04. COMUNE DI AIELLO CASALE DI ATRIPALDA NEL 1742 (AV) – I parte di Aiello del Sabato senza Tavernola

30,00


Copertina posteriore

Pagine di storia

Il lavoro di Lucio Fiore è pregevole sotto ogni aspetto, sia storico che analitico e letterario. Egli esamina il ruolo religioso, culturale e sociale che il nostro Comune di Aiello del Sabato ha svolto nel corso dei secoli. È una ricerca ricca di nuove notizie e documenti inediti che apre un filone nuovo per la storia della nostra terra, evidenziando le seppur scarse citazioni storiche che hanno portato alla crescita e alla nascita di Aiello e delle sue frazioni.
Non si tratta solo della storia della vita di un borgo, ma tutta l’opera è relazionata alla evoluzione della vita civile di Aiello. Le numerose descrizioni di fatti ed episodi, finora poco noti ai più, vengono presentati in tutto il loro splendore e ad ognuno di essi viene ridata la legittima considerazione. C’è tanta forza di valori in questi ricordi da ritenere i nostri avi dei veri pionieri nel periodo meno florido della nostra storia, i cui frutti forse solo oggi si constatano e vanno a caratterizzare un aspetto qualificante del nostro popolo su cui poggia la coscienza civile.
Merito indiscusso di Lucio Fiore è l’aver focalizzato la vita del borgo e la vita della gente comune, come quella degli esponenti politici locali, quando erano illuminati e quando hanno combattuto al fianco del popolo, quando hanno fatto sopravvivere, nel bene o nel male, questo insostituibile baluardo di fede e cultura, garantendo l’indipendenza e l’autonomia al nostro piccolo paese. Siamo coscienti che la storia più recente di questa secolare struttura non è stata sempre esaltante, malgrado lodevoli intenzioni spesso declamate, ma preferiamo evidenziare che, almeno noi, oggi, siamo depositari di un messaggio di crescita ed operosità che ci deriva dalla nostra storia.
A Lucio Fiore l’Amministrazione Comunale è grata per la forza di volontà, l’impegno e le capacità di volere trasmettere alle generazioni future, umilmente e con spirito di servizio, questo testimone di generosità ed operosità. Dalle sue fatiche possano derivare motivazioni serie per quanti intendono studiare il passato per programmare un futuro migliore.
Al Forum della Gioventù di Aiello va riconosciuto un plauso per l’impegno persistente nel voler patrocinare la pubblicazione.

Dott. Antonio Felice Caputo
Sindaco di Aiello del Sabato

Description

 

Il Casale dei braccianti abitato dai forestieri

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ad Aiello  vivono comodamente quelli che possiedono un vero palazzo e quelli che si trovano citati col titolo di nobili viventi che vivono di entrate o annue entrate. Per il resto sono quasi tutti braccianti.1 In pochi rappresentano la figura del ricco che vive nobilmente, altrimenti detto nobile cittadino o nobile uomo, distinguibile dalla massa perchè vive del suo. Uomini nobili che diventano magnifici appena entrano nell’amministrazione della Cosa pubblica dell’Università comunale per vivere civilmente, cioè di rendita, come un magnifico, quasi tutti appartenenti alla famiglia Gaeta.2
In altri luoghi del Regno, specialmente ad Avellino in Principato Ultra e a Santa Maria in Terra di Lavoro, sono decine.3 La gran parte di essi, ha anche un negozio,4 come a Torre di Caserta che, senza badare a spese, per scegliere un servo, lo fanno venire da Atripalda, oppure, come i Giaquinto, dediti solo all’allevamento di annicchi, cavalli, giumente e vacche. Ad Aiello in prevalenza le famiglie posseggono un somaro, e poche terre.5
Gli altri ricchi forestieri, ricordano un po’ gli ozi di Capua antica: sembrano ancora più stanchi dei patrizi. Sono magnifici, vivono del proprio, si danno del Don e perfino del Signor, mandando a scuola i piccoli scolari e facendo frequentare maestri napoletani di elevata cultura gli studenti più grandi. In altre parti del Regno c’è addirittura chi, come i Del Balzo e i Cipullo, si fregia del titolo di patrizio capuano.6 C’è però da dire che chi viene definito senza mestiere potrebbe essere assessore comunale, cioè eletto, o anche solo consigliere, ed avere quindi la qualifica di Deputato all’Unità come accaduto per Santa Maria.7 In quella cittadella, per lettere e imbasciate, non ci si reca di persona dal destinatario, ma si utilizza uno dei due corrieri, sebbene siano una quindicina i signorotti che si servono di cocchieri e galessieri per spostarsi, e non solo per lavoro, col calesse scoperto oppure coperto se d’inverno. Il calesso viene utilizzato anche per lunghi viaggi, fino a Palermo, avendo l’accortenza di attaccare al calesso una pariglia di cavalli domati, altrimenti, dopo poche leghe diventano irrequieti e ingovernabili e finiscono per rotolare nella polvere trascinandosi dietro passeggeri e bauli col rischio non remoto di essere strangolati dai finimenti. A quel punto non resta che andare alla ricerca della stazione di posta più vicina per la riparazione. Ma basta che la pioggia infanghi la strada per bloccare la corsa dei cavalli, nonostante le frustate, come quelle che presero le povere bestie che trasportavano il marsala siciliano per l’ammiraglio Nelson alla guida di un calessiere troppo furbo.8
C’è pure qualche aiellese che non dichiara mestiere.9
Ma mentre ad Avellino o a Santa Maria sono davvero tanti i servitori salariati di cui potersi fidare, ad Aiello i pochi nobili sono senza servitù.10
Del resto si avvicina il tempo dei malandrini e bisogna guardarsi da tutti, specie dagli alguzzini;11 ognuno insomma si arrangia come può, fin da piccolo.12
Alla figura del benestante, che tutto può, si contrappone quella dell’impossibilitato a muoversi definito inabile. Ma l’inabile può essere ricco o povero.13
Scarsa quindi ad Aiello la schiera dei cortigiani, di quei magnifici cioè che ruotano intorno al re per aver avuto in affidamento feudo e suffeudi di Capua divenuti non solo comuni a sè, ma anche Terre Règie non più dipendenti da Corti baronali.
Indicato sul frontespizio con il titolo di Aiello Casale d’Atripalda, inizia la lettura del Catasto Onciario di Aiello del Sabato, con le dichiarazioni dei singoli capifamiglia, ad esclusione dei residenti di Tavernola e della sua frazione di Sabina in quanto rappresentano un altro Casale a se stante. Segue l’elencazione dei 172 fuochi in ordine alfabetico per nome del capofamiglia, con relativo cognome, età di ogni componente della famiglia e mestiere per chi supera i 16 anni. In particolare sono i Giovanni e i Nicola a distinguersi, ma per poche unità, stando tutti a poco meno di dieci unità, da Antonio ad Andrea, da Ceriaco a Domenico. Per le donne, invece, i nomi più diffusi sono Maria, Catarina e Angela. Contrariamente che altrove la scrittura dei compilatori del Catasto di Aiello non è molto chiara in tutte le pagine, almeno sull’originale dell’Archivio di Napoli. Come nei volumi precedenti, il lettore troverà, per ogni famiglia, una sintesi fedele di ogni singolo nucleo e, laddove è stato possibile, la trascrizione dei beni di maggiore entità e dell’effettiva tassa da pagare calcolata in once. Il numero che precede casali e nuclei abitativi è solo indicativo per meglio individuare nella ricerca i capifamiglia che qui si riportano elencati in ordine alfabetico di cognome e non di nome, per una più facile consultazione.
Il lettore attento non avrà notato nuovi mestieri rispetto a quelli descritti in altri volumi e circoscritti al distretto, o ristretto, di Caserta, Avellino o Capua, dove abbondano un po’ ovunque i braccianti chiamati bracciali in tutte le terre del Regno, anche quelle Regie. All’uopo si noti come ogni volta che viene trascritto il nome del re si aggiunga sempre l’esclamazione Dio g., cioè che Dio guardi! Il Catasto di Aiello tende alla chiarezza e non è difficile, sebbene sia complesso, leggerlo in ogni sua parte, perfino nelle sottili sfumature che ci hanno portato toponimi ormai in disuso e ad interpretare tutti quelli punteggiati com l’Att.° per attuario. Talvolta ciò è accaduto anche per i nomi propri, come nel caso di Agnese, Caterina, Salvatore, Giuseppe, Giovanni, Giovannibattista, Biagio e Tommaso, lasciati nella versione di Agnesa, Catarina, Salvadore, Gioseppe, Gio:, Gio.batta, Tomase e Biase. Non per questo si sono evitati sempre errori, sebbene con nomi unisex del tipo Mattia, in alcuni casi, è stato davvero difficile capire se si trattasse di un maschio o di una femmina. Oppure di Catarina così trascritta. La stessa cosa è accaduta per qualche cognome che, nel confronto con lo stato civile del Comune, sono risultati leggermente mutati. Alla D. è stato quasi sempre eliminata la punteggiatura trascrivendo direttamente il Don o Donna onde evitare equivoci. Idem con la N.ro del Notaro, o nel caso dei Priv., ove si è sempre inteso privilegiati, come per il M.°, indicato per magnifico nel caso di un ricco, oppure per mastro se si è trattato di un artigiano e terminava in ro, cioè M.ro seguito dalla relativa specifica, così per Sac. oppure S. divenuto direttamente sacerdote.
Più semplice è stato coi clerici per chierici, come pure casato, nel senso di accasato, di “figlio sposato”, mentre è stata limata l’espressione vive in casa per uso o quella di possiede somaro per uso (nel senso che viene usata, utililizzata, abitata, o di animale che viene utilizzato), con “per suo uso” o “uso proprio”. Per quanto riguarda gli animali sono stati lasciati pressochè invariati le giomente al posto di giumente, oppure la forma arcaica di bovi per i buoi, polledri per puledri, somarri per somari.

Non è escluso, anche in questa pubblicazione, che il lettore troverà riportati alcuni nomi o frasi in dialetto dovute all’uso errato della lingua italiana che non è mai riuscita a sostituirsi al napoletano. Ecco perchè si ritrovano toponimi come masto o mastro anzichè maestro, bracciale, come detto, al posto di bracciante.
Altri sono stati spesso lasciati nella loro forma originale, al contrario di vidua con vedova, quasi sempre italianizzato per evitare di incorrere in gravi errori numerici in quanto possono rappresentare intere famiglie e non la singola persona. Fratello, suocera e sorella vengono invece semplicemente indicati come f.llo, socera e s.lla, come la nonna e il nonno con ava e avo, i due braccianti non sposati chiamati ziti, da ‘zitelle’ al maschile. Le bizzoche, cioè le monache o suore che dir si voglia, o solo novizie anche pronte a spogliarsi, sono state lasciate così come rinvenute, idem per le vergini in capillis, definite anche solo vergini o solo in capillis dalla mano del compilatore.
Nella nota I. che seguono il lettore troverà in ordine alfabetico, per nome di capofamiglia (compresi i pochi toponimi che inizialmente si presentavano illeggibili), i fuochi con l’età di ogni singolo componente. Questo sistema permetterà, a chi volesse approfondire le notizie relative alla propria casata, di individuare nell’immediato tutti coloro che portano il proprio cognome (senza trascurare di visionare la lettera “d” per gli apostrofati avulsi) e di risalire subito alla data di nascita di ogni abitante.I
Alla nota II., invece, si ripropone sempre l’elenco per nome, come nella versione originale trascritta dal Catasto, ma in una semplificazione ridotta all’osso, con l’aggiornamento riferito soprattutto ai luoghi di residenza e alle tasse pagate (cifre espresse in once). Dati più fedeli (sebbene in alcuni casi sia la stessa mano del compilatore a trascrivere i medesimi cognomi in maniera diversa), stavolta recuperati dalla sezione catastale denominata Collettiva o Unione d’once, a cui si potrà fare riferimento in maniera scientifica ed ufficiale.II

 

Dettagli

EAN

9788872970133

ISBN

887297013X

Pagine

96

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Editorial Review

Curiosità

 

La storia si presenta a noi giovani come qualcosa di lontano anni luce. Abituati a freddi manuali scolastici che parlano di avvenimenti che coinvolgono nazioni ed interi continenti, riesce difficile immaginare che un piccolo paese come il nostro abbia potuto avere un suo ruolo importante. Eppure è così. Dietro la storia “da manuale” c’è la storia vera sottovoce delle piccole realtà come quella di Aiello del Sabato.
Partire dal passato è ricostruire un passato sul quale porre le basi per un solido futuro; conoscerla significa essere coscienti delle proprie origini pur consapevoli per esserne fieri.
I giovani che leggeranno questo libro ritroveranno la vita delle persone che hanno fatto la storia del nostro paese, uomini illustri ma anche gente comune. Ripercorrere la nostra storia servirà a conoscere, rispettare e valorizzare di più Aiello e le sue tradizioni.
Il libro si interrompe ai primi anni del Novecento; questo sia da spinta per noi giovani a continuare le ricerche, spinti da una curiosità non fine a se stessa ma che porti al rispetto e alla valorizzazione delle proprie origini.
Nella nostra piccola realtà sognamo un paese migliore: impegnamoci a “costruirlo”.
Cogliamo l’occasione per ringraziare vivamente l’Amministrazione Comunale che ha voluto un nostro contributo a queste ricerche e che, in ogni occasione, non fa mancare nè la presenza del Forum Giovanile, nè quella dell’intera Gioventù di Aiello.

Virgilio De Girolamo
Coordinatore del Forum

Forum dei Giovani
Mario Cucciniello, Gerardo De Venezia, Domenico Del Gaizo, Alfredo Esposito, Sergio Gaeta, Maria Iandolo, Bianca Imbimbo, Dario Loffredo, Manlio Lomazzo, Mauro Ruggiero, Dario Russo, Nico Russo, Marianna Sanseverino, Giuseppe Santone, Daniele Tecce.

 

Va vediamo qualche cenno sulle prime famiglie descritte nel libro tratte dalla Rubrica dei Capifamiglia in ordine di nome]:
1. Vive nobilmente il magnifico Antonio Gaeta del fu Camillo di anni 84 possedendo numerosi terreni, 50 pecore, 1 cavallo di sella e un comprensorio di case sito nel luogo detto Lo Trave, ove abita con la moglie la magnifica Agnese Parisi di anni 54, i figli i Magnifici Pasquale di anni 14, studente, Vittoria di anni 18, vergine in capillis, Rosa di anni 12 ed il servitore Domenico de Ciuceis di anni 23. Once 137.18.
2. Vive del suo Antonio Gaeta del fu Tulio di anni 58 possedendo vari terreni ed una casa di più membri con un picciol orto accosto sita nel luogo detto La Fontana, ove abita con la moglie Teresa Gaeta di anni 60, il figlio il Magnifico Notaro Gioacchino di anni 36, casato, la nuora Teresa Gaeta di anni 28 ed i nipoti Catarina, Carmina, Francesca, Pietro, Domenico e Carmine Antonio rispettivamente di anni 7, 5, 4, 3, 2 e 1. I quali pesi assorbiscono la rendita.
3. Il mastro d’ascia Antonio Caro di anni 47 possiede vari terreni ed una casa di più membri sita nel luogo detto Lo Trave, ove abita con la moglie Orsola de Ciuceis di anni 48, i figli Nicola di anni 19, bracciale, e Gaetano di anni 17, il fratello Girolamo di anni 36, bracciale, ed il fratello casato Sebastiano di anni 45, bracciale, la cognata Orsola Preziosa di anni 45 ed i nipoti Pasquale, Giuseppe, Maria ed Angiola rispettivamente di anni 15, 5, 9, 7. Dichiara un reddito di 62 once.
4. Il mastro d’ascia Antonio Giella di anni 57 possiede tre piccoli terreni ed una casa di più membri, ove abita con la moglie Apollonia de Ciuceis di anni 65. Dichiara un reddito di once 24.17.
5. Il carboniero Antonio Galluccio del fu Carlo di anni 69 possiede vari terreni, una casa sita nel luogo detto La Piazza ed un’altra casa sita nel luogo detto Le Botteghe, ove possiede per sua abitazione una casa di più membri ove abita con la moglie Angiola Perrottelli di anni 65, la figlia Isabella di anni 23, vergine in capillis, il figlio casato Nicola di anni 38, carboniero, la nuora Silvia Iacuzio di anni 30 ed i nipoti Pasquale, Fiorella e Vincenzo rispettivamente di anni 5, 2 e 1. Once 69.
6. Il bracciale Alessandro Cella di anni 45 possiede due piccoli terreni ed abita in una casa di più membri con la moglie Orsola di Tulio di anni 46 ed i suoi figli: Massimo di anni 15, bracciale, Angiolo di anni 9, Gasparre di anni 7, Sabato di anni 3, Angiola di anni 18, vergine in capillis, Anna di anni 4, Catarina di anni 1. Once: 20.25.
7. Il clerico dottore fisico Antonio d’Ambrosio di anni 28 abita in casa di suo padre Nicola e possiede vari terreni donatigli dal padre. Once 19.20.
8. Il bracciale Antonio d’Urciolo di anni 70 possiede vari terreni ed una casa ove abita con la moglie Angiola Ricciardelli di anni 75 e i figli Giuseppe, bracciale, Rosa e Maria, vergini in capillis, rispettivamente di anni 26, 40 e 24. Once 28.20.
9. Il bracciale Antonio Buonanno di anni 45 possiede vari terreni ed una casa di più membri ove abita con la moglie Agnese Gaeta di anni 36 e i figli Gennaro, Pasquale, Nicola, Francesco, Agostino, Antonia e Carmina di anni 13, 11, 6, 4, 2, 15 e 9. Once 19.8.
10. Il bracciale Aniello Giella di anni 42 possiede una casa di più membri ove abita con la moglie Orsola Gaeta di anni 40, i figli Francesca, Rosa, Crescenzio, Francesco e Carmina di anni 13, 11, 8, 3 e 4, la sorella Anna di anni 34, vergine in capillis, e la madre Catarina di Geronimo, di anni 56. Once 12.
11. Il bracciale Aniello Gaeta di anni 55 possiede due somari, un piccolo terreno ed una casa di più membri ove abita con la moglie Domenica Gaeta di anni 54 ed i figli bracciali Domenico, Salvadore, Gaetano, Sebastiano di anni 26, 28, 20, 16. Once 55.21.
12. E’ impotente Antonio Castelli di anni 66 e possiede vari terreni ed una casa ove abita con la moglie Vittoria Croce di anni 50 e le figlie Lucia e Vittoria, vergine in capillis, di anni 10 e 20. Once 6: 2 e ¼.
13. Il bracciale Antonio Galluccio del fu Giuseppe di anni 34 possiede vari terreni, due giovenchi, un somarro, una casa ed un’altra casa ove abita con la moglie Catarina Ciccarelli di anni 30, i figli Giuseppe, Anna e Matteo di anni 3, 5 e 1, il fratello bracciale Carmine di anni 26 e la madre Sonia Gaeta di anni 65. Once 32.13.
14. Il bracciale Antonio de Ciuceis del fu Michele di anni 56 possiede due terreni ed una casa ove abita con la moglie Isabella Crescienzo di anni 40 ed i figli Carmine, bracciale, Nicola, Giuseppe Antonio, Catarina e Gaetana, vergini in capillis, di anni 16, 12, 5, 24 e 19. Quali pesi assorbiscono la rendita.
15. Il bracciale Alessandro Guarriello di anni 50 possiede 2 piccoli terreni ed una casa ove vive con la moglie Angiola Giella di anni 50 e i figli Sebastiano e Giuseppe, bracciali, e Catarina, vergine in capillis, rispettivamente di anni 25, 14 e 18. Quali pesi assorbiscono la rendita.
16. Il bracciale Antonio de Ciuceis del fu Tomaso di anni 75 possiede vari terreni, un somaro ed una casa ove abita con i figli Teresa, vergine in capillis di anni 42, e Tomaso, bracciale casato, di anni 40, la nuora Angiola Galluccio di anni 35 e i nipoti Pasquale, Angiolo, Pietro, Catarina, Olimpia, Fortunata ed Agata, di anni 8, 6, 4, 12, 10, 2 e 1. Once 66.6.
17. Il bracciale Andrea d’Orciolo di anni 50 possiede un somarro, vari terreni ed una casa di più ........