MESSERI DEL RINASCIMENTO NELLA BENEVENTO DI PAOLO III. Aneddoti di Niccolò Franco su Abati, Putte e Streghe

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VIAGGIO EPISTOLARE E PITTORESCO FRA ATRIPALDA E BENEVENTO

Che dire poi del nome che sceglie per sé nei Dialoghi, dove si denomina Sannio, ed ha interlocutore il suo amico Vincenzo Cautano, che nel cognome porta il nome del paese di provenienza. Il comune di Cautano è oggi parte della provincia beneventana, ubicato nel parco del Taburno, massiccio calcareo dell’Appennino campano, ad ovest di Benevento da cui dista pochi chilometri. Le “lettere” di Nicolò Franco hanno come destinatari un pubblico vasto e, soprattutto recano un’impronta letteraria, secondo il genere degli epistolari. Sono lettere appositamente scritte per il grande pubblico, da condividere con chiunque può ed abbia la volontà di leggerle.
Riferirsi in esse, al proprio luogo di origine, è per Nicolò Franco un guardare, senza retorica, il mondo in cui è cresciuto; e a noi, oggi, offre la possibilità di attingere ad una quantità di notizie, che senza le sue annotazioni sarebbero finite nell’oblio, a non avere una storia.
Al fine di rendere più agevole la lettura, alle lettere riportate, raggruppate per destinatario, viene dato un numero progressivo, che non hanno nel testo, dove l’ordine progressivo è quello cronologico (le date in numero romano) Le epistole in tutto sono 273, con quella di introduzione, divise in tre libri; il primo ne contiene 109, il secondo 125 e il terzo 38. Una quarantina in tutto quelle utilizzate per questa ricerca.
Occorre sottolineare che all’ edizioni dell’Epistole, successive alla prima del 1539, vennero apportate delle correzioni . Vennero aggiunte delle frasi e cambiati dei nomi per evitare fraintendimenti con la dottrina della Chiesa e soprattutto espressioni che potessero suonare volgari alle orecchie di lettori benpensanti. Il testo di riferimento per le Epistole riportate appresso è quello dell’edizione veneta del 1542. Sarebbe interessante confrontare le aggiunte e le espunzioni nelle edizioni successive. Verrebbe di dire “nulla di nuovo sotto il sole”, considerando quello che avviene ai nostri giorni in termini di “correttezza” e di rispondenza ai “canoni” delle nuove tendenze culturali…
Insomma potremmo dire che è quasi un viaggio pittoresco, tante sono le lettere scritte agli amici di Atripalda e Benevento, che ci presenta una indicazione esatta di ciò che facevano, atripaldesi e beneventani nel 1500…

Description

DALLA PENNA DI UN CRONISTA DEL 1500…

In questi ultimi anni l’interesse per Nicolò Franco, poeta e scrittore beneventano del XVI secolo, è andato crescendo per una serie di motivazioni. La sua vicenda umana, la condanna per oltraggio e la conseguente esecuzione capitale, è stata oggetto di studio e di ricerche. Come si sa, Nicolò Franco, nato a Benevento nel 1515, dopo aver frequentato gli ambienti culturali di diverse città tra cui Napoli, Venezia, Mantova, Monferrato, Roma, finì i suoi giorni sul patibolo l’11 marzo 1570 in seguito a sentenza del Sant’Uffizio, per aver scritto pamphlet contro famiglie allora in auge nella Chiesa.
I suoi libri,1 che per essere stati pubblicati quando fiorivano in Italia grandi poeti e scrittori, sono stati letti badando più agli accostamenti e ai confronti con essi, oggi ricevono la giusta attenzione di studiosi e lettori, dando il dovuto rilievo ad uno dei protagonisti della letteratura italiana della prima metà del Cinquecento.
Per Eleonora Impieri è “Nicolò Franco un uomo di pensiero aperto alle novità intellettuali del suo tempo, degno esponente di una cultura alternativa in grado di ipotizzare e presagire l’immagine di una società felice. Non si tratta di una pura e semplice utopia, bensì di un sogno continuamente riproposto da un moralista non certo privo di contraddizioni e alieno ai compromessi, ma pur sempre vero e autentico in ogni sua dissacrante invettiva sorta dalla sua travagliata esistenza”.2
Delle opere di Nicolò Franco l’Epistolario3 ha catturato il mio interesse, in particolare, per le sue annotazioni su personaggi e paesi della sua città, Benevento, e Provincia di origine, il Principato Ulteriore. Benevento ha una peculiarità: appartenere allo Stato Pontificio e trovarsi, un’ enclave, nel territorio del Regno di Napoli. La città sannita fu l’unico centro urbano del Mezzogiorno che non cadde in potere dei Normanni, essendosi posta sotto la protezione della Chiesa.4 Nel 1077, infatti, dopo il Principato Longobardo, passò sotto il dominio del Papa e vi rimase quasi ininterrottamente fino all’Unità d’Italia.
Quando nacque Nicolò Franco la città di Benevento soffriva dei forti contrasti tra i ceti dei Nobili e dei Popolani. “Dopo la proclamazione di Ferrante d’Aragona a re di Napoli a discapito della dinastia angioina, nel 1458, Benevento allora si trovò divisa in due partiti, quello “di sopra” agganciato alla Rocca e quello “di bascio” ruotante attorno al Duomo. Ciascuno di essi possedeva milizie e bandiere, all’insegna della Rosa Rossa per i soprani e della Rosa Bianca per i sottani. Tutta la città rimase coinvolta dalle dispute diventando teatro di violenze e omicidi: della torbida situazione, inoltre, profittavano banditi e criminali di ogni angolo del Reame che nell’enclave trovavano insperato rifugio. Il massimo del caos assoluto culminò nel 1528 quando settemila Lanzichenecchi di Carlo V, reduci dal sacco di Roma, raggiunsero la città occupandola per due mesi. La situazione fece riflettere i beneventani che, stimolati dalle parole di un famoso frate cappuccino, padre Ludovico Marra, assistito dal governatore Diomede de Beneinbene, si convinsero a riconciliarsi: deposte le armi, fu raggiunto l’accordo. Era il 10 febbraio 1530″.5
I tre libri dell’Epistolario sono di particolare interesse per ricostruire amicizie, ambienti dei luoghi di origine di Nicolò Franco. Ho posto particolare attenzione al tema delle relazioni umane e culturali dell’autore, che nell’Epistolario si ritrovano diffuse in diverse lettere. Recentemente “Nicola Badaloni si è preoccupato di approfondire i temi trattati da Nicolò alla luce della scoperta del ms. Vat. Lat. 5642. Quest’ultimo contiene, infatti, lettere redatte da Franco e da lui ricevute in un arco di tempo compreso tra il 1540 e il 1559, dalle quali emerge un atteggiamento molto importante dell’autore; egli, infatti, una volta che ha preso coscienza della realtà del suo tempo, non rimane fermo alla constatazione del problema, bensì – e in questo risiede il più grande insegnamento erasmiano6- si mette alla ricerca di una soluzione, che viene individuata in una radicale riforma della società. Questa alta motivazione morale può essere letta come anche la spinta della ricerca formale, ossia la sperimentazione di generi e forme letterarie alle quali ricorre spesso il beneventano”.7
Nei Dialoghi piacevolissimi,8 pubblicato nel 1539, Nicolò Franco fa riferimento ad alcune caratteristiche di paesi e abitanti del Regno di Napoli, alla maniera dei blasoni popolari di cui comunemente la gente si serviva per indicare un paese, in sostituzione del nome di esso. Scrive, infatti, nel X Dialogo: “Quando mai studiarono in agricoltura i poeti, che sono così fini ortolani e mostrano di sapere quando è il tempo di rompere la terra, e quando di piantare nei fossi, e quando di seminare, come debbia essere il terreno fertile per le fave, come quello per li ravani, e via scorrendo. Quando i poeti diedero opera alla Geografia, che fanno tutti i quadri e i tondi del mondo, come sien fatti, di sorte che ci fan nomare per testimoni i Tolomei con gli Straboni? Né solamente sanno ragionare de i paesi, ma di scriverne le nature, e dire, la India manda l’avorio, i Sabei gli incensi. Da terra d’Otranto vengono i belli asini. In Puglia si fa buon olio. In quella Calabria gli unichi infilza perle. In Barletta i buoni melloni. In Siena i bravi ingegni. Quanti Cavalieri in quel Napoli. Quante gemme in quel mare Eritreo (Golfo Persico). Quante gioie nell’arene di quel Pattòlo (fiume dell’Asia Minore,). Quanti zaffiri nel sabbione del Tago. E quanti coralli nell’Hermo (fiume della Lydia)”…

Dettagli

EAN

9788872970959

ISBN

8872970954

Pagine

96

Autore

Iandiorio

Editore

ABE Napoli,

ABE Torino

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Editorial Review

L’UOMO DI LETTERE
DEL RINASCIMENTO BENEVENTANO pag. 7

CAPITOLO I
LETTERE AL FRATELLO VINCENZO
E AL MARCHESE CASTRIOTA DI ATRIPALDA

1. MONTEFUSCO E’ FATTA PER L’ABATE
NON PER VEDER LAVORARE SCODELLE pag.13

2. IL CARDINALE MORTO
E IL MARCHESE ARBERESHE pag.16

3. COSTANTINO CASTRIOTA
IL MARCHESE ALBANESE DI ATRIPALDA pag.20

4. QUEL RITRATTO DA PUTTANONE
IN PIAZZA DELL’OLMO A NAPOLI pag.28

5. ANTONIO CASTRIOTA, FIGLIO PRODIGO
DI ALFONSO E CAMILLA GONZAGA pag.35

CAPITOLO II
LETTERE AGLI AMICI ATRIPALDESI,
AI FAMILIARI E AI GIOVANI BENEVENTANI

1. GLI AMICI ATRIPALDESI: MANSELLA,
SPATAFORA E L’ALBERGO DEI VIANDANTI pag.41

2. LETTERE AL FRATELLO SULL’ABATE ANISIO,
SANNAZARO, BORGIA E I TUMULTI DI BENEVENTO pag.48

3. AMICI COME NEGROMANTI
E IL NOCE DELLE STREGHE pag. 55

4. PER NON DISPIACERE AMICI,
PARENTI E MAESTRI D’ALCHIMIA pag. 59

CAPITOLO III
LETTERE A nobili, abati e alchimisti
di benevento e amici di montecalvo

1. MASCAMBRUNI, IL RELIGIOSO FALSARIO,
E PIROTTO DA MONTECALVO pag. 71

2. PECOREO, CRISPINO DI TRIPALDA
E L’ABATE GREGORIO DI BENEVENTO pag. 76

3. L’ALCHIMISTA
GIOVAN BATTISTA ANGERIANO pag. 83

4. LE EPISTOLE
RIPULITE

Abbate Ettore p.67
Acaya dell’ p.22
Accolti cardinale Benedetto p.63
Accursio Mariangelo p.14
Alarcon, architetto p.22
Albania p.16
Alberti Leandro p.17
Albertini Tommaso p.67
Alessandro p.37
Anassagora p.58
Angelo di Tura detto il Grasso p.82
Angeriano Giovan Battista p.83,84,88
Angeriano Girolamo p.83
Anisio Giano p.48-50,54,56,61-63,80
Apuleio p.50
Aquila dell’, Francesco p.13,15
Aquila dell’ Gaspare p.50,53,55,59,67
Aquino d’, famiglia p,46,70,72
Ariano Irpino p.83
Arpino p.58
Atripalda p.13,16,17,20,21,23,27-30,32,38,39,41,42,74,79,80,90
Avignone p.35
Bacone F. p.69
Badaloni Nicola p.9
Barletta p.9
Barrese Pietr’ Antonio p.22
Bartholomeo san p.81,82
Basilio p.61
Benaco (Garda) p.58
Beneinbene de, Diomede p.8
Benevento p.7,8,10,13,14,17,33,45,55,58,64,67,70,74
Benzi Sozzino p.63
Beroaldo p.50
Bilotta Girolamo p.66
Boccaccio Giovanni p.27
Bologna p.28,50
Bonifacio d’Agnone p.73
Borgia Girolamo p.50,51,53,56
Borgia Lucrezia p.15
Bruno Giordano p.69
Buonalbergo p.34
C rispino da la Tripalda
Cagliostro p.69
Caligola p.84,89
Calore p.21
Calvino Giovanni p.53
Camilla Gonzaga p.21,22,38
Campora Gioan Luigi p.66
Capece famiglia p.72
Capobianco Bartolomeo p.46,70
Capobianco famiglia p.69
Capobianco Pietro Paolo p.46
Caraffa Pica Giovanna p.57
Carbone G, p.62
Carlo III d’Angiò p.73
Carlo (I d’Angiò) p.73
Carlo V p.8,20,53
Carrafa Gio. Girolamo p.39
Cassandra Marchese p.21,22
Castellammare di Stabia p.73
Castellesi cardinale p.48,50,53
Castriota Alfonso p.16,20-22,38
Castriota Antonio p.22,38
Castriota Bernardo p.16
Castriota Costantino p.13,20-23,26,28,31,34-36,42,79,90
Cautano p.10,36,64-66,81
Cautano Vincenzo p.10,41,55,64,66,67
Cesare p.19
Chiesa de la, Eleonora p.67
Ciarlanti Vincenzo p.38,72
Cicerone p.25,27,56,59
Colonna Girolamo di Antonio p.20
Colonna Prospero p.20
Colophone p.58
Conti Vittoria p.20
Cosenza p. 45,46
Crasso p.84,89
Crates p.84,88
Crispino di Atripalda p.77,79,80
de Colle Ettore p.67
de Colle Girolamo p.67
de Giordano Ottone p.67
de Pastori Giovanni p.67
Dei Andrea p.82
Diogene p.19
Du Cange p.23
Empedocle p.88
Epicuro Marcantonio p.16
Erasmo p.35,36
Eritreo mare p.10
Escrivà architetto p.22
Esiodo p.32,33,35
Ferdinando I p.8,46,69
Ferrandina p.38
Ferrara p.14,15
Ferraro Giovanbattista p.22
Ferrini Bartolomeo p.63
Filiberto di Chalons p.20
Filocalo G. Tommaso p.61-63
Florio p.73
Foggia p.21
Fra Granato p.73
Francesco Pecoreo
Francia p.28
Franco Porphirio p.59,60
Franco Vincenzo p.13,14,47,55,67
Galateo (De Ferraris) Antonio p.16
Galizia p.21
Gavinana p.20,62
Germania p.39,56
Gieremia Thomaso p.66
Giorgio Castriota detto Skanderbeg p.16
Giulia de Gaeta p.21
Grazia Nicolò p.67
Grazia Silvio Antonio
Gregorio Colantonio p.80-82
Gruterus Ian p.14
Hermo p,10
Herodiade
Impieri, Eleonora p.7
Ippolistro santo p.17
Isabella d’Este p.15
Lancia Galvano p.73
Lauranzano Paolo p.31,34
Lauretta p.19
Lecce p.34
Leone X p.15,48
Liboni Gionata p.63
Lotrecco (Lautrec) p.38
Madrid p.21
Manfredi Re p.73
Mansella (o Masella) G. Antonio p.21,34,42,44,45,55,64,81,91
Mansella famiglia p.32,46,69,70
Mansella Giovan Paolo p.35
Mansella Matteo p.34
Mansella Raniero p.67
Mansella Tirello p.46,69,70
Mantova p.7,14,21
Marcantonio p.25
Maria Zardari p.16
Marra Ludovico p.8
Martiano Capella p.50
Mascambruni Iacopo p.71-73
Mastro Girolamo p.66,68,69
Maurone Scipione p.67
Mazzucchelli p.54
Melantone Filippo p.53
Menga, architetto p.22
Micala p.58
Mimante p.58
Modena p.58
Mommsen T. p.14
Monferrato p.7
Montecalvo p.34,73,74
Montefalcione p.66,68
Montefuscolo p.13,15
Napoli p.7,10,14,15,20-22,28,29,42,54,60,62
Newton Isaac p.69
Ovidio p.85
Parmigianino p.69
Pattòlo p.10
Pecoreo Francesco p.50,53,76
Petrarca F.p.19,32,33,35,49
Pico della Mirandola G. Francesco II p.57,59
Pietro di Toledo p.20,75
Pio II p.50
Pirotto Bartholomeo p.73,75
Platone p.23,24,51,61,90
Polcarino (oggi Villanova del Battista) p.72
Pompeo cardinale Colonna p.17,20,89
Pompilo Maria Pirrotti p.75
Principato Ulteriore p.8,15
Puglia p.9,42
Rocca Vascarana (Roccabascerana) p.72
Roccagloriosa p.34
Roma p.7,8,15,28,48,59,60,64
Romolo san p.17
Sabato p.17,21
Sabazio Basilio p.63
Sabino san p.17
Sannazzaro J. P.50
Sant’Agata de’ Goti p.70
Sasso Cola p.51
Seripando Girolamo p.62
Sicilia p.45
Siena p.9,82
Silaro (Sele) p.17
Soriceo Antonio p.64,67
Soriceo Carlo p.67
Soriceo Muzio p.67
Soriceo Paolo p.67
Soriceo Vincenzo p.67
Spadafora Adriano p.46
Spadafora Antonio p.46
Spadafore Pompeo p.24,26,41,42
Sprenger p.68
Strabone p.8
Taburno p,10
Tago p.10
Tansillo Luigi p.16
Terra d’Otranto p.9,16,21
Thalete p.58
Thilesio G. p.63
Thomaso san p.87
Tibaldèo Antonio p.13-15
Tolomeo p.9
Trento p.62
Troia p.62
Ufita p.17
Valerio Probo p.47
Valeth Giovan p.22
Venezia p.7,28,39
Verdero Antonio p.14
Verusio Mario p.14
Vetro Alvigi p.66
Vitelli V. p.67
Zoilo p.37