ipsa Domina nostra Regina certis tune causis et rationibus mota arrogavit in suum filium et successorem regni Sicilie supradicti illustrem principem Dominum Alplionsum regem Aragonum et eundem regem Aragonum maternalitcr et benigne pertractans honoribus dignitatibus dicti regni quampluribus insignivit et etiam decora vit secundum quod de hoc in toto pene orbeterrarum esse potest publicà vox et fama. / Qui Aragonum rex successu temporis non contentus de hiis que sibi prefata Domina nostra Regina concesserat et tradiderat immo ingratus tantorum beneficiorum sibi a predicta Domina nostra Regiua Largiflue collatorum ausu nefando et impio appetitu totum dominum predicti regni seu ipsius domine Regine ad suas manus et potestatem convertendi inpulsus et distractus presumpsit et actentavit manu armata et militari personam dicte Domine Regine capere et arrestarein Castro Capuano Neapolis deindeque ipsam Dominam Regina male et impie pertractare et facere pertractari satagendo pro suis conatibus et inpulsibus pro suo libito voluntatis sicut hoc est notorium et etiam manifestum in toto regno et etiam in totam Italiam qua ex certis aliis causis juste et rationabiliter mentem predicte Domine Regine ad hoc inducentibus dicta Domina Regina justa et rationabiliter exigentibus demeritis ipsius Domini Regis Aragonum eundem a dicta filia arrogatione revocavit et ipsum etiam privavit dictis successione honoribus dignitatibus officiis donationibus concessionibus privilegiis et potestatibus omnibus antea sibi collatis.
Et decerlis aliis rationibus et occasionibus justis et licite moventibus mentem sue serenitatis arrogavit et fecit suum filium adoptivum primogenitum predictum illustrissimum principem Dominum Ludovicum tercium ducem Andegavie Calabrieque ac futurum regem regni predicti. Et quia prout ipsc partes coram nobis predictis judice notario et testibus asseruerunt nonnulli iniquitatis filii capientes et affectantes inter eosdem dominam Reginam et Dominum Ludovicum tercium futurum regem matrem et iiliaux differentiam et discordiam seminare ferebant et dicebant quod ipsa domina nostra regina occulte el sine conscientia dicti Domini Ludovici tercii filii sui et ipse etiam Dominus Ludovicus tercius clam et occulte a dicta domina Regina matre sua tentabat et satagebat se disentare et concordare cum predicto rege Aragonum et etiam cum illustri principe Brachio de forte Bradais principe Capue et regni Sicilie magno comestabulo etc. / Ideo ut penitus de medio tollatur materia et occasio predictarum obloquutionum et ut omnibus pateat et sit manifestas affectus sincerus qui inter predictam dominam reginam ut matrem ex una parte et inter predictum illustrem principem Dominum Ludovicum tercium utnlium et adostendendum.quod in omnibus sunt unanimes et concordes divina semper gratia affluenteunde proceditur omne bonum sponte non vi dolo vel metu coacti colludio inducti aut aliter circumeunti sed eorum et cujusque ipsorum pura placida et spontanea voluntate repulsato abinde omni materia obloquenti prefata domina notra regina et prefatus Dominus Ludovicus tercius futurus rex mater et filius et quilibet ipsorum sibi ipsis ad invicem una alteri et altera alteri promiserunt et convenerunt per solemnem et legitimam stipulationem coram nobis ac sub verbo et fide regali ac perpactum sollenne et vestitum non se concordare nee aliquem actum concordie vel pacis fecere inducere vel finire cum dicto rege Aragonum nee alio sui parte nee…
Brachio magno comestabulo vel alio sui parte publice vel occulte vel alio quovis modo sine expressa conscientia beneplacito et I!centia alterutrius ipsorum matris et filii oretenus vel in seri lio quocumque ingenio vel colore et in hoc non committere aliquem dolum malignitatem vel fraudem. Inmo predictam concordiam unitatem maternalitatem et filialitatem jam contractara factam et secu et eamdem dominam Heginam et dictum dominum Ludovicum tercium filium unicum suum futurum regem regni Sicilie perpetuo ratas gratas et firmas habere et tenere haberique et teneri facere et cujuslibet ipsorum subditos familiares vassallos atque gentes et non contrafacere dicere opponere vel venire divertere vel pervertere interrumpere vel violare aliquo quovisque publiec vel occulte ubique locorum. Itaquod hujusmodi unitas et concordia inviolabilem semper obtineat roboris firmitatem et a presenti contracta dolum malum abesse futurumque preterire seu preteriri facere quoquomodo. Et pro predictis omnibus et eorum singulis firmiter adimplendis et inviolabiliter observandis et contra non veniendo dicendo vel opponendo, sed quod predicta omnia et eorum singula vera sunt prefata Domina Regina et Dominus Ludovicus futurus rex sponte et voluntarie coram nobis sibi ipsis ad invicem presentibus et recipientibus corporale prestiterunt ad santa Dei evangelia juramentum.
Volentes et jubentes quod ad futuram rei memoriam et cautelam cujusque ipsorum fiant duo consimilia publica instrumenta unde ad futuram memoriam et cautelam prefate Domine Regine factum est exinde de premissis hoc presens publicum instrumentum per manus mei notarii supradicti signo meo solito signatum subscriptione mei qui supra judicis et nostrum subscriptorum testium subscriptionibus roboratum. / Quod scripsi ego prefatus Sanson publicus ut supra notarius qui premissis omnibus rogatus interfui ipsumque meo consueto signo signavi.
Adest signum notarii. = / Ego qui supra Antoneljus de Theano judex interfui et subscripsi. = / Ego qui supra X. Dei et apostolice sedis gratia episcopus tropiensis testor et subscripsi. = / Sforza manu propria. = / Tristan de le Jaille. = / Elion de Glanduies. = / G. de Villanovi. = / Ego Franciscus Monnilis miles regni Sicilie Marescallus testis sum.— / Ego Petrus quondam Bernardi de monte Alcino orator ducalis testis fui et propria manu scripsi.= / Ego Johannes Dentice miles testis subscripsi. = / Ego Bucius de Seuls testis sum.— [altri: de Senis] / Ego Pippus Caraczolus miles testis subscripsi. = / Ego Gani crins Caraczola miles testis subscripsi.
149. Giacomo Della Morte, Cronica di Napoli di Notar Giacomo, pubblicata a cura di Paolo Garzilli, dalla Stamperia Reale, Napoli 1845.
150. Alesio de Sariis, dell’Istoria del Regno di Napoli, Tomo II, Presso Vincenzo Orsino, Napoli 1791, pagg.297-299.
151. Lodovico Antonio Muratori, Annali d’Italia, Tomo IX, Parte I, presso gli Eredi Barbiellini Mercanti di Libri e Stampatori a Pasquino, Roma 1753, pagg.148-149.
152. Compendio de le Historie del Regno di Napoli, composto da Pandolfo Collenuccio, Libro Quinto, Michele Tramezzino, Venezia 1543, pagg.170-185. Opera di Pandolfo Collenuccio di Pesaro (1444-1504) commissionata da Ercole I d’Este e pubblicata postuma, nel 1539.
153. Compendio de le Historie del Regno di Napoli, composto da Pandolfo Collenuccio, Libro Quinto, Michele Tramezzino, Venezia 1543, pagg.170-185. Opera di Pandolfo Collenuccio di Pesaro (1444-1504) commissionata da Ercole I d’Este e pubblicata postuma, nel 1539.
154. Compendio de le Historie del Regno di Napoli, composto da Pandolfo Collenuccio, Libro Quinto, Michele Tramezzino, Venezia 1543, pagg.170-185. Opera di Pandolfo Collenuccio di Pesaro (1444-1504) commissionata da Ercole I d’Este e pubblicata postuma, nel 1539.
155. Compendio de le Historie del Regno di Napoli, composto da Pandolfo Collenuccio, Libro Quinto, Michele Tramezzino, Venezia 1543, pagg.170-185. Opera di Pandolfo Collenuccio di Pesaro (1444-1504) commissionata da Ercole I d’Este e pubblicata postuma, nel 1539.
156. Lodovico Antonio Muratori, Annali d’Italia, Tomo IX, Parte I, presso gli Eredi Barbiellini Mercanti di Libri e Stampatori a Pasquino, Roma 1753, pagg.148-149.
157. Domenico Crivelli, Della prima e della seconda Giovanna regine di Napoli, Padova 1832. Cap: Giovanna seconda regina di Napoli. Anni da Gesù Cristo 1382-1442.
158. Domenico Crivelli, Della prima e della seconda Giovanna regine di Napoli, Padova 1832. Cap: Giovanna seconda regina di Napoli. Anni da Gesù Cristo 1382-1442.
159. Lodovico Antonio Muratori, Annali d’Italia, Tomo IX, Parte I, presso gli Eredi Barbiellini Mercanti di Libri e Stampatori a Pasquino, Roma 1753, pagg.150-155.
160. Alesio de Sariis, dell’Istoria del Regno di Napoli, Tomo II, Presso Vincenzo Orsino, Napoli 1791, pagg.297-299.
161. Lodovico Antonio Muratori, Annali d’Italia, Tomo IX, Parte I, presso gli Eredi Barbiellini Mercanti di Libri e Stampatori a Pasquino, Roma 1753, pagg.150-155.
162. Giacomo Della Morte, Cronica di Napoli di Notar Giacomo, pubblicata a cura di Paolo Garzilli, dalla Stamperia Reale, Napoli 1845.
163. Alesio de Sariis, dell’Istoria del Regno di Napoli, Tomo II, Presso Vincenzo Orsino, Napoli 1791, pagg.299-300.
164. G.B. De Cristoforis, Sergiano Caracciolo. Dramma storico, Tipografia Vignozzi, Livorno 1830.
165. Alesio de Sariis, dell’Istoria del Regno di Napoli, Tomo II, Vincenzo Orsino, Napoli 1791, pag.300.
166. G.B. De Cristoforis, Sergiano Caracciolo. Dramma storico, Tipografia Vignozzi, Livorno 1830.
167. Vincenzo Napolillo, Storia di Nusco, ABE, Avellino 1999. Alcune parole focalizzano il potere raggiunto da Sergiano, il grande Siniscalco. Il documento latino si legge in Ricca. Breve fu, però, il dominio di Sergiano, che donò la Contea di Sant’Angelo e le altre terre al fratello Marino Caracciolo. Scrisse, il Villalba, nella Sicilia Nobile che La Casa della famiglia di Sicilia è la stessa che la Caracciolo di Napoli, quel grido che il Mondo sa. Napolillo ricorda il giorno in cui morì Sergiano dicendo che si tramanda che la duchessa di Sessa, appena ucciso Sergiano, dicesse calpestandone il cadavere: “Ecco il figluol d’Isabella Sandona che ardì contendere con me”. Sulla tomba del gran Siniscalco si leggono i versi del celebre Lorenzo Valla e questi: Syrianni Caracciolo Avellini Comiti Venusii Duci / Ac Regni Magno Senescallo et moderatori / Troianus Filius Melphiae Dux / Parenti de se, deque Patria optime merito, erigendum curavit mccccxxxiii. Sergiano Caracciolo fu soppresso, la notte del 19 agosto 1432, in castel Capuano, “a colpi di stocco e di accetta”, su istigazione di Covella Ruffo, duchessa di Sessa, di Squillace, di Montalto, di Alife. Bisogna distinguere questa Covella Ruffo, che morì nel 1445, dopo la celebrazione delle nozze di suo figlio Marino Marzano con Eleonora, figlia illegittima di Alfonso d’Aragona, dall’altra Covella Ruffo, che terminò i suoi giorni nell’anno 1447, come attesta la lapide, dettata, in Altomonte, dai Padri Predicatori. L’ambasciatore veneziano registrava, ma senza ironia, la caotica situazione determinatasi nel Regno di Napoli, per l’incostanza dei sudditi e dei baroni: Lo conte di santo Angelo che è di presente (1444) ha nome messer Marino Caraczulo, ma el titolo ha uno che ha nome Zuan Cola de Zuamvilla. Infatti, nel parlamento di Alfonso, che fu celebrato nel 1443, si legge, fra i nomi di altri baroni, quello di Giovan Cola di Joinville.
168. Alesio de Sariis, dell’Istoria del Regno di Napoli, Tomo II, Presso Vincenzo Orsino, Napoli 1791, pagg.299-300.
169. Compendio de le Historie del Regno di Napoli, composto da Pandolfo Collenuccio, Libro Quinto, Michele Tramezzino, Venezia 1543, pagg.170-185. Opera di Pandolfo Collenuccio di Pesaro (1444-1504) commissionata da Ercole I d’Este e pubblicata postuma, nel 1539.
170. Sansone II (1430-1471) fu Conte di Conza dal 1 agosto 1452, nello stesso anno in cui impalmò Costanza di Capua, figlia di Luigi Conte di Altavilla Irpina (1438-1503). Subita la pesante distruzione per il terremoto del 1456 il feudo di Conza divenne sempre più povero, pervenendo alla famiglia Gesualdo.
171. Lodovico Antonio Muratori, Annali d’Italia, Tomo IX, Parte I, presso gli Eredi Barbiellini Mercanti di Libri e Stampatori a Pasquino, Roma 1753, pagg.169-170.
172. Lodovico Antonio Muratori, Annali d’Italia, Tomo IX, Parte I, presso gli Eredi Barbiellini Mercanti di Libri e Stampatori a Pasquino, Roma 1753, pagg.169-170.
173. Domenico Spanò Bolani, Storia di Reggio Calabria, Volume I, Stamperie e Cartiere del Fibreno, Firenze 1796, pag.217-221.
174. Giacomo Della Morte, Cronica di Napoli di Notar Giacomo, pubblicata a cura di Paolo Garzilli, dalla Stamperia Reale, Napoli 1845.
175. Ibidem.
176. Ibidem.
177. Ibidem. Così continua Garzilli: – In lo anno 1454 Ioan Francesco Conzaga figliolo de Francesco Conzaga successe nel dominio de Mantua dopo la morte del patre de età de 15 andi havendo tenuto 27 anni.
In lo quale anno lo Imperadore Sigismundo essendo in dicta città de Mantua hebbe la dignità del Marchesato.
Sì ancho le insegne o vero arme de lo Imperio sì ancho per magior benivolencia li donò Barbara figliola del Marchese de Brandeburg todescho potente a Ludovico figliolo de Ioan Francesco parente che era del dicto Gismundo Imperatore dicta Barbara.
El quale Ioan Francesco vixe in tale dignità 9 anni et essendo 51 anno morì et fo de vertù felicità et dignità prudente et fo vincitore sempre.
El quale como a capitano de la Signoria acquistò multi thesori oltra la fama et castelli del territorio de Chermona de Brescia et de Verona, partendosi da Veneciani fo chiamato dal Ducha Philippo et insieme con Nicolò Pizinino fece cose mirabele et tolse Verona a Veneciani con lo contado et multe castelle de Brescia et de Vicencia, quale hebbe 4 figlioli cioè Ludovico, Carllo, Lucido, et Alexandro, homini preclarissimi nelle arme et lectere.
178. Ibidem.
179. Domenico Spanò Bolani, Storia di Reggio Calabria, Volume I, Stamperie e Cartiere del Fibreno, Firenze 1796, pag.217-221.
180. Alesio de Sariis, dell’Istoria del Regno di Napoli, Tomo II, Presso Vincenzo Orsino, Napoli 1791, pagg.306-309.
181. Pietro Giannone, Istoria Civile del Regno di Napoli, Tomo III, Presso Giambattista Pasquali, Napoli 1766, Libro XXV, pagg.268-273.
182. Alesio de Sariis, dell’Istoria del Regno di Napoli, Tomo II, Presso Vincenzo Orsino, Napoli 1791, pagg.306-309.
183. Pietro Giannone, Istoria Civile del Regno di Napoli, Tomo III, Presso Giambattista Pasquali, Napoli 1766, Libro XXV, pag.268.
184. Alesio de Sariis, dell’Istoria del Regno di Napoli, Tomo II, Presso Vincenzo Orsino, Napoli 1791, pagg.306-309.
185. Pietro Giannone, Istoria Civile del Regno di Napoli, Tomo III, Presso Giambattista Pasquali, Napoli 1766, Libro XXV, pag. 263.
186. Alesio de Sariis, dell’Istoria del Regno di Napoli, Tomo II, Presso Vincenzo Orsino, Napoli 1791, pagg.306-309.
187. Pietro Giannone, Istoria Civile del Regno di Napoli, Tomo III, Presso Giambattista Pasquali, Napoli 1766, Libro XXV, pag. 263.
188. Lodovico Antonio Muratori, Annali d’Italia, Tomo IX, Parte I, presso gli Eredi Barbiellini Mercanti di Libri e Stampatori a Pasquino, Roma 1753, pagg.176-178.
189. Domenico Spanò Bolani, Storia di Reggio Calabria, Volume I, Stamperie e Cartiere del Fibreno, Firenze 1796, pag.221-222.
190. Lodovico Antonio Muratori, Annali d’Italia, Tomo IX, Parte I, presso gli Eredi Barbiellini Mercanti di Libri e Stampatori a Pasquino, Roma 1753, pagg.177-179.
191. ASNA, Relevi, v.297, ff.8-13; ASNA, Petizioni e significatorie di relevi, Prima serie, Vol.I, f.89-94. ASNCT, 301/12, ivi. E.Ricca, Istoria dei feudi, Vol.III, pag.397.
192. La notizia data dal vescovo Campana è in: Lodovico Antonio Muratori, Annali d’Italia, Tomo IX, Parte I, presso gli Eredi Barbiellini Mercanti di Libri e Stampatori a Pasquino, Roma 1753, pagg.125-130.
193. Ibidem.
194. Giacomo Della Morte, Cronica di Napoli di Notar Giacomo, pubblicata a cura di Paolo Garzilli, dalla Stamperia Reale, Napoli 1845.
195. Così Garzilli.
196. Ibidem.
197. Ibidem. Così Garzilli: – Et de Fiorentivi era capitano Francesco Sforza, figlio de Sforza, et del Ducha Philippo Duca de Milano, Nicolò Pizinino dove fo facta la pace lo anno 1442 fra el Ducha Philippo et Francesco Sforza. elquale tolse per Donna Biancha Maria unica figliola del predicto Duca Philippo et ultra la pecunia li donò per dote Chermona con tucto el Contado Pontetremolo, dove ne sequìo pace vniversale per tucta Italia la quale Biancha Maria fo bellissima et nobellissima et soccesse al dominio Ducale una con lo marito quale tenne con fatiche grande anni 21.
Dalla quale per el decto Signor Francesco foro procreati octo figlioli cioè s

Description

LA REGINA CHE FECE FUORI AMANTI E AVVERSARI

Nessuno, più di Giovanna II, erede diretta di Carlo il Piccolo, può dirsi Regina di Napoli, Sicilia e Gerusalemme, così come di una miriade di stati, fra cui i rispolverati regni di Rama e di Accola, come principiato ai tempi di Roberto il Guiscardo. E’ questo un dato da sottolineare, confuso, abiurato o tralasciato dagli storici, che continuano a confondere Roma con Rama, urbe ben definita dai cronisti, e il trono dell’«H» di Puglia, motivo per il quale l’ex Duchessa di Durazzo era già Regina da diverso tempo quando successe a Re Ladislao su Napoli.
La Giovanna II di questo libro rappresenta un susseguirsi di avvenimenti strabilianti, quasi prodigiosi. Essi permettono a questa fanciulla cresciuta dalla Chiesa, e quasi indifesa, di tenere a bada gli uomini di potere, passando la patata bollente della unificazione del reame, ora nelle mani di Sergiano Caracciolo, ora di Sforza, elevato a generale contro i capitani di ventura Orsino, Braccio e Tartaglia. Caracciolo ne guadagna la Prammatica Filangiera, quella che toglie i feudi ereditari, ma poi tradisce e ambisce al partito avverso del Re, insieme al papa, per tenere rinchiusa la Regina. Il governo cadrà col ritorno di Sforza e l’investitura di Giovanna, finalmente acclamata Regina, nella chiesetta napoletana dell’Incoronata. Ora è lei che fa imprigionare e liberare amici e nemici, a cominciare da Sergiano e dal marito, complici del papa, che le ha già scippato il Principato di Salerno. Ma la Regina si sente tradita: non le resta che chiedere aiuto a Re Alfonso d’Aragona, in cambio della successione al trono. Perfino Sforza si allea coi papalini, guidati da Luigi III d’Angiò per spodestarla, ripartendo dal regno parallelo di Sicilia Ultra, almeno fino alla riunificare i diversi rami angioini, a danno del Re Magnanimo che ora vuole la sua parte, mentre le contese fra gli staterelli tornano su Firenze.
Napoli vive una apparente calma: si rifanno le province, le Università degli Studi, e i Tribunali con un nuovo rito per le Corti locali e per la Vicaria.
L’uomo più potente del reame è sempre Sergiano, mentre il papalino Luigi Duca d’Angiò resta Re di Sicilia con Pippo Caracciolo a suo Vicerè.
L’aria di scisma non aiuta: a Roma viene eletto Papa Eugenio, a Firenze torna Cosimo Medici.
Ora Giovanna è una Regina vecchia e stanca, a stento ha la forza di liberarsi da Sergiano; al Re ci pensa il fato. La spaccatura politica però c’è, inutile negarlo: Napoli è sempre di Giovanna, ma trabocca di Catalani e Aragonesi, nei quartieri come nei castelli.
La presenza dell’ineffabile Re Alfonso d’Aragona fa sbizzarrire i cronisti e la soglia di una nuova era è già nell’aria: nasce una creatura con due teste, il sole si oscura, e gli eventi meravigliosi prendono il sopravvento sulle panzanelle. Muore Re Luigi nella sua Cosenza; muore Giovanna, nella sua Napoli: è tempo di passare lo scettro a Don Alfonso.
La Regina di Accola, designata alla successione del Reame di Sicilia da quando il fratellastro/nipotastro Re Ladislao morì avvelenato dall’amore, non è più.
La parola passa al testamento in favore degli Angioni, ma il giovane Magnanimo, circondato da paggi con la bocca a cuoricino, ha già scippato le Terre di Benevento al papa e posto trono per sette anni nella cattedrale di s.Bartolomeo. La sua beltà attira i baroni adagiati sul Sabato come una calamita: cavalli, drappi, uomini e derrate vengono donate per un ducato da donare all’arciprete del paese, in cambio della fedeltà di ogni singolo feudo. Il nuovo Re è quasi pronto a sfilare con la corona in testa, quella che fu della seconda Giovanna, la Regina dell’Aquila di Puglia.
Sabato Cuttrera

ricapitolazione

indice
jeanne ii d’anjou
ii parte

ricapitolazione
signora di rama, regina dell’accola («H»)

1.

il fallimento dell’antiregno papalino

— Il Caracciolo diventa l’uomo più potente del Regno
— Sforza evita l’imboscata a Scafati: battuto da Orsino
— Giovanna manda Sforza contro Braccio e Tartaglia
— La Prammatica Filangiera toglie i feudi ereditari
— Papa Martino sta col Re e Sergiano, ma torna Sforza
— Orsino respinge Sforza a Fuori la Grotta
— Marcia di Sforza e Origlia da Afragola: cade il Governo

2.

l’investitura a regina di sicilia

— La Regina paga Sforza e Sergiano torna da Procida
— Il Cardinale fa liberare Re Giacomo dalla cattività
— I nipoti del Papa si arricchiscono, patto a Firenze
— Sì a Giovanna, ma se al Papa va Ostia e Civitavecchia
— Giovanna Regina di Rama e Napoli all’Incoronata
— Il Caracciolo torna su Avellino: la Prammatica
— I Filangieri si ribellano, Giovanna chiama Pippo
— Il Papa prende Salerno, Giovanna il trono: il Re si ritira
— Il Principato di Salerno staccato da Taranto
— Regno a Sergiano, Partenio a Spiniello e Petracono
— Gli errori dei copisti anticipano Re Raniero

3.

giovanna tradita, ascesa di luigi iii

— Sforza e i papalini con Luigi III d’Angiò
— Per Re e Papa Luigi di Francia al posto di Giovanna
— E la Regina sceglie Re Alfonso a successore (1420)
— Lo sbarco di Re Luigi del 15 agosto 1420
— Giovanna cede all’ex Regina il Principato di Taranto
— Il 1421 sotto Giovanna di Napoli e Re Luigi di Sicilia
— Giovanna e Alfonso d’Aragona in castelli diversi
— Il Papa sceglie Re Luigi, Giovanna adotta Re Luigi
— Sergiano prigioniero di Alfonso, Giovanna sfugge
— La morte di Sforza sul fiume Pescara (1424)

4.

il regno s’acqueta, a firenze e’ guerra

— L’ascesa dei Caracciolo: è pace a Napoli nel 1425
— Principe di Taranto e Marino Caracciolo con Sergiano
— Riassetto delle Province del Regno fra il 1426 e il 1427
— E’ scontro fra Duca e Alfonso, ma a Firenze è guerra
— Lucca sfida i Fiorentini, Napoli uccide il Duca di Melfi
— Stop alle guerre: le Università degli Studi (1428)
— Tribunali: nuovo rito per le Corti locali e per la Vicaria
— Caldora a Duca di Bari, Sergiano è potente (1429)
— Luigi Duca Calabria é Re di Sicilia e Pippo è Vicerè
— Aria di scisma: eletto Papa Eugenio, torna Cosimo Medici

5.

gli ultimi giorni della vecchia regina

— Giovanna toglie Salerno al Papa: la vuole Sergiano (1431)
— La Regina si libera di Sergiano (1432)
— Napoli a Giovanna, la Sicilia Ultra resta a Luigi
— Torna Alfonso e nasce una creatura con due teste
— Taranto ribelle a Re Luigi che muore a Cosenza (1434)
— Giovanna muore a 65 anni: 20 anni e 6 mesi di regno
— Il testamento a favore del fratello di Re Luigi (1435)

Note Bibliografiche

Dettagli

EAN

9788872970577

ISBN

8872970571

Pagine

112

Autore

Bascetta

Recensioni

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Editorial Review

indice
jeanne ii d’anjou
ii parte

ricapitolazione
signora di rama, regina dell’accola («H»)

1.

il fallimento dell’antiregno papalino

— Il Caracciolo diventa l’uomo più potente del Regno
— Sforza evita l’imboscata a Scafati: battuto da Orsino
— Giovanna manda Sforza contro Braccio e Tartaglia
— La Prammatica Filangiera toglie i feudi ereditari
— Papa Martino sta col Re e Sergiano, ma torna Sforza
— Orsino respinge Sforza a Fuori la Grotta
— Marcia di Sforza e Origlia da Afragola: cade il Governo

2.

l’investitura a regina di sicilia

— La Regina paga Sforza e Sergiano torna da Procida
— Il Cardinale fa liberare Re Giacomo dalla cattività
— I nipoti del Papa si arricchiscono, patto a Firenze
— Sì a Giovanna, ma se al Papa va Ostia e Civitavecchia
— Giovanna Regina di Rama e Napoli all’Incoronata
— Il Caracciolo torna su Avellino: la Prammatica
— I Filangieri si ribellano, Giovanna chiama Pippo
— Il Papa prende Salerno, Giovanna il trono: il Re si ritira
— Il Principato di Salerno staccato da Taranto
— Regno a Sergiano, Partenio a Spiniello e Petracono
— Gli errori dei copisti anticipano Re Raniero

3.

giovanna tradita, ascesa di luigi iii

— Sforza e i papalini con Luigi III d’Angiò
— Per Re e Papa Luigi di Francia al posto di Giovanna
— E la Regina sceglie Re Alfonso a successore (1420)
— Lo sbarco di Re Luigi del 15 agosto 1420
— Giovanna cede all’ex Regina il Principato di Taranto
— Il 1421 sotto Giovanna di Napoli e Re Luigi di Sicilia
— Giovanna e Alfonso d’Aragona in castelli diversi
— Il Papa sceglie Re Luigi, Giovanna adotta Re Luigi
— Sergiano prigioniero di Alfonso, Giovanna sfugge
— La morte di Sforza sul fiume Pescara (1424)

4.

il regno s’acqueta, a firenze e’ guerra

— L’ascesa dei Caracciolo: è pace a Napoli nel 1425
— Principe di Taranto e Marino Caracciolo con Sergiano
— Riassetto delle Province del Regno fra il 1426 e il 1427
— E’ scontro fra Duca e Alfonso, ma a Firenze è guerra
— Lucca sfida i Fiorentini, Napoli uccide il Duca di Melfi
— Stop alle guerre: le Università degli Studi (1428)
— Tribunali: nuovo rito per le Corti locali e per la Vicaria
— Caldora a Duca di Bari, Sergiano è potente (1429)
— Luigi Duca Calabria é Re di Sicilia e Pippo è Vicerè
— Aria di scisma: eletto Papa Eugenio, torna Cosimo Medici

5.

gli ultimi giorni della vecchia regina

— Giovanna toglie Salerno al Papa: la vuole Sergiano (1431)
— La Regina si libera di Sergiano (1432)
— Napoli a Giovanna, la Sicilia Ultra resta a Luigi
— Torna Alfonso e nasce una creatura con due teste
— Taranto ribelle a Re Luigi che muore a Cosenza (1434)
— Giovanna muore a 65 anni: 20 anni e 6 mesi di regno
— Il testamento a favore del fratello di Re Luigi (1435)

Note Bibliografiche

Note Bibliografiche

1. Angelo di Costanzo, Istoria del Regno di Napoli, Libro XIII, Nella Stamperia di Giovanni Gravier, Napoli 1769, pag.371.
2. Domenico Crivelli, Della prima e della seconda Giovanna regine di Napoli, Padova 1832. Cap: Giovanna seconda regina di Napoli. Anni da Gesù Cristo 1382-1442.
3. Giovanni Sabadino degli Arienti, Gynevera de le clare donne, Cap.29, De Elysa Sforza de San Severino. V.: http://it.wikisource.org/wiki. Così il degli Arienti: L’alto et fortunato Sforza de li Atendoli da Cotignola, oppido de Flaminia, infra li altri valorosi figliuoli hebbe una figliuola nominata Elysa, la quale, pervenuta de aetate de anni quindeci, cum alcuni mesi, al signore Leonello, de la illustre styrpe Sanseverina, in lo regno parthenopeo, matrimonialmente congiunse. Questa Elysa fu de mediocre grandeza et assai formosa; fu dotata di egregii costumi; fu de ingegno et lingua presta. Hebbe prestante animo, quale a le volte fu assalito da subìta colera per qualche offensione, ma presto quello temperava cum dolceza, in pacientia et tranquilitate. Lei divenne vedoa, havendo compito anni xvii de sua aetate; che solamente quindeci mesi era stata col marito; de la cui morte, per troppo memore, essendo gravida, quasi non perse ogni vital spirito, de subita morte, per il grande amore li portava; non altrimenti facesse Julia, che essendoli presentata dal servo la insanguinata vestimenta del caro marito Pompeio, per il scaturiente sangue de la occisa vitima credette fusse stato ociso; di che morta cadde subitamente, per l’infinito amore li portava.
Hebbe Elysa del caro marito uno unico figliuolo, al quale fu imposto nome Roberto, per la dolce memoria de Roberto re de Sicilia et de Hierusalem, che a quilli tempi, se a li codici de digni scriptori se può dar fede, fu re di re. Costei mai ad altri maritare se volse; sempre observò pudica gloria de perpetua viduitate. Mai volse abandonare l’unico et caro figliuolo, fin che possette portar l’arme, et cum el proprio suo lacte nutricolo. Quantunque havesse presso se costumate nutrice, non sdegnò lei essere propria nutrice del figliuolo, per tema non fusse d’alcuno corotto sangue inquinata la generosa infantia, de mali costumi et natura. Sempre orava Dio, li concedesse gratia el potesse alevare, et che de lui ne havesse consolatione et gloria, donandoli spesso a laude de Dio la sua benedictione; perché la spessa benedictione de’ parenti in li figliuoli è de tanto splendore de divina gratia, che in terra et in cielo diventano beati; come per contrario, se la pietà de Dio non soccorre, la maledictione li fa in questa et ne l’altra vita miseri et prophanati et de ogni gratia privi. Oh felice pensiero et veramente degno et beato, del casto pecto de costei, in nutrire el figliuolo! Perché esso de corporea belleza, de magnanimità, de liberalità, de clementia, de affabilità, de costumi clari et de strenuità fu unico ornamento, et gloria del nome latino, et in l’arte militare spechio de vera fede, la quale per stato, né per thesauro, né per fortuna, né per altra cosa mai volse violare: per il che divenne, cum sapiente consiglio de tutta Italia, imperatore de armati, cum stipendio de cento et vintemilia ducati l’ anno, titolo che mai homo consequite al mondo.
De tanto figliuolo questa Elysa, presso la gloria del suo sphorcesco sangue, non ha dato a sè istessa manco splendore et illustratione, che facesse la regina di Macedoni Olympia, moglie de Phylippo illustre per singular tituli, del sangue de li Acedoli, nobilissimi de tutta Grecia, per l’habiuto figliuolo Alexandro. Elysa duncha, de tanto felicissimo figliuolo illustrata, vixe come magnifica vedoa piena de honestate. Fu sempre benigna et humana verso ciascuno; non fu ambitiosa né superba, per essere matre de tanto figliuolo, altissimo capitaneo, et consorte de capitaneo, Leonello Sanseverino, et sorella de dui capitanei, fulghuri de Marte, Alexandro et Francesco Sforza, che fu de Lombardia glorioso principe.
Oh quanto haverebbe havuto felice fine et benigna fama Atalia de Acab re de Israel, moglie de Ioraam figlio de Iosaffath re de Hierusalem, se fusse stata humana et senza elatione de parenti, come Elysa Sphorza! Perché tanto se accese ne l’ambitione et superbia, ne la cupidità del regnare, per essere figliuola de re, sorella di re, et moglie di re, che descaciato da sè ogni paura et feminile pietate, fece occidere tutti li congiunti de li proprii figliuoli, excepto Ioas, picolo fanciulo, figliuolo del suo figliuolo re Ozia, che fu per la sorella Iosabe, figliuola della crudelissima Atalia, secretamente salvato et nutrito. Et ancora cum ferro et cum altra generatione de morte fece occidere tutti li mascoli picoli et grandi de la generatione de David. Dapoi, come la divina justitia non perdona al perseverante male, che doppo Atalia hebbe septe anni regnata, per mandato de Iorodam, summo pontefice, alevato che hebbe Ioas nepote de lei et chiamatolo re, quale credea come gli altri fusse morto, fu la superba Atalia a furore de populo levata de la reale sedia, et messa ne le mane di scelerati et ribaldi, li quali senza pietate la strasinarono fin a la porta de Mulli, dove come rape fu minuciata, et bevuto il sangue da li cani. Così la misera , senza cognoscere lei essere mortale et futuro cibo de vermi, se ne andò a le tartaree force a patire etterno supplicio de la sua superbia et ambitione.
Elysa Sforza duncha, priva de tanto pessimo peccato, vixe catholicamente, cum deiunii, elemosine et oratione. Per la virtù di una sua continua oratione a la gloriosa Vergene regina del cielo, seppe, il tempo de trenta giorni avanti, la sua fine, per la qual cosa se partì da Pavia per andare ad fare reverentia a Loreto al templo de la gloriosa Vergene, et venne ad Bologna, dove era l’unico figliuolo, quale desiderava vedere prima che morisse, come questa gratia havea sempre dimandata a Dio. Giunta che fu a Bologna et stata alcuni giorni et visitata da molte nobile donne, fu oppressa da infirmità, essendo circa de anni septanta; per la quale infirmità, come devota cristiana, expirò in pace a la beata vita, et cum funebre pompa et singular exequio de tutto el bolognese clero, fu il pudico corpo sopra la barra ornata de drappo nero, cum l’arme sphorcesche, adcompagnato da tutti li cittadini honoratamente al templo del seraphico Francesco ad sepelire, dove le sue ossa ancora cum degno epytaphio reposano; che quando de quelle el sepulcro fia veduto da li visitanti el templo, la memoria de tanta donna cum dolce laude è ricordata. Così noi per precipuo honore ornaremo di gloria il nostro Gynevero, per essere stata sua amita felice, et splendore del femineo sphorcesco sexo.
4. Angelo di Costanzo, Istoria del Regno di Napoli, Libro XIII, Nella Stamperia di Giovanni Gravier, Napoli 1769, pag.373.
5. Lodovico Antonio Muratori, Annali d’Italia, Tomo IX, Parte I, presso gli Eredi Barbiellini Mercanti di Libri e Stampatori a Pasquino, Roma 1753, pagg.107-109.
6. Da: http://www.castellafiume.terremarsicane.it/. In un altro dip1oma del 16 dicembre 1413, re Ladislao dichiara di aver venduto ai fratelli Nicolà e Battista della Montagna i castelli di Verecula, Cappadocia e Petrella in Abruzzo Ultra, nonchè di aver promesso agli abitanti di Tagliacozzo “di lasciarli uniti e incorporati a quella contea” e quindi “ordina al giustiziere di quella provincia che non faccia innovazioni”. Tale diploma fu poi ripreso nel 1416 dalla regina Giovanna II (1371-1435), succeduta al fratello nel 1414. Dalla pergamena “di carattere svanito da cui si è potuto raccogliere essere un diploma della regina Giovanna II diretta a Nicolò della Montagna”, come scrive il De Cupis, si vede che ella richiama all’ordine la predetta famiglia, ricordandole che aveva comprato quei castelli per 3.300 ducati, dei quali erano stati versati solo 1.100 ducati, e poichè non pagarono mai “i restanti 2.200, la regina ordina allora che vengano restituiti a Giacomo Orsini, l’antico proprietario” e che questi rimborsi a Nicolà della Montagna “millecento ducati, quanti cioè ne aveva sborsate”.
7. Adolfo Panarello, Terra filiorum Pandulfi, Vol.III, Napoli 2002.
8. M. Pandolfo Collenuccio, Del Compedio dell’Istoria del Regno di Napoli a cura di Tommaso Costa, Libro V. In: Giovanni Gravier, Raccolta. Di tutti i più rinomati Scrittori dell’Istoria Generale del Regno di Napoli. Principiando dal tempo che queste Provincie hanno preso forma di regno, Tomo XVII, Giovanni Gravier, Napoli 1770, pag.311.
9. Compendio de le Historie del Regno di Napoli, composto da Pandolfo Collenuccio, Libro Quinto, Michele Tramezzino, Venezia 1543, pagg.165-169.
10. Compendio de le Historie del Regno di Napoli, composto da Pandolfo Collenuccio, Libro Quinto, Michele Tramezzino, Venezia 1543, pagg.165-169.
11. Compendio de le Historie del Regno di Napoli, composto da Pandolfo Collenuccio, Libro Quinto, Michele Tramezzino, Venezia 1543, pagg.165-169.
12. Lodovico Antonio Muratori, Annali d’Italia, Tomo IX, Parte I, presso gli Eredi Barbiellini Mercanti di Libri e Stampatori a Pasquino, Roma 1753, pagg.112-114.
13. Ibidem.
14. Regesti Angioini.
15. Alesio de Sariis, dell’Istoria del Regno di Napoli, Tomo II, Presso Vincenzo Orsino, Napoli 1791, pag.288.
16. Pietro Giannone, Istoria Civile del Regno di Napoli, Tomo III, Presso Giambattista Pasquali, Napoli 1766, Libro XXIV, pag.266.
17. Berardo Candida Gonzaga, Memorie delle famiglie nobili delle province meridionali d’Italia, Vol. III, Napoli 1875.
18. Da: http://grimgio.altervista.org/genealogie/FILANGIERI.htm. Dopo il 1409, alla morte di Giacomo Nicola II Filangieri III Conte di Avellino morto senza eredi si aprì quindi una crisi dinastica, giacchè lo zio Filippo“il Prete” pretendeva di ereditare i beni di questo nipote, ma nel frattempo Re Ladislao incorporò i feudi della famiglia nel regio demanio, nel 1409, in attesa di risolver la questione, cosa che fece poi Giovanna II nel 1418, assegnando i feudi di tale famiglia a Giovanni Caracciolo, marito di Caterina, sorella di Giacomo Nicola II e provocando così la ribellione di Filippo “il Prete”. Filippo II detto il Prete, morto dopo 1426, forse in prigione, forse ad Aversa, o affogato nel Volturno, era stato 6° Signore di Candida con mero e misto impero (22/2/1413), per cui usò il cognome Candida; capitano e governatore di Candida; familiare di re Ladislao; combattè contro Giovanna II che concesse i beni del ramo Filangieri di Avellino a Ser Gianni Caracciolo con la Prammatica Filangieria, che lo sconfisse ed imprigionò (1426); perse così tutti i suoi feudi.
19. Giacomo Della Morte, Cronica di Napoli di Notar Giacomo, pubblicata a cura di Paolo Garzilli, dalla Stamperia Reale, Napoli 1845.
20. Angelo di Costanzo, Istoria del Regno di Napoli, Libro XIII, Nella Stamperia di Giovanni Gravier, Napoli 1769, pag.373.
21. Lodovico Antonio Muratori, Annali d’Italia, Tomo IX, Parte I, presso gli Eredi Barbiellini Mercanti di Libri e Stampatori a Pasquino, Roma 1753, pagg.116-120.
22. G.B. De Cristoforis, Sergiano Caracciolo. Dramma storico, Tipografia Vignozzi, Livorno 1830.
23. Angelo di Costanzo, Istoria del Regno di Napoli, Libro XIII, Nella Stamperia di Giovanni Gravier, Napoli 1769, pag.373.
24. Lodovico Antonio Muratori, Annali d’Italia, Tomo IX, Parte I, presso gli Eredi Barbiellini Mercanti di Libri e Stampatori a Pasquino, Roma 1753, pagg.116-120.
25. Angelo di Costanzo, Istoria del Regno di Napoli, Libro XIII, Nella Stamperia di Giovanni Gravier, Napoli 1769, pag.373.
26. Angelo di Costanzo, Istoria del Regno di Napoli, Libro XIII, Nella Stamperia di Giovanni Gravier, Napoli 1769, pag.373.
27. Angelo di Costanzo, Istoria del Regno di Napoli, Libro XIII, Nella Stamperia di Giovanni Gravier, Napoli 1769, pag.373.
28. Lodovico Antonio Muratori, Annali d’Italia, Tomo IX, Parte I, presso gli Eredi Barbiellini Mercanti di Libri e Stampatori a Pasquino, Roma 1753, pagg.116-120.
29. Angelo di Costanzo, Istoria del Regno di Napoli, Libro XIII, Nella Stamperia di Giovanni Gravier, Napoli 1769, pag.373.
30. Angelo di Costanzo, Istoria del Regno di Napoli, Libro XIII, Nella Stamperia di Giovanni Gravier, Napoli 1769, pag.373.
31. Angelo di Costanzo, Istoria del Regno di Napoli, Libro XIII, Nella Stamperia di Giovanni Gravier, Napoli 1769, pag.373.
32. Lodovico Antonio Muratori, Annali d’Italia, Tomo IX, Parte I, presso gli Eredi Barbiellini Mercanti di Libri e Stampatori a Pasquino, Roma 1753, pagg.116-120.
33. Ne I diurnali del duca di Monteleone, pare trascritti e aggiustati dal Pignatelli nella prima metà del 1500, nell’anno 1418, quando “Alli 11 di ottobre Sforza tornò alla Fragola e la trovò abbondante di tutte le cose, e di là faceva correre a Napoli da nemico con fare danno grandissimo; e li conti di Caiazzo e dell’Acerra per disperazione vedendo il mal animo del gran Senescalco verso di loro si diedero a Sforza; ed in questo modo Sforza ebbe l’Acerra, e Pomigliano, ed Ottaviano, e tutti li luoghi, quali avevano signoreggiato li figli del Protonotario Auriglia”. V. Ettore Pignatelli, Diurnali detti del duca di Monteleone nella primitiva lezione da un testo a penna, posseduto dalla Società napoletana di storia patria, pubblicati a cura di Nunzio Federico Faraglia, Giannini, Napoli 1895. Cfr. S.Cantone, Cenni Storici di Pomigliano d’Arco, Nola, A.Gallina Editore, 1923.
34. Angelo di Costanzo, Istoria del Regno di Napoli, Libro XIII, Nella Stamperia di Giovanni Gravier, Napoli 1769, pag.373.
35. Angelo di Costanzo, Istoria del Regno di Napoli, Libro XIII, Nella Stamperia di Giovanni Gravier, Napoli 1769, pag.373.
36. Domenico Crivelli, Della prima e della seconda Giovanna regine di Napoli, Padova 1832. Cap: Giovanna seconda regina di Napoli.
37. Domenico Crivelli, Della prima e della seconda Giovanna regine di Napoli, Padova 1832. Cap: Giovanna seconda regina di Napoli.
38. Da Caterina Filangieri egli avrà tre figli: Giovannetta Ippolita (nel 1431 sposerà Gabriele Orsini del Balzo Duca di Venosa), Isabella (sposerà Antonio Caldora Conte di Trivento) e Troiano o Triano, erede, imprigionato e confiscato alla sua morte liberato dopo dieci giorni in vambio del tesoro che il padre aveva accumulato a Melfi (fu Duca di Venosa, Conte di Avellino, Duca di Melfi e barone di Frigento, nel 1432 sposerà in Napoli Maria Caldora figlia di Jacopo Duca di Bari, portando Avellino al figlio Giacomo). Da: http://www.nobili-napoletani.it/Caracciolo-Sole.htm
39. Angelo di Costanzo, Istoria del Regno di Napoli, Libro XIII, Nella Stamperia di Giovanni Gravier, Napoli 1769, pag.378.
40. Giacomo Della Morte, Cronica di Napoli di Notar Giacomo, pubblicata a cura di Paolo Garzilli, dalla Stamperia Reale, Napoli 1845.
41. Ludovico Domenichi, Sforza Attendolo a cura di Massimo Fabi, CAP. XXIII, Di Lodovico II e degli onori della regina Giovanna.
42. Da: http://asmvpiedimonte.altervista.org/index.html. Così sulla pergamena: De mandato reginali. Quod desistatur ab offensis contra Comitem Cerreti et cetera presene apud acta magne Curie domini Magisteri Justitiarii Regis Sicilie per notarium Trifanellum ferrarum penes Gulielmum de Sancto Flaymundo die xvij mensis Decembris 8 Ind. Neapolis.Questa la pergamena: Johanna seconda dei gratia hungarie hierusalem et Sicilie Regina etc. Universis et singulis Armorum Capitaneis Conducteriis Caporalibus Commissariis Comestabulis / Armigeris Equitibus et peditibus necnon Officialibus maioribus et minoribus quocumque nomine nuncupatis ac officio et jurisditione fungentibus tam ad justitiam quam ad guerram, eorumque / loca tenentibus, Comitibus quoque ac Baronibus, ac terrarum ac locorum domis eorumque bicariis et officialibus, Universitatibus isuper et hominibus singularibusque personis Civitatum / terrarum castrorum et locorum ubilibet in provincia Terre laboris et Comitatus Molisii constitutis, et nostris aliis fidelibus quibuscumque presentibus et futuris gratiam et bonam / boluntatem. Significamus vobis quod nuper bir Magnificus Guilelmus de Sancto Flaymundo Comes Cerreti Consiliarius et fidelis noster dilectus, relicto erroris / devio se ipsum Comitem, cum Magnifica muliebre Marutia Capuana eius sororia, et baxallis ipsorum, ad nostram fidem dominium et obedientiam reduxerunt. Nosque / de innata Regibus clementia, bolentes cum eis benigne et gratiose agere, ipsum Comitem cum predicta Marutia et cum baxallis eisdem, necnon et ipsius Comitis fratres sorores / et nepotes ceterosque consanguineos eius, reduximus et recepimus ad gratie nostre sinum, ipsique Comiti suas terras et loca confirmamus, quapropter intendentes / ut illi qui se modo premisso reducunt, et nos ad gratiam recipimus, nullius offensionis obstaculum patiantur, bolumus et fidelitati bestre de certa nostra scientia presentium. / tenore precipimus et mandamus quanto ex nunc in antea et de cetero contra dictum Comitem ac Marutiam et alios predictos ad gratiam nostram ut premittitur reductos dictasque / terras ac baxallos et eorum bona compet… a quibuslibet inimicitiis hostilitatibus incursibus depredationibus assultibus damnificationibus et offensis omnibus desistere / ac desisti facere et mandare penitus declara… Quinimmo prefatum Comitem et ceteros predictos in personis rebus et bonis eorum et cuiuslibet ipsorum quibuscumque, recipere. / reputare habere et tractare amicabiliter studeatis tamquam fideles nostros quos ad gratie nostre sinum ut premictitur reduximus graziose. Nec contrarium faciatis si habetis gratiam nostram caram, has nostras literas anulo nostro secreto munitas fidelitati bestre propterea dirigentes, quas post opportunam inspectionem ipsarum / restitui et remanere ad cautelam vicibus singulis volumus presentanti. Datum in nostro castronovo Neapolis sub eodem anulo nostro die decimoseptimo mensis / Junii octave Inditionis.
44. Domenico Crivelli, Della prima e della seconda Giovanna regine di Napoli, Padova 1832. Cap: Giovanna seconda regina di Napoli. Anni da Gesù Cristo 1382-1442.
45. Alesio de Sariis, dell’Istoria del Regno di Napoli, Tomo II, Presso Vincenzo Orsino, Napoli 1791, pag.288.
46. Alesio de Sariis, dell’Istoria del Regno di Napoli, Tomo II, Presso Vincenzo Orsino, Napoli 1791, pag.288.
47. Lodovico Antonio Muratori, Annali d’Italia, Tomo IX, Parte I, presso gli Eredi Barbiellini Mercanti di Libri e Stampatori a Pasquino, Roma 1753, pagg.120-121. Intanto, mossosi da Mantova, Martino V, arrivò a Ferrara l’8 febbraio, entrando il 18 in Forlì, trasferendo la sua residenza a Firenze il 26 febbraio, donandole la dignità arcivescovile il 2 maggio 1419, ricevendo il pentito antipapa Giovanni XXIII il 12 maggio e mandando in esecuzione la Lega concordata con la Regina Giovanna. La promessa era quella di consegnargli i castelli di S.Angelo e Ostia, dove regnava discordia fra i Savelli e gli Orsini, mentre già aveva spedito a Napoli il fratello Giordano Colonna e suo nipote Antonio, che fu creato Duca d’Amalfi e di Castellammare, e finanche, in seguito, il Principato di Salerno, facendo girar voce che lo volesse a Re alla morte di Giovanna. Questo mentre il Re cadeva in depressione, costretto a restare prigioniero nel palazzo, da cui le pressioni di vari principi che premevano per la sua libertà che il papa riuscì a fargli ottenere il 15 febbraio 1419, a patto che continusse l’armonia fra lui e Giovanna che però non cacciò da Corte i suoi nemici.
48. Angelo di Costanzo, Istoria del Regno di Napoli, Libro XIII, Nella Stamperia di Giovanni Gravier, Napoli 1769, pag.378.
49. Lodovico Antonio Muratori, Annali d’Italia, Tomo IX, Parte I, presso gli Eredi Barbiellini Mercanti di Libri e Stampatori a Pasquino, Roma 1753, pagg.123-124. Sforza partì subito e si accampò fra Viberbo e Montefiascone, venendogli incontro proprio Braccio, che aveva preso Assisi e Spoleto. Giunsero allo scontro il 20 giugno 1419, quando il Conte e Tenenete di Cavalleria Niccolò Orsino (poi accusato di tradimento), si ritirò dalle truppe papaline, lasciando che Braccio facesse 1.000 cavalli prigionieri, portandosi dietro l’esercito colpito dalla peste. Nonostante ciò, grazie ai rinforzi portati dal figlio Francesco, Sforza fece prigionieri 500 cavalli ma fuoriuscì Tartaglia, punito con l’occupazione di Orvieto.
50. Angelo di Costanzo, Istoria del Regno di Napoli, Libro XIII, Nella Stamperia di Giovanni Gravier, Napoli 1769, pag.378.
51. Angelo di Costanzo, Istoria del Regno di Napoli, Libro XIII, Nella Stamperia di Giovanni Gravier, Napoli 1769, pag.373.
52. M. Pandolfo Collenuccio, Del Compedio dell’Istoria del Regno di Napoli a cura di Tommaso Costa, Libro V. In: Giovanni Gravier, Raccolta. Di tutti i più rinomati Scrittori dell’Istoria Generale del Regno di Napoli. Principiando dal tempo che queste Provincie hanno preso forma di regno, Tomo XVII, Giovanni Gravier, Napoli 1770, pag.312. Cfr.: Lodovico Antonio Muratori, Annali d’Italia, Tomo IX, Parte I, presso gli Eredi Barbiellini Mercanti di Libri e Stampatori a Pasquino, Roma 1753, pagg.116-120.
53. G.B. De Cristoforis, Sergiano Caracciolo. Dramma storico, Tipografia Vignozzi, Livorno 1830.
54. Domenico Crivelli, Della prima e della seconda Giovanna regine di Napoli, Padova 1832. Cap: Giovanna seconda regina di Napoli. Anni da Gesù Cristo 1382-1442.
55. Angelo di Costanzo, Istoria del Regno di Napoli, Libro XIII, Nella Stamperia di Giovanni Gravier, Napoli 1769, pag.377.
56. Alesio de Sariis, dell’Istoria del Regno di Napoli, Tomo II, Presso Vincenzo Orsino, Napoli 1791, pag.288
57. Giacomo Della Morte, Cronica di Napoli di Notar Giacomo, pubblicata a cura di Paolo Garzilli, dalla Stamperia Reale, Napoli 1845.
58.Angelo di Costanzo, Istoria del Regno di Napoli, Libro XIII, Nella Stamperia di Giovanni Gravier, Napoli 1769, pag.378.
59. Ludovico Domenichi, Sforza Attendolo a cura di Massimo Fabi, CAP. XXIII, Di Lodovico II e degli onori della regina Giovanna. Cfr. http://asmvpiedimonte.altervista.org/index.html. Così sulla pergamena: De mandato reginali. Quod desistatur ab offensis contra Comitem Cerreti et cetera presene apud acta magne Curie domini Magisteri Justitiarii Regis Sicilie per notarium Trifanellum ferrarum penes Gulielmum de Sancto Flaymundo die xvij mensis Decembris 8 Ind. Neapolis.Questa la pergamena: Johanna seconda dei gratia hungarie hierusalem et Sicilie Regina etc. Universis et singulis Armorum Capitaneis Conducteriis Caporalibus Commissariis Comestabulis / Armigeris Equitibus et peditibus necnon Officialibus maioribus et minoribus quocumque nomine nuncupatis ac officio et jurisditione fungentibus tam ad justitiam quam ad guerram, eorumque / loca tenentibus, Comitibus quoque ac Baronibus, ac terrarum ac locorum domis eorumque bicariis et officialibus, Universitatibus isuper et hominibus singularibusque personis Civitatum / terrarum castrorum et locorum ubilibet in provincia Terre laboris et Comitatus Molisii constitutis, et nostris aliis fidelibus quibuscumque presentibus et futuris gratiam et bonam / boluntatem. Significamus vobis quod nuper bir Magnificus Guilelmus de Sancto Flaymundo Comes Cerreti Consiliarius et fidelis noster dilectus, relicto erroris / devio se ipsum Comitem, cum Magnifica muliebre Marutia Capuana eius sororia, et baxallis ipsorum, ad nostram fidem dominium et obedientiam reduxerunt. Nosque / de innata Regibus clementia, bolentes cum eis benigne et gratiose agere, ipsum Comitem cum predicta Marutia et cum baxallis eisdem, necnon et ipsius Comitis fratres sorores / et nepotes ceterosque consanguineos eius, reduximus et recepimus ad gratie nostre sinum, ipsique Comiti suas terras et loca confirmamus, quapropter intendentes / ut illi qui se modo premisso reducunt, et nos ad gratiam recipimus, nullius offensionis obstaculum patiantur, bolumus et fidelitati bestre de certa nostra scientia presentium. / tenore precipimus et mandamus quanto ex nunc in antea et de cetero contra dictum Comitem ac Marutiam et alios predictos ad gratiam nostram ut premittitur reductos dictasque / terras ac baxallos et eorum bona compet… a quibuslibet inimicitiis hostilitatibus incursibus depredationibus assultibus damnificationibus et offensis omnibus desistere / ac desisti facere et mandare penitus declara… Quinimmo prefatum Comitem et ceteros predictos in personis rebus et bonis eorum et cuiuslibet ipsorum quibuscumque, recipere. / reputare habere et tractare amicabiliter studeatis tamquam fideles nostros quos ad gratie nostre sinum ut premictitur reduximus graziose. Nec contrarium faciatis si habetis gratiam nostram caram, has nostras literas anulo nostro secreto munitas fidelitati bestre propterea dirigentes, quas post opportunam inspectionem ipsarum / restitui et remanere ad cautelam vicibus singulis volumus presentanti. Datum in nostro castronovo Neapolis sub eodem anulo nostro die decimoseptimo mensis / Junii octave Inditionis.
60. Regesti Angioini. Cfr.: www.paternopolionline.it
61. Francesco Scandone, Abellinum feudale, Vol. II, Napoli 1948.
62. Da: http://grimgio.altervista.org/genealogie/filangieri.htm. V.Bascetta, Torrioni nel 1742, ABE, Avellino 2003. Sono i feudi della Montagna ricordati dal Ricca del milite Guarino del Turco (S.Angelo a Torrioni, 1/3 di Torrioni e Toccanisi, Castelmuzzo, S.Maria a Vita oggi Ginestra di San Giorgio del Sannio). Alla sua morte, metà delle Terre andarono al figlio Angelillo del Turco, l’altra metà spettava al figlio della sorella Maruccia: il nobile di Montefusco chiamato Guarino II detto Maczeo. Angelillo pagò solo per metà di quanto gli spettasse, il restò fu incamerato dalla Regia Camera che affidò la divisione di 2/3 delle porzioni al nobile Angelo Seripando: 1/3 fu dato a Guarino II e 1/3 fu acquisito da Pippo.
63. ASNA, Sommaria Patrium, v.33, f.113. In: A.N. Cocozza, Problemi dell’Università di Casalbore e dei suoi feudatari, Graffiti snc, Paduli 2000.
64. Notargiacomo, cit.
65. Domenico Crivelli, Della prima e della seconda Giovanna regine di Napoli, Padova 1832. Cap: Giovanna seconda regina di Napoli. Anni da Gesù Cristo 1382-1442.
66.Compendio de le Historie del Regno di Napoli, composto da Pandolfo Collenuccio, Libro Quinto, Michele Tramezzino, Venezia 1543, pagg.165-169.
67. Lodovico Antonio Muratori, Annali d’Italia, Tomo IX, Parte I, presso gli Eredi Barbiellini Mercanti di Libri e Stampatori a Pasquino, Roma 1753, pagg.120-121.
68. www.genmarenostrum.com. Anna Colonna era figlia a Lorenzo Onofrio Colonna e quindi sorella dei famosi Prospero e Antonio (II Principe di Salerno dal 1423)
69. Il Palazzo di Lecce, dopo il 1463 divenne dimora dei Viceré spagnoli che si alternarono nel dominio di Lecce. V.: www.frisella.it. In quel tempo Roma aveva 20 mila abitanti mentre Lecce ne aveva 6.500.
70. Da: http://it.wikipedia.org/wiki/Giovanni_Antonio_Orsini_Del_Balzo
71. Giovanna II e Maria riuscivano ad andare ancora d’accordo, dopo il ritorno a casa della ex Regina che portò a Lecce la prosa in volgare che fece attuare nei feudi, come si evince da diversi scritti e dagli Statuti (secondo alcuni quella strana amicizia con Maria d’Enghien terminò infatti solo alla sua morte, il 9 maggio del 1446, portandosi dietro il titolo di Regina, in quanto fu appellata maestà fino all’ultimo giorno di vita). I Capitoli dello Statuto della Bagliva sono fra i primi ordinamenti municipali scritti in volgare pugliese, cioè nella lingua napoletana, in Terra d’Otranto. Con essi fu possibile osservare una serie di regole che divennero legge a tutti gli effetti. Il 20 febbraio 1440 su ordine di Maria d’Enghien il notaio Memmo de Judice Bartolomeo di Taranto fu a Carovigno per instituire e rinnovare i Capitoli della Bagliva, insieme al Capitano della Terra, all’erario Mico de Pressa, dal conserviero e decimario, dal Sindaco Pietro de Andrea, fece bando in pubblica piazza con il quale si invitava “qualsivoglia persona di qualsiasi grado, stato o condizione” a far conoscere entro otto giorni tutte le entrate che tiene la Corte di Carovigno al fine di definire i contributi da introitarsi all’interno dei confini del feudo. All’appello si presentarono anche il maestro baglivo, cioè il magno baiulo di Carovigno, Angelo de Guido de Ruggiero, sindaci e decimatori curiali di San Vito e San Giacomo. Il potere locale, evidentemente, era nelle mani del Capitano con la sua Corte baronale, delegato ad amministrare la giustizia, con al seguito il mastrobaglivo che da egli dipendeva, insieme al mastrodatto, maestro d’atti, che annotava in un quinterno le condanne economiche da sanzionare. Il mastro baglivo riscuoteva la fida degli animali relativamente al diritto di pascolo in cambio di una “pesa de caso et una ricotta per iacitura di ciascuna mandria” essendoci il veto di recintare i fondi. A chi riceveva in affidamento il diritto di pascolo la Corte dava in prestito pane e denaro in quanto l’erario camminava sempre con la “borza aperta”, da saldarsi alla fine di marzo. Altri diritti in riscossione erano quelli della cazziatura per il passaggio di carri e carrozze, sulla piazza o plateatico, sulla compravendita degli animali e il diritto sulla macellazione di maiali, agnello per castrato, bue e vacca. Ai baglivi spettava la tutela dell’ordine pubblico con il quale si vietava anzitutto bestemmiare il nome di Dio e della Madonna, pena un augustale, e quello dei Santi, pena due tarì, se visti anche da un solo testimone. Come pure un augustale doveva pagare chi si alcolizzava durante le funzioni religiose, durante le quali era vietato bere vino proprio o delle taverne, e chi la domenica e nei giorni di festa comandati, visibili dalla bandiera issata sul campanile, andava al lavoro nei campi, a meno che non fosse uscito dalla Terra all’alba e rientrato al tramonto. Sanzioni minine a partire da un tarì venivano inflitte anche a chi non rispettava l’igiene buttando in strada “rumato, acqua sozza o altra cosa lorda” o finisse nelle grinfie per altri reati minori verificati dalla vigilanza campestre e marittima. Chi non poteva risarcire la pena finiva in prigione fino al saldo. Nello stato feudale di Carovigno, la Corte baronale presieduta dal Capitano, possedeva uno Palazo cum Sala, cammare, stalle et cellaro, acquaro et conservarie, et altri assai membri con una tor[r]e al costato di dicto Palazo verso Hostuni. / Il Principe di Taranto Giovannantonio Del Balzo Orsini era così potente che possedè “sette città arcivescovili, trenta vescovili, e più di trecento castelli, e da Salerno a Taranto viaggiava sempre nei suoi domini” (Croce). Nel 1459 il suo erario riscuoteva la fida nella selva e nella foresta da cittadini indigeni e esteri, convertendo in moneta i diritti di piazza, scamastratura, carri e carrozze, scannaggio. La Corte incamerava annualmente 40 barili di vino mosto, quale decima da doversi dai possessori di vigne, 95 tomoli e 2 stare di grano, 27 tomoli di orzo, 3 tomoli e 1 stoppello di fave quale decima sulla semina riscossa dai baglivi. La Corte affittava l’acqua dei fiumi Cervarolo, che scorre vicino alla Specchiolla, e del San Sabina, così chiamato perché scorre più vicino a questa torre e per distinguerlo da quello di Pantaneggianni (Andriani), dove si lasciava macerare il lino, la cisterna de durante sita nella selva, la bucciaria davanti alla taverna della piazza, e la piantata degli ulivi.
72. Su Petracono Cfr.: www.condottieridiventura.it/condottier. Petracono Caracciolo Pisquizi, dopo aver fatto testamento a Pozzuoli il 13 marzo 1453, ratificato a Napoli il 18 marzo 1453, morì dopo il 28 luglio 1458. Petracono Caracciolo risulta possedere il titolo di Vicerè del Principato Citra nel 1420 (dopo essere stato Giudice degli scolari il 2 marzo 1424) e nel 1427, divendendo Maresciallo del Regno di Napoli il 2 novembre 1428. Gli successe il figlio Giacomo (fece testamento il 9 ottobre 1498 e morì a fine gennaio 1499), lo sostituì nei titoli di Patrizio Napoletano e 2° Conte di Brienza (confermato il 28-7-1458), Gran Cancelliere del Regno di Napoli il 10-5-1482 (confermato il 19-12-1494 e 20-10-1496), comprò la terra di Bella il 21-9-1462, 1° Duca di Caggiano, Barone di Salvitella e di Sant’Angelo dal 23-12-1498. Sposò Lucrezia del Balzo, figlia di Jacopo Signore di Specchia e di Novella di Tocco dei Conti di Martina.
73. Giordano Colonna morì il 16 agosto 1422. V.: Regesti Angioini, Iohanna II, 1415, fol. 160. I Capitoli furono concessi alla Città Regia di Castellammare il l 7 agosto 1412. V.: Regesti Angioini, Quinternioni, XXII, fol. 92. Antonio la tenne fino al 1 giugno 1431, quando fu confiscata perché ribelle a Giovanna. Regesti Angioini, Iohanna II, 1423, fol. 261. Cfr. da: www.gdangelo.it.
74. Compendio de le Historie del Regno di Napoli, composto da Pandolfo Collenuccio, Libro Quinto, Michele Tramezzino, Venezia 1543, pagg.165-169.
75. Prima parte del Compendio dell’Istoria del Regno di Napoli, di M.Pandolfo Collenuccio, Libro Quinto, pagg.165-169.
76. G.B. De Cristoforis, Sergiano Caracciolo. Dramma storico, Tipografia Vignozzi, Livorno 1830.
77. Come tutti i paesi medievali, il borgo di Sant’Angelo, si sviluppa intorno ad un punto centrale che è il castello, ove si accentrano tutte le funzioni. Da questo epicentro, si diramano diverse strade e si costruiscono le mura che delimitano il suo perimetro. Definire con esattezza il disegno delle mura è piuttosto arduo, prima perché non v’è rimasta nessuna traccia, secondo perché, come accadeva spesso nel Medioevo, le mura venivano continuamente abbattute e ricostruite per allargare l’area da edificare. Con molta probabilità le prime mura circondavano solo l’area del castello, poi in un secondo momento il paese. Con la nascita del monastero di San Giacomo, alcune funzioni come quella religiosa si spostano dal castello al monastero. Ne va dimenticato che nei decenni successivi sorgevano anche il convento dell’Incoronata, e quello di San Marco, probabilmente dipendenza dei Camaldolesi, che continueranno a modificare il perimetro e il suo territorio. Poco dopo, e precisamente nel 1440, il castello di Sant’Angelo ospitò il rè Renato D’Angiò, il quale per evitare i nemici aragonesi appostatisi a Monteforte e ad Avelline, seguì la strada per Montevergine. Durante il cammino, sorpreso da un uragano, si rifugiò nel castello di Sant’Angelo dove il castellano gli offrì ospitalità per la notte. Il giorno successivo, nel riprendere il viaggio verso Napoli, fu assalito a Pietrastornina da una moltitudine di villani che lo avrebbero ucciso se non fosse stato salvato da un capitano francese di nome Guido.
Per quel che riguarda Summonte, nella seconda metà del 1300, il feudo era stato in possesso di Cicco da Tolentino. Seguirono poi i De Lagonesse, casata italianizzata in Della Leonessa, ad opera di Guglielmo, Restaino (fino al 1444-1445), Viola (moglie di Ottimo Caracciolo spesso indicato erroneamente come feudatario) e Giacomo. Fernando Caracciolo, figlio di Giacomo, tenne in piccolo feudo per il figlio Alfredo nel 1453 che riacquistò i diritti per l’esazione fiscale perduti da Adriano Spinelli (o Spiniello) al quale sarebbero andati, insieme all’altra metà del feudo di Summonte, dopo essere stati posseduti da Ottimo Caracciolo nel 1436. Federico Spiniello divenne signore di Summonte fino al 1471, dopo aver comprato anche Roccabascerana e San Nicola.
Marino della Leonessa, figlio di Guglielmo signore di Montemarano e di Isabella Stendardo, mantenne i Castelli della Valle Caudina, ma alienò Montemarani Civitas a Giacomo Filangieri, dal quale, nel 1398, la riottenne un altro componente dei Della Leonessa, Enrico II, che la fece ereditare a Fabrizio nella prima metà del 1400. Napolillo dice che i Della Leonessa erano a Montemarano dal 1270, a Carlo (1295) seguì Enrico, nel 1314, il quale era tenuto assai in considerazione dalla Regina Giovanna, al punto che in molti diplomi è chiamato affine, furono ereditati da Carlo II (1325) portandoli in eredità (1354) al fratello Roberto che sposò Caterina d'Aquino, dalla quale ebbe Errico (marito di Sveva Sanseverino) unendo le due famiglie: i Della Leonessa di Montemarano con i D’Aquino di Pietrastornina. Montemarano arrivarò così a Giovanni II (1354) e Guglielmo Della Leonessa il quale sposò Isabella Stendardo ed ebbe il famoso Marino Della Leonessa. La famiglia Della Leonessa, una delle più illustri del Regno, aveva addirittura coniato moneta, sostenendo i più alti incarichi del Regno, finendo con l'abitare in Napoli, alla via SS. Apostoli, quella stessa casa che era stata di San Tommaso d'Aquino. Per quel che ruguarda Bagnoli, Montella e Cassano c’è da dire che furono poi sottratti al territorio regio verso la metà del 1441 e dati in dominio del Conte Francesco Sforza marito di Polissena Ruffo e, nel 1445, venduti dallo stesso re col patto di ricompra a Garsia Cavaniglia (Processi Antichi della Sommaria, vol.383, n.4532). Alta signoria sui feudi riconosciuta poi dal Re in favore di Rinaldo Caracciolo, secondogenito del Conte di Sant’Angelo dei Lombardi (Cancelleria Aragonese, privilegiorum, vol.5, f.217).
78. G.B. De Cristoforis, Sergiano Caracciolo. Dramma storico, Tipografia Vignozzi, Livorno 1830.
79. Domenico Crivelli, Della prima e della seconda Giovanna regine di Napoli, Padova 1832. Cap: Giovanna seconda regina di Napoli. Anni da Gesù Cristo 1382-1442.
80. Regesti Angioini.
81. Giovanna concesse ai Colonna il titolo di I Principe di Salerno e Duca di Venosa cominciando da Giordano Colonna, a far data dal 3 agosto del 1419, seguito dal II Principe, Antonio, dal 1423, dopo che Giordano morì di peste il 18 agosto del 1422. V. www.genmarenostrum.com. Giordano Colonna (+ di peste 16-8-1422), Signore di Genazzano, Capranica, Palestrina, San Vito e Ciciliano e Nobile Romano; Principe di Salerno e Duca di Venosa dal 3-8-1419, Patrizio Napoletano nel 1417, Generale napoletano.= Mascia Annibaldeschi, Nobile Romana (+ 1423).
82. Angelo di Costanzo, Istoria del Regno di Napoli, Libro XIII, Nella Stamperia di Giovanni Gravier, Napoli 1769, pagg.382-383.
83. Fu quindi l’abate verginiano Guglielmo IV del Monastero di Montevergine che vi edificò la successiva chiesa chiamata S.Maria di Venticano che prese a contrastare e ad assorbire i beni del diruto Monastero sofiano di Benevento. V.A Bascetta, Venticano di Civitate Beneventana, ABE, Avellino 1998. Cfr. B.Candida Gonzaga, Memorie delle Famiglie Nobili delle Provincie Meridionali, De Angelis, Napoli 1876, III, p.53; V.A.Mastrullo; cfr. Zazo, pag.63).Già a partire dal 1413 nelle pergamene di Montevergine compare la vicina Pietra de fusi (AMV, XCIC, f.219).
84. V. nota 19.
85. Giacomo Della Morte, Cronica di Napoli di Notar Giacomo, pubblicata a cura di Paolo Garzilli, dalla Stamperia Reale, Napoli 1845.
86. Lodovico Antonio Muratori, Annali d’Italia, Tomo IX, Parte I, presso gli Eredi Barbiellini Mercanti di Libri e Stampatori a Pasquino, Roma 1753, pagg.120-121.
87. Alesio de Sariis, dell’Istoria del Regno di Napoli, Tomo II, Presso Vincenzo Orsino, Napoli 1791, pag.288.
88. Domenico Crivelli, Della prima e della seconda Giovanna regine di Napoli, Padova 1832. Cap: Giovanna seconda regina di Napoli. Anni da Gesù Cristo 1382-1442.
89. G.B. De Cristoforis, Sergiano Caracciolo. Dramma storico, Tipografia Vignozzi, Livorno 1830.
90. Pietro Giannone, Istoria Civile del Regno di Napoli, Tomo III, Presso Giambattista Pasquali, Napoli 1766, Libro XXV, pag. 249.
91. Lodovico Antonio Muratori, Annali d’Italia, Tomo IX, Parte I, presso gli Eredi Barbiellini Mercanti di Libri e Stampatori a Pasquino, Roma 1753, pagg.125-130.
92. Lodovico Antonio Muratori, Annali d’Italia, Tomo IX, Parte I, presso gli Eredi Barbiellini Mercanti di Libri e Stampatori a Pasquino, Roma 1753, pagg.125-130.
93. Angelo di Costanzo, Istoria del Regno di Napoli, Libro XIII, Nella Stamperia di Giovanni Gravier, Napoli 1769, pagg.382-383.
94. Lodovico Antonio Muratori, Annali d’Italia, Tomo IX, Parte I, presso gli Eredi Barbiellini Mercanti di Libri e Stampatori a Pasquino, Roma 1753, pagg.130-131.
95. Angelo di Costanzo, Istoria del Regno di Napoli, Libro XIII, Nella Stamperia di Giovanni Gravier, Napoli 1769, pagg.382-383.
96. Domenico Crivelli, Della prima e della seconda Giovanna regine di Napoli, Padova 1832. Cap: Giovanna seconda regina di Napoli. Anni da Gesù Cristo 1382-1442.
97. Domenico Crivelli, Della prima e della seconda Giovanna regine di Napoli, Padova 1832. Cap: Giovanna seconda regina di Napoli.
98. Domenico Crivelli, Della prima e della seconda Giovanna regine di Napoli, Padova 1832. Cap: Giovanna seconda regina di Napoli.
99. Angelo di Costanzo, Istoria del Regno di Napoli, Libro XIII, Nella Stamperia di Giovanni Gravier, Napoli 1769, pagg.384-385.
100. Alesio de Sariis, dell’Istoria del Regno di Napoli, Tomo II, Presso Vincenzo Orsino, Napoli 1791, pag.288.
101. Lodovico Antonio Muratori, Annali d’Italia, Tomo IX, Parte I, presso gli Eredi Barbiellini Mercanti di Libri e Stampatori a Pasquino, Roma 1753, pagg.130-131.
102. Angelo di Costanzo, Istoria del Regno di Napoli, Libro XIII, Nella Stamperia di Giovanni Gravier, Napoli 1769, pagg.384-385.
103. Domenico Crivelli, Della prima e della seconda Giovanna regine di Napoli, Padova 1832. Cap: Giovanna seconda regina di Napoli. Anni da Gesù Cristo 1382-1442.
104. G.B. De Cristoforis, Sergiano Caracciolo. Dramma storico, Tipografia Vignozzi, Livorno 1830.
105. Alesio de Sariis, dell’Istoria del Regno di Napoli, Tomo II, Presso Vincenzo Orsino, Napoli 1791, pag.295.
106. Lodovico Antonio Muratori, Annali d’Italia, Tomo IX, Parte I, presso gli Eredi Barbiellini Mercanti di Libri e Stampatori a Pasquino, Roma 1753, pagg.130-133.
107. Prima parte del Compendio dell’Istoria del Regno di Napoli, di M.Pandolfo Collenuccio, Libro Quinto, pagg.165-169.
108. Lodovico Antonio Muratori, Annali d’Italia, Tomo IX, Parte I, presso gli Eredi Barbiellini Mercanti di Libri e Stampatori a Pasquino, Roma 1753, pagg.130-133.
109. Lodovico Antonio Muratori, Annali d’Italia, Tomo IX, Parte I, presso gli Eredi Barbiellini Mercanti di Libri e Stampatori a Pasquino, Roma 1753, pagg.130-133.
110. Lodovico Antonio Muratori, Annali d’Italia, Tomo IX, Parte I, presso gli Eredi Barbiellini Mercanti di Libri e Stampatori a Pasquino, Roma 1753, pagg.130-133.
111. Prima parte del Compendio dell’Istoria del Regno di Napoli, di M.Pandolfo Collenuccio, Libro Quinto, pagg.165-169.
112. Prima parte del Compendio dell’Istoria del Regno di Napoli, di M.Pandolfo Collenuccio, Libro Quinto, pagg.165-169.
113. Lodovico Antonio Muratori, Annali d’Italia, Tomo IX, Parte I, presso gli Eredi Barbiellini Mercanti di Libri e Stampatori a Pasquino, Roma 1753, pagg.133-137.
114. Domenico Crivelli, Della prima e della seconda Giovanna regine di Napoli, Padova 1832. Cap: Giovanna seconda regina di Napoli. Anni da Gesù Cristo 1382-1442.
115. Lodovico Antonio Muratori, Annali d’Italia, Tomo IX, Parte I, presso gli Eredi Barbiellini Mercanti di Libri e Stampatori a Pasquino, Roma 1753, pagg.136-137.
116. G.B. De Cristoforis, Sergiano Caracciolo. Dramma storico, Tipografia Vignozzi, Livorno 1830.
117. Domenico Crivelli, Della prima e della seconda Giovanna regine di Napoli, Padova 1832. Cap: Giovanna seconda regina di Napoli.
118. Alesio de Sariis, dell’Istoria del Regno di Napoli, Tomo II, Presso Vincenzo Orsino, Napoli 1791, pag.295
119. Regesti Angioini
120. Domenico Crivelli, Della prima e della seconda Giovanna regine di Napoli, Padova 1832. Cap: Giovanna seconda regina di Napoli. Anni da Gesù Cristo 1382-1442.
121. Lodovico Antonio Muratori, Annali d’Italia, Tomo IX, Parte I, presso gli Eredi Barbiellini Mercanti di Libri e Stampatori a Pasquino, Roma 1753, pagg.137-139.
122. Domenico Spanò Bolani, Storia di Reggio Calabria, Volume I, Stamperie e Cartiere del Fibreno, Firenze 1796, pag.211-218.
123. Prima parte del Compendio dell’Istoria del Regno di Napoli, di M.Pandolfo Collenuccio, Libro Quinto, pagg.165-169.
124. Lodovico Antonio Muratori, Annali d’Italia, Tomo IX, Parte I, presso gli Eredi Barbiellini Mercanti di Libri e Stampatori a Pasquino, Roma 1753, pagg.138-143.
125. Alesio de Sariis, dell’Istoria del Regno di Napoli, Tomo II, Presso Vincenzo Orsino, Napoli 1791, pag.295
126. Domenico Crivelli, Della prima e della seconda Giovanna regine di Napoli, Padova 1832. Cap: Giovanna seconda regina di Napoli. Anni da Gesù Cristo 1382-1442.
127. Lodovico Antonio Muratori, Annali d’Italia, Tomo IX, Parte I, presso gli Eredi Barbiellini Mercanti di Libri e Stampatori a Pasquino, Roma 1753, pagg.142-143.
128. Regesti Angioini.
129. Prima parte del Compendio dell’Istoria del Regno di Napoli, di M.Pandolfo Collenuccio, Libro Quinto, pagg.165-169.
130. Giacomo Della Morte, Cronica di Napoli di Notar Giacomo, pubblicata a cura di Paolo Garzilli, dalla Stamperia Reale, Napoli 1845.
131. Prima parte del Compendio dell’Istoria del Regno di Napoli, di M.Pandolfo Collenuccio, Libro Quinto, pagg.165-169.
132. Prima parte del Compendio dell’Istoria del Regno di Napoli, di M.Pandolfo Collenuccio, Libro Quinto, pagg.165-169.
133. Lodovico Antonio Muratori, Annali d’Italia, Tomo IX, Parte I, presso gli Eredi Barbiellini Mercanti di Libri e Stampatori a Pasquino, Roma 1753, pagg.145-146.
134. Alesio de Sariis, dell’Istoria del Regno di Napoli, Tomo II, Presso Vincenzo Orsino, Napoli 1791, pagg.296-297.
135. Domenico Crivelli, Della prima e della seconda Giovanna regine di Napoli, Padova 1832. Cap: Giovanna seconda regina di Napoli.
136. Alesio de Sariis, dell’Istoria del Regno di Napoli, Tomo II, Presso Vincenzo Orsino, Napoli 1791, pagg.296-297.
137. Lodovico Antonio Muratori, Annali d’Italia, Tomo IX, Parte I, presso gli Eredi Barbiellini Mercanti di Libri e Stampatori a Pasquino, Roma 1753, pagg.145-146.
138. Alesio de Sariis, dell’Istoria del Regno di Napoli, Tomo II, Presso Vincenzo Orsino, Napoli 1791, pagg.296-297.
139. Lodovico Antonio Muratori, Annali d’Italia, Tomo IX, Parte I, presso gli Eredi Barbiellini Mercanti di Libri e Stampatori a Pasquino, Roma 1753, pagg.145-148.
140. G.B. De Cristoforis, Sergiano Caracciolo. Dramma storico, Tipografia Vignozzi, Livorno 1830.
141. Domenico Crivelli, Della prima e della seconda Giovanna regine di Napoli, Padova 1832. Cap: Giovanna seconda regina di Napoli. Anni da Gesù Cristo 1382-1442.
142. Domenico Crivelli, Della prima e della seconda Giovanna regine di Napoli, Padova 1832. Cap: Giovanna seconda regina di Napoli. Anni da Gesù Cristo 1382-1442.
143. Lodovico Antonio Muratori, Annali d’Italia, Tomo IX, Parte I, presso gli Eredi Barbiellini Mercanti di Libri e Stampatori a Pasquino, Roma 1753, pagg.148-149.
144. Pierre Bayle, Dictionnaire Historique et critique, Tomo XI, Desoer, Libraire, Rue Christine, Parigi 1820, pag.17.
145. Alesio de Sariis, dell’Istoria del Regno di Napoli, Tomo II, Presso Vincenzo Orsino, Napoli 1791, pagg.297-298.
146. Alesio de Sariis, dell’Istoria del Regno di Napoli, Tomo II, Presso Vincenzo Orsino, Napoli 1791, pagg.297-298.
147. Lodovico Antonio Muratori, Annali d’Italia, Tomo IX, Parte I, presso gli Eredi Barbiellini Mercanti di Libri e Stampatori a Pasquino, Roma 1753, pagg.148-149.
148. Amaury Duval, Mémoires, Tome Premier, Chez Chasseriau et Hécart, Parigi 1819. Révocation de l’adoption d’Alphonse par Jeanne II, et adoption de Louis d’Anjou (Castro Aversa, 14 settembre 1423). Così la pergamena: In nomine Domini nostri Jesu Christi amen. Anno a nativitate ejusdem millesimo quadringentesimo vicesimo tercio regnante serenissima Domina nostra Domina Johanna secunda Dei gratia Hungarie Jerusalem Sicilie Dalmatie Croaciae Rame Servie Galicie Lodomerie Comanie Bulgarieque regina provincie et Forcalquerij ac Pedimonti comitissa regnorum vero ejus anno decimo feliciter amen. Die quarto decimo mensis septembris secunde inditionis in reginali Castro Averse.Nos Antonellus de Theano per totum regnum Sicilie ad contractus judex. Sanson de Conducto de Neapoli ubilibet per totum predictum regnum Sicilie reginali auctoritate notarius publicus et subscriptitestes ad hoc specialiter vocati et rogati presenti scripto publico declaramus notum facimus et testamur. Quod predicto die nobis predictis judice notario et subscriptis testibus convocatis et personaliter accersitis ad requisitiones et preces nobis factas pro parte dicte domine nostre regine et illustrissimi principis et domini Ludovici tercii duci s Andegavie Calabrie etc. ac regni Sicilie futuri regis ad presenciam ipsorum Domine Regine et Domini Ludovici sistentibus in camera paramenti consilii ipsius Domine Regine et existentibus ipsa domina Regina agente ad subscripta pro se ex una parte et dicto Domino Ludovico tercio futuro rege agente ex altera prefata quidem Domina nostra Regina coram nobis presente dicto Domino Ludovico tercio audiente et intelligente sue vive vocis oraculo protulit et narravit quod dudum ipsa Domina nostra Regina certis tune causis et rationibus mota arrogavit in suum filium et successorem regni Sicilie supradicti illustrem principem Dominum Alplionsum regem Aragonum et eundem regem Aragonum maternalitcr et benigne pertractans honoribus dignitatibus dicti regni quampluribus insignivit et etiam decora vit secundum quod de hoc in toto pene orbeterrarum esse potest publicà vox et fama. / Qui Aragonum rex successu temporis non contentus de hiis que sibi prefata Domina nostra Regina concesserat et tradiderat immo ingratus tantorum beneficiorum sibi a predicta Domina nostra Regiua Largiflue collatorum ausu nefando et impio appetitu totum dominum predicti regni seu ipsius domine Regine ad suas manus et potestatem convertendi inpulsus et distractus presumpsit et actentavit manu armata et militari personam dicte Domine Regine capere et arrestarein Castro Capuano Neapolis deindeque ipsam Dominam Regina male et impie pertractare et facere pertractari satagendo pro suis conatibus et inpulsibus pro suo libito voluntatis sicut hoc est notorium et etiam manifestum in toto regno et etiam in totam Italiam qua ex certis aliis causis juste et rationabiliter mentem predicte Domine Regine ad hoc inducentibus dicta Domina Regina justa et rationabiliter exigentibus demeritis ipsius Domini Regis Aragonum eundem a dicta filia arrogatione revocavit et ipsum etiam privavit dictis successione honoribus dignitatibus officiis donationibus concessionibus privilegiis et potestatibus omnibus antea sibi collatis.
Et decerlis aliis rationibus et occasionibus justis et licite moventibus mentem sue serenitatis arrogavit et fecit suum filium adoptivum primogenitum predictum illustrissimum principem Dominum Ludovicum tercium ducem Andegavie Calabrieque ac futurum regem regni predicti. Et quia prout ipsc partes coram nobis predictis judice notario et testibus asseruerunt nonnulli iniquitatis filii capientes et affectantes inter eosdem dominam Reginam et Dominum Ludovicum tercium futurum regem matrem et iiliaux differentiam et discordiam seminare ferebant et dicebant quod ipsa domina nostra regina occulte el sine conscientia dicti Domini Ludovici tercii filii sui et ipse etiam Dominus Ludovicus tercius clam et occulte a dicta domina Regina matre sua tentabat et satagebat se disentare et concordare cum predicto rege Aragonum et etiam cum illustri principe Brachio de forte Bradais principe Capue et regni Sicilie magno comestabulo etc. / Ideo ut penitus de medio tollatur materia et occasio predictarum obloquutionum et ut omnibus pateat et sit manifestas affectus sincerus qui inter predictam dominam reginam ut matrem ex una parte et inter predictum illustrem principem Dominum Ludovicum tercium utnlium et adostendendum.quod in omnibus sunt unanimes et concordes divina semper gratia affluenteunde proceditur omne bonum sponte non vi dolo vel metu coacti colludio inducti aut aliter circumeunti sed eorum et cujusque ipsorum pura placida et spontanea voluntate repulsato abinde omni materia obloquenti prefata domina notra regina et prefatus Dominus Ludovicus tercius futurus rex mater et filius et quilibet ipsorum sibi ipsis ad invicem una alteri et altera alteri promiserunt et convenerunt per solemnem et legitimam stipulationem coram nobis ac sub verbo et fide regali ac perpactum sollenne et vestitum non se concordare nee aliquem actum concordie vel pacis fecere inducere vel finire cum dicto rege Aragonum nee alio sui parte nee...
Brachio magno comestabulo vel alio sui parte publice vel occulte vel alio quovis modo sine expressa conscientia beneplacito et I!centia alterutrius ipsorum matris et filii oretenus vel in seri lio quocumque ingenio vel colore et in hoc non committere aliquem dolum malignitatem vel fraudem. Inmo predictam concordiam unitatem maternalitatem et filialitatem jam contractara factam et secu et eamdem dominam Heginam et dictum dominum Ludovicum tercium filium unicum suum futurum regem regni Sicilie perpetuo ratas gratas et firmas habere et tenere haberique et teneri facere et cujuslibet ipsorum subditos familiares vassallos atque gentes et non contrafacere dicere opponere vel venire divertere vel pervertere interrumpere vel violare aliquo quovisque publiec vel occulte ubique locorum. Itaquod hujusmodi unitas et concordia inviolabilem semper obtineat roboris firmitatem et a presenti contracta dolum malum abesse futurumque preterire seu preteriri facere quoquomodo. Et pro predictis omnibus et eorum singulis firmiter adimplendis et inviolabiliter observandis et contra non veniendo dicendo vel opponendo, sed quod predicta omnia et eorum singula vera sunt prefata Domina Regina et Dominus Ludovicus futurus rex sponte et voluntarie coram nobis sibi ipsis ad invicem presentibus et recipientibus corporale prestiterunt ad santa Dei evangelia juramentum.
Volentes et jubentes quod ad futuram rei memoriam et cautelam cujusque ipsorum fiant duo consimilia publica instrumenta unde ad futuram memoriam et cautelam prefate Domine Regine factum est exinde de premissis hoc presens publicum instrumentum per manus mei notarii supradicti signo meo solito signatum subscriptione mei qui supra judicis et nostrum subscriptorum testium subscriptionibus roboratum. / Quod scripsi ego prefatus Sanson publicus ut supra notarius qui premissis omnibus rogatus interfui ipsumque meo consueto signo signavi.
Adest signum notarii. = / Ego qui supra Antoneljus de Theano judex interfui et subscripsi. = / Ego qui supra X. Dei et apostolice sedis gratia episcopus tropiensis testor et subscripsi. = / Sforza manu propria. = / Tristan de le Jaille. = / Elion de Glanduies. = / G. de Villanovi. = / Ego Franciscus Monnilis miles regni Sicilie Marescallus testis sum.— / Ego Petrus quondam Bernardi de monte Alcino orator ducalis testis fui et propria manu scripsi.= / Ego Johannes Dentice miles testis subscripsi. = / Ego Bucius de Seuls testis sum.— [altri: de Senis] / Ego Pippus Caraczolus miles testis subscripsi. = / Ego Gani crins Caraczola miles testis subscripsi.
149. Giacomo Della Morte, Cronica di Napoli di Notar Giacomo, pubblicata a cura di Paolo Garzilli, dalla Stamperia Reale, Napoli 1845.
150. Alesio de Sariis, dell’Istoria del Regno di Napoli, Tomo II, Presso Vincenzo Orsino, Napoli 1791, pagg.297-299.
151. Lodovico Antonio Muratori, Annali d’Italia, Tomo IX, Parte I, presso gli Eredi Barbiellini Mercanti di Libri e Stampatori a Pasquino, Roma 1753, pagg.148-149.
152. Compendio de le Historie del Regno di Napoli, composto da Pandolfo Collenuccio, Libro Quinto, Michele Tramezzino, Venezia 1543, pagg.170-185. Opera di Pandolfo Collenuccio di Pesaro (1444-1504) commissionata da Ercole I d’Este e pubblicata postuma, nel 1539.
153. Compendio de le Historie del Regno di Napoli, composto da Pandolfo Collenuccio, Libro Quinto, Michele Tramezzino, Venezia 1543, pagg.170-185. Opera di Pandolfo Collenuccio di Pesaro (1444-1504) commissionata da Ercole I d’Este e pubblicata postuma, nel 1539.
154. Compendio de le Historie del Regno di Napoli, composto da Pandolfo Collenuccio, Libro Quinto, Michele Tramezzino, Venezia 1543, pagg.170-185. Opera di Pandolfo Collenuccio di Pesaro (1444-1504) commissionata da Ercole I d’Este e pubblicata postuma, nel 1539.
155. Compendio de le Historie del Regno di Napoli, composto da Pandolfo Collenuccio, Libro Quinto, Michele Tramezzino, Venezia 1543, pagg.170-185. Opera di Pandolfo Collenuccio di Pesaro (1444-1504) commissionata da Ercole I d’Este e pubblicata postuma, nel 1539.
156. Lodovico Antonio Muratori, Annali d’Italia, Tomo IX, Parte I, presso gli Eredi Barbiellini Mercanti di Libri e Stampatori a Pasquino, Roma 1753, pagg.148-149.
157. Domenico Crivelli, Della prima e della seconda Giovanna regine di Napoli, Padova 1832. Cap: Giovanna seconda regina di Napoli. Anni da Gesù Cristo 1382-1442.
158. Domenico Crivelli, Della prima e della seconda Giovanna regine di Napoli, Padova 1832. Cap: Giovanna seconda regina di Napoli. Anni da Gesù Cristo 1382-1442.
159. Lodovico Antonio Muratori, Annali d’Italia, Tomo IX, Parte I, presso gli Eredi Barbiellini Mercanti di Libri e Stampatori a Pasquino, Roma 1753, pagg.150-155.
160. Alesio de Sariis, dell’Istoria del Regno di Napoli, Tomo II, Presso Vincenzo Orsino, Napoli 1791, pagg.297-299.
161. Lodovico Antonio Muratori, Annali d’Italia, Tomo IX, Parte I, presso gli Eredi Barbiellini Mercanti di Libri e Stampatori a Pasquino, Roma 1753, pagg.150-155.
162. Giacomo Della Morte, Cronica di Napoli di Notar Giacomo, pubblicata a cura di Paolo Garzilli, dalla Stamperia Reale, Napoli 1845.
163. Alesio de Sariis, dell’Istoria del Regno di Napoli, Tomo II, Presso Vincenzo Orsino, Napoli 1791, pagg.299-300.
164. G.B. De Cristoforis, Sergiano Caracciolo. Dramma storico, Tipografia Vignozzi, Livorno 1830.
165. Alesio de Sariis, dell’Istoria del Regno di Napoli, Tomo II, Vincenzo Orsino, Napoli 1791, pag.300.
166. G.B. De Cristoforis, Sergiano Caracciolo. Dramma storico, Tipografia Vignozzi, Livorno 1830.
167. Vincenzo Napolillo, Storia di Nusco, ABE, Avellino 1999. Alcune parole focalizzano il potere raggiunto da Sergiano, il grande Siniscalco. Il documento latino si legge in Ricca. Breve fu, però, il dominio di Sergiano, che donò la Contea di Sant'Angelo e le altre terre al fratello Marino Caracciolo. Scrisse, il Villalba, nella Sicilia Nobile che La Casa della famiglia di Sicilia è la stessa che la Caracciolo di Napoli, quel grido che il Mondo sa. Napolillo ricorda il giorno in cui morì Sergiano dicendo che si tramanda che la duchessa di Sessa, appena ucciso Sergiano, dicesse calpestandone il cadavere: "Ecco il figluol d'Isabella Sandona che ardì contendere con me". Sulla tomba del gran Siniscalco si leggono i versi del celebre Lorenzo Valla e questi: Syrianni Caracciolo Avellini Comiti Venusii Duci / Ac Regni Magno Senescallo et moderatori / Troianus Filius Melphiae Dux / Parenti de se, deque Patria optime merito, erigendum curavit mccccxxxiii. Sergiano Caracciolo fu soppresso, la notte del 19 agosto 1432, in castel Capuano, "a colpi di stocco e di accetta", su istigazione di Covella Ruffo, duchessa di Sessa, di Squillace, di Montalto, di Alife. Bisogna distinguere questa Covella Ruffo, che morì nel 1445, dopo la celebrazione delle nozze di suo figlio Marino Marzano con Eleonora, figlia illegittima di Alfonso d'Aragona, dall'altra Covella Ruffo, che terminò i suoi giorni nell'anno 1447, come attesta la lapide, dettata, in Altomonte, dai Padri Predicatori. L'ambasciatore veneziano registrava, ma senza ironia, la caotica situazione determinatasi nel Regno di Napoli, per l'incostanza dei sudditi e dei baroni: Lo conte di santo Angelo che è di presente (1444) ha nome messer Marino Caraczulo, ma el titolo ha uno che ha nome Zuan Cola de Zuamvilla. Infatti, nel parlamento di Alfonso, che fu celebrato nel 1443, si legge, fra i nomi di altri baroni, quello di Giovan Cola di Joinville.
168. Alesio de Sariis, dell’Istoria del Regno di Napoli, Tomo II, Presso Vincenzo Orsino, Napoli 1791, pagg.299-300.
169. Compendio de le Historie del Regno di Napoli, composto da Pandolfo Collenuccio, Libro Quinto, Michele Tramezzino, Venezia 1543, pagg.170-185. Opera di Pandolfo Collenuccio di Pesaro (1444-1504) commissionata da Ercole I d’Este e pubblicata postuma, nel 1539.
170. Sansone II (1430-1471) fu Conte di Conza dal 1 agosto 1452, nello stesso anno in cui impalmò Costanza di Capua, figlia di Luigi Conte di Altavilla Irpina (1438-1503). Subita la pesante distruzione per il terremoto del 1456 il feudo di Conza divenne sempre più povero, pervenendo alla famiglia Gesualdo.
171. Lodovico Antonio Muratori, Annali d’Italia, Tomo IX, Parte I, presso gli Eredi Barbiellini Mercanti di Libri e Stampatori a Pasquino, Roma 1753, pagg.169-170.
172. Lodovico Antonio Muratori, Annali d’Italia, Tomo IX, Parte I, presso gli Eredi Barbiellini Mercanti di Libri e Stampatori a Pasquino, Roma 1753, pagg.169-170.
173. Domenico Spanò Bolani, Storia di Reggio Calabria, Volume I, Stamperie e Cartiere del Fibreno, Firenze 1796, pag.217-221.
174. Giacomo Della Morte, Cronica di Napoli di Notar Giacomo, pubblicata a cura di Paolo Garzilli, dalla Stamperia Reale, Napoli 1845.
175. Ibidem.
176. Ibidem.
177. Ibidem. Così continua Garzilli: - In lo anno 1454 Ioan Francesco Conzaga figliolo de Francesco Conzaga successe nel dominio de Mantua dopo la morte del patre de età de 15 andi havendo tenuto 27 anni.
In lo quale anno lo Imperadore Sigismundo essendo in dicta città de Mantua hebbe la dignità del Marchesato.
Sì ancho le insegne o vero arme de lo Imperio sì ancho per magior benivolencia li donò Barbara figliola del Marchese de Brandeburg todescho potente a Ludovico figliolo de Ioan Francesco parente che era del dicto Gismundo Imperatore dicta Barbara.
El quale Ioan Francesco vixe in tale dignità 9 anni et essendo 51 anno morì et fo de vertù felicità et dignità prudente et fo vincitore sempre.
El quale como a capitano de la Signoria acquistò multi thesori oltra la fama et castelli del territorio de Chermona de Brescia et de Verona, partendosi da Veneciani fo chiamato dal Ducha Philippo et insieme con Nicolò Pizinino fece cose mirabele et tolse Verona a Veneciani con lo contado et multe castelle de Brescia et de Vicencia, quale hebbe 4 figlioli cioè Ludovico, Carllo, Lucido, et Alexandro, homini preclarissimi nelle arme et lectere.
178. Ibidem.
179. Domenico Spanò Bolani, Storia di Reggio Calabria, Volume I, Stamperie e Cartiere del Fibreno, Firenze 1796, pag.217-221.
180. Alesio de Sariis, dell’Istoria del Regno di Napoli, Tomo II, Presso Vincenzo Orsino, Napoli 1791, pagg.306-309.
181. Pietro Giannone, Istoria Civile del Regno di Napoli, Tomo III, Presso Giambattista Pasquali, Napoli 1766, Libro XXV, pagg.268-273.
182. Alesio de Sariis, dell’Istoria del Regno di Napoli, Tomo II, Presso Vincenzo Orsino, Napoli 1791, pagg.306-309.
183. Pietro Giannone, Istoria Civile del Regno di Napoli, Tomo III, Presso Giambattista Pasquali, Napoli 1766, Libro XXV, pag.268.
184. Alesio de Sariis, dell’Istoria del Regno di Napoli, Tomo II, Presso Vincenzo Orsino, Napoli 1791, pagg.306-309.
185. Pietro Giannone, Istoria Civile del Regno di Napoli, Tomo III, Presso Giambattista Pasquali, Napoli 1766, Libro XXV, pag. 263.
186. Alesio de Sariis, dell’Istoria del Regno di Napoli, Tomo II, Presso Vincenzo Orsino, Napoli 1791, pagg.306-309.
187. Pietro Giannone, Istoria Civile del Regno di Napoli, Tomo III, Presso Giambattista Pasquali, Napoli 1766, Libro XXV, pag. 263.
188. Lodovico Antonio Muratori, Annali d’Italia, Tomo IX, Parte I, presso gli Eredi Barbiellini Mercanti di Libri e Stampatori a Pasquino, Roma 1753, pagg.176-178.
189. Domenico Spanò Bolani, Storia di Reggio Calabria, Volume I, Stamperie e Cartiere del Fibreno, Firenze 1796, pag.221-222.
190. Lodovico Antonio Muratori, Annali d’Italia, Tomo IX, Parte I, presso gli Eredi Barbiellini Mercanti di Libri e Stampatori a Pasquino, Roma 1753, pagg.177-179.
191. ASNA, Relevi, v.297, ff.8-13; ASNA, Petizioni e significatorie di relevi, Prima serie, Vol.I, f.89-94. ASNCT, 301/12, ivi. E.Ricca, Istoria dei feudi, Vol.III, pag.397.
192. La notizia data dal vescovo Campana è in: Lodovico Antonio Muratori, Annali d’Italia, Tomo IX, Parte I, presso gli Eredi Barbiellini Mercanti di Libri e Stampatori a Pasquino, Roma 1753, pagg.125-130.
193. Ibidem.
194. Giacomo Della Morte, Cronica di Napoli di Notar Giacomo, pubblicata a cura di Paolo Garzilli, dalla Stamperia Reale, Napoli 1845.
195. Così Garzilli.
196. Ibidem.
197. Ibidem. Così Garzilli: - Et de Fiorentivi era capitano Francesco Sforza, figlio de Sforza, et del Ducha Philippo Duca de Milano, Nicolò Pizinino dove fo facta la pace lo anno 1442 fra el Ducha Philippo et Francesco Sforza. elquale tolse per Donna Biancha Maria unica figliola del predicto Duca Philippo et ultra la pecunia li donò per dote Chermona con tucto el Contado Pontetremolo, dove ne sequìo pace vniversale per tucta Italia la quale Biancha Maria fo bellissima et nobellissima et soccesse al dominio Ducale una con lo marito quale tenne con fatiche grande anni 21.
Dalla quale per el decto Signor Francesco foro procreati octo figlioli cioè sey maschi et doy femine:
- el primo fu Galeazo quale fo ducha;
- Philippo Sforza;
- Ludovico;
- Ascanio poy fo cardinale;
- Octaviano;
- Ypolita Donna de Alfonso Ducha de Calabria;
- et Helisabecta Donna de Guglielmo Marchese de Monferato.
198. Domenico Crivelli, Della prima e della seconda Giovanna regine di Napoli, Padova 1832. Cap: Giovanna seconda regina di Napoli. Anni da Gesù Cristo 1382-1442.
199. Lodovico Antonio Muratori, Annali d’Italia, Tomo IX, Parte I, presso gli Eredi Barbiellini Mercanti di Libri e Stampatori a Pasquino, Roma 1753, pagg.187-189.
200. Domenico Crivelli, Della prima e della seconda Giovanna regine di Napoli, Padova 1832. Cap: Giovanna seconda regina di Napoli. Anni da Gesù Cristo 1382-1442.
201. G.B. De Cristoforis, Sergiano Caracciolo. Dramma storico, Tipografia Vignozzi, Livorno 1830.
202. Alesio de Sariis, dell’Istoria del Regno di Napoli, Tomo II, Presso Vincenzo Orsino, Napoli 1791, pagg.299-300.
203. G.B. De Cristoforis, Sergiano Caracciolo. Dramma storico, Tipografia Vignozzi, Livorno 1830.
204. Perciò si decise per un Concilio proclamandosi che la Chiesa non avrebbe trionfato sugli eretici se non dopo aver fatto le riforme interne “del capo e delle membra”, il che non avvenne con l’elezione di Eugenio IV a papa (1431), che subito intravide il pericolo di perdere i suoi stati, minacciati da Francesco Sforza, figlio di Jacopo e da Niccolò Fortebraccio. V. G.B. De Cristoforis, Sergiano Caracciolo. Dramma storico, Tipografia Vignozzi, Livorno 1830.
205. Alesio de Sariis, dell’Istoria del Regno di Napoli, Tomo II, Presso Vincenzo Orsino, Napoli 1791, pagg.299-300.
206. Domenico Crivelli, Della prima e della seconda Giovanna regine di Napoli, Padova 1832. Cap: Giovanna seconda regina di Napoli.
207. Domenico Crivelli, Della prima e della seconda Giovanna regine di Napoli, Padova 1832. Cap: Giovanna seconda regina di Napoli.
208. Domenico Crivelli, Della prima e della seconda Giovanna regine di Napoli, Padova 1832. Cap: Giovanna seconda regina di Napoli.
209. Domenico Spanò Bolani, Storia di Reggio Calabria, Volume I, Stamperie e Cartiere del Fibreno, Firenze 1796, pag.222-223.
210. Lodovico Antonio Muratori, Annali d’Italia, Tomo IX, Parte I, presso gli Eredi Barbiellini Mercanti di Libri e Stampatori a Pasquino, Roma 1753, pagg.199-200.
211. G.B. De Cristoforis, Sergiano Caracciolo. Dramma storico, Tipografia Vignozzi, Livorno 1830.
212. Alesio de Sariis, dell’Istoria del Regno di Napoli, Tomo II, Presso Vincenzo Orsino, Napoli 1791, pagg.301-302.
213. Domenico Crivelli, Della prima e della seconda Giovanna regine di Napoli, Padova 1832. Cap: Giovanna seconda regina di Napoli.
214. Domenico Crivelli, Della prima e della seconda Giovanna regine di Napoli, Padova 1832. Cap: Giovanna seconda regina di Napoli.
215. Alesio de Sariis, dell’Istoria del Regno di Napoli, Tomo II, Presso Vincenzo Orsino, Napoli 1791, pagg.299-300.
216. G.B. De Cristoforis, Sergiano Caracciolo. Dramma storico, Tipografia Vignozzi, Livorno 1830.
217. Domenico Crivelli, Della prima e della seconda Giovanna regine di Napoli, Padova 1832. Cap: Giovanna seconda regina di Napoli. Anni da Gesù Cristo 1382-1442.
218. G.B. De Cristoforis, Sergiano Caracciolo. Dramma storico, Tipografia Vignozzi, Livorno 1830.
219. Costanzo, tomo 2. In: G.B. De Cristoforis, Sergiano Caracciolo. Dramma storico, Tipografia Vignozzi, Livorno 1830.
220. Alesio de Sariis, dell’Istoria del Regno di Napoli, Tomo II, Presso Vincenzo Orsino, Napoli 1791, pag.304. Cfr. Costanzo, tomo 2. In: G.B. De Cristoforis, Sergiano Caracciolo. Dramma storico, Tipografia Vignozzi, Livorno 1830. A suo dire la Regina disse con superbo ghigno: - Ecco il figliuol d’Isabella Sarda, il quale mi voleva soprastare, e ridurre al niente.
221. Costanzo, Tomo 2. In: G.B. De Cristoforis, Sergiano Caracciolo. Dramma storico, Tipografia Vignozzi, Livorno 1830.
222. Ivi.
223.Compendio de le Historie del Regno di Napoli, composto da Pandolfo Collenuccio, Libro Quinto, Michele Tramezzino, Venezia 1543, pagg.170-185. Opera di Pandolfo Collenuccio di Pesaro (1444-1504) commissionata da Ercole I d’Este e pubblicata postuma, nel 1539.
224. G.B. De Cristoforis, Sergiano Caracciolo. Dramma storico, Tipografia Vignozzi, Livorno 1830. Scrive un dramma teatrale in cinque atti dopo aver letto il Carmagnola e l’Adelchi e fa una premessa storica basandosi su fatti di cronaca accaduti nello spazio di 18 mesi, dall’elezione al soglio pontificio di Eugenio IV all’assassinio di Sergiano Caracciolo del 1431 nel Castello di Capuana durante il Regno di Giovanna II. Lo fa dopo un compendio degli avvenimenti ricordati dai giornali napoletani e nelle opere di Angelo Costanzo, Tristano Caracciolo e Giannone, in modo da poter “discernere l’invenzione dalla verità storica”.
225. Lodovico Antonio Muratori, Annali d’Italia, Tomo IX, Parte I, presso gli Eredi Barbiellini Mercanti di Libri e Stampatori a Pasquino, Roma 1753, pagg.199-200.
226. Francesca Santuccu, Virgo Virago. Donne fra mito e storia, letteratura ed arte, dall’antichità a Beatrice Cenci, Edizioni Akkuaria, 2008. Da: www.italiamedievale.org/sito_acim/personaggi/giovanna_II.html
227. Costanzo, tomo 2. In: G.B. De Cristoforis, Sergiano Caracciolo. Dramma storico, Tipografia Vignozzi, Livorno 1830.
228. Alesio de Sariis, dell’Istoria del Regno di Napoli, Tomo II, Presso Vincenzo Orsino, Napoli 1791, pag.304. Cfr. Costanzo, tomo 2. In: G.B. De Cristoforis, Sergiano Caracciolo. Dramma storico, Tipografia Vignozzi, Livorno 1830. A dire del Costanzo precisò la Regina: - Non per la morte, ma solamente l’imprigionamento di lui, aveva comandato.
229. Lodovico Antonio Muratori, Annali d’Italia, Tomo IX, Parte I, presso gli Eredi Barbiellini Mercanti di Libri e Stampatori a Pasquino, Roma 1753, pagg.199-200.

230. Domenico Crivelli, Della prima e della seconda Giovanna regine di Napoli, Padova 1832. Cap: Giovanna seconda regina di Napoli. Anni da Gesù Cristo 1382-1442.
231. Lodovico Antonio Muratori, Annali d’Italia, Tomo IX, Parte I, presso gli Eredi Barbiellini Mercanti di Libri e Stampatori a Pasquino, Roma 1753, pagg.199-200.
232. Alesio de Sariis, dell’Istoria del Regno di Napoli, Tomo II, Presso Vincenzo Orsino, Napoli 1791, pag.305.
233. Lodovico Antonio Muratori, Annali d’Italia, Tomo IX, Parte I, presso gli Eredi Barbiellini Mercanti di Libri e Stampatori a Pasquino, Roma 1753, pagg.203-204
234.J. Mazzoleni, Le pergamene di Capua, pp. 132-136, Doc. CCXCVIII, 1432, 7 settembre, ind. XI, Giovanna II d’Angiò regina di Sicilia, anno 19 in Capua.
Così la pergamena: In nomine domini nostri Iesu Christi. Anno a nativitate eius millesimo quatringentesimo tricesimo secundo, regnante serenissima domina nostra domina Iohanna Secunda Dei gratia Hungarie Ierusalem Sicilie Dalmacie Croacie Rame Servie Galicie Lodomerie Comanie Bulgarieque regina, Provincie et Forqualquerii ac Pedimontis comitissa, regni vero eius anno decimo nono, feliciter amen, die septimo mensis septembris, undecime indictionis. Nos Antonius de Caprio de civitate Capue per totum regnum Sicilie ad contractus iudex, Andreas Palmerius de dicta civitate Capue puplicus per totam provinciam Terre Laboris et comitatus Molisii regia auctoritate notarius, et infrascripti licterati testes, ad hoc specialiter vocati et rogati, videlicet: abbas Adam Nicolai Marczanisii canonicus capuanus, abbas Iacobus Sanso, Antonellus notarii Francisci, Maczoccha iudex et Amicus de Ursis iurisperitus, Raymundus de Vineis, Iohannes Antonius de Guilielmo, Cicchillus de Martono, Charolus de Amato, magister Petrus de Berardo et Petrucius Felix de Capua, presenti scripto puplico declaramus, notum facimus et testamur quod ad requisitionem et preces cum instancia nobis factas pro parte nobilium et discretorum virorum Colelle de Calabria dicti Stefani et Iacobelli de Abbate de Amalfia castellanorum turrium civitatis Capue pro parte condam magnifici viri domini Siri Iohannis Caraczuli de Neapoli militis, comitis Abellini, regni Sicilie Magni Senescalli etc., nobis qui supra iudice, notario et testibus predicto die personaliter vocatis ante presenciam dictorum Colelle et Iacobelli sistencium supra pontem dictarum turrium a parte exteriori dicte civitatis Capue; prefati Colella et Iacobellus castellani, ut supra, bona eorum voluntate, asseruerunt unanimiter et concorditer coram nobis et in presencia nobilis et circumspecti viri Gasparis Bonciani de Florencia, commissarii et nuncii specialis illustrissime et potentissime domine domine Iohanne Secunde Dei gratia Hungarie Ierusalem et Sicilie regine etc., per ipsam sacram reginalem Maiestatem, sicud dixerunt, specialiter destinati ac sollemniter et legitime constituti quod, cum noviter castellani ipsi receperint et habuerint infrascriptas licteras, unam silicet ipsarum eis directam per magnificam dominam Catherinam Filingeriam, relictam dicti condam domini Magni Senescalli, aliam nobis directam per magnificum virum Troyanum Caraczulum de Neapoli filium et heredem prefati condam domini Magni Senescalli, et per prefatam dominam Catherinam Filingeriam matrem ipsius Troyani, in carta papiri scriptas et sigillatas propriis et notis sigillis seu niciis ipsorum Troyani et domine Catherine ac subscriptas subscriptionibus propriis manibus ipsorum Troyani et domine Catherine super assignationibus dictarum turrium. Et nichilominus prefati Iacobellus et Colella castellani, ut supra, receperunt et habuerunt a dictis domna Catherina et Troyano introscripta intersigna dictarum turrium olim eis data et assignata per dictum Magnum Senescallum dicto videlicet Iacobello quartam partem unius tornensis et medietatem unius alterius tornensis.
Quorum relique tres partes dicti tornensis et reliqua medietas alterius tornensis ipse Iacobellus penes se habebat, que intersigna vidimus coniuncta et ea inspessimus per omnia conveniri. Et prefato Colette terciam partem unius ioctarelli de here cipro et terciam partem unius lictere sacre reginalis Maiestatis, que incipiebat: Iohanna Secunda Dei gratia Hungarie Ierusalem et Sicilie regina etc. Cui relique due partes tam dicti ioctarelli quam dicte lictere, prefatus Colella penes se detinebat et similiter intersigna ipsa vidimus esse coniuncta et ea inspessimus per omnia similiter conveniri unita. Quarum licterarum dictorum Troyani et domine Catherine tenor per exibicionem et ostensionem licterarum ipsarum nobis factarum per dictos Iacobellum et Colellam infra subdicitur et est talis: amici et fideles dilecti salutem. Abemmo veduta una lictera mandata al conte de Bocino per lo capitaneo de Capua dove se contene che vuy no volite assenare le turre ala maysta de madamma per si cheno aviti unce cento e la monicione che nce en entro da maniare per beveraio et per vostro aviso nuy avimmo promisso ala dicta maysta de madamma de farili assenare le dicte turre, et dove nolle facessemo assenare nuy restarriamo grandemente indignacione de la dicta maysta et farriance grandissimo dampno tanto de roba quanto de le persune, credemo che vuy no vogliate esser causa de tanto male nostro; per tanto ve pregamo et requidimo tanto per lo bono amore et fede che porteste ala benedicta anima delo gran senescalcho, quanto per la fede et amore che portate a nuy che subito, veduta la presente lectera, debiate assenare le dicte turre, et assenate benarrite da nuy che ve promectemo per la fede nostra faremo bono beveraio; per modo restarrite sempre ben contenti et in bono amore con nuy et che no manche perche credimmo no voglate essere causa de la nostra disertacione che a vuy no forria ne utile ne honore. Caybani, secundo septembris undecime indictionis. Catherina Filangeria manu propria, Troyanus Caraczulus manu propria. Amicis et fidelibus nostris dilectis, Colelle dicto Stefano et Iacobello de Abbate castellanis turrium Capue etc. Comitissa Abellini etc.
Tenor vero dictarum licterarum directarum per dictam dominam Catherinam per ostensionem et exibicionem ipsarum nobis factarum per dictos Cobellam et Iacobellum, ut supra, infra subdicitur et est talis:
Amici et fideles dilecti salutem. Commo per diverse ve avimo scripto de lo facto de le turri, per tanto nuy mandammo da vuy messere Andrea de la Candida homo nostro fidelissimo, pregandove se alcuna cosa de amicicia aviti verso de nuy che vuy ve dega intendere cum lo dicto messer Andrea et fare tucto chello che ipso ve dizaria da nostra parte per la assignacione dele turre ala maysta de madamma. Et per che tucta la speranza nostra sta in vuy, fati con messere Andrea che le dicte turre se asseneno ala dicta Maysta de madamma et czo en lultimo chence mandammo, credemo che farrite quanto lo dicto messere Andrea ve dizarra et de czo le pregamo nonce fati lo contrario per quanto no volissimo veder ipsum male alluy et a nostro figlio et omne promissione che lo dicto messere Andrea ve farra ve sera observata per si ad un pilo da nostra parte tanto de securita quanto do omne altra cosa. Catherina Filangeria manu propria in castro Caybani, die tercio septembris, undecime indictionis. Amicis et fidelibus nostris dilectis Iacobello de Abbate et Stefano castellanis turrium Capue. Comitissa Abellini etc.
Et propterea intendentes et volentes dicti Iacobellus et Colella castellani, ut supra, mandatis dictorum domine Catherine et Troyani in hac parte firmiter hobedire, vigore licterarum predictarum et vigore intersignorum predictorum eis presentatorum et assignatorum, ut supra, per dictum Gasparem conmissarium dicte sacre reginalis Maiestatis, nomine et pro parte dictorum domine Catherine et Troyani, dare et assignare dictas turres et fortellicium prefato Gaspari reginali commissario, ut supra, nomine et pro parte dicte reginalis Maiestatis iuxta seriem et tenorem licterarum predictarum. Propterea ipsi Iacobellus et Colella castellani, ut supra, nos prefatos iudicem, notarium et testes cum instancia requisiverunt, nostrum super hoc officium implorando, quatenus interesse deberemus visuri assignacionem dictarum turrium et fortellicii ac exinde facturi pro cautela ipsorum Iacobelli Colelle, domine Catherine et prefati Troyani et uniuscuiusque ipsorum et omnium quorum inde interest et interesse poterit puplicum (sic) puplicum instrumentum. Quorum requisicionem et preces nos admictentes et iustas esse massime considerantes quod officium nostrum quod puplicum est non possumus nec debemus alicui de iure negare, assignacioni dictarum turrium per dictos castellanos quo supra nomine facte, prefati Gaspari nomine et pro parte dicte sacre reginalis Maiestatis propterea interfuimus et vidimus quomodo prefati Iacobellus et Colella castellani, ut supra, nomine et pro parte dictorum Troyani et domine Catherine, vigore et auctoritate dictarum licterarum. et intersignorum predictorum, per corporalem et vacuam possessionem dederunt, tradiderunt et presencialiter assignaverunt dictas turres et fortellicium prefato Gaspari presenti et recipienti nomine et pro parte dicte sacre reginalis Maiestatis, in quibus dicti castellani morabantur et stabant ut supra calari faciendo pontem dictarum turrium ac permictendo et sinendo dictum Gasparem, quo supra nomine intrare turres easdem. Ipseque Gaspar nomine et pro parte dicte sacre reginalis Maiestatis, vigore licterarum et intersignorum predictorum, ac pro exibicione et assignacione corporalis et vacue possessionis dictarum turrium intravit et de eis corporalem cepit et apprehendit possessionem, ianuas et pontes dictarum turrium, aperiendo et claudendo per eas ambulando et expellendo dictos Iacobellum et Stefanum de dictis turribus et alia faciendo in eos et de eis que vere actum capte et apprehense possessionis denotant et inducunt pacifice et quiete nemine sibi contradicente donec ibidem stetimus cum eodem de quibus omnibus taliter asserens sequutis et factis ego prefatus Andreas puplicus ut supra notarius presens exinde conficere curavi puplicum instrumentum scriptum per manus mei predicti Andree puplici ut supra notarii signo meo solito signatum signo et subscriptione nostri prefati iudicis ac nostrum predictorum testium subscriptionibus roboratum. Hoc scriptum puplicum ad cautelam prefatorum Iacobelli et Stefani et eorum heredum scripsi ego prefatus Andreas puplicus, ut supra, notarius qui predictis omnibus pro notario rogato interfui et meo consueto signo signavi. Quod autem superius ubi legitur de madama de farilo assennare abrasum et emendatum est per me predictum notarium non vicio set errore scribendi. Capue.
Ego qui supra Antonius iudex (S)./ Ego iudex Amicus de Ursis iurisperitus testis interfui. / Ego Raymundus de Vineis testis interfui. / Ego Carolus de Amato testis interfui. / ! Ego Iohannes Antonius de Guillelmo testis interfui. / Ego Cicchillus de Marthono testis interfui. / Ego Abbas lacobus Sanso testis interfui. / Ego abbas Adam Nicolai Marczanisii canonicus cappellanus testis interfui. / Ego Petrucius Felice testis interfui. /Ego magister Petrus de Berardo interfui et subscripsi.
235. Domenico Spanò Bolani, Storia di Reggio Calabria, Volume I, Stamperie e Cartiere del Fibreno, Firenze 1796, pag.222-223.
236. Alesio de Sariis, dell’Istoria del Regno di Napoli, Tomo II, Presso Vincenzo Orsino, Napoli 1791, pag.305. Domenico Crivelli, Della prima e della seconda Giovanna regine di Napoli, Padova 1832. Cap: Giovanna seconda regina di Napoli.
237. Domenico Crivelli, Della prima e della seconda Giovanna regine di Napoli, cit. Ivi.
238. Domenico Crivelli, Della prima e della seconda Giovanna regine di Napoli, cit. Ivi.
239. Come nei diplomi riferiti a Guglielmo Stendardo, militi Regni Sicilie Marescallo dilecto consiliario familiari et fideli suo. Camillo Minieri-Riccio, Cenni storici intorno i grandi uffizii del regno di Sicilia, 1872. Idem come era accaduto in un diploma di Carlo di Cabaria, del 1327, riferito a Domino Philippo di Sangineto nostro in partibus Tuscie Marescallo dilecto consiliario. V. Regesti Angioni, n.266, f.98. Anche Raimondo del Balzo [Orsini] era Maresciallo del Regno di Napoli, oltre a Gran Camerlengo della Regina Giovanna II, avendo combattuto gli Ungari quale capitano generale di Re Luigi. V. 11. Corrado Argegni, Condottieri, capitani, tribuni, 1936.
240. Domenico Crivelli, Della prima e della seconda Giovanna regine di Napoli, cit. Ivi.
241. Giacomo Della Morte, Cronica di Napoli di Notar Giacomo, pubblicata a cura di Paolo Garzilli, dalla Stamperia Reale, Napoli 1845.
242. Lodovico Antonio Muratori, Annali d’Italia, Tomo IX, Parte I, presso gli Eredi Barbiellini Mercanti di Libri e Stampatori a Pasquino, Roma 1753, pagg.210-211.
243. Domenico Spanò Bolani, Storia di Reggio Calabria, Volume I, Stamperie e Cartiere del Fibreno, Firenze 1796, pag.222-223.
244. Regesti Angioni
245. Lodovico Antonio Muratori, Annali d’Italia, Tomo IX, Parte I, presso gli Eredi Barbiellini Mercanti di Libri e Stampatori a Pasquino, Roma 1753, pagg.210-211.
246. Lodovico Antonio Muratori, Annali d’Italia, Tomo IX, Parte I, presso gli Eredi Barbiellini Mercanti di Libri e Stampatori a Pasquino, Roma 1753, pagg.210-211.
247. Domenico Spanò Bolani, Storia di Reggio Calabria, Volume I, Stamperie e Cartiere del Fibreno, Firenze 1796, pag.222-226.
248.Da un articolo de Il Corriede del Mezzogiorno. In: www.frisella.it/index.php?option= com_content&task= view&id=1191&Itemid=49.
249. Lodovico Antonio Muratori, Annali d’Italia, Tomo IX, Parte I, presso gli Eredi Barbiellini Mercanti di Libri e Stampatori a Pasquino, Roma 1753, pagg.210-211.
250. V. Summonte, cit.
251. Alesio de Sariis, dell’Istoria del Regno di Napoli, Tomo II, Presso Vincenzo Orsino, Napoli 1791, pag.305-309.
252. A. Lecoy de la Marche, Le Roy Renè, Tomo II, Libraire de Firmin-Didot, Parigi 1875, pag.428. N. 100./ EXTRAITS D’UNE CHRONIQUE INÉDITE DU ROYAUME DE NAPLES (CRONICA DEL REGNO DI NAPOLI), ALLANT DEPUIS L’ORIGINE JUSQU’A L’AN 1511. Si tratta di una cronaca che racconta gli avvenimenti dettagliati a partire dal 1450 che all’autore parve essere un manostritto originale.
253. Alesio de Sariis, dell’Istoria del Regno di Napoli, Tomo II, Presso Vincenzo Orsino, Napoli 1791, pag.305-309.
254. Giacomo Della Morte, Cronica di Napoli di Notar Giacomo, pubblicata a cura di Paolo Garzilli, dalla Stamperia Reale, Napoli 1845.
255. Lodovico Antonio Muratori, Annali d’Italia, Tomo IX, Parte I, presso gli Eredi Barbiellini Mercanti di Libri e Stampatori a Pasquino, Roma 1753, pagg.210-211.
256. Pietro Giannone, Istoria Civile del Regno di Napoli, Tomo III, Presso Giambattista Pasquali, Napoli 1766, Libro XXV, pagg. 257-258. Così nel testamento: - Prefata Serenissima, e Illustrissima Domina nostra Regina Joanna fide degna, e veridicè informata, quod bona memoria Dominus Papa Mrtinus V per quasfam Bullas Apostolicas olim concessie clara memoria Domino Ludovico III Calabrie, e Andegaviae Duci, ipsius Reginalis Majestatis consanguineo, e ejus filio arrogato, e ejus fratribus haredibus, e successoribus hoc Regnum Siciliae post ipsius Reginalis Majestatis obitum: nec non noscens omnes Regnicolas ejusdem Regni affectos, intentos, e inclinatos velle unum ex germanis fratribus dicti q. Domini Ludovici in Regem, e quod si secus fiert, vel evenerit, fieri non posset absque maxima aspersione sanguinis, miserabilisque clade, e strage, e finaliter calamitate, e destructione hujus Regni. Nec minus e confiderans, quod Serenissimus, e Illustrissimus Princeps Dominus Renatus Dux Bari, e ipsius Majestatis Reginalis consanguineus, prefatique quondam Domini Ludovici germanus frater ab inclita, e Christianissimo Regia Stirpe domus Franciae, sicut ipsa Reginalis Majestas, suam claram trahit originem; volens prefatis futuris scandalis tacite providere, e salubriter obviare... successore in hoc Regno Siciliae, e in omnibus aliis ejus Regnis, titulis; e Juribus, Jurisdicionibus, e omnibus pertinentiis suis...
257. Pietro Giannone, Istoria Civile del Regno di Napoli, Tomo III, cit. Ibidem. Giovanna lasciò anche 500.000 ducati alla Tesoreria in caso fossero serviti in beneficio della Città di Napoli per essere fedele al nuovo Re Renato, ordinando che 16, fra baroni consiglieri e cortigiani, governassero il Regno fino alla sua venuta. Li avrebbero scelti i 12 deputati eletti (il Conte di Nola Raimondo Orsino, il Conte di Caserta Baldassarre della Rat, il Conte di Pulcino Giorgio della Magna, il Conte di Montedorisi Perdicasso Barrile, il Conte di Nicastro Ottimo Caracciolo col titolo di Gran Cancelliere, Gualtiero, e Ciarletta Caracciolo, tutti e tre Roffi, Innico d’Anna a Gran Siniscalco, Giovanni Cicinello nobile del Seggio di Montagna e Urbano Cimmino nobile di Portanova e Taddeo Gattola di Gaeta). Ebbero anche il compito di nominare tre nobili alla Difesa. Per cui scelsero Giacomo Caldora, al quale diedero denaro per assoldar gente d’armi, col compito di contrastare le insidie di Re Alfonso, per cui furono presi Antonio Pontudera con 1.000 cavalli e Micheletto da Cotignola con altri 1.000 cavalli. E così avrebbero governato il Regno fino all’arrivo della Regina Isabella, moglie di Re Renato d’Angiò, nominandosi nei rogiti che il Regno era Sub regimine Illustrium Gubernatorum relictorum per Serenissimam Reginam Joannam clara memoriae.
258. Lodovico Antonio Muratori, Annali d’Italia, Tomo IX, Parte I, presso gli Eredi Barbiellini Mercanti di Libri e Stampatori a Pasquino, Roma 1753, pagg.214-215. In questo bailamme, Napoli, sebbene tenuta dagli Angioini, si vide abbandonata da più di un nobile. Giannantonio Orsini, passato dalla parte di Alfonso d’Aragona, occupò Capua, assediata da Iacopo Caldora e Michele Attendolo. Altri baroni e il Duca di Sessa attesero la flotta regia per prendere con le bombarde la città mercantile di Gaeta. L’assediarono per mare e per terra, in attesa dell’aiuto dei Genovesi, che erano sotto il Duca di Milano. Con 13 grosse navi, al comando di Luca Asereto, il 22 luglio, cominciarono ad offendere le 14 imbarcazioni di Re Alfonso con a bordo tutta la nobiltà e 11.000 combattenti.
259. Domenico Crivelli, Della prima e della seconda Giovanna regine di Napoli, Padova 1832. Cap: Giovanna seconda regina di Napoli. Anni da Gesù Cristo 1382-1442. Così termina Crivelli: Nei 70 anni di dominio degli Aragonesi il regno fu invaso dai papi Callisto III, Pio II e Paolo II, dai Turchi, da papa Innocenzo VIII che invano rinvestì del regno il discendente Renato II d’Angiò, Carlo VIII di Francia, figlio di Luigi XI e quindi erede del cugino d’Angiò, stimolato da Lodovico Sforza deciso a dare il Ducato di Milano al nipote e dai cortigiani francesi che andavano dicendo che Napoli gli apparteneva. Fu coì che Carlo VIII lo conquistò nel 1495 ma lo tenne per poco, in quanto glielo tolsero Alfonso II e suo figlio Ferdinando II tornati dalla Sicilia con l’aiuto dell’esercito inviatogli dal cugino Ferdinando Il Cattolico. Ferdinando II governò per 20 mesi, succedendogli lo sventurato ed ultimo aragonese, suo zio Federico, investito da papa Alessandro VI. In tre anni travagliati si erano susseguiti cinque Re: Ferdinando I, Alfonso II, Carlo VIII, Ferdinando II, Federico. Federico restò impaurito solo nel vedere Luigi XII che fece prigioniero il Duca di Milano che chiese armata al cugino Ferdinando Il Cattolico che mandò le soldatesche molto volentieri mutando presto il suo spirito da ajutatatore in traditore fortificandosi con le armi le proprie pretese su Napoli, ben servito dal tristo Consalvo, suo generale.
260. Giovanni Sabadino degli Arienti, Gynevera de la clare donne, Bologna 1483; cfr. riedizione a cura di: C.Ricci e A.Bacchi della Lega, Bologna 1468; al paragrafo 9, De Zoanna secunda Duchessa de Austria.
261. Giacomo Della Morte, Cronica di Napoli di Notar Giacomo, pubblicata a cura di Paolo Garzilli, dalla Stamperia Reale, Napoli 1845.
262. ASNA, Regesti aragonesi.
263. AA.VV., La fuga di Re René, ABE Napoli 1999.
264. A.Bascetta, Pietrastornina fondata dal Papa di Avignone, ABE Napoli 2024.
265. AA.VV., La fuga di Re René, ABE Napoli 1999.