09. COMUNE DI MONTAPERTO NEL 1753 (AV)

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Copertina posteriore

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

San Pietro era l’Abbazia, Montaperto la Comestabulia: S.Pietro in Deliceto, S.Maria in Piano e S.Nicola in Cibari

Oltre la nuova Urbe di Benevento dello Stato Pontificio, v’era l’altra città religiosa riconosciuta al Regno di Napoli, ma conosciuta da pochi storici. Essa prendeva volgarmente nome di Città dei Casali del Campomarino, perchè la sua diocesi badiale raggruppava tutte le parrocchie delle Terre divenute Università Comuni.
Questa città era rappresentata dal sedile, volgarmente detto Piazza, identificato con l’Abbazia palazziata intitolata a San Pietro, rientrante nella Comestabulia del Castello di Montaperto in cui esistevano: un’abbazia detta San Pietro ed un Palazzo comitale volgarmente detto Luogo di Montaperto. Nella Comestabulia v’era quindi sede del potere religioso nelle mani di questa imponente Abbazia medioevale, il Luogo di Montaperto sede del potere politico.
Nel 1087 il Duca Ruggiero il Normanno, in contrasto con la politica di Boemondo il Normanno, invade i territori del Principato di Salerno: è l’anno in cui Benevento e Capua si riuniscono in un solo Principato. Lo dimostra un documento datato 1088, ai tempi di Pandolfo e Landolfo, padre e figlio, Principi associati di Benevento e Capua. E’ un atto di bona combenentia, redatto dal presbitero dei monaci, Angelo figlio di Giovanni magistrato, nel Luogo di Montaperto (abemus in supradicto loco) questo monasterii sancti petri apostoli, qui edificatum est extra et propinguo hanc beneum cibitate trans flubio sabbati. I beni consistono in una vigna e terra cum arboribus ed altre terre quia infra eadem sorte mea descendet aqueducto per tempore ibernij, cioè descendente in ipsa fontana, alias la fontana rebolbente, lungo i terreni che scendono da Montefusco verso la San Pietro.1
Al terminare questa lotta fratricida intervenne Urbano II che fece riappacificare i fratelli convincendo Ruggiero a restituire il tolto a Boemondo, il quale, nel 1089 riebbe l’ex Principato salernitano-tarantino.
In seguito alle guerre fra Longobardi e Normanni, il Luogo di Montaperto e altri piccoli Casali della Montagna si frazionarono ulteriormente, come vuole il Ricca,2 e come accadde per Tufo, fin dall’anno 1109, a dire di Falcone Beneventano nella sua Cronaca.3 Al contrario di Montemiletto che restò sempre riunita intorno alla sua San Pietro, sebbene sia evidente il distacco con i paesi della Montagna dal lato del Sabato.4
Questi centri sono favoriti dall’illustre Conte di Benevento, Vicerè del Regno, vero governatore, ai tempi di Giovanni Vincenzo Carafa,5 quando Montaperto è più proiettata verso Torrioni e Tufo, con Giovanni Angelo Forte che tenet Portulania Terram Torre Tufi et Casalis Terrajuni.6 Infatti: Domenicus Barile tenetur / Pro / Portulania per Terram Terra Tufi et Casalis Turriuni,7 per vicende di Scipione del Tufo,8 sotto il Marchese di Tufo,9 per i suoi diretti legami con Napoli.10
Questo creerà non pochi dissapori con Donna Ippolita Del Tufo,11 quando anche il Casale di Torrioni si staccava col Conte Francesco Piatti di patria Venetiano,12 con diploma di Aloysius Mocenico Dei gratia Dux Venetiarum,13 titolari anche del titolo di Conti Piattii,14 i cui beni sono però circoscritti al confine con Tufo,15 quando ogni famiglia, nel giorno di Pasqua, gli doveva inoltre 2 uova, cioè 2 ova a fuoco, fino al bosco di Bagnolo e quello di Nassano,16 sebbene abitassero a Napoli,17 permettendo alle amministrazioni di diventare sempre più autonome, litigando con la Baronia di Prata.18
Ma Montaperto si era distinta sempre da Montemiletto, fin dal 1088, quando i principi associati di Capua e Benevento dichiarano di avere in territorio di Montaperto (Prata?) il monasterii Sancti Petri Apostoli, quello edificatum est extra et propinguo hanc beneum Cibitate trans flubio Sabbati, con i beni verso la fontana rebolbente.19

L’Abbazia suffraganea di San Pietro, voluta dall’Abbazia di Cava, nascerà in territorio della Comestabulia del Monte Aperto dopo il 979 perchè ancora non riusciva a nascere la Città dei Campimarini che avrebbe avuto come sede il distretto badiale dell’Abbazia di S.Pietro, luogo dove era stato redatto l’atto relativo al nascente monastero, detto appunto S.Pietro.20
E’ lo stesso territorio del Monte Aperto del 979, quando si cita la Via Antiqua nel luogo di Curti Gualduli, la corte del boschetto.21
Sono territoti dell’antico fondo romano detto Delicato, che ruotavano intorno alla nascente Abbazia di San Pietro col suo Casale di San Pietro in Delicato, dati in fitto ai suoi uomini dividendo il raccolto secondo la langobardorum lege, perchè tutto il territorio, Abbazia di San Pietro compresa, dipendeva dall’Abbazia di Cava.22
San Pietro Apostolo nel 979 non era ancora nata, ma era ben presente nel 1088, ai tempi della cacciata dei Bizantini (ad opera del Principe di Salerno) da Capua e Benevento unificate coi principi associali Landolfo e Pandolfo che donavano a Cava alcune terre di questa Comestabulìa del Monte Aperto appartenuta alla Domina e Rectrix Altrude, figlia del Comestabulo longobardo Tassone, sposa di Eriberto di Ariano. La sua presenza è attestata dalla Inquisitio de nemore Coriliani, 1097-1100, allorquando aveva esercitato gli usi civici nel Bosco di Corigliano, come vuole il Musto.23
L’altra chiesa antica che compare è San Nicola in Cibari, anch’essa donata all’Abbazia salernitana di Cava nel 1097, riattestata nel 1101 quando si arricchiva, e per essa l’abate cavense, di altre due terre presso Cerbaro, lungo la Via Pubblica, offerte da Turgisio.
Nella Comestabulia del Monte Aperto, intorno all’attuale territorio di Montemiletto, erano quindi nate un’Abbazia detta di San Pietro che fungeva da distretto con sedile nei Campimarini, cioè sede dell’abate, e una chiesa detta di San Nicola in Cibari, entrambi dipendenti dall’Abbazia madre di Cava.
Quando il Castello di Altrude del Monte Aperto fu dato alle fiamme dagli Altavilla nel 1119, buona parte delle terre dell’Abbazia di San Pietro finirono nel nuovo centro politico, il demanio di Montefusco.
Nel demanio di Montefusco rientrò la riva destra e quanto fosse a monte del fiume Sabato, cioè Montaperto, assoggettato come Casale di Montefusco e divenuto feudo affidato a Dioniso, quando, nel 1147, col nuovo Castello e un proprio Casale di S.Maria in Grisone, finirà nuovamente più in là nelle mani del signore che ebbe l’altro feudo detto di Montemiletto, tornando ambedue aggregati al Castello imperiale di Montefusco ai tempi degli Svevi.
Fu allora che tutti i vecchi territori finirono nel calderone senza la possibilità concreta di poter distinguere nella precisione l’originaria San Pietro con i suoi due originari Casali detti di San Pietro in Delicato e San Pietro a Sala.24
Sono gli anni in cui spunta anche S.Maria in Piano, come riporta una pergamena di Montevergine del XII trascritta dal Tropeano nel Codice Diplomativo Verginiano, che la indica a ridosso della Via Pubblica che gira intorno al Monte Militum, non distante da S.Audeno, lungo 33 palmi e larga 25, sita a sinistra della Porta del Castello nel 1227 con Giovanni custode e Giacinto rettore.25
Comunque sia, dallo smembramento dell’antica Diocesi della Città badiale del Campomarino, cioè San Pietro, si passò per un periodo direttamente con lo stato beneventano della Chiesa, unitamente ad altre abbazie vicine, anch’esse smembrate, come nel caso di S.Maria in Venticano, finchè, presumibilmente durante la divisione del Regno fra Provenzali e Catalani, nel 1500, avverrà l’aggregazione al Distretto vescovile di Avellino.26
Durante l’alto medioevo, infatti, tutte le chiese appartenute all’Abbazia, comprese le abbazie poi rientrate nella Montagna demaniale di Montefusco, non finirono affatto nell’immediato nella Diocesi di Avellino, ma restarono per lunghi anni nella Diocesi vescovile di Benevento dello Stato della Chiesa. La stessa parrocchiale di S.Maria a Carlangiano in Montefusco era già un beneficio della Biblioteca di Benevento nel 1346. Giannone ricorda che perfino alla mano morta della biblioteca arcivescovile per dote Ugone Guidardi arcivescovo assegnò con estinguerla la parrocchiale di S. Maria a Carlangiano di Monte Fuscolo, alla prebenda del bibliotecario vi unì la parrocchiale di S. Michele a Porta Rettore nel 1373, al primiceriato maggiore la parrocchiale di S. Paolo, giusta la relazione dell’ Ughelli.27

E’ in questo contesto che cresce Montaperto, Casale di Montefusco, ben attestato nelle pergamene conservate a Montevergine, dopo il 1100. Dal 1300 l’identità dei nuclei originari dei paesi a cavallo fra la Valle del Sabato e la Valle del Calore nati intorno all’Abbazia altomedioevale di San Pietro Apostolo del Monte Aperto, va un po’ perdendosi, divenendo difficile, fra terremoti e carestie, capire anche di quanti metri si fossero spostate chiese e case per la rifondazione.
La nuova Montaperto, per esempio, riottiene l’autonomia di stato feudale quando viene ad essa annesso nuovamente il Casale di Santa Maria in Grisone, fino al 1314, quando il feudo fu aggregato una prima volta a Montemiletto. E questo prima del terremoto del 1349 che distrusse Apice.
Una nuova Chiesa di San Pietro Apostolo risorgerà nell’attuale Montemiletto nel 1400, in Piazza San Pietro, con l’adiacente Campo Santo, come riporta un atto notarile, come Parrocchia e resisterà fino a poco prima la redazione del Catasto Onciario del 1753, quando era già nata la nuova Collegiale di Santa Maria Assunta. Era distinguibile dalla facciata di tipo a capanna a due ali laterali, è la stessa di cui si avrà ancora notizia nel 1601, quando il signore del feudo, Giovan Battista di Tocco, ricorse contro la Curia beneventana vantando il patronato sulla chiesa, quella che sarà elevata poi a parrocchia ricadente nel medesimo luogo del 1723, quando viene detta Parrocchia di San Pietro, con le reliquie di S.Ottone Frangipane, S.Biagio Vescovo e Martire e S.Rosalia Vergine, come dalla Visita del cardinale Orsini alle chiese del Principato Ultra.28
E’ nella medesima Provincia del Regno, il Principato Ultra Salerno, ma fra diverse Diocesi che crebbero separatamente i due raggruppamenti avellinesi (da una parte Apice, Bonito, Melito col vescovo di Ariano; dall’altra Montaperto, Montemiletto e Torrioni col vescovo di Benevento, aprendo la strada all’obiettivo dei Caracciolo di unificare il territorio con feudi della famiglia da Avellino a Benevento.
La Regia Corte dividerà di fatto i feudi della Montagna di Montefusco affidandone una parte ai del Turco di Montefusco e una parte ai Caracciolo del Tocco, dal Casale di San Giorgio a Torrioni e Montaperto. Alla morte di Berardo Caracciolo, quindi, Antonella lasciò tutto nelle mani dei fratelli, mentre a Camillo Caracciolo appartenne la fascia fino a Benevento.29
In questi anni Apice continuerebbe ad appartenere ai Provenzali che divennero anche baroni di San Marco dei Cavoti, coi discendenti di Luigi Shabran.

Description

 

 

 

 

 

 

Presentazione

«L’intenzione è quella di pubblicare un numero al mese, uno su ogni comune del Regno di Napoli. Abbiamo cominciamo con Torrioni, Avellino, Caserta, Salerno ed ora siamo a Montaperto e Montemiletto, cuore del Principato Ultra. Si tratta di volumi di storia locale, quella trascurata dalla Storia con la S maiuscola, tranne rapidi e spesso incomprensibili accenni, rivalutata nel secolo scorso dagli storici francesi degli Annales e ormai acquisita anche dalla maggior parte degli storici italiani, che ha un valore insostituibile per la conoscenza delle nostre radici. E’ un sapere vitale per la comprensione piena del nostro presente che ha appunto le radici in quel non tanto lontano periodo storico. Non è meno fondamentale l’acquisizione dei nostri giovani di nozioni storiche, tradizioni, abitudini, usi e costumi degli antenati. L’iniziativa, ne siamo certi, accoglie il favore della popolazione, in quanto è arricchimento di ogni cittadino dell’amore che sente per la propria terra nativa».
Ma ecco da questa vecchia presentazione di uno dei primi libri pubblicati su Montaperto e Montemiletto ne sono nati tanti altri con la casa editrice ABE Napoli, fino al numero di 500, tutti a chiarire, arricchire e ora a smentire tesi superate, errate, basate su casi di omonimia, o di traduzioni falsate fra greco, latino antico e volgare moderno.
«La storia, una scienza inesatta, tesa alla correzione ad ogni ricerca». Proprio come ogni buon libro che può smentire quello scritto prima, così l’amico Arturo Bascetta, con questo testo, chiarisce gli svariati “volumi” che ci sono in giro. Egli fa un quadro sugli abitanti di Montaperto, i Montapertari del 1753, ma sopratutto illumina, ragguaglia e contemporaneamente insospettisce il lettore con la nuova tesi sulle origine dei “Castelli” del Comune di Montemiletto.
Ho conosciuto Arturo e i suoi libri un po’ di anni fa, grazie alla volontà di approfondire la storia del nostro amato paese.
La sua prima ricerca che lessi fu proprio sulle chiese di Montemiletto e Montaperto, dove venni colpito da quella tenacia che esprimeva nei suoi scritti, raccontando accadimenti di centinaia di anni fa come se fosse oggi. E’ la stessa tenacia ritrovata in diverse presentazioni a cui ho partecipato, dove Bascetta accende gli animi degli uditori raccontando quello che è riuscito a trovare nei meandri e negli archivi di questa infinita storia dei paesi del Regno del Sud.
Il lavoro svolto sui catasti Onciari, d’altronde, rende merito ed onore a tutti ricercatori del gruppo di lavoro della ABE, da Sabato Cuttrera a Fabio Paolucci, a Paolo Muscetta, quest’ultimo curatore della collana sui Casali di Montefusco, e che si prodigano nella ricerca.
Bascetta, in particolare, con questa stesura, “fotografia” di Montaperto nel 1700, oltre a renderci conto del reale stato dei fatti del tempo, ci permette di continuare a sognare, cercando e trovando quell’avo di cui non avevamo più memoria, confrontandoci, così, sullo stato della famiglia, sulle professioni, sul rango, sulla residenza e sui possedimenti.
Un lavoro eccellente quello della casa editrice ABE Napoli che, oltretutto, mi onora con queste poche righe di presentazione per il lavoro sul mio paesello. L’auspicio della Pro Loco, ma credo dell’intera popolazione, è che il lavoro immane sulla storia della Valle Beneventana, e in particolare su Montemiletto e Montaperto portato avanti dell’amico Arturo, non si fermi qui, al fianco di tutti coloro che volessero pubblicare ricerche finite in maniera gratuita con la casa editrice.
L’augurio personale e della Pro Loco è che si continui ad approfondire la storia dei nostri paesi e dei personaggi, così da poter mettere in luce quanto più possibile, ci è ancora sconosciuto, almeno fino ad oggi. Grazie.

Florindo Garofalo
Presidente Pro Loco ‘Mons Militum’

Dettagli

EAN

9788872970829

ISBN

8872970822

Pagine

96

Autore

Bascetta,

Cuttrera

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Editorial Review

Presentazione Presidente Pro Loco «Mons Militum» Florindo Garofalo

Capitolo Primo Sabato Cuttrera
Provincia: La Valle Beneventana prima di Montefusco
La Contea di Montaperto e il Casale di S.Maria in Grisone

1. San Pietro era l’Abbazia, Montaperto la Comestabulia
2. S.Pietro in Delicato, S.Maria in Piano e S.Nicola in Cibari nel 1000
3. Le nuove chiese in Montaperto riunite intorno al Castello
4. La distruzione delle badie appartenute al papa: Venticano e Montaperto
5. L’ex Casale «montapertaro» di S.Maria in Grisone (1314-1327)
6. Montaperto fra i feudi del circondario di Montefusco
Note Capitolo Primo

Capitolo Secondo Arturo Bascetta
Dissertazioni: La Contea conquistata da Montefusco
La Badia di S.Pietro confusa col Castello Mons Militum?

1. La fondazione del feudo di Montaperto ante 1094
2. Il monastero feudale di S.Pietro retto da Altrude Tassone
3. Montaperto perde S.Maria e S.Pietro: ora comanda M.Fusco
4. Il Papa rifonda il Sannio e le 29 rocche arcipretali del 1349
5. Montevergine assorbe S.Sofia e rifonda S.Pietro a P.de Fusi
6. Il Castello di Montemiletto è l’antica abbazia di Altrude?
7. L’Arcipretura di S.Eustachio che resiste a Montaperto

Capitolo Terzo Arturo Bascetta
Distretto: Diocesi vescovile di Avellino
Università comunale dello Stato feudale di Montaperto

1. Il riassetto: Montaperto di Montefusco in Distretto di Avellino
2. Il feudo che finiva fra Castelmuzzo e Ponte Zeza
3. Montaperto, Bonito, Apice e Chianche sotto i Pisanelli (1550)
4. Capitolazioni apicesi di vassallaggio al Conte di Montaperto
5. Il Principe fitta Montemiletto a Carlo di Montaperto (1625-1674)
6. Carlo, Conte di Montaperto, eredita il Principato (1631-1674)
7. Conte Antonio Toccò dà Apice al figlio Leonardo di Montaperto (1658-1670)
8. Apice e Tinchiani nelle mani del Conte Don Carlo (1671-1701)
9. Il feudo in mano ai tutori del minore Leonardo V (1701-1703)
10. Nicola cede pure il Ducato di Apice a Leonardo V (1703-1776)
11. Montaperto a Restaino (1777) e figli: Giobatta (1783) e Nicola (1793)
Note Capitolo Terzo

Appendice documentaria
Le famiglie di Montaperto nel 1753 Bruno del Bufalo

1. Un paese di braccianti, scarsi borghesi e pochi ricchi
2. I mestieri più diffusi e Tocco che possiede anche il feudo di S.Nicola
3. I luoghi religiosi detti pij siti nel feudo della Terra di Montaperto
4. Alcune espressioni dialettali lasciate nella forma originale
I. Frontespizio
II. Capifamiglia in ordine alfabetico
III. Sezione delle vedove
IV. Sezione degli Ecclesiastici
V. Sezione forestieri bonatenenti non abitanti laici
VI. Ecclesiastici forestieri
VII. Chiese e luoghi pii di forestieri bonatenenti
VIII. Collettiva Generale delle Once