La Via dei Mulini
E’ la storia delil borgo fuori le mura del Santuario di S.Maria del Toro dei patri teatini, il Monastero della Trinità con la Cappella della Trinità alla Marina di Vico e la Cappella della Madonna della Neve di Pozzillo
Oltre le mura del Castello, al di là del Centro Storico, a partire dal 1500, aveva preso a popolarsi il quartiere nato intorno al Santuario di S.Maria del Toro. Si trattò in origine della venerabile Chiesa di S.Maria del Toro de’ Reverendi Padri Teatini di questa città da non confondersi con la Real Estaurita di S.Maria del Toro forse in San Ciro, e, a quanto pare, con un beneficio sotto il titolo di S.Michele Arcangelo visto che viene detto eretto dentro la venerabile Chiesa di questa città.
L’antico borgo extra moenia denominato Casale di S.Maria del Toro era nato lungo la cosidetta Via dei Mulini costruita da Alfonso D’Aragona per collegare Vico a Castellammare e Sorrento. Secondo la leggenda, nel 1452, il massaro Nicola Villauto fece dipingere nella stalla un affresco rappresentante la Madonna col Bambino che, andata in rovina, sarebbe stata “scoperta” da un toro che qui si inginocchiò. Ricostruita nel 1600 fu abbellita con il soffitto ligneo a cassettoni affrescato con il Trionfo della Croce e la glorificazione di S.Gaetano. Ma è riconoscibile specie dal dipinto settecentesco della Madonna del Toro affrescato dietro l’altare. Presso la chiesa, nel 1478, era stato costruito l’acquedotto che alimentava la Torre del mulino.
La Marina di Vico, riconoscibile fra le tipiche costruzioni a tetto a botte, raggiungibile anche dalle scale di via Castello, era collegata al centro di Vico da una strada, lungo la quale ancora oggi sono visibili le tracce di un’antica villa romana di epoca augustea con le mura in reticolato e tratti di decorazione a riquadri gialli e rossi. Alla Marina era stata costruita invece una Cappella dedicata alla SS.Trinità, denominandosi venerabile Cappella della SS.Trinità della Marina di Vico perchè appartenuta al venerabile Monastero della SS.Trinità dell’Ordine di S.Teresa di questa città.
Dalle parti del centro storico, nel Rione Pozzillo, venne eretta anche la Cappella della Madonna della Neve, ad opera dei lavoratori del ghiaccio, conservato nelle fosse della neve del Monte Faito e diretto alla volta della Marina di Mergellina, a Napoli, dove sarebbe stata eretta una omonima Cappella…
vediamo qualche cognome delle frazioni a titolo di esempio
Il territorio di Casale Arola affaccia sul versante di Positano dall’alto della torre campanaria a pianta quadra della Chiesa di Sant’Antonino che si vuole nata intorno al 1500. Questo casale, sito ai piedi del Monte Comune, era riconoscibile dalle case con le volte estradossate, e dai tetti con le coperture in battuto di lapillo e latte di calce.
In verità la Chiesa Parrocchiale di Arola era conosciuta con il nome di S.Antonio, riconoscibile dalla venerabile Cappella del SS.Rosario in essa eretta. Ma ad Arola erano anche la venerabile Cappella di S.Maria delle Grazie, la venerabile Cappella e Pio Monte de’ Morti, la venerabile Congregazione della SS.Annunziata.
In particolare viene ricordata la Real Estaurita del suddetto Casale d’Arola sotto il titolo di San Nicola.
Fra i benefici erano nati il beneficio semplice del SS.Crocefisso fulgente dentro la Chiesa parrocchiale del Casale d’Arola, il beneficio di San Giacomo Aposto nello stesso Casale, come pure il beneficio di S.Anna e quello sotto il titolo di S.Trofomea.
Fulcro di questo casale oggi risulta stranamente la chiesa di S.Antonino (Secolo XVI), forse così ribattezzata ma che in precedenza aveva un altro nome.
Dal Casale Arola era assente, benchè residente, il Magnifico dottore Andrea Sposiano, abitante in Napoli. Ma si era andato ripopolando con le famiglie di quattro forastieri abitanti: il bracciale Andrea Maresca di Sorrento, il bracciale Arcangelo Maresca di Sorrento, uno strano povero che vive elemosinando di nome Francesco Esposito dell’A.G.P. di Napoli e il non meglio identificato crascellaro dell’A.G.P. Filippo Esposito di Napoli.
Le altre dieci famiglie erano rimaste tutte senza capo, annotandosi solo le vedove nelle persone di Antonia di Guido (del fu Colantonio D’Urso), Agosta D’Ayello (vedova di Michelangelo), Giovanna Celentano (fu Giovanni Focito), Rosalia Pozzulli (vedova di Lucantonio Pozzio), Agnese Parlato vedova di Biase di Gennaro, Cecilia Pane (fu Martino Parlato), Francesca Esposito vedova di Merchiorre D’Acanfora, Teresa Pappalardo vedova di Arcangelo Moyturzo, Isabella Savarese vedova di Giuseppe di Gennaro e Maria Di Ruggiero (fu Bartolomeo Stayano).
Non restavano che la bizzoca rimasta senza marito, Apollonia Buonocore e cinque ragazze da marito, le vergini Marianna Focito, Giovanna di Gennaro, Diana De Curty, Maddalena Parlato e Serafina Storace.
Anche Arola si difendeva bene dal punto di vista religioso in quanto vi risultano abitare ben dieci religiosi.
Secolari del Casale D’ Arola, oltre il Diacono Don Matteo Cingue di Martino, sono i reverendi sacerdoti Don Ambrosio D’Ayello, Don Antonio D’Ayello, Don Antonio Buono, Don Giuseppe Cota, Don Giacomo Masturzo, Don Giovanni D’Urso, Don Girolamo Buonocore, Don Luca Andrea D’Ayello, Don Liberato Castellano, Don Pascale Trombetta, Don Romualdo Buonocore, Don Saverio Porzio.
A valle di Arola, lasciata una delle antiche torri di avvistamento, c’è il Casale di Fornacella. Esso è rappresentato dalla Chiesa dei SS.Pietro e Paolo a facciata ricurva con l’orologio in ceramica variopinta, su cui si adagiano l’Oratorio del Rosario, così detto per la presenza della venerabile Cappella del SS.Rosario, l’edificio della omonima Congrega, quello con la piccola pinacoteca dei confratelli, definita nell’Onciario con il nome di venerabile Congregazione sotto il titolo del SS.Rosario quando si ha notizia anche del Pio Monte di S.Anna. Nella Cappella sita nel Casale di Fornacella vi era un beneficio sotto il titolo di S.Giovanni Battista, altro ancora era quello di S.Restituta. E’ la Real Estaurita de’ SS.Pietro e Paolo del Casale di Fornacella.
Il Casale di Fornacelle fu abitato soprattutto da forestieri. Si contano dieci famiglie fra cui primeggia quella di un notaio. E’ il Magnifico Notaro privilegiato Nicola Bonocore di Napoli, con gli altri privilegiati, come Carmine Esposito di Napoli, Nicola Esposito alias Pappalardo di Napoli e Vito Sposiano di Napoli.
Ad essi si erano aggregati Diego Esposito dell’A.G.P. di Napoli, il bracciale dell’A.G.P. Carmine Esposito di Napoli, lo scarparo Giacomo di Martino di Napoli, il bracciale dell’A.G.P. Ciro Esposito di Napoli e il marinaro dell’A.G.P. Isidoro Esposito di Napoli, il marinaro dell’A.G.P. Nicola Esposito di Napoli.
Poco distante da Fornacella si ergeva l’Eramo di S.Maria in Jerusalem de’ P.P. Camaldolesi di questa città, che risulterà verso la terra del Conte Giusso, quindi non proprio ad Arola, ma ben definito a Fornacella, discendendo verso il Colle di Astapiana. Secondo alcuni sarebbe sorta prima la chiesa, già alla fine del 1500, e poi il Monastero Conventuale dei Camaldolesi intorno al 1600. Questo fantastico balcone, che si spalanca su Meta e Punta Campanella, sarà del Conte Giusso e ancora oggi di proprietà privata. A lui infatti si farà risalire il ripopolamento del colle e la ristrutturazione del convento caduto in rovina nel 1800.
Secolari del Casale Fornacella, oltre i suddiaconi Don Carlo Ciarola e Don Biagio Stayano, sono i reverendi sacerdoti Don Crescenzo Savarese, Don Ciro de Gennaro, Don Giuseppe Antonio Celentano, Don Lonardo Spasiano, Don Nicola Stayano, Don Pascale Stayano e Don Salvatore Buonocore.
Stando all’Onciario, oltre la Chiesa Parrocchiale (?) con il beneficio sotto il titolo di S.Andrea Apostolo del Casale Seano, vi era solo la venerabile Cappella del SS.Rosario e la venerabile Arciconfraternita della morte et oratione. A Seano, o forse altrove, fu eretto anche un beneficio sotto il titolo di San Rocco dei signori de Turry.
A Marina d’Equa vi era il beneficio sotto il titolo di S.Antonio di Padria.
Il Casale di Seano era rappresentato dal borgo vero e proprio e dalle località di Matignano, Scùtolo e Marina di Equa che si fa risalire al 1300. Ma della Cappella di S.Maria delle Grazie Dopo il crollo si salvò solo il muro affrescato con l’immagine della Madonna con bambino trasferito, nel 1500, sul portale d’ingresso della Chiesa di S.Maria Vecchia, divenuta un vero santuario fra ex voto e quadri. Questa chiesetta fu messa in collegamento diretto con l’altra piccola Chiesa di S.Antonio, costruita dai pescatori proprio nella piazza della Marina di Aequa, attraverso un ripido sentiero.
A Seiano, a pianta tonda in stile neoclassico, riconoscibile dalla grande cupola, sarà anche costruita la Chiesa di San Marco Evangelista, ma solo nel 1796, quando sull’altare maggiore, ai lati del tabernacolo, verranno custodite le chartae gloriae in lamina d’oro e sarà fatta nascere la Cappella del Crocifisso, da cui, ogni tre anni, ancora oggi, la sera del Venerdì Santo, si snoda fino a Vico la processione della Passione di Cristo.
Seiano è uno degli originari nuclei dell’antica Aequana citata da Silio Italico, non distante dalla villa romana rinvenuta alla Maria del Pèczolo, sepolto a seguito dell’eruzione del 79 d.C. che ha restituito, fra l’altro, il marmoreo gruppo di Eros e Psiche custodito al Museo di Napoli e la bellissima Testa di Filosofo della Collezione Fienga. Lasciati gli antichi mulini del 1640 mossi dall’acqua della sorgente Sperlonga, oltre il colle di Pezzolo, ci si ritrova a Marina di Equa, lungo la strada del vallone di Rivo d’Arco, riconoscibile da un’altra Torre. Il Casale di Seiano sorge infatti non lontano dalla foce del Rivo d’Arco (a monte nasce col nome di Rivo Anaro) riconoscibile dal rifacimento seicentesco della torre di Caporivo, eretta nel 1200 a guardia della costa e della spiaggia delle Calcare, quella dei caratteristici sassi, forse custode di antichi arsenali. Di certo fu per ultimo una calcara per il commercio via mare di calce, poi trasformata in spiaggia ed attualmente di proprietà privata, sebbene aperta ai natanti. Il territorio comincia esattamente dopo la Punta della Torre di Scùtolo che divide il territorio da quello di Meta. A Seiano si ha notizia dell’originario Episcopio altomedioevale, ma la Chiesa Parrocchiale di San Marco, nonostante le piccole stradine, fu costruita in maniera imponente più tardi. Eretta a pianta centrale con l’alto tamburo e la grossa cupola, verrà infatti edificata su progetto dell’architetto Bartolomeo Bottiglieri solo nel 1796, arricchita dell’adiacente Confraternita della Morte ed Orazione che ogni tre anni organizza la processione del Venerdì Santo. Negli altri due anni, invece, la processione viene organizzata dall’Arciconfraternita dell’Assunta e Monte dei Morti del centro storico di Vico.
Erano del Casale di Seiano la maggior parte degli uomini di mare, a cominciare dall’unico locale che si andava ad aggiungere al massaro Sebastiano Savarese, il marinaro Casto Ciuttola, per il resto si tratta di forestieri. Eppure è grazie a questi 12 i forastieri abitanti che il Casale di Seano potè ripopolarsi. La lista è giudata dal Magnifico privilegiato Don Francesco Bellabono di Napoli.
Lo seguono gli altri privilegiati: il marinaro Andrea Capozzi di Napoli, il sartore Alfonso Savastano di Napoli, il marinaro Bernardo Di Ruggiero di Napoli, Donato Savarese di Napoli, Francesco Esposito di Napoli, Gioacchino Avellino di Napoli, il marinaro Pietro Savarese di Napoli.
Chiudono l’elenco Giovanni Terbolo della città di Massalubrenze, il bracciale dell’A.G.P. Ciro Esposito di Napoli, il marinaro napoletano Giovanni Di Napoli e il marinaro Prospero Ametrano di Napoli.
Seano fu forse il Casale con il maggior numero di ecclesiastici. Se ne contano 18, compresi i suddiaconi Don Donato Avellino, Don Nicola Parlato e Don Marco Savarese.
Secolari del Casale di Stayano, oltre i suddiaconi Don Donato Avellino, Don Nicola Parlato e Don Marco Savarese, sono i Reverendi Sacerdoti Don Antonio del Cilento, Don Bartolomeo Capozzi, Don Cesare Tesorino Galdieri, Don Donato D’Ayello, Don Gaetano Savarese, Don Gioacchino Trecastelli, Don Giacomoniello Savarese, Don Giovanni Battista Ametrano, Don Giovanni Battista Capozzi, Don Giovanni Savarese, Don Gaetano Capozzi, Don Giacomo del Giudice, Don Ludovico Trescastelli, Don Marco Dolce, Don Matteo Trecastelli.
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