Una Civitate presso la Villa di Carlo Magno
Foggia non solo fu la sede imperiale del Castello con la Porta di Ferro di Federico II, ma fu l’antica Villa Franca fondata da Carlo Magno, o dai suoi successori, sulla via Francigena, o degli imperatori. Castelvetere, Farneto, Petra-strumilia, Marcone, Civitate Triana e Civitate Florentina, appaiono come in un rosario scomparso, elencate una dietro l’altra, in tutti i documenti dell’Alto Medioevo.
Si potrebbe obiettare che le bolle papali antiche e i diversi diplomi dei Re di Roma e degli Imperatori che parlano di Benevento non sempre siano veritieri. Nel caso delle nostre concessioni e conferme, riferite a chiese e luoghi degli abati di s. Sophia in Civitate Beneventana, si scorgono toponimi tradotti malissimo e ricopiati ancor peggio dagli amanuensi. Però sono documenti giunti fino a noi, benché letti quasi tutti nei secoli scorsi e senza l’ausilio della lampada di Wood e di altri oggetti moderni che oggi permettono di vedere anche le lettere cancellate dal tempo, perfino su una pergamena che a occhio nudo appaia «alba». Purtroppo per gli scettici bisogna ugualmente leggerli e, dopo la necessaria comparazione, ammettere che i toponimi antichi appartengono a luoghi ubicati in un posto diverso da quello che, tutti, avevamo immaginato.
Cosa restò del Principato antiocheno di Canosa, dopo le continue annessioni alle arcidiocesi, in quel mezzo secolo che consegnò i feudi nelle mani degli Svevi?
Cominciamo col dire che la chiesa non mantenne inalterati i toponimi perché, laddove non fu possibile riconquistare gli antichi luoghi, essi furono ricostruiti altrove quasi identici, da Vena di Bonafro a Venafro, da Monteviridi a Monteverde, facendo migrare le famiglie superstiti. La differenza fra Principato e Ducato è proprio questa: i ducati erano le province dei principati, fino a quando i papi non decisero il contrario.
In tal modo i Ducati divennero dirette dipendenze di Roma alla guida dei Vicari che li raggrupparono nei Principati normanni della Curia romana del Regno di Dio, poi fatti decadere dai Granducati imperiali di Costantinopoli, osteggiati dai Marchionati del Regno di Gerusalemme, e infine svuotati dal potere dato agli arcivescovi, che li restrinsero nella colonia di Barletta e Canne del Principato di Antiochia, usurpata dagli Svevi.
Fatto è che in Puglia restava memoria circa la Villa di Carlo Magno sulla Via Francigena, detta anche Villa Franca di s. Stefano protomartire, fondata dai Franchi di Besabzon della Borgogna. Era situata poco distante da S. Pietro apostolo in Iriano, e dal monastero di San Nicola sul Monte Felico, luoghi amati da Arechi II che li divise in curtis lucerine del monte Virgineo, nel lontano anno 800. Ponendola in un triangolo viario si può dire che Civitate Fiorentino, nata da una di quelle corti presso Lucerino (nelle bolle papali è situata dopo S. Sossio = Salvatore e Campolaeti), c’era questa Villa di Carlo Magno, e poi, oltrepassata s. Pietro, si giungeva nella cittadella costruita dai Beneventani, riconoscibile dalle chiese delle Due Marie e da S. Sofia, a cui seguivano S. Michele Olivola, i ruderi dell’antica Woto dei Franchi e la fondazione dell’Ascoli isolana degli Altavilla, prima della migrazione in Atriano.
La Villa Franca, ancora nell’anno Mille, era considerata proprietà dei Franchi di Borgogna, come tutte quelle sulla via Francigena, che chiamavano Bisuntina e godeva dei privilegi imperiali, ovviamente ignorati dal papa.
Siamo sul Monte Vico di S. Sossio. Era qui l’antica Civitate Fiorentina dei Fiorentini.
Nel caso gli storici avessero confuso il toponimo di Civitate Fiorentina ora con Castelfiorentino o Lagopesole, ora con Florenti(a), bisogna soffermarsi su altri feudi.
Di certo con Forenza (Pz) non stiamo in provincia di Bari o Foggia, nel qual caso il Conte normanno sarebbe Loritello, ma nella contea di Gilberto Gravina, quella con il territorio demaniale di Florentia, che pur raggiungendo Spinazzola e Polignano, parte dal feudo di Forenza diviso tra Raimondo e il Magister Rosino, il quale vi possiede anche un paio di villani. Il feudo vero e proprio era di Filippo Marchese di Gravina figlio della fu Marchionissa Gravina che tenne in vita suaFlorentiam, ovvero Forenza, oggi in provincia di Potenza, a quattro passi da Spinazzola.
Civitate Fiorentina, invece, risulta in direzione di Lucerino di Foggia.
UNA CITTA’ SCOMPARSA SUL VALLONE FLORENTIO
1.
le città dell’ex principato di canosa
— Viaggio inverso da Foggia a Termoli
— La Civitate presso la Villa di Carlo Magno
— La nuova Troia con le sue parrocchie
— Orsara e fiume Florento di Loco Florentia
— La morte di Federico II di Svevia
2.
fra «villa francisca» e monte filine
— Farneto e Castelvetere dati a Benevento
— Toro, Cantalupo,Viano, Butticella e Fragneto
— Montemarcone a Vetere, S.Martino a Cerito
— S.Pietro a M. Marcone sede del gonfaloniere
— Giordano prende Morcone, perde Fiorentina
— Assedio di Templana al M.Sableta e Pelusia
— Castelvetere è di S.Sofia, Ripalonga di Tora
— Pulsano M.S.Angelo di Foggia e Crepacorde
— San Felice è Porto Siponte e Ripalonga è Lesina
3.
la città con s.salvatore e s.leone
— Civitate S.Matteo: S.Sofia sannita a Varano
— Tocco Beneventana: Principato Nova Capis
— Campimarini: il Ducato Apulia di Civitate
— Nella Serra di Venacausa e Venamaggiore
— S.Bartolomeo di Tocco e Fiorentina lucerina
— S.Salvatore e S.Leone nelle bolle sofiane
— S.Lupo fuori le mura, al rio Triolo di Lucera
— Fiorentina presso Troia vetere o nuova?
4.
il fallimento dei marchionati
— Il potere bizantino assorbito dai papi
— I Marchionati cassinesi con Re Ruggiero I
— I Principati e Ducati di Re Ruggiero II
5.
un duceto contro il capitanato
— La scomparsa dei «tancredini»
— La Regina Costanza reggente imperiale
— Ribelli di Guglielmo III Altavilla senza trono
— Forenza è Giustiziario, Fiorentina è Catepano
— L’ex Giustizierato dei Sanseverino
6.
la capitanata assorbe mezzo molise
— La Capitanata fra Molise e Basilicata
— Il Generale di Tricarico riconquista Forenza
— Il patronato delle confraternite: le preture
— Forenza capitale mancata dei Sanseverino
— Trenta famiglie rifondarono Tricarico
— Gli Armeni da Forenza a Matera
7.
«fiorentino» fuori s.marco in lamis
— Tasse e Giustiziere per la Terra di Bari
— L’ex Duceto dei Templari: i 33 paesi
— Fiorentino: via S.Marco e S.Giovanni Lamis
1. Catalogus Baronum Partenope Regni Apulie – A.D.1093, a cura di A.Bascetta, ABE 2019. Catalogo dei Baroni del 1092, cit. I feudi: [IN DEMANIO del comes] Gilbertus Gravinensis tenet Cannas quod est feudum 9 militum et cum augmento obtulit milit.10 et 8 et servient. 10 et 8.
— Idem COMES Gilbertus de Gravina sicut inventum est in quaternionibus Curie demanium suum Gravine [Gravina in Puglia – Ba] est fedum militum 8, et de Spinaczola [Spinazzola – Bat] 4 militum, et de Florentia [Forenza – Pz] est demanium suum militum 4. Demanium suum de Pulignano [Polignano a mare – Ba] est feeudum 4 militum. Demanium predicti Comitis G. de Gravina milites 20. Isti sunt qui tenant de eodem Comite.
[FEUDI PROPRIO DEI BARONI DEL COMITATO]
— Antenorus Alti Johannis sicut inventum est in quaternionibus Curie tenet in Gravina feudum 1 militis et cum augmento obtulit milites 2.
— Riccardus Cebronus tenet in Gravina fedum 1 militis quod fuit Robberti filij Averardi et cum augmento obtulit milites 2.
— Guillelmus de Trigarico et Guillelmus Malaopera et Raynaldus de Bellocampo dixerunt quod tenant in Gravina feudum 1 militis et cum augmento obtulerunt milites 2.
— Accardus dixit quod tenet in Gravina villanos viginti 4, feudum silicet 1 militis et cum augmento obtulit milites 2. — Domina Aduisa tenet in Spinaczola feudum 1 militis et cum augmento obtulit milites 2.
— Guillelmus Pictarie dixit quod tenet in Spinaczola feudum 1 militis et cum augmento obtulit milites 2.
— Raymundus tenet in Florentia feudum 1 militis et cum augmento obtulit milites 2.
— Goffridus de Francavilla dixit quod tenet in Florentia feudum 1 militis et cum augmento obtulit milites 2.
— Magister Rosinus dixit quod tenet in Florentia feudum 1 militis et cum duobus villanis quos tenet in Gravina et cum augmento obtulit milites 2.
— Nicolaus de Brahi, tenet de predicto Comite, Montem Milionem [Montemilione – Pz] quod est feudum sex militum et plus et cum augmento obtulit milites 12.
— Guillelmus de Garreis tenet Bellum montem de predicto Comite quod est feudum 4 militum et cum augmento obtulit milites 4decim et servientes8.
— Rogerius de Caivano tenet a predicto Comite Cavianum et Sanctum Angelum quod est feudum sex militum et cum augmento obtulit milites 12 et servientes 12.
— Matheus de Tito tenet de eodem Comite Titum [Tito – Pz] quod est feudum 3 militum et cum augmento obtulit milites 4 et servientes 4. — Guillelmus [Tito] filius eius, tenet de predicto Comite, Laurentianum [Laurenzana – Pz] quod est feudum 2 militum et cum augmento obtulit milites 4 et servientes 4.
— Robbertus Petreperciate tenet in balio de predicto Comite Campum MaJorem [Campomaggiore – Pz] et Trefogiam [Trifoggia di Pietrapertosa – Pz] feudum 3 militum et cum augmento obtulit 6 milites et 4 servientes.
— Alexander Marsici Veteris tenet de predicto Comite Marsicum Vetus [Marsico Vetere – Pz] quod est feudum 2 militum et cum augmento obtulit milites 4.
— Philippi [Marchese Gravina] quondam Marchionissa Gravina tenet in vita sua Florentiam [Forenza – Pz] feudum 4 militum et cum augmento obtulit milites 8;/qua mortua revertetur ad predictum Comitem Gilibertum.
2. Sito internet: https://www.darapri.it/museodiocesano/casfelfiorentino/castelfiorentino.htm.
3. Giambattista d’Amelj, Storia della città di Lucera, Tipografia di Salvatore Scepi, Lucera 1861.
4. Capecelatro, Storia del Regno di Napoli, lib.7, pag. 283.
5.Giambattista d’Amelj, Storia della città di Lucera, Tipografia di Salvatore Scepi, Lucera 1861.
6. Ricordano Malespini, Istoria Fiorentina, cap.173-9. In S. Germano Manfredi «mise gran baronia di Tedeschi e Pugliesi, e tutt’ i Saraceni di Nocera con arcora e balestra, affidandosi più a quello riparo, che in altro forte luogo e sito».
7. Giambattista d’Amelj, Storia della città di Lucera, Tipografia di Salvatore Scepi, Lucera 1861. Cfr. Capecelatro, Storia del Regno di Napoli, lib.7, pag. 283.
8. Summonte, Storia del Regno di Napoli, tom. 2, lib. 2.
9. Censimento del 1250 ca.
10. Bolle papali a confronto.
11. Cronica conzana.
12. Bolla antipapa Anacleto.
13. Confronto bolle sofiane del 1092 e 1115.
14. (310) Doc. 525 (DXXV) an. 1107, Attuario Michele Guerra, Documenti per la città di Aversa, Aversa, 1801. Cfr. sitografia: http://www.iststudiatell.org/rnam_5/doc_525.pdf.
15. Sito internet: https://www.darapri.it/museodiocesano/casfelfiorentino/castelfiorentino.htm.
16. Sito internet: https://www.darapri.it/museodiocesano/casfelfiorentino/castelfiorentino.htm.
17. Sito internet: https://www.darapri.it/museodiocesano/casfelfiorentino/castelfiorentino.htm.
18. Catalogus Baronum, a cura di A.Bascetta, ABE 2019.
19. Tropeano, CDV, cit. Cfr. Iannuzzi: Gravina 1147, mazzo I, n°1. registro primo; Cangiani: XLVI, 123. Cfr. Regesto: Iannuzzi, I, f 165v; Cangiani, II F, 2112; Mongelli, I p. 96, n°284.
20. CDV, cit., cfr. Pontieri, Tra i Normanni, p. 422.
21. CDV, cit., cfr. Jamison, Catalogus baronum, p. 14, n°71.
22. Così la pergamena:
+In nomine sancte et individue Trinitatis. Ego Manfredus marchio, gratia Dei et domini Rogerii magnifici regis civitatis Florencie dominus, in castello civitatis Gravina presentia et consensu domene Philippe uxoris mee et domini Ursonis venerabilis electi sedis Gravinensis et aliorum baronum meorum testium subscriptorum per baculum unum meis tentum manibus et per hoc nostre concessionis scriptum, concessimus ac confirmavimus tibi Guilielmo militi Florencie, qui diceris Archipresbiteri nostro fideli, partem molini quam habes in molino quod situm est in flumine Signone in terris que fuerunt Leonis Guallardi, videlicet mediantem quam emisti a Guidone Venusie, eo tempore cum iussione regia ipse Guido eandem civitatem Florenciam dominabatur, sicut miltes Florencie coram nobis testificati sunt. Ita ut amodo in antea tam tu Wilielmus quam et tui heredes toto tempore quieto iure habeatis ipsam mediam partem molini cum omni preparatu ipsius molini per medium et cum acqueductu suo et cum omni utilitate ad ipsum molinum pertinente et possideatis ac dominemini sine nostra vel nostrorum heredem seu successorum aut baiulorum vel exactorum contrarietate vel calumpnia. Ut igitur hec concessio ac confirmatio de medietate molini, quam tibi fecimus Wlielmo tuisque herdibus, perpetuo vobis inviolabilis, ac inconcussa permaneat, hoc preceptum a Mario nostro iudice et notario scribi et nostra plumbea bulla insigniri iussimus ec inferius propria manu signum sancte crusis depincximus. Anno dominice incarnationis millesimo centesimo quadragesimo sexto, mense ianurio, indictione nona.
+Signum manus domini marchionis qui supra.
+Signum manus domine Philippe uxoris eiusdem.
+ Ego Urso electus testis sum
+Signun manus Rogerii de Piro.
+Signum manus Gosfridi camerarii
+ Signum manus Gosfredi France Ville.
+Signum manus Guilielmi Foliarini.
La cittadina di Forenza, situata a circa 15 km a sud di Venosa, fa parte della provincia Potenza dal cui capoluogo dista circa 73 km; essa è l’erede dell’antica città pugliese di Forentum definita humulis da Orazio ( Carminum liber III, IV, 6). La presenza di questo documento, come di altre pergamene( nn. 1171,1181,2008 ec.) nell’archivio di Montevergine dervia dal fatto che della prima metà del sec. XIII fino al 1807 i verginiani officiarono la chiesa di Santa Maria degli Armeni ( Tropeano, mentevergine, II, pp. 23-4), ubicata nella vallata ad occidente di Forenza, poco distante dal fiume Signone o Fiumarella.
Più per ragioni politiche che religiose nel 968 Gravina ed altre quattro cittadine pugliesi furono elevate a sede episcopale per volere dell’imperatore Niceforo Foca, il quale Costantinopolitano Patriarchae praecepit, ut Hydruntinam Ecclesiam in Archiepiscopatus honorem dilatet … Scriptis itaque Polyectus Costantinopolitanus Patriarca privilegium Hydruntino Episcopo, quatenus sua auctoritate hebet licentiam Episcopos consecrandi in Acirentila, Turcico, Gravina, Maceria, Tricario (Liutprandi, legatico, p. 488).
Di questo periodo bizantino non ci è rimasto il nome di nessun vescovo, o comunque non dovettero essere molti, perchè, quando nel 1091 fu ristabilito l’episcopata di rito latino, esplicitamente si dice Ecclesiam Gravinensem diu arbatam pastore perveni (Ughelli, VII, col. 115).
Il vescovo Urso del nostro documento appartiene alla serie dei vescovi latini; di esso tuttavia finora si conosceva la sola data 1152 (Ughelli,VII, col. 117); Gams, Series episcoporum p. 884 e del 1155 Di Meo, XI p. 261; Mattei- Cerasoli, Di alcuni vescovi pp. 380-1, mentre ora sappiamo anche le date d’inizio del suo ufficio episcopale.
23. Confronto bolla del 1189 riportata da Ughelli.
24. Giuseppe del Giudice, Registri Angioini del Grande Archivio di Napoli, Reg. N.° 143-1304 e 1305 F fol. 33 e 107. In: Codice diplomatico del Regno di Carlo 1. e 2. d’Angiò, ossia Collezione di leggi, statuti e privilegi, mandati, lettere…, 1265-1309, Stamperia dell’Università, Napoli 1863.
«+ In nomine sancte et Individue Trinitatis. Quoniam Celeste Regnum et invisibile bonum per visibilia bonorum operum exercitia acquiritur. et pro collatione bonorum que dominatores terre ecclesiis Dei et venerabilibus locis largiuntur Regnum valent consequi sempiternum.
Idcirco Nos Tancredus de Say Dei et Regia gratia Comes Gravine filius et heres domini Riccardi de Say Illustris Comitis Gravine bone recordationis declaramus.
quomodo multociens requisitus a domino Thoma. Venerabili Gravinensi Episcopo Carissimo in Christo pastore nostro quatenus de terris nostri puplici Gravinensi Ecclesie pro remedio anime nostre largiremur ad utilitatem et commodum eiusdem ecclesie.
Nos sicat debuimus aures et animum precibus eius affectuosius inclinantes. tum intuytu Dei et beate Marie semper Virginis omniumque sanctorum. lum pro remedio anime domini Riccardi de Say Egregii Comitis bone memorie Carissimi patris nostri et pro nostra nostrorumque salute. presentibus fidelibus nostris testibus subootatis per hoc nostre auctoritatis scriptum Deo dante perpetuo valiturum concessimus donamus eidem ecclesie in perpetuum. et tradidimus in manibus ipsius domini Episcopi terras que sunt inter Riyum Maiorem et Vallonem qui descendit a fonte. qui dicitur de cordasta et hiis finibus designatur. primus ab oriente cursus aque ipsius Rivi maioris usque ubi coniungitur inferius cum predicto Vallone fontis cordaste. secundus a meridie idem Vallo fontis Cordaste usque ad eumdem fontem. et ab ipso fonte ascendit superius per Vallonem. quantum durat idem Vallo. sursum vadens. usque ad plapum in introylu scilicet eiusdem Vallonis.
Tertius ab Occidente sicuti vadit recte per planum ad introytum ipsius Vallonis usque ad terras laborat Boamundus foliarinus.
Quartus a septentrione. alius Vallo qui est secus easdem terras Boamundi foliarini. et descendit usque ad fontem predicti Rivi maioris.
Ea tamen ratione ut a modo in antea omni futuro tempore idem dominus Episcopus vel eius successores habeant teneant et possideant. atque dominentur totas presignatas terras a fine in finibus cum omnibus suis pertinentiis et utilitatihus ad utilitatem et comodum ipsius Gravinensis Ecclesie franca ratione faciantque in eis et ex eis quitquid voluerint sine nostra nostrorumque heredum seu successorum contrarietate contradictione vel requisitione. Ut autem hec nostra concessio donatio et traditio (et contradictio ipsius) i psi Gravinensi Ecclesie semper firma et inviolabilis perseveret hoc scriptum nobis iubentibus scripsit inde Rao noster Notarius Gravide, qui interfuit, quod etiam typario nostro plumbeo fecimus insigniri. ac inferius signum sancte et vivifice crucis propria manu nostra depioximus.
Anno dominice Incarnationis. millesimo centesimo octogesimo nono Reguante domino nostro W. dei gratia Invictissimo Rege Sicilie ducatus Apulie et principatus Capue. Anno Vicesimo quarto, mense Septembris Indictionis septime».
+ Nos tancredus de Say dei et Regia gratia Comes Gravine qui supra.
+ Signum manus domini Boamundi suliarini Baroni qui et testis.
+ Signum manus domini petri luscani baroni. qui et testis.
+ Signum manus domini Symeonis filii Riccardi qui et lestis
+ Ego Galgarius de oleta qui interfui.
+ Hoc nullus violet Nicolaus quod probo ludex.
+Marcus et hoc firmo Iudex breve robore firmo.
+ Verum testatur Leo presens quod breve fatur.
In cuius rei testimonium presentes nostras litteras exinde fieri et pendenti maiestatis nostre sigillo iussimos communiri. Datum Neapoli per Bartholomeum de Capua militem, logothetam et prothopolarium Regni Sicilie anno domini M. CCCIIII. die XVII Novembris III.e Indictionis. Regnorum nostror um anno XX.
«Di tutti questi Diplomi il primo è pubblicato dall’Ughelli, Italia Sacra. Vol. 7° pag. 115, e gli altri due sono accennati dallo stesso autore pag. 117. Vedi pure Giustiniani, Dizionario geograficoragionato, Vol. 50 pag. 110. Come potrà osservarsi, il primo diploma da me trascritto dal Registro di Carlo II, ha alcune varianti con quello pubblicato dall’UGHELLI. Si osservi pure, che in tutti questi diplomi de’ Conti di Gravina è e segnala la Indizione Romana, che comincia dal 1° Gennaio, e non la Constantinopolitana o la Constantiniana. Di altri vescovi di Gravina, come pure della città 6 de’ suoi feudatari darò diverse notizie, pubblicando appresso secondo l’ordine cronologico del mio Codice Diplomatico parecchi documenti di Carlo I e II d’Angiò — Vedi intanto altro diploma di Unfredo Signore di Gravina del 1080, pubblicato nel Vol. 5° pag. 143 dell’opera intitolata, Regii Neapolitani Archivi monumenta etc».
25. V o n F a l k e n h a u s e n, Diplomi, p. 271. Da: https://perspectivia.net/servlets/MCRFileNodeServlet/pnet_derivate_00003657/becker_documenti.pdf.
26. Nuove pergamente, in: http://www.fedoa.unina.it/12006/1/Ingenita%20Curiositas%20Tomo%203.pdf
27. Vincenzo Napolillo, Nusco, ABE 1999.
28. Don Placido Tropeano, CDV, n.X, 1193-1196, Edizione Padri Benedettini, Montevergine 1986, perg. n.999, pag.324.
“Originale [A], AMV, perg. 994, mm. 215×255; scrittura minuscola rotonda di transizione inchiosto unico. Pergamena rigida, in mediocre stato di conservazione, macchie d’umidità e di muffa sparse, una lacerazione all’altezza del dodicesimo e tredicesimo rigo, margine inferiore ad andamento irregolare ed in parte roso dai topi; nell’angolo superiore sinistro la segnatura archivistica del Cangiani: XLVIV, 62.
Sul verso non si registrano altre notazioni se non quella del p. Iannuzzi: Mazzo 3, n° I, registro primo.
Notizia: Mongelli, Archivio storico, II, p. 88; Idem, Monasteri e monaci, pp. 182-83.
Regesto: Iannuzzi, I, f. 152v; Cangiani, II, f.1860; Mongelli, I, p.261, n°994″.
29. Verace, La vera istoria, p. 127.
30. Don Placido Tropeano, CDV, n.X, 1193-1196, Edizione Padri Benedettini, Montevergine 1986, perg. n.999, pag.324. v.note.
31. GIOVANNI MONGELLI, Regesto delle pergamene, volume II, Roma 1957.
32. GIOVANNI MONGELLI, Regesto delle pergamene, volume II, Roma 1957, perg. 1704. Anno 1231 «1234», ottobre 5, domenica. Ind. V. – Federico impero a. 12. Pietro, pubbl. noto di Forenza: Berardo, giudice. Il P. Giovanni, preposito di M. V., concede a Riccardo di Monte Marcone e alla moglie e al figlio suo una casa per l’annuo censo di tre libbre di cera; inoltre concede loro un orto vicino alla chiesa, con un pagliaio, con patto di corrispondere la decima alla suddetta chiesa: ed essi offrono le loro persone e donano la terza parte dei loro beni, conservandone però l’usufrutto, e frattanto obbligandosi a corrispondere un tari all’anno (XLIV, 56) ».
33. GIOVANNI MONGELLI, Regesto delle pergamene, volume II, Roma 1957, perg. 1146 – n.117l.
34. CDV, Codice Diplomatico Verginiano, a cura di Placido Mario Tropeano, Padri Benedettini, Montevergine 1999, n.1174.
35. (XLIV, 50) CDV, Codice Diplomatico Verginiano, a cura di Placido Mario Tropeano, Padri Benedettini, Montevergine 1999, n.1151.
36. GIOVANNI MONGELLI, Regesto delle pergamene, volume II, Roma 1957. (XLIV, 64)”.
37. Ibidem.
38. Diplom. t.6, doc. 221.
39. Vincenzo Napolillo, Nusco, ABE 1999.
40. C.R. Bruhl, Rogerii II. Regis diplomata latina. In: Il borgo medioevale di Monteserico; da: N.Masini, Tarsia; cfr. sito: http://www.archeopolis.it/Pubblica/genzano/storia/index.htm?borgo_monteserico.htm&1.
41. P.Tropeano, CDV, Codice Diplomatico Verginiano, pagg.135-137, Vol 12, Edizione Padri Verginiani, 1999. Ne avevano già dato notizia il Mongelli in Vol.VII; il Fortunato in Badie Feudi e Baroni, a cura di Pedio, III, pag.185; Iannuzzi nel Regesto; Colamarco, Le carte di S.Maria degli Armeni, alla cui edizione si riferisce la trascrizione riportata nel CDV.
42. La notizia data anche da Prignano, è nei Regesti di Mongelli, Fortunato, Cuozzo, Martin, Colamarco, cit., alla cui edizione si riferisce la trascrizione riportata nel CDV di Tropeano, pag.273-275, Vol 12, Edizione Padri Verginiani, 1999.
43. P.Tropeano, CDV, Codice Diplomatico Verginiano, pagg.135-137, Vol 12, Edizione Padri Verginiani, 1999.
44. Ibidem. Cfr. Cuozzo, Commentario, p.271.
45. G. Mongelli, Monasteri e monaci verginiani della Basilicata, pagg. 198-99; 202-3. In: Carmela Biscaglia, Il Santuario di Santa Maria di Fonti. Cfr. Archivio Vescovile di Tricarico, AVT, Visitatio illustrissimi et reverendissimi domini Iohannis Baptistae Sanctonio, episcopi Tricaricensis. Anno 1588, c. 107r. Per Nicola, che resse la diocesi di Tricarico nel periodo 1438-1446, F. RUSSO, La dioce si di Tricariconel primo millenario della fondazione, Matera 1968, p. 31. In: Carmela Biscaglia, Il Santuario di Santa Maria di Fonti. Fasi storiche e costruttive.Fasi storiche e costruttive.
46. Carmela Biscaglia, Il Santuario di Santa Maria di Fonti. Fasi storiche e costruttive, Basilicata Regione Notizie, Pagg.48-64. Sito: https://consiglio.basilicata.it/archivio-news/files/docs/10/49/68/document_file_104968.pdf
47. Carmela Biscaglia, Il Santuario di Santa Maria di Fonti. Fasi storiche e costruttive, Basilicata Regione Notizie, Pagg.48-64. Sito: https://consiglio.basilicata.it/archivio-news/files/docs/10/49/68/document_file_104968.pdf. Cfr. V. Verrastro (a cura di), Con il bastone del pellegrino attraverso i santuari cristiani della Basilicata, Comitato Giubileo Basilicata 2000, Associazione per la storia sociale del Mezzogiorno e dell’area mediterranea, Associazione internazionale per le ricerche sui santuari, Matera 2000, pp. 261-5.
48. Tommaso Costo, Istoria dell’origine del sagratissimo luogo di Monteuergine.
49. Tropeano, Federico II e Montevergine, p.14)”.
50. Amato Mastrullo, Monte Vergine sagro, del quale si descrine il Sagro Tempio, cit., pag.461.
51. Codices Cavenses, Biblioteca statale del Monumento nazionale della Abbazia Benedettina della Ss.Trinità, Cod.62, Cava de’ Tirreni (Sa).
52. Amato Mastrullo, Monte Vergine sagro, delquale si descrine il Sagro Tempio, Di Fulco, Napoli 1663.
53. Amelli 1902, pp. VIII-IX. Quaternus de excadenciis et revocatis Capitinatae de mandato Imperialis Maiestatis Frederici Secundi nunc primum ex codice Casinensi cura et studio Monachorum Ordinis Sancti Benedicti Archicoenobii Montis Casini in lucem profertur, S.Benedetto 1903, pag.118.
54. Questi sono i 56 paesi della provincia di Capitanata nell’ultima ripartizione del 1742, ai tempi di Carlo III di Borbone, con l’instituzione istituzione dei catasti onciari: Accadia 1753 – Alberona 1752 – Apricena 1741 – Ascoli 1753 – Biccari 1741 – Bovino 1753 – Cagnano 1750 – Celenza Valfortore 1744 – Candela 1753 – Carlantino 1743 – Carpino 1742 – Casalnuovo 1743 – Casaltrinità 1751 – Casalvecchio 1744 – Casalvecchio 1744 – Castelfranco 1753 – Castelluccio Valmaggiore 1754 – Castelnuovo 1755 – Celle 1754 – Cerignola 1742 – Chieuti 1743 – Colle 1752 – Deliceto 1753 – Faeto 1754 – Foggia 1741 – Ginestra de’ Schiavoni 1753 – Greci 1753 – Lesina 1743 – Lucera 1754-1755 – San Marco in Lamis 1753 – Monte Acuto 1753 – Monte Sant’Angelo 1753 – Montefalcone 1741 – Monteleone 1752 – Motta Montecorvino 1752 – Panni 1753 – Peschici 1743 – Pietramontecorvino 1743 – Rignano 1759 – Rodi 1742 – Roseto 1741 – San Bartolomeo in Galdo 1753 – San Giovanni Rotondo 1742 – San Marco la Catola 1753 – San Nicandro 1742 – San Paolo 1749 – San Severo 1753 – Sant’Agata 1754 – Savignano 1753 – Serra Capriola 1742 – Torremaggiore 1743 – Troia 1745 – Vico 1754 – Viesti 1753 – Volturara 1743 – Volturino 1742.
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