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GLI ATTI NOTARILI DI CARLO CIAMPI NEI DOCUMNETI INEDITI SULL’ABBAZIA DEL SANT’ANGELO DEI TORRIONI
Scampata la paura per le guerre intestine che avevano tenuto le popolazioni in uno stato di grande incertezza politica, a partire dal 1200, vi fu un periodo di relativa pace che portò le regioni del Regno di Puglia di Partenope nel nuovo Regno angioino di Napoli, pure conteso dai diversi discendenti della medesima stirpe. Nel mentre, anche per soddisfare il fabbisogno alimentare, si procedette a risanamenti e disboscamenti per mettere a coltura i terreni, sviluppando l’agricoltura nella regione della Valle Beneventana e nella sua piccola provincia del Distretto della Montagna del fiume Sabato, prima che divenisse sede giudiziaria del Principato Ultra Benevento nuova.
Il Distretto era la provincia diaconale molisana inglobata nel nuovo Sannio, in quanto donata a Civitate Beneventana dopo il terremoto del 1348. In quella data, mentre gli Angioni litigavano con i Catalani, vi fu uno spostamento del baricentro politico e religioso dal fiume Fortore ai monti del Fortore che portò le popolazioni della Capitanata verso la nuova provincia di Principato Ultra di Civitate Beneventana elevata ad Urbe Metropolitana detta Benevento nuova, cioè la capitale del Nuovo Sannio, quello rifondato post-terremoto, abbandonando il vecchio Sannio molisano. Per tali motivi, le nuove chiese e i nuovi casali dell’intero Distretto della Montagna di Montefusco, si ritrovarono soggetti all’arcivescovo beneventano quando, intorno ad una precedente abbazia dell’Angelo, nacque la Cappella del SS.Salvatore che fu il primo nucleo abitativo dei Torrioni del distretto detto della Montagna.
La storia insegna che le comunità di quei tempi sono rinate e cresciute sempre all’ombra delle istituzioni religiose metropolitane, dove si riunivano i prelati per deliberare le scelte più importanti della vita delle città vescovili suffraganee e dei sobborghi. E’ fra questi paeselli della nuova provincia di Principato Ultra, ex distretto vescovile della Montagna (poi detta di Montefusco) staccato da Benevento e riunito nel Regno di Napoli, che emergono i Torrioni, quando la sede arcivescovile, in seguito alla distruzione dei Francesi nel 1500, lo dotò della dignità arcipretale, portando al graduale abbandono della Cappella Parrocchiale privata dei feudatari Deltufo-Piatti-Capobianco fino alla nascita della Chiesa Maggiore di s.Michele Arcangelo e degli Oratori.
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I Torrioni vissero due distinti periodi storici: uno antico legato all’abbazia dell’Angelo del Distretto della Montagna della Valle del Sabato, trattato in altro studio, ed uno moderno, quando quel Distretto fu integrato al Principato Ultra di Benevento e subì un ulteriore sfaldamento con la stabilizzazione delle province del Regno, che ebbero una ripartizione diversa da quelle ecclesiastiche. Una Torrioni fu infatti assorbita dal Regno e l’altra parte dallo stato temporale della Chiesa beneventana, pur finendo, entrambi i nuclei abitati, dal punto di vista spirituale, assoggettati all’arcivescovo beneventano.
Da qui la divisione del territorio torrionese in tre casali su tre diversi feudi legati uno a Benevento (Stato della Chiesa), uno Montefusco e uno Tufo (in Principato Ultra).
Dopo l’invasione dei Francesi nel 1500, giunti a rivendicare l’eredità della metà del Regno, ne scaturirono desolazione e peste che portarono alla cacciata degli Aragonesi e alla nascita di un confine immaginario fra Spagnoli e Francesi che vide le tre parti di Torrioni ora distrutte ed ora riabitate a seconda delle calamità e della convenienza politica. Con l’assoggettamento spagnolo all’Impero austriaco, il Parlamento di Napoli, riuscì a dare una spinta alla crescita alle Terre comunali del Regno e ai feudi privati e quindi anche alle tre piccole comunità torrionesi che, nel mentre, restarono divise fra Chiesa e due privati.
In seguito al Concordato del 1599, però, nacque una prima amministrazione comunale su uno dei tre feudi chiamato Terra Julii e perciò il paese fu detto Terra (comune) di Terrajulii col ripristino delle riscossioni affidato alla chiesa beneventana essendo un ex feudo delle antiche abbazie commissariatie (Santa Sofia, etc.). A Torrioni c’era quindi l’Università comunale di baronaggio ecclesiastico (il papa che aveva istituito l’arcipretura nel Casale Terra Juli detto del Monte), ma il paese restò monco degli altri due pezzi extra territorio comunale, essendo di baronaggio privato (i Conte possedevano il feudo dei Camilli detto Tuoro e i Piatti avevano il patronato sul feudo del Casale di Mezzo detto di Tufo perché appartenuto ai Signori Del Tufo del paese di Tufo). E’ in questo contesto che prendono vita cappelle ed oratori su rioni diversi, appartenenti chi al comune (Chiesa Maggiore di San Michele Arcangelo ex Cappella del SS.Sacramento del Casale di Sopra con l’Oratorio di Santa Maria di Vascio), chi ai privati (ex Cappella di S.Michele ed Oratorio vecchio del Casale di Mezzo ed ex S.Angelo di Tuoro ormai diruta nel feudo dei Camilli).
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Fra il 1500 e il 1600 la maggior parte delle popolazioni del regno finirono in condizione di estrema povertà, mentre la classe baronale borbonica ed il clero accumularono privilegi ed esenzioni accrescendo un enorme potere politico ed economico per due secoli. In questo desolante contesto riuscì a resistere Torrioni, grazie anche al vento di rinnovamento portato dalla seconda occupazione da parte dei Francesi con l’abolizione della feudalità, quando i baroni si lasciarono andare ad una più moderna e radicale ristrutturazione amministrativa e fiscale.
Ferdinando IV, al suo ritorno, continuò sulla strada delle riforme e della modernizzazione, allargando perfino la base elettorale alle amministrative, facendo partecipare al voto anche le persone prive di censo ma con ‘maggiori’ capacità intellettuali. Questo scardinare del vecchio sistema di potere, fino ad allora detenuto da un numero ristretto di famiglie di possidenti, permise ai paesi di respirare e di vedere i baroni lasciare i feudi per concentrarsi a Benevento e a Napoli al fine di occupare posti di potere. Così fecero anche i Capobianco, cedendo il feudo dei Deltufo ai Centrella per 2.000 ducati; così fecero i Conti cedendo il feudo dei Camilli. Nel mentre, dall’università Comunale del Monte di Torrioni, partì la spinta ad opera dei possessori terrieri e dei borghesi per venire incontro ai contadini senza terra. Furono quindi espropriati i grossi appezzamenti di terreno e incamerati i beni della Chiesa, ma il processo riformatore fu rallentato proprio per la poca collaborazione della classe dominante che si divise al suo interno preoccupata solo di perdere potere e privilegi. Ad aggravare la situazione economica nel Principato Ulteriore continuarono ad essere le possenti epidemie (come il colera) che colpirono il paese fino al 1837.
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