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PRESENTAZIONE D’AUTORE
DI GIANNI RACE †
Osservarlo e ascoltarlo, già la prima volta, fu un tutt’uno e conseguenza del fatto rivelatorio. Un fluire incandescente di pensieri, sillabe, frasi e parole il manifestarsi del logos; come immaginavo avvenisse sotto i portici dell’Accademia di Atene, tra allievi frenetici e solenni cattedratici maestri. Come avveniva per le frequentazioni nel foro, da parte d’indomabili giureconsulti o di stupefacenti curiosi, arrivando ad rostra, estasiati davanti ad epigoni di un Cicerone o di un Ortensio e anche di Antonio Oratore. Fiammeggiare di perifrasi e splendore di metafore, con metonimie d’anguille viscide, similitudini lunghe come di treni, carichi di alabastri.
Il divenire dei metri sui piedi della poesia, mutata in musica da miti viventi di arpe d’avorio o tube celestiali: scrivere per ogni artista della penna d’oca o di computer è un disco verde verso infiniti azzurri, spalancati da occhi viperini. La dolcezza di una chitarra, in mano a Garcia Lorca, un calendario sfogliato da Leopardi. Per Arturo Bascetta è dare ascolto alla voce di dentro, alla tarantola che gli rode le visceri. Un ineludibile comandamento dello spirito. Non so dove gli derivi, ma certamente Arturo ha la scorza dello storico. Presumo ambiziosamente la vocazione l’abbia colto, in qualche stellata pausa serale del suo soggiorno nei campi Flegrei, dove Virgilio è di casa, ma anche Omero è un fantasma di sogni ellenici. A sentire Croce, però, lo storico locale non ha bisogno d’ispirazione, nè di modelli. E’. Come Iddio e come la Musa Clio. Arturo dell’amore per i suoi paesi di montagne innevate o aspre rocce, di monconi e moncherini d’alberi, di capre lanose e di lupi accesi nel buio profondo delle notti ululanti, ne ha fatto una religione.
Incanta con le sue argomentazioni, Arturo. Non solo bravo giornalista, testardo nel servire la sua devozione di pennaiolo che butta sudore e stenti per realizzarsi, ma anche storico e scrittore brillante.
Non era nato a fare lo storico, vi dirà. Invece, sa di spacciare bugie. Egli è uno storico, da mandare in brodo di giuggiole anche il più asettico lettore, il meno influenzabile editore. Storico locale, urliamolo con Croce. Cioè vero storico. Gli altri ci guarderanno e ci commiseranno? Non lo credo. Perché il grande Frodoto incominciò con i logoi, che recitava, tutto compito e partecipe, ad Atene, finì con il diventare il massimo degli storici, insieme a Tucidide. Quest’ultimo più scrittore o narratore, meno storico/geografo/militare come l’autore delle lunghe battaglie di popoli di Ellade e di Asia, e dell’invasione persiana. Io, qualcosa, vorrei dirla per contrastare Arturo; “che ce lo troviamo dappertutto?” Per quanto riguarda però l’età moderna, ad andare a spulciare registri e documenti, Arturo Bascetta è capace di strabiliare, è veramente un folletto imprendibile.
Pozzuoli, 1995
Gianni Race †
Umanista e Storico dei Campi Flegrei
Introduzione al testo
di Andreana Illiano
C’è chi ama la storia e non smette di cercare e dalla storia non cerca solo le tracce, linee rette di eventi scontati, ma i segreti più nascosti, attraverso i documenti meno noti.
E’ questo l’approccio del testo, assolutamente innovativo sulla storia di Pozzuoli. E Arturo Bascetta, giornalista, scrittore e storico, la storia la ama, al punto tale da raccontarla in maniera così appassionata che chi legge vede ciò che le parole allineate sul testo raccontano.
Lo «Scoppio di Pozzuoli» che narra di Monte Nuovo è ciò che, più di tutto, dovrebbe restare nella memoria delle generazioni future. Oggi più che mai. Di bradisismo e terremoti la terra flegrea è afflitta, da sempre, tenta di imparare a conviverci, ma poi dimentica. Anche per questo leggere di cronache del Cinquecento è istruttivo e induce a riflettere, come se non avessimo imparato nulla o comunque poco, da allora.
L’attualità di questo testo è straordinaria. Il terremoto di Pozzuoli, si legge nel testo «mostrò agli occhi del mondo che tutto può accadere all’improvviso, anche l’imprevedibile», si dirà che oggi non è imprevedibile, abbiamo sismografi, studiosi, addirittura l’Intelligenza Artificiale che pare predire il futuro, come un tempo le leggende. Di certo sappiamo ben poco e, come allora, non si conosce la portata di ciò che sarà, se mai avverrà, l’evento tellurico.
Leggere questo libro, dalle parole ricercate e preziose, è in fondo un viaggio nel passato che fa della storia la linea maestra; per non dimenticare e per insegnare quanto la caducità della vita sia l’unica certezza che ci resta.
Pozzuoli, 2024
Andreana Illiano
Giornalista Professionista
Caposervizio Edicola del Sud
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