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QUELLA INSPIEGABILE «CENSURA» AI GIORNALI DI MATTEO SPINELLI
Il Libro dei Giornali di Matteo Spinelli da Giovinazzo, scrittore contemporaneo a Manfredi e Carlo I Re di Napoli, è stimato uno dei più pregiati documenti d’istorie accadute in quei tempi.
E perciò con ragione, non senza lode del suo autore, si son d’esso serviti molti storici, così Napoletani, come d’altre nazioni nelle loro opere.
Pensai una volta, che questo libro fosse stato composto con lingua latina da Matteo, e che dapoi da altro soggetto si fosse trasportato all’italiana favella nei tempi più bassi, parendo che il linguaggio non sia l’istesso, che quello usato comunemente nella Puglia nel terzodecimo secolo di Cristo.
Di tal cosa però lascio a più saggi, e dotti il farne risoluto giudizio. Non potendosi dall’altra parte ragionevolmente negare, che il linguaggio di questi Diari sia stato mutato in gran parta dal suo primiero candore pugliese da quelli, che di mano in mano con poca accuratezza li hanno trascritti, come appare chiaramente dalla varietà della lingua di tante copie.
Che questi Giornali sieno stati stesi nei tempi medesimi, nei quali succedevano ordinatamente le cose narrate, pare che si possa raccogliere dal loro contesto. Vi è però qualche luogo, che fa argomentare essersi scritto dall’autore qualche tempo dopo che la cosa ivi narrata accadde.
Nel considerare poi che negli esemplari Mss. che corrono pel nostro Regno, si trovano degli errori di cronologia di molto rimarco, m’induco a sospettare, che gli esemplari medesimi per negligenza ed ignoranza di chi li trasse primieramente dall’originale, sieno stati in più luoghi corrotti nelle note numerali degli anni. E forse a questi errori diedero ancora occasione le lacune, che nell’originale si ravvisavano, sì per essere stato mancante di più carte in vari luoghi, e sì ancora perchè in altre parti le ingiurie dei tempi avevano cancellate più cose.
Difetti, che quasi in tutte le copie Mss. che corrono per le mani degli uomini dotti, si notano. Per dare un saggio di questa negligenza, ed imperizia dei copisti, ho stimato conveniente porre in nota alcune poche riflessioni critiche sopra il testo dei Giornali medesimi, acciocché da queste si possa far giudizio di qualche altro luogo corrotto, o sospetto, che forse vi resta, essendo cosa difficilissima a credere, che tali cose si fossero notale dall’autore sotto gli anni e tempi, nei quali in detti esemplari si leggono, trattandosi d’istorie accadute nei suoi giorni, ai Napolitani, ed Italiani notissime, e che s’avevano, per così dire, avanti gli occhi dagli scrittori di quei tempi, nei quali senz’alcun dubbio fiorì Matteo Spinelli da Giovinazzo.
Nei Giornali di questo autore Mss. che vanno intorno, si pone la venuta di Corrado in Italia, e nel Regno di Napoli, nell’anno 1251. Ma l’autore delle cose di Corrado, e di Manfredi, scrittore di quel tempo, la stabilisce nell’anno 1252. Così fa l’autore della Cronica del monistero della Cava, ed altri scrittori contemporanei delle cose d’Italia. Nei Giornali medesimi si nota la morte di Corrado nell’anno 1253.
E pure non solo le altre memorie antiche scritte di questo stesso secolo nel Regno di Napoli, ma pur anche l’autore Anonimo citato di sopra dei fatti di Corrado, Errico Sterone negli Annali presso Canisio Tom. I. Antiq. Lection. pag. 173, il Monaco di Padoa nell’11. lib della sua Cronaca, e Matteo Parisio negli Annali d’Inghilterra, scrivono che accadesse nell’anno seguente. Perciò con ragione Oderico Ripaldi negli Annali Ecclesiastici sotto l’anno di Cristo 1254 num. 44. col testimonio degli scrittori medesimi, e delle lettere d’Innocenzo IV sommo pontefice, convince d’errore quegli storici, che la posero prima di quell’anno. Ciò che si narra nei Giornali stessi dell’andata d’Innocenzo IV in Napoli nel mese di giugno dell’anno 1253 accadde onninamente nell’anno 1254. Si veda il Rinaldi in quest’anno dal num. 56 sino al num. 64.
Avendo posto la venuta d’Innocenzo nel Regno di Napoli nell’anno 1253 dentro il mese di giugno, e scritto in seguela, ch’egli prendesse il possesso del reame medesimo nel mese di luglio, asseriscono, che di poi andò Manfredi a dargli ubbidienza con maraviglia dei popoli. Ma che Manfredi nell’entrare che fece il sommo pontefice nel Regno, gli uscisse incontro sino a Ceperano, lo racconta l’autore dei suoi fatti.
Che poi il detto principe si fosse posto sotto la protezione d’Innocenzo, prima che l’istesso arrivasse in Napoli, costa dalle lettere del medesimo pontefice, e particolarmente dalla 205 del libro 12 delle Lettere Curiali presso il Rinaldi, colla qual lettera fu confermato a Manfredi il Principato di Taranto colle Contee di Gravina, e di Tricarico, lasciategli da Federigo padre, e gli si aggiunse ancora il Principato d’Andria.
Può essere che l’atto dell’ubbidienza fosse un atto solenne diverso dall’incontro; ma è certo, che non accadde in quell’anno, sotto il quale si nota.
Nei Giornali s’accenna con sufficienti indizi essere morto Innocenzo IV nell’anno 1253 quando la morte dello stesso pontefice accadde l’anno 1254 a dì 7 del mese di dicembre, come si fa chiaro dalla lettera 2 del lib. I d’Alessandro IV successore. E lo confermano Errico Sterone presso il Canisio, e gli scrittori più esatti delle vite dei romani pontefici.
Sotto l’anno 1255 si scrive che i cardinali, i quali erano stati in discordia un anno, e mesi crearono finalmente nuovo pontefice Alessandro IV d’Anagni. Non posso facilmente parsuadermi, che Matteo Spinelli notasse così tal cosa nei suoi Giornali, poichè Alessandro IV cardinale, dei conti d’Anagni fu creato sommo pontefice nel mese di dicembre dell’anno 1254 dopo tredici soli giorni di sede vacante. Nè vi fu discordia, ma unione grande tra i cardinali, come costa da più illustri documenti storici di quei tempi, dalle storie ecclesiastiche, dalle vite dei romani pontefici, e dagli scrittori antichi delle cose del Regno di Napoli.
L’elezione d’Alessandro nuovo pontefice fu fatta dai cardinali nel Regno medesimo, e però non dovea, nè potea essere ignota a Matteo, che fioriva in quel tempo nella città di Giovinazzo.
L’autore Anomino del de Rebus Siculis, ch’ebbe anch’esso avanti gli occhi queste cose, facendo riflessione all’accelerata elezione del nuovo papa, attribuisce l’affrettamento dei cardinali al timore da essi conceputo per la ribellione, e per li sforzi di Manfredi. Sotto l’istess’anno intorno al mese di febbraio si nota, che dal papa medesimo fu mandato a Manfredi l’arcivescovo di Foligno, e che gli comandasse, che sotto pena di scomunica tornasse all’ubbidienza della Chiesa, e restituisse alla medesima le terre tolte. Foligno mai non è stato arcivescovado. Inoltre dall’anno 1243 fino all’anno 1265 la città istessa fu priva del proprio vescovo, come scrive Ferdinando Ughello, secondo gli antichi monumenti nel Tom.I dell’Italia Sacra, trattando dei vescovi di Foligno num. 29 col. 699 della nuova edizione di Venezia; dove opportunamente avverte, che il personaggio mandato a Manfredi fu amministratore solamente della Chiesa di Foligno in spiritualibus et temporalibus, ma non già vescovo, e chiamavasi per nome Bernardo.
Nè tale legazione fu mandata da Alessandro nell’anno 1255 ma dall’antecessore Innocenzo nell’anno 1254 come scrivono il Bzovio nella continuazione degli Annali Ecclesiastici del cardinale Baronio al dett’anno, ed il citato Ughello.
In quest’istesso anno 1255 leggiamo nei Giornali, che si sparse voce nella Puglia, e Sicilia che Corradino era morto, e che in seguito Manfredi si fece coronare Re di Palermo. La coronazione del Re Manfredi nella Città di Palermo accadde nell’anno 1258, come costa dagli autori contemporanei Siciliani, Pugliesi, e Stranieri.
Si vedano tra quelli l’anonimo de Rebus Siculis, e l’altro de Rebus Manfredi, la storia della traslazione delle reliquie di S.Tommaso Apostolo dall’Isola di Scio alla città d’Ortona nel Regno di Napoli, scritta nell’anno 1259, Matteo Parisio negli Annali d’Inghilterra sotto l’anno 1258.
Ai privati documenti, e alle istorie scritte dagli autori di varie nazioni, e paesi concordano affatto i pubblici strumenti stipolati da notai regi nel Regno di Napoli, vivente Manfredi, e i reali diplomi spediti da Manfredi medesimo, dai quali chiaramente appare che il principe stesso cominciò a numerare gli anni del suo regno dal mese di agosto del 1258 e non già del 1255. Di molti, per isfuggire la lunghezza basta accennarne due.
Il primo è uno strumento pubblico conservato nell’Archivio Vescovile della città di Nardò tra le scritture spettanti all’abbate Ruggieri, il quale principia:
+ Anno salutiferæ Incarnationis Domini nostri Iesu Christi millesimo ducentesimo sexagesimo primo, Regnante Domino nostro Manfredo Dei gratia Illustrissimo Rege Siciliæ, Anno Tertio, Mense Maji sexto decimo ejusdem. Quarta Indictione. Nos Notarius Venceslaus Bajulus Neritoni, Guerrerius Mannarmus ejusdem Civitatis Judex Joannes pubblicus ejusdem Civitatis Regius Notarius, et subscripli testes Literati ad hoc specialiter convocati presenti scripto fatentur, quod Dominus Rogerius Venerabilis Neritonensis Abbas etc.
L’altro è un diploma reale spedito del Re Manfredi a favore dei Cilentani, cittadini di Giovinazzo, tratto dall’Archivio Regio della Zecca di Napoli, e riportato da Lodovico Paglia nel lib. II dell’Istoria di Giovinazzo, fol. 95 che finisce: Datum Ortae Anno Dominicae lucarnationis millesimo ducentesimo quinquagesimo nono, decima octava Novembris, Tertiae Indictionis, Regnorum nostrorum anno secundo.
Narrano che nell’anno 1265 fu fatto Papa Urbano IV. E pure è così chiaro, che Urbano fu creato sommo pontefice nell’anno 1261, che appena v’è cosa di maggior chiarezza nell’ecclesiastica storia.
Considerando ciò che si scrive presso Matteo Spinelli in quest’istesso anno, m’induco maggiormente a credere, che gli esemplari MSS. che vanno intorno siano corrotti nelle note numerali degli anni, e particolarmente di questo, di cui ora si tratta.
Poichè Oderico Rinaldi, nei suoi Annali cita un luogo dei Diari di Matteo Spinelli, come spettante all’anno 1261 col quale scrive, secondo detto Autore, che in tal’anno i Napoletani esortarono Manfredi a far pace col papa nel dì terzo settembre. E in questo nostro esemplare, ed in più altri che corrono, si pone tal cosa fallacemante nel mese di settembre dell’anno 1265.
In altri esemplari si registra nell’anno 1263 il quale segue a segnarsi in appresso.
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