18. COMUNE DI MONTEFORTE NEL 1753 (AV)

30,00


MIGLIAIA DI NOMI DI ABITANTI E LUOGHI DI MONTEFORTE IRPINO

 

 

 

 

 

 

 

 

Ecco qualche esempio, estratto dal libro, dei Capifamiglia in ordine alfabetico di nome con il mestiere e il luogo di abitazione, oltre la composizione del nucleo familiare e i maggiori beni posseduti con il relativo reddito imponibile espresso in once….
1. Il fabricatore Aniello Aurigemma di 61 anni abita in casa propria a La Piazza e possiede territorio a Joverniello. Vive con la moglie Ippolita Valentina di 65 anni e il figlio sartore Giuseppe di 24 anni sposato con Liberata di Lucia di 24 anni……………………………………..26
2. Il bracciale Alessandro Iannaccone di 40 anni abita in casa propria con la moglie Susanna di Fazio di 38 anni e il figlio Vincenzo di 11 anni……………………………………………….12
3. Il bracciale Angelo di Cunzo di 43 anni abita in casa propria e possiede selva all’Esca e territorio a Lo Piano. Vive con la moglie Antonia di Somma di 33 anni e i figli: Felice di 13 anni, Gennaro di 5 anni, Carmena di 6 anni e Catarina di 2 anni………………………………….42
4. Il vetraro Andrea Marano di 42 anni abita in casa affitto e possiede territori a L’Esca e Lo Comone. Vive con il fratello bracciale Giovanni Camillo di 18 anni, la sorella Anna e la madre Brigida di Fazio di 50 anni…………………39.10
5. Il bracciale Ascanio Ferrara di 50 anni abita in casa affitto e possiede selva a La Corte. Vive con la moglie Rosa Amodeo di 48 anni e i figli bracciali Alessandro e Pasquale di 20 e 18 anni………………………………………………….47.20
6. Il bracciale Antonio Grieco di 35 anni abita in casa affitto con la moglie Catarina Santorelli di 30 anni e il figlio Francesco di 10 anni……….12
7. Il bracciale Angelo di Fazio di 53 anni abita in casa propria a Porta Lopara con due stanze in affitto. Possiede territori a Le Tufarelle e Lo Lavoro e due somari. Vive con la moglie Lavora Pasquale di 51 anni e i figli bracciali: Orazio, Carmine e Pietro di 22, 20 e 17 anni, e gli altri figli: Nicola di 12 anni, Antonia di 21 anni e Anna di 15 anni………………………………………………51.10
8. Il carrese Andrea Santullo di 25 anni abita in casa propria con poco largo a La Piazza e possiede due bovi, territori a La Pastenella e Le Valli e un basso con casa a Lo Tuoro. Vive con la moglie Anna Riccio di 25 anni, la sorella Angela di 20 anni e la madre vedova Antonia Crescetiello di 60 anni…………………………………………………88
9. Lo scarparo Angelo del Gaudio di 30 anni abita in casa propria con orto e cortile a Lo Tuoro e possiede territori a Valli. Vive con la moglie Feliciella di Lucia di 30 anni, i figli martino e Marianna di 4 e 2 anni, il fratello scarparo Luca di 28 anni sposato con Catarina di 28 anni dalla quale ha avuto: Carmine di 3 anni, Vito di 5 anni, Fortunata di 3 anni e Stefanina di 1 anno……….28
10. Il saponaro Andrea Santoriello di 23 anni abita in casa propria a La Taversa e possiede un somaro, cesinale da far fieno a Valli di Frunti. Vive con la moglie Leonarda Grieco di 40 anni, la cognata Ippolita Grieco vedova del fu Bernardo d’Amore di 35 anni con la figlia Maria d’Amore di 8 anni………………………………………………..21.18
11. Il vaticale Antonio Gimmelli di Carlo di 50 anni abita in casa propria a La Portella e possiede 5 muli e territori a: L’Acquolella, Lo Giardino, Lo Gaudo, San Giovanni, La Valle e Le Calvarine. Vive con la moglie Angela Aurigemma di 48 anni e i figli bracciali: Pasquale di 20 anni, Orsola di 17 anni e Catarina di 13anni………………………………………………117.15
12. Il bracciale Antonio di Somma di 45 anni abita in massaria di campagna in affitto e possiede tre neri e territori a Lo Bosco e San Tomaso. Vive con la moglie Carmenella Valentino di 45 anni e i figli: Onofrio di 13 anni, Francesco di 11 anni, Diana di 17 anni, Marianna di 6 anni e Rosa di 3 anni………………………………………………………27.8
13. Il bracciale Archangelo di Cunzo di 47 anni abita in casa propria a Lo Tuoro e possiede territori a Le Valli, Vignalino e Lo Campo. Vive con la moglie Anna Vitale di 27 anni e i figli: Carmine di 13 anni, Vincenzo di 5 anni e Pasquale di 4 anni……………………………………..17
14. Il venditore di vetri Antonio Amodeo di 55 anni abita in casa propria a Portalopara e possiede casa a Lo Borgo e cesinale a Cerretiello. Vive con la moglie Caterina d’Angelis di 50 anni e i figli: Vincenzo di 11 anni, Catarina di 20 anni, Brigida di 18 anni, Rosalia di 14 anni, Angela di 6 anni e Anna di 3 anni……………………………85.21
15. Il bracciale Andrea Valentino di 45 anni abita in casa propria a La Taversa con due bassi e cesinale a Lo Scappone. Vive con la moglie Rosa Maria di 40 anni e i figli: Carmine di 3 anni, Giuditta di 20 anni, Angela di 14 anni e Fortunata di 2 anni……………………………….21.15
16. Il bracciale Antonio Dato di 56 anni abita in casa propria a Lo Tuoro e possiede selve a La Portella e Le Broscelline. Vive con la moglie Delia di Somma di 50 anni e il figlio bracciale Domenico di 25 anni sposato con Candida di Fazio di 25 anni, il figlio bracciale Francesco e la figlia Rosa di 17 anni…………………………..48
17. Il barbiero Antonio della Bella di 56 anni abita in casa propria a La Taversa e possiede territorio a Lo Piano. Vive con la moglie Isabella Limone di 53 anni e i figli: Andrea di 12 anni, Carmine di 7 anni, Carmena di 16 anni e il nipote bracciale Francesco di 19 anni………………36.19
18. Il bracciale Angelo Aurigemma di 60 anni abita in casa propria a La Taversa e possiede territori a Lo Gaudo, La Foresta e San Tomaso. Vive con la moglie Vittoria Rapozzi di 70 anni…………………………………………..82.23 e 1/2
19. Il bracciale Antonio Fischetto di 32 anni abita in casa propria a Lo Tuoro. Vive con la moglie Angela Aurigemma di 30 anni e le figlie Maddalena e Vittoria di 2 e 1 anno, e il fratello bracciale Giuseppe di 37 anni……………………..24
20. Il carbonaro Andrea Valentino di 58 anni abita in casa propria a Lo Tuoro e possiede casa Dietro l’Annunciata e territori a Le Valli e Vallonardo. Vive con la moglie Giovanna di Cunzo di 60 anni e i figli: i carbonari Gregorio e Antonio di 23 e 14 anni, Felicella di 21 anni, Teresa di 18 anni e Caterina di 16 anni………………………………………….51.28 e 1/2
21. Il Magnifico Notare Aniello Vitelli di 26 anni abita in casa propria a Il Convento e posside territorio a Lo Bosco. Vive con la moglie Magnifica Susanna Canonico di 24 anni con l’infante Maria Emanuele di 2 anni……………..24
22. Il Degradato dall’Ordine del Clericato Angelo Valentino di 21 anni abita in casa propria a La Taversa e possiede territori a Ioverniello, Lo Campo e Le Curti. Vive con la sorella Mariella di 17 anni, la figlia Teresa di 14 anni e la madre vedova Agata Canonico di 48 anni…………38.20
23. Il bracciale Antonio de Sanctis di 59 anni abita in casa propria a Lo Castiello e possiede territorio a Lo Gaudo, La Fontana e La Valle. Vive con il nipote bracciale Scipione di 22 anni e la cognata Teresa Gimmelli…………………..97.20
24. Il bracciale Antonio Vitelli di 38 anni abita in casa propria a La Piazza e possiede selva a La Peruta. Vive con il figlio Domenico di 6 anni……………………………………………………..24.21
25. Il calzolaro Angelo Giordano di 26 anni abita in casa propria a La Taversa e territorio a Pomaro. Vive con il fratello fabricatore Carmine di 24 anni, la sorella Angela di 36 anni [ac]casata con Domenico Pasquale, e con la madre Rosolia di Martino di 63 anni……………………………33.15
26. Il bracciale Ambrogio di Fazio di 35 anni abita in casa propria a Lo Tuoro con il fratello Carmine bracciale di 25 anni e la madre vedova Rosa di Gennaro di 60 anni………………………24
27. Il bracciale Andrea Vecchione di 37 anni abita in casa affitto a La Taversa e possiede selva a Sopra la Portella. Vive con la moglie Felicella Fortunarosa di 31 anni e i figli: Francesco di 8 anni, Cecilia di 5 anni, Rosa di 2 anni e la madre vedova Cecilia Valentino di 67 anni e lo zio Pietro di 70 anni……………………………………….24
28. Il bracciale Andrea Rega di 64 anni abita in casa propria in parte e parte in affitto a La Portella. Possiede territori a Lo Gaudo e Lo Vallone. Vive con il figlio bracciale Gennaro di 34 anni sposato con Agata Occiaro di 52 anni dalla quale ha avuto Elisabetta di 3 anni; e con il figlio bracciale Francesco di 28 anni………….84
29. Il bracciale Agostino Vitale di 53 anni abita in casa propria a La Piazza e possiede territori a La Finistrella e La Montagna. Vive con la moglie Cristina Valentino di 50 anni e i figli: Vincenzo bracciale di 16 anni, Nicola di 9 anni va alla scuola, Angelo di 7 anni, Andrea di 2 anni, Maria di 20 anni, Beatrice di 16 anni e Angela di 10 anni…………………………………….29
30. Il bracciale Andrea di Cunzo di 37 anni possiede due somari, casa in affitto a Lo Tuoro …..

Description

Nobili e braccianti in Terra di Monte Forte

 

 

 

 

 

Il Catasto onciario di Monteforte è costituito da un volume di 501 pagine i cui fogli sono stati fotografati e riprodotti su pellicola. Si tratta di una bobina conservata all’Archivio di Stato di Napoli (ASNA), da cui il gruppo di studio ha tratto le schede su cui si basa questo lavoro, confrontandole con il testo originale (ivi) per ridurre al minimo ogni errore di interpretazione di una scrittura leggibile, ma pomposa ed eccessivamente abbreviata come in uso all’epoca.
In ogni scheda sono stati riportati i dati trascritti nell’appendice che segue. Mentre Avellino e Salerno appare un po’ come i quartieri di Caserta, fatta esclusione di Torre, dove vivono comodamente quelli che possiedono un vero palazzo e quelli che si trovano citati nelle varianti del Catasto capuano col titolo di nobili viventi che vivono di entrate o annue entrate, Monteforte si distingue per i grandi nuclei familiari e per la presenza di molti lavoratori non solo della terra, oltre che di non poche case palazziate. I cittadini, infatti, non sono affatto soltanto braccianti, contrariamente ad altri paesi, dove i contadini sono ancora comprati e venduti con i territori a censo perpetuo.1 In molti, del resto, rappresentano la figura agiata di chi vive nobilmente, altrimenti detto nobile cittadino o nobile uomo, distinguibile dalla massa perchè vive del suo. Uomini nobili che diventano magnifici anche senza entrare nell’amministrazione della Cosa pubblica dell’Università comunale, la Comune, per vivere civilmente, cioè di rendita.2
In altri luoghi del Regno, specialmente in Terra di Lavoro, sono decine.3 La gran parte di essi, ha anche un negozio,4 proprio come a Salerno e Caserta dove, senza badare a spese, per scegliere un servo, lo fanno venire da Atripalda, oppure, come i Giaquinto, dediti solo all’allevamento di annicchi, cavalli, giumente e vacche.
A Monteforte in prevalenza le famiglie posseggono non solo una terra, ma anche una casa propria, e non il primordiale casalino solitamente concesso in origine, specie dalla Chiesa Sofiana di Benevento o Verginiana di Mercogliano, ai servi della terra.5
I piccoli possessori locali, sebbene pochi, ricordano un po’ gli ozi di Capua antica: sembrano ancora più stanchi dei patrizi. Sono magnifici, vivono del proprio, si danno del Don e perfino del Signor, mandando a scuola i piccoli scolari e facendo frequentare i maestri agli studenti più grandi, forse al seguito dei tanti parenti momentaneamente, o definitivamente, residenti a Napoli. In altre parti del Regno c’è addirittura chi si fregia del titolo di patrizio beneventano, napoletano, salernitano o capuano.6
C’è però da dire che i sospetti non mancano mai. Chi viene definito senza mestiere potrebbe anche essere un assessore comunale, cioè eletto, ed avere quindi la qualifica di Deputato all’Unità come accaduto per Santa Maria senza pagare tassa.7 In quella cittadella, per lettere e imbasciate, non ci si reca di persona dal destinatario, ma si utilizza uno dei due corrieri, sebbene siano una quindicina i signorotti che si servono di cocchieri e galessieri per spostarsi, e non solo per lavoro, col calesse scoperto oppure coperto se d’inverno. Il calesso viene utilizzato anche per lunghi viaggi, fino a Palermo, avendo l’accortenza di attaccare al calesso una pariglia di cavalli domati, altrimenti, dopo poche leghe diventano irrequieti e ingovernabili e finiscono per rotolare nella polvere trascinandosi dietro passeggeri e bauli col rischio non remoto di essere strangolati dai finimenti. A quel punto non resta che andare alla ricerca della stazione di posta più vicina per la riparazione. Ma basta che la pioggia infanghi la strada per bloccare la corsa dei cavalli, nonostante le frustate, come quelle che presero le povere bestie che trasportavano il marsala siciliano per l’ammiraglio Nelson alla guida di un calessiere troppo furbo.8
C’è pure qualcuno di Monteforte, come del resto di Apice o San Giorgio, che non dichiara mestiere, per una svista del trascrittore, per un errore voluto dal redattore o involontario del trascrittore.9
Ma mentre nelle città sono davvero tanti i servitori salariati di cui potersi fidare, a Monteforte i ricchi sono senza vera servitù nobiliare, a parte la manciata di servi utilizzati come manovalanza, cioè garzoni, che sembrano provenire tutti da Forino in quanto, non avendo forse a disposizione un cognone, è il trascrittore che li riporta con quel nomignolo, come accade ad Eboli.10
Del resto si avvicina il tempo dei malandrini e bisogna guardarsi da tutti, specie dagli alguzzini;11 ognuno insomma si arrangia come può, fin da piccolo.12 Alla figura del benestante, che tutto può, si contrappone quella dell’impossibilitato a muoversi definito inabile o impotente, economicamente parlando, che si differenziano da chi è scemo o pazzo. Ma anche l’inabile può essere ricco o povero.13

2. Nomi propri e toponimi punteggiati tradotti per facilitare la lettura
Nelle note che seguono diamo inizio la lettura dei toponimi rinvenuti nel Catasto Onciario, con le dichiarazioni dei singoli capifamiglia. Segue l’elencazione dei fuochi in ordine alfabetico per nome del capofamiglia, con relativo cognome, età di ogni componente della famiglia e mestiere per chi supera i 16 anni. Contrariamente che altrove la scrittura dei compilatori del Catasto è chiara in quasi tutte le pagine, almeno sull’originale dell’Archivio di Napoli. Come nei volumi precedenti, il lettore troverà, per ogni famiglia, una sintesi fedele di ogni singolo nucleo e, laddove è stato possibile, la trascrizione dei beni di maggiore entità e dell’effettiva tassa da pagare calcolata in once. Il numero che precede casali e nuclei abitativi è solo indicativo per meglio individuare nella ricerca i capifamiglia che qui si riportano elencati in ordine alfabetico di cognome e non di nome, per una più facile consultazione. Il lettore attento non avrà notato nuovi mestieri rispetto a quelli descritti in altri volumi e circoscritti al distretto, o ristretto, di Salerno, Caserta, Avellino o Capua, dove abbondano un po’ ovunque i braccianti chiamati bracciali in tutte le terre del Regno, anche quelle Regie. All’uopo si noti come ogni qual volta viene trascritto il nome del re si aggiunga sempre l’esclamazione Dio g., cioè che Dio guardi!
Il Catasto di Monteforte, invece, tende alla chiarezza e non è difficile, sebbene sia complesso, leggerlo in ogni sua parte, perfino nelle sottili sfumature che ci hanno portato a decifrare toponimi ormai in disuso e ad interpretare tutti quelli punteggiati com l’Att.° per attuario, o Aud.a per Audienza (Regia Udienza). Talvolta ciò è accaduto anche per i nomi propri, come nel caso di Lucrezia, Teresa, Agnese, Caterina, Salvatore, Giuseppe, Giovanni, Giovan Battista, Biagio, Tommaso, Anna, Carmosina, Felicia, Carmina lasciati nella versione di Logrezia, Teresella, Agnesa, Catarina, Salvadore, Gioseppe, Gio:, Gio.Batta, Tomase, Biase e Biaggio, Annuccia, Carmosina, Felicella, Carmina. E’ singolare come la medesima mano del trascrittore di un catasto nel foglio prima trascrivesse di un Biase e, nel foglio successivo, di Biaggio. Non per questo si sono evitati sempre errori, sebbene con nomi del tipo Marzia che appare sempre una Mattia in versione al femminile come Andrea quasi sempre trasformato in Andreana. Purtroppo non è così per Felice al femminile, quasi mai trascritto come Felicella o Felicia, ma per fortuna questo non è il caso di Monteforte.
In alcuni casi, è davvero difficile capire se si tratti di un maschio o di una femmina per la sottile differenza fra r e t del compilatore, di una F o di una T nella forma originale. Oppure di Catarina così trascritta, come nel caso di Rosolena o di una incomprensibe Colajuta. Alla D. è stato quasi sempre eliminata la punteggiatura trascrivendo direttamente il Don o Donna onde evitare equivoci. Idem con la N.ro del Notaro, o nel caso dei Priv., ove si è sempre inteso privilegiati, come per il M.°, indicato per Magnifico nel caso di un ricco, oppure per mastro se si è trattato di un artigiano e terminava in ro, cioè M.ro seguito dalla relativa specifica, così per Sac. oppure S. divenuto direttamente sacerdote. Sottile, se c’è davvero, è la differenza fra il Lavorante (L.te) e il Lavoratore (L.re), quasi sempre padre e figlio, spesso anche detto dello stesso mestiere per evitare la ripetizione.
Più semplice è stato coi clerici per chierici, come pure casato, nel senso di “accasato”, “figlio sposato”, mentre è stata limata l’espressione vive in casa per uso o quella di possiede somaro per uso (nel senso che viene usata, utililizzata, abitata, o di animale che viene utilizzato), con “casa propria”. Per quanto riguarda gli animali sono stati lasciati pressochè invariati le giomente al posto di giumente, oppure la forma arcaica di bovi per i buoi, polledri per puledri, somarri per somari. In passato per i mestieri è piaciuto lasciare invariato l’artigiano che fà legname, cioè il falegname, come pure il miniscalco, cioè il maniscalco, che si affiancano agli ebolitani galessiere, prattico di medicina, cavallaro, fociliero, gualano, forgiatore, spedaliere, all’indecifrabile sarti.re [forse sartore= sarto!], carrese, e allo scardatore e cardatore di lana, tutto di Salerno Città, come il vetritaro o vitraro, tutto di Monteforte.
Trascrizioni dialettali italianizzate dalla mano del compilatore catastale, conoscitore di buon dialetto, ma sicuramente di un rozzo italiano.

3. Le espressioni dialettali lasciate nella forma originale nelle note
Non è escluso, però, anche in questa pubblicazione, che il lettore troverà riportati alcuni nomi o frasi in dialetto dovute non all’uso errato della lingua italiana, che non è mai riuscita a sostituirsi al napoletano, ma al vero e proprio all’utilizzo settecentesco che si fa di quel termine. Ecco perchè si ritrovano toponimi come masto o mastro anzichè maestro, bracciale, come detto, al posto di bracciante. Altri sono stati spesso lasciati nella loro forma originale, al contrario di vidua con vedova, quasi sempre italianizzato per evitare di incorrere in gravi errori numerici in quanto possono rappresentare intere famiglie e non la singola persona. Fratello, suocera e sorella vengono invece semplicemente indicati come f.llo, socera e s.lla, come la nonna e il nonno con ava e avo, i due braccianti non sposati chiamati ziti, da ‘zitelle’ al maschile. Le bizzoche, cioè le monache o suore che dir si voglia, o solo novizie anche pronte a spogliarsi, sono state lasciate così come rinvenute, idem per le vergini in capillis, definite solo vergini dalla mano del compilatore.

Alla nota I., come segue, il lettore troverà il frontespizio ufficiale.
Contrassegnati dalla nota II., in ordine alfabetico per nome di capofamiglia, sono stati elencati i fuochi, con l’età di ogni singolo componente, domicilio e beni, laddove è stato possibile riconoscerli, come nella versione originale del Catasto.
Si tratta di una semplificazione dei dati relativi alla situazione familiare e patrimoniale, unitamente ai luoghi di residenza e al reddito dichiarato (cifra espressa in once), fedeli al testo consultato, sebbene il compilatore abbia trascritto medesimi cognomi e toponimi non in maniera uniforme e manchi la sezione catastale denominata Collettiva o Unione d’once, l’elenco finale a cui si poteva fare riferimento per un riscontro diretto.
Nelle successive nota III. e nota IV., il lettore troverà rispettivamente la situazione patrimoniale di Vidue e Vergini in capillis cittadine e degli Ecclesiastici Secolari Cittadini.
Alla nota V., anzichè, come al solito famiglia del ricco feudatario, compaiono i nomi dei Forastieri abitanti in detta Terra, seguita dalla nota VI., della sezione sottintesa riguardante i restanti Forastieri [Abitanti Benitenenti Ecclesiastici Secolari di diversi paesi], e dalla nota VII. con gli altri assenti Forastieri [Bonatenenti non abitanti].
All’ultima nota X., per pura formalità, abbiamo indicato la Sezione relativa al riepilogo, in genere chiamata Collettiva Generale dell’Oncie.

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