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ALLA RICERCA DEL REGNO DI RAMA A CASTEL DEL MONTE FONDATO DAL GUISCARDO
E RIPESCATO DA FRANCESCO DEL BALZO: LECCE FU TEANO APULO?
Per dare un nome ideale, diremmo che la Vicaria di Lecce (Teano Appula chiamata Tricarico) era l’ex capoluogo del Principato di Tricarico, capitanato da Rogerio e poi da Tommaso, appartenuto al Ducato originario di Barletta, e inglobato nella Contea di Matera. In realtà il Principato non esisteva più, essendo Lecce la Vicaria di Taranto e Barletta quella di Bari e quindi anche Matera doveva essere per forza provincia di Taranto. Ma è proprio per reggere l’eredità di Matera, altrimenti sopraffatta dal titolo imperiale del Principe di Taranto, che i Sanseverino sostennero il Dux di Copertino e Lecce, per far valere le ragioni della Regina sul Duca d’Andria.
Questi, nella speranza di ripristinare il Regno di Puglia, era fuggito davvero nell’antica sede del trono, presso Tiano (Appula), aggiungono i copisti, ma fu costretto a fuggire, quando Giovanna I si riappropriò dei beni e “in un momento di tutto il suo stato s’insignorì, che fu l’anno 1373, una buona parte del quale tra fratelli Sanseverino divise, onde si vede Tommaso esser Conte di Montescaggioso”, che è il monticello legato da sempre ad Andria, cioè Castel del Monte (Caveoso), ex sede del Regno di Rama del Guiscardo.14
Giacomo, per dieci anni, dal 1373 al 1383, restò Imperatore titolare e Principe titolare, ma nulla ebbe di concreto, al punto che si stava per far rinascere un diverso Regno, detto dell’Aquila di Puglia, ad opera del comitato di Tricarico, in quel di Lecce. Sembrava di tornare indietro ai tempi dei Normanni, ma l’idea fu proprio quella di ripristinare il trono del Regno di Puglia, ovvero quello continentale della Sicilia Citra Italia, in contrapposizione alla Sicilia Ultra di Napoli.
E’ come se la spada della Regina si fosse abbattuta sui del Balzo ancor prima che i del Balzo si riprendessero Taranto, promessa al marito Ottone, e restituissero Matera ai Sanseverino, antichi titolari di Tricarico. I Tarantini erano stati sempre il Principato degli Angioini di Levante, ovvero in Ducato di Durazzo, passato dalle mani di Roberto I di Taranto (1364) e poi del figlio Filippo I, sempre dei d’Angiò d’Ungheria, il quale non ebbe altri discendenti diretti in vita, essendo morti Luigi II, Roberto II e Filippo II, se non la sorella femmina, Margherita II, madre di Giacomo, moglie di Francesco del Balzo e Duchessa di Andria.
Ad ogni modo i del Balzo si schierarono tanto per il Regno di Puglia nella Vicaria di Teano di Lecce, a cui appartenne la Contea di Andria, in quel Castello del Montescaggioso, o Tricaricense; ora per la Vicaria di Taranto, che era stata sede del Regno di Sicilia Ultra degli Ungheresi di Durazzo, quindi Principato a cui appartenne la Contea di Matera.
Divenne quindi luogo conteso dai conti, il vero antiregno della contestabulia materana, da sempre nelle mani dei Sanseverino. La Regina Giovanna pensò di dettare legge, ma le premesse per la rottura le aveva gettate soltanto lei, lasciando sposare la figlia di Don Francesco al Re di Trinacria (1372), e creando un vero e proprio scisma con la nascita del Regno di Sicilia Ultra a Napoli. Così facendo andava riesumando le ambizioni dei baroni di stirpe normanna per l’ex parte detta di Sicilia Citra, il Regno dell’Acquola, in Accola di Partenope.
Dal canto suo anche Francesco del Balzo pretendeva che tutto il patrimonio finisse al figlio Giacomo, ma forse come custode della Chiesa, avendo rapporti diretti con lo zio pontefice. Lui appare come un «Re», anzi come il vicario ufficiale, quindi un Console romano, che aveva preso il luogo simbolo, Teano, antica vicarìa di Pavia, come fece Ruggiero I nel 1094. Lui, ai tempi dei Normanni, fu nominato Gran Duca di tutto lo stato papalino della Sicilia Ultra, dando il via alla riconquista dei territori occupati dai greci e dai ribelli del Guiscardo, per fondare un’altra Capua a vicaria: la Nova.
E’ per via del suo matrimonio con la defunta Margherita l’Imperatrice, che si ebbe lo scontro con il figliastro Carlo III della Pace, sposo di Margherita Duchessa di Durazzo, il quale, morta la prima figlia Maria II di Napoli, nel 1371, ancora non aveva generato Ladislao.
Ma Giacomo non riuscì a salvare né Andria e né Taranto. Andria fu riconquistata dal Giustiziere generale, Luigi di Copertino, nel 1374, e Taranto verrà integrata l’anno dopo, anche se solo per pochi mesi.
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