Scartoffie Beneventane 7. La pace tra Francesi e Spagnoli

35,00


Sfoglia la lista dei desideri

Terre a 29 anni: enfiteusi nell’Inventario Pappone

Viri e Siri romani alla Vicaria di Ariano. Carlo VIII invade il regno e sosta ad Apice. Aquino amici del Re sobillatori di Benevento. Benevento divisa: l’inquisizione. Primi notai di Ariano durante l’interregno. L’ultimo atto di Federico del 20 giugno 1501. I sonetti stile Petrarca di Angelo Tantaro. La dogana di Atripalda ai Francesi nel 1502. Francesi a Canosa: la resa negli atti di Ariano. Montefusco e non Foggia a sede provinciale. La mezza eredità francese dote del Cattolico. Il Re dona Montefusco a Consalvo e va via. L’Ultra di Principato Salerno con Benevento. La peste e Gonzaga governatore a vita. Cenni agli statuti della vicina Apice nel 1545. La nascita delle nuove province sotto Carlo V. Statuti feudali nella Valle Beneventana. Soricelli, il notaio della Montagna. Pietradefusi si stacca e perde San Martino.
L’abbazia di S.Maria Venticano era sul Calore. Melisci e Colella nei notai di Montefusco. Il notaio-cronista della Valle di Vitulano. Le dipendenze dell’arcidiocesi dopo la peste. La Provincia di P.U. sotto i Viceré-Capitani. Il Viceré-Vicario del Principato Ultra . La rivolta di Gaspare Mascambruni del 1526. Roberto Boschetto Governatore di Benevento.

Description

FERDINANDO IL CATTOLICO SPOSA L’EREDE DEL REGNO: GERMANA DE FOIX

SCARTOFFIE BENEVENTANE: La pace tra francesi e spagnoli unifica il Regno e grazie al secondo matrimonio del Re Cattolico viene riunita anche la metà ereditata come dote da Germaine de Foix da cui nascono le province ufficiali con i parlamenti napoletani di Carlo V.

Recensioni

Recensioni

Non ci sono ancora recensioni.

Only logged in customers who have purchased this product may leave a review.

Editorial Review

 Il Covante ai frati di S.Francesco per 29 anni e il notaio Orazio Prencipe di Apice

 

Il 20 marzo 1747, nel venerabile Convento di S.Francesco dei minori conventuali, quello sito in Terra Apice, come solitamente avveniva per riunire i frati, vengono congregati al suono del campanello, dentro il refettorio.
Si tratta di Antonio Moccio, frate guardiano, dei frati Stanislao Contianni e Carlo de Mattheis, e di Fra’ Andrea Coviello di Apice, oriundo di Monte Rocchetto.
I padri asseriscono che il convento possiede fra gli altri beni, della Terra del Covante detto al Castiglione, un territorio seminatorio di 7 tomoli e 6 misure presso i beni di Nicola Rendina, la via pubblica, i beni della chiesa collegiata, quelli di Alessandro Sabella e quelli della Commenda di Malta.
Tutte le terre erano sotto lo jus terragianti, cioè a concessione per 29 anni al Reverendo Don Stefano Cuyozzo con l’annuo canone pari a 3 tomola di grano meschiglia. Fatta quindi accendere la candela per tre giorni festivi nella pubblica piazza di detta terra di Apice, furono emanati i banni per i soliti luoghi dal giurato al fine di concedere altre terre.48

Oltre alle chiese anche i pochi ricchi privati avevano cominciato a pensare come poter meglio salvaguardare il proprio patrimonio che, spesso, quando non c’erano eredi, finiva col disperdersi proprio in donazioni ecclesiastiche.
A porre un freno alle mancate eredità ci pensarono i Muscettola. Di notevole interesse riportato in allegato ad un atto del 1727 del notaio di Apice è proprio l’appunto relativo ai fratelli Muscettola che sperimentano (l’atto è un abbozzo) come poter far pervenire anche ad una parente femmina l’eredità di famiglia in caso di morte dell’ultimo discendente senza eredi maschi. L’atto viene redatto soprattutto per interesse degli eredi rispetto al Duca di Molinara.
Così il notaio: — In Die nomine, amen.
Constituti in nostra presenza l’Illustrissimi Signori Don Gioseppe e Don Antonio Muscettola agentino, et intervenentino nelle cose infrascritte per loro medesimi loro eredi e successori in infinitum per da una parte: e l’Eccellentissimo Signor Don Giacinto Muscettola Duca della Molinara dall’altra parte agente parimente per se suoi heredi e successori in infinutum.
Detti Illustrissimi Signori spontaneamente asseriscono in presenza del detto Eccellentissimo Signore e di me infrascritto Notare come pubblica persona interveniente stipolante et accettante in nome e parte di tutti li nominandi nell’infrascritta donatione Majorascato Primogenitura e fidejcommisso in perpetuum valituro, havere tenere e possedere, come veri utili e diretti Signori e padroni li sotti beni (qui si devono distintamente notare li beni di chiascheduno di detti Signori come dire l’Illustrissimo Signor Don Gioseppe possiede, hà e tiene & l’Illustrissimo Signor Don Antonio hà, tiene, e possiede) e fatto il detto distinto notamento si deve soggiungere dicendo:...