L’ultimo viaggio di San Francesco dal Re di Francia. 1507

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FRA CHIESE DI S.LUIGI DEI FRANCESI IN REGNO DI NAPOLI

Il cronisti attestano il passaggio di frate Francesco di Paola, donde tutta Napole l’ei andata a basare la mano all’Horto de santo Loise in pede lo Pennino della Chiesa della Croce de fora Napole. San Francesco era partito da Paola il 2 febbraio 1483 e fece un lungo viaggio, come racconta il cronista.74
San Luigi era molto popolare a Napoli, almeno dall’8 novembre del 1319, quando i reali, il siniscalco con 30 militi e 96 scudieri, 10 medici con 12 ciambellani, 10 cappellani e 9 chierici, 2 giuristi e molti notai e cortigiani si imbarcarono per la Francia su 25 galee. Smontarono a Marsiglia per recarsi nella chiesa dei frati Minori in occasione della traslazione del corpo s.Ludovico di Tolosa collocato nella nuova sepoltura, sotto l’altare maggiore del coro, in una cassa d’argento. Essa veniva aperta e chiusa solo per ordine dei reali di Sicilia, che curarono anche l’arredo sacro della cappella, su autorizzazione scritta in occasione della visita di personalità.
La cappella preziosa di Napoli negli anni aveva aumentato il suo tesoro, almeno fino al 1331, quando su una galera diretta a Marsiglia fu caricato lo scrigno rosso e verde corazzato, donato da s.Brigida (che soggiornò a Palazzo nel 1367, e poi tra il 1371 e il 1373), ad una monaca di S.Croce di Palazzo, a sua volta ricevutolo poi dalla Regina Sancia. Esso conteneva numerosi oggetti, fra cui due ampolle smaltate di zecchino con lo stemma del regno d’Ungheria, un calice d’oro con patena impreziosita da zaffiri, perle e altre pietre, un calice di cristallo con base d’argento, una brocca d’argento dorato. Il tutto doveva servire per le celebrazioni da tenersi nella cappella di s.Ludovico.75
Così s.Brigitta di Sveza: — Clara nomine, in monasterio monialìum ad Sanctam Crucem et dìxìt ad eam: Habeo, ìnquìt, reliquias de capillis matris Dei, datas michi per reginam Sanciam, quas nunc tibi dabo, quia michi inspiratori est diuinitus, vt tibi eas committam.76
Lo scrigno con l’altrettanto prezioso contenuto furono però rubati. Il 15 giugno Sancia diede ordine allo stratigoto di Salerno di avviare un’accurata indagine con la ricompensa di 10 once d’oro per chi avesse fornito notizie utili. Inoltre, secondo quanto riferisce Santoro da Melfi, nel febbraio del 1318, a Varese, a Carlo Fieschi, figlio di Nicola e nipote di papa Innocenzo IV, apparve tre volte in sogno s.Andrea che gli impose di donare a Sancia, proprio per il monastero di S.Chiara, la reliquia della sua gamba con tanto di piede (reliquia che Papa Innocenzo aveva a sua volta donato a Nicola).
La gamba del Santo fu quindi portata a Napoli da Teodora Fieschi, sorella di Carlo, e da Berengario de Bellomio, ed è tuttora conservata nel monastero di S.Chiara. Altra apertura fu autorizzata il 29 giugno 1338, quando furono prese le misure del teschio per farne diversi reliquiari napoletani, uno da 5 libbre d’oro, uno tempestato di gemme destinato a S.Chiara (poi impegnato da Giovanna I per un prestito da 3300 once nel 1348), così come la Regina faceva con altre reliquie, come i capelli della Vergine. Il cervello, rinvenuto integro dall’esumazione, venne incastonato in una corona d’oro e pietre preziose, del peso di una libbra con 20 grosse perle, 35 baiassi e 35 zaffiri, costata 450 once, commissionata il 19 settembre del 1339 e destinata al monastero di s.Chiara. In un altro reliquiario fu messo il braccio in quattro colonne d’argento che serravano un cilindro di cristallo, fatto fondere tra il 1336 e il 1338, oggi al Museo del Louvre a Parigi.77
La scena originale dell’incoronazione di Re Roberto da parte di Ludovico, oggi in s.Chiara di Napoli, sarà più volte riprodotta, come in una miniatura delle Grandes Chroniques de France, su commissione di Carlo V (1338-1380) di Francia.
L’intento del re angioino era stato quello di affermare la sua legittimazione verso i sudditi e verso i cortigiani, anche grazie al maestro di Giovanni Barrile (1340 ca.), come si vede dal retablo del coro della chiesa del monastero della Natività di Aix, detto di s.Chiara, oggi in quel museo.
Re Roberto d’Angiò e Sancia, incoronati e oranti, sono inginocchiati ai piedi di san Ludovico di Tolosa benedicente in abito pontificale con il bacolo, investito dagli angeli della mitra vescovile. Quasi che Roberto ostentasse la corona, benché fosse stato per molti anni vicario del Regno, ma spesso surclassato dal consigliere Bartolomeo di Capua per volere del padre, al quale fu soggetto in materia finanziaria di questo fidato ministro che morì nel 1328.78
E’ sulla scia di questo mito che, cento anni dopo, si forma quello di Francesco, ancora in vita. Egli, giunto a Napoli, il 25 febbraio 1483, fu accolto da una folla festante. Portato a corte in gran trionfo fu ricevuto dai reali come se fosse stato uno di famiglia, tanto era piacevole ascoltarlo.79
«Nel 1483 notasi l’arrivo in Napoli di S.Francesco di Paola con queste poche parole», dice lo storico, «lo stesso scrive anche di S.Giacomo della Marca quando si ritirò nel suo convento della Trinità, accanto al convento della Croce, conventi oggi aboliti. Noi, che ancor oggi vediamo il sito dell’antica chiesa della Croce, fondazione angioina dei tempi del Re Roberto; comprendiamo benissimo, che al vivo sta delineato il luogo, dove allora esser doveva la cappella di S.Luigi, nella quale il glorioso san Francesco di Paula venne a fermarsi, quando arrivò in Napoli per passa».
E Passero: — Hoggi, che sono li 25 di febbraio 1483, ei venuto in Napole frate Francisco de Paula, donde tutta Napoli l’hei andato a basare la mano all’orto de Santo Luise in pede lo Pennino della Chiesa della Croce de fora Napole.80
Si fermò proprio perché chiamato a curare l’infermità del Re di Francia, addirittura con la mediazione della Regina. Ma se la prese con calma, in modo da farsi un po’ pregare da tutti, visto che andava ripetendo che mai s’indurrebbe a recarsi da un Re, il quale incominciava dal domandargli un miracolo. Ma stavolta l’ordine venne dal Papa, che gli ingiunse di sottoporsi solo alla volontà del sovrano francese. Solo che lui era principalmente il santo di tutti, di ricchi e poveri.
Così lo storico: — Questo romito dell’età di 12 anni infino alli 43, ch’egli haveva quando venne in Francia, habitò sempre sotto un’altissimo sasso. Andovi à torlo un suo maestro di casa in compagnia del Principe di Taranto figliuolo del Re di Napoli, percioché esso frate non volle quindi partirsi senza commissione del papa, e del suo Re; la qual cosa, per huomo idiota, e semplice, fu fatta giudiciosamente. Costui haveva fatte due chiese in quel luogo dove egli dimorava; non mangiò in tutta sua vita carne, pesce, latte, ova, né alcuna sorte di grassezza. Et in quanto à me, non vidi mai huomo, che menasse vita così innocente, e pura; ò nella bocca del quale lo spirito santo meglio favellasse: percioché egli non era letterato, ne giamai apprese cosa alcuna; vero è che la sua lingua italiana moveva assai le persone à maraviglia. Passò per Napoli, riverito e visitato dal Re, e dai suoi figliuoli al paro d’un grande apostolico legato. Ragionava con esso loro, come se fusse stato nodrito, e allevato in corte.81
Non disdegnò omaggi e visite a principi e grandi del Regno, raccomandandosi verso Re Ferdinando sugli obblighi di un reale e sui doveri dello stato. Poi operò qualche prodigio e ottenne l’ospitalità a Castelnuovo e qualche donazione per la sua fondazione calabrese…

 

 

Description

SAN FRANCESCO ANDO’ A NAPOLI E FECE RIVIVERE I PESCI INVIATI DA RE FERRANTE

La vecchia Santa Creu del Palau. Il monastero di Chiara detto Santa Croce di Palazzo, quello dove la Regina Sancia entrò come suora e vi morì. Nel 1327 Re Roberto D’Angiò la unì alla reale Cappella di San Luigi (collocata sul luogo estremo di Piazza del Plebiscito, dove oggi si erge la Basilica di San Francesco di Paola, voluta dai francesi di Murat). In realtà la vecchia chiesa di S.Croce fu parte integrante di quella che divenne la dimora militare di Palazzo Salerno (ancora oggi sede del Comando Militare Meridionale che si affaccia lato mare, da Piazza Plebiscito su Molosiglio). Sancia vi fondò un convento nel quale si rinchiuse col nome di suor Chiara di Santa Croce e, proprio in questa chiesa, venne sepolta nel 1345.69
Sancia sarà poi sepolta proprio qui, nel nobile monastero di monache di San Francesco chiamato della Croce, che ella aveva fondato e lascerà fama di santa donna, come ricorda Scipione Mazzella. Sulla sua sepoltura di marmo che egli stesso leggeva nel 1594, posta nel celebre monasterium Sanctae Crucis oper manum suarum, sub ordinis, e obedientia este ingressa anno domini 1344, die 21 gennaio, 12 ind., in quo vitam beatam ducens secundum regulam beati Franciscui patris pauperum Christi, tandem vitae sua terminum feliciter consumavit anno domini 1345, die XXIIX iunij, 12 ind, sequenti verò die factis exeqiis tumulatur.70
S.Chiara nuova nell’orto della Croce di Castelnuovo. Il 19 marzo 1338 era toccato a Sancia, divenuta Regina di Sicilia, concedere licenzia di fondazione del monastero dell’Ordine di S.Chiara acquisendo come luogo proprio quello presso cui stava abitando, in Castrum Novum Neapolitano, instituendovi religiose provenienti da S.Chiara del distretto di Assisinate, ubi eadem sancta morata fuit. In verità la stessa terra dove fu costruito il monastero già apparteneva ad Assisi, cioè era di proprietà dei francescani.71
In questo luogo sarà trasferito il suo corpo. Vi furono quindi due luoghi simili vecchi e due luoghi simili nuovi. I due luoghi sul litorale vecchio erano uno chiamato Heapula col castello antico di Lucerino di Civitate Regina, di fronte a Torre Partenope; mentre i due luoghi erano a Napoli: alla Croce e a Castello Nuovo di Civitate Napoli. Da qui l’erezione di più monasteri di Santa Chiara che sembrano essere nel medesimo luogo, ma non lo sono, perché uno fu sull’isola di Dio partenopea arcidiocesi della diaconia di Torre S.Felice e uno di fronte, nell’arcidiaconia in Diocesi di Civitate Regina detta Lucerina. Gli altri due furono uno a s.Croce, orto di s.Francesco de Paola in diocesi di Napoli, l’altro a S.Croce a Castro Novo in Civitate, detta s.Chiara, arcidiocesi del nuovo Regno….

Il sant’uomo Fra’ Roberto, chiamato a corte dal Principe Carlo VIII, lasciò Paterno Calabro diretto a curare Re Luigi XI di Francia, gravemente ammalato.
Prima di mutare nome e diventare San Francesco di Paola, frate Roberto di Calabria, fu un eremita di gran fama, di buona e di santissima vita, e perciò da tutti chiamato il Santo huomo. In Francia era addirittura venerato dal Re, in honore del quale Carlo ottavo suo figliolo fece poi edificare un tempio nell’entrata del parco della Città di Tours in contracambio della Cappella ch’era nell’estremità del ponte vicino à sudetto parco. Partito per il lungo viaggio e giunto nel Vallo di Diano, l’eremita fece sosta a Polla e poi all’abbazia di S.Maria la Nova di Campagna, indi a Salerno. Il cronista dice che nel 1381 San Francesco, nel venire da Salerno, entrò a Napoli, designando il suo monastera, e Chiesa di S.Luigi, doue hora si vede pieno di religiose, e devote persone. Gli fu detto da alcuni «che vi si ritrovorno presenti, che in quel luoco non vistava bene, per esser deserto, e lontano dall’abitato, anzi di più nido di malfattori; come in effetto allora era. Ai quali egli pieno di spirito profetico, notificò, che quella parte allora così deserta, e vile in breve tempo doveva essere una delle principali contrade, e più belle della Città; e che sarebbe babitata da Principi, da valorosi signori; il che hoggi si vede chiaramente adempito».72
L’interesse del biografo, insomma, è proiettato alle fondazioni lungo il viaggio di Roberto e pochi sono i fatti di colore che racconta, se non quello del pranzo inviato dai reali, trasformandolo in miracolo, col ritorno in vita dei pesci arrostiti.
Così Regio: — Qui dunque dimorando accade, che il Re Ferdinando gli mandò alcuni pesci arrostiti per suo pasto, i quali alla presenza di molti furon posti dal santo in due piatti; e in uno istante si viddero vivi guizzare, come sogliono fare, quando nella rete son presi, con gran meraviglia del cuoco, che li condusse, e di coloro che è tal miracolo furono presenti.73

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Editorial Review

SAN FRANCESCO DA PAOLA ALLA CORTE

DELLA REGINA DI NAPOLI E DEL RE DI FRANCIA

 

 


capitolo i
ai tempi del «glorioso» confessore

— Leggi e nuove province nel Regno di Re Alfonso
— Ma fu il Ducato di Bari l’antica Calabria
— La provincia di Calabria Ultra e Citra Cosenza
— La Calabria Ultra, ex provincia dei provenzali
— Alfonso II vedovo di Ippolita, nemica dei Santessi
— Lacrime di Giovanna: vana attesa di Roberto

capitolo ii
fra’ roberto martorilla, il suo nome

— Il giovane fraticello che venne da Paola
— Le notizie sulle prime «stranezze»

capitolo iii
miracoli riusciti o non riusciti

— La storia della fornace ardente
— A 50 anni, il miracolo col cameriere di Paolo II
— Roberto ridava vita a pesci, agnello e vino
— D.Enrico morto avvelenato: il miracolo mancato
— Va di moda il Limoncello al veleno per i contrari

capitolo iv
viaggio a napoli nei luoghi di s.luigi

— La chiamata del Re di Francia
— La partenza per Salerno, dove fondò una chiesa
— A Napoli fece rivivere i pesci di Re Ferrante
— Il viaggio nei vari racconti storici
— Sosta all’orto di S.Luigi alla Croce
— Chi curato dall’asma, chi dalla lebbra
— Prima a Roma per baciare il piede del Papa
— Per altri cronisti il viaggio avvenne nel 1483

capitolo v
la partenza da roma per la francia

—Lo sbarco a Marsiglia
—L’accoglienza del Re di Francia
—La permanenza a Tours e la nascita dell’Ordine
—Monastero, chiesa e il miracolo di donna incinta
—La volta di Carlo VIII per sanare le scrofole
—Una storia intorno al convento di Genova
—Quella volta che non aprì la porta a Carlo VIII
—I racconti dei frati per la santificazione
—L’infermità di Rubino Scozzese
—La storia del macellaio reale e altre storie
—Predizione a Luisa di Francia e poi a Claudia
—Così morì il santo più famoso dopo S.Luigi
—Le spoglie di Federico di Napoli esiliato a Tours
—Le profezie
—A proposito di Carlo VIII e della Regina

note bibliografiche