GRAND TOUR BENEVENTO 1854: La storia del Sannio studiata da Inglesi e Francesi con traduzioni dagli originali in latino ISBN 9788872973738

29,00


Copertina posteriore

Il Grand Tour

Viaggiare è pratica antica quanto antico è il mondo. Ma il viaggio detto del Grand Tour è una caratteristica tutta moderna, dei secoli XVII-XVIII e prima parte del XIX: in particolare la visita degli inglesi in Italia. In quel tempo, infatti, «forestiero e inglese nella penisola sono quasi sinonimi, perché il numero dei viaggiatori inglesi supera di molto quelli di altre nazioni. La lingua inglese sulle grandi strade è come un motivo continuo». Così si esprimeva un autore francese nei primi decenni del secolo XIX (M.Valery, 1831) quando il Tour degli inglesi in Italia era una consolidata tradizione. Perché fare esperienza del Gran Tour era diventato per gli inglesi quasi una sorta di iniziazione culturale.3
Si è osservato che travel, viaggio, e travail, il travaglio del parto, hanno in inglese la stessa radice. Patimento e vita nuova, nella medesima esperienza. Questa commistione benefica e dannosa si pone anche nei due termini di hospes e hostis, l’ospite e il nemico» (U.Bernardi, 1997).4
Non va trascurata la differenza tra i termini “viaggio”, le cui origini risalgono ai pellegrini del ‘200 e ‘300, e “villeggiatura”, come impiego del tempo libero, che era praticata nelle ville degli antichi romani, o come gli sport campestri inglesi. Le villeggiature degli aristocratici europei ebbero la loro diffusione nel ‘500 e ‘600 (S.Gensini, a cura di, 2000).5
I giovani inglesi del Gran Tour viaggiavano con tutori i quali a loro volta si preoccupavano di allacciare contatti epistolari con le personalità, con amici e conoscenti delle città in cui si progettava di sostare pià a lungo. Per gli artisti poi il Gran Tour era spesso un viaggio di lavoro, che doveva servire per produrre nuovi quadri o scrivere libri e diari.6
In Inghilterra il Grand Tour ha inizio alla fine del XVI secolo. Prima di allora, nel Medioevo, vi erano stati dei movimenti di massa di persone che dalla Gran Bretagna si recavano nell’Europa continentale, ma erano quasi esclusivamente dettati da motivi religiosi, su navi cariche di pellegrini dall’Inghilterra per la Spagna diretti al santuario di San Giacomo di Compostela. La Riforma pose fine a questi pellegrinaggi e bisognerà aspettare la fine delle guerre di religione in Francia (pace di Vervins, 2 maggio 1598, tra Francia e Spagna) perché per un inglese di religione protestante fosse di nuovo possibile viaggiare con una certa sicurezza attraverso l’Europa continentale in buona parte cattolica. Fu soltanto da allora che si riprese a viaggiare da parte di un grande numero di persone (M.Burgoyne, 2008).7
Bisogna considerare che gli elementi più importanti dell’educazione di un ragazzo inglese del tempo erano la lingua, la letteratura e la storia dell’antica Grecia e di Roma. Scopo del Grand Tour era consentire ai viaggiatori – che erano per lo più, ma non esclusivamente, uomini- di recarsi di persona in quei luoghi classici che avevano a lungo studiato. In pratica, ciò significava nella grande maggioranza dei casi una visita in Italia, essendo molto più difficoltoso intraprendere viaggi alla volta della Grecia. Il Grand Tour rappresentava il culmine della formazione arricchito dalla conoscenza dei luoghi dell’antichità classica. La civiltà era considerata un’eredità della Grecia e di Roma. Il giovane, che faceva ritorno in patria da un lungo e costoso viaggio in quei luoghi. doveva mostrare di averne assimilato le qualità socialmente desiderabili del conoscitore del mondo classico. Così scrive nella sua prefazione H.Swinburne: «Non posso far pubblicare un Viaggio nelle Due Sicilie, senza presentare nello stesso tempo le ragioni che mi hanno spinto a farlo. Questo paese è stato così spesso descritto, che la novità non può essere una motivazione per questa nuova memoria. La nostra prima educazione ci ha fatto fare la conoscenza con questi climi, per così dire, classici. La storia e la poesia ci rendono la loro topografia familiare, e ogni persona istruita può indicare su una carta geografica dove sono le rovine della Magna Grecia e della Sicilia».8
Oltre all’arte e ai siti classici, vi erano molte altre cose da fare e da vedere, a cominciare dalle bellezze naturali e dai panorami. Fenomeni naturali imponenti, quali il Vesuvio e l’Etna, attraevano molti visitatori. Questi giovani discendenti di ricche e influenti famiglie inglesi dovevano anche vedere ed incontrare personaggi famosi. E la corte reale di Napoli era tra i principali centri europei della vita culturale e sociale dell’epoca. Vi era pure, per coloro che attraversavano la penisola in precarie condizioni di salute, la speranza che il cambio di clima, le acque termali e una diversa dieta potessero loro giovare. Ultima, ma non trascurabile motivazione, c’era per tanti l’irresistibile tentazione di comportarsi più liberamente lontano da casa.
Non si devono sottovalutare le difficoltà e gli inconvenienti insiti in viaggi che coprivano distanze enormi per l’epoca. I viaggiatori del Grand Tour ci hanno lasciato libri pieni di lamentele sulle condizioni delle strade, sul cibo e sugli alloggi che incontravano lungo i loro percorsi. La moderna industria del turismo europeo –buone strade, ferrovie, aerei, hotels, ristoranti, carte di credito e quant’altro- erano di là da venire. L’Europa del XVIII secolo era un luogo potenzialmente pericoloso e molto scomodo in cui viaggiare. Il sistema viario era generalmente scadente dovunque; può sembrare strano, me le strade migliori erano in Francia e le peggiori in Germania.
Le locande, poi, dove i viaggiatori pernottavano non avevano niente a che vedere con i moderni hotel. I viaggiatori più importanti portavano i propri artisti al seguito per ritrarre i luoghi visitati, i cui dipinti e disegni sono poi diventati magnifici e costosi oggetti da collezione, oltre che un medico personale e talvolta un suonatore di strumenti musicali a corda e tastiera. A metà del XVIII secolo, il Grand Tour raggiunge il suo apice. E Napoli, oltre le altre famose città italiane, era una meta preferite dagli inglesi: non solo figli di aristocratici e giovani di ricche famiglie, ma anche esponenti della borghesia, personalità della letteratura e persone di mezza età accompagnate da mogli e famiglie. In questi casi, lo scopo principale del viaggio era il divertimento, piuttosto che l’istruzione.
La fine del XVIII secolo vide anche la fine di questa moda culturale. L’instabilità causata dalla Rivoluzione Francese rese difficile viaggiare in Francia e le successive guerre napoleoniche causarono disordine su una scala ancora maggiore. Quando l’Europa si stabilizzò e fu di nuovo sicuro intraprendere viaggi, il mondo era cambiato; erano cambiati anche comportamenti e gusti. Con l’affermarsi del movimento romantico e l’inizio dell’epoca vittoriana, il gotico italiano soppiantò il rinascimento e il classicismo come modello di studio. Il Grand Tour, inteso come esperienza formativa di due o più anni dei giovani inglesi, era giunto al tramonto, lasciandoci, però, una copiosa produzione letteraria che ci offre eccellenti descrizioni di come si viveva e si viaggiava oltre due secoli fa.
Le province interne del Regno di Napoli erano di rado toccate dai viaggiatori stranieri. In genere buona parte dei viaggiatori inglesi superava appena Firenze; quelli, però, che giungevano a Napoli e nelle province del Regno avevano forti motivazioni culturali, pregi e qualità di persone distinte.

Description

PREMESSA AL LIBRO 

 

Lo studio delle lingue straniere è obbligatorio in tutti gli ordini di scuole italiane. A cominciare dalla scuola materna. Naturalmente, la fa da primo attore la lingua inglese. E allora? Se studiassimo anche la storia antica, unendo allo studio dell’antichità anche quello della lingua straniera?
Se volessimo studiare il Sannio antico, come avrebbero fatto gli alunni inglesi di qualche secolo fa, non c’è di meglio che prendere come riferimento il Dictionary of Greek and Roman Geography (1854) William Smith. Otterremo un duplice risultato. Studiare la storia della regione Sannio, non dal punto di vista di chi è parte in causa, perché appartenente allo stesso confine geografico, ma con lo sguardo di chi si pone con il distacco , sempre richiesto, a chi si accinge a studiare la storia. Secondo risultato, leggere e studiare la lingua straniera in cui il testo è scritto.
Le innovazioni introdotte nella scuola qualche decennio fa, avevano stabilito che nell’ultimo anno delle scuole secondarie di secondo grado si studiasse una materia in lingua straniera. Nulla di eccezionale se anche dal primo anno si cominci a mettere insieme la storia con la lingua straniera.
Per coloro che non sono più alunni, ma lo sono stati, è un modo per rileggere la storia della regione, o meglio come ci vedevano gli inglesi di due secoli fa. Ed è una bella cosa, non vedersi allo specchio ma sentirsi raccontato dagli altri, come gli altri raccontano la nostra storia.
Come capitolo introduttivo, una descrizione dell’Italia antica tratta da SKETCH OF ANTIENT GEOGRAPHY, FOR THE USE OF SCHOOLS. BY SAMUEL BUTLER, del 1885.1
Si prosegue poi con i saggi riferiti a singole voci del Sannio riportate nel Dictionary of Greek and Roman Geography.2
Ai lettori è affidato il compito di proseguire e di approfondire la ricerca. Da parte nostra si è inteso soltanto indicare come utilizzare i testi che il web mette a nostra disposizione. La si consideri, la nostra, un’ipotesi di lavoro in classe e a casa.

T. Z. – V. I.

 

NOTE bibliografiche

1. SKETCH OF ANTIENT GEOGRAPHY, FOR THE USE OF SCHOOLS. BY SAMUEL BUTLER, del 1885.
2. Dictionary of Greek and Roman Geography, edited by the English scholar William Smith (1813–1893), following A Dictionary of Greek and Roman Antiquities and the Dictionary of Greek and Roman Biography and Mythology. It was first published in 1854 and last reissued in 2005.
3. Il cinghiale di Calidone o calidonio ( dal nome della città di Calidone, sul golfo di Corinto) era creatura di straordinaria forza, antagonista degli eroi, nella mitologia greca. Si diceva che era figlio della scrofa di Crommio. Fu mandato da Ares, per gelosia, a uccidere Adone quando costui si innamorò di Afrodite
4, Atlante geografico del Regno di Napoli delineato per ordine di Ferdinando IV re delle Due Sicilie da Gio. Antonio Rizzi-Zannoni geografo di Sua Maestà e terminato nel 1808. Napoli. Il geografo e cartografo Zannoni era nato a Padova nel 1736, morì a Napoli nel 1814. Sull’invito di Ferdinando Galiani elaborò una carta geografica del Regno di Napoli.
5. Luca Holstenius (nome latino di Lukas Holste) (1596-1661) è stato un umanista, geografo e storico tedesco. Bibliotecario della biblioteca del cardinale Francesco Barberini, nel 1624 pubblicò note sull’Italia antiqua di Filippo Cluverio.
6. Jean-Baptiste Bourguignon d’Anville è stato un geografo e cartografo francese (1697-1782).Pubblicò nel 1737 l’ Atlas général.
7. Questa sembra essere la forma corretta del nome, ed è l’unica che si trova nei prosatori: solo Lucano ha “Furcae Caudinae” (2.137), per cui Silius Italicus (8.566) impiega “Caudinae Fauces”.
8. Niebuhr, Barthold Georg, storico tedesco (Copenaghen 1776 – Bonn 1831) iscrisse due volumi della Römische Geschichte (1827-28) e ne preparò un terzo (dalle guerre sannitiche alle guerre puniche (pubblicato postumo nel 1832)
9. R. Kappel Craven-J. Murray, Grand tour Sannio, a cura di Vi Iandiorio e M. Renna,ABe Avellino 2019
1o. La Via Latina era una strada, che da Roma andava in direzione sud est per circa 200 km, attraversando i monti Lepini, Ausoni, Aurunci e le valli fluviali del Sacco e del Liri-Garigliano, per terminare poi a Casilinum, la moderna Capua. A questa via, nel 312 a. C., se ne aggiunse una nuova, che attraversava la pianura pontina; la strada nuova prese il nome di via Appia, così detta dal nome del censore, Appio Claudio Cieco, che ne volle la costruzione.
11. John Peter Gandy, noto archeologo (1787 – 1850), autore insieme con William Gell dei volumi Pom-peiana. The Topography, Edifices and Ornaments of Pompeii, London: Rodwell & Martin, 1817-1819.
12. Velleio Patercolo, storico latino, dalle scarse notizie sulla sua vita sappiamo che visse fra il 19 a. C. e il 31 d. C. e che era di origine campana. L’opera di Velleio consta di due libri di storie, dedicati al conterraneo M. Vinicio (Vellei Paterculi ad M. Vinicium libri duo), il quale, fino dal 29, era stato designato console. Sono due libri lacunosi; e il primo è acefalo.
13. Grazio Falisco (in latino: Grattius Faliscus) fine I secolo a.C. – dopo l’8 d.C. è stato un poeta romano. Di lui ci è pervenuto un Cynegeticon, un poema didascalico sulla caccia con i cani, in cinque spezzoni per un totale di 536 esametri.
14. L’Itinerario Antonini (Itinerarium Provinciarum Antonini Augusti) è un registro delle stazioni e delle distanze tra le località poste sulle diverse strade dell’Impero romano. Viene datato agli inizi dello III secolo, quando era imperatore Caracalla (Marcus Aurelius Antoninus), da cui avrebbe ripreso il nome.
15. Licofrone, poeta calcidese (sec. IV a. C.) compose il poema “Alexandra” dove si narra il mito della ninfa Ligea che viene bagnata dall’ Ocinaro, fiume della Calabria, che scorre nel territorio di Lamezia Terme. E questo il suo nome antico, che in greco (Okinaros) significa “veloce”.
16. Scilace,navigatore, geografo, storico di Carianda in Caria, vissuto tra il sec. VI e il V a. C. sarebbe l’autore di un periplo del mare Mediterraneo, dal testo male conservato.
17. Il Monte Gauro è un vulcano in stato di quiescenza dei Campi Flegrei. Anche se di modesta altitudine, alla sua altezza deve il suo nome, infatti era chiamato dai greci “altezoso” (Gauros).
18. Città del Lazio di origine volsca, divenne una fortezza dei Romani contro i Sanniti nel 330 a.C.
19. Plistia era un centro abitato nella zona dell’attuale Pescasseroli in provincia de L’Aquila.
20. Lautulae, località sui monti nei pressi dell’odierna Fondi , provincia di Latina.
21,. Sacriportus, si trovava vicino allla città di Signia, nell’attuale territorio di Colleferro, lungo il corso dell’ odierno fiume Sacco.
22. Nel testo inglese è riportata questa nota: Si è ritenuto superfluo ripetere in questi ed altri casi simili i moderni siti assegnati da topografi italiani o tedeschi, dove questi non poggiano su altro fondamento che mera congettura.

indice
premessa
CAPITOLO I
L’ITALIA ANTICA: descrizione della penisola

CAPITOLO II
Città, fiumi e monti del Sannio
— BENEVENTO
— I CAMPI ARUSINI
— ALIFE
— CAUDIO
— CAUDINI
— TELESE
— SAEPINO o SEPINUM
— CALORE
— SABATO
— TABURNO MONS

CAPITOLO III
L’antica regione Samnium
SANNIO
— DESCRIZIONE GENERALE
— STORIA
— TOPOGRAFIA
OSCI
Testi Originali in Lingua Inglese
SAMNIUM
[Dictionary of Greek and Roman Geography del 1854 di William Smith]

 

 

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Editorial Review

Steatfast valour and an unflagging will to be free make the story of the Samnites one of stirring interest.

Il coraggio incrollabile e una volontà instancabile di essere liberi rendono la storia dei Sanniti di commovente interesse.

[E. T. Salmon, Samnium and the Samnites, Cambridge 1967]