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Donna Giovanna e Donna Eulalia concubine e l’avvelenamento di Don Enrico
E’ storia che nel 1462 Re Ferrante giungesse al numero di tre amanti ufficiali. Da Donna Giovanna Caracciolo il Re ebbe ben cinque figli.
– Ferdinando d’Aragona. Divenne Conte di Arsena, forse Arsina, cioè Resina, originario nome di Ercolano.
– Alfonso d’Aragona. Sposò Carlotta Lusignano e alla sua morte avocò a sé tutti i beni di quella Casa; non gli riuscì poi di sposare Caterina Cornaro su impedimento della Repubblica di Venezia che, grazie al primo matrimonio con la figlia del Re di Cipro, lo aveva visto scippare quel trono, unito a Gerusalemme, col titolo di Principe della Galilea. Fu Vescovo di Chieti per molti anni pur senza essere stato consacrato.
– Cesare d’Aragona Marchese di S.Agata. Lo ritroviamo spesso come Don Cesare ed è il bel cavaliere che Ruggiero de Pacienza annovera al seguito del fratellastro Re Federico, durante l’invasione di Carlo VIII, nella difesa di molti paesi della Terra d’Otranto, e un fedelissimo della Regina Isabella del Balzo: sarà ai suoi ordini durante l’assenza del futuro marito. Si conosce solo una lettera della corrispondenza fra Cesare e Federico. Sposò Donna Caterina della Ratta Contessa di Caserta.
– Leonora d’Aragona.
– Don Enrico d’Aragona (1431-1478).
Enrico d’Aragona fu il primogenito dei figli e dei bastardi reali, perché nato prima che Ferrante sposasse Donna Sabella. Nel 1473 ottenne dal padre il feudo di Gerace, subentrando al posto dei Caracciolo materni. Finirà i suoi giorni a Terranova di Sibari, insieme ad altri al suo seguito, dopo aver mangiato dei funghi velenosi in casa di Marino Correale di Grotteria (Conte di Terranova Marino Curiale di Sorrento), dove si era recato per riscuotere tributi a nome del padre. Si salvò il fratello Cesare, Marchese di S.Agata. Enrico è dai più dato per marito a Polissena Centeglia figlia di Antonio Ventimiglia dei Centellas Marchesi di Cotrone, mentre in realtà sposò la figlia del cugino, cioè Polissena figlia dell’omonimo Antonio Ventimiglia ma dei Marchesi di Geraci.
Così il poeta: – Madama Pulissena
Che è rimasa sula e viduvella
gravida per più dolo e grossa prena
Chi sta de iorno in iorno pe figliare,
sacia de doglia e de infinita pena.19
La povera donna, col marito agonizzante a causa del veleno, chiese aiuto a San Francesco di Paola per un miracolo, ma lui rispose che non possìa fare alcuna cosa perché lo Signor Dio volìa lo dicto Signor Don Enrico con ipso. Così scrive Joanni Maurello, poeta dialettale calabrese, che narrò l’episodio nel Lamento per la morte di Don Enrico d’Aragona, epicedio di 296 versi diviso in quattro parti stampato a Cosenza nel 1478, il più antico documento in dialetto della Calabria Citeriore in cui l’autore mostra il dolore per la morte del suo signore.20
Rimase quindi vedova Polissena Ventimiglia, incinta di Carlo e con già quattro orfanelli al seguito, Luigi, Caterina, Ippolita e Giovanna, che furono cresciuti ed elevati al rango ducale.21
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