Description
LA STORIA CHE SCONVOLSE IL MONDO DENUNCIATA CON LE CANZONI DEGLI EMIGRANTI
Sono trascorsi 100 anni dalla grande emigrazione, avvenuta nella Napoli di Carlo Nazzaro e Matilde Serao, direttori del Mattino e del Roma, quotidiani partenopei.
Tra essi vi furono Alfredo Bascetta, editore italo-americano, voce di Sacco e Vanzetti; e Joseph Bascetta detto Gino Bardi, direttore dell’Unità del Popolo, giornale socialista di New York.
Alfredo Bascetta nato a Pietrastornina (Av) il 14.09.1889 – morto a 93 anni, il 6 dicembre 1982 in Saint Lucie, Florida, fu uno dei massimi cantanti partenopei emigrati in America. Il suo spessore, la voce di tenore, l’amicizia con Gilda Mignonette, faranno di lui un personaggio amato anche dall’avanspettacolo, dal teatro, dalla sceneggiata che con lui prese forma, di pari passi alla denuncia anarchica sullo stato sociale. I continui viaggi fra Napoli e New York, anche più volte all’anno, e il mancato ritorno al paesello natio, che lo terranno lontano dall’amata madre, faranno della sua canzone un motivo struggente di vita.
Sui palcoscenici americani trascinò perfino il fratello piccolo, Amerigo, sebbene quest’ultimo fosse più portato per la poesia, a cui si dedicherà completamente al suo ritorno in Italia, ad Atripalda (Av).
Da qui l’improvviso tuffo nella sceneggiata, che allora nasceva, come avanspettacolo, per camuffare fatti che accadevano fra gli emigranti, anche sconvolgenti e luttuosi. Idem con le canzoni in cui Alfredo arrivò a denunciare i soprusi della polizia americana, dal 1917 in poi, quando si videro arrestati e uccisi tantissimi napoletani e siciliani in una sorta di ribellione sindacale, quindi legata alla paga bassa e alle conquiste su orari e sicurezza sul lavoro. Arriviamo così alla canzone-denuncia di questa parentesi socialista, che è quella dedicata a Sacco e Vanzetti, «Lacreme ‘e cundannate», dopo della quale poche altre canzoni saranno di attenzione, anche per via della nascita di una propria casa editrice e discografica a cui si dedicherà per tutta la vita, tornando raramente a Napoli e nella sua amata Pietrastornina.
E eccoci a Gino Bardi (1907-1978) alias Joseph Bascetta, parente stretto dello zio Alfredo, giunto piccolo in America. Gino è un altro personaggio da ricordare che d’improvviso ritroviamo nel pieno della lotta comunista, più che anarchica, come direttore dell’Unità del Popolo, ma anch’egli editore di questa diversa casa editrice per la pubblicazione di notizie italiane fatte dal popolo e per il popolo. La stranezza, e non se ne conosce il vero motivo, è che Joseph cambia nome, adottando quello di «Gino Bardi» come pseudonimo, quasi a scimmiottare il gerarca fascista di Roma.
Terminata la guerra lo ritroviamo nel mondo del cinema, ma dietro le quinte, al fianco di registi del calibro di Luchino Visconti, del quale fu traduttore di testi e di alcune opere teatrali, mostrandone forte amicizia. Ma eccolo anche con Dino De Laurentiis, allorquando lo scopriamo in alcune foto insieme al celebre Orson Welles. In questo caso il tratto d’unione sembra essere la boxe, sport amato da tutti in famiglia, ma Gino è per certo un personaggio di rilievo tutto ancora da scoprire.
Nato in Italia il 12 giugno 1907, si trasferì col padre Biagio in America, tornando a Napoli svariate altre volte, da marins e dopo la guerra, ma non più a Benevento, né a Pietrastornina, non avendo rinvenuto alcun riscontro. In fondo è in America che si stabilì definitivamente, laddove poi morì e fu sepolto nel 1978, a S.John, nel Queens.
A loro abbiamo dedicato questo primo lavoro di una collana editoriale che ci apre mondi sconosciuti alla nostra generazione, o forse solo dimenticati. Perciò ABE si è affidata all’esperienza di latinisti e letterati, quali Virgilio Iandiorio, Antonio Polidoro, Fausto Baldassarre, Enrico dell’Orfano, per creare un punto di partenza, quindi, che ci portasse lontano da Pietrastornina, per capire cosa realmente accadde in quegli anni intorno ai nostri protagonisti.
Ed eccoci al Francesco Federici napoletano. A lui, «antico maresciallo, uomo di genio, che all’elevatezza de’ talenti militari aggiungeva le cognizioni politiche, e che morì con la massima presenza di spirito» di cui parla Francesco Lomonaco, quale patriota napoletano, nel Rapporto fatto da Francesco Lomonaco al cittadino Carnot Ministro della Guerra, si legherebbe quello di Pietrastornina. E’ questo insomma il militare che appare nato proprio nel piccolo paese del Partenio, in quanto figlio di una pietrastorninese. In ogni caso è evidente che si tratti del già Maresciallo Francesco Federici.20
Se così non fosse, il primo della lista che compare in maniera determinante nella storia di Pietrastornina, sarebbe un altro Francesco Federici, anch’egli di nobili origini, i cui natali sono ancora discussi dagli storici, ma ch’ebbe sicuramente per titolo quello di Marchese di Pietrastornina e, per madre, una donna del posto: Gelsomina Minucci.
Insomma il Maresciallo e il Generale appaiono essere la stessa persona.
Nato a Napoli nel 1735, o a Pietrastornina nel 1739 oppure, a dire di altri ancora, a Cetara di Cava, Federici fu comunque in qualche modo legato a questo piccolo paese dell’avellinese, allora ricadente nella giurisdizione irpino/beneventana del Principato Ulteriore.
Del Generale Francesco Federici, Marchese di Pietrastornina, sappiamo pochissimo. In verità, fino a qualche anno fa, neppure si conoscevano le sue peripezie, fra l’altro ancora in fase di studio, in quanto la confusione fra le diverse figure è stata grande, almeno fino a quando gli studiosi del ramo, in occasione del bicentenario della Repubblica Partenopea festeggiato qualche anno fa, non hanno cominciato a fare chiarezza sul nobile don Checco Federici, come lo chiama il De Nicola. Si è quindi univocamente compreso che le figure dei Federici furono sicuramente due, contemporanee, e che quella del cospiratore andava sicuramente scissa dal Marchese-Generale di Pietrastornina. Questi, però, a sua volta, pare abbia avuto un nipote, di partito diverso, che sarebbe poi quello nato a Napoli.
Del resto, dalla confusione fu preso anche Carlo De Nicola, che nel suo Diario Napoletano, allorquando, in quel 10 Marzo del 1799, ebbe modo di scrivere che erano stati «arrestati il generale de Gambs, l’ex colonnello Bock, un uffiziale Albanese Dillotti, ed un altro militare graduato di cognome Federici, nipote per quanto mi si dice del celebre Don Checco Federici. Il motivo si dice essere stato che promovevano la controrivoluzione».
La confusione era tale che, il giorno prima, egli stesso, nel suo Diario, con data Sabato 9 Marzo, era caduto nell’equivoco e aveva annotato che «la notte scorsa pure fu arrestato l’ex generale de Gambs, e si dice anche Federici, come pure vi è stato l’arresto di molti del popolo, assicurandosi essersi scoverto un complotto che dovea far scoppiare una controrivoluzione».21
Pietrastornina aveva dato alla storia due figli di nome Francesco Federici: uno generale, l’altro maresciallo? In realtà, il maresciallo, appare essere quello nato a Napoli. Ma tutti e due, in ogni caso, si batterono in nome della Libertà e ebbero a che fare con Pietrastornina….
Recensioni
Non ci sono ancora recensioni.
Only logged in customers who have purchased this product may leave a review.