Margarita. Margherita d’Angiò di Durazzo (2 parte ). La tutrice di Re Ladislao

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CON AMPI RIFERIMENTI ALLA VITA DI RE LADISLAO

Antonello di Gesualdo, capitano di Re Ladislao, ricordava che negli anni della pubertà, il giovane sovrano, più che darsi al piacere delle donne come pretendeva sua madre, la Regina Margherita, si concedesse a quello del giostrare.
Così il Re: — Nessuna femmina mi avraà mai in suo potere!
In particolare gareggiareva sempre con un altro ragazzo, Gesualdo di Gesualdo, all’epoca ventiduenne, il quale aveva tirato fuori una forza indicibile, pur mostrando un fisico tonico, che sfoggiava con gran destrezza in ogni sua impresa.
Così Gesualdo: — Nessun sovrano resiste al richiamo della gonna…
Il Re face finta di non udirlo per diverse volte. Le cronache del tempo ricordano che, «quando usciva a scaramucciare con una lancia di gran grossezza, cavava di sella il nemico che restava sbalordito per la botta di testa. Altre volte, voltando subito il cavallo, impugnando lo stocco, si avvicinava così tanto al nemico che, afferratolo con la forza per il braccio, lo scaraventava a terra». E così proseguiva i suoi allenamenti, sognando un nemico da abbattere.
Disse il Re: — Gesualdino, oggi sarai tu la mia vittima preferita!
Disse Gesualdo: — Dovreste trapassare il mio corpo all’altezza del cuore, mio Signore…
Battutine, queste, che sambravano rendere gran piacere al Re Ladislao, il quale, un po’ per invidia, un po’ per ammirazione del suo bel cavaliere, appena tornava a Napoli in sua compagnia, istigava altri cavalleggeri meno valorosi, i quali, incitati a battersi, cadevano uno dopo l’altro sotto la mano dell’abile Gesualdo, speranzoso di poter presto fare colpo anche sulla vecchia Regina.
Disse Gesualdo: — Lo faccio per voi, Sire, non per vantarmi…
Disse il Re: — Preparati a ricevere la mia lama nel tuo corpo!
E’ come se Ladislao volesse scoprire sempre di più i segreti del giovane, specie se vincesse per forza o per destrezza, o anche solo per dargli piacere. come suo sovrano, essendo egli di gran forza e di non poca destrezza. Fu così che un giorno, nel parco, in presenza di pochi intimi, fece armare Gesualdo solo per lui.
Disse Gesualdo: — Per il mio Sire darei tutto, perfino la mia vita!
Disse il Re: — Ogni mio desiderio, sarà per te un ordine.
Saliti poi ambedue a cavallo, presero a giostrare e incontrandosi di petto, ruppero agevolmente le lance. Il Re, quando vide che, gettato lo stocco, l’amico gli andava incontro per afferrarlo, gettò anch’egli lo stocco e si strinse a lui con grandissima forza, cercando di buttarlo giù da cavallo.
Disse Gesualdo al Re: — Non sarete più il mio Signore, se la Maestà Vostra va in terra!
Adirato, Ladislao, gli ribattè che attendesse a sé, cioè guardasse ai fatti suoi.
Disse il Re: — Statte accorte a te! Aspettati di tutto, perché io sono capace di tutto…
Ma nel fare l’ultimo sforzo, fu volutamente scaraventato a terra. Idem il compagno che, trascinato dall’impeto del Re, cadde col suo corpo sopra quello di Ladislao.
Fu allora che il sovrano finalmente confessò che la natura non avrebbe potuto fare più valoroso giovane di lui e gli donò il primo luogo, cioè il primo posto fra i Camerari.
Disse il Re: — Tu sarai mio per sempre!
Fu così che Gesualdo di Gesualdo divenne il suo Luogotenente. Peccato che morì sei mesi dopo l’investitura senza mai che si seppe il perché, tramandandosi solo che la cosa avvenne con dispiacere del Re, e di tutta la Corte, ma non della Regina Margherita.

Description

Margherita d’Angiò di Durazzo dei Sanseverino

Margherita aveva assunto il 1º marzo 1386 la reggenza per il figlio di nove anni Ladislao I, e la tenne fino al luglio 1393. Quando il giovane figliolo divenne sovrano, ella decise di non risposarsi, dedicandosi solo al reame, all’amministrazione di esso, e agli intrecci politici per assicurare un futuro stabile alla dinastia.
Gli ultimi anni della sua vita sono devastati dalla epidemia che colpì tutta la corte, costringendo tutti a spostarsi, in costiera sorrentina e poi altrove.
Margherita scelse di ritirarsi prima nel suo palazzo di Salerno (attualmente Museo Provinciale), poi ad Acquamela di Sanseverino, oggi frazione di Baronissi, ove morì di peste, a 65 anni, il 6 agosto 1412. Era stata per molti anni a Salerno prima di cercare riparo ad Acqua della Mela, Casale di Mercato Sanseverino, ma forse già ammalata perché quel palazzo si chiamò lazzaretto e comunque vi morì. Ne seguirono le esequie ufficiali per la sepoltura a Salerno e quelle ripetute in Napoli come d’usanza in pompa magna per volere del figlio Ladislao. E’ dopo il 6 agosto 1412 che, morta la madre, il Re poté fare pace con Papa Giovanni XXII, entrando in Roma nel 1413 col titolo di Imperatore, sebbene fu espulso dai Romani.
Nel 1414, imprigionati Paolo Orsini ed altri a Perugia, anche Ladislao terminò la sua vita lunedì 6 agosto, all’età di 40 anni, dopo aver regnato in Statu suo annis 28, cioè da quando aveva dieci anni, quindi dal 1386, essendo nato nel 1376.103
Alcuni scrissero per peste, sulla scia della madre; altri sostennero che fosse stato avvelenato.
Dice il cronista che Giovanna II divenne successora (a lui seconda) del Regno Partenopeo appartenuto a Ladislao, essendo restata herede del Parthinopeo Regno la Regina Ioanna secunda del Re Lacislao.
Per l’Anselme la nuova Regina chiamata Giovanna II di Napoli, dopo essere stata Giovanna la Nova di Puglia, mise la Corona alla morte di Ladislao, avvenuta non il 6, giorno in cui si ricordava la morte della madre, ma il 16 di agosto del 1414. Secondo altri ciò avvenne proprio il giorno dopo, ma forse giusto per dire che si intitolò anche Regina di Neapulia per volere dei magni probi viri, cioè signora della Signoria del popolo, senza chiedere l’investitura al papa.104
Due anni prima, da religiosa professa, Donna Margarita, ultima angioina reale dei Sanseverino, dopo aver indossato l’abito di terziaria francescana, spirava dopo aver lasciato scritto di voler essere sepolta con il solo saio bianco. Il suo corpo si ritrovò poi traslato nella Cattedrale di Salerno, sotto la tomba marmorea, eretta dall’abate-pittore Antonio Baboccio da Piperno, che la rappresenta su un letto a baldacchino….

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Editorial Review

IL LAVORO DI REGINA MADRE

 

Si racconta che alcuni mercanti di Gaeta, reduci da un viaggio in Sicilia nel 1389, per comprare grano, fecero conoscere alla Regina il potere di Manfredi e la bellezza di Costanza, di comune stirpe capetingia.
«Mentre la Regina pensava il modo di aver danari, per assoldare nuovo esercito, per ricuperar Napoli, avvenne che certi mercanti Gaetani, ritornati di Sicilia a comprar grani raccontarono le ricchezze e cose grandi di Manfredi di Chiaramonte, e della bellezza di una sua figliuola chiamata Costanza, onde volse il suo animo di mandarla a chiedere per sposa del figliuolo, e chiamato il suo Consiglio, disse che avendo considerato tutti i modi, che potessero tenersi a far danari per rinnovare la guerra, non aveva conosciuta più certa via che questa del matrimonio di Ladislao con la figliuola di Manfredi di Chiaramonte, da ove si poteva avere dote grandissima, parendole mandare in Sicilia a trattarlo».15
Margherita riunì perfino un consiglio per avere l’approvazione degli ex grandi del reame che videro in questo matrimonio, il giusto tesoro per sconfiggere i provenzali.
Così riassume Summonte: — Al 6 di agosto del 1389 con due galere partirono da Napoli, e con ogni arte persuasero Manfredi a non concludere il matrimonio, dicendogli essergli più espediente mantenersi l'amicizia di Re Luigi, ch'era quasi signore di tulto il Regno, che pigliar impresa di sollevare le cose di Ladislao, che erano di già ridotte all'ultima rovina; e che l'estrema necessilà aveva astretta la Regina a pregarlo di tal matrimonio; che quando ella avesse ricoverato il regno, avrebbe tenala la puora per serva ricordandosi averla tolta per necessità.16
Né Manfredi mancava di comportarsi come se fosse stato un re assoluto, arrivando a spendere di tasca propria tanti di quei soldi solo per comprarsi Gerbe, da cui «traeva grandissina utilita, non pel tributo che gli pagavano i Mori, ma per la partecipazione agli utili dei mercanti che trafficavano in Barberia. 17
Re Ladislao, cacciato da Napoli, stava a Gaeta «ed era povero che non aveva da mangiare, se i cittadini di Gaeta non gli avessero dato da mangiare. Accadde che Manfredi di Chiaromonte mandò a dire» alla Regina Margherita che era dosponibile a far diventare Re il suo figliolo. Anzi, come d’usanza, si rivolse direttamente alla giovane maestà.18