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I TRE VECCHI DUCATI DEL REGNO SOSTITUITI DA AVERSA, BARLETTA E AMALFI
«Per una grave corruzione d’aria accaduta in quell’orrido inverno, che obbligò a far riposare le truppe, s’attaccò nell’armata un’infermità così contagiosa, che menò a morte più di diecimila persone, e la più bella parte di quella. Boemondo ne fu si violentemente attaccato, che non si trovò altro rimedio, che di farlo ripassar in Italia per prendere un’aria migliore». Non mancò chi scrisse che «questa malattia di Boemondo fosse stata effetto della malvagia volontà di Sigelgaita sua madrigna, la quale avea risoluto farlo morire, temendo che questo principe non togliesse a Ruggiero suo proprio figliuolo, dopo la morte del duca, gli Stati di Puglia e di Calabria».
Alla morte di Roberto il Guiscardo, nonostante avesse già riconosciuto a Duca il figlio Ruggiero Borsa, accettato anche dai militi, gli si contrappose Boemondo, che affermava di aver maggior diritto alla successione paterna, e perciò mosse guerra al fratellastro.
Non si sono trattenuti ancora nel dire che Sigelgaita, «essendosi scoverta tanta enormità dal duca suo marito, per sospetto che avea che il duca se ne fosse vendicato, avesse disegnato ancora d’avvelenarlo, e che l’anno seguente avendolo eseguito, se ne fosse fuggita col suo figliuolo Ruggiero, e con gli altri signori ch’erano del suo partito, per mettere in possesso Ruggiero degli Stati d’Italia in pregiudizio di Boemondo.
La morte del Guiscardo e la mancata calata dell’Imperatore segnarono l’inizio dei contrasti nel largo parentato con gli eredi diretti. La sua idea di unificare il Regno fu perseguita da Matilde di Toscana, la Contessa (1046-1115) che spinse il nemico imperiale Giordano di Capua a convocare un sinodo capuano (1087) con Vittore III (1086-1087), vicario del papa morto, confermandolo a successore romano.
«Regnò Roberto sotto il nome di conte di Pugliae di Calabria quattro anni, sotto quello di duca dodici, e quattordici sotto nome di duca di Puglia, di Calabria, di Sicilia, e di signor di Palermo. Visse in Italia dal 1047 insino al 1085, anni trentanove; e lasciò da due mogli e due figliuoli maschi. Alcuni rapportano che, perché tra’ suoi figliuoli non si disputasse della successione degli Stati che lasciava, avesse nel suo testamento lasciata la Sicilia a Ruggiero suo fratello, della quale già invitane l’avea investito con titolo di conte; a Boemondo suo primogenito, tutto ciò che avea conquistato nell’0riente; ed ai secondogenito Ruggiero natogli da Sigelgaita, il ducato di Puglia e di Calabria, il principato di Salerno, e tutto ciò che possedeva in Italia». Rapportano ancora «che intanto avesse trattato meglio il secondo figliuolo del primo, così perché nel far questo suo testamento si trovò presente Sigelgaita che proccurò gli avanzi di suo figliuolo posponendo il figliastro, come perché essendo nato Boemondo dalla prima moglie, ch’egli suppose non esser legittima per esser sua parente, riputava esser meglio nato Ruggiero, che Boemondo, perciò antepose questi a quello». Sigelgaita spese le sue energie a favore del proprio figliuolo Ruggiero verso il conte di Sicilia suo zio, e ciò lo rese più forte rispetto a Boemondo. Ottenuta la corona, Ruggiero, ancora gli donò ancora molte piazze della Calabria, che Guiscardo avea per metà cedute al conte di Sicilia, guadagnandosi la fiducia dello zio e lasciando che Boemondo si sforzasse a disturbare inutilmente i suoi stati. Grande ruolo aveva giocato Papa Gregorio ormai soprannominato Gregorio I detto Magno. «Niun altro più bene e più al vivo ci diede il ritratto di questo pontefice, quanto quel giudizioso dipintore che lo dipinse nella chiesa di S.Severino di Napoli.Vedesi quivi l’immagine di questo papa, tra le altre de’ pontefici dell’ordine di S. Benedetto, avere nella sinistra mano il pastorale co’pesci, nella destra, alzata in atto di percuotere, una terribile scuriada, e sotto i piedi scettri e corone imperiali e regali , in atto di flagellargli. E dopo avere così mostrato essere stato Gregorio il terrore ed il flagello de’principi, e calpestare scettri e corone, volendo ancora far vedere che tutto ciò poteva ben accoppiarsi colla santità e mondezza de’ suoi costumi, sopra il suo capo scrisse in lettere cubitali queste parole: Sanctus Gregorius VII». «La morte di Ildebrando, al secolo Papa Gregorio VII, portò disordini gravi nella Chiesa di Roma, poiché i Romani, per contrastare l’antipapa Guiberto che s’era impadronito di alcune chiese di Roma, dopo un anno elessero Desiderio, abate di Cassino, sotto il nome di Vittore III nell’ anno 1086. Ruggiero Duca ordinò che si facesse a Capua un concilio; vi fece radunare i principi normanni, perché s’impiegassero a far accettare il pontificato a Desiderio».1
Ad averla vinta pare fu Comes Rodolfo da Catanzaro, figlio dello zio Goffredo, fratello del Guiscardo, perché alla sua morte, nel 1086, Radulfi di Lauritello divenne Comes di Catanzaro e con la rinuncia a Duca di Calabria (1087) e morte del Guiscardo, Rodolfo fu Goffredo divenne conte erede di Matera dal 1064 al 1088. A dire di Protospatario furono cacciati i Normanni a suo tempo chiamati dal Principe di Salerno e stanziatisi a Gaeta. Però fu lasciato libero l’erede (Rodolfo) figlio del Comes Loffredo (Goffredo), mentre l’altro figlio, il fratello e Duca di Calabria Ruggiero Loritello fu Goffredo (n.17.7.1087) possedette il titolo di Duca di Gaeta e di Granduca di Sicilia nel Marchionato di Aversa.
Un documento di Tropea del 1090 ricorda che quel territorio fu conquistato da Ruggero I Comes dei Gloriosi, e sottomesso a Borsa chiamato appunto Duca Rogerius, divina favente clementia Dux, Robberti Magnifici Ducis heres, et filius, perché ne divenne Duca dal 1087, costringendo i Loritelli normanni di Gaeta a scappare fino al 1101. In quella data morirà Ruggero I Glorioso fattosi Granduca di Puglia e lasciò Ruggero II Altavilla dei Glorioso piccolo a Palermo, perché gli successe proprio il nemico Ruggiero Loritello Comestabulo sposo di Emma a Duca di Calabria e Sicilia. Nel 1101 a morire fu il Glorioso perché Roberto Loritello risulta vivo e vegeto alla prima Crociata affrontata insieme al padre Ruggiero, confermato a Duca prima di partire per la Crociata. Grazie al possesso di un brandello della famosa bolla papalina, se originale, la Supernae miserationis respectu del 1081, indirizzata da papa Gregorio VII ad Arnolfo primo vescovo miletese, fatta per istanza di Rogerio glorioso Comite rogante, si intuisce che il beneficiario divenne l’erede Re Ruggero II Altavilla. Il documento appare riferito al padre, quando era Comes di Calabria e Sicilia con la sua ricca prole della prima moglie Giuditta, sposata in presenza del suo congiunto abate Roberto e morta nel 1076, alla quale successe la seconda moglie Adelasia. Erano suoi figli (1081) Goffredo, Giordano, Ruggero II Comes e Simone, quando su Mileto c’era ancora il suo consanguineo abate Roberto Grantmesnil. Ma torniamo alla conquista del Ducato di Puglia da parte di Ruggiero I Altavilla, quando si intitolò Marchio, dopo aver cacciato Ruggiero Borsa fu Guiscardo dalla zona.
Dopo alcuni mesi di lotta, la contesa fu composta per opera dello zio conte di Sicilia a maggio del 1086 e il Ducato di Puglia rimase al giovane RuggIero, e Boemondo ottenne alcune ex contee. Ma il Duca Ruggero finì col cedere tutto allo zio proprio quella parte di Puglia garganica, antica Calabria, che il Guiscardo aveva tenuto per sé, preferendo riorganizzarsi nel Salernitano.
L’erede del Guiscardo fu al comando dal 1087 al 1090 in quanto Rogerius filius praedicti Roberti Ducis factus est Dux, scrive Luca Protospata, che è il Roggerius dux, ducis Robberti filius degli Actes des Ducs Normands d’Italie.2
Ma come poter reggere, anzi rifondare un regno, pensando di basarlo solo sulle chiese dei poveri pellegrini greci, solo perché Barulo, risultava la capitale delle decapitazioni più efferate poste in essere dai romani di Teate?
Ruggiero del Guiscardo, allora cambiò tattica, e decise di appoggiare il rito misto, quindi lascianco costruire chiese di rito latino e chiese di rito greco, essendo stato eletto Duca di Puglia dal 1087, quale il Magnifico erede, ma usurpatore per Ruggiero Loritello (padre di Guglielmo), che sosteneva di essere figlio a Roberto di Matera.
Ma anche il fratellastro Boemondo, inizialmente, era per Salerno capitale, con Giordano di Capua che favorì l’elezione del beneventano abate cassinese Dauferio, divenuto Urbano II (1088-1099).
Da Ruggero I del ramo degli Altavilla soprannominato dei Gloriosi e da Giuditta dei Conti d’Evreux, era nato il piccolo Re Ruggiero II di Sicilia, fratellino di Adelizia II, sposa di Roberto Sanseverino detto il Normanno, figlio della matrigna Adelizia I, vedova di Enrico II Sanseverino. Un rescritto del 1081, al quarto anno del dominio del Duca Roberto Guiscardo, riferisce anche di un Roberto abate giunto da Blosseville.3
Era parente stretto di Giuditta degli Evreux della casa di Francia, moglie di Ruggero Comes di Calabria e Sicilia (genitori di Ruggero II e Adelizia II). Ad ogni modo Ruggiero I Altavilla e il Duca caetano Roberto dell’Aquila sono suocero e genero. La figlia del Glorioso, cognata del fu Re Corrado, sposò Roberto dell’Aquila della stirpe dei Magnifici di Loritello, del comitato Tricarico che, sobillata Capua, fece tandem con Aversa, fino alla morte del 1107, nel nome dell’Imperatore Enrico, generando Ruggiero II, che, a sua volta, non va confuso con Ruggiero Maccabeo, e nemmeno con Ruggero I Sanseverino fratellastro di Re Ruggiero II perché figlia di Adelizia I sposa di Ruggero Altavilla.
Al ritorno dal Ducato Apulia di Barulo del Gargano, crollata col sisma del 1088 prima di diventare capitale, agognata dal defunto Guiscardo, Rogero Borsa scelse di condurre i suoi mariani e i salernitani migranti pugliesi rimasti senza casa nei luoghi di origine.
Si ha notizia di due fiumi ripopolati dai migranti pugliesi, cioè dai Salernitani del fu Guiscardo che abbandonarono le colonie insieme ai Mariani: Tusciano e Melfia.
Dal primo nacque il Civitate Santa Sofia di Olevano, a volte detta direttamente Libano; dal secondo, nacque Palinuro, alla località San Paolo, dove il Beato Andrea dei Mariani fondò la nuova cittadella nel territorio poi dominato da Centola Cilento.
Questa fu la sede del Ducato di Nova Salernitana sui ruderi del Porto Vetere dell’antica Malfia. Nessun ricercatore, fino ad oggi, si era spinto a tanto.
Con la nascita del Regno di Gerusalemme, nell’estate del 1099, le conseguenze furono disastrose. La caduta di Costantinopoli provocò l’occupazione della grecia e la fuga dei reduci di rito greco e ortodosso verso la Puglia, contribuendo ad alimentare l’odio di Borsa contro i papi.
Costruita Nova (Caserta), ordinata dai papi ai dell’Aquila di Gaeta, venne sobillata Capua imperiale e ridotta ad essere annessa a Civitate Capua Nova che, al posto della sede del Ducato di Sicilia, Santa Maria Capua Vetere, divenne invece la sede del Granducato di Sicilia, dal 1093 al 1101, con il Console Ruggiero I della neapolis di Gaeta, giunto dal Principato della neapolis siracusana di Antiochia, chiamato dal Papa.
Re Corrado, come detto, col placet dello spodestato Alessio a Duca, aveva tradito il padre Enrico e annientato i Bizantini in quanto si era completamente sottomesso a papa Urbano II. Fu lui che lo riaccompagnò in Vaticano reggendo personalmente, a piedi, le briglie del suo cavallo, sperando solo di poter fregare il padre e il fratello Enrico V, designato a successore.
La sorte, che sembrava favorire Ruggiero I e il favoloso Re d’Italia Corrado, gli si rivoltò contro quando fu deposto dal padre Imperatore (1098) che rivoleva Capua, occupata dal Comitato di Tricarico, puntando a distruggere il seggio aversano.
Proprio per evitare questo, Urbano II, eleverà al titolo marchionale di Granduca Ruggiero I, Vicario della Chiesa a vita, accettato e fatto Re dal successore Papa Pasquale II che ne dichiarerà erede il figlio Guglielmo.
Il primo principe di Puglia non fu quindi tal bambino chiamato Ruggiero II dell’isola di Sicilia, ma il padre, elevato sul trono da Papa Pasquale II insieme al figliolo Marchese Guglielmo, in veste di “vicerè”, cioè Marchisio.
Sebbene il Granduca Ruggiero morirà ucciso, facendo la fine di Re Corrado a Civitate Florentia (1101), il papa comunque non riconobbe a Re Enrico IV il titolo di Imperatore ufficiale, tantomeno al Borsa quello di Re di Puglia.
Il pontefice affiderà l’ex trono di Rama in Ducato d’Apulia di Ruggiero Borsa, tornato nel mentre nella Salernitana del padre, spalleggiato da Ruggiero Il Nipote, figlio di Emma Altavilla e di Roberto del Principato Tricarico aversano.
Era detto il Nipote di Ruggero I, ma anche di Ruggero II il Minore, fratellino della madre Emma, designato a diventare, sulla carta, il I° Re di Sicilia, dopo essere stato principe imperiale di Salerno.
Nel 1092 Ruggero I fu III Duca di Puglia e presto Principe vicario di Corrado, come Ugo di Blois nel Principato di Velia Salernitana, e come Guglielmo dell’Aquila di Gaeta, nel Principato di Capua Nuova. Tutti nemici di Enrico IV, fino al 1106, anno in cui cambieranno le intestazioni sulle pergamene verginiane (dopo lo scioglimento del Comitato casertano di Tricarico con la sconfitta di Riccardo il Calvo), oltre che le principali intestazioni del Catalogo dei Baroni.
Dieci anni prima, lasciato il figlio Guglielmo Marchisio a Caserta, della stirpe dei dell’Aquila di Loritello, Ruggiero I si apprestò alla crociata, nominato nel Catalogo dei Baroni, con la frase Rogerius divina clementia dux, Roberti ducis filius, si specifica che Roberto è il figlio di Rogerio.
Il suo nome è citato anche nella Cronaca dei Franchi, quando si dice che per le crociate partirono Roggerius dux, ducis Robberti filius.4
Se ne deduce per certo che, nel 1118, la vedova Adelasia [figlia di Ruggero I e sorella di Ruggiero II] morì, ma il figlio I Re di Sicilia, ovvero Ruggiero II il Nipote di Salerno era vivissimo, come lo era il di lui nipote futuro Re Ruggiero II di Palermo.
Ma l’erede designato al trono parrebbe essere Guglielmo di Capua nuova, l’altro figlio rimasto orfano di Ruggero I, divenuto Marchio perché Principe di Capua nuova.
Il diploma giunto a noi è una copia del XIV Secolo, senza l’intestazione iniziale e senza firma, non citando il nome del titolare ………….dicendo solo che come padre, del primogenito ……….investito insieme a lui del titolo e della corona del Regno di Sicilia, Calabria e Puglia, e, come figlio di ………………che rese «innumerevoli servigi alla Chiesa al tempo dei nostri predecessori Urbano e Pasquale pontefici romani, di veneranda memoria. Anche tua madre…….., seguendo nobilmente l’esempio di suo marito, si preoccupò di aiutare e sostenere la Chiesa con grande liberalità».
Poi dice che il titolare del diploma era stato dotato dalla provvidenza di maggiore saggezza rispetto a tutti gli altri «Principi d’Italia».
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