Giulia principessa rapita. Novelle storiche sui Salernitani di Jean de Prèchac

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Copertina posteriore

A MADAME LA DAUPHINE

C’è così poco merito a fare un libro, e anche è cambiato molto il gusto per le Storielle, che avevo deciso di non scriverne più.
Tuttavia quando mi sono ricordato che Lei aveva provato qualche piacere nel leggere questo genere di opere, questa sola riflessione ancora di più mi ha spinto a redigere questa: troppo felice se posso contribuire a svagare la mente della più grande Principessa del mondo, e farle notare che io sono con molto profondo rispetto, Madame, suo umile e molto devoto servitore.
Prechac

Il Viceré ricevette una grande consolazione nel sapere che il Principe non era morto, e si recò subito nel luogo dove il Gentiluomo l’aveva fatto portare, per testimoniargli la gioia che ne aveva. Poiché i Chirurghi lo avvertirono che le ferite erano molto gravi, si contentò di baciarlo, con gli occhi bagnati di lacrime, e presto andò via.
Due giorni dopo furono trovati alcuni cadaveri lungo la costiera; cosa che fece temere al Viceré che i Corsari avessero gettato la Principessa Giulia nel mare, dopo averle strappato le pietre preziose di cui era adorna.
L’età giovane e le cure dei Chirurghi misero il Principe ben presto in condizione di non temere per le sue ferite; ma non vedendo per niente la Principessa sua sorella, che amava molto teneramente, chiedeva incessantemente notizie di lei. Accorgendosi che gli si nascondeva la verità, pensò che fosse morta: questo solo pensiero gli fu più funesto delle sue ferite. Il profondo dispiacere che ne ebbe, gli procurò la febbre, che fece molto temere per la sua vita a coloro che si preoccupavano della sua salute.
Alla fine, però, il tempo e i medicamenti lo guarirono. Ma niente valse a diminuire il grandissimo dolore che aveva per la perdita della Principessa sua sorella.
Fece scrivere a tutti i porti di Barbaria8, per sapere se fosse stata lì condotta; mandò espressamente delle persone a Tunisi, Algeri e a Salé. Ma tutte le sue ricerche furono inutili.
Se ne stava così depresso per questa crudele vicenda, che provava indifferenza per tutte le cose della vita e non dimostrava nessuna premura per il suo matrimonio.


LA PICCOLA CRESCIUTA DAL VICERE’ DI NAPOLI

Il Regno di Napoli è uno dei paesi più belli dell’Universo, la fertilità del suo territorio, la comodità dei suoi porti, e la sua posizione favorevole vi spandono tanta abbondanza, che, non senza ragione, gli Antichi chiamavano questo Regno, il Paese delle Delizie.
Gli Spagnoli che ne sono i dominatori, dopo aver messo in atto ogni sorta di angheria per mantenere le popolazioni nell’obbedienza, non hanno trovato mezzo più efficace per assicurarsene il possesso, che quello di maritare i Capi delle più ragguardevoli famiglie del Regno con Giovani Spagnole, che sono per essi come Ostaggi della fedeltà dei loro Mariti.
Il Marchese di Liche4, che in questi ultimi tempi ne era il viceré, e che, per la sua probità e il suo altruismo, aveva conquistato la stima della gente onesta, e il consenso di tutta l’Italia, non si discostava molto dalle Impostazioni generali della Politica Spagnola; ma egli metteva tante attenzioni per addolcirne il rigore, che non si rilevava mai violenza nell’esecuzione dei suoi Ordini.
Una condotta così opposta a quella dei Viceré suoi predecessori, aveva portato a conquistargli il cuore di tutti i Napoletani; i Popoli lo applaudivano in ogni cosa, e la Nobiltà gli dimostrava un tale attaccamento e un tale rispetto, come se fosse stato il loro Sovrano.
Il vecchio Principe di Salerno5, sentendosi prossimo alla morte, e temendo, a ragione, che gli Spagnoli obbligassero il Principe suo figlio, di circa una ventina d’anni, a sposare una donna della loro Nazione, senza altra dote se non la protezione dei suoi genitori, non trovò migliore espediente per evitare ciò, che pregare il Viceré di essere il Tutore del giovane Principe e della Principessa Giulia sua sorella.
Il Marchese di Liche toccato da questo atto di fiducia, rispose con molta generosità, e prese tanta cura dei due Pupilli, come se fossero figli suoi.

Description

GIULIA PROMESSA SPOSA

Il giovane Principe era ben fatto, aveva molto spirito, conosceva molte lingue, in particolare la Tedesca e la Turca, e riusciva meravigliosamente in tutti gli esercizi atletici. Il Viceré ci prendeva tanto piacere, che quasi non passava giorno che non andasse a vederlo andare a cavallo, e in seguito fu così soddisfatto delle sue buone qualità, che prese la decisione di dargli in sposa Donna Catalina di Haro sua figlia unica, che era un partito dei più ricchi d’Europa, e che già molti principi avevano chiesto in sposa.
Nello stesso tempo egli si risolse di dare in moglie la Principessa Giulia a Don Luigi di Guzman6 suo nipote, che era Generale della Cavalleria a Napoli. Il Principe informato di una decisione così vantaggiosa per lui, assicurò il Viceré che avrebbe avuto eterna riconoscenza per la sua bontà.
La Principessa, che era una delle più belle donne d’Italia, non fu così docile come suo fratello.
Ella aveva una naturale avversione per gli Spagnoli, che simulava con molta pena; ma non nascose più il suo dispiacere, quando apprese che la si destinava ad un Cavaliere di quella Nazione: i suoi genitori presero grandi precauzioni per impedire che il Viceré ne venisse informato, per paura che non cambiasse parere, e che essi non rimanessero privi dei grandi vantaggi che ne verrebbero a tutta la Casata di Salerno, da questo duplice Matrimonio.
Si misero in atto tutti gli accorgimenti per persuadere la giovane; le si fece capire molto bene che con la sua resistenza avrebbe rovinato il fratello e tutta la casata. Così senza mutare i suoi sentimenti, ella acconsentì a sacrificarsi per amore del fratello, per il quale provava un tenero affetto.
Il Principe, che cercava di far manifesto al Viceré in tutti i modi quanto fosse sensibile dell’onore che gli faceva scegliendolo come genero, si preparò a partire per andare in Spagna a rendere omaggio alla sua Promessa sposa; ma il Viceré lo trattene, assicurandogli che presto l’avrebbe fatta venire a Napoli e che avrebbe avuto cura di avvertirlo, quando sarebbe stato il momento di andare a incontrarla.

Dettagli

EAN

9788872970997

ISBN

8872970997

Pagine

80

Autore

delolme,

Iandiorio

Editore

ABE Napoli

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Editorial Review

UNA PRINCIPESSA VERA, UN PRINCIPE VERO

Nella seconda metà del XVII secolo, in Francia, ebbe successo il genere letterario delle novelle storiche. Un genere molto eterogeneo, ma che in qualche modo anticipa il romanzo storico. Per C. Zonza1 (2007), che di recente ha studiato l’argomento, queste novelle hanno alla base del loro racconto gli eventi storici, sono contenute nella loro esposizione e si riferiscono ad un particolar evento. Lo studioso francese ha contato una cinquantina di novelle di questo genere. Molte di esse sono di autore anonimo; di altre gli autori sono personaggi famosi (Lafayette, Villedieu, Bernard, Aulnoy).
L’autore della nostra avventura è Jean de Préchac2, scrittore di novelle storiche e di racconti di fantasia, nato a Buzy nel 1647 e morto a Pau nel 1720. Le Prince Esclave, Nouvelle Historique, questo è il titolo originale del libro, che venne pubblicato a Parigi , dall’editore Tomas Guillain nel 1688.
La vicenda, i cui protagonisti sono il principe di Salerno e sua sorella Giulia, è ambientata nel Vice Regno di Napoli, sotto il Viceré Gaspare Mendez De Haro, e ai tempi della guerra Austro-Turca.
La guerra austro-turca, dal 1683 al 1699, detta anche grande guerra turca di Leopoldo I o quinta guerra austro-turca, durò sedici anni. Il conflitto, già parte della lunga contesa tra gli Asburgo e l’Impero Ottomano, s’inquadrò nel più ampio contesto della grande guerra turca mossa dal colosso ottomano contro le potenze occidentali.
Il sultano Mehmet IV affidò la guida del suo esercito a Kara Mustafa con l’obiettivo di occupare Vienna e penetrare in Europa. Per la seconda volta (dopo l’assedio di Vienna del 1529) i turchi tentarono di conquistare la capitale austriaca e per la seconda volta vennero sconfitti. Il fallimento dell’assedio condusse alla controffensiva asburgica nel corso della quale i turchi furono cacciati dal regno d’Ungheria e la successiva tripartizione di questa nazione finì a favore dell’Austria.
Gaspar Méndez de Haro,VII marchese del Carpio (1629-1687), successore del padre Luis Méndez de Haro Marchese de Liche - sesto marchese di Carpio (1598–1661) sposò Catalina fu Enrique de Cardona Córdoba y Aragón (26 aprile 1610 - 19 novembre 1647) a Barcellona, il 26 aprile 1625, dalla quale ebbe Catalina Méndez de Haro, ottava marchesa di Carpio subentrata alla morte del padre nel 1687.
Il Principe di Salerno, promesso sposo della figlia del Viceré, e sua sorella Giulia furono fatti prigioniero dagli ottomani. Da questo episodio prende avvio la nostra novella. I titoli dei capitoli sono stati aggiunti in questa traduzione (mancano, infatti, nell’originale) allo scopo di rendere più gradevole la lettura. La post- fazione di François Delolme illumina sugli aspetti più squisitamente letterari della novella e sulla scelta dei protagonisti salernitani.