Description
il 1619 : IL VIAGGIO DI SAN LORENZO, IL VICERE’ RECLUTA GALILEO GALILEI
Ufficiali puniti per mezzo milione di cresta: via le gabelle, soldi al popolo, però la fronda fa cadere l’eletto e rifinanzia il santo che muore dal sovrano. Il Viceré tratta coi nemici, la Spagna richiama le truppe e lui torna a far feste.
premessa storica
prima le lodi e poi le accuse al vicere’
le narrazioni di zazzera e spadaro
– miserabile e pericoloso termine
al qual si trova ridotta la città e il regno di napoli
– carichi pendenti del duca d’ossuna
introduzione ai ms del copista «A»
DIARIO DEL SIGNOR FRANCESCO ZAZZERA
il manoscritto integrale sul DUCA DI OSSUNA
introduzione ai ms del copista «B»
le narrazioni DI francesco palermo
L’EDIZIONE TRONCA, MONCA E MODIFICATA
introduzione ai ms del copista «C»
L’ISTORIA DI NAPOLI DELL’ANONIMO
GLI INSERTI TRATTI DAL MANOSCRITTO INEDITO
capitolo i
il viceré blocca venezia e frà lorenzo
ma pietro calderon avvia la congiura
capitolo ii
stanate e schernite le fattucchiere
ossuna vuole galileo galilei a napoli
capitolo iii
mezzo milione di cresta agli ufficiali
via le tasse, i soldi ridati al popolo
capitolo iv
bottino dei corsari di napoli su venezia
ossuna rischia, decaduto il suo eletto
capitolo v
il viceré pronto a rivoltare il regno?
e tratta ora con il doge, ora coi savoia
capitolo vi
il beato lorenzo salpa per lisbona
ma per la francia ossuna è innocente
capitolo vii
il re richiama le truppe: regno libero
il duca ripulisce la corte: stop a cillo
capitolo viii
stanate e schernite le fattucchiere
ossuna vuole galileo galilei in città
capitolo ix
casse di grano turco con zecchini d’oro
si ritorna a far feste in livrea verde
capitolo x
arrivano le scuse per la serenissima
venezia? mai stata nemica di napoli
capitolo xi
s.francesco saverio portato in trionfo
da sangiuliano, turris e santobono
capitolo xii
i preziosi donati al santo spagnolo
povere falsarie e ricche benefattrici
note bibliografiche
i preziosi donati al santo spagnolo
povere falsarie e ricche benefattrici
A dicembre si fanno i conti delle donazioni, cioé dei donativi fatti per la festa di San Francesco Saverio: candele, lampade d’argento, quadri, ancelle d’olio, pianete, stole, gomitoli di tela d’argento, candelieri d’argento, girocollo d’oro e diamanti e rubini posto sul capo, colla d’oro e smeraldi, velluti cremesino, campanello d’argento, perle, ampolline di cristallo, crocifissi, tele d’Olanda, ricami in oro, torce di cera.
Seguirono gli impegni degli eletti cittadini e delle signore Laura Turris e Lella Caracciolo, del Principe della Rocca.
Non per questo si fermò la giustizia nei giorni successivi, facendo prigionieri molti scellerati e giustiziando due donne a Forcella e ai Vergini, dove tagliavano monete buone per fabbricarne altre di minor valore.
Giovan Francesco Sanfelice fatto sindaco della Piazza di Montagna.
Arrivano le scuse per la serenissima
venezia? mai stata nemica di napoli
Inizia anche una sequela di scuse con Venezia per essere stato tirato in ballo da quei cospiratoriche il Viceré nemmeno conosceva.
Non fu Napoli insomma a inviare denaro ai sobillatori veneti di partito francese, anzi Ossuna si dice pronto a collaborare, dimostrando di non aver mai ostacolato Venezia, e che nulla aveva a che fare con i fuggiaschi che avevano trovato rifugio in Regno, di aver giustiziato quanti erano stati condannati e di essere pronto a collaborare.
casse di grano turco con zecchini d’oro
si ritorna a far feste in livrea verde
La pace è tornata nel Regno. Ossuna saluta il reggente Orsino e fa sequestrare bottino di granaglie e 12 donzelle turche che un pascià stava conducendo al suo signore. Trattenuto in semilibertà anche il pascià, questi confidò che nelle casse di grano c’erano gioielli preziosi e zecchini d’oro.
Il Viceré corse subito a recuperare la merce, ma lo speziale che l’aveva acquistata disse esservi stato solo grano, ma fu poi scoperto con uno stratagemma, premiato il pascià per la lealtà, e recuperato quasi tutti quei soldi.
Fu tempo di ridare voce e fiati al Palazzo e perciò si fece gran festa per la incoronazione di Ferdinando II d’Asburgo a Imperatore.
Ora era il momento di indossare la livrea verde, donando qualche moneta per una vedova, che non aveva soldi per il funerale dello sposo, e per altre donne, ma a tanti altri fece la carità e ridiede libertà a centinaia di carcerati.
il re richiama le truppe: regno libero
il duca ripulisce la corte: stop a cillo
Con agosto ha inizio il quarto anno del governo di Ossuna e arriva l’ordine dalla Spagna di spedire tutti i militari rimasti a oziare nel Regno verso l’Alemagna.
E così, quella che doveva essere l’ultima spiaggia per il Viceré, si trasformò in una vittoria, riprendendo anche le sue gite a Posillipo, divenendo amico intimo di Cillo del Tufo, conosciuto fin dal giorno del suo arrivo, quando giostrarono insieme, e fatto fin da subito capitano della sua Guardia reale, lasciando che altri, come Giuseppe Parrino, cadessero in disgrazia. Almeno fino a quando Cillo non sfregiò il sarto reale per mala creanza e perciò fu accusato di non averlo spedito in galera ma di essersi fatto giustizia da solo, continuando ad alzare la voce anche con il Viceré, il quale, per la troppa confidenza gli disse di abbassare i toni altrimenti gli avrebbe accorciato la testa. E guarda caso, ancora in casa Cillo, si ritrovò il cadavere del portarobiere che si disse ucciso dagli schiavi per arti magiche contro il padrone. Ma il peggio arrivò quando Marino Loffredo, fratello del Marchese di Monteforte, uccise Ciommo Ravaschiero amico di Cillo, il quale, cominciò a sparlare dell’uccisore davanti ai parenti che non mossero un dito conoscendo la sua influenza sul Viceré. Ma quando questi andrà via, passando Cillo e fratello Tonno per Monteforte fu riconosciuto, fu ucciso anch’egli a coltellate, avendo il congiunto ucciso uno Stendardo che accompagnava il nemico, ma Tonno risparmiò il fratello del Marchese che, pur andando in galera, comandò che lo si lasciasse passare per le sue terre per essere stato un bravo cavaliere.
il beato lorenzo salpa per lisbona
ma per la francia ossuna è innocente
Venezia non crede che il Re di Napoli le muoverà mai guerra, e neppure dà molto peso alle parole dei diplomatici, invidiosi del ruolo di Ossuna, che non sobillerebbe mai lo stato del suo sovrano, nonostante le congetture dell’ambasciatore Contarini, convinto che un aiuto militare del Duca di Savoia e il regalo dei porti a Venezia, sarebbero bastati a rivoltare Napoli. E una mano gliela avrebbe data perfino il Cardinal Borghese.
Padre Lorenzo, intanto, fermo a Genova, riceve finalmente gli aiuti sperati e promessi dal Consiglio comunale della Città per le lamentele da fare al Re circa il comportamento di Ossuna. Lungo la strada avrebbe fatto anche un miracolo, ma non portò a termine la missione perché, nel raggiungere il Re, partito per Lisbona, ebbe giusto il tempo di essere ascoltato che passò all’altro modo, pur senza essere avvelenato. Ben presto però, il nome del brindisino che era stato molti anni a Venezia, all’anagrafe Giulio Cesare Russo, fu fatto Beato, per poi divenire anche santo della Chiesa Cattolica.
Ma la ribellione del Viceré, di cui tanto si parlò e si sparlò per tutta l’estate, non ebbe alcun esito, riputata ormai per falsa anche in Francia, tranne che in Savoia, dove quel Duca non aveva altro proposito che di fomentare zizzanie fra gli spagnoli, mirando a scenari impossibili.
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