COSI’ COMINCIANO LE CRONACHE ORIGINALI DI LOISE

Oh signore don Alonso, oggi è trascorso un anno, che mi domandaste se Dante diceva il vero quando disse non esserci maggiore dolore del ricordarsi del tempo felice nella miseria. Io, infatti, ero stato glorioso e adesso ero misero.
Io vi risposi che i movimenti primi non sono nel potere dell’uomo. Così ora vi voglio rispondere. Ascolterete molti mutamenti di tempi e di signori e di signore, e reami e città, e imperatori e papi, e re e regine, e principi e duchi, e conti e marchesi e altri grandi capitani di gente d’armi.
Dice il proverbio antico: è un sollievo per i miseri aver avuto compagni di pene e malanni.
Oh Signor, don Alonso, guarda quanti signori e signore che ho in mia compagnia, che per me è un grande sollievo, che io non gli sarei un buon servitore. In fede mia, non ho piacere delle loro miserie, ma ho piacere che Dio non ha privato della sua grazia solamente me, ma più e più grandi di me che io non meriterei di nominarli. Ora state attento ad ascoltare. Nel 1384 l’imperatore Sigismondo andò elemosinando per tutta l’Italia per pagare la sua taglia perché era prigioniero del Gran Turco.
Nel 1406 si vide un Papa andare elemosinando. Questo fu il Papa Gregorio che rimase a Gaeta. Il Re Ladislao che l’aveva creato, gli tolse l’obbedienza. Costui era Frate Minore, ritornò al suo Ordine religioso con la bisaccia al collo. Come voi sapete i Frati di San Francesco non campano se non di elemosine.
Nel 1406 si vide il principe di Taranto andare elemosinando per Castel Nuovo, perché era prigioniero, e gli feci del bene io. E in quel tempo erano prigionieri tutti i signori di questo Reame nel Castel Nuovo, nel Castello dell’Ovo, nel Castello di Santeramo, nel Castello di Capuana, e non avevano quello di cui avevano bisogno, andavano scalzi e spogliati.
E in quel tempo ho visto il Duca di Sessa, il padre del Principe di Rossano, andare mendicando per il Castello Nuovo, e gli feci l’elemosina io.
Il Duca di Venosa, messere Gaspare di Sanseverino, messere Tommasiello di Sanseverino, padre del Conte di Capaccio, erano prigionieri alla fossa di Carlo Martello e mandavano un loro servitore ad elemosinare per Napoli; questo servitore si chiamava Domenico de Lo Furno.
E ancora in quel tempo molti Conti e assai Baroni andarono elemosinando.
Al tempo della Regina Giovanna Seconda, il Conte di Sarno andava elemosinando e alla fine morì nell’ospedale dell’Annunziata di Gaeta….
NOTE
1. Il re Ferrante è Ferdinando I, figlio naturale di Alfonso d’Aragona, che successe nel regno alla morte del padre, nel 1458.
2. Roberto il Guiscardo (1015-1085) figlio di Tancredi d’Altavilla, nacque in Normandia. Partecipò alle lotte ingaggiate dai signori dell’Italia meridionale contro i Bizantini, diventando famoso per le sue qualità politiche e militari. Cfr. Vito Loré – Dizionario Biografico degli Italiani – Volume 87 (2016) s. v. ROBERTO d’Altavilla, detto il Guiscardo, duca di Puglia, di Calabria e di Sicilia.
3. Federico Barbarossa (circa 1122-1190), imperatore del Sacro Romano Impero, re dei Romani e re d’Italia, capeggiò la crociata promossa dal papa Clemente III (1130-1191). Il riferimento del De Rosa è alla Terza Crociata(1189-1192), che non raggiunse l’obiettivo di conquistare Gerusalemme, anche per la morte improvvisa del Barbarossa, annegato in un fiume dell’Asia Minore, nel 1190.
4. Con il toponimo Nocera, si intendeva la Contea di Nocera, che si estende per quasi tutta l’area dell’attuale Agro nocerino-sarnese, da Angri fino a Siano. Gli attuali comuni di Nocera Inferiore e Nocera Superiore, in provincia di Salerno, fino al 1851 hanno sempre fatto parte di un’unica comunità. Il nome Nocera dei Pagani risale al XVI secolo ed è probabilmente derivato da quello della famiglia Pagano, che la possedeva.
5. L’episodio, per quanto romanzato, potrebbe riferirsi alla pace di Venezia del 1177, stipulata tra il Papa, l’Imperatore, i rappresentanti dei liberi Comuni e del regno di Sicilia, quando il Papa e l’Imperatore alloggiarono per sei anni nel monastero di San Nicola al Lido.
6. Il versetto tratto dalle Lettere nel Nuovo Testamento dice così:” e avendo noi un gran Sacerdote sopra la casa di Dio”, (Lettera agli Ebrei, 10,21)
7. “Noi ti lodiamo, Dio, /ti proclamiamo Signore./ O eterno Padre”, sono le prime parole dell’inno, che si canta in particolari solennità liturgiche, esso è antico e viene cantato in ringraziamento a Dio.
8. Vangelo di Matteo, 27,64:” l’errore più recente è peggiore di quello precedente”.
9. Salmi, 104,15 “Non toccate i miei consacrati/ non fate alcun male ai miei profeti”.
10. Salmi, 90, 13:” Camminerai su aspidi e vipere/ schiaccerai leoni e draghi”.
11. Camauro, berretta di velluto rosso, che scende sugli orecchi, che i pontefici hanno portato fino a qualche secolo fa.
12. Guglielmo I re di Sicilia (1120-1166), detto il Malo, era figlio di Ruggero II d’Altavilla e della sua prima moglie Elvira di Castiglia. Fu da suo padre associato al regno senza chiedere il consenso del Papa Eugenio III. Morto Ruggero II (1154), Guglielmo restò unico re di Sicilia. Cfr. Francesco Panarelli – Dizionario Biografico degli Italiani – Volume 60 (2003) s. v. GUGLIELMO I d’Altavilla, re di Sicilia.
13. Guglielmo II, re di Sicilia, detto il Buono (1153-1189), figlio di Guglielmo I, gli successe nel 1166. Cfr. Francesco Panarelli – Dizionario Biografico degli Italiani – Volume 60 (2003) s. v. GUGLIELMO II d’Altavilla, re di Sicilia.
14. Il De Rosa parla degli ultimi discendenti della casa sveva. Manfredi (1232-1266) è stato l’ultimo sovrano della dinastia sveva del Regno di Sicilia. Figlio, legittimato, dell’imperatore Federico II di Svevia e di Bianca Lancia, fu re di Sicilia dal 1258 alla morte, avvenuta nella battaglia di Benevento contro gli Angioini. Corrado di Svevia, detto Corradino (1252 –1268), consegnato a Carlo d’Angiò, processato e condannato a morte, fu decapitato nell’attuale piazza del Mercato di Napoli, il 29 ottobre 1268. Cfr. Peter Herde – Federiciana (2005) s. v. CORRADINO DI SVEVIA
15. La tosatura delle monete era una pratica dei falsari la cui frode consisteva nel sottrarre metallo dai bordi delle monete d’oro e d’argento. Il Reale, infatti, è una moneta d’oro fatta coniare da Carlo I d’Angiò (1266-85) a Barletta; lo stesso sovrano fece coniare i Carlini nel 1278 nella zecca di Napoli, in oro e in argento.
16. Poiché Carlo I d’Angiò morì nel 1285, il Chiaromonte di cui parla il De Rosa non può essere Giovanni (nato alla fine del XIII sec. e morto nel 1342) ma il padre, Manfredi, che morì dopo il 1314. Cfr. Ingeborg Walter – Dizionario Biografico degli Italiani – Volume 24 (1980) s. v. CHIARAMONTE, Giovanni, il Giovane, conte di Modica.
17. Giovanni da Procida (1210-1298) signore di Procida seguace di Manfredi, rimase fedele agli Svevi, congiurando poi sempre contro gli Angioini. Dal De Rosa è stato considerato l’artefice dell’ insurrezione scoppiata a Palermo nel 1282, meglio conosciuta come i Vespri Siciliani contro il malgoverno di Carlo I d’Angiò. La guerra che ne scaturì, si conclusa con la Pace di Caltabellotta (1302), che sancì la cacciata degli Angiò dalla Sicilia. Cfr. Giuseppe La Mantia – Enciclopedia Italiana (1933) s. v. GIOVANNI da Procida.
18. Nella narrazione del De Rosa gli eventi legati alla guerra dei Vespri coinvolgono Carlo I e Carlo II d’Angiò e il re d’Aragona Giacomo I e il figlio Pietro che aveva sposato Costanza, la figlia di Manfredi, facendo aumentare le pretese del re d’Aragona sulla Sicilia, come regno ereditario.
19. Carlo II d’Angiò (1254-1309). Nel giugno del 1270, a Napoli, Carlo II sposò Maria d’Ungheria (1257 ca. – 25 marzo 1323), figlia di Stefano V d’Ungheria ed Elisabetta di Cumania e sorella di Ladislao IV. Dall’unione nacquero quattordici figli: 1) Carlo Martello, (Napoli, 8 settembre 1271 – Napoli, 19 agosto 1295) Principe di Salerno e Re titolare d’Ungheria. 2) Margherita (1273 – 31 dicembre 1299), sposa nel 1290 Carlo, principe di Francia e Conte di Valois, dal 1290 Contessa d’Angiò e del Maine. È la progenitrice della dinastia reale dei Valois, che regnò in Francia dal 1328 al 1589. 3) Ludovico (Nocera de’ Pagani, 9 febbraio 1275 – Chateau de Brignoles, 19 agosto 1298), Vescovo di Tolosa, fu santificato nel 1317. 4) Roberto (Torre Sant’Erasmo, 1277 – Napoli, 20 gennaio 1343) detto Il Saggio, Re di Napoli, Duca di Calabria, Principe di Salerno e Capua, Conte di Provenza e Forcalquier, Re titolare di Gerusalemme e Sicilia. 5) Filippo (10 novembre 1278 – Napoli, 23 dicembre 1332), Principe di Taranto, Principe d’Acaia (o di Morea), Despota d’Epiro, Signore di Durazzo e del Regno d’Albania, Imperatore titolare di Romania, Imperatore titolare di Costantinopoli, pretendente al Regno di Tessalonica. 6) Raimondo Berengario (1280 – ottobre 1305), Conte di Provenza, Conte di Andria e Signore del Piemonte dal 1304, sposò Beatrice Cappai de Baux, principessa d’Arborea. 7) Eleonora (agosto 1289 – Monastero di San Nicolò l’Arena a Nicolosi, 9 agosto 1343), il 13 maggio 1302 a Messina sposò Federico II d’Aragona, Re di Trinacria. 8) Bianca (1284 ca. – Barcellona, 14 ottobre 1310), il 29 ottobre 1295 a Vilabertran sposò Giacomo II d’Aragona. 9) Tristano (1284 ca. – 1288). 10) Galeazzo (1286 ca. – m. dopo il 1308), prete. 11) Maria (1290 ca. – 1346/47), il 9 febbraio 1304 sposò per procura Sancio I di Maiorca, re di Maiorca; nel 1326 sposò Giacomo II d’Aragona, Barone di Xérica. 12) Pietro (1292 – battaglia di Montecatini, 29 agosto 1315) detto Tempesta, Conte di Gravina. 13) Giovanni (1294 – Napoli, 5 aprile 1336), Conte di Gravina, Conte d’Alba, Duca di Durazzo, Principe d’Acaia (o di Morea), Signore del Regno d’Albania. 14) Beatrice (1295 – Andria, 1335), nel 1305 sposò Azzo VIII d’Este, Signore di Ferrara; nel 1309 sposò Bertrando III del Balzo, Signore di Berre, Conte di Montescaglioso e Squillace, portandogli in dote la contea di Andria.
20. Qui il De Rosa nel precisare il titolo nobiliare, ripete l’ordinale “sesto” per il figlio di Carlo II, Berardo/Berengario, che qui viene trascritto nella dizione più comune del nome nell’espressione italiana dialettale. cfr. Similar names to the italian name Berardo. forms of misspellings and variations are listed as following: . Belaldo. Beraardo. Beraordo https://genametor.com › berardo
21. Sancia (1281-1345) figlia del re di Maiorca Giacomo II, moglie di Roberto d’Angiò fu regina di Napoli dal 1309 al 1343, anno della morte del marito. Sancia era la seconda moglie di Roberto, che, rimasto vedovo di Iolanda d’Aragona nel 1303, si era risposato l’anno dopo
22. La Bolla d’Oro era un particolare tipo di documento ufficiale in uso presso la cancelleria imperiale di Costantinopoli e adottato poi nel Medioevo anche presso le corti occidentali. Sta a significare documenti di particolare importanza.
23. La città di Mainz (Magonza) è nella Germania. L’arcivescovo di Magonza viene da allora chiamato primas Germaniæ, il sostituto del Papa a nord delle Alpi (Santa Sede di Magonza).
24. Bartolomeo di Capua, è stato giurista e uomo politico napoletano (Capua 1248 – Napoli 1328). Studiò diritto allo studio di Napoli, dove poi insegnò (1278-1289 circa). Già consigliere di Carlo I d’Angiò, fu poi il più fidato e autorevole collaboratore di Carlo II. Fu anche prezioso consigliere di re Roberto, cfr. Paola Maffei – Federiciana (2005) s. v. Bartolomeo di Capua.
25. Il titolo di Duca di Calabria veniva dato al figlio del Re destinato a succedergli sul trono di Napoli.
26. L’espressione pro rata parte, riportata da De Rosa, sta ad indicare che i beni ereditari si dividano proporzionalmente tra gli aventi diritto, per la parte stabilita, cfr. Istituzioni civili del diritto romano di Giuseppe Cirillo …, Napoli 1785 tomo 1 p.176
27. Rama (Vallata della Narenta, fiume della Bosnia ed Erzegovina e della Croazia) era il nome della regione raguseo-narentana in Dalmazia.
28. Questa regione storica in Europa orientale è divisa oggi tra la Polonia e l’Ucraina. Il Regno di Galicia e Lodomeria, anche conosciuto come la Polonia austriaca. Cfr. Dissertatio de Gallicia et Lodomeria: item Dalmatia Veneta dicta Regno Hungariae incorporanda, senza note tipografiche 1805.
29. La chiesa di Sant’Eligio Maggiore è un edificio di culto di Napoli edificato in epoca angioina ed ubicato nel centro storico della città, nella zona di piazza del Mercato.
30. La canna era l’ unità di misura di lunghezza, pari a m. 2.
31. La tonnina era un salume di tonno; è l’equivalente dell’espressione “fare un macello”.
32. Mariti di Giovanna I (1325-1382) furono: Andrea d’Angiò (1327-1345, fatto sposare quando aveva sei anni), Luigi I di Napoli (seconde nozze 1347, morte 1362), Giacomo IV di Maiorca (1336-1375) terzo marito, ma non fu mai incoronato re e fu solo suo consorte dal matrimonio, nel 1363, alla morte; il quarto fu Ottone di Brunswick-Grubenhagen (1320-1398), sposato nel 1376.
33. Filippo di Taranto (1278-1331) era Duca di Durazzo.
34. Nel medioevo, il parlamento era l’ assemblea dei baroni e del clero, e poi anche delle città, di un intero paese (parlamento generale) o di una provincia (parlamento provinciale) o anche semplicemente dei cittadini di un comune. Cfr. Treccani, Vocabolario on line, s. v. Parlamento.
35. Giovanna per provvedere alla sua successione, aveva dato in moglie al potente Duca di Durazzo, Margherita, la figlia di sua sorella Maria e del Duca Carlo di Durazzo ‘senior’, decapitato in Aversa per il regicidio di Andrea d’Ungheria. Per questo matrimonio fu necessario ottenere la necessaria dispensa pontificia, essendo essi sposi cugini. A Carlo III successero sul trono napoletano, nell’ordine, i figli Ladislao (1386-1414) e Giovanna II (1414-34), con la quale la Casa di Durazzo si avviò all’estinzione. S. v. “Carlo della Pace” in http://www.arteecarte.it › primo › articolo
36. Urbano VI (1318-1389) cfr. Ivana Ait – Enciclopedia dei Papi (2000) s. v.
37. La fontana del Formiello è una fontana alle spalle del Castel Capuano, nel quartiere San Lorenzo.
38. Probabilmente corrisponde a quello che oggi è il Ponte della Maddalena.
39. Franceschino, comandante di ventura, era lo zio del più famoso Facino (Bonifacio) Cane (1360-1412) di Casale Monferrato. Franceschino partecipò alla battaglia di Gamenario, alle porte di Torino, nel 1345, che segnò la fine della dominazione angioina in Piemonte.
40. Questi sono paesi della Puglia, oggi in provincia di Foggia.
41. Probabilmente il 27 luglio 1382, a Muro, Carlo III fece soffocare tra due cuscini la donna che vent’anni prima, dopo l’assassinio del padre da parte di Roberto e Filippo II di Taranto, gli aveva salvato la vita… Alla ex regina, in quanto scismatica, fu però negata una sepoltura cristiana e i suoi resti furono raccolti in un ossario sotto il pavimento della chiesa di S. Chiara. Cfr. Andreas Kiesewetter – Dizionario Biografico degli Italiani – Volume 55 (2001) s. v. GIOVANNA I d’Angiò, regina di Sicilia.
42. Mattiello è diminutivo di Matteo, nipote del pontefice Bonifacio IX (1350-1404) beneficiò della sua protezione e aiuto.
43. Effettivamente il Papa Bonifacio IX pativa di questo male, tanto che morì di calcolosi delle vie urinarie. Cfr. Arnold Esch – Dizionario Biografico degli Italiani – Volume 12 (1971) s. v. BONIFACIO IX, papa.
44. 1) Enrico Minutolo (1350-1412) fu cardinale e arcivescovo di Napoli. 2) Francesco Carbone (seconda metà XIV sec- 1405) fu vescovo di Monopoli nel 1382. 3) Rinaldo Brancaccio ( 1350/1360 – 1427), cardinale e vescovo, fu amministratore apostolico della diocesi di Aversa. 4) Landolfo Maramaldo (1350/1355 – 1415) nominato arcivescovo di Bari non prese possesso della sede, perché la regina Giovanna I aveva appoggiato l’antipapa Clemente VII. In seguito all’accordo tra l’antipapa Giovanni XXIII e il re Ladislao I di Napoli, nel 1413 fu preso in ostaggio e costretto a rimanere a Napoli fino alla sua liberazione da parte della regina Giovanna II. 5) Angelo Maria d’Anna, della nobile famiglia napoletana del Seggio di Portanova, fu creato cardinale nel 1384, fu Nunzio Apostolico nel Regno di Napoli.
45. Nel XIII sec. la città viene nominata Nuceria Christianorum; ma alcuni secoli dopo viene indicata col nome di Nuceria Paganorum. La storia delle due Nocera della Campania (Nocera Inferiore e Nocera Superiore) è quella di un’unica città suddivisa in due amministrazioni nel 1851.
46. Papa Bonifacio IX (circa 1350-1404), di nobile famiglia napoletana feudataria di Casarano (Lecce). Il suo pontificato fu contrastato da due antipapi. Cfr. Arnold Esch – Dizionario Biografico degli Italiani – Volume 12 (1971) s. v. BONIFACIO IX, papa.
47. Assio Balassio è il nome italianizzato dell’attentatore del re Carlo III. Egli era il barone ungherese Biagio Forgàch cfr. Loise De Rosa, Ricordi, a cura di V. Formentin, Roma 1998, tomo II p.881.
48. Visegrad, città ungherese, situata a 40 chilometri da Budapest in direzione nord e in un’ansa del Danubio. Nel secolo XIV, durante il regno di Carlo d’Angiò, Visegrad divenne la capitale dell’Ungheria.
49. Il “gioco della correggia”, come c’informa Riquer 1975: 783, è un gioco infantile in cui i bambini si rincorrono colpendosi con una cintura, cercando di salvarsi arrivando a toccare un albero. Un’altra versione prevede che «il primo dei due contendenti arrotoli una correggia di cuoio e il secondo infili nelle pieghe della correggia un bastone. Se il primo contendente riesce a liberare la cinghia tirandone i due estremi, ha vinto. Pare comunque che, con un abile gioco di mani, sia sempre possibile liberare la correggia. Per questo il gioco è diventato sinonimo di truffa e di imbroglio», come si legge in Farîd Al-Dîn Áttâr (Granata), in Carte Romanze 3/2 (2015): 7-107 – ISSN 2282-7447 http://riviste.unimi.it/index.php/carteromanze/index: UNA VIDA PER DUE TROVATORI: ARNAUT DE TINTINHAC E PEIRE DE VALERIA, p. 97.
50. Perretto (o Pietro) De Andreis di Ivrea, altri gli danno origini provenzali o dalmate, è considerato tra i più stretti collaboratori di Ladislao d’Angiò; morì a Napoli nel settembre 1415 (ma secondo alcuni sarebbe morto due anni più tardi) con sospetto di avvelenamento, da parte della moglie Margheritella della Marra. Cfr. Salvatore Fodale – Dizionario Biografico degli Italiani – Volume 33 (1987) s .v. DE ANDREIS, Perretto. E ancora la voce PIERETTO DE ANDREIS in Condottieri di Ventura https://condottieridiventura.it › pieretto-de-andreis.
51. Janni della Treccia conte di Monteodorisio, era capitano di ventura. Il suo nome viene riportato in altre fonti Joanne della Turza, de la Terza, de la Trezza
52. VILLANUCCIO DA VILLAFRANCA/VILLANUCCIO DI BRUNFORTE (circa 1320-1387), capitano di ventura, conte di Sarno, favorì nel regno di Napoli i partigiani del papa Urbano VI contro quelli dell’antipapa Clemente VII. Cfr. la voce VILLANUCCIO DA VILLAFRANCA/VILLANUCCIO DI BRUNFORTE in Condottieri di Ventura, https://condottieridiventura.it › villanuccio-da-villafranc…
53. FEDERICO DI BRUNFORTE (seconda metà XIV sec-1420), detto l’Ungaro, condottiero di ventura, Conte di Bisceglie, militò nella “Compagnia dell’Uncino” capitanata dal cugino Villanuccio da Villafranca. Combatté a favore di Carlo di Durazzo contro le truppe di Giovanna d’Angiò. https://condottieridiventura.it › federico-di-brunforte.
54. Giacomo II di Borbone-La Marche (1370 – 1438), figlio primogenito di Giovanni I di Borbone-La Marche e Caterina di Vendôme, successe al padre e fu conte di La Marche. Sposò nel 1415 in terze nozze Giovanna II d’Angiò-Durazzo, regina di Napoli, divenendo il suo secondo marito senza però ottenere il titolo regio. Nel 1419 venne costretto dai baroni napoletani a rinunciare al titolo regio, e fu cacciato ed esiliato dal Regno. Nel 1435 rinunciò ai titoli nobiliari e si fece Frate Francescano, morendo in convento tre anni più tardi. Cfr. Treccani- Enciclopedia on line s. v. Borbóne, Giacomo II di, conte di La Marche.
55. Luigi III d’Angiò-Valois (1403– 1434), figlio di Luigi II, duca d’Angiò, nel 1426 venne designato da Giovanna II d’Angiò-Durazzo, regina di Napoli e priva di eredi, come suo legittimo erede. Luigi III non regnò mai perché morì prima della regina Giovanna II e il titolo di re di Napoli passò al fratello Renato, perché egli era privo di eredi.
56. Alfonso di Trastámara, detto il Magnanimo (1393 – 1458), principe spagnolo della casa reale di Trastámara d’Aragona, divenne re Alfonso I di Napoli dal 1442 al 1458. Ferdinando I re di Napoli (detto Ferrante), che gli successe sul trono, era figlio illegittimo di Alfonso I.
57. Enea Silvio Bartolomeo Piccolomini (1405-1464) uno dei più rappresentativi esponenti dell’Umanesimo, eletto papa, assunse il nome di Pio II. Egli consentì l’ incoronazione ufficiale di Ferdinando I re di Napoli, che avvenne nel duomo di Barletta il 4 Febbraio 1459.
58. Galeotto Bardaxi, “valoroso guerriero del secolo XV, nobile messinese, menzionato per le sue prodezze da Papa Pio II nella sua Europa” (De Europa è abbozzo di un trattato geopolitico dal sapore internazionale composto nel 1458), cfr. Nino Principato, Il complesso di Santa Maria di Gesù superiore dei Minori Osservanti e la sepoltura di Antonello da Messina. Analisi storica alla luce dei documenti e degli atti notarili, in Archivio Nisseno Anno XII n. 23 supplemento Tomo II, luglio-dicembre 2018, p.47.
59. Onorato II Caetani d’Aragona (1414 – 1491), conte di Fondi, logoteta e protonotario del Regno di Napoli. Re Ferrante I d’Aragona gli concesse il privilegio di aggiungere al proprio il cognome d’Aragona.
60. Il De Rosa nel sostantivo “truffa” non vede soltanto la frode, il raggiro, il furto, ma anche l’abilità di chi commette questo reato. Come l’abilità che hanno quelli che truffano le persone con il gioco delle tre carte o dei tre campanelli. La delusione dopo l’illusione lascia molto sconcertati i truffati.
61. Paolo Strina apparteneva alla nobile famiglia caprese degli Strina, Cfr. Domenico Antonio Parrino, Di Napoli il seno cratero esposto agli occhi.. vol. II, Napoli 1700 p.112. E ancora Giuseppe Cappelletti, Le chiese d’Italia della loro origine sino ai nostri giorni, Volume 19, Venezia 1864 p.553.
62. Facino Cane, nato da famiglia nobile del Monferrato, battezzato col nome di Bonifacio/Bonifacino/Facino fu condottiero di ventura (Casale Monferrato 1360 ca.-Pavia 1412). Fu al servizio degli Scaligeri, dei Carraresi e di Gian Galeazzo Visconti. Insieme con Ottone di Brunswick nel 1382 combatté nel Napoletano per la regina Giovanna I contro Carlo di Durazzo. Morì a Pavia intorno al 1412. Cfr. Antonio Motta – Enciclopedia Italiana (1932) s. v. Facino Cane – Condottieri di ventura https://condottieridiventura.it › facino-cane – D. M. Bueno de Mesquita – Dizionario Biografico degli Italiani – Volume 17 (1974) s. v. CANE, Facino.
63. Francesco Piccinino (1407 circa – 1449) famoso condottiero di ventura servì a lungo i Visconti. Nel 1436 combatté in difesa di Alfonso V d’Aragona in Napoli. Cfr. Serena Ferente – Dizionario Biografico degli Italiani – Volume 83 (2015) s. v. PICCININO, Francesco – FRANCESCO PICCININO Di Perugia – Condottieri di ventura https://condottieridiventura.it › francesco-piccinino-di-p…
64. Lo “sciamarro” era una sorta di piccone usato per rompere terreni duri e rocce, e per abbattere muri.
65. Lucrezia d’Alagno (1430-1479) di nobile famiglia partenopea fu l’amante del Re del Regno di Napoli Alfonso V d’Aragona. “Ma questo gran Re, d’animo così elevato, e di pensieri cos’ reali, fra tante bellicose cure, e fra tanti perigliosi impegni di stabilire il suo impero, ecco che pure fu divertito alquanto da una passione amorosa che tutto il mondo assoggetta. Innamorossi egli d’una giovinetta, Lucrezia d’Alagno nominata celebrata per tutte le nazioni, per li favori che da questo Principe riceveva”. Bastian BIANCARDI, Le vite de Re di Napoli, Raccolte succintamente con ogni accuratezza, Venezia 1737, pp.300-01.
66. Padre di Lucrezia era Nicola (Cola) d’Alagno:” Gentiluomo Napoletano, Signore di Roccarainola, originario della città d’Amalfi” Bastian BIANCARDI, op. cit., p. 301.
67. Eleonora di d’Aviz e Trastámara (1434-1467) nipote del re della corona d’Aragona e di Sicilia, Ferdinando, padre di Alfonso, era la moglie dell’imperatore Ferdinando III d’Asburgo (1415-1493).
68. Marchese di Crotone era Antonio Centelles (non si conosce l’anno di nascita, la morte viene indicata all’incirca dopo il 1466), di origini catalane, sposato con Enrichetta Ruffo, che gli portò in dote la contea di Catanzaro e il marchesato di Crotone.
69. Giacomo Coreglia (o Corella) troviamo nell’assedio di Napoli del 1441/2, quando i soldati di Alfonso attraverso i cunicoli dell’acquedotto della città:” in tempo di notte fe entrare per un pozzo nelle vicinanze di San Giovanni a Carbonara Diomede Carafa e Gregorio Corella con trecento animosi soldati”, cfr. Placido TROYLI, Istoria generale del reame di Napoli, tomo V parte II. Napoli 1753 p.82
70. Lucrezia vuole dire che se uno facesse una cosa non lecita, peccaminosa, anche se non incorre nelle ire dell’altro, certamente commette peccato.
71. Omnes moriemur, Ecclesiaste 12,33.
72. Così inizia l’inno alla Vergine: Ave, maris stella / Dei mater alma
73. Sono i versi 898-899 del poema di Francesco Petrarca, Africa,: animalia cuncta quiescunt /irrequietus homo
74. L’espressione si trova nella lettera del Petrarca al fratello Gherardo, monaco certosino, Familiares, X ,5 “dum in animum redit quid est femina, omnis tentatio confestim avolat et ego ad libertatem et ad pacem meam redeo” -quando ripenso a quel che è una donna, ogni tentazione subito se ne va, e io torno alla libertà e alla mia pace.
75. La salma era anche unità di misura del peso delle derrate ed equivaleva a circa 238 kg. Il grano era una moneta coniata nel regno di Napoli a cominciare da Ferdinando I d’Aragona, un sottomultiplo della piastra d’argento, nel rapporto 1 a 120.
Recensioni
Non ci sono ancora recensioni.
Only logged in customers who have purchased this product may leave a review.