42. DIARI DI NAPOLI, IL MANOSCRITTO DI ZAZZERA E MICCO SPADARO (1 gennaio – 30 giugno 1618) ISBN 9788872973851 (5 VOLUME)

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Copertina posteriore

SOMMARIETTI VARI DEGLI ARGOMENTI TRATTATI

IL CRANIO DI S.BIAGIO IN SAN LIGORIO
POLLI ALLE BELLE E CARRO DI CARNEVALE

Pesci fritti per le voglie della Marchesa di Campolattaro in gravidanza, e festa a casa di Salines, prima di portare in processione il cranio di San Biagio conservato nel monastero delle monache di San Ligorio e riportato nella chiesa, ma la prima candela, vecchia contesa di monaci e gli Origlia fu presa dal Viceré a Monte Oliveto.
Con la neve decise di dare parola Marcello Antinoro inviando presente alla sposina figlia di Don Diego de Vera: polli, uova, frutta, tortani di pane e altro in 54 canestri, 2 pertiche portate a spalla di galli d’india e due di capponi e una di provole, per tutte le ragazze giovani e belle del Casale di Frattapiccola giunte in processione con la testa ornata di zagarelle e cariche d’oro.
Don Geronimo de Sesa chiuso nella Torre, Padre Casola morto in carrozza come il segretario del Duca di Nocera Ottavio Sbario e il Marchese Sforza finito a pugnalate fin dentro Roma: falsità di popolo.
Francesco Antonio Muscetta sposa la vedova Mirella, il marito della quale, Valditano, fu ammazzato da Spinola.
Il Viceré ha ordinato a Caravita che quando si sposa deve fare tre festini per burlarsi di lui, mentre Cillo del Tufo vince 4000 ducati al gioco e li deposita al Banco, e per dispetto i duchi di Nugara e Laurenzano daranno un festino di 100 cavalieri senza di lui, disfidando in duello il suo amico Ferrante de Capua alla giostra dove restò ferito e finendo presi dal Duca di Torremaggiore. Furono poi rilasciati perché cavalieri, non come Giovansimone Moccia, caramusale dell’arcipelago, dottore preso dal tenente Annibale Filangieri, che restò senza grazia, ma sicuramente fu a rischio più Don Diego Zapatta governatore di Capua. Anche il Marchese Pinelli e il Principe di Geraci furono beccati, trascinando in galera, per la gioia di molti, Cillo del Tufo, il quale tardò a essere processato per essere troppo amico del Viceré.
Intanto 50 mastri partivano per Brindisi a ripare i galeoni arenati e 100.000 cantare di biscotti veniva sfornati per i soldati spagnoli, i quali furono anche vestiti gratis delle uniformi dai mercanti fin dentro l’arsenale, essendo uscito anche il capitano Domenico Antonio che da soldato di campagna era diventato così ricco da possedere 300.000 scudi, prima che diventasse giudice Ciccio Piscicelli mentre finiva in carcere il figlio dello speziale Cesarano.
Rotta di collo per il carosello ai Vergini fra un Caracciolo e un de Somma, fratello del Principe di Colle; al vecchio Don Carlo Caracciolo fece visita invece il Viceré e poi alla bella cognatina del Marzano, senza tener conto del cartello sulla casa del Duca di Carpignano, dando poi festino in maschera a Palazzo.
La moglie di Scordito, fuggita a Pozzuoli vestita da uomo, fece uccidere il marito dal cognato per accasarsi con Andrea Capece, ma fu presa e ritrovata incinta, mentre Don Giacomo della Tolfa accoltellò il figlio medico Quinto per colpa del cocchiere consuocero di Latro, e Don Michele Sanfelice e il figlio Sergio litigarono in casa del giudice Piscicello che li arrestò.
Gli sbirri di Modarra assaltarono invece la casa di Miroballi, durante la commedia in corso a casa dei Caravita non senza coltellate fra Carafa e Caravita.
Sono morti il miracoloso Fra’ Orino degli agostiniani venerato dal cardinale Decio Carafa e Fra’ Ottavio Mastrillo, finito in disgrazia, mentre il giudice Mastrillo chiedeva la raccomandazione per Ottavio Strina, girando voce che un altro frate erasi fatto turco a Costantinopoli e che il cardinale di Aquino andasse a Pozzuoli per rimedi che si credettero di salute.
Febbraio volge al termine con la processione di 100 bambini, usciti a coppia e con le torce in mano, annunciavano le quarant’ore dal Gesù fino alla chiesa di San Domenico vestita a lutto, inseguiti dalla tempesta che imperversò fra i galeoni di Santa Lucia,
E si chiude anche il carnevale con il carro trionfale in onore del Dio Pan, con successiva commedia a casa del Principe di Stigliano, e nella sala scarlatta a Palazzo reale, con dame, tanto vino e 16.000 libre di dolci, e i Duchi di Sermoneta e Laurenzano e il Conte di Acerra preparano il trenino di carnevale con a capo il Viceré a cavallo per il carosello conclusosi col festino a corte, dove cadde Titta Spinelli e si festeggiò Antonio di Mendozza con la rappresentazione di una nave di turchi a passeggio per il salone da dove uscirono poi tutti a ballare.

TODARO AVVELENA LE ACQUE DEL FORMELLO
REGALO DALLE VERGINI DELL’ANNUNZIATA

Si aggrava il Cardinal Caponi, si fa il nome del nuovo cappello da dare al Duca di Lerma, mentre Don Ottavio è per confermare il governo a Don Pietro e se sbarca a Pozzuoli.
Viene impiccato un veneziano spione della Serenissima per mille scudi, un avvelenatore delle acque di casa Todaro che già erano diventate verde per l’arsenico fra le case del Formale. Ma non si placa il traffico dei Mori con Livorno e vengono requisite armi in tutto l’Abruzzo per Capua.
Sbarcano altri 2000 spagnoli condotti da Scipione Brancaccio al posto di Cammarota partito a governare la provincia di Salerno, e si vieta a tutti di prendere le barche.
Rocco Scipione, rincorso dalle guardie, si è rifugiato in un pozzo e poi in chiesa, mentre ai ferri è finito il notaio di Foggia, Ambrogio Mastrodatti, arricchendosi fino a 20.000 scudi in 20 anni.
Poi tutte le dame a veder la corsa a cavallo dei lancieri, e le fanciulle orfane dell’AGP in bianco per incontrare il Viceré sotto il baldacchino turchino, impegnato con Donna Cornelia Orsini.
Il grassiero stavolta se la prende coi pescivendoli del Loreto, e il cameriere di Ciccio Spina forza la volontà di una fanciulla, e l’avvocato Naccarella oltraggiato da certi francesi alla Dogana.
Ai Mandesi omicidio per amore, omicidio al Largo S.Agostino, al porto partono tre galee armate alla turchesca, mentre tornano gli ufficiali da Milano: Sanseverino andrà a Vasto, De Quevada in commenda.

a PASQUA SI ANDAVA A s.maria di PUGLIANO,
LUNEDì ALL’ARCO, POI SOMMA O CAMALDOLI

Passata la festa di San Gennaro fuori le mura, si ritirò dal Delfinato anche il Duca di Savoia, restituendo l’uno all’altro tutto, tranne Vercelli ancora per poco in mano dei Milanesi.
La tempesta ha affondato una nave carica di grano al Lazzaruolo, ma sono già tutti quasi in festa per la settimana santa: chiusi i Tribunali, si cantò la passione di Cristo, carcerati gli esattori fiscali, soldati sparsi in tutta la città e a Capua, da dove qualcuno fugge, senza motivi. Tanto è vero che fu dato ordine ai possessori di arma di tenerla a vista.
Premio per Valenzuola e Santo Jacono a reggenti della corte spagnola, mentre il Viceré passeggia scortato dagli alabardieri e un prete, prima di partire per le cure a Pozzuoli, per poi assistere alla predica in San Paolo o nella Cappella del Palazzo con i fanciulli ciechi, e visitare specie il sepolcro della Concezione coi lumi portati dagli Spagnoli e la processione serale.
Il cavaliere Annibale Saracino litiga come al solito con la moglie, fatta mettere d’ufficio in monastero dividendo la dote.
Ma la devozione di Pasqua era per Santa Maria di Pugliano, con sosta obbligata a San Giovanni a Teduccio, con tanta nobiltà rincorsa dal popolo in questa gita, senza il Duca di Maddaloni carcerato a Milano per omicidio, mentre Don Flaminio di Costanzo festeggiò l’intera settimana a Venafro con il Cardinale d’Aquino zio della moglie.
E se la Pasqua era riservata a Resina, la Pasquetta era la giornata in cui i Napoletani facevano devozione a Santa Maria dell’Arco, come accadde il 16 aprile del 1618 (nonostante la morte di Titta Minutolo e lo sbarco di 9 pezzi d’artiglieria provenienti da Barletta) e il martedì si andava tutti a Santa Maria del Pozzo col mastro mercato di Somma, o a Santa Maria di Nazareth accosto ai camaldolesi di Napoli.
Doppia festa per il Marchese di Polla accasatosi a Palermo con la figlia del Principe di Castiglione.
Per l’ottava di Pasqua festa invece con i corpi dell’AGP, con le belle orfanelle coi fuochi artificiali, alla presenza del mastro mercante che precedeva sempre il Viceré, con la colazione per i nobili offerta da Marcello Caracciolo, ma fatta da Don Pietro lanciare al popolo.
Ne nacque una zuppa che divenne spettacolo per i ricchi, pronti a lanciare monete per continuarla.
Non mancarono a fine mese i guai: il galeone appena costruito che sembrava annegare, la lite del commissario Lanfranco, il duello armato fra i due giovani mercanti Fusco di Eboli, il ritorno verso il suo castello del nopote del Vescovo d’Andria, rimasto disgustato dalle cattive azioni dei napoletani.
Ma il bottino fatto da Don Ottavio d’Aragona su 40 Turchi che avevano rapito 100 cristiani, e le nozze del Marchese di Monteforte con la bella dei d’Oria rimise il buon umore a tutti.

IL TOSONE DI MANTOVA A SAN GENNARO
TAGLI PER IL PASTOR FIDO DEI LOMBARDI

Primo maggio in festa all’Ospedale degli Incurabili, poi per la Croce i comici Lombardi recitarono il Pastor Fido (con troppi tagli), e il 4 maggio si fecero gli sfratti di casa ‘di S.Monica’.
Il 5 maggio fu la processione del sangue di San Gennaro con l’apparato in Piazza del Nido, e, spedito Anibale Saracino al governo di Bari, il sangue fu liquefatto, per la gioia di tutti, tanto che un Marchese Gonzaga si tolse il tosone di Mantova e il Viceré donò mille scudi; la festa terminò con i balli fino a tarda notte al largo di San Domenico, in casa della Duchessa di Sermoneta.
Sfregiato in faccia Cauli per questioni sporche, i Fusco dichiarati fuorgiudicati, il vescovo di Sarno figlio del Cardinal d’Aquino ha avuto dalla Spagna 4000 scudi da dare all’arcivescovo di Taranto i 4000 scudi da dare.
Il nuovo Principe di Avellino ha creato l’ordine cavalleresco della chiave d’oro mettendone a capo il cavalier Basile con gli alabardieri, mentre viene restituita Vercelli, liberata a suo tempo dal padre.
Fugge un polacco, furto di argenteria a casa di Marcantonio de Ponte, Marchese di S.Angelo, arrestati in quindici e altri cinque che seguivano il Marchese di Campolattaro, sebbene il Viceré e la Duchessa d’Asti fossero diventati appena padrini di Petrina, sua figlia.
Festa dei corpi alla Sanità con il Principe di Conca, mentre il Cardinale Bevilacqua venuto a curarsi a Pozzuoli, di nascosto andava per Napoli camuffato da prete e di stanza fra le masserie del Vomero. Mostratosi al Viceré fu invitato a pranzo, mangiò con Stigliano, Atri e Nugara, poi fu a casa del Marchese e del Duca Pinelli che lo ricevette a S.Eframo mentre si faceva attendere seduto in rocchetto, e restò da loro anche per cena, e il giorno dopo andò dalle monache e dal Cardinale Carafa per visitare S.Antonio…
Il Marchese di Pisciotta è nominato giudice criminale di Vicaria al posto di Cesare Pappacoda; giustiziato uno dei Greco di Casoria; Lera disfida in casa Federico Tomacello e Don Gennaro dà una catena di 2000 ducati all’AGP per requisitoria di Marcello Caracciolo.
Ma c’è la festa in casa di Felice di Gennaro a Chiaia, sebbene senza la sorella della Marchesa di Chiusano, la quale lascia Napoli per il paese con Violante Blanca, e il marchese della Bella, figlio del Duca d’Andria, raggiunse il padre per riordinare la cavalleria del Principe di Avellino.
Abiurati per sodomìa tre religiosi di Roma, poi condannati al carcere perpetuo, il Viceré pose fine alle raccomandazioni interposte fra ufficiali, e Napoli partecipò alla funzione che si tenne ai Gerolomini per il beato Filippo Neri predicato da padre Gregorio Mastrillo.
Ultima festa del mese in casa di Francesco Pigmental, a S.Maria dell’Arco, mentre sbarcano 1500 soldati valloni e il Viceré si diverte a gareggiare verso Massa sulla sua galera Negra.

Description

il 1617 : GLI OMISSIS INEDITI SVELATI: il più grande galeone della storia come arma segreta,

Vanno di moda le feste private nei palazzi dei nobili tagli ai comici Lombardi per le scene ridotte del Pastor Fido, i Savoia avvelenano l’acquedotto col cianuro a carnevale, gita a S.Maria di Pugliano per Pasqua, poi all’Arco e Somma, cassa d’oro e Tosone di Mantova per il Sangue di S.Gennaro.

PREMESSA STORICA
Il Duca di Ossuna era diventato un uomo scomodo, atteso che già girasse voce dell’interim affidato al Cardinale Borgia, in attesa dell’arrivo del Conte di Sardegna al suo posto per nuovo Viceré. Intanto muore il Principe di Avellino in Caravaggio, dove lo aveva mandato il governatore di Milano, pagato da quel Marchese.
E in effetti Don Pietro se la prende un po’ con tutti, ora con Cacciadenti perché in Sicilia gli ruppe un dente, o il suo cavallerizzo per una parolaccia al Principe di tarsia, ma la città è piena di delinquenti, come il ladro della corona d’argento e una collana d’oro di S.Maria delle Grazie a S.Agnello, così i Verginiani che beccarono un frate laico che custodiva nella sua cella la corona di coralli rubata durante l’incendio insieme agli anelli staccati con le dita e gli orecchini con le orecchie dal corpo dei santi.
Intanto il 6 gennaio è festa, la Pasqua dei Re Magi, con l’usanza di mascherarsi a cavallo e a piedi, realizzando per strada una sorta di quadri di moda tradizionale, come i soldati di Cillo del Tufo usciti in abito di campagna, giostrando a fare il trenino, con qualche imprevisto come lo sparo alla gamba del Principe di Conca.
Ma la festa delle monache alla Croce di Lucca e quelle alla Sapienza mette tutti d’accordo, specie per la pace di Milano conclusa in Spagna, annunciando il Viceré il matrimonio fra il Marchese de Pigna e la duchessina di Orea, snobbando il Duca di Cardinale, ma premiando gli sposi nipotini di Cavaniglia sdraiato accanto alla fortunata, richiamando Troiano Gattola e Giovan Tomase Spina, mentre tutti i cavalieri svaligiarono la tavola lasciando le dame a bocca asciutta. Altre feste seguirono e le commedie in Casa degli sposi Cavaniglia.
Intanto finisce in galera a opera del grassiero un macellario che metteva la carne di cane nelle salsicce, burlato con una testa di cane appesa al collo, e Ottavio Scrivella, fratello di Onorato Troilo, disertore da Milano, frustato con un suo fedele, e poi impiccato.
Il regente Lopes spara a Diomede Carafa, e il Viceré fa visita a Donna Lué Pagina, moglie del governatore di Capua, e poi alla Principessa di Scilla in visita alla Madonna del Loreto, promessa sposa di Paolo Giordano Orsino Duca di Bracciano, al posto della sorella del Duca di Gravina, che tentò di recuperarla con un banchetto il Duca di Sermoneta, il quale, rifiutato, tornò con la figlia del Principe di Caserta.
Intanto ci sono visite da Lecce col Marchese de Marigliani e da Genova col Parchese Pineli che schiaffeggiò un Lomellino e girò armato con una comitiva, benché fosse contrario suo cognato Principe di Geraci.
Don Innico Siscara, appena giunto da Roma, fu derubato di 1500 ducato d’argenteria nella sua camera del convento a San Pietro ad Aram; meglio che essere ucciso come il Barnaba commendatario di Santo Stefano, o picchiati come Fabrizio Carafa da un ladro cordiato per strada da un nipote di Longobardi. Si sposa Pietrantonio Caravita, elevato il Principe di Morcone in provincia, premiato Cesare Alderisio per un negozio e festa al porto per la nascita del nuovo galeone privato.
Si chiuse così gennaio, con la morte del di Sangro Duca di Casacalenda e del segretario vicereale Cesare, e le pretese di Nicola Maria de Somma, Principe di Colle, che per non sentirsi chiamare eccellentissimo da un dottore nell’udienza all’AGP, gli tirò un campanello che lo scansò e spaccò la testa a un povero vecchio.

CRESCE LA LISTA DEI LIBRI PROIBITI
ARRIVANO 12.000 SOLDATI VALLONI

Giovan Battista Fedele ucciso dai Modarra, nuovo Duce a Venezia, padre del Cardinal Priuli, amico della spia scoperta che inviava informazioni in Veneto.
Arrivano il grano dalla Puglia e la lista dei libri proibiti, fra cui c’è Peter Landolfo col volume per governare i Gesuiti, Viceré in festa per aver riparato il suo galeone con i soldi di quelli della Conciaria.
Omicidio a Rua Catalana, e sulla via della Madonna d’Andria, dove i soldati Valloni hanno ucciso un medico col figlio che aveva difeso la moglie dal bacio di uno di essi da lui fatto fuori per la brutta nomea che hanno di stuprare le donne e perciò vengono ammazzati; ma ne sono arrivati altri 1500 che hanno infastidito le artigiane di Piazza dell’Olmo prima di fare la parata a Largo di Palazzo, che ormai in tutto sono quasi 12.000 soldati.
L’armata veneziana torna nelle Terre di Bari, e anche qualche nave turca carica di lana in qualche modo giunti al Turco mantenuto a Palazzo e donati come servi ai nobili.
Guai per Scipione Rocco, poca festa per San Giovanni, navi con carico mandate dai milanesi, nomina di sergenti per le province: Titta d’Azia in Abruzzo, Ciccio Filomarino in Terra di Lavoro, e Ciccio Boccapianola, infine nuovo governatore a Procida dopo l’assassinio del capitano per giustiziare i procidani colpevoli.
Vercelli e altre terre del Duca di mantova abbandonate da Spagnoli e Napoletani ritiratisi dopo la pace: il nuovo governatore di Milano è il Marchese de Vigliergai.
Napoli pronta per espellere i soldati, chiede grazia al Viceré, che fa fare nuovi mastri all’AGP, fra cui Carlo Grimaldo e Giovan Tomase Borrello, e approva indulto per i ladri di S.Maria a Cancello, che vi avevano rubato il sacramento.

premessa storica di luca assarino
L’ARMATA CHE FECE TREMARE VENEZIA
I GALEONI DI NAPOLI PADRONI DEL MARE

introduzione ai ms del copista «A»
DIARIO DEL SIGNOR FRANCESCO ZAZZERA
il manoscritto integrale sul DUCA DI OSSUNA

introduzione ai ms del copista «B»
le narrazioni DI francesco palermo
L’EDIZIONE TRONCA, MONCA E MODIFICATA

introduzione ai ms del copista «C»
L’ISTORIA DI NAPOLI DELL’ANONIMO
GLI INSERTI TRATTI DAL MANOSCRITTO INEDITO

capitolo i
napoli ha l’arma segreta: il galeone
la moda delle feste in case private

capitolo ii
il cranio di s.biagio in san ligorio
polli alle belle e carro di carnevale

capitolo iii
todaro avvelena le acque del formello
regalo dalle vergini dell’annunziata

capitolo iv
A PASQUA SI ANDAVA A S.MARIA DI PUGLIANO
LUNEDì ALL’ARCO, POI SOMMA O CAMALDOLI

capitolo v
IL TOSONE DI MANTOVA A SAN GENNARO
TAGLI PER IL PASTOR FIDO DEI LOMBARDI

capitolo vi
CRESCE LA LISTA DEI LIBRI PROIBITI
ARRIVANO 12.000 SOLDATI VALLONI

Note Bibliografiche

Dettagli

EAN

9788872970133

ISBN

887297013X

Pagine

96

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Editorial Review

SOMMARIETTI VARI DEGLI ARGOMENTI TRATTATI

 

IL CRANIO DI S.BIAGIO IN SAN LIGORIO
POLLI ALLE BELLE E CARRO DI CARNEVALE

Pesci fritti per le voglie della Marchesa di Campolattaro in gravidanza, e festa a casa di Salines, prima di portare in processione il cranio di San Biagio conservato nel monastero delle monache di San Ligorio e riportato nella chiesa, ma la prima candela, vecchia contesa di monaci e gli Origlia fu presa dal Viceré a Monte Oliveto.
Con la neve decise di dare parola Marcello Antinoro inviando presente alla sposina figlia di Don Diego de Vera: polli, uova, frutta, tortani di pane e altro in 54 canestri, 2 pertiche portate a spalla di galli d’india e due di capponi e una di provole, per tutte le ragazze giovani e belle del Casale di Frattapiccola giunte in processione con la testa ornata di zagarelle e cariche d’oro.
Don Geronimo de Sesa chiuso nella Torre, Padre Casola morto in carrozza come il segretario del Duca di Nocera Ottavio Sbario e il Marchese Sforza finito a pugnalate fin dentro Roma: falsità di popolo.
Francesco Antonio Muscetta sposa la vedova Mirella, il marito della quale, Valditano, fu ammazzato da Spinola.
Il Viceré ha ordinato a Caravita che quando si sposa deve fare tre festini per burlarsi di lui, mentre Cillo del Tufo vince 4000 ducati al gioco e li deposita al Banco, e per dispetto i duchi di Nugara e Laurenzano daranno un festino di 100 cavalieri senza di lui, disfidando in duello il suo amico Ferrante de Capua alla giostra dove restò ferito e finendo presi dal Duca di Torremaggiore. Furono poi rilasciati perché cavalieri, non come Giovansimone Moccia, caramusale dell’arcipelago, dottore preso dal tenente Annibale Filangieri, che restò senza grazia, ma sicuramente fu a rischio più Don Diego Zapatta governatore di Capua. Anche il Marchese Pinelli e il Principe di Geraci furono beccati, trascinando in galera, per la gioia di molti, Cillo del Tufo, il quale tardò a essere processato per essere troppo amico del Viceré.
Intanto 50 mastri partivano per Brindisi a ripare i galeoni arenati e 100.000 cantare di biscotti veniva sfornati per i soldati spagnoli, i quali furono anche vestiti gratis delle uniformi dai mercanti fin dentro l’arsenale, essendo uscito anche il capitano Domenico Antonio che da soldato di campagna era diventato così ricco da possedere 300.000 scudi, prima che diventasse giudice Ciccio Piscicelli mentre finiva in carcere il figlio dello speziale Cesarano.
Rotta di collo per il carosello ai Vergini fra un Caracciolo e un de Somma, fratello del Principe di Colle; al vecchio Don Carlo Caracciolo fece visita invece il Viceré e poi alla bella cognatina del Marzano, senza tener conto del cartello sulla casa del Duca di Carpignano, dando poi festino in maschera a Palazzo.
La moglie di Scordito, fuggita a Pozzuoli vestita da uomo, fece uccidere il marito dal cognato per accasarsi con Andrea Capece, ma fu presa e ritrovata incinta, mentre Don Giacomo della Tolfa accoltellò il figlio medico Quinto per colpa del cocchiere consuocero di Latro, e Don Michele Sanfelice e il figlio Sergio litigarono in casa del giudice Piscicello che li arrestò.
Gli sbirri di Modarra assaltarono invece la casa di Miroballi, durante la commedia in corso a casa dei Caravita non senza coltellate fra Carafa e Caravita.
Sono morti il miracoloso Fra’ Orino degli agostiniani venerato dal cardinale Decio Carafa e Fra’ Ottavio Mastrillo, finito in disgrazia, mentre il giudice Mastrillo chiedeva la raccomandazione per Ottavio Strina, girando voce che un altro frate erasi fatto turco a Costantinopoli e che il cardinale di Aquino andasse a Pozzuoli per rimedi che si credettero di salute.
Febbraio volge al termine con la processione di 100 bambini, usciti a coppia e con le torce in mano, annunciavano le quarant’ore dal Gesù fino alla chiesa di San Domenico vestita a lutto, inseguiti dalla tempesta che imperversò fra i galeoni di Santa Lucia,
E si chiude anche il carnevale con il carro trionfale in onore del Dio Pan, con successiva commedia a casa del Principe di Stigliano, e nella sala scarlatta a Palazzo reale, con dame, tanto vino e 16.000 libre di dolci, e i Duchi di Sermoneta e Laurenzano e il Conte di Acerra preparano il trenino di carnevale con a capo il Viceré a cavallo per il carosello conclusosi col festino a corte, dove cadde Titta Spinelli e si festeggiò Antonio di Mendozza con la rappresentazione di una nave di turchi a passeggio per il salone da dove uscirono poi tutti a ballare.

 

 

TODARO AVVELENA LE ACQUE DEL FORMELLO
REGALO DALLE VERGINI DELL’ANNUNZIATA

Si aggrava il Cardinal Caponi, si fa il nome del nuovo cappello da dare al Duca di Lerma, mentre Don Ottavio è per confermare il governo a Don Pietro e se sbarca a Pozzuoli.
Viene impiccato un veneziano spione della Serenissima per mille scudi, un avvelenatore delle acque di casa Todaro che già erano diventate verde per l’arsenico fra le case del Formale. Ma non si placa il traffico dei Mori con Livorno e vengono requisite armi in tutto l’Abruzzo per Capua.
Sbarcano altri 2000 spagnoli condotti da Scipione Brancaccio al posto di Cammarota partito a governare la provincia di Salerno, e si vieta a tutti di prendere le barche.
Rocco Scipione, rincorso dalle guardie, si è rifugiato in un pozzo e poi in chiesa, mentre ai ferri è finito il notaio di Foggia, Ambrogio Mastrodatti, arricchendosi fino a 20.000 scudi in 20 anni.
Poi tutte le dame a veder la corsa a cavallo dei lancieri, e le fanciulle orfane dell’AGP in bianco per incontrare il Viceré sotto il baldacchino turchino, impegnato con Donna Cornelia Orsini.
Il grassiero stavolta se la prende coi pescivendoli del Loreto, e il cameriere di Ciccio Spina forza la volontà di una fanciulla, e l’avvocato Naccarella oltraggiato da certi francesi alla Dogana.
Ai Mandesi omicidio per amore, omicidio al Largo S.Agostino, al porto partono tre galee armate alla turchesca, mentre tornano gli ufficiali da Milano: Sanseverino andrà a Vasto, De Quevada in commenda.

a PASQUA SI ANDAVA A s.maria di PUGLIANO,
LUNEDì ALL’ARCO, POI SOMMA O CAMALDOLI

Passata la festa di San Gennaro fuori le mura, si ritirò dal Delfinato anche il Duca di Savoia, restituendo l’uno all’altro tutto, tranne Vercelli ancora per poco in mano dei Milanesi.
La tempesta ha affondato una nave carica di grano al Lazzaruolo, ma sono già tutti quasi in festa per la settimana santa: chiusi i Tribunali, si cantò la passione di Cristo, carcerati gli esattori fiscali, soldati sparsi in tutta la città e a Capua, da dove qualcuno fugge, senza motivi. Tanto è vero che fu dato ordine ai possessori di arma di tenerla a vista.
Premio per Valenzuola e Santo Jacono a reggenti della corte spagnola, mentre il Viceré passeggia scortato dagli alabardieri e un prete, prima di partire per le cure a Pozzuoli, per poi assistere alla predica in San Paolo o nella Cappella del Palazzo con i fanciulli ciechi, e visitare specie il sepolcro della Concezione coi lumi portati dagli Spagnoli e la processione serale.
Il cavaliere Annibale Saracino litiga come al solito con la moglie, fatta mettere d’ufficio in monastero dividendo la dote.
Ma la devozione di Pasqua era per Santa Maria di Pugliano, con sosta obbligata a San Giovanni a Teduccio, con tanta nobiltà rincorsa dal popolo in questa gita, senza il Duca di Maddaloni carcerato a Milano per omicidio, mentre Don Flaminio di Costanzo festeggiò l’intera settimana a Venafro con il Cardinale d’Aquino zio della moglie.
E se la Pasqua era riservata a Resina, la Pasquetta era la giornata in cui i Napoletani facevano devozione a Santa Maria dell’Arco, come accadde il 16 aprile del 1618 (nonostante la morte di Titta Minutolo e lo sbarco di 9 pezzi d’artiglieria provenienti da Barletta) e il martedì si andava tutti a Santa Maria del Pozzo col mastro mercato di Somma, o a Santa Maria di Nazareth accosto ai camaldolesi di Napoli.
Doppia festa per il Marchese di Polla accasatosi a Palermo con la figlia del Principe di Castiglione.
Per l’ottava di Pasqua festa invece con i corpi dell’AGP, con le belle orfanelle coi fuochi artificiali, alla presenza del mastro mercante che precedeva sempre il Viceré, con la colazione per i nobili offerta da Marcello Caracciolo, ma fatta da Don Pietro lanciare al popolo.
Ne nacque una zuppa che divenne spettacolo per i ricchi, pronti a lanciare monete per continuarla.
Non mancarono a fine mese i guai: il galeone appena costruito che sembrava annegare, la lite del commissario Lanfranco, il duello armato fra i due giovani mercanti Fusco di Eboli, il ritorno verso il suo castello del nopote del Vescovo d’Andria, rimasto disgustato dalle cattive azioni dei napoletani.
Ma il bottino fatto da Don Ottavio d’Aragona su 40 Turchi che avevano rapito 100 cristiani, e le nozze del Marchese di Monteforte con la bella dei d’Oria rimise il buon umore a tutti.

 

IL TOSONE DI MANTOVA A SAN GENNARO
TAGLI PER IL PASTOR FIDO DEI LOMBARDI

Primo maggio in festa all’Ospedale degli Incurabili, poi per la Croce i comici Lombardi recitarono il Pastor Fido (con troppi tagli), e il 4 maggio si fecero gli sfratti di casa ‘di S.Monica’.
Il 5 maggio fu la processione del sangue di San Gennaro con l’apparato in Piazza del Nido, e, spedito Anibale Saracino al governo di Bari, il sangue fu liquefatto, per la gioia di tutti, tanto che un Marchese Gonzaga si tolse il tosone di Mantova e il Viceré donò mille scudi; la festa terminò con i balli fino a tarda notte al largo di San Domenico, in casa della Duchessa di Sermoneta.
Sfregiato in faccia Cauli per questioni sporche, i Fusco dichiarati fuorgiudicati, il vescovo di Sarno figlio del Cardinal d’Aquino ha avuto dalla Spagna 4000 scudi da dare all’arcivescovo di Taranto i 4000 scudi da dare.
Il nuovo Principe di Avellino ha creato l’ordine cavalleresco della chiave d’oro mettendone a capo il cavalier Basile con gli alabardieri, mentre viene restituita Vercelli, liberata a suo tempo dal padre.
Fugge un polacco, furto di argenteria a casa di Marcantonio de Ponte, Marchese di S.Angelo, arrestati in quindici e altri cinque che seguivano il Marchese di Campolattaro, sebbene il Viceré e la Duchessa d’Asti fossero diventati appena padrini di Petrina, sua figlia.
Festa dei corpi alla Sanità con il Principe di Conca, mentre il Cardinale Bevilacqua venuto a curarsi a Pozzuoli, di nascosto andava per Napoli camuffato da prete e di stanza fra le masserie del Vomero. Mostratosi al Viceré fu invitato a pranzo, mangiò con Stigliano, Atri e Nugara, poi fu a casa del Marchese e del Duca Pinelli che lo ricevette a S.Eframo mentre si faceva attendere seduto in rocchetto, e restò da loro anche per cena, e il giorno dopo andò dalle monache e dal Cardinale Carafa per visitare S.Antonio...
Il Marchese di Pisciotta è nominato giudice criminale di Vicaria al posto di Cesare Pappacoda; giustiziato uno dei Greco di Casoria; Lera disfida in casa Federico Tomacello e Don Gennaro dà una catena di 2000 ducati all’AGP per requisitoria di Marcello Caracciolo.
Ma c’è la festa in casa di Felice di Gennaro a Chiaia, sebbene senza la sorella della Marchesa di Chiusano, la quale lascia Napoli per il paese con Violante Blanca, e il marchese della Bella, figlio del Duca d’Andria, raggiunse il padre per riordinare la cavalleria del Principe di Avellino.
Abiurati per sodomìa tre religiosi di Roma, poi condannati al carcere perpetuo, il Viceré pose fine alle raccomandazioni interposte fra ufficiali, e Napoli partecipò alla funzione che si tenne ai Gerolomini per il beato Filippo Neri predicato da padre Gregorio Mastrillo.
Ultima festa del mese in casa di Francesco Pigmental, a S.Maria dell’Arco, mentre sbarcano 1500 soldati valloni e il Viceré si diverte a gareggiare verso Massa sulla sua galera Negra.