STORIA DELLE CANZONI DEDICATE A PULCINELLA (offerta lancio presentazione 26 maggio: 35 EURO)

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RIPRODUZIONI EDITE E INEDITE, CURIOSITA’ MAI SENTITE E COSE MAI VISTE

Nell’Appendice Documentaria del libro racchiusa in un secolo (1891-1991), escludendo il repertorio tratto dalle commedie di Pulcinella, sono prese in considerazione soltanto le canzoni di Pulcinella composte per il varietà, per la Piedigrotta o per il Festival che, solo in un secondo momento, sono state inserite in una commedia o in uno spettacolo di rivista.
In altre parole, l’analisi dell’individuazione delle canzoni di Pulcinella parte immediatamente al fenomeno dell’officina della canzone napoletana voluta dalle case editrici.
Infatti, dal 1880, per l’interessamento della casa editrice Ricordi per la musica partenopea, si diffonde in maniera vertiginosa il fenomeno dell’industrializzazione della musica partenopea, grazie al quale oggi, attraverso studi certosini, si può risalire alla maggior parte dei dati per una compilazione di una scheda anagrafica di una canzone: dagli autori all’anno di pubblicazione, dalla prima esecuzione strumentale, vocale e corale al luogo e al contesto dell’esecuzione, al copyright editoriale, ecc. ecc.
Questo fenomeno è strettamente legato ai concorsi di Piedigrotta, vere gare canore di canzoni napoletane con tanto di classifica, di premi, di giudizi della critica, di bandi di concorsi, pari a quello che oggi è il Festival di Sanremo.
Da questo momento, tutte le canzoni partenopee hanno un palcoscenico sul quale aspirare per raggiungere il successo e su questi palcoscenici sono presentate la maggior parte delle canzoni dedicate a Pulcinella contemplate in questo libro.
La passerella antologica dell’Appendice Documentaria inizia nel 1891 con il brano ‘O Purcinella, primo motivo piedigrottesco dedicato a Pulcinella presentato da Achille Carrino durante la festa di Piedigrotta, e termina nel 1991 con Pulecenella a Surriento, brano inedito inserito da Bruno Venturini come bonus track nella sua collana antologica dedicata alla storia della canzone napoletana.
Quasi tutti i testi delle canzoni vedono l’innamorato che si rispecchia in Pulcinella perché tradito dalla sua amata e solo poche composizioni trattano direttamente la maschera napoletana come personaggio teatrale. E questo perché nel corso dei secoli Pulcinella subisce diverse metamorfosi e tra le più importanti è quella che lo riscatta dalla sua condizione di servo e sciocco che divora solo maccheroni per diventare, di volta in volta, voce del popolo. In lui regnano sentimenti di generosità, altruismo, dolcezza e, a volte, anche di furbizia. Diventa, in questo modo, più semplice per i poeti napoletani scrivere di Pulcinella come dell’innamorato o dell’amico tradito nei sentimenti dalle persone a lui care.
Precede l’Appendice Documentaria, la cronistoria delle tre edizioni del Festival del Pulcinella d’Oro (I nuovi motivi di Acerra Canora), istituite per rilanciare la maschera partenopea nel suo luogo d’origine, nonché la cronistoria del Primo Festival Città di Pulcinella, organizzato da Antonio Tagliamonte allo scopo di rilanciare la musica dedicata al primo cittadino di Acerra. Allegata alla cronistoria festivaliera, la sezione delle Istantanee costituita da brevi schede biografiche dei cantanti che hanno preso parte ai festival.

Description

UN LIBRO CHE MANCAVA SU PULCINELLA E LA CANZONE NAPOLETANA,

PREFAZIONE

La consuetudine di cantare melodie napoletane e soprattutto canzoni di Pulcinella nasce con Antonio Petito al teatro San Carlino, a partire dalla seconda metà dell’Ottocento, quando il popolare Pulcinella, che morirà sulle tavole del palcoscenico, prende il posto di suo padre Salvatore per indossare la maschera di Pulcinella.
Questo passaggio di maschera avviene precisamente nel 1852: Salvatore Petito, dopo circa vent’anni di messe in scene, cede il popolare personaggio partenopeo a suo figlio Antonio, il quale si dimostra all’altezza di suo padre, anzi lo supera di gran lunga.
Antonio Petito (Napoli, 29 giugno 1822 – 24 marzo 1876), figlio di Salvatore e dell’impresaria Giuseppa Errico, oltre a possedere grandissime qualità di recitazione, scrive, canta e suona egregiamente ed è pure un bravissimo coreografo e ballerino.
Con tutte queste abilità e, soprattutto, con tanta fantasia e idee geniali, inevitabilmente le rappresentazioni del teatro San Carlino cambiano volto, e il piccolo teatrino di piazza Municipio diventa il palcoscenico preferito dal pubblico che seralmente ama svagarsi e divertirsi.
Il primo importante cambiamento apportato da Antonio Petito già nel 1852 è quello di inserire, in maniera stabile, una orchestrina diretta dal maestro Luigi Maria Luzj, abile musicista e autore e compositore, nonché figlio di Silvio Luzj (proprietario e impresario della compagnia).
In questo modo, prima o dopo la rappresentazione, al San Carlino si possono ammirare gran balli (dominante ovviamente quello della tarantella), numeri circensi, attrazioni varie e soprattutto esecuzioni di canzoni, spesso eseguite dallo stesso Petito.
Con questa innovazione, lo spettacolo diventa quasi una sorta di varietà, anche se il numero principale di tutte queste attrazioni rimane la farsa di Pulcinella.
L’orchestrina accompagna gli attori a fine commedia per diversi balli, tutti coreografati da Antonio Petito, e a volte anche per l’esecuzione di canzoni buffe. Infatti, in occasione della rappresentazione La vava de le lanterne magiche, viene pubblicizzato che al termine della commedia canteranno un duetto buffo Salvatore e Antonio Petito e Pasquale Altavilla (in unione alla tarantella napoletana). Per il successo di questa innovazione, la musica diventa quasi obbligatoria alla fine di una commedia: un momento tanto atteso dal pubblico.
Petito migliora il numero offrendo altri cambiamenti e innovazioni. Nel 1853, per eseguire un duetto buffo con Pasquale Altavilla al termine della rappresentazione Quatto finte franzise che non sanno parlà franzese, fa vestire Altavilla in abiti femminili per cantare il duetto tra Pulcinella e Colombina.
La grande svolta avviene nel 1854, quando inizia a proporsi come cantante solista, con canzoni da lui scritte e musicate da Silvio Maria Luzj, come le diverse arie buffe eseguite tra il primo ed il secondo tempo della rappresentazione Le strane avventure di un pittore e di Pulcinella a Napoli al Vomero e a Torre del Greco, o al termine della commedia Tanti curiosi equivoci per una strana somiglianza fra Pulcinella ed un suo fratello disertore.
Nel 1855, Petito va oltre, inserendo tra il primo e il secondo tempo di rappresentazioni, come Il Trovatore o Un Pulcinellino trovato in una cesta da Pulcinella suo padre, parodie di arie e ariette da lui scritte.
L’anno successivo canta l’aria di Bice al termine della commedia Pulcinella carcerato in musica e, per la messa in scena Una famiglia entusiasmata per la bella musica de lo Trovatore, addirittura forma un Quartetto Vocale con lui che veste il ruolo di Eleonora.
Da questo momento, la musica che, come intenzione iniziale, avrebbe dovuto essere di contorno alle nuove commedie della compagnia, inizia a primeggiare e il pubblico attende con impazienza, oltre alla farsa, anche le canzoni e i balletti. Così, Petito, già bravissimo come attore e commediografo, inizia a ricevere dalla critica anche i primi articoli come cantante.
Il periodico Il Teatro di giovedì 12 novembre 1857, nell’articolo di Emanuele Rocco intitolato Antonio Petito, scrive:
“…Dopo tutto ciò, non mi resta altro a dire, se non che il Petito canta, suona e balla egregiamente. Tutti i balletti che spesso pongon fine alle commedie in San Carlino sono da lui diretti. Nelle parodie del Trovatore, del Lionello, del Roberto, non solo si è fatto ammirare come Pulcinella, ma ancora come cantante, soprattutto nelle due prime facendo le parti della Zingara o di Eleonora e di Gilda…”.
Ora sono scritte nuove rappresentazioni e contemporaneamente nuove canzoni e spesso più di una composizione per commedia, dove Petito canta da solo, ma anche in duetto o terzetto, come il caso della commedia Pulcinella ridicolo cantante della Norma di Pasquale Altavilla.
Petito capisce che la musica è diventata parte preziosa di una serata e, nella stagione teatrale 1865/1866, ha la brillante idea di portare in scena una sceneggiata, ossia di scrivere una commedia dove il titolo e la trama sono tratte da una canzone di successo che, generalmente, viene cantata al termine della rappresentazione. Scrive l’atto unico La nova canzona napoletana p’o matarazzo a stoppa co Pulecenella milionario senza nu centesimo (o anche P’o matarazzo a stoppa co Pulecenella milionario senza no centesimo), tratto dalla canzone di Piedigrotta del 1865 Lo matarazzo de stoppa di Mariano Paolella, su musica del Valzer della Guardia di Daniel Godfrey, pubblicata nel 1865 dalla casa editrice Ricordi.
Dieci sono i ruoli nella rappresentazione. Tra i protagonisti: Nicodemo (Pasquale Altavilla), Pulcinella (Antonio Petito), Ottavio (Pasquale De Angelis), Garbolino (Davide Petito), Raffaele (Raffaele Di Napoli), Rachele (Luisa Amato).
La canzone Lo matarazzo de stoppa viene intonata durante la commedia dal personaggio Nicodemo (Pasquale Altavilla). Inoltre, al termine della rappresentazione, viene eseguita una tarantella composta da Antonio Petito e da lui ballata in unione alla compagnia sulle note della canzone Lo matarazzo de stoppa.
Nella stagione teatrale 1869-1870, sulla scia del successo piedigrottesco della canzone Masto Rafaele, Antonio Petito scrive per la Comica Compagnia Nazionale la commedia-attualità in 3 atti comici So Masto Rafaele e non t’incarricà. La rappresentazione, tratta dalla canzone firmata dallo stesso Petito su musica di C. Martelli (pseudonimo di Teodoro Cottrau), racconta di Don Raffaele, un uomo molto vanitoso che, quotidianamente, ama sfoggiare sempre nuovi abiti incurante delle incessanti prese in giro di chi lo osserva.
Tredici sono i ruoli nella rappresentazione con Antonio Petito che interpreta Pulcinella e Pasquale Altavilla che recita Masto Rafaele. Rispetto alla precedente commedia, questa volta la canzone è intonata proprio dal Pulcinella (Antonio Petito) e dal coro alla fine del primo atto della commedia.
Tre anni dopo, il geniale artista ripete l’operazione con un’altra canzone di successo. Scrive la commedia-attualità in 3 atti intitolata Quant’è bello o paparacianno e lo paparacianno mio lo voglio dà a chi voglio io con Pulcinella guasta matremmonie. La rappresentazione, tratta dalla canzone O Paparacianno firmata da Teodoro Cottrau e pubblicata nel 1871, racconta di un uomo che, durante la festa di Piedigrotta, porta con sé un cagnolino (Paparacianno), il cui fascino attira tutte le belle fanciulle della festa che lo ammirano e lo accarezzano. L’uomo, alla fine, invidierà il suo cagnolino.
Sedici sono i ruoli nella rappresentazione. Tra i protagonisti: Don Paparacianno (Pasquale De Angelis), Pantalea (Marianna Checcherini), Annetta (Leonilda Santelia), (Vincenzo Santelia), Pescebannera (Raffaele Di Napoli), Gelsomina (Emilia Telesco), Pulcinella (Antonio Petito).
Nella commedia, la canzone O Paparacianno viene intonata sia dal Pulcinella (Antonio Petito) ad apertura del primo atto che da Pescebannera (Raffaele Di Napoli) durante il secondo atto. Viene poi ripetuta da tutti gli attori della compagnia alla fine della rappresentazione.
Nella stagione teatrale 1873-1874, sempre al teatro San Carlino, Antonio Petito, sulla scia del successo piedigrottesco della canzone Palummella zompa e vola, scrive la commedia-attualità in 3 atti intitolata Nu mbruoglio pe la Palommella zompa e vola dint’a li braccia de nenna mia ovvero Lo retuorno da l’America de lo siè Peppe Scarnecchia.
La rappresentazione è tratta dalla canzone Palummella zompa e vola di Felice Cottrau e Teodoro Cottrau, pubblicata nel 1873 e diventa uno dei più grandi successi nella storia del teatro San Carlino.
La canzone racconta di un amante che, non potendo raggiungere la propria amata, invita una farfallina a portare il suo saluto e a baciarla per lui.
Diciotto sono i ruoli nella rappresentazione. Tra i protagonisti: Pulcinella (Antonio Petito), Barone (Luigi Liguori), Felice (Eduardo Scarpetta), Sì Peppe (Pasquale De Angelis), Baldassarre (Raffaele Di Napoli), Donna Gigia (Marianna Checcherini), Palommella (artistica sconosciuta), Lisa (Maria Grazia Marangelli), Meneca (artistica sconosciuta).
Nella commedia, la canzone Palummella zompa e vola viene intonata sia nel secondo che nel terzo atto dalla stessa Palommella.
Il quotidiano Il Pungolo di venerdì 5 dicembre 1873, scrive:
“Per domani sera è annunziata al Teatro “S. Carlino” la prima rappresentazione di una nuova commedia in 3 atti, scritta dall’artista Antonio Petito, sulla canzonetta popolare “Palummella zompa e vola”.
Il quotidiano Il Pungolo di domenica 7 dicembre 1873, scrive:
“La nuova commedia del Petito sulla “Palummella” ebbe ieri sera al “San Carlino” un buon successo. E’ una commedia piena di brio ed assai divertente; e tanto maggior lode va dovuto al bravo e simpatico attore ed autore, in quanto che la piacevolezza dell’argomento, la festività degli equivoci di cui è cosparsa e i motti che la rendono briosa, non son tratti da sconcezze e da doppi sensi, ma sono spontanei, di buona lega e meglio rispondenti ai gusti ed alla educazione del pubblico. Ed è per questo soprattutto che la nuova commedia del Petito avrà certamente lunga vita e sarà accolta con sempre crescente favore. Gli attori recitarono egregiamente, l’impresa fece del suo meglio ed il pubblico rimeritò gli uni e l’altra con molti applausi”.
Antonio Petito, si ripete per l’ultima volta nella stagione teatrale 1873-1874, quando scrive in 3 atti comici la rappresentazione Come fu come non fu ossia Ciccuzza mia con Pulcinella senzale de vajasse cocchiere e guardapurtone, che il periodico Programmi Teatrali segnala come: “1. Rappresentazione di una nuovissima commedia-attualità scritta negli scorsi giorni da Antonio Petito sulla canzone popolare “Ciccuzza””.
La rappresentazione, tratta dalla canzone Ciccuzza di Enrico Martelli (pseudonimo di Teodoro Cottrau) e pubblicata nel 1874, racconta di un giovane fidanzato che scopre che il suo amore non è ricambiato. La delusione e il dolore sono tali che non si riconcilia più con Cicuzza che ci ha ripensato.
Diciotto sono i ruoli nella commedia. Tra i protagonisti: Pulcinella (Antonio Petito), Asdrubale (Pasquale De Angelis), Felice Sciosciammoca (Eduardo Scarpetta), Mase (Raffaele Di Napoli), Cola (Vincenzo Santelia), Ciccuzza (Adelaide Schiano), Perzechella (Anna Di Napoli).
Nella commedia la canzone Ciccuzza viene canta ad apertura del primo atto da un cantastorie (probabilmente Antonio Petito) e da Cola (Vincenzo Santelia) nel terzo atto.
Il quotidiano Il Pungolo di sabato 19 settembre 1874, scrive:
“La commedia del Petito – “Ciccuzza” – ispirata alla nuova canzone di Piedigrotta, ebbe iersera lietissima accoglienza sulle scene del S. Carlino. Un pubblico scelto e numeroso assisteva alla rappresentazione, ed il brioso e simpatico commediografo popolare fu più volte applaudito e chiamato al proscenio”.
Questo elenco di canzoni cantate da Antonio Petito o da attori della sua compagnia sono oggi considerate le prime canzoni dedicate a Pulcinella perché firmate o semplicemente cantate da un attore che ha indossato la maschera acerrana.
Nello stesso tempo, sono anche considerate le prime e rudimentali sceneggiate napoletane, giacché tratte da canzoni di successo.
Ma è pur vero che solo in penombra s’intravede il personaggio di Pulcinella nei testi di questi motivi che parlano di tutt’altro.
Successore di Antonio Petito al teatro San Carlino è Giuseppe De Martino (Napoli, 16 marzo 1854 – 11 aprile 1918) che raccoglie con onore la sua maschera. Ebbene, De Martino, nei panni di Pulcinella, continua la consuetudine del predecessore e, spesso, partecipa a spettacoli di varietà, di caffè-concerto o addirittura a concorsi di Piedigrotta proponendo nuove canzoni napoletane, tra cui la famosa Purichì Purichiè Purichià di Aniello Califano e Salvatore Gambardella del 1898 che diventa il suo cavallo di battaglia.
Anche se la canzone è cantata da un attore che indossa i panni di Pulcinella, come per Petito, il testo racconta una storia dove la maschera acerrana neanche viene nominata: la bella Rosina all’amore preferisce i soldi e, per questo, va in sposa ad un uomo ricco dall’aspetto deforme.
In definitiva, la figura di Pulcinella manca nei testi delle canzoni cantate da Petito, da De Martino e dagli altri artisti che in questo periodo cantano con la maschera napoletana.
Anche la popolare Canzone di Zeza viene attribuita in maniera sbagliata al repertorio di Pulcinella e che rimane esclusa dal nostro percorso perché essa non è una canzone, bensì un’azione scenica tutt’oggi cantata in Campania.
Discorso diverso è per l’ottocentesca Serenata di Pulcinella che ha acceso tantissimi studi, in particolare quello di Raffaele Di Mauro che, nel suo intervento I Passatempi Musicali di Guglielmo Cottrau: matrici colte e popolari di un repertorio urbano (in Pasquale Scialò & Francesca Seller, Passatempi Musicali. Guillaume Cottrau e la canzone napoletana di primo ‘800, Guida editore, Napoli, 2013, pp. 119-170), racconta del disordine nato su questa canzone, offrendo delle risposte ben precise basate su attenti e approfonditi studi.
Di Mauro precisa che Guglielmo Cottrau, tra il 1824 e il 1847, pubblica numerosi brani vocali nei Passatempi Musicali e in diversi Supplementi e che, tra le oltre 104 canzoncine, circa una sessantina sono state da lui direttamente composte e solo le restanti da lui trascritte o rielaborate.
Soffermandosi su Cottrau trascrittore e arrangiatore, Di Mauro va ad analizzare le matrici originarie dei brani, partendo da una pluralità di fonti scritte (manoscritti, partiture, fogli volanti, ecc) e di fonti sonore apparse sui primi 78 giri d’inizio Novecento e di quelle registrate sul campo nella seconda metà dello stesso secolo.
Grazie a questo confronto, lo studioso afferma che, sia pure con cautela, si è riuscito a delineare le diverse tipologie musicali a cui ha attinto Guglielmo Cottrau per la realizzazione del lavoro di trascrizione e rielaborazione.
Nel gruppo delle canzoni messe sotto analisi è presente anche Serenata di Pulcinella, pubblicata da Cottrau nel fascicolo 1 del 1824 ed attribuita ad anonimo e che, nella successiva edizione dei Passatempi Musicali del 1852/1853, è invece attribuita a Cimarosa.
Ebbene, Di Mauro va ad analizzare la prima fonte scritta che è la cavatina buffa dall’aria Sono entrati gli ascoltanti, tratta dall’opera del 1783 Chi dell’altrui si veste si spoglia di Domenico Cimarosa su libretto di Giuseppe Palomba.
Nel confronto, la melodia pubblicata da Cottrau in 6/8 (seppur in diversa tonalità) coincide perfettamente con quella del manoscritto di Cimarosa e anche la prima parte del testo è identica (Né né guè guè frabotta sta ccà Pollecenella te caccia la lenguella e dice fatte ccà), mentre le successive due strofe che si trovano in Cottrau sono assenti nel manoscritto di Cimarosa.
Ciò suggerisce l’ipotesi che brani di Cimarosa all’epoca venivano spesso eseguiti a livello popolare da cantastorie, girovaghi e menestrelli per cui è probabile che Cottrau (ma potrebbe essere anche lo stesso Cimarosa) abbia inserito nella sua opera un passo tratto da un brano diffuso a livello popolare.
Di Mauro conclude nell’affermare che, più o meno, lo stesso discorso vale pure la Serenata di Pulcinella pubblicata da Cottrau nella seconda edizione dei Passatempi Musicali del 1829, la cui fonte è attribuibile al duetto di Pulcinella e Carmosina nella scena del Pulcinella vendicato nel ritorno di Marechiaro.
Le versioni discografiche arrivate a noi sono, in definitiva, una fusione delle due canzoni di cui sopra. La prima traccia sonora è del 1965 quando Franco Ricci nel 33 giri Antologia della Canzone Napoletana volume 4 (Columbia 33QSX 12024) incide Serenata di Pulcinella nella elaborazione da temi popolari di Mario De Luca.
Sulla copertina del disco, la canzone viene presentata nel seguente modo: “Mario De Luca ha elaborato con la sua viva sensibilità e la consueta competenza folkloristica alcuni antichi e finora ignoti temi popolari, ricavandone una presentazione del tutto nuova della umanissima maschera napoletana. Parole e melodie, antichissime, conservano intatta la loro popolaresca grazia ma la geniale manipolazione ci offre una composizione di perfetta competenza organica e formale che è anche un piccolo squisito gioiello di autentica arte”.
La seconda traccia sonora di Sergio Bruni mette maggiormente in risalto la fusione delle due distinte canzoni. Il cantante di Villaricca nel 1975 registra il 33 giri La serenata di Pulcinella (Rca TPL1 1111) dove inserisce il motivo Serenata di Pulcinella e, nei crediti dell’album, asserisce che il brano appartiene ad anonimo del ‘700 e attribuibile a Domenico Cimarosa.
Bruni è imitato da Peppe Barra (terza traccia sonora) che, utilizzando la stessa fusione, incide la canzone nell’album Peppe e Concetta Barra (Kicco Records K 63707) del 1988. Nei crediti del 33 giri, viene scritto che Serenata di Pulcinella è di Domenico Cimarosa.

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Editorial Review

IL LIBRO DA LEGGERE TUTTO D'UN FIATO

 

STORIA DELLE CANZONI DEDICATE A PULCINELLA
(1890-1990)

Introduzione

Premessa

capitolo i.
1° Festival Pulcinella d’Oro
1962

capitolo II.
2° Festival Pulcinella d’Oro
1963

capitolo III.
3° Festival Pulcinella d’Oro
1964

capitolo IV.
1° Festival Città di Pulcinella
1998

APPENDICE DOCUMENTARIA
n.1
Cast Festivalieri - Alcune Istantanee

Tony Astarita
Antonella D’Agostino
Virginia Da Brescia
Maria De Luca
Enzo De Simone
Minia Dolliver
Nino Fiore
Enrico Fiume
Gloriana
Tony Lama
Pina Lamara
Livia
Mariolino
Pino Mauro
Mario Merola
Daina Mit
Rosy Pomilia
Enzo Rea
Gab Rivelli
Giulietta Sacco
Gino Valli

APPENDICE DOCUMENTARIA
n.2
Storia delle Canzoni dedicate a Pulcinella
(1890 - 1990)

Cronologia delle Canzoni
Ringraziamenti
Note sull’autore
Bibliografia

 

 

RINGRAZIAMENTI

A fatica terminata voglio ringraziare quanti hanno collaborato alla realizzazione di questo lavoro di recupero della memoria musicale partenopea di cui il presente volume è solo una parte, anche se notevole. Si ringraziano Rino De Sisto, Vito Colella, Tony Sigillo, Claudio Niola, Ciro Barrucci della Zeus Record, Fernando Esposito della Phonotype Record, Salvatore Minopoli, Peppe Giorgio, Pasquale Scialò, Raffaele Di Mauro, Mariolina Cozzi-Scarpetta, Claudio Pennino, Mario Messina, Fabrizio Fierro, Salvatore Pirrone, Federico Vacalebre, Liliana Misurelli, Maria Tommasina La Rocca, Sal Esposito, Maria Rosaria Vassallo, Mario Buonafede, Teresa Bosco, Rosanna Aprea, Maurizio Pica, Pietro Catauro, Domenico Livigni, Armando Altieri, Mario Fedele della Canzonetta Record, Anna Sciotti, e soprattutto Salvo Domina, sempre attento che la memoria storica dell’arte napoletana sia divulgata in maniera precisa, chiara e indiscutibile, e che ha messo a disposizione la sua collezione per l’iconografia di questo libro.
Ringrazio principalmente mio padre, Alberto Sciotti, il suo prezioso archivio si è rivelato, ancora una volta, una fonte inesauribile e imprescindibile per la realizzazione di questo libro.

NOTE SULL’AUTORE

Antonio Sciotti, napoletano, classe 1967, figlio e nipote d’arte, ha ereditato dal padre una mirabile collezione di cimeli legati al teatro e alla canzone napoletana. Saggista, scrittore e storico del teatro e della canzone partenopea, si occupa attivamente di tutto il movimento relativo al recupero della memoria storica del mondo di Cantanapoli. Cura gli archivi musicali della casa editrice La Canzonetta e collabora con diversi periodici di collezionismo musicale. Docente di Storia della Popular Music (Canzone classica napoletana) presso il Conservatorio Nicola Sala di Benevento; direttore artistico del teatro Cortese di Napoli.
Ha scritto: Gilda Mignonette: Napoli New York solo andata (Ed. Magmata, 2008), Ada Bruges, l’ultima sciantosa di Cantanapoli (Ed. Rabò, 2010), Alcuni successi de La Canzonetta: Da Tu ca nun chiagne a Indifferentemente (Ed. La Canzonetta, 2011), Cantanapoli: L’Enciclopedia del Festival della Canzone Napoletana 1952-1981 (Ed. Luca Torre, 2012), Almanacco della Canzone Napoletana Vol. 1° 1880-1922 (Ed. Bascetta, 2020), Almanacco della Canzone Napoletana Vol. 2° 1923-1980 (Ed. Bascetta, 2020), Le Dive del Fonografo 1900-2000 (Ed. Bascetta, 2021), I Divi della Canzone Comica 1900-2000 (Ed. Bascetta, 2021), Isa Danieli e la dinastia teatrale dell’800 (Ed. Bascetta, 2021), La Storia della Bottega dei 4 di Libero Bovio (Ed. Bascetta, 2022), Le dive dalla vita spezzata (Ed. Bascetta, 2022).