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LA FOLLIA DELL’AMORE: «Io, la Regina»
In quei giorni un cometa brillò nel cielo. Non preannunciava nulla di buono se non la peste o la morte di un Re. Poi arrivò la febbre e Filippo morì. Era il 25 Settembre 1506.
Fu il giorno più felice per Re Ferdinando d’Aragona; il colpo di grazia per la figlia. Giovanna era sfiancata, triste, distrutta. Avrebbe dato il trono per rivederlo vivo. Meglio i tradimenti, le liti, le accuse delle dame, che la morte. Pianse quel corpo per giorni e per lunghe notti portando in giro la salma in raccapriccianti viaggi nel buio, al lume delle fiaccole, nella speranza, chissà, di vederlo risorgere. Le monache che pregavano sulla bara non mancarono di scandalizzarsi quando fece riaprire il feretro per accertarsi della presenza di chi certo non poteva più tradire. La videro più volte far riaprire il sarcofago e poi gettarsi ricurva sul morto. Acconsentì a stento, per le insistenze di suo padre, ad una sepoltura provvisoria.24
Giovanna cominciò a passare le sue giornate nella disperazione più totale. Non mangiava, non dormiva, non si lavava. Obbligò le sue dame, in precedenza accusate di agghindarsi allo scopo di attrarre l’attenzione del marito, a rimettersi abiti sontuosi perchè solo lei doveva portare il lutto.25
Incinta di Caterina e con Carlo piccoletto, piangeva e si disperava. Costretta per legge a lasciare i figli nelle Fiandre alle cure di Margherita ed Erasmo da Rotterdam, tornò nelle Spagne, a Torquemada, il 14 gennaio 1507, dando alla luce la sua sesta ed ultima creatura, Caterina.26
Giovanna era ormai caduta in una profonda malinconia. Seguirono i tre anni più brutti della sua vita, al punto di acconsentire a ritirarsi dalla scena. Lo fece seguendo la scelta del padre, preferendo la reclusione presso il castello di Tordesillas, presso Valladolid, fra la fine del 1509 e l’inizio del 1510.27
Di là Giovanna non si mosse più, circondata da una modesta corte, avendo sempre meno cura della propria persona e rifiutando ogni conforto religioso. Era ormai caduta nella più profonda depressione.28
Sulla pazzia di Giovanna non esistevano ormai dubbi. Nè i tentativi compiuti dai comuneros castigliani negli anni seguenti per riassegnarle la legittimità del trono (anche contro il figlio Carlo), nè quelli dei biografi moderni possono mutare il corso della storia. “Giovanna era di temperamento delicato, non senza tare ereditarie. La nonna portoghese, Isabella, era morta pazza. Forse la fragilità dello spirito di Giovanna non si sarebbe spezzata così presto se ella avesse avuto una vita tranquilla”.29
Altri anni di cella le riservò il destino, strappandole dalle mani i figli e lasciandola nel dolore della prigionia. Lei era l’erede del trono di Castiglia a cui non aveva affatto rinunciato. La Corona, nella sostanza le era stata usurpata dal padre. Ma Ferdinando si autolegittimava.
Diceva il Re: – Disgraziatamente, Donna Giovanna è pazza.30
Con quelle parole dichiarava ufficiosamente erede universale il nipote sedicenne.31
Secondo la legge spagnola Giovanna continuò in ogni caso ad essere Regina, sebbene circoscritta nel feudo dotale, nonostante la reggenza paterna di entrambi i regni di Aragona e di Castiglia, continuando a sottoscrivere documenti come li firmava la madre.
Firmava Giovanna: – Yo, la Regina.32
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