TANTO DA GRANDE FARO’ IL NONNO

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BACIO E PUDORE

Dopo qualche giorno di opportuna euforia, sono rientrato nella normalità. Sono finiti gli impegni formali legati allo stato di quiescenza e sono diventato uno dei tanti pensionati. Ho quasi sempre mal sopportato l’ozio e l’impatto forzato e mi ritrovo in questa giornata, uggiosa e particolarmente vuota, a fare un qualche bilancio. Non so da che parte iniziare e non riesco a concentrarmi. Decido allora di vestirmi e fare una passeggiata. Apro l’armadio e fra i tanti abiti scelgo uno che ho usato solo in maniera sporadica. L’ho ritenuto sempre un po’ snob e legato per di più a momenti della vita dove bisognava apparire piuttosto che essere. Sono pur sempre un professionista esclamo, e poi non ritengo giusto appiattirmi e cadere nella vacuità della vita.
E’ nato così questo mio nuovo scritto, che non è proprio un libro, quanto un diario. E’ quel diario che ogni uomo, prima di andare in pensione, dovrebbe immaginare di scrivere…

Dettagli

EAN

9788872970997

ISBN

8872970997

Pagine

80

Autore

Sasso

Editore

ABE Napoli,

ABE Torino

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Editorial Review

LA FINE DI UN INCUBO

 

I giovani hanno i loro diritti ed è giusto che i genitori assecondino i loro desideri ma, qualche briciolo, qualche spazio, una qualche disponibilità la devono dare! Già la vita è maligna e non concede nulla. Subire poi la sofferenza di sentirsi superati, nella migliore delle ipotesi, se non addirittura un peso, è una vera e propria cattiveria. Il momento è difficile e mi rendo conto per la prima volta di ritrovare una compagna, sempre ai margini ma sempre pronta a mediare i contrasti, che annuisce con tristezza. In che cosa abbiamo sbagliato? In nulla rispondo e il perché è semplice, anch’io ho vissuto un forte conflitto con mio padre, ma è stato un conflitto generazionale che non ha nulla a che vedere con l’affetto.
Ora invece ho la sensazione che l’Io comincia ad avere sempre più campo. Francesco ha bisogno dei suoi spazi lavorativi e conseguentemente la nostra presenza non lo fa concentrare. E così, alla fine di una giornata piovosa, trascorsa fra il box, la cantina ed il pollaio, ci troviamo a cenare in un silenzio totale. Nessuno è contento della situazione e nessuno ha voglia di affrontare il discorso.
Uno sguardo d’intesa ed un calcetto mi riducono a miti consigli. L’indomani, di buon’ora, accudisco gli animali e rientro per il caffè. Trovo mia moglie che sta preparando il borsone e i due giovani che confabulano animatamente. La cosa mi amareggia e accetto che mia moglie decida sul da farsi.
Per la verità è evidente che dobbiamo andarcene, preparo anch’io un piccolo borsone con qualche cibaria e senza aggiungere altro, dopo un formale saluto, ci incamminiamo verso la fermata dell’autobus. Ma ci sono sempre da fare i conti con il Covid-19, subdolo ed imprevedibile, che tutto modifica.
E’ancora in grado di abbattere convinzioni consolidate? Può definitivamente minare equilibri già instabili e pervasi da un sottile senso di impotenza? Gli scienziati- ai posteri il giudizio! Ai prezzolati- un calice amaro per gli anni a venire. Ai parvenu della politica un repentino ritorno all’oblio.
A noi cittadini la speranza di liberarci da lacci e lacciuoli, masochisticamente accettati, che gli imbonitori di turno ci hanno proposto.